Francesco COSSIGA - Ministro dell'Interno Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 31 - seduta del 28-10-1976
Interventi per le zone del Friuli-Venezia Giulia colpite dagli eventi sismici
1976 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 31
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , replico, a nome del Governo, a coloro che sono intervenuti in questa discussione del disegno di legge di conversione in legge del decreto legge 18 settembre 1976, numero — 648, concernente interventi per le zone del Friuli Venezia Giulia colpite dagli eventi sismici dell' anno in corso . dichiaro di intervenire a nome del Governo perché, come ha già chiarito il presidente del Consiglio , l' impegno non è solo del dicastero cui sono preposto, ma è dell' intero Governo e va molto al di là delle disposizioni e delle misure riguardanti il ministero dell'Interno adottate con il decreto legge oggi sottoposto all' esame di questa Camera per la sua conversione. ringrazio l' onorevole relatore, la Commissione e tutti coloro che sono intervenuti e che hanno portato sostanzialmente la loro adesione all' iniziativa del Governo. li ringrazio anche per quelli che possono essere stati gli spunti critici, i quali, non intaccando la natura del provvedimento, serviranno oggi al Governo per la sua azione pratica nel Friuli e, domani, per l' elaborazione della legge per la ricostruzione in questa regione. la natura e i limiti del decreto legge oggi in esame sono stati già chiariti dal presidente del Consiglio . si tratta dell' adozione di misure straordinarie che si pongono nell' ottica, pur considerata in modo più ampio, di quei provvedimenti di primo soccorso e di prima assistenza che rientrano, in base alle norme costituzionali vigenti, nella competenza amministrativa dello Stato. con il decreto legge , il Governo ha inteso non soltanto andare incontro, sul piano dell' immediato soccorso e dell' immediata assistenza, alle popolazioni del Friuli, ma anche cercare per quanto è possibile di ricostruire il tessuto civile ed amministrativo senza il quale non è possibile pensare ad una vera opera di ricostruzione. oggetto dello sforzo del Governo e del Parlamento nei prossimi mesi dovrà essere non solo quello di ricostruire il Friuli nelle sue strutture materiali, ma anche quello di rendere possibile che il popolo friulano ritrovi la sua « piccola patria » in quella zona. il problema fondamentale che oggi interessa le genti friulane è certo quello della ricostruzione materiale dei propri abitati, è certo quello della ricostruzione del proprio tessuto amministrativo, è certo quello della riattivazione dei processi produttivi nel campo dell' agricoltura, dell' artigianato e dell' industria; ma ciò che interessa ancor più profondamente il popolo friulano è di poter tornare nella sua terra e riacquistare, come è suo diritto, in termini anche di presenza, la sua specifica identità. la tragedia del Friuli è stata causata da eventi di una eccezionalità che non ha precedenti. la preoccupazione del Governo e mia personale è stata quella di acquisire anche una conoscenza delle dimensioni scientifiche del fenomeno, conoscenza che è il presupposto per la futura opera di ricostruzione. il Governo, nell' ambito delle sue competenze, ha incoraggiato un' ampia consultazione con le strutture scientifiche, universitarie o di Stato, che hanno competenza in questa materia. e se vi è stata molta cautela nel comunicare i risultati di queste consultazioni è perché — parlo per scienza acquisita nel corso di esse — il campo della sismologia e della geofisica si basa in larga misura su previsioni di carattere statistico, che hanno sempre un grado di incertezza e di imponderabilità. il Governo, anche per quella che sarà l' impostazione della legge sulla ricostruzione, intende basarsi su questo largo contributo di esperienze e su questa larga consultazione scientifica. abbiamo tra l' altro acquisito importanti contributi, anche di nazioni estere, che si sono prodigate, come già nell' attività di soccorso, in questa necessaria opera di supporto scientifico alla nostra attività ricostruttiva. l' eccezionalità dello evento, come è stato detto, può avere in una qualche misura alterato, se non nei suoi caratteri fondamentali, certo nella pratica dell' azione amministrativa , quella divisione precisa, rigida, formale di competenze tra Stato, regione, province e comuni. basta dire, al riguardo, che è giudizio unanime degli scienziati che i fenomeni sismici verificatisi nel Friuli sono difficilmente riscontrabili nella storia sismica del nostro paese e che nell' arco di pochi mesi si è sviluppata e concentrata in modo catastrofico nella stessa zona una energia che nella storia, per altro sismicamente tormentata del Friuli, si è sprigionata in alcuni secoli, nell' arco di 50 ed anche di 100 anni. la magnitudo del fenomeno sismico che si è verificato nel Friuli è superiore a quella riscontrata nel sisma più tragico del nostro paese, cioè nel terremoto di Messina del 1908. questo fa comprendere i motivi per i quali l' azione dello Stato, l' azione della regione, l' azione delle province e l' azione dei comuni può talvolta esser sembrata non correlata alla gravità di quanto era accaduto e di quanto non era prevedibile che accadesse. anche in questa Assemblea è stata richiesta una modifica della legge sulla protezione civile ed è stato inoltre richiesto che, sulla base dell' insegnamento dato dalla tragica e dolorosa esperienza friulana, si doti il nostro paese di una legge organica di interventi straordinari in caso di calamità e di catastrofi che vadano al di là di quelle che sono le competenze e le attribuzioni attuali dello Stato in materia di primo soccorso e di prima assistenza. si avrebbe, così, un tessuto normativo ed istituzionale attraverso il quale operare in contingenze, che, pur augurandoci che non interessino più il nostro paese, dobbiamo prudenzialmente ritenere sempre possibili, evitando che il Parlamento sia chiamato, nel momento dell' emergenza, a dover individuare le direttrici di intervento, ma lasciando ad esso soltanto di esaminare le erogazioni finanziarie che, nell' ambito di questa cornice normativa predeterminata, si devono realizzare. credo che, di fronte alle preoccupazioni legittime che sono state sollevate e alle critiche che sono state avanzate, sia necessario fare un chiarimento. certo, la esperienza friulana ci ha reso consapevoli della inadeguatezza, in parte, della legge sulla protezione civile . è bene però al riguardo ricordare quanto laboriosa sia stata la preparazione di questa legge, non tanto per motivi di carattere tecnico, quanto per lo scioglimento di alcuni nodi politici delicati, che credo oggi possano essere superati dalla esperienza che tutti abbiamo fatto di quanto è accaduto nel Friuli e della necessità che lo Stato sia dotato di strumenti più efficaci per fronteggiare l' emergenza. la legge sulla protezione civile , proprio anche in ossequio alla ripartizione di competenze esistente tra lo Stato, la regione, le province e i comuni, limita la competenza dello Stato al primo soccorso e alla prima assistenza. sono state anche sollevate, seppur in maniera non sempre espressa, critiche per avere dichiarato, ad un certo momento, cessata la necessità del commissario. ciò è stato fatto in coerenza con una scelta politica non solo del Governo, ma di tutte le forze politiche di questo Parlamento, e soprattutto di tutte le forze politiche è sociali del Friuli: e cioè che l' opera di ricostruzione dovesse trovare nello Stato lo strumento della solidarietà nazionale, ma nella regione, nelle province e nei comuni i suoi soggetti principali. si è detto che, quando abbiamo accettato (e si è fatto riferimento anche alla mia personale posizione) quello che poteva sembrare lo slogan « dalla tenda alla casa » , abbiamo compiuto una spregiudicata opera che è stata anche definita « di cinismo politico » . bisogna essere stati nel Friuli nei giorni in cui le popolazioni erano state appena colpite dal sisma; bisogna essere stati, come sono stato io, accanto ai parlamentari di tutti i partiti di quella regione accanto agli amministratori regionali, provinciali e comunali e alle popolazioni, per rendersi conto che forse questo può essere stato un miraggio, che forse può essere stato un errore, ma è stata certo fondamentalmente una testimonianza, anche se in forma improvvida, della volontà delle popolazioni del Friuli, delle forze sociali di quella regione, di respingere soluzioni che potessero pregiudicare la soluzione definitiva del problema del Friuli; la ricostruzione cioè di quella che i friulani chiamano con giusto orgoglio la loro patria. non vi fu cinismo nelle popolazioni che chiesero questo, non vi fu cinismo nelle forze sindacali e politiche che chiesero questo. è stato il rappresentante del gruppo di democrazia proletaria a parlare di cinismo: ebbene sappia che cinismo vi è stato in chi — non parlo delle grandi forze politiche che siedono in questo Parlamento — ha approfittato in maniera vergognosa di quella situazione non per fare opera di coordinamento e di collaborazione, ma per fare opera di sobillazione. sono stato anche accusato di avere stroncato tale opera di sobillazione, ma se così è stato, sono fiero di avere in qualche modo impedito speculazioni sul martirio di quella gente. accanto allo Stato, alla provincia, ai comuni e alla regione, vi sono state tutte le forze politiche responsabili. il Governo non ha rifiutato il soccorso responsabile delle altre regioni, delle altre province e degli altri comuni; persino nell' esercizio della competenza esclusiva dello Stato, è stata sempre cura del ministero dell'Interno e mia personale di cercare il più ampio collegamento con le realtà locali e con le forze politiche . nella prima fase del nostro intervento non vi fu solo l' attività prefettizia ad operare, non vi furono solo i militari. accanto all' autorità prefettizia, accanto alle forze militari vi furono gli amministratori comunali, gli amministratori provinciali, i sindacati; vi fu soprattutto la popolazione del Friuli. e non vi fu mai alcun disaccordo né vi fu alcun contrasto nella gestione della prima fase del soccorso. vi furono episodi vergognosi di sciacallaggio politico, che il Governo ha stroncato, perché con la solidarietà delle forze politiche e sindacali non avevano niente a che vedere. il pronto intervento (certo, con tutte quelle manchevolezze che possono dipendere e dall' eccezionalità del fenomeno e dalla non perfezione della legge sulla protezione civile ) è stato un esempio di come Stato, regione, province e comuni, forze sociali e forze politiche possano e debbano considerarsi tutti soggetti della vita della nostra Repubblica, e di come i rapporti tra questi enti diversi non debbano pregiudizialmente considerarsi come rapporti di carattere conflittuale. ci siamo ritirati dal Friuli come amministrazione straordinaria nel momento in cui il primo soccorso e la prima assistenza erano cessati, proprio per lasciare ai legittimi soggetti principali (la regione, le province ed i comuni) la possibilità di impostare, l' opera della ricostruzione, sia pure con la presenza, con il soccorso e soprattutto con il solidale intervento finanziario dello Stato. vi fu, poi, il ripetersi dei fenomeni sismici. Ben sapevamo che un fenomeno sismico di questa portata ha una sua fase di progressiva attenuazione, che non si esaurisce in uno, due o tre mesi ma, come l' esperienza dimostra, si esaurisce lentamente in un periodo ancora maggiore. però, non vi era niente, sulla base delle esperienze — che, come ripeto, sono fondate soprattutto su una statistica dei fenomeni sismici del nostro paese — che potesse far prevedere un ripetersi di fenomeni di una violenza tale da dar loro quasi una configurazione autonoma rispetto al primo fenomeno sismico. l' opera di ricostruzione era in parte già iniziata e le popolazioni del Friuli avevano già cominciato, con il loro attaccamento alla terra, con la loro volontà di ricostruire i focolari e di non alterare la struttura civile, culturale ed umana di quella regione, e recuperare quanto di recuperabile vi era nella struttura abitativa. quando si è avuto il secondo sisma, infatti la popolazione attendata era certo di molto inferiore alla popolazione alloggiata in tende nei primi giorni successivi al sisma. il secondo sisma ha cancellato disastrosamente quello che era stato il frutto laborioso dell' iniziativa del popolo friulano. mettendo persino in dubbio una delle direttrici della ricostruzione del Friuli, e cioè il recupero non solo per motivi economici e finanziari, ma anche per motivi culturali e civili, di quanto di recuperabile vi era degli antichi paesi, degli antichi centri della regione. ci siamo insomma trovati di fronte ad una situazione che avevamo paventato. devo qui dire che, nella gamma delle previsioni che subito, dopo il primo sisma erano state formulate, vi era anche quella che giungesse il momento tragico dello sgombro delle popolazioni friulane. e, se questo sgombro ha potuto essere effettuato in modo non drammatico — e non si venga a, dire che è stata un' operazione autoritaria per sconvolgere, chissà per quali disegni oscuri, il Friuli, dato che è stato attuato d' accordo con le autorità locali e con le popolazioni — ciò è avvenuto perché il Governo aveva già i piani per lo sgombro, e per le requisizioni, preparati nella speranza di non doverli mai attuare. nessuno ha mai, per altro, pensato di compiere un' opera che sarebbe stata di genocidio culturale, cioè di disarticolare la popolazione friulana, la struttura civile, culturale, morale e storica del Friuli. in quel momento era necessario sgombrare il Friuli, per salvare la vita, la possibilità di sopravvivenza di quelle popolazioni. e stata una grave responsabilità che il Governo si è assunto, ma si deve dare atto alla regione, alle province, ai comuni, alle forze politiche , alle forze sindacali del Friuli, di essere stati tutti solidali con gli organi dello Stato per far sì che questa, che è stata una provvisoria ritirata, non si tramutasse in una rotta disastrosa che avrebbe certo compromesso nei suoi fondamenti morali, psicologici e civili l' opera di ricostruzione. è ora iniziata una seconda fase. l' abbiamo affrontata rendendoci conto che la situazione che dovevamo gestire era molto più complessa della situazione (potrà sembrare strano quello che dico) succeduta alle prime scosse telluriche. certo il primo sisma ha creato uno stato di grande emozione, una situazione drammatica fatta di sgomento e fatta di lutti. nel secondo sisma lo sgomento e i lutti sono stati minori, ma più grave è stata la situazione che abbiamo dovuto affrontare perché il ripetersi in modo così rovinoso del fenomeno sismico ha sconvolto quello che era l' impegno di tutte le forze responsabili, di tutte le forze friulane, un impegno che era illuminato dalla speranza di poter ancora recuperare, e in breve tempo, tutto quello che poteva essere recuperato della struttura civile del Friuli. si è trattato di un evento non prevedibile, eccezionale, di fronte al quale mi chiedo quale legge mai avrebbe potuto essere approntata in precedenza. quella verificatasi dopo il secondo fatto sismico non era neanche una situazione che fosse possibile gestire con gli strumenti che la legge del 1970 aveva messo a disposizione dello Stato. è per questo che, su richiesta concorde delle forze politiche della regione friulana, su richiesta della stessa amministrazione regionale, il Governo, confortato dal parere concorde delle Commissioni parlamentari che si erano recate in quella regione, ha deciso di prendere la strada di una struttura e di una presenza non più straordinarie, ma eccezionali nel Friuli. sappiamo bene come la figura del commissario prevista dal decreto legge è una figura eccezionale, neanche straordinaria. ma tale figura è stata delineata solo nel momento in cui abbiamo avuto il conforto ed il consenso di tutte le forze politiche . ed è stata particolare cura del Governo di configurare la posizione del commissario utilizzando perfino testualmente, nella formulazione dei poteri, le istanze presentate dai membri delle Commissioni parlamentari che si erano recati in Friuli. è così che ne è stato fatto un organo autonomo, rispetto anche alla figura del commissario del Governo prevista dalla legge del 1970. il Governo, ha ritenuto che fosse opportuno affrontare una situazione eccezionale con mezzi eccezionali, e non attraverso una dilatazione dei poteri previsti dalla legge del 1970 per il commissario, perché sembrò inopportuno e non ponderato — passatemi l' espressione — profittare di quella situazione eccezionale per dilatare poteri e competenze dello Stato. la legge del 1970 dovrà essere emendata, ma il Governo ha ritenuto — e questo è stato un atto di correttezza politica e di correttezza costituzionale — che non si dovesse profittare dell' emozione del momento per adottare con carattere permanente misure che dovevano essere eccezionali e che si giustificavano in quel momento soltanto con l' eccezionalità della emergenza verificatasi. il Governo, nell' altro ramo del Parlamento, ha accettato di buon grado la limitazione temporale posta alle funzioni del commissario, proprio perché riteniamo che i soggetti principali dell' opera di ricostruzione debbano essere le comunità locali e debba essere la popolazione friulana; proprio perché riteniamo che la presenza dello Stato non debba, al di fuori dell' emergenza, essere solo un' espressione della solidarietà nazionale — il presidente del Consiglio ne ha dato conferma poc' anzi — ma possa e debba essere una presenza non sostitutiva, bensì di propulsione, di coordinamento e, ove necessario, di integrazione. il nostro ordinamento ha fatto una scelta di pluralismo istituzionale, che acquista un contenuto civile e morale particolare in relazione ad una regione che ha una sua precisa identità storica e culturale, e che ha energie morali e specifiche che ci fanno credere che il Friuli, anche se non da solo, anche se con la solidarietà della nazione, possa e debba essere — attraverso le sue strutture di base e le sue strutture locali — l' interprete principale della propria rinascita. una rinascita che non avrebbe senso se si limitasse alla ricostruzione materiale, o mettesse invece tra parentesi quella riconquista di coraggio morale, quella riconquista di identità specifica, quella riconquista culturale che solo le popolazioni friulane — certo, ripeto, con la solidarietà di tutta la nazione — possono, devono e sono in grado di effettuare. lo Stato deve essere presente, così come può e deve essere presente in una Repubblica la quale ritiene che il soggetto principale debba essere il popolo, in tutte le espressioni; perché la Repubblica non è solo lo Stato, ma la Repubblica è lo Stato, le regioni, le province, i comuni. La Repubblica è tutto questo e sono tramontati i tempi in cui si poteva identificare lo Stato in un solo centro autoritativo di potere nel nostro ordinamento. lo Stato, come espressione comune della sovranità nazionale, farà certamente il suo dovere. certo, da questa esperienza il Parlamento ed il Governo, che sono la espressione della nazione nel suo complesso, debbono indubbiamente trarre degli insegnamenti e dei propositi per il futuro. come ho detto, c' è bisogno di porre mano ad una riforma della legge sulla protezione civile ; ma va detto che pur nella insufficienza, forse, dello strumento, questo strumento è servito a rendere possibile una presenza dello Stato collegata alle realtà locali. ha reso possibile una presenza dello Stato con le sue autorità civili, con le forze militari, con le forze dell'ordine , con il corpo nazionale dei vigili del fuoco , che non hanno respinto, ma hanno solo coordinato in una cornice unitaria quello che è stato lo slancio delle regioni, delle province, dei comuni, di tanta parte d' Italia e di tutte le forme di solidarietà. anche noi, quindi, come Stato al di là dell' impegno della ricostruzione, credo che dobbiamo trarre ammaestramenti ed insegnamenti da questa tragedia, per dotare lo Stato, il Governo, il Parlamento di strumenti più idonei a fronteggiare situazioni che la struttura geologica del nostro paese rende purtroppo non eccezionali, dal Belice ad Ancona, a Tuscania ed al Friuli. il commissario straordinario del Governo sta operando in collegamento con le province, con i comuni, con le realtà locali, e l' impegno del Governo è quello di saldare il momento dell' emergenza vera e propria con il momento in cui le popolazioni friulane potranno riprendere possesso, anche fisico, della loro regione in strutture stabili e non in strutture provvisorie che certamente feriscono la realtà morale e civile di quella regione. in questo il commissario straordinario è stato dotato, — in virtù del decreto legge di cui mi auguro la pronta conversione in legge anche da parte di questa Camera — di poteri eccezionali, che non si possono svolgere se non nell' ambito delle competenze statali, anche in questa fase di transizione. il modo con cui sarà gestita questa fase di transizione certo può essere, in una qualche misura, condizionante degli indirizzi futuri della ricostruzione. ci siamo, al riguardo, trovati di fronte a delle scelte. si trattava di scelte riguardanti la sistemazione provvisoria (case prefabbricate o roulottes), e si doveva scegliere se imboccare la strada, tecnologicamente affascinante, di saldare la fase della gestione della emergenza e la fase della ricostruzione, ricorrendo a tecniche di ricostruzione abitativa quali l' industria moderna offre. certo avremmo anche potuto scegliere una edilizia industrializzata che fosse allo stesso tempo soluzione provvisoria e quindi definitiva. ma questo non poteva essere fatto e non doveva essere fatto! non poteva e non doveva essere fatto perché non si tratta soltanto di ricostruire case: si tratta soprattutto di ricomporre, nella sua identità e nella sua globalità culturale e storica, la comunità friulana. questo non poteva essere fatto in tempi brevi e non doveva essere fatto prescindendo dalle popolazioni, dagli enti locali , dalla tradizione culturale e storica della gente friulana. il Governo ha già preso impegno — attraverso il suo massimo esponente, il presidente del Consiglio — che lo Stato, il Parlamento e il Governo stesso, che rappresentano gli organi della solidarietà nazionale, saranno presenti non solo con interventi finanziari ma, quando questo sarà richiesto, anche con le strutture operative nell' opera della ricostruzione del Friuli. siamo i primi ad augurarci che si possa far cessare quanto più rapidamente possibile la gestione eccezionale dell' emergenza nel Friuli. abbiamo accettato la data che è stata posta come termine alle attribuzioni del commissario straordinario proprio in coerenza con la scelta che, fin dal primo momento, abbiamo fatto: cioè lo Stato non come organo autoritativo e sostitutivo di altri centri e di altri soggetti, ma come organo di direzione, di coordinamento e di integrazione. mi auguro perciò che la gestione del commissario possa cessare entro quella data e, se necessario, anche prima. dico questo non per un disimpegno dello Stato ma perché ciò significherebbe che son venute meno le ragioni per le quali abbiamo dovuto dar vita a questo regime eccezionale. l' impegno è grande, inteso come impegno del Parlamento, del Governo e di tutta la nazione. credo che, nell' affrontare tale impegno, dobbiamo essere confortati e sostenuti da una certezza: che noi tutti, Parlamento, Governo, altre regioni, forze politiche nazionali dobbiamo fare il nostro dovere perché il popolo friulano il suo dovere l' ha fatto e lo farà per la ricostruzione della sua terra e della sua « piccola patria » .