Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 321 - seduta del 27-07-1978
Sulla politica estera
1978 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 584
  • Attività legislativa

signor presidente , il signor ministro della Giustizia mi consentirà subito, nell' esordio, visto che ha avuto la cortesia di rispondere ad un quesito ben preciso rivoltogli dal collega Almirante, di volere... le chiedo scusa, signor ministro: non mi ero accorto che stava uscendo. non vorrei trattenerla indebitamente: c' è il collega Mazzola... volevo solo chiedere, nell' esordio, se risponde a verità (credo che importi a tutti) che ad oggi, nella Repubblica italiana , vi sono almeno 62.500 ordini di carcerazione che non vengono eseguiti. il ministro ha udito e — come è suo diritto, visto che c' è il collega sottosegretario per la difesa, Mazzola — è uscito, per cui, in attesa che egli rientri, signor presidente , diciamo che nella Repubblica italiana , nel 1976 vi erano 37 mila ordini di carcerazione individuati, censiti, non fatti eseguire deliberatamente dall' autorità giudiziaria poiché essa non li riteneva eseguibili. mi sia consentito chiedere al Governo — simpaticamente ed autorevolmente rappresentato in questo momento — se può fare un solo esempio di paesi di democrazia politica o di civiltà giuridica in cui esista una situazione di questo genere; non so in qualche paese africano: non sono razzista, non lo credo. in fondo anche se molti crimini vengono compiuti a volte da dittatori, almeno formalmente credo che la civiltà giuridica anglosassone o francese permeino abbastanza la vita della stragrande maggioranza degli Stati africani. non so se esista la possibilità di citare un solo esempio di disfacimento delle istituzioni, di abuso caratterizzato e necessario di ufficio, di scandalo intollerabile come quello che si verifica nella Repubblica italiana nell' anno di grazia 1978, con un Parlamento retto da una maggioranza che comprende il 95 per cento delle forze politiche , cioè con il sussidio della stragrande maggioranza dei partiti, delle più grandi e storiche forze democratiche di classe. vorrei sapere se questo è un elemento di scandalo o no. ci sarebbero da fare altre domande al presidente del Consiglio o al ministro di grazia e Giustizia in questo dibattito. lo ripeto: è vero o no che dall' anno scorso 37 mila cittadini non ricevono. ordini di carcerazione e che quest' anno essi sono 66 mila? a questo punto, se mi si consente, la domanda retorica (perché queste sono cifre esatte) cessa di essere tale, diventa affermazione e sorge un' altra domanda in questa sede, in questo momento: è una domanda, per esempio, ai colleghi della estrema destra , i quali ricercano in non so quali diaboliche, magari antirepubblicane o scarsamente democratiche sensibilità della maggioranza, le motivazioni di una proposta di amnistia, quando è evidente che l' unica motivazione è questa, checché ci racconti nella relazione governativa al disegno di legge numero 2343 (la proposta di legge radicale ha il numero 882) il ministro di grazia e Giustizia. queste due cifre testimoniano due sensibilità, due capacità di governare il corso delle cose, ben diverse, tra un gruppo d' opposizione ed il rappresentante del Governo. l' unica ratio, l' unica urgenza di questa amnistia è determinata dal fatto che l' Italia deve constatare che la magistratura ha decretato una amnistia ufficiale, formale, sostanziale che fa correre verso la prescrizione e — se volete — anche la fuga, verso la liberazione giuridica o meno, un numero enorme di reati accertati. e particolarmente scandaloso che nella Repubblica italiana per la prima volta, credo, nella storia di un qualsiasi Stato di civiltà giuridica, di qualsiasi stato di diritto , etico o come volete, esista un' altra amnistia, che avete difeso, colleghi della maggioranza, giorno dopo giorno in questi due anni: una scatenata amnistia strisciante e selvaggia, quando i vostri ministri di grazia e Giustizia, colleghi di tutto l' arco della maggioranza, hanno dichiarato — e così i procuratori generali, all' inizio dell' anno giudiziario — che siamo arrivati a due milioni e duecentomila processi incomprimibili, mentre invece ogni anno la quantità dei processi aumenta. e acclarato che nella Repubblica italiana l' amnistia è un provvedimento sostanziale e quotidiano, con la differenza che, al contrario di tutte le leggi di amnistia che bene o male cercano di circoscrivere, magari qualche volta ipocritamente, i perimetri dei reati socialmente meno pericolosi, abbiamo un' amnistia che matematicamente premia i più potenti fra coloro che delinquono ed i reati e i processi più gravi e complessi. i nostri sostituti procuratori, i nostri giudici istruttori nei distretti giudiziari, nei tribunali, possono notare come sia sepolta ogni possibilità di giustizia da decine di migliaia di processi: un sostituto procuratore, un giudice istruttore , alla fine dell'anno deve rendere conto al proprio capo di 3 o 400 mila processi che gli sono stati assegnati, ed allora la sua scelta direi giudiziaria è di farne magari solo due ma seri, con tutte le difficoltà derivanti dalla mancata attuazione della Costituzione che gli avrebbe concesso di disporre in proprio della polizia giudiziaria , secondo la sua libertà e moralità; ovvero di tentare, alla fine dell'anno , di dire al suo capo: ho celebrato duecento, cento o trenta processi tra quelli che lei mi ha affidato. naturalmente, questi processi saranno quelli più semplici anche perché (mi sia consentito: credo che nessuno avrà dubbi in proposito) in assenza pratica della difesa e delle sue eccezioni, il detenuto in attesa di giudizio non vede tutelato il suo diritto ad un processo rapido e giusto, ad una certezza del diritto per l' effettiva esistenza del suo difensore. le statistiche registrano dati clamorosi. dei 29 mila detenuti dell' anno scorso , solo 11.800 erano detenuti in espiazione di pena; il 60 per cento di costoro erano condannati a pene nella fascia da 3 mesi a 2 anni: cioè, la nostra popolazione carceraria (anche questa è una percentuale unica nei paesi di civiltà giuridica) è oggi composta per il 64 per cento da detenuti in attesa di giudizio, con presunzione costituzionale di non colpevolezza; il resto dei detenuti, nella maggioranza, è compreso nella fascia delle pene da 3 mesi a due anni. nella grande maggioranza, si tratta di detenuti colpevoli non del reato che hanno commesso, o che si suppone abbiano commesso, ma piuttosto di non avere i mezzi per esercitare una difesa effettiva nei confronti della giustizia e magari per fare giocare appieno i giudizi di valenza e le attenuanti alle quali pure potrebbero aver diritto. dinanzi a questa realtà che ci viene offerta dalle cifre ufficiali del nostro Governo, io penso che non sia artificio o risorsa retorica, signor presidente , affermare che il vero ed unico confronto che il gruppo radicale ha chiesto da due anni e questa parte, non era certamente volte a sollecitare, magari per motivi demagogici, un atto più o meno borbonico o clericale di clemenza contro l' adempimento della giustizia e l' esecuzione delle sanzioni stabilite. il gruppo radicale, invece, ha richiamato per un anno e mezzo la maggioranza ed il Governo. al senso dello Stato chiedendo che venisse finalmente interrotta questa amnistia crescente a dismisura che premia i più pericolosi tra coloro che delinquono ed i reati più complessi, a danno invece di coloro i quali, per motivi di classe, per motivi culturali e per motivi economici sono indifesi dinanzi al processo penale del nostro paese. signor ministro della Giustizia , credo di doverle ripetere la domanda, posta poco fa al rappresentante del suo dicastero, alla quale penso che non verrà negare una risposta. la domanda è questa: è esatto — e sappiamo che lo è — che nello scorso anno è stata accertata l' esistenza di 37 mila ordini di carcerazione non eseguiti per un giudizio autonomo dei magistrati sulla loro effettiva possibilità di esecuzione, saliti quest' anno a 63 mila? questa è la domanda e se il presidente consente, forse brevissimamente, con un cenno del capo, lei, signor ministro, potrebbe immediatamente confermare o smentire. signor ministro, per carità, non insisto, ritiro la domanda. ritengo che la mia domanda fosse, in qualche misura, meno semplice e più imbarazzante di quella che al collega Almirante è stato, possibile proporre, ottenendo immediatamente una risposta, perché sappiamo che la risposta sarebbe affermativa. una risposta che da parte di un Governo nell' Italia repubblicana nel 1978 molti ritengono impensabile ed impossibile. allora, se questo è il problema, chi è stato demagogico? colleghi di tutto l' arco politico, colleghi della maggioranza, colleghi di Governo, se me lo consentono, chi, dinanzi all' imperativo di interrompere un' amnistia irresponsabile si è rifiutato per demagogia di affrontare il problema di una amnistia che, liberando dal carico giudiziario la magistratura e innanzitutto i tribunali, consentisse quella dolorosissima operazione chirurgica di individuare nei 2 milioni e rotti di processi pendenti e non fattibili, quei 200 o 300 mila processi più gravi, pericolosamente più gravi e avviarli ad una immediata, certa, rapida e seria operazione di giustizia? mi sembra che la risposta sia nelle cose: è stato il Governo ed è stata la maggioranza. a questo punto, mi chiedo quale sia il motivo vero dell' urgenza scoperta dal signor ministro Bonifacio per il provvedimento e soprattutto — devo dirlo dell' urgenza scoperta dai colleghi del gruppo comunista, che in quest' Aula nel 1976 si opposero a che la Camera consentisse l' urgenza dell' esame della proposta di legge numero 882 del gruppo radicale, che in Commissione giustizia hanno continuamente impedito che venisse rispettato il regolamento (il quale prescriveva alla Commissione giustizia di affrontare il problema entro quattro mesi dall' assegnazione) e che nulla hanno fatto, se non in senso negativo, quando l' Assemblea, nel novembre scorso, ha assegnato 60 giorni di tempo alla Commissione giustizia per riferire all' Assemblea, e che poi sono stati fra i più accaniti a negare la precedenza a questo provvedimento, per imporre quello che si è risolto (con la Reale-bis) con la meschina figura della inconcludenza, imposta giorno e notte alla commissione, contro la strategia della maggioranza che, se dobbiamo credere, signor ministro, alle parole e non ai fatti, è quella che si individua con i rinvii e non con gli atti dovuti. voi avete la strategia del rinvio, avete individuato, signor ministro, la riforma del codice di procedura penale come momento centrale della politica di giustizia e giudiziaria nel nostro paese per non farla, per rimandarla di anni: dal 1976 al 1977, poi dal 1977 al 1978 e infine dal 1978 al 1979. e l' alibi dei provvedimenti sul tipo del disegno di legge numero 1799, della depenalizzazione moderna e articolata, collega Spagnoli! certo, è vero: una moderna politica giudiziaria non può che passare attraverso l' acquisizione di nuove nozioni e di nuovi metodi di repressione, di punizione e di sanzione penale, che deve essere articolata, che deve puntare non solo sulla meccanica della vecchia ed antiquata detenzione, ma che deve depenalizzare da una parte e penalizzare più severamente dall' altra, e giocare sulle multe e su altri provvedimenti riguardanti la libertà! tutto questo è molto bello, ma questa strategia, a livello di enunciazione dalle tattiche e delle strategie dei Clausewitz che siete (almeno sulla carta) della politica e della guerra giudiziaria contro il crimine, si risolve poi in rinvii e inefficienze costanti, per poi recuperare all' ultimo momento le urgenze che due anni fa noi già vi indicavamo come tali e che già due anni fa erano tali. a questo punto, se mi consentite, l' interrogativo centrale resta questo, colleghi del Governo e della maggioranza: è adeguata l' amnistia che proponete e che sostenete al fine di interrompere questa catena di amnistie selvagge e incontrollate e di liberare dal carico giudiziario, che l' ha sepolta, la giustizia dei tribunali? non la giustizia delle preture, ma quella dei processi più gravi, magari anche quella che è in bilico fra i tribunali e istanze ancora superiori e più gravi? niente affatto. per il 90 per cento , voi disseppellite dalla valanga le preture e solo per un presunto 10 per cento (e forse neppure per quello) i tribunali. in realtà, prendete una misura che, certo, libera ampiamente, anche se in malo modo e non subito, le preture, ma per un altro verso e per alcuni aspetti, al limite, aggrava la situazione dei tribunali. quindi permarrà quella situazione nella quale fatalmente la scelta del processo da parte del magistrato dovrà essere quella del processo più semplice, contro il più povero, del processo meno complesso, di quello che richiede meno energie, denaro, tempo, collaborazione. tra l' altro c' è anche il problema del carico carcerario, ma dalle cifre che voi citate vediamo che ci ritroveremo, tra qualche settimana o qualche mese, quando l' amnistia avrà espletato tutti i suoi effetti rispetto al carico carcerario, di nuovo subito a quota 27-28 mila detenuti. fra tre mesi dunque, vi ritroverete di nuovo con un sovraccarico carcerario, nel quale, davvero, se possiamo dire che fino ad ora non ci siamo trovati a dover pagare le conseguenze in termini di ordine pubblico , è per la straordinaria prova di civiltà democratica di classe che ci è venuta dall' universo carcerario, dall' universo dei detenuti che hanno adottato le regole non violente, che digiunano, che non accendono più i pagliericci neanche dinanzi al comportamento criminale della radio e della televisione e di gran parte della stampa. quest' ultima è sempre pronta a dare foto e notizie se qualche detenuto esasperato si reca in terrazza a dà fuoco al pagliericcio. in questo caso si fotografa immediatamente, si getta l' allarme, le carceri esplodono. quando invece nel carcere di Poggioreale, o altrove, migliaia e migliaia di detenuti, in condizioni ignobili, abominevoli come voi dite, fanno il digiuno, la stampa non ne parla, non segnala la notizia. probabilmente si ha paura di questo tipo, di testimonianza. allora chi è che istiga il detenuto? chi è che istiga la popolazione carceraria italiana, se non chi costantemente la sta ponendo dinanzi a certe situazioni per le quali le proteste democratiche, civili, non violente, vengono totalmente penalizzate ed ignorate? è evidente che noi, come gruppo radicale, non insistiamo per un atto di clemenza fino ai tre anni: vogliamo finalizzare a motivi di Stato e di giustizia la ratio dell' amnistia che noi abbiamo proposto dal primo giorno. e nella restaurazione — sia pure contingente, di congiuntura, fino a quando non farete le riforme, fin quando non cambierete e capovolgerete l' indirizzo di questa maggioranza che è lentocratica, che è di legislazione d' eccezione in quanto siamo sempre chiamati a votare le leggi contro il terrorismo, i decreti e altre cose — che voi avete bisogno, più di noi, di respiro, avete bisogno, ha bisogno lo Stato, ha bisogno il Governo, di avere alcuni mesi di ossigeno le di serenità per poter preparare la realizzazione pratica delle riforme. la riforma carceraria ha dovuto fare i conti con la controriforma demagogica e costante delle carceri speciali che hanno finito per dare in gestione le nostre carceri ad altri. non so se il direttore generale , oppure coloro i quali pesano moltissimo nell' ambito del ministero di Grazia e Giustizia fanno dei mormorii. se a volte ci giunge l' eco di una mormorazione su un tema ancora acerbo, dopo sei, otto mesi al massimo ci accorgiamo che la politica di Governo, partita con dichiarazioni in una certa direzione, si ritrova ad essere, invece, puntualmente insabbiata nella, direzione fatta prevedere dalla indiscrezione di questo o quel direttore generale . questi sono fatti che i direttori delle carceri hanno denunciato. abbiamo, signor ministro, le situazioni che conosciamo. in realtà nelle carceri sovraccariche lo Stato ha, nei fatti, la necessità di delegare l' ordine alla mafia, alla « ndrangheta » interna sin quanto non sono gestibili, né controllabili le carceri al livello in cui siamo. signor ministro di grazia e Giustizia, questa è la riposta che viene sempre avanzata dall' opinione pubblica : come mai gli assassini perpetrati nelle carceri, sempre più frequenti, non trovano mai il colpevole? non basta la scusa dell' omertà di quelli che erano vicini. nelle nostre carceri vi è una giustizia che è la giustizia mafiosa e della « ndrangheta » che ha libero corso continuamente. ogni tanto vi sono ordini di esecuzione e non c' è generale Dalla Chiesa che tenga a darci conto di questi assassini contro ragazzi disobbedienti, in quanto coloro che hanno decretato tali assassini, in genere, sono i confidenti, delegati, di un certo tipo di autorità dello Stato al quale si è delegata, a volte, la tutela dell' ordine nelle carceri indipendentemente dalla soluzione delle carceri speciali che tante volte cominciano a divenire, per molti detenuti, forse uno dei rari luoghi di sicurezza. allora, è irresponsabilità dirvi di portare a cinque anni il tetto di questa amnistia? e demagogia, aprire le porte delle carceri a chissà quali delinquenti? ma parliamoci chiaro, il gruppo radicale che insiste per questa misura sa benissimo che sarebbe lui demagogico se raccontasse ai detenuti e agli italiani che portando il limite da tre a cinque anni avremmo quantitativamente un grosso numero di amnistiati in più. non è vero, perché la fascia dei delitti che sono sanzionati e colpiti con pene fra i tre e i cinque anni è sostanzialmente ristretta o perché comprende moltissimi reati ai quali non corrisponde, in termini di attività criminale o giudiziaria, una mole, una consistenza seria di operazioni. ma questo passaggio da tre a cinque anni, in realtà consente di inserire in questa amnistia una fascia amplissima dei cosiddetti reati di opinione che è vergogna voler escludere da un tipo di amnistia nella quale siete costretti ad includere altri reati, più o meno, ma comunque di fatto, di natura criminale. in realtà, in questa amnistia la maggioranza ha scelto di far fuori reati militari e reati d' opinione, con furbizia, con ipocrisia tutta romana, tutta clericaloide. è vero che il vilipendio è compreso; è vero, collega Spagnoli, colleghi comunisti, il vilipendio non è escluso; ma guardacaso poi, con l' articolo 282-bis il vilipendio con quell' aggravante non è affatto incluso nell' amnistia, ma ne è escluso. perché se commesso da cittadino di condizione militare, fino a cinquant' anni , è vilipendio. certo, Adele, ti comunico che se altri hanno vilipeso, la donna che vilipende è inclusa nell' amnistia; ma siccome si ritiene normalmente che la tendenza a vilipendere, mi spiace per te — io lo rivendico — sembra più maschile che femminile, a questo punto il vilipendio con aggravante commesso dal cittadino che è stato militare e che quindi fino a cinquant' anni viene, per giurisprudenza, considerato come tale, è escluso dall' amnistia. ancora, l' istigazione del militare a disobbedire alle leggi. reato tremendo, pericoloso, praticato a livello di massa in Italia, attività criminale, alla quale sono dediti chi? badate, da questo punto di vista sono dedite solo le forze radicali e non violente che sono per l' obiezione di coscienza ; gli altri. dicono invece: andate, armatevi, impossessatevi delle armi, magari non disobbedite per il momento e preparatevi alla rivoluzione domani. anche questo è uno stato di diritto che include questi reati di opinione ed altri. la fascia dei reati compresi tra i tre e i cinque anni non è un salto che qualitativamente risolve il problema che voi dovete risolvere, che è necessario risolvere se vogliamo interrompere per almeno sei mesi l' amnistia strisciante e incontrollata. per la dignità stessa delle scelte non potete decretare con questa amnistia la maggiore indegnità sociale e civile dell' istigazione dell' obiettore di coscienza , dell' obiezione di coscienza che per altro verso è divenuta un valore nazionale quando viene praticata contro l' aborto di vostri medici o dai medici di certi settori. quindi, non è ancora il problema del « tetto » , sul quale insistiamo, dei cinque anni, quello che risolve uno degli aspetti che dovete risolvere. in realtà, lo sapete, è attraverso i problemi dell' articolo 69, i problemi dei giudizi di valenza che può verificarsi il salto qualitativo e quantitativo che libera effettivamente il carico giudiziario del quale vogliamo che si liberino, per poter interrompere l' amnistia automatica, la magistratura italiana e i nostri tribunali. perché continuare a dire no? io credo che, in questa vicenda, dobbiamo dare atto al partito comunista di aver adottato l' atteggiamento più duro e più chiaro. se dobbiamo parlare francamente, all' interno della Democrazia Cristiana e di molti, o di alcuni, partiti della maggioranza, ancora oggi, ancora questa sera, la disposizione a riconsiderare questi aspetti che, appunto, tendono a dare un risultato effettivo per lo Stato e la giustizia attraverso il provvedimento di amnistia pur si manifesta, mentre costantemente sentiamo dire che il partito comunista non molla. spiegateci, fateci sapere perché non volete ricomprendere nell' amnistia i reati per i quali è stabilita una pena non superiore ai 5 anni! anche in questo caso l' atteggiamento è demagogico e dimostra disprezzo nei confronti della maturità delle nostre masse. siate certi che, comunque vadano le cose (lo sappiamo noi per primi) dopo l' amnistia leggerete subito su Il Tempo , su Il Corriere della Sera , su Il Giornale , magari su Paese Sera o su L'Unità , non lo so, che un cittadino rapinatore, ladro, appena dimesso dal carcere per amnistia, è stato riacciuffato e rimesso in galera perché ha tentato lo scippo o qualcos' altro. questo dobbiamo dirlo al paese: nel momento in cui decretiamo un' amnistia sappiamo che questo tipo di notizie circolerà. è un prezzo che dobbiamo pagare. i nostri magistrati saranno liberi di rimettere in libertà, magari per sei mesi o per un anno, coloro che torneranno a — delinquere (specie a livello di piccola delinquenza organizzata), perché la matrice di questa delinquenza è sociale, perché uscendo dal carcere non troveranno lavoro, andranno a rivivere disoccupati avendo fatto l' accademia del delitto a spese dello Stato. certo, quando usciranno saranno più pericolosi di quando sono entrati e, poiché quando usciranno dal carcere saranno dei disoccupati, torneranno — lo sappiamo noi legislatori — a delinquere. la causa patogena della loro delinquenza è nella condizione economica e sociale della nostra società, non nella loro perversione individuale. se vogliamo governare le cose, i conflitti, le paure e i sentimenti dobbiamo realizzare e pagare questo prezzo, dobbiamo consentire ai giudici, alla magistratura italiana di fare i processi contro le associazioni a delinquere, le quali sviluppano il loro unico disegno criminoso in un vasto arco di anni, in condizioni diverse, con, mezzi crescenti a disposizione, con avvocati, con la possibilità di fare una partita a scacchi con la giustizia, di giocare su tutte le risorse della procedura. se in un paese moderno la giustizia non ha la serenità, la forza, di giocare questa sorta di partita a scacchi con la delinquenza organizzata — quella criminale, quella mafiosa, quella politica, quella che gode di consulenze e di omertà prestigiose, anche all' interno dello Stato perderemo tutte le partite: scacco matto su tutti i problemi principali in cambio della possibilità di mangiare un po' di pedine della delinquenza comune, comunque nutrita costantemente dalla disfunzione stessa della giustizia. volete allora rinunciare? e questo che non comprendiamo. noi ci auguriamo che il partito comunista , che è l' elemento trainante di questa vicenda, come di tante altre in questo Parlamento, ci spieghi chiaramente perché dice no ai 5 anni, quali siano eventualmente i reati particolarmente pericolosi, dal punto di vista sociale; che dovrebbero essere esclusi. ci spieghi anche il perché del suo atteggiamento circa l' articolo 69, circa il giudizio di valenza. noi non vogliamo, invece, pronunciarci in un modo sostanzialmente diverso. perché non comprendiamo? perché si nega che la ragione principale dell' urgenza di questa amnistia sia quella di liberare la magistratura dal carico giudiziario. ma che senso dello Stato è questo, se noi sappiamo che di nuovo ci troveremo, a novembre, nella stessa situazione di adesso, con in più appunto, l' allarme sociale che sempre, fatalmente, una amnistia comunque determina? perché questo atto di clemenza gratuito? ma perché volerlo imporre proprio da parte di coloro i quali per tradizione culturale ed ideale sono più lontani da questo modo di pensare? qui non si tratta più di opportunismo, ma di trasformismo. ma io credo che esista un patrimonio al quale, in fondo, è davvero pericoloso rinunciare. com' è possibile che proprio la sinistra si dimentichi che dietro la grossolanità, a volte, dell' accusa alla giustizia di essere giustizia di classe vi è poi qualcosa di estremamente sottile e puntuale ed acuto: il fatto che in questa società, in realtà, il crimine non viene colpito in ragione diretta della sua pericolosità sociale, ma in ragione inversa. si pensi a quanto più pericoloso è il grande evasore esportatore di capitali all' estero, che riesce a sabotare l' economia. e quell' evasore, in termini di pericolosità sociale, di crimine sociale, che è responsabile del delinquere, della disperazione, dell' assenza di strutture sociali, dell' assenza di scuole, di ospedali e così via . e perché dovete ancora una volta rispondere alle nostre sollecitazioni in modo sbagliato? lo avete fatto a proposito della droga: siete stati costretti a legiferare sotto la sferza radicale, e avete fatto una cattiva legge, una pessima legge, che oggi bisognerà rivedere. lo avete fatto per l' aborto: oggi è scoppiato lo scandalo moralistico contro i cattivi dottori, ma è una balla (mi scusi, signor presidente ); è invece il portato di una legge, non della perversione di questo o quel medico obiettore di coscienza ; è la legge che provoca questi fatti. e adesso, anche in occasione di questo atto parlamentare sull' amnistia, perché pagare solo il prezzo dell' allarme sociale che ci sarà, pagare solo il prezzo, in tondo, di inconvenienti che ci saranno, e rinunciare invece a quello che può consentire allo Stato, alla giustizia, un momento di efficienza? ma voi, anche per quanto riguarda le modalità (ma su questo punto interverranno gli altri colleghi radicali), state decretando l' incertezza del diritto, una ulteriore incertezza del diritto, e non fa certezza del diritto; vi state comportando in modo da costringerci, in prospettiva, a votare contro questa vostra legge sulla amnistia, proprio noi. volete farci questo doloroso, egoistico regalo, volete costringerci a non dare l' avallo, a non associarci alla vostra politica criminale e giudiziaria, quando è indubbio, a questo punto, che il prestigio del partito radicale , del gruppo radicale, nelle prigioni, in certi ambienti giudiziari, c' è, esiste. perché rifiutarlo? convinceteci, ma dateci delle spiegazioni qui in Aula, ufficialmente, e non vi limitate a spiegarci nei corridoi il perché di questo limite, di questo tetto. non abbiamo udito nemmeno nelle conversazioni private giustificazioni attendibili. qui non farò nomi, ma nelle conversazioni private i migliori compagni, i più importanti, che gestiscono queste cose ci hanno detto: « non vogliamo che sia troppo importante, perché altrimenti, in questo modo, mettiamo un' altra ipoteca sulle riforme » . ma scusate, io temo che questo non sia un argomento. certo, noi siamo stati contro la politica dei decreti sull' ordine pubblico , delle Reali-bis, contro questo stillicidio di provvedimenti di eccezione, con i quali appunto si rinviano le riforme. ma, a questo punto, se l' amnistia la fate, se dite che è urgente farla, ecco, fatela in modo tale che sia possibile dire anche al paese che la ragione centrale di questa amnistia è quella di rendere, in termini di congiuntura, per un certo periodo di mesi, o forse di anni (speriamo che non ce ne sia bisogno) la giustizia più funzionale rispetto al carico più pericoloso di pendenze processuali, oltre che di situazioni carcerarie. mi avvio a concludere, signor presidente . ho voluto sottolineare i motivi di giustizia, di ordine pubblico , i motivi anomali che oggi, in realtà, gravano su questo provvedimento. non sono vere le affermazioni del signor ministro della Giustizia , del Governo, dei gruppi di maggioranza, secondo le quali l' urgenza risiederebbe nel cominciare a dare attuazione ad una serie di provvedimenti. qui la verità è quella con la quale avevo iniziato: 63 mila ordini di carcerazione che non vengono eseguiti quest' anno perché i magistrati ritengono che non si debbano eseguire e trentasettemila l' anno scorso . quando la giustizia è giunta a questo punto è il collasso: non c' è giustizia, non c' è amministrazione. la riforma dell' amministrazione viene rinviata, oltre a quella del codice di procedura penale . e volete affrontare, con questo collasso sempre maggiore, a ottobre; a novembre, a dicembre, il problema di altri 31 mila o 32 mila ordini di carcerazione e degli altri processi che verranno. e volete gravare dell' atteggiamento odioso e ignobile che state scegliendo per i reati militari la sentinella che si è addormentata. questa è esclusa dall' amnistia. che grande senso dello Stato! ha ragione, allora, il collega Almirante, quando dice che la ricostruzione dello Stato e della mentalità fascisti è andata molto più avanti di quanto lui non pensasse. si scambia con il senso dello Stato — ci se ne fa titolo di merito, signor sottosegretario, signori sottosegretari — il venire a dire: « l' ammutinamento no » . ma non scherziamo! cosa c' è dietro, storicamente, alla parola « ammutinamento » ? ma quali ammutinamenti? i ricordi dell' ammutinamento del Bounty, i ricordi cinematografici. quali ammutinamenti se non una finzione giuridica? uno strumento di ricatto; l' accusa di essere ammutinato, magari a 30 o a 50 persone che hanno il coraggio di non mangiare. volete difendere l' atteggiamento incredibile, veramente odioso e pieno di discredito verso lo Stato, tenuto nei confronti dei sette ragazzi che, in un momento di disperazione, hanno buttato la corona sulle scale del ministero. li sbattete fuori con indegnità, quando vi siete tenuti dentro i D'Amato , tutti i complici delle stragi di Stato , che non siete, nemmeno per un momento, andati a guardare... voi dovete riassumere questi giovani, e invece, li ributtate via, di nuovo. ammutinamento perché non si va a mangiare alle mense: vi fate portavoci del capitano X o Y, che, altrimenti, si vede sfuggire i 10 o 15 ragazzi ammutinati, che ora stanno a Peschiera o a Gaeta. vergogna! vergogna solo a venire nel Parlamento italiano a dire: « l' ammutinamento » . quale episodio di ammutinamento abbiamo mai letto, persino sul Secolo d'Italia ? veramente, lì no, perché gli ammutinamenti sostanziali, i tentativi di golpe non sono perseguiti. per senso dello Stato si esclude l' abbandono di posto da parte della sentinella, che, magari, è la tipica imputazione che questo o quel sergente o capitano riesce a muovere rispetto al soldato un passo più in là del dovuto o che si è assopito magari un momento. in questo caso, guardate il senso dello Stato e della difesa della patria, si esclude l' amnistia. ma questa amnistia, se esclude queste cose, è odiosa, stupida e cieca. abbiamo il Governo, colleghi della sinistra, che a nome vostro viene a proporre questo. e non si fa certamente portavoce delle alte sfere dell' esercito, perché nessuno di noi può presumere che i nostri Stati maggiori possano arrivare a tanta imbecillità. sarà qualche burocrate del ministero, magari in contatto con qualche burocrate o qualche capitano che ha un minimo di udienza, a suggerirvi la scartoffia dell' ammutinamento. e la violata consegna? ma vergognatevi! per il capitano Capozzella! perché avevate paura che, così... ma è questo il modo di legiferare? caso per caso: non la violata consegna, che è un crimine usato ogni giorno, un' arma di ricatto. quando l' italiano diventa militare l' indice di criminalità aumenta così. il giovane italiano quando va a fare il servizio militare diventa un potenziale delinquente: il 3, il 4, il 5 per cento viene sottoposto ai tribunali militari. si esclude la violata consegna e poi magari, ci si preoccupa, e potrebbe anche essere comprensibile, della falsa testimonianza. devo dire che anche questo non mi va, francamente, perché poi non vedo tutto questo bisogno che Malizia paghi quello che deve pagare. avessimo magari la garanzia da questo dibattito che le malizie e i « malizi » futuri saranno scongiurati da una politica complessiva di Governo diversa! invece no. allora è meschino questo atteggiamento, è stupido, è cieco, non è un atto di Governo. governare vorrà pur significare governare le cose, la storia, la cronaca. non è un atto di Governo, è un atto di fuga, è una concessione vile, dinanzi al fatto che voi avete in Italia, l' unico paese al mondo, più del 60 per cento nelle carceri di detenuti con presunzione costituzionale di non colpevolezza. ma nell' Italia di Scelba, colleghi comunisti, nel 1950, i detenuti in attesa di giudizio erano il 47 per cento ! nell' Italia del compromesso storico tali detenuti sono il 64 per cento , e questo dovrà pur significare qualche cosa. Scelba governava, e i detenuti in attesa di giudizio, grazie al partito comunista , grazie alle forze democratiche non riusciva a tenerli dentro, perché allora c' era una opposizione. se questo è vero, allora mi pare che ci sia da preoccuparsi ancora di più. se fosse vero che solo quando si è dentro con la propria parte politica , si fanno queste battaglie; se fosse vero che si combattono certe battaglie di civiltà giuridica solo quando il potere ci perseguita e non quando il potere perseguita chicchessia, evidentemente ci troveremmo già a delle confessioni di strumentalità e di tradimento potenziale, che è bene che vengano fuori. e quindi per questo, signor, presidente, che il gruppo radicale con fiducia ancora, in questa fase del dibattito, si augura che si voglia raccogliere il suo invito alla maggioranza a compiere il suo dovere di governare, non di essere governata dalla logica delle cose. questa logica delle cose i: una logica delle cose di classe, è violenta, autoritaria, ma anche suicida. e un' occasione che avete, forse l' ultima: cercate di non sprecarla. per quel che ci riguarda, sappiamo che è con dolore che una volta di più dovremo constatare che l' occasione che abbiamo offerto al Parlamento, con la droga, con l' aborto e in tanti altri casi, adesso anche con l' amnistia, è sprecata contro qualsiasi sennata speranza di tutti che sia dato al Governo del nostro paese un momento di respiro nelle sue difficoltà. e noi siamo fieri di questo, signor presidente . certo, avremmo potuto parlare a lungo delle nostre carceri, dell' ingiustizia di questa giustizia di classe; ma io credo che sia con fierezza e con convinzione che oggi noi possiamo dire che ci si trova sempre di più dinanzi ad uno scontro di classe, anche nel settore della giustizia e nella vita morale del nostro paese. e possiamo oggi contrapporre una diversa proposta a quella del Governo, anche in nome del buon governo e della difesa dello stato di diritto e del diritto dello Stato, contro una gestione assolutamente cieca, irresponsabile e — noi vediamo nei fatti — assolutamente controproducente delle cose dello Stato da parte di chi è quasi plebiscitato nel Parlamento repubblicano.