Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 355 - seduta del 26-10-1978
sulla situazione internazionale.
1978 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 618
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , signor ministro, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, credo che al termine di questo dibattito sarebbe inutili e — a mito avviso — ribadire qualcosa che è stato, pressoché unanimemente, già riconosciuto, cioè insistere ancora sul carattere estremamente modesto, non dico umile (potremmo fare solo dei complimenti al ministro), della relazione che egli ha voluto fare al Parlamento. non credo che si debbano aggiungere molte osservazioni alle osservazioni critiche che le sono state fatte, signor ministro. ho ben udito come da lei, e da ambienti vicini a lei ed al Governo, giustamente sia stata sottolineata la situazione peculiare, dell' Esecutivo e del ministro dell'Interno in un dibattito di questo genere. ho presente — come dobbiamo avere presente — quanto c' è di specificamente giudiziario e di estraneo alla nostra ricerca ed alla nostra indagine fin quando la verità processuale non ci avrà restituito degli indizi, se sarà possibile; ho ben presente quanto non sia compito del Governo il rinunciare alla riservatezza necessaria ad indagini e ad un' azione politica che sono in corso . signor ministro, però io credo che lei sia — appunto — ministro della Repubblica; lei è il ministro dell'Interno : esistono allora delle assenze che sono esplicite. lei ha voluto dirci qualcosa non dicendo alcune cose. non è concepibile che di fronte ad un ministro così prudente — quale si è dimostrato il ministro Rognoni dal momento della sua elezione — per il quale abbiamo rispettato, noi opposizione dura, i tempi di riflessione che egli ha responsabilmente richiesto anche se urgevano in noi e nella realtà del paese mille motivi per non lasciare che vi fosse questa quiete rispetto al nostro dovere-potere di sindacato di controllo, abbiamo, quindi, la convinzione che egli sappia che in certi casi è imprudente non parlare chiaro. in certi casi è una mancanza grave di prudenza non assumersi delle responsabilità. signor ministro dell'Interno , da anni, nel nostro paese ed a diversi livelli, si parla e ci si intende su quale sia l' inquinamento e se esso esista nella lotta politica in corso nel nostro paese, in particolare in relazione ai vari terrorismi che ci infestano, da parte di potenze straniere. personalmente, io tendo a concordare con Leonardo Sciascia, quando appunto parla di questa strana esterofilia di alcuni italiani i quali, ogni volta che una impresa — fosse pure una impresa a delinquere — mostra di essere efficiente, sostengono che essa deve venire necessariamente dall' estero. non ho mai seguito l' una o l' altra forza politica , l' uno o l' altro organo di stampa in questa sua demonizzazione necessaria in termini nazionali degli eventi anche gravi nella vita di un paese. ma io credo che il ministro dell'Interno della Repubblica italiana del 1978 non può non dirci nulla, per prudenza; non può non rassicurarci; non può, il ministro Rognoni, non avere indagato dal mese di maggio, di giugno, fino ad oggi se per caso esiste e devono essere informati di ciò, il Parlamento e l' opinione pubblica , nel nostro paese — un' azione di potenze straniere, di servizi segreti ; io mi auguro, io penso che sia assolutamente plausibile, malgrado tutto, dire che queste cose non ci sono. ma, in questa situazione, il silenzio del ministro significa che ci sono, o che il ministro ritiene che, molto probabilmente, dire che non ci sono, non sono consistenti o non operanti, non può. a questo punto devo dire che, come in molte altre cose, dall' attività persistente del collega Moro, malgrado la cattività, giungono alla lotta politica, alla lotta parlamentare del nostro paese, da quei giorni, da quelle settimane di cattività, di prigionia atroce, giungono da lui ancora testimonianze di attività creativa. perché il collega Moro, che certamente nulla ha dato alle Brigate Rosse di quello che davvero potremmo temere fosse stato dato; il collega Moro che ha saputo, come sempre, dosare il suo linguaggio, all' interno, che ha mutato stile, perché ha mutato interlocutore, nelle sue lettere — più chiare, più sciolte, meno iniziatiche, perché in realtà si rivolgevano ad amici ed a nemici, ma con la consapevolezza che dovevano essere rese pubbliche, tranne una o due — e quindi sapendo e dimostrando che il suo linguaggio iniziatico, oscuro, quello chiericale, che lo ha caratterizzato per tanti anni, quel suo linguaggio era una scelta deliberata e necessaria ai suoi disegni politici, alla sua concezione della democrazia e della lotta politica; il collega Moro qui ci dice e ci ricorda, attraverso le cose che ha scritto, qualcosa che, senza la sua testimonianza, resterebbe — o Parlamento della Repubblica italiana ! — semplicemente voce giornalistica. il collega Moro ci dice che, a proposito di attentati, e di attentati gravissimi, lo Stato ha dovuto riconoscere al collega (qui oggi del gruppo del MSI-Destra Nazionale ) Miceli, ma al capo dei servizi segreti di allora, Miceli, la qualità altissima di un' altissima operazione contro la legge e contro le leggi dello Stato. quando il collega Galloni dice: ma come, stato di diritto violato? ma no! come dite voi: Stato etico ; come voi dite: la concezione del potere, ma come mai, non violiamo...? niente affatto. io devo dire che dal collega Moro ci giunge fin qui, si giungeva, un' indicazione che era questa: ricordatevi, quando abbiamo temuto che un certo tipo di rapporti con l' Olp e i palestinesi potesse creare in futuro altre vittime, altri dati di conflittualità, attraverso Miceli e i servizi segreti noi Stato abbiamo realizzato un' operazione che io Moro, deputato Moro, presidente Moro in cattività, vi indico come esempio su come si trattano queste cose. vi dico che sempre voi, amici democratici cristiani , siete stati allevati alla scuola appunto della eticità del potere contro i « garantismi sfrenati » — come oggi usano dire certi compagni dell' estrema sinistra , senz' altro ottocenteschi, a favore dello stato di diritto . e un fatto, e dobbiamo pure incardinarlo in questa realtà parlamentare, signor presidente . abbiamo una testimonianza, non messa in dubbio da nessuno. devo dire che quando ho letto quella lettera e queste affermazioni relative al fatto che si è risolto il problema dei palestinesi, attentatori appunto contro la giustizia, sottraendoli alla giustizia, per ragioni di Stato e per ragioni di patria, mi attendevo che qualche ministro commettesse quell' atto ipocrita, ma tante volte dovuto, di negare magari la verità in omaggio ad un ossequio formale a quella che è la verità repubblicana, istituzionale, costituzionale: questo viene fatto molto spesso, ed è usuale nei nostri governi. invece, nulla. e cominciamo allora a prendere atto di questo: da Moro, dal collega Moro, è stato inserito un messaggio nella sua attività epistolare. chissà che non volesse dirci qualcosa, parlando dei palestinesi, di Miceli, quindi degli israeliani e dei cecoslovacchi? queste lettere sono state lette in tutti i modi e se ha voluto comunicarci questo, forse, è perché, dopo 35-40 giorni di cattività, cominciava ad intuire qualche cosa di più a proposito di coloro che gli stavano intorno, e può darsi che cominciasse a prendere corpo una ipotesi di ricerca. trattare — voleva forse dire — come avete trattato per i palestinesi. e questa è una testimonianza della lucida e assoluta continuità del pensiero e del comportamento di Aldo Moro anche nelle peggiori condizioni. quando allora il signor ministro dell'Interno non ci dice parola di tutto questo, in una relazione che pure pretende di parlare non solo della vicenda Moro, ma di tutti i dati patogeni dell' ordine pubblico in Italia, di tutti i dati formativi o di sostegno del terrorismo, evidentemente dobbiamo pensare che il ministro Rognoni ha voluto dirci qualcos' altro. ma perché non ha parlato chiaramente? e stato questo o quel gruppo di maggioranza che non lo ha voluto? e stato il gruppo comunista che non ha voluto che si trattasse questo aspetto? è vero o non è vero? io sono anche disposto a dare fiducia al Governo se, per esempio, mi dice che non, esiste influenza di nessun colore, di nessun servizio segreto (cecoslovacco, tedesco, israeliano che sia), e che non c' è nessuna relazione con i palestinesi. ma quando, in un dibattito di questo genere, il ministro dell'Interno non mi dice parola, non accenna a collegamenti di nessun genere parlando degli agenti patogeni di questa situazione, nemmeno per rassicurarmi, dopo tutto quanto è stato detto dai socialisti e da Craxi; dopo che L'Unità ha evocato lo spettro dei « santuari » , il ministro dovrebbe anche confessarci che cosa gli impedisce di essere sincero, che cosa lo costringe ad essere reticente nella sua relazione al Parlamento. vorrei fare ancora un' osservazione, in questa parte preliminare (è doverosa, ma vorrei sbarazzarmene al più presto) che si riferisce alla relazione del ministro dell'Interno . come è concepibile che un ministro dell'Interno venga a parlare su una vicenda come questa, con un « taglio » che allarga il discorso a tutti i problemi di fatto e di prospettiva dell' ordine pubblico , senza fare — in riferimento al suo settore — un discorso equivalente a quello sullo « stato dell' unione » , senza dire niente sulla situazione reale in termini di vicende, di strutture, di leggi? da Portella della Ginestra in poi, per trent' anni , non si è mai dato nessun avvenimento criminale — molto spesso proveniente dalla Democrazia Cristiana , o da ambienti ad essa collegati — non c' è mai stato un caso in cui persino Scelba non cercasse di prendere pretesto dalle stragi di Stato , dalle stragi di classe o dalle stragi di parte per cercare di aggravare ancora le norme fasciste alle quali, ancora oggi, nel 1978, teniamo incardinate le sorti dell' ordine pubblico e della civiltà giuridica del nostro paese. questa è una regola che vige da trenta anni, e oggi il ministro dell'Interno Rognoni l' unica cosa che fa è di chiedere qualche altro supplementino che viene definito repressivo; ma che c' entra la repressione! quello che si chiede è qualche altra eccezione (che poi diventa la regola) non solo alla nostra civiltà giuridica e costituzionale, ma anche — badate bene! — a quei principi di riforma del codice di procedura penale ricordati ieri dal presidente, collega e compagno Natta, il quale ricorda l' importanza di quel voto di quella legge delega , in cui ci era stata presentata, come una vittoria, una serie di principi, contro i quali tuttavia la novellistica che ci si propone, ad ogni morto ammazzato in questo paese, da parte dell' Esecutivo e della maggioranza (contro i quali vanno)... stiamo mangiandocela! arriverete nell' ottobre del 1979, visto che prima non si può, poiché lei, signor presidente , anche questo ha innovato, se mi consente: avevo trovato il modo per fare arrivare in Commissione giustizia un certo documento legislativo e, credo per la prima volta nella storia del Parlamento, non è stato ancora assegnato, e attende l' assegnazione da sei mesi; mi consenta l' inciso, signor presidente . a questo punto, ogni giorno la relazione del ministro dell'Interno ci propone ancora una volta...; ecco, se c' è bisogno di qualcosa, c' è bisogno ancora di mandare all' aria la legge delega , i suoi principi; sicché poi nel settembre prossimo ci accorgeremo che non possiamo realizzarla, perché attraverso una via novellistica noi stiamo realizzando la riforma dei codici in direzione opposta, costantemente attraverso tutte queste eccezioni e tutte queste nuove impostazioni, procedurali o meno. ma, dicevo, il ministro doveva pur dirci qualche cosa, da ministro, il suo giudizio sul comportamento, non delle forze dell'ordine , non degli agenti, non degli agenti così spesso morti ammazzati, non degli agenti ai quali la Democrazia Cristiana nega e continua a tentare di negare una vera riforma, che consenta davvero una amministrazione nuova dell' ordine pubblico (nulla!), ma su questo, sui generali, su come ha funzionato, sull' assetto, sulla situazione della polizia. il ministro, in fondo, si lagna del fatto che se ha poco da dirci è anche perché vi è stata sempre da parte della stampa italiana questa continua pubblicizzazione di dati riservati. ma, certo, questo regime ha fatto dello Stato, in nome del quale tanto spesso ha cercato di opporsi all' alternativa della sinistra popolare, socialista, effettivamente laica e liberale..., cerca di opporre che cosa? cosa può dirci il ministro? ha una giustificazione. questo regime, questo dissesto, chiamato assetto costituzionale, non è altro — le chiedo scusa, signor presidente , della parola, ancora una volta; che non è forse delle più parlamentari — che un colabrodo; gli alvei istituzionali sono divenuti degli alvei colabrodo, per cui quando devono arrivare al ministro dell'Interno o al ministro della Giustizia , le verità, le notizie, i segreti istruttori che se ne vanno, le complicità e le connivenze delle alte sfere prefettizie del ministero dell'Interno — ma diciamole queste cose — come quelle cosiddette giudiziarie del ministro della Difesa , continuamente vanificano il momento stesso del Governo, lo inquinano; il ministro non ha mai nulla da dire; chi decide, in realtà, è questa struttura della amministrazione che è appunto allenata a servire storicamente una cultura giuridica, signor presidente , una cultura vera e propria opposta a quella alla quale pur ci si continua a richiamare oggi da parte di tutta quanta la sinistra, in tutte le sue componenti, pur giustificando poi, per le necessità tattiche, alcune dimenticanze o alcune corrività nell' accettare quella riforma novellistica in peggio, di cui parlavo prima, dei nostri codici. e possibile che il ministro Rognoni pensi davvero che non siano le sei domande dell' onorevole Carenini o anche parte delle domande fatte dalla collega Bonino questa mattina, non pertinenti perché appartengono alla sfera del giudizio? ma non è vero. ma, insomma, il ministro dell'Interno non può aspettare la fine di un processo per capire l' incapacità — per il momento, se non il dolo — di colui cui si deve la vicenda Gradoli, con il suo punto terminale di una mobilitazione della polizia romana fatta come per avvisare i brigatisti di non arrivare in via Gradoli ; e ci vengono spiegate dappertutto cose che noi sappiamo; non può non dirci il ministro, dell' Interno se ha fatto un' inchiesta da questo punto di vista , non può non darci un giudizio. allora, se il ministro dell'Interno tace, vuol dire che lui ritiene che l' organigramma della sua amministrazione è un organigramma che va bene , non va cambiato, vuol dire che i prefetti van bene al ministero, vuol dire che il capo della polizia va bene . ma se il ministro mi dice che il capo della polizia e il comandante dell' Arma dei carabinieri van bene, non v' è problema, che cosa mi dice indirettamente allora sul ministro Cossiga dimissionario? perché delle due l' una: o le dimissioni del ministro Cossiga significano che si è tolto di mezzo qualcuno responsabile moralmente di alcune cose non chiare in questa vicenda, o altrimenti la sua è una responsabilità per non aver saputo fare nulla con la sua amministrazione per impedire la morte di Moro e trovare i suoi assassini. allora, in questo caso, chiedo scusa, ma il capo della polizia, il comandante dell' Arma, avrebbero dovuto seguire la sorte del ministro. perché si devono avere ancora con il ministro Rognoni i collaboratori che ha avuto inutilmente Cossiga? forse tutto questo riguarda esclusivamente i problemi della magistratura? noi riteniamo che ci sia anche un problema di capacità e di attitudine. non è forse vero, sottosegretario Darida, che l' amministrazione dell' Interno ha funzionato benissimo, con il prefetto D'Amato , con l' amministrazione degli affari riservati per dare, distribuire e far circolare i terroristi neri a destra e a manca, per agire come hanno agito in combutta con i vari Guida e gli altri a proposito della strage di Stato di Milano, dei passaporti a questo e a quello? il collega Miceli su questo probabilmente potrebbe raccontare molte cose, perché forse allora c' era un certo dualismo fra il Sid e gli affari riservati, fra gli interessi difesi dal prefetto o comunque dal funzionario D'Amato e gli interessi difesi da questa o quella parte dei nostri servizi. anche su ciò il ministro non deve dire nulla al Parlamento? e normale che Galloni, Natta non pongano il problema relativo al capo della polizia, dei collaboratori, dello staff dirigenziale dell' amministrazione? e possibile che solo l' incapace Cossiga sia, il colpevole di tutto? e possibile, ma allora non si tratta di incapacità, ma (di altro, se basta rimuovere quel ministro dell'Interno personalmente e lasciare in piedi tutta l' organizzazione della polizia che con lui ha operato, responsabile delle storie di via Gradoli e di tutte le altre che sono state elencate. ma perché essere così poco esigenti? non sarebbe forse atto di senno se il gruppo della Democrazia Cristiana , il gruppo comunista portassero in Parlamento, e non nei corridoi questi problemi? non è forse questo il modo di esercitare il nostro sindacato ispettivo di controllo? non ci si dovrebbe interessare del capo della polizia e di come ha risposto il vertice della Pubblica Sicurezza ? invece nulla. forse la nomina del generale Dalla Chiesa non è una esplicita indicazione da parte del Governo, una denuncia dell' inadeguatezza del capo della polizia e del capo dell' Arma dei carabinieri ? di tutto ciò non è serio parlare? non abbiamo quindi una relazione semplicemente modesta, ma una relazione pericolosamente elusiva. il ministro Rognoni non può conoscere se non muta i punti di riferimento vitali del suo ministero e della sua amministrazione; perché il ministro, fino a prova contraria, conosce attraverso l' amministrazione. e questa la via che ha scelto Rognoni? come si può fare affidamento su una amministrazione che da Portella della Ginestra ad oggi, passando per la strage di Milano, per quella di Brescia, non ha mai trovato un connivente, signor sottosegretario, non ha mai trovato un funzionario magari incapace? tutto è andato bene nel nostro paese e la regola costante è stata quella secondo la quale i responsabili, i mandanti, ma anche gli esecutori delle stragi, da trent' anni a questa parte, non sono stati mai trovati. inoltre, altra regola costante è stata quella per cui neppure un alto funzionario, non un responsabile dell' ordine pubblico fosse sanzionato ufficialmente, almeno per incapacità, in vicende nelle quali invece il dolo è apparso principe. ecco la realtà di questo dibattito. c' è da sorprendersi, signor presidente , se un paese, che non ha mai trovato un colpevole, da Portella della Ginestra in poi, in trent' anni , per la strage di militanti, di passanti, di donne e uomini, se questo regime, venuto il turno del suo più prestigioso esponente, non avrà la forza di trovare gli assassini e i mandanti degli assassini? non credo, come Moro, che il sangue ricada, nella storia, sulla testa di coloro che ne portano la responsabilità dolosa, attiva. purtroppo, la storia ha più fantasia delle nostre esigenze di giustizia, di giustizia serena, esistenziale. purtroppo — mi pare che anche Sciascia lo abbia ricordato — esistono nella storia grandi criminali che muoiono tranquilli nei loro letti, assistiti dagli affetti dei loro nipoti, coi quali sono stati bravi nonni, o dei loro figli, con i quali sono stati bravi genitori. la vita, appunto, è drammatica. allora, su questo dobbiamo costruirci altre domande. la relazione del ministro dell'Interno ? di un ministro dell'Interno insospettabile... signor presidente , abbiamo avuto una fortuna, e adesso me ne rammarico. per la prima volta (mettiamolo nel conto, almeno questo, della pressione in positivo dei compagni comunisti e del nuovo corso) a ministro dell'Interno non abbiamo avuto un uomo di potere, inseguito e catturato dal proprio passato. per la prima volta! sappiamo tutti che Rognoni è giunto a questa responsabilità libero da responsabilità del tipo che ho detto, di potere, di Governo, attraverso un altro itinerario, inconsueto per andare ad occupare un posto, come il ministero dell'Interno o quello della difesa, che venivano normalmente riservati a coloro che « sapevano » dentro le correnti della Democrazia Cristiana , per garantire o attuare le faide di questo o di quell' altro gruppo, per tacere le responsabilità di un certo uomo, di una determinata corrente, o di un altro di diversa corrente, nei giochi contrapposti dei servizi segreti . avevamo, dicevo, questa novità. ma, allora, se questo ministro non è — finalmente! — uno di quelli « inseguiti » dal proprio passato, da connivenze, dall' avere taciuto; se questo ministro oggi ci viene a non dire nulla nella sua relazione, poiché nulla ci ha detto, dopo sei mesi, se non quello che l' « alveo-colabrodo » gli ha consentito di veder arrivare fino a lui, cioè niente, dal momento che tutto il resto è passato attraverso i giornali, i ricatti, le voci dosate da una parte e dall' altra; se questa è la realtà di fronte alla quale siamo posti, signor presidente , siamo ancor più allarmati! che cosa impedisce, al ministro dell'Interno Rognoni, di parlare? che cosa gli impedisce di essere all' altezza delle sue capacità, che conosciamo? che cosa gli impedisce, dopo sei mesi di riflessione, dopo sei mesi di « respiro » , di venire a dire qui qualcosa che ci possa aiutare a meglio comprendere? mi spiace della persistente assenza del signor ministro. debbo comunque dire, per inciso, che mi pare anche stilisticamente importante che un altro personaggio, che ha moltissimo stile quando vuole — e lo vuole in genere — come il presidente del Consiglio , neppure nel momento in cui il presidente del gruppo parlamentare democristiano, Galloni, ha fatto il suo intervento in Aula, non abbia sentito l' opportunità ed il dovere di venirsi a sedere accanto al suo ministro dell'Interno . e un suo diritto, ma in termini di stile va rilevato. tutta ciò mentre il suo amico Vitalone è piazzato... diciamolo chiaro, mentre il magistrato Vitalone è piazzato, come sempre, come tutti gli amici del presidente del Consiglio , in queste vicende, in posti strategici, in posti giusti! si chiacchiera poco, ma gli organigrammi si fanno bene: i Gallucci stanno dove debbono stare, i Vitalone stanno dove debbono stare. quando il presidente Andreotti non si vede, è allora che opera di più. ed è forse per questo che mi rammarico spesso di non vederlo! non credo che quando opera, in genere, operi bene... comunque, c' è una cosa della quale ringrazio il ministro dell'Interno , ed è esattamente quella per la quale egli ha avuto ieri un grave rimprovero dal collega Natta. il collega Natta ha rimproverato al Governo e al ministro dell'Interno di non aver dato la sua interpretazione sulle finalità delle Brigate Rosse , di non aver detto che il terrorismo in Italia si manifesta per impedire il compromesso storico . e quanto abbiamo udito dal collega Natta, ieri. oggi il collega Galloni già una certa risposta mi pare l' abbia data. ha detto: « ma poi, siamo proprio certi di questo? » . ve l' ha data, non perché fosse stato interessato all' argomento, ma perché, all' interno del suo discorso, così, di dialogo, ha voluto, però, infilare il discorso: « però, non scherziamo, non andiamo troppo oltre nel dialogo perché, in fondo, sono rosse e non sono nere, in fondo in fondo voi comunisti, che avete fatto l' autocritica per aver mandato all' aria i servizi segreti , siete responsabili » . certo, è un discorso che mi trova in dissenso. bene hanno fatto, invece, il partito comunista e tutto il mondo democratico in Italia, a voler chiudere quel tipo di servizi segreti che, appunto, servivano contro l' ordine e contro i loro obiettivi istituzionali. servivano per le centrali di ascolto ed il ricatto della classe politica , servivano per facilitare i tentativi di destabilizzazione di carattere terroristico, da Peteano a Trento, a Milano, rivolti contro la Repubblica. quindi, compagno Pochetti, bisogna pur dire agli amici di maggioranza che devono smettere questa critica, per la quale voi sareste responsabili del terrorismo oggi, perché avete dissestato quei famosi servizi segreti , senza i quali uno Stato non può difendersi dal terrorismo. tutti i dossiers, da Peteano, a Trento, a Milano, dimostrano che quei servizi segreti erano alla radice degli assassini, delle stragi di Stato . per quali disegni? ecco le cose che sapeva il presidente Moro e che sicuramente, non ha detto. per quale ragione di Stato? ormai è divenuta pacifica d' interpretazione che viene richiesta, viene passata dalla stampa, secondo la quale le Brigate Rosse avrebbero preso Moro per impedire la formazione del Governo Andreotti e l' ingresso del partito comunista nella maggioranza. io, francamente, non me ne sono, accorto. francamente, (io mi sono accorto di un' altra cosa. mi sono accorto che io, opposizione non violenta, opposizione democratica, opposizione contraria ad ogni terrorismo, di Stato e non, mi vedo costantemente strappata la possibilità di partecipare davvero al dibattito politico del nostro paese, perché le Brigate Rosse consentono il discorso: « ci siamo noi e le Brigate Rosse ; la democrazia, il 96 per cento del Parlamento a sostegno, l' unità nazionale — anche il compagno Craxi, senza pudori storici — e, poi, le Brigate Rosse » . tra le Brigate Rosse e l' unità nazionale non c' è niente, tant' è vero che il 16 marzo, forse, avremmo discusso sei o se: te giorni, in omaggio ai nostri doveri costituzionali, la formazione di questo Governo, la cui gestazione, che sarebbe stata tanto difficile, si risolse in una piccola contrattazione, quando Andreotti e Moro vi garantirono, dalla Corte costituzionale un certo trattamento per i referendum, che vi consentì di accettare la conferma del vecchio Governo Andreotti; invece, grazie alle Brigate Rosse , abbiamo discusso per due o tre ore. tutta la logica terroristica, se serve a qualcosa, serva a giustificare l' unità nazionale , a giudicare il cosiddetto compromesso storico . questo è nei fatti, non faccio qui interpretazioni, dico che costantemente ci troviamo a constatare che l' articolazione, il respiro, la democrazia politica, l' alternanza, l' alternativa, il quaranta, il sessanta per cento , tutta questa classicità di democrazia politica in Italia è impercorribile. perché? perché ci sono le Brigate Rosse , il terrorismo. allora, è meglio non seguire la via del cui prodest . mi auguro che il Governo continui nel suo atteggiamento. non vogliamo, compagni comunisti, verità di Stato quando si tratta di individuare ideologie e calcoli dei terroristi. se il ministro dell'Interno ci fosse venuto qui a dire quello che, appunto, Galloni, voi, ed altri ripetete: « il terrorismo è per impedire il compromesso storico , l' unità nazionale » , se ci fosse venuto questo dal Governo e da questo ministro dell'Interno , così tacito su tante altre cose, saremmo stati ancora più allarmati. queste, signor presidente , sono alcune delle osservazioni doverose in merito alla relazione del ministro dell'Interno , che ci lascia quindi ampiamente e gravemente insodisfatti. ma la vicenda Moro non si esaurisce così: abbiamo visto che ha ben poco a che vedere con quello che il ministro Rognoni poteva dirci, e infatti con quello che ci ha detto. il collega Galloni, con molto calore, in modo molto appassionato, come, con alcune differenze, il collega Bodrato al termine della seduta di questa mattina, si sono doluti di insinuazioni, si sono doluti di attacchi, si sono doluti del fatto che venissero ripresi in quest' Aula racconti di fatti (per carità, non fatti: racconti di fatti) che ampiamente sono circolati fuori. ecco; io devo dire che mi auguro di tutto cuore che quei fatti, ai quali, in buona fede , i compagni di Lotta Continua , il collega Mimmo Pinto ed altri credono, siano falsi. io non lo credo, io credo di conoscere meglio i nostri avversari. lo credo, signor presidente , che noi abbiamo bisogno, oltretutto, di innalzare i nostri avversari, non abbassarli. io credo, d' altra parte, che degli avversari borghesi non avrebbero mai delle volgarità stilistiche, moralistiche (non dico morali) nel fare dei discorsi che pure sono stati certamente riferiti, e riferiti da parte politica in modo che così potessero essere interpretati. ma quand' anche fosse vero, l' episodio rimarrebbe brutto a livello privato; accettare la trattativa a certe condizioni sarebbe squallido, ma sarebbe pur sempre dimostrazione di uno squallore privato e personale, contro il quale colui che è attaccato e accusato ha il diritto e il dovere di difendersi, di protestare, certo; ma sarebbe una testimonianza di squallore personale. io ho invece dei carichi più certi: perché guardare sempre dal buco della serratura , quando la porta può essere aperta o, meglio ancora, quando la porta è spalancata? io non credo che sia un metodo giusto. dal primo giorno, anche qui con Leonardo Sciascia, ho avuto l' impressione che in tutta questa vicenda c' è un' evidenza che acceca, così che si cerca di vedere altro, ma si tengono gli occhi chiusi. ma che bisogno c' è, signor presidente , di andare davvero a seguire, questi racconti da fureria, o da non so che cos' altro, sulle riunioni dei segretari di partito o delle delegazioni, su questa parte nascosta della vita della nostra politica (non dico della nostra Repubblica o della nostra democrazia), quando abbiamo delle evidenze enormi? signor presidente , io faccio delle affermazioni; le faccio, mi pare, nel deserto: grazie, collega Pennacchini, ancora una volta; grazie, collega Bassetti; ma nel deserto, per quanto riguarda coloro che io critico della Democrazia Cristiana , e me ne dispiace. capisco che abbiamo tante cose da fare, lo dico sinceramente; ma forse sarebbe bene ascoltarci direttamente, visto che certamente non ci si leggerà sui giornali, non ci si vedrà alla televisione o alla radio. ebbene, io affermo che tra questa classe dirigente e le Brigate Rosse c' è stata una convergenza eclatante di comportamenti nei confronti della Costituzione. certo non strategia, certo non volontà soggettive comuni. ma guardiamo alle eversioni, alle sovversioni. il nostro compito è di credere nella democrazia: non credere in astratto a chissà quale democrazia, ma alla democrazia repubblicana; non, in astratto, a qualsiasi democrazia repubblicana « abbiamo riempito le piazze, vediamo le bandiere rosse e le bandiere bianche unite: che grande cosa abbiamo fatto! » ), non a questa democrazia repubblicana da terza Repubblica francese , se pur va bene , con quarant' anni di ritardo; ma dobbiamo guardare ad una Repubblica costituzionale, e non ad una repubblica di una qualsiasi Costituzione, signor presidente , ma alla Repubblica della Costituzione italiana che affida, che inchioda, che esige dai politici, come dai morti di fame, che si rispetti la legge. e la legge dice che il potere d' indirizzo, di controllo della vita del paese e del Governo è qui dentro, non è nei corridoi e nelle sedi dei partiti che la nostra Costituzione nomina una sola volta e sui quali da trent' anni andiamo edificando una Costituzione materiale e arbitraria. onore ai partiti. se dovessimo seguire in questa strada, allora il deputato Moro ci dà, attraverso le sue lettere, una indicazione: (se questi partiti fossero un momento pienamente pubblicistico) il presidente della Democrazia Cristiana faceva notare che il suo partito aveva violato in quel momento e violava lo statuto. se è una funzione pubblica violare lo statuto di un partito, allora per 56 giorni con quale motivazione, signor presidente , non si era riunito il Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana , la sua direzione, nemmeno, credo, la segreteria, neanche un organo ad hoc e neppure la delegazione? queste sono le cose che sovvertono, signor presidente , non solo le speranze. pace a noi che saremo passati come generazione vedendo anche le nostre speranze raggiungere le altre delle generazioni precedenti, finite nel cimitero dei fascismi o delle reazioni o dei regimi interclassisti e veramente oppressivi di classe; pace per questo, colpa nostra e sfortuna nostra. ma qui non si affossano le speranze, qui si affossa un diritto positivo che c' è, qui si affossa una Costituzione che non possiamo, dopo trent' anni , come il collega Natta ieri diceva, appiattire, perché quella Costituzione, fra dieci anni, sarà vecchia in quanto l' economia sarà diversa, nuova, perché fra dieci anni, con il nucleare e le altre cose, sarà una nuova società che dovremo governare e quindi saranno anche diversi i meccanismi di diritto possibili per difendere lo sviluppo democratico delle tecnologie e del diritto del nostro paese. sostengo e affermo, signor presidente , che esiste, nei nostri partiti di maggioranza, un comportamento oggettivo: è in termini di fatto che discuto, non di dolo o di colpa, è in punto di diritto e in punto di fatto, che ha sovvertito l' indicazione costituzionale, giorno dopo giorno, e che ha creato le premesse e per rendere impossibile, in quei 56 giorni, al nostro Parlamento — badate, non impossibile in astratto, ma impossibile in pratica — lo esercizio del suo dovere costituzionale. questo buon senso folle, che vi governa, questo buon senso per il quale: sì, sarebbe bello, ma... oppure: come sarebbe giusto, ma... ma la stessa logica per la, quale Cossiga, per l' assassinio di Passamonti, poteva sospendere le libertà costituzionali, per trenta giorni, alla capitale d' Italia. se poi ci fossero stati dieci Passamonti uccisi, si potevano sospendere libertà costituzionali per sessanta giorni in tutta Italia. oggi ho parlato con un vecchio giornalista ricordando il sapore delle cose desuete del Parlamento di ieri. mi è accaduto in quest' Aula, a dimostrazione del mio passatismo, nominare Churchill e la democrazia politica anglosassone. si rammentava quando a guerra iniziata, mi pare nel 1942 — signor presidente , non ricordo bene — o nel 1941, gli inglesi persero Narvik e quando il ministro della guerra di allora affermò in parlamento che tale città non si sarebbe persa. il parlamento inglese, con l' invasione tedesca alle porte, si riunì, in seduta segreta, col plenum dei suoi parlamentari per discutere, al posto dello stato maggiore , le responsabilità di quella sconfitta. ecco, c' è una fede democratica, c' è una fede laica, non in sede di intuizione ma in termini razionali! la democrazia è la sostanza delle nostre cose sperate; e riteniamo che il Parlamento sia almeno il luogo per comprendere; perché altrimenti sovvertiamo, signor presidente , abbiamo sovvertito, hanno sovvertito. perché quando, giorno dopo giorno, tutte le telefonate, tutti i fatti che arrivavano, quella voce che oggi ci pare voce d' oltretomba, ma che non lo saprà mai, perché non è terminata la lettura di quelle pagine e di quei giorni; quando queste voci arrivavano sottratte al Parlamento, sottratte al Governo, vi era l' azione sovversiva delle segreterie dei partiti, oggettiva, in diritto e fatto, ultima espressione di cose delle quali ci siamo doluti, che a nostro avviso hanno costretto qui, in questa legislatura, il 1 nostro Parlamento e, devo dire, il nostro presidente ad una difesa difficilissima della normalità regolamentare, dinanzi a situazioni sempre nuove. non c' era alveo, non c' era regolamento, non c' era legge che non dovesse, che non debba essere vissuta in modo diverso da come è la sua lettera, come la dottrina e il Mortati e tutti e Fois ci vengono a spiegare, giorno dopo giorno. le Brigate Rosse e questo tipo di gente vogliono dimostrare in buona fede o in cattiva fede che la democrazia borghese, che la democrazia parlamentare è mera forma, è mero formalismo, che regge sin quando gli interessi di classe lo consentano, e che non regge più quando gli interessi di classe non lo consentono; costoro appunto vogliono dimostrare che la centralità del Parlamento, rispetto al Governo Andreotti voluto da Moro, basta un niente per mandarla all' aria. signor presidente , fu mandata all' aria, perché con atto di tutti i gruppi, dei quali mi assumo la responsabilità nel dissenso (anche noi dichiariamo che, per umiltà, dinanzi all' unanimità dal PDUP al Msi accettavamo quel dibattito di tre ore, ma dicendo: temiamo di sbagliare), sbagliammo. e sovversivo tutto quello che sovverte la legge. sempre più, signor presidente , per quello che sta accadendo, grazie al fatto Moro, non è tanto la Costituzione dismessa, che ormai ci fa paura, ma l' individuare i nuovi alvei solidi, quelli senza colabrodo, che si sono instaurati: il Gran Consiglio dei partiti, signor presidente , in una politica e in una maggioranza di tipo interclassista, dove dilagano — il congresso di Pescara lo dimostra — delle strutture corporativiste, non più corporative. questo è l' assetto! ebbene, nella vicenda Moro credo debba interessarci quanto della legalità repubblicana è stato davvero colpito, quanto della potenzialità democratica, dell' unità democratica possibile, non della unità nazionale , è stato colpito. allora, diventa grave che il ministro dell'Interno — l' elogio si muta in critica per questo — questo ministro dell'Interno , non Cossiga, deve venirci a fare questa relazione e a balbettare — la richiesta di altre variazioni novellistiche in senso assolutamente non autoritario, in senso nemmeno autorevole. c' è, tra l' altro, una sorta di piccola nemesi in queste storielline, per esempio, sull' associazione per delinquere e sull' eversione armata. personalmente non ho più passaporto, signor presidente della Camera, perché dal 1971 un magistrato contestò a Pier Paolo Pasolini, a me e a qualche altro il reato di tentativo di organizzare la rivolta armata contro lo Stato, di sovversione. dal 1971 non ho il passaporto, non ho voluto ritirare questo nostro, signor presidente , perché voglio che gli altri sessanta imputati anch' essi un giorno lo riabbiano. la legge Rocco, quindi, c' è. mi consenta di rispondere, signor presidente . il digiuno in Spagna l' ho fatto in questo modo: voi sapete che nei paesi del MEC si può andare con la carta d' identità; dato che la Spagna non rientra fra questi paesi, ho avuto dalla questura di Roma — vedi l' elargizione, il privilegio! — un permesso per otto giorni, con l' imbarazzo del console di Barcellona che, siccome ho digiunato più di otto giorni, non sapeva più cosa fare. stavo dicendo, signor presidente , che tutti quanti ci hanno insegnato la famosa ipotesi di scuola sull' associazione per delinquere e sappiamo che tre ragazzini in periferia i quali si vedono per due giorni di seguito e dicono: voglio prendere quella bicicletta; anche se poi non la prendono, il reato di pericolo si è realizzato ed è contestabile il reato di associazione per delinquere. e le pene per le associazioni per delinquere sono delle pene sostanziali, non marginali. pensate un po' che questo potere, che chiede più potere rispetto a tutta la panoplia delle leggi Rocco, Reale, Bartolomei e le altre analoghe, quando si è riunito in Commissione inquirente, malgrado la nostra sollecitazione, non ha contestato l' associazione per delinquere a imputati i quali da dieci anni usavano questo reato come loro linea difensiva: facevamo queste cose per evadere fiscalmente, per esportare clandestinamente i capitali. il salvataggio fu fatto li, e il collega Spagnoli è troppo buon giurista per non sapere quel che si faceva, consentendo appunto che le imputazioni fossero quelle con le quali poi abbiamo dato questa patata bollente e il guanto alla povera Corte costituzionale . ci vengono poi a chiedere queste cose. ma è ridicolo. ci dica il Governo invece che cosa intende fare, e ce lo dica anche la maggioranza, poiché il 30 settembre dell' anno prossimo teoricamente questo Stato, questo Governo, questo Parlamento, vareranno il nuovo codice di procedura penale . e una menzogna! lo stiamo facendo saltare ogni minuto. il caso Moro e gli episodi Dalla Chiesa servono per questo, la novellistica della 1798, la Reale-bis e tutto il resto non rendono possibile l' attuazione dei principi delegati che noi avevamo dato e tutta la commissione Conso è saltata. ecco che cosa passa attraverso la vicenda Moro! le segreterie dei partiti, le delegazioni che violano i propri statuti e che impediscono alla Camera di sapere, mentre alla Camera inglese — lo dicevo — nei momenti di guerra massimi non si temeva che il Parlamento sapesse cose segrete e riservate. qui da noi invece dovevamo non sapere, per 56 giorni dovevamo non sapere! ma dietro questo che cosa si faceva strada. noi siamo sempre stati dei grandissimi estimatori del collega Moro, perché abbiamo sempre individuato nel pensiero e nell' azione del collega Moro la quintessenza di un regime che noi ritenevamo contrario a tutte le nostre speranze laiche, libertarie, democratiche e repubblicane. lo abbiamo detto in ogni sede e in ogni momento. è forse duro il ricordo di quel suo famoso discorso perché votassimo, in occasione della vicenda Lockheed. l' innocenza di Tanassi, oltre che di Gui. qui dentro. durante questo discorso non ho potuto non interrompere il collega Moro, dicendo proprio testualmente (c' è nel resoconto stenografico ): « e le stragi di Stato restate senza verità? » . era quello che pensavo quando il collega Moro, in nome del suo pensiero, della sacralizzazione del momento del potere, della concezione etica dello Stato e del potere; appunto ci ricordava che la Democrazia Cristiana non poteva essere giudicata, non nelle piazze (purtroppo le piazze giudicano; vedete i terroristi, i violenti, gli assassini), ma nella giustizia. da Portella della Ginestra ad oggi una sola giustizia è impraticabile per il potente e lo assassino in Italia se è in alto, ed è la giustizia ordinaria, quella alla quale, signor presidente , noi presenteremo nei giorni prossimi un dossier per sapere se l' attività dei segretari nazionali dei partiti della maggioranza esplicata durante la vicenda Moro non realizzi attentato alla Costituzione e non realizzi una serie di altri reati politici che individueremo con una denuncia formale, così come lì dove per connivenza il Governo risultasse corresponsabile di questa azione di sottrazione al Governo nella sua collegialità e al Parlamento della verità di un episodio come questo, ci rivolgeremo anche alla nuova o vecchia inquirente, perché riteniamo che questi processi vanno incardinati. sono questi i processi che, da Pasolini ad oggi, chiediamo: processi in nome della legge costituzionale e in nome della legge ordinaria , che chiediamo alla stessa classe dirigente , che fa strage di giustizia. ma continuiamo a darle fiducia, le chiediamo di onorare le leggi che ci impone e le sottoponiamo i casi e le eventualità delle quali qualcosa ci deve pur essere detta. dicevo che abbiamo sempre avuto del collega Moro la massima stima; in tutte le occasioni lo abbiamo detto, ma nel momento in cui il collega Moro fu preso in quel modo, signor presidente , è accaduto qualcosa di veramente inimmaginabile. io stesso credevo di aver fatto poco, troppo poco dinanzi a questa avventura. i giornali, le radio, e la stupidità del potere censuravano i radicali e gli altri. era una censura delle voci che più di ogni altra potevano provocare quei riflessi che Andreotti si augurava dicendo che « costoro dovranno pure avere degli amici, dei parenti, qualcuno che sospetta, qualcuno che viene a dirci » ... noi radicali. in quei giorni consentivamo la costituzione, attraverso Adelaide Aglietta, di una giuria che processasse e condannasse Curcio e gli altri e che in un mese di campagna de La Stampa e de L'Unità non si era riusciti a costituire, poiché solo quattro su 74 cittadini torinesi interpellati avevano accettato. non appena Adelaide Aglietta accetta, in sette ore si forma tutta quanta la giuria, grazie a quell' esempio, a quella indicazione e, se volete, a quella copertura. ebbene, in quei giorni se avessimo potuto parlare noi, a nome dei nostri marciapiedi, a nome della nostra indegnità, a nome di quei ragazzi sempre incerti se accogliere l' indicazione radicale o quella della rabbia e della disperazione delle Brigate Rosse , che ritrovano, nelle carceri, dove noi solo contendiamo palmo a palmo nella disperazione i ragazzi che stanno lì per anni, per scippi, i ragazzi che stanno lì dentro in questo universo criminogeno; ci siamo solo noi, in nome della nostra non violenza , perché altrimenti la rabbia, la disperazione porta tutti costoro a diventare nappisti, come vuole Dalla Chiesa , o brigatisti rossi . e un inciso che sottolineo e che non esce nella foga del discorso: penso alla vicenda Lo Muscio e Zicchitella, a Mesina e alle strane evasioni che Dalla Chiesa , anche quando non comanda, non ignora lo stesso. verrà il momento in cui parleremo di queste cose ed anche di come si edificano i salvatori della patria nel nostro paese. se fosse stato consentito anche a noi di parlare in difesa di Moro, contro gli assassini di quei poliziotti... no, c' era pericolo che dicessimo cose gravi, magari in concorrenza con le Brigate Rosse ! il Parlamento, signor presidente , molto spesso non ha diritto, a parte i suoi limiti, alla pubblicità perché malgrado tutto vive di questi momenti, con i presenti che ringrazio, con la sua presenza personale per la quale la ringrazio, con il santo paziente Pochetti che più di tutti noi ascolta dalla mattina alla sera. ma pure con tutti questi limiti, signor presidente , il Parlamento è pericoloso, perché la cronaca onesta del Parlamento ancora, se ci fosse onestà da parte di chi ha il compito di relazionare sulla vita del nostro Parlamento, ci darebbe la idea di grandi alternative che ci sono all' interno della Repubblica, all' interno del Parlamento, delle istituzioni e della democrazia politica. mentre quello che si deve leggere, signor presidente , che cosa è? è che osta il potere, per cui si può, da Craxi a Piccoli, andare costantemente anche in quelle occasioni a cercare di difendere Moro, e quindi colpendolo, perché non si difende Moro in nome del ministro dell'Interno , in nome di Cossiga, contro Giorgiana Masi , contro tutte queste altre cose! le dicevo che anch' io, signor presidente , credevo di aver fatto poco. e poi oggi ho chiesto, per avventura, i comunicati e le prese di posizione che noi cercammo di far passare. io stesso, credendo di non aver fatto nulla... e già il 19 marzo, con un altro comunicato, signor presidente , sentivamo che stava accadendo un' altra cosa altrettanto grave. non faccio nomi ma, dopo il secondo comunicato, quanti compagni e colleghi. non hanno detto: « comunque, che questo esca o no, è finito » ? ebbene, allora corremmo su, al gruppo parlamentare radicale, e preparammo una dichiarazione subito, per dire l' opposto, per dire che per noi un uomo che stava facendo quella esperienza, in quel modo, era un uomo che stava crescendo umanamente, e dicevamo: « ci auguriamo non solo Moro vivo, ma anche Moro libero, perché oggi più di ieri forse può essere preparato alle immense responsabilità, che coloro che oggi lo denigrano e lo danno già per morto volevano assegnarli, noi no » . signor presidente , quando si urla sull' Asinara, quando si urla sulle carceri, quando si urla contro Regina Coeli troppo piena, quando andiamo — quante volte siamo venuti qui, e forse ci ritenevate enfatici e demagogici — a dire: « badate che quella piccola cella a Regina Coeli , dove non c' è aria, non c' è luce, non c' è nemmeno luce elettrica » ... di tutto questo ci facevamo carico. La Repubblica non può essere la stessa cosa della monarchia. per le carceri, poi, sono passati, cinquant' anni . allora, signor presidente , forse se si fosse lasciata dire a noi la vergogna della prigionia di Moro, la vergogna di un processo e di una messa a morte, a noi che questa gente conosce come compagni non ideologici... ci hanno trovati nelle carceri, quando digiunavano noi c' eravamo, quando era offeso il loro diritto di assassini siamo stati lì, pronti a prenderci l' insulto, così come io credo i colleghi del Movimento Sociale possono darci questo riconoscimento: molto spesso i peggiori dei loro, messi dentro, veri o no, li abbiamo difesi, quando il diritto di quell' assassino e di quel colpevole era negato... perché, innanzitutto, se vogliamo difendere il diritto dell' innocente e la vita dell' innocente, dobbiamo dire che noi siamo per la vita, per la libertà, per il futuro anche per il colpevole, non inchiodato d' ignominia di un momento. era allora che si poteva fare qualcosa. siamo corsi, per quindici giorni, mentre si riunivano, a valutare quali prove, quali indizi, qui dentro, dicendo: « se esce... » , ma dicendo e dichiarando (le hanno sempre censurate): « sono qui, le pubblicheremo » — prima di Sciascia « queste lettere, sono le lettere della crescita di un presidente della Repubblica » . lo diciamo noi che mai, altrimenti, lo avremmo votato. ci auguravamo, signor presidente , che Aldo Moro potesse, per distrazione dei suoi carcerieri, avere una di queste nostre frasi, invece che lo strazio dei Giovanni Ferrara e degli altri giornalisti, che per giorni dicevano: « non sei tu, sei un vile. le cose che scrivi non le hai scritte tu. sei peggio dell' ultimo ragazzino preso dai nazisti, il quale sapeva dir di no. e tu invece taci, per paura vile, per la tua esistenza. stai facendo male. scrivi, sei plagiato » . ma, signor presidente , si può con un po' di droga, si può con altro far mettere la firma ad un uomo, non scrivere quelle lettere, non superare il proprio stile, scrivere in lettere chiare quello che in lettere oscure, da chierico del potere e della cultura, Moro aveva spiegato e aveva insegnato, (in nome dell' eticità del diritto, e non dello stato di diritto , alla Democrazia Cristiana . e lì Aldo Moro non era solito nominare Cesare Beccaria: l' abbiamo percorsa molto di più noi quella strada. e da lì Moro parla di Cesare Beccaria, parla di stato di diritto . e noi diciamo, con Moro, che lo stato di diritto non lo si difende con l' alibi del diritto, non facendo nulla. che cosa ci ha detto, signor presidente — ma anche Natta! — , che cosa ci ha detto il ministro dell'Interno ? che essere rispettosi del diritto e fermi significa essere fermi, come la statua del commendatore. fermi: questa è la fermezza. governare è governare gli eventi; governare è attuare creativamente le leggi della Repubblica e della città, non smentirle, non fare eccezioni o trattare. ma, signor presidente , il Governo è trattare qualcosa. mancava forse il senso dello Stato al governo olandese quando, con quei ragazzi e quei cittadini in quel treno, ha trattato con un esercito di esperti per dieci giorni e dieci notti? ha trattato per cercare di colpirli anche, ma per salvare la vita dei colpevoli e degli innocenti, per salvare una vicenda. trattare è dialogare; dialogare significa mettere in crisi la struttura paranoica di chi ha scelto l' assassinio da giustiziere contro il male. non a caso vengono da Trento i Curcio e gli altri che, poi, sono cattolici di estrazione: l' arcangelo Gabriele, il diavolo, tutte queste cose! essi hanno questa componente nella loro esistenza; stanno lì chiusi ed il dialogo fa loro paura. avevano bisogno di non parlare! che Stato è mai quello in cui il presidente del Consiglio , la Camera, i ministri dell' Interno dovevano lasciare che parlasse la Charitas o qualcun altro? io sostengo, signor presidente , che qui si è fatta una strana confusione sul fatto che il potere non deve riguardare lo Stato perché il diritto non è un alveo percorribile contro i violenti, poiché l' unico percorribile è il potere non di diritto: i partiti. ed infatti lì hanno discusso, li hanno giudicato. non c' era il numero due o il numero tre dello Stato: non a caso, nella gerarchia repubblicana, i presidenti delle Camere sono anche i numeri due e tre dallo Stato, ma della sua vita concreta. non a caso le cose devono essere apprese dai presidenti della Camera e del Senato nella Camera e nel Senato: lì si discute. noi facevamo le sedute segrete, ma noi crediamo che abbiamo concesso molto più di quanto non abbiano sperato non i brigatisti rossi , ma coloro che , dietro di loro, sanno amministrarne gli effetti. quella congiunzione fra coloro che nello Stato, da Portella della Ginestra in poi fino ad otto anni fa hanno giocato le carte tradizionali di destra terroristiche all' interno... collega Franchi, non si può fare il discorso che tu hai fatto quando poi si fa parte di un partito che chiede il potere ai militari e la pena di morte . il potere a chi? a coloro che , per trent' anni , hanno servito in questo modo! e chi, che cosa? a coloro che , ormai, sono la ruota di scorta del potere militare-industriale in tutto il mondo; a coloro che finiscono come consiglieri di amministrazione o presidenti di questo o di quello, non appena — appunto — l' età della pensione è giunta. le indicazioni costituzionali erano per il presidente della Camera e per i nastri gruppi. il Governo che viene qui oggi a raccontarci o a non raccontarci queste cose, dove era questo Governo durante i giorni sempre più difficili ed angosciosi della cattività di Moro? colleghi della Democrazia Cristiana , auguratevi che le vostre responsabilità siano solo quelle di avere legittimato gli errori di interpretazione, di avere reso possibili le indegne speculazioni e gli indegni sospetti con i quali oggi voi siete colpiti. ma vi libererete nel futuro. magari fosse solo questo! ma io, signor presidente , credo o non credo alla democrazia repubblicana e costituzionale ed al Parlamento? se ci credo, signor presidente , debbo aver fede che il Parlamento sia il modo ed il luogo migliore per la vita del paese, per la Costituzione e per la libertà delle donne e degli uomini; debbo credere questo. debbo credere che lo stato di guerra si decida qui; debbo credere, anche se poi, chissà come, ci saranno anche tanti radicali ed è proprio dei responsabili trattare di queste cose con tanti radicali, magari! ma qui non si è democratici, non si è non sovversivi, signor presidente , rispetto alla realtà della nostra Costituzione e della nostra democrazia, se non si accetta che la vita di Moro stava al Parlamento, innanzitutto, difenderla, considerando il complesso di tutta questa vicenda. oggi devo dire che allora risposi accettando, per umiltà, l' invito del collega Piccoli; chiedevamo il dibattito, egli ci disse: no, altrimenti sarà ammazzato Moro. gli rispondemmo: va bene , umilmente accettiamo perché abbiamo questa solidarietà umana, e l' umiltà è un obbligo; ma se Moro dovesse essere ucciso, voi ne porterete la responsabilità politica e personale, perché la responsabilità, in democrazia, è sempre personale. per noi, di questo siamo certi, quando si prendono i finanziamenti per i partiti, è personale: niente alibi. e allora vogliamo che sia percorsa questa strada dell' accertamento delle responsabilità personali; accertamento di chi tiene nei cassetti le cose di cui, poi, qui in Parlamento non viene fuori nulla. vorremmo anche rivolgere un monito soprattutto ai compagni socialisti, con i quali sembrava che fossimo in qualche misura in unità di intenti, e che, dopo aver per sette mesi mobilitato i mass media per giocare la carta umanistica ed umanitaria, ancora oggi hanno disertato questo dibattito intervenendo una sola volta, hanno disertato ed ora non sono presenti. forse che, allora, domani, dopo: domani, nei loro giornali, al di fuori del Parlamento, con l' extraparlamentarismo daranno fastidio ai compagni comunisti, facendo venire fuori a fette e a bocconi verità e non verità, dall' archivio di questa vicenda? oggi forse siamo più vicini ai compagni comunisti, che sono venuti qui, sono stati qui, hanno chiesto ieri, con l' onorevole Natta, che qui, a questo punto, le carte venissero giocate, messe fuori: a questo punto, dopo sette mesi, meglio tardi che mai. invece, proprio i compagni socialisti sono così miserevolmente assenti: assenti dalla loro funzione di deputati; non mi interessa cosa può pensare il loro partito, ma cosa penseranno i cittadini, e cosa dovranno pensare in futuro. signor presidente , chiedo scusa se sono stato lungo: ma il fatto è che su questa vicenda ho a volte l' impressione di accingermi ad uscire dalla Camera avendo vissuto qui dentro come un vecchio disco degli anni 30, che gracchia sempre lo stesso ritornello: la democrazia è regola del gioco, lo stato di diritto è regola del gioco. tutto quello che noi possiamo è chiedere che si rispettino le regole del gioco ; le regole del gioco , il potere e questa maggioranza le violano più pericolosamente delle Brigate Rosse — le Brigate Rosse ci hanno dato i morti — molto più pericolosamente, collega Pochetti. perché quando dei disperati, o degli assassini, o dei killers sparano contro la Repubblica, è cronaca; quando in nome dell' efficienza, nella illusione dell' efficienza, la più grande forza storica del proletariato italiano in pratica turba, viola e accetta che venga violata la regola del gioco, accetta la marginalità del Parlamento, accetta di fare quello che da Portella della Ginestra la Democrazia Cristiana ha sempre voluto fare, in questi casi, in nome della sua concezione dello Stato, che non è quella liberale, non quella socialista, non quella del diritto: questa è non solo la vostra giustificazione, ma anche la vostra fierezza, la vostra bandiera. voi siete i continuatori di un' altra tradizione e la state affermando; state guadagnando e conquistando all' interclassismo, al corporativismo tutto il Parlamento italiano, tutti i vertici, masse e potere, organizzati in questo modo, fino in fondo. signor presidente , avrei avuto molti altri esempi da fare; ma, a questo punto, con umiltà credo che possiamo dire che lasceremo ancora una volta alle varie magistrature di dire quel che vorranno dire. diranno quello che hanno detto per Portella della Ginestra . quando il ministro dell'Interno viene a raccontare ad un Parlamento della Repubblica: non parlo perché c' è la giustizia, decenza vuole, signor presidente , che non si presti orecchio. dove sono i processi della « Rosa dei venti » ? dove sono i processi in nome dei quali l' Esecutivo tace e le maggioranze tacciono, su fatti fondamentali? e voi credete che, senza la verità sulla « Rosa dei venti » , senza la verità sulla morte di Calabresi, senza la verità su Peteano, sui generali Mingarelli ed altri, riusciremo mai a trovare gli assassini di Moro? io non lo credo, presidente: se lo credessi, diventerei davvero anche io uno di quegli, antifascisti che da trent' anni inchiodano l' antifascismo alla fede efficientistica nelle leggi fasciste ed ai loro peggioramenti.