Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 271 - seduta del 21-04-1978
Sulla politica interna
1978 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 444
  • Attività legislativa

signor presidente , il gruppo radicale aveva cercato di incardinare un dibattito che fosse tale anche sul bilancio, malgrado i nostri limiti di preparazione, che non abbiamo affatto motivo di nascondere, e malgrado l' esiguità delle energie intellettuali e di studio che devono essere mobilitate in occasione di dibattiti di questo genere. occorre mobilitarci tanto più quanto meno ormai gli uffici del Parlamento riescono a supplire al caos espressivo dei bilanci dello Stato. avevamo tentato di incardinare questo bilancio perché siamo convinti che alle Brigate Rosse si deve rispondere con la forza della serenità e della normalità dei tempi democratici. siamo convinti che, nel momento in cui il nemico è « alle porte » , il Senato della Repubblica , la Camera dei Deputati debbano fornire ai cittadini la dimostrazione che la prima risposta da dare a coloro i quali operano per suscitare il caos e accrescere la violenza è quella di compiere umilmente e senza deflettere il lavoro che istituzionalmente hanno il compito di assolvere. il 16 marzo ci avete spiegato che non è così che si salva la Repubblica. noi ci siamo preoccupati che non fosse più adeguata la risposta che i partiti dell' emergenza avevano fino a quella mattina preparato e chiedevamo, quindi, di rispondere alle Brigate Rosse con maggior serenità e lunghezza nel nostro dibattito sulla fiducia. ci fu risposto che questo era un modo astratto di vedere l' esercizio della vita democratica . siamo arrivati, ora, al momento del bilancio, compagni e colleghi del partito socialista , con la vostra solita serie dei « malgrado » . « malgrado non sia un bilancio, ma un esercizio provvisorio, malgrado non siamo d' accordo, malgrado... non so che » , il collega Di Vagno ha detto, come si suole dire, « votiamo a favore » . noi ci doliamo che si continui in modo manifesto a rendere un non volontario omaggio alla ferocia e alla convinzione di trovarsi dinanzi ad uno Stato di cartapesta, che anima e muove le Brigate Rosse . avremmo voluto che si incardinasse questo dibattito. avevamo preparato, quanto meno, rischiando forse qualche esasperazione e qualche incomprensione, la richiesta di scrutinio segreto per quel che riguardava l' articolato, sicché, almeno visibilmente, questa Assemblea fosse per un istante piena, colma di parlamentari; dimostrasse plasticamente che ancora, sia pure in modo esiguo, il dibattito sul bilancio è un atto fondamentale del Parlamento della Repubblica e della vita dello Stato. non abbiamo fatto ciò dopo l' intervento di questa mattina del collega Piccoli, il quale ha spiegato a noi, che chiedevamo di essere coinvolti nella responsabilità della soluzione della vicenda che riguarda il collega Moro — e certamente era un' offerta gratuita — ; a noi, che chiedevamo di essere compartecipi veri, di fatto delle decisioni che si stavano prendendo, che volevamo semplicemente che tutto il Parlamento (e quindi anche noi), potesse essere responsabile, martedì, delle buone o delle cattive soluzioni dinanzi a tutti; a noi — dicevo — ha risposto che in certi momenti, in fondo, non bisogna disturbare i manovratori e gli « addetti ai lavori » , e che dei lavori della ideologia del potere, della classe al potere, non fa parte, nei momenti gravi, l' attuazione rigorosa e ancora più puntuale della normalità repubblicana. dinanzi a questo assieme di univoci e convergenti comportamenti (quelli per i quali diamo spettacolo di noi), che sarà più o meno degno (questo non mi importa), ma certo omogeneo alla convinzione di coloro i quali proclamano ad ogni piè sospinto che la maschera garantista dello Stato è, appunto, maschera e che la violenza di classe, la violenza degli interessi del potere non tollera nei momenti fondamentali di garantire davvero la struttura garantista del nostro paese; dinanzi a questa constatazione, dinanzi al fatto che votiamo un esercizio provvisorio, dinanzi al fatto che le forze politiche si sono, con l' alibi ed il pretesto di questa tragica vicenda, sottratte ancora una volta ad un dibattito profondo, importante, che rendesse omaggio non alla ritualità stanca ed esteriore della nostra opera, ma alla possibilità che tale rito si rianimasse proprio in questa occasione; dinanzi a tutto questo credo che il gruppo radicale possa, con serenità, dire di aver fatto quello che ha potuto per cercare di contribuire in modo serio, come poteva, alla vita del Parlamento. lo stesso non può che con amarezza, dichiarando di votare contro questo bilancio, confessare e riconoscere una sua sconfitta, sconfitta che data dal 16 marzo ed anche prima, sconfitta delle sue posizioni. mi auguro che non si tratti della sconfitta in una guerra: una guerra che tende a realizzare, in fondo, la Costituzione della Repubblica. ma certo è con amarezza che prendiamo atto che ci si è risposto come si risponde in altri regimi: che, cioè, per il bilancio dello Stato , non meno che per la formazione di un Governo, esistono dei potenti i quali dicono: « ragazzini, lasciateci lavorare, nel momento in cui le cose sono gravi; quando poi non saranno più tali, parlate pure. non ci disturberete perché, in realtà, in quei momenti tali fatti e tali riti sono in fondo marginali e possono essere praticati da chiunque » . quindi, signor presidente , il voto radicale è voto di opposizione; è voto, direi, in questo senso un po' scontato, per quel che riguarda il bilancio in se stesso . ma è anche un voto con il quale intendiamo sottolineare la nostra estraneità, da oggi, anche dalla vicenda Moro. cioè da martedì, mercoledì, giovedì, il gruppo radicale parlamentare chiederà conto ad una maggioranza che ha voluto escludere il Parlamento dalla associazione di responsabilità sul caso Moro; chiederà conto dell' esito che ne sarà seguito e lo farà con la severità che sarà necessaria, soprattutto se, come ancora speriamo non accada, l' esito sarà tragico, costituendo con ciò una vittoria per i nemici della democrazia, della Repubblica, della non violenza , della legalità, del garantismo e quindi di una concezione dello Stato che non abbiamo visto affermata da parte della maggioranza, in questi giorni, in quest' Aula.