Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 289 - seduta del 19-05-1978
Sul caso Moro e sui problemi dell'ordine pubblico
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 289
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghi, signor presidente del Consiglio , mi pare di notare che persino il club « amici del Parlamento » ha una notevole diminuzione di adesioni. ed è abbastanza incredibile (comprendo le necessità dell' ora della digestione, comprendo che sono le tre e un quarto del pomeriggio, comprendo tante altre cose), è abbastanza buffo che un dibattito sull' ordine pubblico , un dibattito sul caso Moro che doveva diventare un dibattito sull' ordine pubblico , sia seguito in modo così ansioso dal Parlamento. debbo sottolineare, signor presidente del Consiglio , che, certo, la sua relazione non ha sicuramente stimolato il dibattito — questo è certo — perché mi pare che, pur nelle omissioni, lei in realtà abbia dato due indicazioni importanti. la prima è che questo luogo, la Camera, il Parlamento, non viene più ritenuto adatto per dibattere sulle cause, storiche o no, del terrorismo, sul perché siamo arrivati a questo punto, su quali sono, e se ci sono, le connivenze, l' inefficienza, da tutti dichiarata e sottolineata, della polizia (queste inefficienze sono tali e talmente tante che cominciano a diventare per lo meno sospette). comunque lei ha dichiarato, mi pare ufficialmente, che, insomma, non è questo il luogo in cui si discute di questo dramma che ha sconvolto la vita del paese, che ha posto l' Italia, diciamo, nel centro di un dibattito che si è sviluppato non solo in Europa, ma nel mondo intero. lei, signor presidente del Consiglio , devo dire con un cinismo che non le conoscevo e che mi ha veramente sgomentata ieri, ha risolto il caso Moro, credo, in non più di due cartelle; cinismo che a noi sembrava di aver già notato durante la prigionia del collega Moro, perché abbiamo sottolineato in varie occasioni che il fatto di non investire il Parlamento di questo problema di fondo era una responsabilità grave non solo nel caso stesso, ma era una responsabilità grave proprio perché rendeva il dramma Moro un dramma comunque extraparlamentare, dibattuto in altre sedi, dibattuto tra le correnti, nelle sedi di partito, nelle segreterie, ma comunque altrove e non in Parlamento. ancora ieri lei ci ha detto sostanzialmente che i particolari non era il caso di darli, in quanto tutti li conoscevano; tra l' altro, i particolari sulla stampa sono un poco contraddittori mentre lei questa mattina ha detto che non può perdere tempo per dare smentite. quando si ha l' occasione di dare una versione ufficiale e non di semplice velina, forse era questo il luogo anche istituzionale per chiarire questi particolari che lei ritiene universalmente noti e che sono universalmente contraddittori. come lei ha detto, per quanto succederà dopo con le nuove misure di sicurezza sarà il nuovo ministro dell'Interno a dare spiegazioni. la ringraziamo molto di questa cortesia — tra l' altro la scelta del ministro dell'Interno non è una di quelle cose pacifiche ma è al centro di un certo dibattito — , ma far apparire le dimissioni del collega Cossiga come un gesto di cortesia di cui non si dibatte perché questo non è il luogo, è una cosa abbastanza incredibile. mentre il Parlamento aspetta più di sessanta giorni per dibattere il caso Moro, non è pensabile che il dibattito previsto su questo caso diventi il dibattito sull' ordine pubblico . a questo punto passo alla seconda osservazione per quanto riguarda la sua relazione di ieri; in merito al dibattito sull' ordine pubblico , al di là di quanto ne dice Il Popolo di questa mattina, lei è venuto a riferirci delle cifre, per altro note, relative al 1977, perché il ministero dell'Interno le ha divulgate. ma la cosa preoccupante è che lei non ha ritenuto di dover dare un commento politico e di Governo sulle cifre che lei stesso ha qui esposto. desidero fare due brevissimi esempi: lei ha detto che nel 1977 sono morti 42 appartenenti alle forze dell'ordine . è questo un dato noto che già il ministero dell'Interno aveva fatto conoscere. ma non è possibile che lei presenti questi dati senza commentarli, perché, siccome qui stiamo parlando di ordine pubblico o di terrorismo, questi 42 morti appartenenti alle forze dell'ordine sembrano, da come sono stati esposti, 42 appartenenti alle forze dell'ordine morti in azioni per l' ordine pubblico contro il terrorismo. ciò non è vero perché, per esempio, tutti sanno che i sei carabinieri precipitati con l' elicottero del generale Mino — a meno che lei non voglia sostenere che l' elicottero era stato sabotato, cosa che molti hanno pensato, ma si dovevano dare più informazioni non sono morti per l' ordine pubblico . ora, io non ne faccio una distinzione ideale, per cui ritengo più eroico colui che muore in attività di servizio a tutela dell' ordine pubblico piuttosto che l' altro che muore perché, per esempio, precipita con un elicottero, o per altre disavventure. non ne faccio assolutamente una questione di questo tipo. ma è evidente che se lei fa un ringraziamento commosso agli appartenenti alle forze dell'ordine che hanno perso la vita nel 1977, non una elencazione pedissequa che potrebbe fare un qualsiasi questore, una relazione politica e una analisi politica dei dati che ha sottomano, non ritengo sia pensabile che questi dati ci vengano forniti senza un minimo di analisi politica. è pur vero che i morti tra le forze dell'ordine sono proprio quelli da lei indicati, anche se ritengo che tale cifra dovesse essere commentata. per non parlare poi di quelle che lei ha fornito circa il ritrovamento di armi nel 1977, anche queste note. lei ne ha fatto un elenco: si tratta, se non vado errata, di sette mortai, 16 lanciagranate, 15 mitragliatrici, 75 fucili mitragliatori , 337 fucili automatici, 5.215 rivoltelle, 5.001 chilogrammi di esplosivo. che senso hanno queste cifre, signor presidente del Consiglio , senza un commento adeguato? lei non ci dice dove sono state trovate queste armi, in mano a chi, se sono state consegnate alla polizia, e dove, e chi le aveva. anche il collega Accame, questa mattina, chiedeva, ad esempio, altre normali informazioni: di quale marca sono queste armi, di quale tipo, da dove vengono, quali strade hanno percorso per arrivare fino in Italia, se sono state trovate in mano a delinquenti comuni o politici, quale è stato l' esito delle indagini sul loro ritrovamento. lei, poi, ci ha fatto l' elenco delle persone che sono state assicurate alla giustizia. credo che lei volesse intendere per tali le persone che sono in carcere in attesa di giudizio, come è costume del nostro paese, perché, se così non fosse, non si spiegherebbero i due milioni di processi pendenti (stando almeno a quanto dichiarato il 5 gennaio scorso, all' inizio dell' anno giudiziario ). ha inoltre aggiunto che ci sono 152 brigatisti rossi , o presunti tali, nelle carceri. a prescindere dal mancato commento, lei ci toglie anche la possibilità di dibattere seriamente su queste cose. ma, proprio di fronte alla sua relazione di ieri, che ci ha lasciati sgomenti, così come ci ha lasciato sgomenti la replica dell' altra notte del ministro Bonifacio sul decreto antiterrorismo (e crediamo di non essere stati i soli), è forse giusta e comprensibile la posizione di quei colleghi che hanno dichiarato che, dal momento che lei non ci ha comunicato nulla, su nulla possiamo dibattere in quest' Aula e di conseguenza non si sono iscritti a parlare. la sua relazione, tuttavia, ricade sotto la sua responsabilità e sotto quella del Governo, mentre il Parlamento ha un' altra responsabilità. di fronte a questa relazione, di fronte a ciò che è successo in questi anni, di fronte all' esito del rapimento del collega Moro, di fronte a questa escalation di violenza e di terrorismo, l' unica cosa che si può chiedere — e che abbiamo già chiesto — è che il Governo si dimetta. ma non mi pare che quest' Aula sia particolarmente sensibile a tale richiesta, per lo meno con questa nuova maggioranza e con questo nuovo unanimismo. quindi, tale nostra richiesta non ha alcuna possibilità di riscontro. ci sembra, tuttavia, che sia nostro dovere — in quanto opposizione responsabile — non accettare questa sua relazione monca per trovare l' alibi per dire: « allora non parliamone neppure » , e sforzarci invece di analizzare, così come lei avrebbe dovuto fare, i fatti di questi ultimi due mesi, ma soprattutto i fatti di questi ultimi anni. non è infatti pensabile, a nostro avviso, individuare le cause più profonde di quanto è accaduto in Italia in questi due mesi senza pensare alle vicende del nostro paese in questi ultimi anni. vi è poi un dubbio di fondo, segnalato da molti giornali: esiste una continuità tra la strategia della tensione ed il nuovo terrorismo delle Brigate — rosse, nere o gialle che siano — di questi giorni? ossia, è cambiata la manovalanza, ma sono rimasti identici gli ideatori, i cervelli, i mandanti? è un dubbio che è emerso in questi giorni. non cito neppure La Repubblica , che d' altra parte costituisce uno degli unici documenti che abbiamo, poiché quello che aspettavamo da lei non è venuto. quindi, evidentemente, per quanto ci riguarda e a livello di informazione, i documenti continueranno ad essere quelli dell' Ansa o di qualche altra agenzia. certo, vi è un filo di continuità tra le stragi di questi anni e l' episodio recente. filo di continuità che, a nostro avviso, è da ricercare nella certezza di impunità dei terroristi, a qualunque colore e forza essi appartengano. in realtà, i due mesi di prigionia dell' onorevole Moro sono stati costellati da un atteggiamento dei brigatisti rossi che ha del sorprendente, che lo ha proprio in questa sicurezza di impunità. non mi riferisco solo, ovviamente — ma ne parleremo in seguito — all' episodio incredibile delle auto ritrovate, una ogni dodici ore. né mi riferisco, per esempio, al fatto che mentre, come lei ha detto, 21.500 uomini sono stati impiegati ogni giorno nella lotta alle Brigate Rosse , il servizio postale delle medesime ha funzionato benissimo, senza, addirittura, particolari accortezze, se è vero — come è vero — che tre o quattro messaggi sono stati lasciati nello stesso posto. quello che mi ha lasciato più pensare e di cui abbiamo già avuto occasione di parlare, in altra sede proprio con lei, è l' ultimo episodio, cioè il ritrovamento del cadavere del collega Moro in via Caetani . credo che, a questo punto, le possibili ipotesi siano soltanto due. o si è trattato dell' ultima spavalderia dei brigatisti rossi una spavalderia da guappo napoletano o da bullo di Trastevere, che si sente abbastanza sicuro ma che comunque rischia, opera d' azzardo, prova, tenta; ma non mi pare che ciò sia nella logica di questa operazione. la logica in argomento era di mostrare, almeno così a me pare, l' inefficienza della polizia e la possibilità di mettere lo Stato in ginocchio. le pare che, avendo questo tipo di strategia, i brigatisti, o chi per loro, potessero mai permettersi che la R-4 rossa fosse coinvolta in un banale tamponamento, così che l' autista della stessa (non il « cervello » delle Brigate Rosse , ma un semplice killer, l' ultimo addetto, l' ultimo acquisto) fosse preso dalla polizia? che fosse preso dalla polizia e quindi riscattasse l' inefficienza che si era venuta dimostrando in questi due mesi? che venisse fuori che, in realtà, lo Stato i brigatisti li aveva saputi prendere? non mi pare che rientri nella logica della operazione condotta in questi due mesi. bastava un semplice tamponamento, bastava incontrare un posto di blocco. a parte il fatto che sui posti di blocco potremmo parlare a lungo, perché, se stanno sempre negli stessi posti, dopo 50 giorni sono, forse, un po' prevedibili... comunque, bastava un posto di blocco, o un semplice incidente, magari banalissimo, come una gomma forata. non credo che queste persone avrebbero messo in gioco tutta la loro operazione per un incidente del tipo di quello che ho detto, che avrebbe snaturato non solo tutta la loro costruzione ma che avrebbe dato modo di prendere l' autista (pur se non il « cervello » , presentando così tale risultato come un riscatto dello Stato, nel senso dell' efficienza, della lotta al terrorismo e così via . come si può, allora, spiegare questo folle ritrovamento? forse, come ha dichiarato il collega Flamigni del partito comunista , se non vado errata a Panorama, l' ipotesi che il cadavere fosse stato ritrovato davanti ad uno dei centri portanti ed importanti — anche da un punto di vista « liturgico » , direi — , quali il Parlamento, botteghe oscure e piazza del Gesù (era una ipotesi ventilata), va rapportata al fatto che via Caetani , che sta a due passi da tali centri, non era sorvegliata? oppure, chi ha portato il cadavere lo ha fatto con una sicurezza di fondo di impunità. credo che, se sottovalutiamo questi fatti e li ascriviamo semplicemente a spavalderia, questo tipo di bravata mal si concilia con tutta l' operazione che queste Brigate Rosse hanno saputo realizzare. eppure, la loro storia è ben strana: già nel 1974 il generale Dalla Chiesa dichiarava sgominate e sconfitte le Brigate Rosse ; Curcio e compagni assicurati (come dice lei) alla giustizia; il relativo processo è ancora in corso , ma non fa nulla. il generale dichiarava di aver usato parecchi infiltrati e di lasciare quindi questa banda praticamente a terra. nel caso dell' infiltrato padre Girotto, detto « frate Mitra » , queste Brigate Rosse si sono dimostrate abbastanza ingenue e comunque non immuni da errori; eppure, nel giro di un quadriennio, sono rinate dal nulla, anche se 152 brigatisti sono in carcere; e sono addirittura diventate così forti ed immuni da errori, che la loro perfezione ricorda quella dei servizi segreti israeliani! ben strana è anche la storia di questo « frate Mitra » , che ricompare due giorni or sono al processo di Torino (era dunque un infiltrato del generale Dalla Chiesa , per espressa dichiarazione). il presidente della Corte di Torino ha chiesto per due volte a polizia e carabinieri di reperire padre Girotto e, per due volte, polizia e carabinieri hanno dovuto ammettere ufficialmente che non si riusciva a reperirlo. ma, stranamente, due giorni or sono, preceduto da una riunione tra il Pubblico ministero Moschella eccetera eccetera, riappare padre Girotto alle ore 6,30 del mattino, raccontando una storia inverosimile. egli si sarebbe trovato a ben 9 mila chilometri di distanza, in un certo deserto (peccato che non abbia alcuna abbronzatura: è pallido come un cadavere!), che è senz' altro uno strano deserto. avrebbe volato per 9 mila chilometri ma, stranamente, sa tutto su Piancone: interrogato sui modi di questa sua puntuale informazione malgrado la grande lontananza, risponde in termini ancor meno verosimili. in pieno deserto, gli sarebbe stato fatto pervenire un giornale con l' intervista su Piancone, perché ne fosse informato: è assolutamente incredibile! padre Girotto va al processo, testimonia e risparisce: un infiltrato del generale Dalla Chiesa non risulta reperibile dai carabinieri e dalla polizia, finché da solo non si ripresenta, con altre note e contraddizioni che sono già state fatte rilevare! non infallibili all' epoca di padre Girotto, sgominate nel 1974, incarcerati 152 brigatisti, dopo quattro anni le Brigate Rosse risorgono dal nulla, forti, agguerrite, scevre da errori e perfette al punto da stupire chiunque! sempre con l' assunto che esse siano bande autonome, certo efferate e criminali, ma senza alcuna connivenza. a parte la battuta d' arresto del 1974, forse i dati che più legano gli anni passati ai giorni nostri sono rappresentati dalla certezza di impunità che collega tutte le grandi stragi del nostro paese, i grandi « incidenti » di ordine pubblico dei quali non è stata ancora fatta giustizia, compresa la strage di piazza Fontana (sta a Catanzaro, « un bel dì vedremo » . certo, di fronte a questi episodi di terrorismo voi avete voluto reagire, a nostro avviso, in modo superficiale e demagogico ripristinando in realtà (neanche innovando!) delle norme, quali il fermo di polizia, le intercettazioni telefoniche senza autorizzazione del magistrato (ne abbiamo parlato nei giorni scorsi), che sono gravi in sé. ma, a nostro avviso, sono tanto più gravi nella misura in cui diventano un alibi rispetto a quello che, a nostro avviso, deve essere l' unico discorso serio, e cioè quello di vedere la storia del nostro paese in questi ultimi anni. infatti, se noi scindiamo questi due mesi, che sono stati sicuramente un dramma per tutti, dalla storia puntuale degli ultimi anni, allora credo che non riusciremo neanche a capire e a sviluppare un discorso che abbia un filo di continuità se non quella dell' impotenza dello Stato o quella della connivenza. credo che un discorso serio su questi dati ci possa portare a delle conclusioni opinabili e diverse tra tutti i partiti; ma non è negando la storia degli anni scorsi e puntando i riflettori su questi due mesi (poi per non dire nulla, in sostanza) che si risolve il problema. anche perché siamo oggi nel momento della frenesia del ritrovo dei covi. se ne sono scoperti uno a Torino e due a Roma. solo che, al di là delle contraddizioni più grossolane, viene fuori che questi messaggi delle Brigate Rosse venivano scritti e stampati, ormai, in parecchi covi. ciò quando ci pare, se non andiamo errati (ma poi torneremo sul comunicato numero 7 del lago della Duchessa, comunicato autentico ma non veritiero, come fu dichiarato dal Viminale), che proprio il documento numero 1 delle Brigate Rosse si concludeva dicendo: « tutti i messaggi delle Brigate Rosse autentici saranno battuti con questa macchina » . il comunicato numero 7 del lago della Duchessa, che era diverso dagli altri perché più corto, meno farraginoso, meno intriso di ideologia, meno tutto, fu dichiarato da tutti autentico ma non veritiero, oppure non autentico ma veritiero. insomma, l' unica cosa che il Viminale non ha dichiarato, se non dopo quattro giorni, era il fatto che non era scritto con quella stessa macchina. tanto è vero che poi è arrivato il comunicato numero 7 autentico, scritto con la stessa macchina e che dimostrava semplicemente che Moro era vivo e che il lago della Duchessa non c' entrava per nulla. io non credo che con leggi, cosi come voi le avete varate, si faccia un passo avanti in tutto questo problema generale. ma credo che bisogni andare molto più indietro per vedere quale sia, in realtà (non parliamo dei singoli poliziotti, ce ne sono molti volenterosi, pieni di abnegazione e democratici; e non discutiamo su questo, ne siamo assolutamente convinti), l' apparato che questa polizia e questa magistratura di oggi hanno ereditato. hanno ereditato proprio tutto l' armamentario delle leggi fasciste che non sono state debellate; hanno ereditato una legislazione poliziesca. la militarizzazione della polizia, per esempio, non è stata una invenzione fascista, se non andiamo errati, ma è stata una invenzione di Badoglio nel 1943, come pure l' invenzione della « Celere » . fu allora permessa questa continuazione dello Stato, nei suoi apparati fascisti, dal ministro socialista Romita e dal ministro della Giustizia Togliatti, consegnando in blocco tutto questo armamentario, di cui non si è voluto fare piazza pulita, ai governi centristi di Mario Scelba che li avrebbero usati (e come!). fu appunto in un momento di grossa coalizione nazionale che avvenne questo trapasso. ma questo trapasso fu insieme di uomini e di leggi in una continuità che è andata avanti, signor presidente , via via in questi anni fino ai nostri giorni. ma se non vogliamo abbracciare, come forse lei avrebbe dovuto, questi trent' anni della nostra vita politica, credo ci sia una data iniziale, fondamentale, importante, dalla quale possiamo partire per capire molte cose: mi riferisco al « piano Solo » , al Sifar, al 1964. su quello scandalo si aprì poi un' inchiesta parlamentare e ci fu una relazione di minoranza (credo proprio dei colleghi comunisti) che, a nostro avviso, aveva colpito nel segno non solo nell' analisi delle cause, delle connivenze, dell' uso di regime che era stato fatto della polizia, dell' esercito, e così via , ma che tanto più aveva colpito nel segno nella parte in cui accennava, o sostanzialmente proponeva, le modifiche che bisognava fare. eppure il caso Sifar, il « piano Solo » , la questione De Lorenzo , eccetera, nel cui omissis, a detta della stampa, larga parte ha avuto il collega Cossiga, segnarono un momento tragico per la vita del nostro paese. io non condivido la dichiarazione al Messaggero del collega Cossiga (penso si tratti di una dichiarazione, dal momento che le parole sono riportate tra virgolette), che ha detto che è stato necessario trovare gli omissis, perché si trattava di una faccenda ridicola, alla quale si è voluta dare una parvenza di serietà. non mi sento di condividere questa affermazione, dicevo, perché mi pare che le indagini svolte successivamente non ci autorizzino a pensare ad un piano sostanzialmente burlone, quando ci riferiamo al « piano Solo » . ma per tornare all' inchiesta condotta sul caso Sifar, dicevo che la relazione di minoranza , dopo aver analizzato le possibili connivenze, indicava alcune cause di questi fatti (è un punto importante, che voglio leggere): « la mancata democratizzazione dell' apparato statuale militare; la conservazione o la promozione di una mentalità antipopolare, e ancora più i legami corporativi costituitisi tra gruppi dirigenti dell' apparato e la classe politica di Governo; la compenetrazione con i gruppi economicamente più attivi ed aggressivi, i legami derivati dai rapporti internazionali. ecco i motivi di un continuo deterioramento dell' apparato dello Stato, il cui progressivo ampliamento si è accompagnato perciò alla sua più evidente crisi » . e, passando a indicare alcune strade percorribili per risolvere la questione, continuava dicendo: « devono essere profondamente e democraticamente riformati sia la legge di Pubblica Sicurezza , sia i regolamenti ed i codici militari » . credo non sia rimasto nulla di queste pie intenzioni , espresse allora dal partito comunista . e ancora: « devono essere riformati i servizi segreti » . di tutte queste buone intenzioni, dicevo, ci pare sia rimasto poco, soprattutto se si pensa che è vero che c' è stata la riforma dei servizi segreti , ma è stata fatta quest' anno ed in modo esattamente contrario alle indicazioni che erano state date negli anni scorsi, tanto è vero che ci ritroviamo con servizi segreti che sono nuovi corpi separati. abbiamo assistito in questi giorni alle polemiche interne, a quei servizi, con Napoletano che si dimette prima ancora di assumere la carica, perché pare che non si sia trovato bene nell' ambiente, e viene immediatamente sostituito da Walter Pelosi; con il generale Sansovito, il generale Grassini, eccetera (ho comunque letto da qualche parte che questi servizi « partono » il 22 maggio). non solo, dunque, delle riforme di fondo non se n' è fatto nulla, ma le persone a capo dell' ex ufficio affari riservati, o della polizia, sono le stesse da dieci anni a questa parte, così com' è la stessa la classe politica dirigente. negli ultimi dieci anni, dunque, abbiamo giustappunto gli stessi uomini di polizia: da Federico D'Amato a Walter Beneforti, a Angelo Mangano, della divisione affari riservati; il commissario Santillo e le sue squadre speciali di agenti in borghese; così come sono sempre gli stessi gli esponenti della classe politica dirigente. perché credo che, se pensiamo un attimo a quel periodo, non possiamo dimenticare la riunione del 16 luglio 1964 in casa dell' allora avvocato Morlino, a cui erano presenti esattamente Moro, Gava, Rumor, Zaccagnini, Vicari e De Lorenzo . il giorno dopo questa riunione, stranamente, l' onorevole Moro poté dichiarare al presidente della Repubblica di poter formare il Governo di centrosinistra. allora — credo il compagno Nenni ebbe a dichiarare che si era salvata la Repubblica da più tragici pericoli. non so se questa analisi sia ancora valida oggi, ma vi sono alcune cose che possono far pensare. e proprio da quegli anni, dal 1964 in poi, che si assiste a tutta una escalation di « strategia della tensione » di cui, per altro, non si sa ancora nulla dopo tanti anni e che presenta strane somiglianze con i fatti accaduti molto più recentemente. la palestra, il posto che era stato allora scelto, se non vado errata, era il Sud Tirolo . prendiamo, ad esempio, quello che successe nella notte tra il 6 ed il 7 settembre 1964 in Val Passiria , quando Kerber uccise Amplatz e George Klotz. si disse allora, e fu dichiarato espressamente, che si trattava di un regolamento tra terroristi sudtirolesi. più tardi, però, si seppe che, innanzitutto, Kerbler era stato assoldato dai servizi segreti ; in secondo luogo, che dopo l' assassinio era stato fatto fuggire a Londra; poi, che nessuna richiesta di estradizione era stata avanzata dal governo italiano ; in quarto luogo, che nel dicembre 1976 Kerbler venne arrestato a Londra per motivi diversi, ma non risultò neppure che era ricercato dalla polizia italiana; infine, che nel 1977, dietro pressioni del Sid, Kerbler venne rilasciato, nonostante la condanna a 22 anni del giudice italiano. noto strane somiglianze con quanto è successo dopo, nel 1969, con le strane fughe di Giannettini e Delle Chiaie . per quanto riguarda il regolamento di conti tra terroristi sudtirolesi, vi sono molte somiglianze con la meccanica dell' uccisione del « nappista » Zicchitella da parte del compagno, del collega Lomuscio durante l' attentato al capo dell' antiterrorismo Alfonso Noce il 14 dicembre 1976. la storia di Zicchitella è singolare. fuggito con una improbabile, se non pilotata, evasione dal carcere di Lecce insieme con Graziano Mesina, poco dopo Graziano Mesina si arrese dichiarando esplicitamente che non intendeva fare la stessa fine di Zicchitella e stare al gioco di chi aveva favorito la sua fuga. non è molto strano che questi terroristi ignobili poi si facciano trovare alcuni mesi dopo a mangiare ciliegie in San Pietro in Vincoli ? non è altrettanto strano che i carabinieri uccidano sul posto il nappista Lomuscio, per altro già ferito gravemente, che da vivo avrebbe potuto dire molte cose sia su Zicchitella sia sul ruolo nei NAP? sono somiglianze, ma quando le somiglianze diventano parecchie con lo stesso schema e con le stesse dinamiche, non è del tutto campato in aria il sospetto che non si tratti solo di casuali coincidenze. andiamo avanti per grandi linee. sempre in Sud Tirolo , sotto il terzo Governo Moro, sottosegretario alla difesa Francesco Cossiga, incaricato per i servizi di sicurezza militari il nuovo generale Henke, che aveva sostituito il generale Allavena, succedono i seguenti fatti: il 9 settembre 1966 a Malga Sasso attentato mortale a tre finanzieri. troviamo ad operare in Alto Adige i questori Testa e Bonanno, il commissario Sciaraffa, che ora è a Milano, il colonnello Marzollo, Pignatelli, Monico e Molino. sono gli stessi uomini che troviamo a Trento il 30 settembre 1967, quando muoiono due sottufficiali della polizia ferroviaria, Foti e Martini. di come sono andate tutte queste cose non si sa nulla. ma il commissario Molino è un personaggio molto strano. ritroviamo il commissario Molino nel giugno 1969 quando, durante una perquisizione a casa di Eugenio Rizzato, esponente della « Rosa dei venti » , sequestra il programma di un progetto eversivo, che non consegna al magistrato — non ci pensa neanche — ma consegna al capo dell' ufficio affari riservati Federico D'Amato . sempre Molino raccoglie, il 16 dicembre 1969, a Padova, la testimonianza della commessa che ha venduto le Borse utilizzate per la strage di Milano, e ancora una volta non informa di questo il magistrato, ma puntualmente informa di questo l' onnipresente D'Amato . ritroviamo Molino come capo della squadra mobile di Trento, con il colonnello Santoro, comandante dei carabinieri di Trento, quando, il 18 gennaio 1971, una bomba viene trovata stranamente davanti al tribunale di Trento. il responsabile del Sid è Pignatelli, di cui sopra. dovranno passare sei anni, esattamente si dovrà arrivare al 27 gennaio 1977, perché il giudice istruttore Crea spicchi mandati di cattura contro il vicequestore di Trento, Molino, il colonnello Pignatelli e il colonnello dei carabinieri Santoro, per l' attentato di Trento. ma la magistratura assolverà successivamente questi funzionari e questi militari. di come sia andata poi a Trento, dopo un primo tentativo di attribuire queste cose a Marco Pannella o a « Lotta Continua » , non si è più saputo nulla, salvo l' assoluzione della magistratura. e allora, questi personaggi, per lo meno un pochino compromessi — usiamo un' espressione leggera, diciamo un pochino compromessi — in tutte queste vicende, i cui comportamenti non sono stati chiariti in modo particolare, continuano evidentemente ad operare all' interno delle forze di polizia , mentre, d' altro canto, troviamo, per esempio, che Pasquale Juliano viene rimandato a casa, a Ruvo di Puglia , quando si permette di scoprire, evidentemente contro i voleri politici, che la cellula di Freda e Ventura è in qualche modo responsabile dell' attentato a piazza Fontana probabilmente molto più di quanto non siano i nostri incolpati in quel momento, e cioè gli anarchici e, in particolare, Valpreda. di fronte a questa situazione, in cui le stragi di questi anni, che non sono mai state risolte e che hanno visto al centro dell' attenzione gli stessi personaggi per tanto tempo , che continuano ad operare all' interno della polizia, credo che la democratizzazione delle forze di polizia sia un imperativo impellente per tutti noi, anche se è l' unico che non trova attuazione, ma quello che rimane è la continuità degli stessi uomini, aggiunta alla continuità delle stesse leggi, aggiunta alla continuità dello stesso apparato ereditato anni addietro. certo, non ho a disposizione i grossi uffici legislativi, quindi la mia ricostruzione si basa soltanto su alcuni appunti, che sono carenti per alcuni versi. d' altronde , esiste una cortina anche per avere altre informazioni. in realtà, tutta la nostra storia è costellata non solo di strani personaggi, ma anche di strani episodi. certo, la polizia si è fermata davanti al covo di via Gradoli , eccetera. ne parleremo in seguito. ma c' è uno strano episodio: il 12 dicembre 1969, l' ingegnere Teonesto Cerri, uomo di fiducia dei carabinieri, perito balistico, alla presenza del procuratore capo, dottor De Peppo , fece esplodere la bomba ritrovata nella Banca commerciale italiana, distruggendo l' unica prova relativa alla strage, quando, come dichiarerà in seguito la magistratura, qualsiasi artificiere sarebbe stato in grado di disinnescarla, lasciando, quindi, l' unica traccia consistente da cui partire per fare le indagini. era inefficienza anche allora, come è stata sostanzialmente a via Gradoli , o era, invece, magari una precisa volontà di coprire alcune responsabilità di alto grado? per esempio — sempre per parlare del caso Moro — il cervello elettronico ci ha dato la sera stessa del rapimento uno stranissimo elenco con fotografia di venti presunti brigatisti e terroristi. sappiamo quello che è successo dopo. c' erano due fotografie di una stessa persona, una volta con la barba, una volta senza, c' era la fotografia di un' altra pericolosissima terrorista, Brunilde Petramer, che stava a sciare e che chiama i carabinieri come testimoni; ma la cosa più sconcertante è che tra questi venti brigatisti ci sia una fotografia quanto mai strana: quella di Marco Pisetta. ora, Marco Pisetta è ben strano che sia citato come brigatista, a meno che non si tratti di un errore macroscopico del cervello elettronico. e ben strano che siate proprio voi a farlo ricercare. Marco Pisetta, infatti, è una vostra conoscenza. lo conoscete benissimo da moltissimi anni. la storia di Marco Pisetta è un pochino significativa. vediamone solo le date più importanti. nel marzo del 1970, Pisetta si fa arrestare a Verona per una serie di attentati a Trento, compiuti dall' 11 al 12 aprile 1969. dopo circa 3 mesi, nonostante le gravi incriminazioni e la sua appartenenza a bande armate, viene scarcerato. il 2 maggio 1972, Marco Pisetta viene arrestato in un covo delle Brigate Rosse in via Boiardo a Milano. o meglio, si reca in quel covo — dopo che la polizia lo aveva già scoperto — con le chiavi in mano , per accreditarsi come vero brigatista. il giudice Viola lo scarcera dopo quattro giorni, con il parere favorevole del commissario Allegra, basato non si sa bene su quali valutazioni. troviamo Pisetta un' altra volta il 27 giugno 1972, quando fa una deposizione al giudice De Vincenzo , formalmente nella caserma dei carabinieri di via Barbacovi a Trento, ma in realtà nell' abitazione del colonnello Santoro dei carabinieri — di cui dicevamo prima — , che lo confesserà in seguito. in questa deposizione accusa alcuni militanti di « Lotta Continua » e del partito comunista , della responsabilità della strage di Peteano. De Vincenzo non ritiene serie le accuse di Pisetta. Sossi, invece, è di diverso avviso e, impossessatosi di queste dichiarazioni, dà avvio alla famosa operazione « Odissea » , che porta all' arresto Di Vittorio Togliatti e degli altri. il 29 settembre 1972, sempre Pisetta, nonostante fosse stato colpito da svariati mandati di cattura, viene prelevato in Austria dal colonnello dei carabinieri Pignatelli e portato a Poggio di Salorno, dove, sotto dettatura, scrive un memoriale in cui accusa persone della sinistra di appartenenza alle Brigate Rosse . nonostante il segreto istruttorio — che lei ha invocato qui — , dopo pochi mesi, il settimanale Il Borghese pubblica questo memoriale. il 31 dicembre 1972 Pisetta afferma, in un secondo momento, in un secondo memoriale, di essere stato costretto a scrivere il primo memoriale e a compiere quelle delazioni false perché ricattato dal Sid, dal giudice Viola e dal commissario Allegra, che lo avrebbero minacciato di arresto per partecipazione a bande armate, reato per il quale, tra l' altro, era già stato colpito da mandato di cattura . sempre Pisetta è coinvolto nel ritrovamento del deposito di esplosivi a Svolte di sotto — novembre 1972 — , che viene attribuito, ovviamente, a gruppi di sinistra. lo stesso Delle Chiaie , in un' intervista, accusa il colonnello Santoro e Pisetta di questa provocazione, così come di quella di Trento, all' istituto di sociologia. sempre con il colonnello Santoro, è coinvolto nella scoperta di un arsenale di esplosivi alle pendici del monte Bondone, nel settembre del 1972. ultimo episodio; nel 1974, nel covo di Robiano di Mediglia viene scoperto un dossier su Pisetta, nel quale viene anche indicato il nome falso che questi usava per lavorare in Svizzera e il suo recapito. nonostante queste indicazioni, né la magistratura né i carabinieri lo cercano. ma non solo: nonostante tutti i rapporti che aveva con Pignatelli e Santoro, voi lo mettete nell' elenco dei brigatisti da ricercare. se non lo sapete voi dov' è, certo sarà difficile che lo sappiano altri, visto il passato prossimo e remoto di questo personaggio. la stranissima vicenda di questo personaggio va di pari passo con l' altra relativa a Cristoforo Piancone. anche questa lascia alcuni dubbi. il Piancone è ferito durante l' attentato contro l' agente Cotugno. in quell' occasione si verifica per la prima volta un fatto nuovo e straordinario nella storia delle Brigate Rosse , per quanto ci è dato sapere: ebbene, Cristoforo Piancone è il primo ed unico brigatista che, ferito, viene portato in ospedale. infatti dai dossiers delle Brigate Rosse abbiamo saputo ufficialmente che chi è ferito si arrangia, perché altrimenti ci pensa il loro « circolo clandestino » . Cristoforo Piancone, quindi, è il primo in assoluto che viene portato in ospedale. nemmeno a dirlo, non fa in tempo ad arrivare in ospedale che esce una stranissima intervista sulla stampa. il ministero, da parte sua, dichiara che si tratta di un' intervista falsa in quanto Piancone non può essere avvicinato da nessuno; il giornalista, viceversa, afferma di avere la relativa registrazione, ma nessuno gliela chiede. la cosa muore lì, con un Piancone che parla disinvoltamente alla stampa, ma che non parla con gli inquirenti e la magistratura. oggi leggiamo che sempre questo Piancone — mentre gli altri delle carceri speciali hanno difficoltà di colloquio — nell' infermeria del carcere dove si trova ha ampia possibilità di colloquio con chiunque; si spera anche con i magistrati. quindi, l' insieme della cosa è abbastanza sospetta, non essendo assolutamente chiaro questo tipo di comportamento. al di là di questo episodio — di ieri come di oggi — riteniamo che non sia possibile limitarsi a dire che la strategia della tensione è finita nel 1969, nel 1971 o nel 1972 è che oggi siamo di fronte ad un' altra cosa. dire queste cose e parlare di giovani plagiati da « pseudoeroismo » (credo che lei abbia detto così ieri sera), ritengo sia fare una falsa analisi, poiché il fatto che i brigatisti si sappiano muovere, come hanno dimostrato, a colpo sicuro, mi fa molto dubitare che questi « giovani emarginati » abbiano questo tipo di capacità. certamente, la certezza dell' impunità è un dato che collega; ma non possiamo dire oggi che ci troviamo di fronte ad un altro fenomeno perché questo è rosso, perciò si tratta di un altro colore politico. anche nel 1969, per molto tempo, si cercò di addebitare agli anarchici i fatti di piazza Fontana (poi si scoprì che non era così); le bombe di Trento, per molto tempo, si cercò di addebitarle a « Lotta Continua » , fino a scoprire che non era quella la strada giusta; per non parlare, poi, della tentata strage del « sanbabilino » Nico Azzi sul treno Torino-Roma del 7 aprile, strage che doveva anch' essa divenire rossa, ma che non lo è divenuta non tanto per l' impegno della magistratura, quanto perché fu fatta una campagna di stampa da parte di gruppi assolutamente isolati « Lotta Continua » fu assolutamente sola in quella sua presa di posizione), campagna che poi è risultata veritiera molto tempo dopo. lei ha detto che molti delinquenti sono stati assicurati alla giustizia ed ha fornito anche degli elenchi. io non voglio dilungarmi, ma voglio fornirle un altro elenco di chi, autore o no di queste stragi, alla giustizia non è stato assicurato. tutto ciò a prescindere dalla Banca dell' agricoltura (16 morti ed 88 feriti: strage impunita da 9 anni) e dall' episodio connesso del suicidio (viva l' anarchia!) di Giuseppe Pinelli, dove fu violato due volte il termine del fermo, rispetto al magistrato, che non lo sapeva ovviamente, e rispetto al termine assoluto, così come previsto dall' articolo 13 della nostra Costituzione. ma poco tempo dopo, il 28 gennaio 1969, in località Bravetta, Armando Calzolari, legato agli ambienti fascisti viene trovato morto in un pozzo: seguono indagini, non se ne sa nulla. il 22 luglio 1970 si ha a Gioia Tauro un attentato dinamitardo al « treno del sole » : muoiono 6 passeggeri, altri 50 rimangono feriti, e non si sa nulla. il 12 settembre 1970, a Milano, viene ucciso dalla polizia lo studente Saverio Saltarelli: incriminato il capitano Alberto Antonetto, condannato in primo grado nel 1976, assolto in appello nel 1977. il 4 febbraio 1971, nel corso di una manifestazione sindacale, vengono lanciate sul corteo due bombe che uccidono l' operaio Malacai: nulla in assoluto. il 22 settembre, sempre a Reggio Calabria , dopo una carica di polizia, viene trovato morto, colpito da un colpo di rivoltella, Carmelo Iaconi: non se ne saprà nulla. l' 11 marzo 1972, a Milano, nel corso di una manifestazione contro la strage di Stato , la polizia uccide il pensionato Giuseppe Tavecchio con un candelotto in pieno viso. il 14 marzo 1972 viene trovato ucciso Giangiacomo Feltrinelli: silenzio più assoluto. il 5 maggio 1972, a Pisa, nel corso di una manifestazione l' anarchico Franco Serrentini viene percosso a morte dalla polizia: morirà due giorni dopo in carcere senza assistenza. il 17 maggio 1972, mentre esce di casa, viene assassinato il commissario Luigi Calabresi: sono accusati del crimine Gianni Nardi e Bruno Stefano, scomparsi nel vuoto più assoluto. il 31 maggio 1972, a Peteano, un' automobile esplode uccidendo 3 carabinieri e mutilandone un quarto: il colonnello dei carabinieri Dino Mingarelli prima tenta di coinvolgere « Lotta Continua » , poi ripiega sulla vendetta di alcuni pregiudicati, utilizzando falsi testimoni. il 23 gennaio 1973, a Milano, durante lo sciopero degli studenti alla Bocconi, la polizia uccide Roberto Franceschi: sono rinviati a giudizio gli agenti Gianni Gallo e Agatino Puglisi, ma non abbiamo altri dati. il 15 aprile 1973, a Roma, viene incendiato l' appartamento di Mario Mattei del Msi: muoiono i figli Virgilio e Stefano: sono accusati dell' omicidio Lollo, Clavo e Grillo, che vengono assolti, ma l' indagine è arenata. il 17 maggio 1973 a Milano, accade un fatto veramente sconcertante: Gianfranco Bertoli lancia una bomba davanti alla questura, muoiono 4 persone. chi erano i mandanti? era Alberto Lipazzo? ci furono voci da Israele o da chissà dove; non se ne sa assolutamente nulla: strage non solo impunita, ma di cui non si sa assolutamente nulla. il 28 maggio 1974 si ha la strage di Brescia: forse si conoscono gli esecutori adesso, ma sicuramente non i mandanti: sette morti e novanta feriti. a Pian del Rascino , il 30 maggio 1974, Giancarlo Esposti, di Avanguardia nazionale , viene ucciso dal maresciallo Filippi in condizioni non chiare, stando anche ai documenti. il 4 agosto 1974 si ha la bomba sul treno Italicus con 12 morti e 40 feriti: non se ne sa nulla. il 9 settembre, a Roma, la polizia carica gli occupanti di appartamenti a San Basilio e uccide Fabrizio Ceruso, 19 anni. il 12 dicembre 1974, sempre a Roma, la polizia carica gli invalidi di guerra: muore in ospedale Bruno Minotti, 63 anni. il 13 marzo 1975 i carabinieri sparano su una macchina che non si ferma ad un posto di blocco ed uccidono Giovanna Bartolini. il 28 marzo 1975 viene ucciso il ladro d' auto Francesco Proietti di 17 anni. il 16 aprile 1975 i fascisti aggrediscono studenti di ritorno da una manifestazione. Antonio Bragion uccide lo studente Claudio Varalli; Bragion fugge. mai più ritrovato. il 17 aprile 1975, a Milano, nel corso di una manifestazione per l' assassinio di Claudio Varalli, un camion di carabinieri investe ed uccide Giannino Zibecchi. il 17 aprile 1975, a Torino, Tonino Micciché viene ucciso da un dirigente missino. il 17 maggio 1975, a Napoli, la « Celere » carica gli occupanti degli uffici anagrafici del comune. nel corso dei caroselli una jeep investe ed uccide sul marciapiede un pensionato di 65 anni, Gennaro Costantino, militante del partito comunista . il 25 maggio 1975 entra in vigore la legge Reale . l' onorevole Malagugini, del partito comunista italiano, parlando alla Camera, disse testualmente: « non si tratta soltanto, onorevoli colleghi , di contrastare una misura nella quale taluni vedono uno strumento, un tentativo per riprodurre surrettiziamente nel nostro ordinamento la pena di morte , per di più con la esecuzione sommaria sul posto; anche se questa argomentazione non è certo spregevole e non può essere dismessa senza riflettere. noi, lo ripeto, anche e prima di tutto pensiamo alla suggestione, agli effetti criminali, onorevoli colleghi , di questa disposizione normativa che, se dovesse essere approvata, moltiplicherebbe i conflitti a fuoco, renderebbe più spietati i delinquenti (e i delinquenti sono quasi sempre forti del vantaggio della sorpresa o quanto meno della consapevolezza delle proprie azioni e dei fini perseguiti), incoraggerebbe l' uso delle armi da parte delle forze di polizia anche fuori di stati di necessità, sulla base di intuizioni, di emozioni del momento » . purtroppo le profezie di Malagugini si sono puntualmente avverate, perché l' escalation della vicenda comune e politica diventa sempre più grave. il 5 giugno 1975, in uno scontro a fuoco tra brigatisti e carabinieri, muore Margherita Cagol e il carabiniere Giovanni D'Alfonso , ferito, morirà l' 11 giugno. il 7 giugno 1975, a Nuoro, Achille Floris viene ucciso da una raffica di mitra dei carabinieri per non essersi fermato ad un posto di blocco. poi è la volta del militante di « Lotta Continua » , Alceste Campanile. il 25 agosto 1975, a Gela, un agente di polizia colpisce a morte Giuseppe Recca di diciassette anni, mentre fuggiva per i campi. e vale la pena di rileggere quanto lei, signor sottosegretario, ebbe a dirci in risposta ad una nostra precisa interrogazione su questo episodio. lei lo ha ricostruito come segue: « Gela. la sera del 25 agosto 1975 una volante incrociava un ciclomotore a fari spenti, con a bordo due giovani che, all' approssimarsi della polizia, invertivano repentinamente la marcia, immettendosi nella via Matteotti in senso vietato » . e va bene . « gli agenti, insospettiti da tale comportamento, inseguivano, prima con l' automezzo e poi a piedi i fuggitivi » — a piedi, inseguivano a piedi i fuggitivi — « che avevano, nel frattempo, abbandonato il ciclomotore. uno dei giovani veniva fermato, mentre l' altro, persistendo nella fuga, rimaneva ferito da alcuni colpi di arma da fuoco sparati da una delle guardie a scopo intimidatorio. il giovane Giuseppe Recca, soccorso dallo stesso agente e da alcuni cittadini, veniva ricoverato all' ospedale, sottoposto ad intervento chirurgico e, quindi, trasferito all' ospedale di Catania, dove, purtroppo, decedeva l' 8 settembre successivo. a carico della guardia la magistratura di Catania, competente per territorio, ha avviato un procedimento penale che è in fase di istruttoria » . analoga risposta ci viene data ad una altra interrogazione da noi presentata per l' uccisione del ladruncolo Ciro Todisco, avvenuta il 29 agosto incidentalmente — sempre incidentalmente — e per scivolone dall' agente Pascucci. Ciro Todisco era un borsaiolo e stava fuggendo dopo aver rubato su un treno un portafoglio. l' agente Pascucci scivola, spara un colpo che ferisce a morte il Todisco stesso. lei, onorevole sottosegretario, ha detto quanto segue: « la mattina del 29 agosto 1975 alcuni agenti della polizia ferroviaria in servizio alla stazione di Milano centrale fermavano tre giovani che erano stati sorpresi mentre all' interno di un treno in sosta aprivano le porte di vari scompartimenti con atteggiamento sospetto. durante gli accertamenti effettuati presso gli uffici della Polfer uno dei tre, identificato poi per Ciro Todisco, si dava a precipitosa fuga inseguito da una guardia di Pubblica Sicurezza . dopo aver inutilmente intimato più volte l' alt al fuggitivo, la stessa guardia esplodeva un colpo di pistola in aria a scopo intimidatorio. proseguendo nell' inseguimento lo stesso agente scivolava su una scalinata della stazione resa viscida dalla pioggia e dalla pistola d' ordinanza partiva malauguratamente un colpo che purtroppo raggiungeva il Todisco provocandone la morte. a carico della guardia l' autorità giudiziaria ha instaurato un procedimento penale tuttora in corso » . ma come è finita questa storia? i 1° marzo 1978 la Corte d' assise di Milano condannerà l' agente della Polfer Pascucci a due anni con la condizionale, per omicidio colposo; il Pubblico ministero ne aveva chiesti sette per omicidio volontario, esattamente la stessa pena che sarà assegnata dopo a Margherito che ci pare voi abbiate accusato, ed è stato comunque accusato, di ben altro reato. ma la pena è la stessa. per arrivare a tempi più vicini, anche perché c' è una notizia riportata oggi dalla stampa abbastanza allucinante, ricordo che il 21 settembre 1975, al Festival dell' L'Unità , Mario Pettolà venne scambiato, per uno scippatore e ucciso da un agente in borghese. il 9 novembre 1975 il vigile notturno Pasquale Pallacara sorprende un topo d' auto e lo uccide con un colpo di pistola. il 12 novembre 1975 a Pizzolasco i carabinieri uccidono Gerardino Diglio che insieme ad altri ladruncoli si era dato alla fuga. il 27 gennaio 1976, ad Alcamo, due carabinieri, Salvatore Falcella e Carmine Apuzzo, vengono uccisi nel sonno — è esattamente ciò che viene riportato oggi e vengono accusate quattro persone. l' indagine istruttoria per l' uccisione dei due carabinieri di stanza nella casermetta di Alcamo, trucidati nel sonno nella notte del 27 gennaio 1976, è nulla dall' inizio alla fine. i quattro giovani accusati di essere gli autori della strage sono stati costretti sotto tortura a confessare colpe molto probabilmente inesistenti. questo, oggi, è ciò che dice il tribunale ed è il contenuto della clamorosa ordinanza con cui la Corte di assise di Trapani, presidente Di Girolamo , ha chiuso il processo per la strage di Alcamo Marina prima ancora che si entrasse nel vivo del dibattimento. una di queste quattro persone nel frattempo si era uccisa in carcere, mentre le altre sono state minacciate e torturate. il 7 aprile 1976, l' agente di custodia Domenico Velluto uccide lo studente Mario Salvi, con tutto quello che ne è seguito. il 28 maggio 1976, a Sezze Romano , si verifica l' episodio a tutti noto; l' unico particolare che forse è il caso di segnalare è che accompagnava Saccucci il maresciallo del Sid Francesco Troccia. l' 8 giugno 1976, il procuratore di Genova Francesco Coco e la sua scorta vengono assassinati da appartenenti alle Brigate Rosse . due giorni dopo l' assassinio di Coco la polizia spara contro due giovani in « vespa » che non si fermano all' alt; ripeto, la polizia spara contro due giovani in « vespa » , quindi facilmente raggiungibili da una vettura della polizia, che non si fermano all' alt. esecuzione sommaria sul campo! viene ucciso il giovane Giacomo Cagni e sempre il sottosegretario Lettieri, in una sua risposta ad una nostra interrogazione, ad un certo punto afferma: « ho voluto dire quali provvedimenti siano stati presi contro l' agente responsabile » . il 10 luglio 1976 si verifica l' assassinio del procuratore Vittorio Occorsio (procedimento Concutelli). il 23 agosto si ha la sentenza Margherito; due anni con la condizionale, esattamente come per Pascucci (si è già detto, ma è forse il caso di sottolinearlo). questo elenco è molto più drammatico di quello che lei ci ha letto, anche perché tutte le cose che cito sono arrivate ad una conclusione. forse questo potrebbe essere un primo modo di leggere l' ordine pubblico , in questi anni, in Italia. il 6 ottobre 1976 (data fondamentale), il ministro Cossiga annuncia che il Governo presenterà un disegno di legge per la riforma e la smilitarizzazione della Pubblica Sicurezza entro febbraio. ad un anno e sei mesi i poliziotti ancora non hanno la riforma! il 15 ottobre 1976, la polizia insegue alcuni pregiudicati ammazzando Gianfranco Giambelli. il 14 dicembre 1976 c' è l' agguato al capo dell' antiterrorismo Alfonso Noce; vengono uccisi Zicchitella e l' agente Palumbo Prisco. il 16 dicembre 1976, rimane uccisa per lo scoppio di una bomba, a piazza Arnaldo, a Brescia, la signora Bianca Gritti. non si sa nulla su chi ha messo la bomba. il 19 dicembre, a Cagliari, William Spiga, incensurato, 18 anni, mentre tentava di forzare, a bordo di una moto, un blocco stradale, viene ucciso da un poliziotto. sono quindi almeno 116 i morti senza giustizia che, con quelli del 1977 e 1978, saranno ora almeno 200 tra agenti, cittadini, forze dell'ordine e carabinieri. ed è questo il bilancio vero della politica dell' ordine pubblico di questi giorni, di questi anni, di questi ultimi anni. non mi soffermerò molto sul 12 maggio 1977; quello che voglio segnalare, tuttavia, è, che solo adesso, ad un anno di distanza e per nostra precisa sollecitazione, solo adesso, ripeto, ad un anno di distanza e per nostra precisa sollecitazione, si cominciano a sentire i primi testimoni, i cui nomi — « libro bianco » , eccetera — avevamo dato l' anno scorso . è passato un anno e si comincia solo adesso — trovati i filmati, consegnati i filmati alla magistratura — a muovere i primi passi . ma nel frattempo non è successo assolutamente nulla. certo, lei, signor presidente , del Consiglio, ha impiegato 21.500 uomini, tutti i giorni, durante l' episodio Moro. certo! ma in realtà il problema, a nostro avviso, non è solo quello quantitativo; il problema, molto più importante, è quello di avere una polizia attrezzata. ma a fare che cosa? certo, adesso è diventato un insulto essere libertari, ed altrettanto essere garantisti, perché il garantismo di fine Ottocento, come ha detto il collega Gargani, è una cosa che dobbiamo scordare. ma pur ribadendo questo — e dopo averle detto che noi siamo per l' ordine e riteniamo semplicemente che la strada da seguire per raggiungere, difendere e conservare l' ordine democratico sia un' altra, rispetto a quella che voi, insistentemente, da 10 anni a questa parte, volete seguire, di emergenza in emergenza, di legge più grave in legge più grave — dobbiamo anche dirle che i problemi sono altri. tra essi quello di avere una polizia attrezzata alle indagini, che colpisca a colpo sicuro; non dunque quella delle retate, né quella teleguidata o guidata male, così come è stata sicuramente guidata male in questo « caso Moro » . e forse non è del tutto sbagliato ritenere che queste « caterve » di inefficienze che si sono palesate nel « caso Moro » siano persino troppe per pensare che si tratti solo di inefficienze. si tratta veramente di un coacervo di inefficienze che portano in realtà a pensare che, se le Brigate Rosse non sono una emanazione diretta del Viminale, così come lo era Avanguardia nazionale o Delle Chiaie , siano, come è stato detto (ma avremmo voluto da lei una smentita, che può essere autentica, o comprensibile, o convincente solo nella misura in cui lei riesce a spiegarci alcune contraddizioni macroscopiche che non possono trovare come unica chiave di interpretazione l' inefficienza della polizia), dei « depistatori » . credo che la tesi avanzata da altri fosse quella di « depistatori » ad altissimo livello; tesi che, ad un certo punto, ci era sembrata echeggiare in una intervista, che fece clamore, a La Repubblica del collega Macaluso. un' altra intervista esce oggi, sempre su La Repubblica , ma è anonima e, quindi, a nostro avviso meno degna di essere creduta. riteniamo, comunque, che non sia possibile (dopo questa continuità di stragi impunite, che ho potuto accennarle nel mio intervento) pensare che la strategia della tensione si sia chiusa un certo giorno, che gli episodi degli ultimi mesi riguardino tutt' altro, che non esista continuità tra queste cose e che la polizia sia solo inefficiente. è anche troppo facile scaricare sempre tutto sulla polizia, su persone che muoiono nell' adempimento del loro dovere e verso le quali tutti alziamo un pensiero commosso. siamo tutti commossi. scaricare quelle che sono altre deficienze, di apparati statali, sul semplice poliziotto, sembra a noi un sistema di « scarica barile » estremamente grave e, in ogni caso, non convincente. perché l' inefficienza della polizia si è, in questi giorni, talmente ripetuta, ha preso proporzioni così incredibili che credo neppure se lo avesse fatto apposta sarebbe riuscita ad ottenere un tale risultato. per arrivare a via Gradoli sembra che siano occorse due « soffiate » : la prima è stata interpretata come il paese di Gradoli, vicino Viterbo; la seconda, finalmente, come via Gradoli . a via Gradoli si arriva, ma vi è una porta chiusa e a nessuno viene in mente di lasciare davanti alla stessa un piantone, o di segnalare alla questura che un appartamento non è stato perquisito. ci vuole, infine, il rubinetto aperto. quando, però, c' è il rubinetto aperto ed il successivo allagamento, all' appostamento si preferisce la scenografia di massa. perché? perché qualcosa, probabilmente, bisogna dare alla pubblica opinione , anche se si tratta di un « covo » vuoto. ecco, signor presidente del Consiglio , le nostre riflessioni sull' intera vicenda. riflessioni ed impressioni che ci portano ad una valutazione del momento politico estremamente grave. ci sembra che la funzione di controllo del Parlamento sull' operato del Governo oggi non esista più. ho segnalato solo alcune, poche, risposte che il sottosegretario Lettieri ci ha voluto dare, in merito a nostre precise interrogazioni. risposte del tutto insodisfacenti. lei ha accennato ieri, all' inizio del suo discorso, al conforto che le veniva dalle prese di posizioni del Parlamento, del 4 aprile, sul caso Moro. ancora una volta l' episodio è venuto fuori perché si rispondeva ad alcune interrogazioni sulla vicenda. riteniamo, per altro, che un dibattito in Parlamento debba essere tutt' altro che una risposta ad interrogazioni e precisiamo che la Camera, oggi, questa notte forse, per la prima volta firma un documento comune sul caso Moro, poiché per 54 giorni nessuno è stato in grado, o nessuno ha voluto affrontare in questa sede tale problema. signor presidente del Consiglio , quel che più ci terrorizza, in realtà, è che la mancanza di controllo del Parlamento sull' Esecutivo, che nasce da una mancanza di opposizione, costituisce un segnale estremamente grave per la democrazia e per il nostro paese. è una cosa molto grave, che le permette, infatti, di venire qui a fare la relazione che lei ha voluto svolgere, esattamente di mezz' ora , del tutto insodisfacente. forse perché in altra sede lei ha occasione di dibattere molto più a ungo e molto più a fondo, con i partiti iella maggioranza, di questi problemi. quindi, probabilmente, il Parlamento è per lei una formalità. non sarebbe altrimenti pensabile, dopo un episodio che non solo ha sconvolto il nostro paese ma che è stato al centro del mondo intero, che un presidente del Consiglio , di cui tutti poi, per altro (è da trent' anni sulla scena della dita politica), conosciamo l' abilità, la facondia, l' oratoria, tutto, si presenti alla Camera a fare un « mattinale » che, se mi consente, può effettuare qualsiasi cittadino, perché i dati del ministero dell'Interno sono pubblici. lei questo ha fatto. noi abbiamo voluto contrapporle altri episodi, con una valutazione che forse è di parte (lo è sicuramente), ma dando anche un contributo al dibattito che si sta svolgendo, che non può essere fatto solo di conclami o di dichiarazioni. abbiamo voluto ricordare a noi stessi, a lei e a tutti gli altri, che forse una continuità, in tutto questo periodo, esiste, che è troppo facile scaricare tutto sulla pseudo inefficienza del singolo poliziotto o della polizia, mandando poi il questore Cioppa a dirigere la questura del Prenestino, sempre per ordinaria, amministrazione. quante cose capitano proprio in questi giorni, sempre per ordinaria amministrazione ! l' epurazione al Sismi, per esempio, è una operazione senza riscontro in Italia; forse si è avuta nei servizi segreti inglesi, e capita da noi dopo l' episodio Moro! anche l' episodio Napoletano rientra nella ordinaria amministrazione : è troppo facile, per non dire banale, fare una analisi pseudosociologica, per la quale tutto il problema risale a capelloni drogati, plagiati da pseudoeroismo! signor presidente del Consiglio , non ci ritroviamo proprio con la sua analisi: sembra incredibile far risalire quanto accaduto (anche se l' emarginazione esiste) a capelloni drogati, plagiati da pseudoeroismo!