Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 321 - seduta del 27-07-1978
Delega al Presidente della Repubblica per la concessione di amnistia e di indulto e disposizioni sull'azione civile in seguito ad amnistia (2343); Delega al Presidente della Repubblica per la concessione di amnistia e di indulto (882)
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 321
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole rappresentante del Governo, debbo onestamente premettere che non credo mi avvarrò personalmente della deroga ai limiti di tempo che molto giustamente il gruppo al quale mi onoro di appartenere ha chiesto. nel merito, desidero dare luogo anche ad un' altra premessa, che è di correttezza e di onestà. poiché ho l' onore di aprire il dibattito e poiché nel dibattito interverranno — credo — numerosi colleghi dal mio gruppo e naturalmente anche di altre parti politiche, poiché si discuterà appassionatamente da parte nostra dell' articolato e particolarmente di quei punti ai quali farò riferimento e che riguardano i due grandi problemi ai quali ci sentiamo particolarmente interessati, il problema della moralizzazione della vita pubblica e quello della pacificazione nazionale, relativamente ai provvedimenti di amnistia e di indulto, aprendo il dibattito non mi permetto di anticipare il giudizio finale che esprimeremo con le nostre dichiarazioni di voto su questo disegno di legge , anche perché vista la mia molto scarsa competenza in materia giuridica, darò luogo ad un intervento di contenuto politico, su una linea, come abbiamo ufficialmente preannunciato, di dura opposizione. anche perché, avendo ascoltato con attenzione e con deferenza la relazione, molto corretta, dell' onorevole relatore per la maggioranza; ed avendo visto che egli ha insistito sul tema delle esclusioni connesse con la legge Scelba e con la legge Reale ; e visto anche che, se ho bene inteso, egli non ha espresso alcuna novità, che speravamo poterci attendere, in tema di esclusioni a proposito della moralizzazione della vita pubblica , ho il timore, piuttosto fondato, che il giudizio che daremo alla fine del dibattito sugli articoli coinciderà con quello, duramente oppositorio, che io mi accingo a dare in termini politici generali. debbo dire, entrando immediatamente nel tema, che questa amnistia è nata male, prima di tutto sotto il profilo costituzionale, perché si tratta di un disegno di legge che espropria il presidente della Repubblica della potestà che apparentemente gli viene riconosciuta. il dimostrarlo è molto facile: avrei — anzi avremmo — potuto dare luogo ad una ampia illustrazione di una pregiudiziale di costituzionalità , sulla quale avremmo potuto chiedere il voto, ma non lo abbiamo fatto per due motivi. prima di tutto, perché la maggioranza ne avrebbe potuto legittimamente approfittare per presentarci come avversari in linea di principio di un provvedimento di amnistia e di indulto e noi non lo siamo affatto. in secondo luogo perché, anche per i motivi che ora mi accingo ad esporre rapidamente, non volevamo che la maggioranza, con un voto che indubbiamente avrebbe schiacciato la nostra opposizione, ottenesse una convalida formale nei confronti di sragioni di incostituzionalità che, come avrò modo di documentare, la stessa maggioranza — con i suoi più autorevoli esponenti in Commissione affari costituzionali — ha ritenuto essere pienamente validi. mi spiego in due parole. questo disegno di legge , come ogni altro disegno di legge di amnistia e di indulto, fa riferimento all' articolo 79 della Costituzione, il quale conferisce al presidente della Repubblica uno dei suoi pochi poteri discrezionali, quello di concedere l' amnistia e l' indulto su legge di delegazione delle Camere. vicini di casa dell' articolo 79 sono i due articoli della Costituzione (76 e 77) che precisano cosa si debba intendere per legge di delegazione. per la verità, l' articolo 76 si occupa delle leggi di delegazione al Governo e non al presidente della Repubblica , ma se in quel modo si specifica chiaramente la delegazione al Governo, è da pensare che la delegazione al presidente della Repubblica debba essere regolata dagli stessi criteri, o semmai da criteri ancora più rispettosi delle prerogative di autonomia di scelta che vengono riconosciute al presidente della Repubblica dall' articolo 79. anche perché, in relazione all' attività legislativa dal Parlamento e ai rapporti fra questo e il presidente della Repubblica quanto all' attività legislativa normale, ci sono altri due articoli della Costituzione vicini di casa a quelli che sto citando, gli articoli 73 e 74, i quali statuiscono che nei casi di attività legislativa normale il Parlamento delibera e il presidente della Repubblica promulga: se non ritiene di non dover promulgare, rinvia le leggi approvate con messaggio; se il Parlamento riapprova, il presidente della Repubblica si deve rassegnare — eventualmente anche al torto e alla ingiustizia — , perché l' articolo 74 stabilisce tassativamente che « deve » in questo caso promulgare. ora ci troviamo, con questo disegno di legge , di fronte ad una macroscopica espropriazione di uno dei pochi poteri che il presidente della Repubblica ha, anche se il Governo e la maggioranza hanno tentato, nel titolo del disegno di legge , di sfuggire a questo scoglio. il disegno di legge , infatti, si intitola correttamente: « delega al presidente della Repubblica per la concessione di amnistia e di indulto, eccetera » . va benissimo, il titolo; ma quando dal titolo si passa all' articolato, questa non è una delega, è un diktat. l' articolato è completo: non si tratta di criteri direttivi, di norme orientative, ma è un articolato completo che il presidente della Repubblica (bere o affogare) deve firmare. deve firmare, perché in questo caso, non trattandosi di legislazione ordinaria, non trattandosi quindi di promulgazione, non valgono le norme degli articoli 73 e 74, e quindi il presidente della Repubblica non può rinviare alle Camere, con un proprio messaggio, il disegno di legge in oggetto perché, essendo una concessione sua, ed essendo così intitolato, è impensabile che il presidente della Repubblica replichi ad una propria concessione, con un messaggio che respinga al Parlamento la concessione del presidente della Repubblica . quindi, il presidente della Repubblica in questo caso è spogliato delle prerogative, pur fragili e lievi, che gli affidano gli articoli 73 e 74 della Costituzione; è spogliato delle prerogative relative alla delega di cui agli articoli 76 e 77 della Costituzione, ed è costretto a firmare, non concede niente, non è discrezionalmente. nella condizione di esaminare e discutere niente. ma la responsabilità diventa sua. di fronte al Parlamento, avrebbe poca importanza, ma di fronte all' opinione pubblica , di fronte al popolo italiano , si saprà (perché questa è la considerazione che si ha di un provvedimento di amnistia e di indulto: per lunga tradizione la grazia, l' amnistia e l' indulto sono le prerogative sovrane che i regimi monarchici hanno trasmesso ai regimi democristiani per quanto riguarda le attribuzioni del Capo dello Stato ); di fronte all' opinione pubblica , dicevo, di fronte agli interessati in un senso o nell' altro, come diceva giustamente il relatore, si saprà che il presidente della Repubblica , onorevole Pertini, che abbiamo eletto da poco (e tornerò su questo argomento, che riveste una eccezionale importanza), concede l' amnistia e l' indulto, e quindi risponde nel merito di un provvedimento che egli non ci può nemmeno rinviare con un messaggio, ma che deve sottoscrivere. mi sembra, ripeto, che questa sia una eccezione di incostituzionalità pesantissima, tanto che, come ricordavo poco fa, quando se ne è parlato in sede di Commissione affari costituzionali, era presente ed ha preso la parola il presidente del nostro gruppo, onorevole Pazzaglia, mentre per la maggioranza si è espresso il relatore onorevole Labriola, socialista anch' egli (della famiglia), il quale si è espresso come ora brevemente citerò dal bollettino delle Commissioni, perché si tratta di un documento di notevolissima importanza per le meditazioni cui darà luogo, spero presto, o per lo meno in avvenire, nel Parlamento italiano. « il relatore Labriola, nel riferire favorevolmente sul provvedimento per gli aspetti costituzionali di competenza della commissione, tiene tuttavia a sottolineare l' eccessiva rigidità che appare nella formulazione della delega, a suo giudizio condizionante in modo severo l' esercizio dei poteri di emanazione del provvedimento di amnistia propri del Capo dello Stato » . oh bella! « eccessiva rigidità » ; « in modo severo » . no; si dice al presidente della Repubblica : « firma. questo è il compitino. devi firmare » . a parere del relatore Labriola, è severo l' atteggiamento del Parlamento nei confronti del presidente della Repubblica . no, è semplicemente iugulatorio, ed è irrispettoso, è oltraggioso, non nei confronti di questo presidente, ma nei confronti dell' istituto. proprio in Commissione affari costituzionali un relatore di maggioranza viene a sostenere queste tesi! non me la piglio con lui, ma con tutti quanti voi, partiti dell' « arco » . che bell' arco! sotto l' arco, la Costituzione crepa, non canta. voi siete quelli dell' « arco » , e avallate uno sfregio costituzionale di questa gravità, in una materia di questa importanza e poi dite che è un po' rigida la Camera dei Deputati nei confronti del Capo dello Stato . il resoconto pubblicato nel bollettino delle Commissioni così continua: « ciò oltretutto determina, a suo giudizio, il pericolo di trasformare un provvedimento legislativo costituzionalmente ben caratterizzato e specifico come quello dell' amnistia in un vero e proprio provvedimento di indirizzo politico » , eccetera. conosco benissimo, anche perché l' onorevole Labriola ne ha parlato, qual è l' obiezione di difesa da parte della maggioranza e forse da parte della Presidenza della Camera che non mi permetto di chiamare in causa ma che vorrei che in una prossima occasione si pronunziasse. si dice che questa è la prassi e che si è sempre fatto in questo modo o per lo meno molte volte si è fatto così. onorevoli colleghi , che la prassi sia giustamente invocata da tutti i parlamenti del mondo come punto di riferimento quando vi è dubbio interpretativo, lo capisco benissimo, lo abbiamo fatto tante volte e siamo pronti a rifarlo. ma che la prassi venga invocata quando dubbio interpretativo non v' è e non vi può essere, quando la lettera della Costituzione è chiarissima, quando la violazione è patente, quando neppure i relatori per la maggioranza sono nella condizione di smentirne l' esistenza e la gravità, cosa può significare? significa che siccome si è sbagliato, si è peccato, per esprimermi come si esprimeva l' onorevole relatore per la maggioranza poco fa, per tanti anni fino ad ora e siamo stati tutti complici, noi che concediamo amnistie o indulti, di un reato continuato di lesa Costituzione, continuiamo così. ritengo che non possa essere invocata la prassi; anzi, il più pesante atto di accusa nei vostri riguardi è proprio la constatazione che una prassi delittuosa — mi sto esprimendo in termini giuridici — sia stata seguita fino ad ora e sia stata adottata anche in questa eccezionale — poi vi dirò perché la giudico eccezionale — occasione. mi sembra quindi di poter dire che avete messo il presidente della Repubblica nella condizione di non poter concedere, di non poter promulgare, di non poter inviare messaggi, ma nella condizione di firmacarte. ma nemmeno il notaio, per carità! il notaio ha una certa elasticità di giudizio, può non firmare atti irregolari che gli vengono sottoposti. avete ridotto il presidente della Repubblica , non dico il vostro presidente della Repubblica , io che non l' ho votato, dico il nostro presidente della Repubblica perché credo alla validità e all' impegno del messaggio che l' onorevole Pertini pochi giorni fa ha letto in quest' Aula, umiliando l' istituto e tentando di umiliare la persona, nella condizione di un passacarte. credo che non abbiate fatto bene. peggio mi sento, onorevoli colleghi , quando dalle considerazioni di carattere costituzionale, di principio, passo alle considerazioni di merito politico; cioè, alle motivazioni che avete dato, che abbiamo letto, che leggiamo nella relazione governativa e in quella per la maggioranza, che abbiamo letto sui giornali attraverso dichiarazioni, non so se ufficiali o ufficiose, del ministro della Giustizia e che abbiamo letto negli editoriali di taluni giornali di partito e di regime, soprattutto il quotidiano, in questi giorni tanto alla moda, del partito socialista italiano. cosa dice la relazione governativa per giustificare il provvedimento di amnistia che, come giustamente osservava il relatore per la maggioranza, dovrebbe rappresentare una rarissima eccezione o addirittura non dovrebbe comparire mai nella vita di uno Stato democratico retto secondo giustizia? cosa dice la relazione al disegno di legge a proposito delle motivazioni di fondo che precedono e giustificano questo provvedimento? dice che è stata delineata, con il disegno di legge numero 1799, attualmente all' esame della Commissione giustizia della Camera, « una strategia differenziata dell' intervento penale secondo le indicazioni contenute nella mozione approvata dalla Camera dei Deputati il 15 luglio 1977 » . il 15 luglio 1977 vi erano lo stesso presidente del Consiglio di oggi, un Governo press' a poco identico all' attuale ed una maggioranza salvo una variante — quella liberale identica all' attuale. sulla mozione del 15 luglio 1977 — come spero abbiate la bontà di ricordare — ebbe luogo in quest' Aula un dibattito importante ed appassionato. certamente non avrete la bontà di ricordare che noi presentammo una mozione alternativa — ma la presentammo — esprimendo in quel momento sfiducia non nella capacità ma nella volontà di quel Governo, di quella maggioranza, di portare avanti la tematica espressa nella mozione. una tematica che non ci piaceva, non ci convinceva, alla quale ne contrapponevamo un' altra, ma che tuttavia avevamo il dovere di prendere sul serio, impegnando il Governo a fare per lo meno ciò che il Governo stesso e la maggioranza avevano deciso di fare. che cosa è successo? che non se ne è fatto niente e dal 1977 si è arrivati al 1978: la tragedia del 16 marzo, il nuovo Governo, la nuova maggioranza, il nuovo-vecchio Governo, la nuova-vecchia maggioranza, anche se questa volta senza liberali. si è continuato a non realizzare nulla, sia per quanto riguarda i problemi della giustizia, sia per quanto riguarda tutti gli altri problemi, malgrado gli impegni solenni assunti con il voto del 15 luglio 1977. e allora? e allora, siccome gli impegni non sono stati mantenuti, siccome i problemi della giustizia non sono stati risolti, siccome il personale giudiziario non è in numero sufficiente, siccome l' andamento della giustizia è lentissimo, siccome l' edilizia carceraria è quella che è, siccome le carceri sono sovraffollate, siccome, insomma, non si è fatto quello che si doveva fare, si ripara con l' amnistia e l' indulto e si giustifica — cosa molto grave — l' inadempienza con lo stato di necessità. si creano quindi stati di necessità non politici, bensì funzionali, e si creano stati di necessità funzionali perché non si funziona. ed avendo creato degli stati politici funzionali, si rimedia nel peggiore dei modi, se questa è la motivazione (ma la nostra è un' altra). dunque, si dice, le leggi che allora avevamo preannunziato e predisposto non sono ancora giunte a maturazione e, di conseguenza, diamo luogo alla amnistia e all' indulto: pessima motivazione per un pessimo provvedimento. succede infatti che si creano discriminazioni tra i cittadini per modo che alcuni di essi, che hanno commessi reati entro una certa data, fruiscono dell' amnistia e dell' indulto (sempre per il fatto che lo Stato e la giustizia non hanno funzionato), mentre altri, che li hanno commessi oltre quella data, poverini, pagano, perché non ci sono ancora le nuove leggi di depenalizzazione, ovvero stanno scomodi nelle carceri perché non sono stati ancora costruiti gli stabilimenti carcerari accoglienti. mi sembra che questa motivazione sia veramente pessima. ma c' è di peggio nella relazione governativa. in essa si dice (e tornerò sull' argomento) che « le esclusioni oggettive dall' amnistia sono elencate nell' articolo 2 del disegno di legge che (...) indica alcuni reati che, pur rientrando nell' amnistia per i limiti di pena, è opportuno da essa escludere per valutazioni di ordine politico » . allora non siamo più, soltanto, alle motivazioni di carattere funzionale! dobbiamo dare amnistia o indulto perché le carceri sono sovraffollate, perché non abbiamo depenalizzato alcuni reati, perché riteniamo iniquo che certe leggi siano ancora in vigore ma non siamo d' altra parte riusciti ad abrogarle o a modificarle? no, ci sono anche valutazioni di ordine politico! quindi la maggioranza ed il Governo approfittano della propria non funzionalità, della propria incapacità a funzionare, della propria insensibilità ai problemi della giustizia vera per sovrapporre posizioni, impostazioni, interessi, discriminazioni, persecuzioni di carattere politico a motivi che invece, sin qui, apparivano o volevano apparire come connessi ad una situazione considerata in maniera imparziale! ho accennato, poi, signor ministro, a dichiarazioni, non so se ufficiali o ufficiose, non so nemmeno se autentiche, che ella avrebbe fatto. se non sono autentiche, ella avrà la cortesia, se lo vorrà, di precisarlo, ed io sarò molto lieto di registrare la sua precisazione. ho letto su parecchi giornali, nei giorni scorsi, dichiarazioni a lei attribuite; secondo le quali ella consigliava al Governo ed ai partiti di approvare celermente, e comunque di approvare, un provvedimento di amnistia e di indulto, perché altrimenti si temeva in parecchie carceri una sommossa, della quale c' erano avvisaglie. ella, quindi, le smentisce. io le sono molto grato, e sono molto grato a me stesso, perché sono riuscito a ottenere una smentita (evidentemente i suoi servizi stampa non le passano i ritagli di giornale); una smentita che sarebbe stato opportuno che i suoi servizi stampa diramassero ai giornali. ora che ho ricevuto la sua cortese e tassativa smentita, credo di potermi permettere di dire insieme con lei che sarebbe — periodo ipotetico del terzo tipo — assolutamente indecoroso che in un qualsiasi paese civile esistesse un ministro della Giustizia il quale motivasse l' urgenza o la necessità di una amnistia con il pericolo di sommosse nelle carceri. in questo modo, infatti, dopo aver espropriato il presidente della Repubblica della potestà di concedere amnistia e indulto, si concede la stessa potestà ai criminali peggiori, che sono quelli che sommuovono di tanto in tanto le nostre carceri. sono dunque lietissimo della sua smentita, signor ministro; la stampa, però (io le invierò doverosamente i ritagli), ne ha parlato parecchio. invece temo forte che i socialisti non possano smentire — e mi rivolgo alla cortesia dell' onorevole relatore per la maggioranza — quanto è stato scritto sull' Avanti! , in data 21 luglio, in un editoriale di Lelio Lagorio, che è un personaggio di spicco del partito socialista italiano. ve ne do lettura: a proposito delle discriminazioni e persecuzioni politiche alle quali accennavo, e sulle quali tornerò, Avanti! scrive testualmente: « c' è stata, in sostanza, una discriminazione fra reati nel provvedimento: a parità di pena, alcuni rientrano nell' amnistia e nell' indulto, altri no. forse a qualcuno questa decisione non piace, ma è a questo obiettivo che abbiamo puntato di più, perché in questa discriminazione siamo convinti che stanno le radici della vera giustizia » . io non l' avevo letto mai: ci voleva Avanti! per insegnarci che nella discriminazione stanno le radici della vera giustizia. per prevenire risposte che sarebbero troppo facili, ma che non sarebbero né oneste, né convincenti, debbo dire che se si tratta di discriminare obiettivamente fra reati, e di considerare che valga la pena, data la gravità dell' uno e la minor gravità dell' altro, a prescindere dalla punibilità, di includere l' uno o di escludere l' altro, possiamo esser d' accordo. ma quando questa discriminazione è retta, guidata, stimolata da considerazioni e valutazioni politiche, allora siamo al massimo della faziosità, al massimo della persecuzione, e lo siamo — colleghi di parte socialista — in maniera sfrontata e anche, devo dire, se posso permettermi un giudizio (un giudizio, per carità, non un consiglio!), controproducente. ma come? voi state cercando di presentarvi in un certo modo, dopo tanti anni. ricordo ancora le suadenti espressioni dell' onorevole Nenni, allora vigorosissimo, nel meglio della sua oratoria, qui in Aula, nel 1956, quando egli inventò il socialismo dal volto umano , che in definitiva era il progenitore del socialismo dal garofano di questi ultimi tempi, alla Craxi. ebbene, non è molto intelligente (politicamente, per carità!), da parte di uomini politici i quali vogliono presentarsi con il sorriso in Italia e in Europa, ostentare scritti di questa faziosità, che vanno a ledere quei diritti civili , quei diritti umani , alla cui difesa poi siamo tutti mobilitati sui giornali quando si tratta di occuparsi di quel che avviene al di là della cortina di ferro . questo avrebbe potuto essere scritto sulla Pravda. anzi, la Pravda è più intelligente perché non scrive cose di questo genere . oltrecortina le fanno, ma non scrivono queste cose, non scrivono, come fa Avanti! , che nella discriminazione stanno le radici delle vera giustizia. si può pensare, questo sì, che la vera giustizia possa generare dei frutti attossicati di discriminazioni, ma se alle radici sta la discriminazione, non mi venite a raccontare che il raccolto sarà di giustizia. cercate, allora, di correggere questi giovanotti anziani che non si sono accorti degli intelligenti aggiornamenti di linguaggio che il partito socialista va portando avanti in questi tempi. nell' editoriale dell' Avanti! — e in tutto l' atteggiamento, non solo dei socialisti, ma anche dei comunisti e, purtroppo, in larga misura dei colleghi, tra i quali sono compresi personaggi importanti, della Democrazia Cristiana — quello che più mi diverte è la promessa che da ora in poi tutto cambierà. vi do un annuncio: lo traggo dall' editoriale dell' Avanti! : « da ora in poi, appena varata la legge di clemenza, ci metteremo al lavoro per cambiare gli articoli vecchi del vecchio codice fascista » . di grazia , fin qui che avete fatto? non vi siete messi al lavoro? siete come noi deputati e senatori da trent' anni e non avete lavorato? non avete guadagnato lo stipendio? noi pensiamo che voi abbiate lavorato, badate. io vi difendo da questa sordida ed iniqua accusa di non aver lavorato per trent' anni e di aver « sbafato » le indennità parlamentari e la qualifica di legislatori. ora ci venite a raccontare che vi metterete al lavoro per modificare il codice Rocco ? fateci una cortesia, che è poi una cortesia che chiediamo per voi stessi: fino a quando non lo avrete modificato sul serio, nei principi e nelle norme — che avevano, e continuano ad avere, una certa coerenza, che è la coerenza di quel regime senza alcun dubbio — non parlatene più. è un discorso che non vi fa onore. questo discorso non fa onore a voi, che da trent' anni convivete con il codice Rocco , con le norme del codice Rocco , con i principi dal codice Rocco , che vi avvalete di quelle norme, di quel codice, di quei principi, che vi avvalete di quella logica che democratica non era per sostenere un regime che si dice di democrazia, ma che di democrazia non è. modificatelo sul serio, non parlatene più. non è lecito dire: « modificheremo il codice Rocco » e, intanto, escludere dall' indulto coloro che sono colpiti dall' articolo 2 della legge Scelba. e no, siete molto più colpevoli voi di riorganizzazione del disciolto partito fascista di quanto non lo possano essere stati i cento ragazzi che hanno fatto un saluto romano, perché voi non avete attenuanti. tenere in piedi il codice Rocco , infatti, significa, secondo una corretta interpretazione della legge Scelba, riorganizzare il disciolto partito fascista , di cui il codice Rocco è stato una espressione coerente — e devo dire anche leale — e corretta. quello, infatti, era il regime, così fu valutato, così fu giudicato, così fu combattuto, così fu abbattuto. fino a quando terrete in piedi il codice Rocco — e non parlo solo di questo, ma anche del testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza , dei codici militari, di pace e di guerra: tutta l' impalcatura della legislazione penale italiana è rimasta quella — voi avete riorganizzato il disciolto Stato fascista; altro che il partito. avete riorganizzato, molto di più di quanto non possa aver fatto qualsiasi ingenua, o, magari condannabile apologia di regime, il fascismo. sono io che ve lo dico, ma questo è un confronto che non desideriamo con voi, anche per quello che più avanti, e molto rapidamente, avrò da dirvi in materia. pertanto, se questa amnistia è nata male dal punto di vista costituzionale, è nata peggio da quello, politico, perché questi atteggiamenti ci portano ad una condanna molto severa del vostro metodo di reggere la cosa pubblica . un' altra cosa che ci muove a sdegno è il tentativo — da parte dei socialisti e da parte dei comunisti — di dissociare continuamente le loro responsabilità dal resto della maggioranza. e dal 20 giugno del 1976 che voi governate insieme; perché stare in maggioranza responsabilmente, dire di sì responsabilmente alle decisioni e alle non decisioni, ai compromessi o alle scelte di un apparato governativo, significa condividere le responsabilità. a noi non è mai toccato di condividere le responsabilità di Governo, ma se ci fosse capitato, ci dareste ancora, dopo venti o trent' anni , la croce addosso per eventuali nostre responsabilità. voi siete assieme, a governare assieme, a legiferare o a non legiferare assieme e, adesso, a tirar fuori questo infelice provvedimento di amnistia e di: indulto assieme. e avete fatto negli scorsi giorni, prima nelle riunioni di partito, tra i cosiddetti tecnici, e poi nelle riunioni delle Commissioni parlamentari, il vecchio gioco del do ut des : io do una cosa a te, tu dai una cosa a me. e voi democristiani avete cercato, per carità, legittimamente, per lo meno parecchi di voi hanno cercato di salvare qualche amico, attraverso qualche attenuazione delle norme relative alla moralizzazione della vita pubblica ; e voi comunisti e socialisti avete risposto immediatamente: sì, sì, possiamo concedere, però la legge Scelba, la legge. Reale... questo avete fatto e questo è un modo indecoroso di governare e di condividere le responsabilità del Governo, soprattutto in questo momento. ed io torno alla solennità di questo momento politico. onorevoli colleghi , è stato eletto da pochi giorni il nuovo presidente della Repubblica . perché è stato eletto in anticipo? perché ad un certo punto il partito comunista ha imposto alla Democrazia Cristiana di imporre all' ex presidente della Repubblica di andarsene. e perché il partito comunista , un bel mattino prese questa decisione? perché qualche giorno prima, l' 11 giugno, molti milioni di italiani avevano detto sì alla moralizzazione della vita pubblica e avevano detto anche, molti milioni di italiani, il loro dissenso nei confronti della legge Reale , e quindi anche nei confronti della legge Scelba, come leggi di discriminazione. volete riconoscerci che l' andamento degli eventi è stato questo? viene eletto in anticipo un presidente della Repubblica di parte socialista; si ritiene e si paventa che egli voglia esprimere — e lo avrebbe fatto lecitamente dal suo punto di vista — gli indirizzi della estrema sinistra ; invece egli rinverdisce e, se mi è permesso dirlo, italianizza la sua candidatura, dichiara di voler diventare il presidente di tutti gli italiani, e nel suo messaggio recepisce, perché sa di essere, come presidente della Repubblica , il figlio di una scelta popolare indiretta, questi due grandi valori, questi, due grandi principi. che cosa dichiara il presidente della Repubblica nel suo messaggio? dichiara di voler essere il presidente di tutti gli italiani; dichiara che i risentimenti non fanno né morale né politica, e dichiara che gli italiani vogliono, ed egli vuole, una Repubblica incorrotta e giusta. queste sono state le sue dichiarazioni. noi le abbiamo prese sul serio, non votando per lui; non versando granelli di incenso alle memorie della Resistenza, abbiamo prese sul serio le sue dichiarazioni e credo, o almeno spero, che le abbiano prese sul serio tutti gli italiani. di fronte ad esigenze di questo genere, che hanno portato addirittura all' elezione del nuovo Capo dello Stato e alla rimozione il precedente Capo dello Stato , voi mi portate in questo dibattito in materia di amnistia e di indulto la legge Reale e la legge Scelba come discriminante. che abbiate tenuto in piedi la legge Reale è giustissimo: non è stata abrogata; che quindi sia rimasta in piedi la legge Scelba, giustissimo: non era neppure richiesta la sua abrogazione. che non siano state approvate da voi le nuove norme per la moralizzazione della vita pubblica , che sia rimasta in piedi la vecchia impalcatura, giustissimo: perché neanche la legge sul finanziamento pubblico dei partiti è stata abrogata. però avete tenuto conto dell' ondata di pubblica opinione che è continuata dopo l' 11 giugno, che si è espressa, in posizioni di protesta, che viene definita qualunquistica, ma che tutti pigliano sul serio. a Trieste, nel Friuli, in Val d'Aosta , voi sapete che questo è lo stato d'animo di molti milioni d' italiani; e la legge Reale la usate, non per tenerla in piedi, ma addirittura come discriminante. ma, dovreste vergognarvi! ma che razza di sensibilità avete? dove avete imparato a rappresentare il paese reale ? voi rappresentate solo il paese legale ! in questo modo l' abisso si approfondisce ancora, gli italiani non possono capire una maggioranza, un Governo, un Parlamento che nella sua maggioranza si comporta così in un momento come questo. dove è finito il messaggio presidenziale? al presidente non concedete neppure di poter attuare il dettato dell' articolo 79 della Costituzione? deve firmare e deve firmare contro se stesso , per smentire se stesso , deve firmare un provvedimento di amnistia che smentisca quello che ha detto. egli ha detto: niente più risentimenti, e voi tirate fuori l' articolo 2 della legge Scelba equiparando le fattispecie ivi previste a reati che io non voglio nemmeno definire perché me ne vergogno? e allora, poiché i problemi li conoscete, abbiate coraggio! quanto al problema della pacificazione nazionale o, se volete, del fascismo o del partito fascista , del disciolto o del riorganizzato partito fascista , è dal 1972 che di questo problema si parla in quest' Aula, è dal 24 maggio del 1972 che il sottoscritto a larghissima maggioranza è stato ritenuto presunto o possibile reo e gli è stata decretata, con il proprio voto favorevole, la perdita dell' immunità parlamentare. aspettavo di essere interrogato e non sono stato interrogato; aspettavo la comunicazione giudiziaria e questa non mi veniva consegnata; sono andato alla procura della Repubblica di Roma e ho ritirato, signor ministro, io personalmente, la comunicazione giudiziaria che reca la data (del 31 luglio 1972 perché dal 24 maggio al 31 luglio nessun magistrato aveva trovato il tempo di farmela recapitare. ho chiesto di essere interrogato non soltanto per il periodo 1969-1972, come era stato disposto, ma addirittura per tutto l' arco di tempo che va dal 1946, dal 26 dicembre 1946, data di fondazione di questo caro e glorioso partito, fino al giorno in cui ero stato incriminato; non sono stato più interrogato, è finita la legislatura ed è caduto tutto. cominciata la nuova legislatura, le richieste di autorizzazione a procedere sono state ripresentate, questa volta « le » richieste di autorizzazione a procedere , perché si è ritenuto di scoprire che, per quanto mostro di capacità organizzativa, non ce l' avrei potuta fare da solo, sono arrivate le richieste di autorizzazione a procedere contro parecchi parlamentari, veri e abusivi, e siamo qui ad aspettare sapendo che sono iscritte all' ordine del giorno e che non se ne discute perché il regime ha paura di questo processo, perché il regime non ci vuole processare, perché il regime sa che questo processo ci farebbe soltanto una enorme pubblicità e squalificherebbe il Governo e il « regime » italiano al rango dei peggiori regimi di persecuzione e di discriminazione politica. la legge Scelba, infatti, comunque la si consideri, è una legge speciale ed eccezionale che tende a colpire il pensiero dell' uomo, nefasto, sbagliato quanto volete, ma pur sempre pensiero, non azione e tanto meno possibili crimini. il regime ha paura e io posso anche comprenderlo, posso perfino immaginare di infischiarmene, di stare insieme con tutti i miei amici a questo gioco, di lasciar correre, può perfino essere per noi un buon motivo di propaganda nei comizi elettorali: « sapete, mi vogliono mettere sotto giudizio! » , e la gente si commuove e applaude, poverella. ma quello che noi non consentiamo, onorevole relatore, mi rivolgo a lei perché è uomo intelligente e sensibile, è che si facciano pagare alcuni ragazzi o anziani, e tanti giovani e giovanissimi. infatti, o noi siamo, per assurdo, colpevoli, e allora quei nostri seguaci che voi colpite e che escludete anche dall' indulto sono innocenti perché avrebbero seguito noi che voi non avete il coraggio di processare; oppure noi siamo innocenti, e allora i nostri seguaci sono vittime incolpevoli, dal mio punto di vista , di una odiosa e vergognosa discriminazione e persecuzione! perciò decidetevi e assumete le vostre responsabilità: quando, onorevole relatore per la maggioranza, si arriverà a quella norma — glielo dico cordialmente cassatela e non ci pensate proprio più, il problema cassatelo, prendetelo di petto, di fronte, coraggiosamente! io sono qui, segretario di questo partito, sono qui i miei amici e sono qui presenti tutti i nostri di ogni parte d' Italia; avanti, abbiate il coraggio di metterci sotto processo, spiegateci e spiegate agli italiani che cosa è questo risorgente o riorganizzato o riorganizzabile già disciolto partito fascista , spiegate come mai voi non siete fascisti ma convivete con le leggi del tempo fascista e con gli istituti del tempo fascista! spiegate tutto questo agli italiani, noi siamo pronti al dibattito ma nel quadro di una legge di amnistia e di indulto varata dal Parlamento non perché è stato eletto il nuovo presidente della Repubblica , ma a seguito della elezione del nuovo presidente della Repubblica , il cui messaggio abbiamo recepito tutti, così come hanno recepito gli italiani, come un messaggio di pacificazione e di normalizzazione. cercate di mettere a posto la vostra coscienza e fate il vostro dovere in termini di pacificazione e di normalizzazione. sulla pacificazione ho detto abbastanza, sulla moralizzazione aggiungo due parole, o meglio due esempi che traggo dal Il Corriere della Sera di qualche giorno fa e se gli esempi sono per avventura errati, i colleghi della maggioranza avranno certamente modo di rettificare. dico questo perché noi ci siamo dati carico — e ringrazio i colleghi del gruppo del MSI-Destra Nazionale — di presentare in Commissione alcuni emendamenti sia in termini di pacificazione, ed uno, importante, è stato accolto — quello relativo al confino di polizia che non appare più, se sono bene informato, nel testo licenziato dalla commissione — sia in termini di autentica moralizzazione, cioè di difesa della Pubblica Amministrazione contro i prevaricatori in senso lato; ma tali emendamenti, fino a questo momento, sono stati respinti. traggo, come dicevo, dal Il Corriere della Sera due esempi, precisando che non ci sono state smentite sulla stampa, ma augurandomi che vi siano non smentite ma rettifiche di fatto in sede di approvazione finale del provvedimento di amnistia. scrive Il Corriere della Sera del 25 luglio: « per la Lockheed, ad esempio, tutti gli imputati, nessuno escluso, potranno contare su due anni di condono. la corruzione e la truffa aggravata ai danni dello Stato — i due reati contestati agli imputati principali dello scandalo — sono esclusi dall' amnistia ma non dall' indulto. come dire che essi rischiano la condanna, ma la pena sarà per forza di cose virtuale ovvero assai contenuta. lo stesso discorso vale per l' Anas... » (ma chi se ne ricordava! c' è la prescrizione o no? io non lo so proprio, forse l' onorevole Mancini potrebbe dircelo) « ... per i petroli... » (chi se ne ricordava? forse il presidente del Consiglio potrebbe darci qualche notizia) « ... per i fondi neri dell' Italcasse... » (chi se ne ricordava? forse la Democrazia Cristiana o qualche altro partito potrebbero fornirci notizie) « ... e per la SIR » (qui credo che tutti potrebbero darci notizie). sempre Il Corriere della Sera prosegue: « due novità del nuovo disegno di legge rispetto alle proposte sulle quali si è discusso nei giorni scorsi stanno nell' inserimento della falsa testimonianza tra i reati amnistiabili e nell' esclusione della diffamazione a mezzo stampa. i falsi testimoni più famosi processati nel nostro paese negli ultimi tempi sono tutti legati al processo per la strage di piazza Fontana . due sono stati già condannati: Saverio Malizia, già consulente giuridico del ministero della Difesa e Marcello Guida, già questore di Milano » . onorevole Miceli, caro nostro collega, hai mai sentito parlare di un certo generale Malizia? credo di sì. e quando ne hai sentito parlare? quando te lo sei trovato di fronte, in contraddittorio, al processo di Catanzaro, riuscendone tu vincitore ed egli sconfitto. quella tua luminosa vittoria di verità e di pulizia nazionale ha anticipato la più luminosa vittoria recente con il tuo proscioglimento, perché il fatto non sussiste, dalle « vitaloniche » accuse nel quadro del processo per il cosiddetto golpe Borghese. ma adesso il Malizia sarebbe maliziosamente inserito nella concessione di amnistia, mentre lo stesso non toccherebbe a cittadini che, credo, abbiano molto meno mancato. abbiamo un fatto personale nei confronti di quel personaggio? per carità, assolutamente no, e mi dispiace di aver fatto il suo nome, ma già lo aveva fatto Il Corriere della Sera e poi si tratta di un nome emblematico di tutta una serie di situazioni che bon gré mal gré si vanno chiarendo. tenetelo presente, onorevoli colleghi di tutte le parti politiche, l' era delle « trame nere » è finita, è lontana! pretesti di quel genere non ne potrete accampare più! non vi capiterà mai più! isolateci pure a livello politico: ci fate onore! e così bello far parte dell' opposizione di fronte ad un' ammucchiata di codesto genere! lo dico con pieno rispetto per le persone e con minore rispetto per gli atteggiamenti politici. isolateci pure a livello politico: badate però che le grandi istanze del paese (pacificazione e moralizzazione) le stiamo interpretando noi e ci dispiace di essere soli o quasi soli ad interpretarle e a difenderle.