Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 289 - seduta del 19-05-1978
Sul caso Moro e sui problemi dell'ordine pubblico
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 289
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , la mia scarna introduzione a questo dibattito, che non è stato privo di spunti di grande interesse, che saranno utili alla amministrazione per condurre il proprio difficile lavoro, era mossa da due considerazioni principali. innanzitutto, l' atteggiamento del Governo su questa triste vicenda con un epilogo così doloroso, è stato sempre chiaro, lineare, conforme a quello che risultò dalla seduta del 4 aprile; e conforme anche a quello che del resto era stato ieri in sede politica delineato (e non so perché questo debba scandalizzare qualcuno dei colleghi) e che è stato anche ravvisato nella risoluzione con cui la maggioranza propone di concludere questo dibattito. vi era, d' altra parte, la preoccupazione, da un lato, di non venire a ripetere qui cose che normalmente nella dialettica parlamentare sono poi bollate come « mattinale dei carabinieri » ; dall' altro, di non contribuire — sarebbe stato meschino, ad esempio, pur essendone a conoscenza, venire qui a fare dichiarazioni ad effetto su una operazione positiva compiuta ieri con successo dalla Pubblica Sicurezza — a quello che, dobbiamo riconoscere, è un difetto: cioè il chiasso e la pubblicità che si hanno attorno all' attività da un lato dei magistrati e dall' altro della polizia giudiziaria , mentre conducono le loro indagini. non credo che questo sia mancar di riguardo al Parlamento; né posso prendere per buono quello che voci per altro individuali hanno qui detto, che cioè il Governo dovrebbe venire a dire (dato e non concesso che i ministri debbano e possano saperlo) se noi abbiamo delle infiltrazioni o abbiamo dei propositi di infiltrazioni nelle associazioni criminose. a parte il potere legislativo , per altro alle Camere compete certamente di dare in modo sovrano un indirizzo politico all' attività dei ministeri ed in modo tutto particolare del ministero dell'Interno , specie in momenti nei quali questo ministero deve fronteggiare una situazione che credo nessuno di noi possa sottovalutare e nessuno di noi pensi di poter e di dover minimizzare. così come credo che il discorso sul terrorismo, nelle sue varie configurazioni (di origini, di possibili compiacenze, di sostegni) non sia un discorso che possa essere esaurito in breve tempo e in poche parole. noi dobbiamo sapere che questo è un problema; non voglio dire « il problema » , ma certamente nell' ordine di priorità è uno dei problemi che condizionano quasi tutti gli altri problemi che sono pendenti davanti a noi. e un problema che noi dobbiamo affrontare con una concentrazione di forze ed anche con un' analisi — ci tornerò tra un attimo — di studio che forse fino a questo momento manca al nostro apparato. vorrei però dire che non posso accettare il rilievo, che alcuni colleghi hanno fatto, secondo cui la non immediata sostituzione del collega Cossiga nella titolarità del ministero dell'Interno significhi il poter considerare quasi formale una gestione interinale, poco o pochissimo che duri. non è affatto così, e credo che se qualcuno, qui e fuori di qui, avesse questa idea, farebbe bene a togliersela, perché nessuno potrebbe essere così irresponsabile. certamente, quando ho detto che il nuovo ministro potrà venire con maggiore ampiezza a dire, per alcune cose anche preventivamente, come possano essere meglio organizzate le forze a sua disposizione per realizzare anche l' obiettivo di sconfitta del terrorismo, non mi sembra di essere in contraddizione con l' affermazione che ho testé fatto. certamente noi dobbiamo dire che vi è una urgenza che porta a dover restituire tranquillità al paese, in quei centri che l' hanno sostanzialmente perduta, ed evitare che il male diffuso in questi centri — per fortuna non molti, anche se numerosi nella popolazione — possa essere esteso ad altre zone della nazione. era possibile ieri annunciare nuove proposte di legge ? la risposta è no. noi eravamo all' indomani della votazione per convertire un decreto legge che può essere valutato in diversi modi; comunque dalle Camere è stato valutato con una stragrande maggioranza di consensi. questo ha creato degli strumenti nuovi e ha perfezionato degli strumenti precedenti. credo che dobbiamo abituarci e abituare gli operatori ad utilizzare gli strumenti di cui si dispone. certamente se questi strumenti non si dimostrassero sufficienti, se la situazione richiedesse l' adozione di altre misure, anche legislative, il Governo non tarderebbe un attimo a chiedere ciò in Parlamento, eventualmente adottandole nella forma dell' urgenza che la nostra Costituzione prevede per una immediata loro attuazione. dobbiamo applicare bene le leggi che abbiamo. non ripeterò qui un appello ad altre forze dello Stato perché certe lungaggini non vedano togliere una parte notevole dell' efficacia anche del magistero della giustizia. ho subito un rimprovero dal presidente di una Corte che pure non sempre è largo di rimproveri verso altre categorie di cittadini. ma posso augurarmi che debba essere evitato che questo protrarsi, non per anni ma per decenni, dell' adozione di un punto fermo nella determinazione di responsabilità su fatti gravi e che giustamente hanno commosso e commuovono l' opinione pubblica e sui quali pende una funzione di guida, anche per sapere quelli che sono indirizzi di deviazione; posso augurarmi, dicevo, che si eviti che questo insieme di lungaggini porti una pesantezza; e i colleghi che hanno preso la parola ieri e oggi lo hanno messo in rilievo. qualche volta le leggi possono essere anche deludenti, se non se ne vede l' applicazione da parte dei cittadini. ma l' impegno su cui l' onorevole Cossiga, lasciando il ministero dell'Interno e motivando prevalentemente questo che è un fatto organizzativo e politico, ha richiamato, con un disinteresse che l' onora, l' attenzione di tutti noi, è quello dell' aggiornamento necessario di forze e di metodi di lavoro, dell' accrescimento di dotazioni anche tecnologiche a disposizione, del coordinamento che veniva testé richiamato, che è una necessità. ricordiamo tutti i discorsi nell' immediato dopoguerra, se fosse più o meno giusto avere un pluralismo o una unicità di forze di ordine pubblico , mentre vi era una tradizione che spingeva in un determinato indirizzo. oggi non si tratta più di fare delle discussioni di carattere teorico, né per i servizi né per le forze dell'ordine pubblico; si tratta di superare ogni duplicazione o triplicazione e ogni contrapposizione non necessaria. la concorrenza, lo spirito di emulazione, entro certi limiti hanno un loro valore, ma oltre questi limiti impediscono che queste forze possano esplicare congiuntamente e sommandosi tutta la loro capacità di azione positiva. è questo un compito preminente sul quale l' amministrazione dell' Interno, con la responsabilità dell' intero Governo, oggi deve dedicarsi concentrando tutte le proprie energie. altra incombenza è quella del completamento degli organici. giustamente abbiamo lungo gli anni migliorato le condizioni nelle quali questi servitori dello Stato prestano il loro lavoro, con i necessari turni di riposo. talvolta siamo costretti (non è la norma, ma l' eccezione) a chieder loro di ritardarli o di rinunciarvi; e ciò richiede un maggior numero di persone a disposizione che, unito alle vacanze negli organici dei carabinieri e della Pubblica Sicurezza (che raggiungono circa l' 11 per cento ), crea appunto questa necessità. negli ultimi tempi — e dobbiamo dirlo proprio perché ci conforti — con una azione più vasta di propaganda e nonostante i rischi che certamente non invogliano i giovani ad arruolarsi nella polizia o nell' Arma dei carabinieri , abbiamo registrato forte intensificazione di domande di arruolamento. tutto ciò, insieme al disegno di indurre molti — ufficiali, sottufficiali, agenti — a chiedere di potersi trattenere oltre i limiti di età e di servizio, consentirà in tempi non lunghi di avere nuovamente il necessario plenum nei ruoli. ma è bene ripetere tuttavia che, senza un efficace coordinamento, anche il ripristino della completezza dei ruoli sarebbe assolutamente sterile ed insufficiente. ieri ho voluto riferirmi all' Istat — e non credo che sia grave farlo, onorevole Di Vagno , visto che l' Istat è un istituto dello Stato fatto apposta per elaborare dei dati — non per elencare degli elementi che non ritenevo necessari, ma proprio perché, nel momento in cui non senza fondamento abbiamo tutti presente lo scacco che ha dato all' amministrazione dello Stato un' azione che ci ha visti sconfitti per quanto riguarda la liberazione di Aldo Moro e la punizione di coloro che avevano ucciso prima i suoi uomini di scorta e poi lui stesso, mi pareva necessario fornire cifre e non valutazioni (che potrebbero essere opinabili), a dimostrazione che in molti settori, anche importanti (mi riferisco alle rapine, ai sequestri di persona , al traffico grave di stupefacenti), il successo della Pubblica Sicurezza e dei carabinieri è effettivo. ciò serve anche ad incoraggiare coloro che lavorano in questi corpi. dobbiamo essere lontani, perciò, tanto da un trionfalismo quanto da una denigrazione; e credo che la Camera possa convenire con me sul fatto che sia questo il punto giusto sul quale attestarsi. noi abbiamo ridato ed in parte dato, attraverso gli ultimi provvedimenti, alcuni strumenti, alcune possibilità di lavoro in particolare agli agenti di polizia giudiziaria . e questo credo fosse necessario, non solo perché ce lo chiedevano con convinzione, per poter difendere proprio la libertà della generalità dei cittadini e non per passar sopra i loro diritti, ma anche per dimostrare loro che noi sappiamo valutare il lavoro di questi servitori dello Stato, che operano spesso in condizioni tanto difficili e che, in anni non lontani, hanno subito l' amarezza di essere dipinti in modo assolutamente ingiusto ed ingeneroso. è stata fissata con legge la data per la piena attuazione del nuovo sistema dei servizi informativi; anche su questo argomento noi non possiamo fornire bollettini quotidiani. non credo altresì che sia in contrasto con la libertà di stampa il fatto che, presentandosi, ad esempio, un ufficiale, di alto grado o meno, per rilasciare memoriali od interviste, ci si assicuri che esso non sia come quell' idraulico toscano che, qualche anno fa, guadagnò molti quattrini vendendo memoriali vari a settimanali. vorrei pregare tutti di voler rispettare il lavoro di questa difficile organizzazione, che sarà e dovrà essere esclusivamente al servizio dei propri compiti; non dimenticando, tra l' altro, che non è solo nei servizi di informazione e di sicurezza che sta la garanzia per poter combattere ogni forma di eversione e quelle forme di terrorismo di cui siamo oggi, così dolorosamente, nella condizione di doverci occupare. ciò compete prevalentemente e prioritariamente ai carabinieri e alla Pubblica Sicurezza , attraverso la loro parte operativa e la loro parte informativa. occorre, certamente, che vi siano reciproche intese ed una forma di collaborazione molto leale tra servizi e forze dell'ordine pubblico. non mi sentirei certamente di affermare che questo sia sempre avvenuto e che avvenga. dire che deve avvenire e che dobbiamo, ad ogni costo, fare in modo che si realizzi, credo sia nostro preciso dovere. non mi dilungo su tali aspetti, ma vorrei dire che vi è una deficienza particolare nell' amministrazione dello Stato . non vi è, cioè, un centro in cui elaborare, su un piano direi quasi scientifico, tutti i dati informativi, dati di studio nazionali e internazionali, analisi, elaborazioni che vengono dalle università. mi riferisco in modo specifico al problema del terrorismo, ma la questione non concerne solo quest' ultimo. ora, da un lato è in atto una riforma dell' ufficio studi del ministero della Giustizia proprio a questo riguardo; ma, dall' altro, i servizi dovranno (credo sia importante e del resto ciò è confermato dall' esperienza di paesi che sono molto più attrezzati di noi, in proposito) recuperare detta carenza. vi dedicheremo; con grande attenzione, tutti i nostri sforzi. come pure occorre rivedere (stamane ne parlava l' onorevole Accame) la disciplina che vige in materia di commercio delle armi. abbiamo una precisa necessità: abbiamo dato vita a leggi — l' ultima è del 1975 — di per sé sufficienti; sappiamo, però che nelle loro maglie passano ancora troppe possibilità di eluderne la severità. dobbiamo, allora, rivedere con molta cura leggi e norme amministrative (qui sì che credo occorra fare proposte nuove!), in quanto questi micidiali strumenti di morte, anche molto sofisticati, riescono ancora a circolare in modo troppo facile e non controllato. vi è poi il tema del collegamento internazionale del terrorismo. non parlo della polemica che si è sviluppata nei giornali, anche con discorsi di carattere politico, in varie nazioni, addebitando reciprocamente agli altri delle responsabilità nei confronti del terrorismo italiano. credo che vi debba essere un grande rispetto per il Parlamento. nel Parlamento non devono portarsi né voci, né ritagli di giornali; devono portarsi, quando vi sono, delle notizie. se tali notizie non vi sono, non devono essere affrontati discorsi del genere. onorevole Romualdi, c' è molta differenza tra la lettura di un giornale e un dibattito parlamentare , a mio avviso. ho detto che queste notizie le posso dare quando ci sono. quando, invece, non ci sono, chi scrive un articolo può sbizzarrirsi come vuole, ma chi viene in Parlamento non può raccontare cose che non hanno un fondamento, allo stato degli atti. sarebbe forse bene che anche qualche altro collega, in questo, avesse una certa prudenza! mi riferisco ad un collegamento internazionale che certamente esiste tra nuclei di terroristi, per una solidarietà di interessi e per una sorta di malintesa mutualità; questo fa sì che già in diversi fori internazionali sia stata affrontata congiuntamente la problematica per ottenere che le forze interstatuali specializzate, collaborando tra loro, possano moltiplicare la loro efficacia e possibilità di arrivare a conclusioni positive. onorevoli colleghi , forse oggi più che durante le terribili giornate e nottate dal 16 marzo al 9 maggio, credo che ognuno di noi senta come incredibile quanto accaduto all' onorevole Moro. molti colleghi hanno ricordato giustamente che il vuoto da lui lasciato è incolmabile: dirlo non è retorica e non riguarda solo la Democrazia Cristiana . con il loro ricatto, i rapitori hanno cercato di piegare lo Stato. noi non difendiamo una immagine astratta dello Stato, né difendiamo un momento particolare verso il quale ognuno di noi sente tutta la sua insufficienza: difendiamo lo Stato come concetto e garanzia. non a caso, proprio nel giorno della presentazione del Governo, è stato rapito Aldo Moro. avevamo il dovere di assumere questa fermezza che del resto è stata condivisa non solo da forze politiche di maggioranza, come testimonia il documento qui presentato e la stessa discussione del 4 aprile: essa è stata condivisa anche da altre forze parlamentari. ci rifiutiamo di credere che questa fermezza sia stata nociva per la stessa salvaguardia della vita di Aldo Moro: avevamo a che fare con persone che certamente volevano ottenere — credo — la morte di Moro e l' umiliazione dello Stato, con la rottura di un determinato e difficile equilibrio di carattere politico. con serenità di valutazione, sentiamo perfettamente di avere fatto il nostro dovere. qui non mi riferisco davvero ad alcune espressioni che sono state formulate; mi riferisco al fatto di averle utilizzate qui, politicamente. la famiglia colpita, nella sua situazione di lutto e di accorata disperazione, può dire qualunque cosa. ma il fatto di utilizzare certe espressioni, di averle qui ripetute — da parte di alcuno — mi sembra ingiusto e contro questo noi dobbiamo protestare. certamente, sapevamo benissimo che, fissando una linea di serietà ed intransigenza, fissavamo anche una linea permanente di condotta che riguardava non un momento, ma tutta la situazione italiana. forse, ci voleva più coraggio per questa linea che per un' altra diversa. mi spiace aver dovuto dire questo, ma non potevo lasciarlo passare, non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti di tutto il Governo e di coloro che lo hanno sostenuto, in questa difficilissima vicenda. come ricordava stamane l' onorevole Spinelli, l' onorevole Moro ci ha insegnato quanto sia importante tener conto dell' opinione che nel mondo si ha delle cose italiane. il mondo intero ha espresso ammirazione e rispetto per questa Italia, che non si è spezzata sotto l' urto criminale degli assassini, continuando nel cammino di una recuperata possibilità di vita degli italiani, di una continuazione di riforme sociali, di un proseguimento nell' attuazione del programma di questo Governo, per la cui formazione Moro lavorò con tanta convinzione, con tanta passione e con tanto suo rischio personale. non pensavamo allora a quel rischio, ma certamente a rischi di carattere politico: così pensavamo noi e poteva pensare l' onorevole Aldo Moro. continuando su questa strada, io credo, e lavorando intensamente per far sì che tutti coloro che vogliono essere operatori di disgregazione trovino la loro sconfitta, noi, da un lato, facciamo il nostro dovere e, dall' altro, onoriamo (lo diciamo o no, lo sappiamo dire bene o meno bene) quella memoria di Aldo Moro che da quest' Aula, certamente, non scomparirà mai.