Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 270 - seduta del 20-04-1978
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 1978 ; Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 1976 ; Variazioni al bilancio dello Stato
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 270
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghi, signor ministro, normalmente ho delle grossissime difficoltà a fare dei discorsi di carattere megaeconomico o macroeconomico e megapolitico; e anche per quanto riguarda il bilancio — ne abbiamo discusso in Commissione Bilancio — ho preferito guardare alcune tabelle non solo perché per alcune voci mi sono divertita, ma perché, a volte, ho l' impressione che proprio guardando i particolari, o quelli che vengono considerati dettagli, in realtà venga fuori il principio ispiratore o comunque delle grosse contraddizioni. non trovo altra sede se non questa, parlando anche solo brevemente del bilancio del ministero della Difesa , per fare qui una puntualizzazione. parlando il 12 gennaio 1977 proprio in quest' Aula, della legge promozionale relativa all' aeronautica, cioè la legge che prevedeva l' acquisto di 100 MRCA Tornado, cioè i caccia d' attacco ma che vennero previsti come caccia in grado di far tutto, dalla difesa all' attacco, quindi risolvevano i problemi anche della difesa aerea — che prevedeva uno stanziamento per questi 100 MRCA, che hanno il pregio eccezionale di partire con le ali larghe per poi restringerle in volo, di 770 miliardi, intervenni dicendo che era falso perché, in realtà, questi 100 MRCA sarebbero costati sicuramente più di duemila miliardi. l' allora ministro della Difesa , onorevole Lattanzio, mi interruppe, offesissimo, dicendo che non era possibile che un parlamentare si permettesse di tacciare di falso il ministro stesso. desidero puntualizzare che già oggi gli MRCA famosi sono arrivati ad una spesa esattamente pari al doppio rispetto a quella prevista. cioè, non solo non sono sufficienti i 770 miliardi — quindi Lattanzio non me ne voglia, ma è proprio così — ma si è giunti oggi a 1.460 miliardi. sono aumentati i prezzi, appunto. quindi, prima si prevedeva una spesa di 770 miliardi per l' intero piano promozionale dell' aeronautica, di cui i 100 MRCA sono una parte, mentre ora la spesa per gli MRCA è giunta a 1.460 miliardi. non solo, ma si è visto, come si è visto, che è già molto se gli MRCA siano aerei d' attacco, perché per la difesa non c' entrano nulla, se è vero come è vero , che la RAF ha oggi modificato gli MRCA per renderli intercettori e di difesa. per cui, non solo si è duplicato il prezzo, ma si è aperto quel varco famoso per cui tra un po' di anni qualcuno verrà a raccontare che dal momento che non abbiamo aerei da difesa, perché si è scoperto che gli MRCA sono solo d' attacco, bisognerà acquistarne degli altri, facendo ovviamente delle previsioni di spesa, che poi vengono smentite a distanza di quattordici mesi. sempre per quanto riguarda la difesa, volevo dire che già ora i tre capi di Stato maggiore hanno previsto che i tempi prevedibili per le tre leggi promozionali (che erano stati previsti in dieci anni con 3.500 miliardi di spesa), già oggi, al secondo anno per la marina e al primo anno per gli altri due settori, affermano che siamo giunti a 5.000 miliardi. ora, se questo è il modo di fare le leggi con delle coperture di spesa per dieci anni, che vanno riviste ma non ritoccate, che sono esattamente il doppio un anno dopo, devo dire che è abbastanza buffo parlare di qualsiasi tipo di bilancio. non voglio qui sollevare il problema politico della difesa, o parlare di questioni che stanno a cuore alla mia parte politica — il disarmo, la non violenza , eccetera — perché credo che un altro collega interverrà specificamente su tali questioni. voglio però dire che qui, in realtà, siamo di fronte ad una vera e propria politica del riarmo. il collega comunista, tra l' altro, l' ha detto chiaramente in Commissione. ma anche all' interno di questa politica mi sembra abbastanza incredibile che solo un anno fa si dessero delle cifre tanto inferiori: a distanza di un anno, per le sole tre leggi promozionali, siamo ben lungi da quanto era stato previsto. solo questo, brevemente, per quanto riguarda la difesa. in Commissione bilancio noi abbiamo presentato, credo, 15 o 20 emendamenti, mentre oggi La Repubblica parlava, dei mille emendamenti radicali, nonché del famosissimo ostruzionismo radicale sul bilancio. questo perché ci siamo permessi di presentare, ripeto, una ventina di emendamenti (pare che questa sia una cosa sconvolgente) per ottenere il passaggio degli aumenti di spesa, in relazione alle esigenze (su questo abbiamo già polemizzato anche in Commissione bilancio), dallo stato di previsione del ministero della Difesa a quello del ministero della Giustizia . questi emendamenti sono stati respinti in Commissione, e noi li ripresenteremo in Aula, anche perché possano costituire un impegno per la nota di variazioni, cioè per il nuovo bilancio, che dovrebbe arrivare tra poco. questa, ad ogni modo, è evidentemente una prassi comune: non esiste solo nel bilancio della difesa l' aumento della spesa in relazione alle esigenze. ho voluto sfogliare la tabella del ministero dell'Interno , alla ricerca di tali aumenti; e in Commissione mi è stato fatto anche notare che si tratta di esigenze verificate. devo dire che ho scoperto alcune cose abbastanza divertenti, per non dire di peggio. esiste nella tabella, per esempio, una famosa voce di 750 milioni per un tale ente di assistenza alle prostitute. ora, io non ho alcuna prevenzione contro le prostitute, né contro gli enti di assistenza, evidentemente. la cosa buffa è che dopo varie telefonate al ministero dell'Interno per cercare questo ente, per il quale sono stanziati 750 milioni, non ho trovato l' ente medesimo. non so bene dove cercarlo; ma forse qualcuno, forse chi ha esteso il bilancio, mi saprà dire di più. è vero, però, che non c' è l' aumento in relazione alle esigenze: erano 750 milioni nel 1977, 750 milioni sono nel 1978. non so come si vorrà considerare questo aspetto. ci sono, invece, alcuni capitoli del bilancio del ministero dell'Interno (per esempio per il premio di arruolamento. per le spese di trasporto, e così via ) che registrano questo famoso aumento. c' è un capitolo, in particolare, il 2601, che è quanto mai misterioso: « trattamenti provvisori di pensione ed altri assegni fissi non pagabili a mezzo ruoli di spesa fissa — 24 miliardi » . dopo le vane telefonate che ho fatto agli uffici, che non mi hanno saputo dire granché, mi auguro che in quest' Aula venga data risposta al mio interrogativo. c' è poi il capitolo 2627, che inizia in sordina parlando di « vestiario borghese » per gli agenti di Pubblica Sicurezza , mentre poi si arriva ad « armamento ed equipaggiamento » . in questo capitolo si registra un incremento di spesa esattamente di mezzo miliardo, giustificato appunto dalle solite fantomatiche esigenze, in modo che la spesa viene arrotondata, complessivamente, a 11 miliardi e mezzo. strano è il capitolo 2578, relativo ad un incremento ingiustificato di 3.450 milioni, su una spesa complessiva di 4.500 milioni, per il riscaldamento delle caserme dei carabinieri. lungi da me l' idea che i carabinieri dormano al freddo, ma devo dire che non mi risulta che nel 1977 si sia verificato un incremento del costo del combustibile tale da giustificare un simile incremento, anzi, è stato detto giustappunto l' opposto; quindi le cose sono due: o prima del 1977 i carabinieri dormivano proprio al gelo completo o queste esigenze — così giustificate — sono generiche, anche perché l' aumento di cui vi dicevo è di ben 3.500 milioni. non è che voglia andare avanti molto; ne ho spulciati altri di bilanci, ma mi fermo a questo dell' Interno, anche perché quello che riguarda la difesa lo ho analizzato in Commissione. ho cercato anche di dire in quella sede che il bilancio della difesa è di 5 mila miliardi mentre quello della giustizia è di 772 miliardi, con un rapporto assolutamente incredibile per cui il bilancio della giustizia rappresenta oggi circa il 3 per cento del bilancio dello Stato . è vero che è stata rinviata l' entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale , ma è anche vero che tutte le riunioni dei vari avvocati, magistrati, eccetera, lamentano il fatto che il bilancio della giustizia sia in realtà pari al bilancio della Rai-TV. dopo gli aumenti pazzeschi che ci ritroviamo nel bilancio della difesa ed alcuni, che vi ho accennato, nel bilancio dell' Interno, devo dire che quando si parla seriamente di lotta al terrorismo, eccetera, ci si deve porre nell' ottica non solo e non tanto delle leggi repressive o di provvedimenti come il decreto legge Reale bis, ma nell' ottica di un problema serio di funzionamento della giustizia e di tutti gli istituti che sono previsti, ma che in realtà non funzionano. è vero che un capitolo del bilancio del ministero dell'Interno prevede 420 milioni per i confinati politici (ed è un augurio che mi faccio, perché in realtà non c' è stato alcun aumento relativo alle esigenze, quindi questo è un augurio che posso sicuramente condividere), ma il problema mi pare un altro, così come mi pare che vada sottolineato il problema della disfunzione della giustizia legato anche alla scarsezza di fondi, che non è la prima volta che evidenziamo, e crediamo di non essere la sola parte politica a sottolineare questo fatto. abbiamo allora presentato a mo' di stimolo — perché credo che questa ormai sia diventata la nostra unica funzione — in Commissione bilancio venti emendamenti, che sono stati definiti provocatori, poi successivamente corretti in provocatori ma buoni. in realtà, però, questa nostra funzione di stimolo sta diventando un po' strana, perché dopo avere un po' stimolato, c' è stato detto che nessuno di questi emendamenti era accettabile (in realtà uno, dopo che stimola un po' si ritrova altri problemi) e non ci è stata data nessuna giustificazione, neanche politica, se non quella che, siccome questo è un bilancio fasullo e quello vero verrà con la nota di variazioni al bilancio fra un po' di tempo, questo bilancio si fa passare così perché poi le altre cose si faranno nella prossima nota. questi erano solo alcuni rilievi che volevo fare e, se questo è il dibattito sul bilancio, tutti ricordiamo gli avvenimenti del 16 marzo, per cui fu ristretto il dibattito sul programma e sulla fiducia e si disse: « il dibattito si farà in sede di dibattito sul bilancio » . allora avevamo un problema che non fu posto per le ragioni di cui sopra, cioè perché si votò molto in fretta. a prescindere da queste spese che ho sottolineato, c' è però una cosa strana nell' intero bilancio (anzi non è strana, è normale da trent' anni a questa parte, volevo solo sottolineare che persiste): in esso non c' è nessuna voce di spesa ordinaria del bilancio, così come la commissione De Marchi invece chiedeva per l' assestamento idrogeologico del paese. durante la crisi l' associazione « Italia Nostra » inviò un promemoria al presidente del Consiglio . leggo soltanto la prima parte perché mi sembra abbastanza importante, anche se questo promemoria allora non fu certo visto come foriero di sventure, ma ritengo che anche i fatti di questi giorni dal terremoto in Sicilia al disastro ferroviario sulla linea Bologna-Firenze — in realtà pongano dei problemi, perché non sono certo dovuti al caso o alla sventura, almeno per quello che ne pensiamo noi. « Italia Nostra » scriveva al presidente del Consiglio dicendo: « la bozza di programma e le trattative in corso attribuiscono importanza fondamentale alla nuova stangata fiscale e al contenimento della spesa pubblica . non si fa cenno, però, a provvedimenti o a programmi che consentirebbero di ridurre fortemente la spesa pubblica , dovuta al ripetersi di calamità naturali, come alluvioni e frane. i danni sono stimati in mille miliardi annui. con investimenti non eccezionali si potrebbe avviare un piano di riassetto idrogeologico, cominciando dal Mezzogiorno, dal bacino del Po e dalla Valle dell' Arno, con duplice effetto positivo: occupazione giovanile immediata e prolungata per alcuni anni, riduzione dei danni e dei costi economici e sociali dovuti al ripetersi di alluvioni e frane. va tenuto conto del fatto che gli interventi di bonifica idrogeologica andrebbero abbinati a progetti per l' uso plurimo delle acque, ottenendo benefici per le popolazioni di aree poverissime di acqua potabile, per l' irrigazione, per la produzione di energia idroelettrica da centrali di dimensioni ridotte, ritenuta realizzabile dai tecnici dello stesso Enel, e comunque da verificare come ipotesi, beninteso nella salvaguardia dei valori ambientali » . voglio soffermarmi su questo particolare aspetto, dopo aver scorso la tabella dei lavori pubblici , ed avendo anche visto i famosi 147 punti del Governo; per quanto riguarda questo problema c' è un unico punto, per altro del tutto scontato, che è il punto 59 che dice « sollecitare l' approvazione parlamentare del disegno di legge sulla difesa del suolo » che, come sappiamo, è già al Senato. ecco, mi pare un po' pochino, vista l' entità dei danni che ci sono e visto soprattutto che la cosa a mio avviso più straordinaria di questo problema è che esso è noto in tutti i suoi termini; tutti sono d' accordo sulla necessità e l' urgenza di risolverlo e da anni sono a disposizione del Parlamento tutti gli elementi di giudizio per deliberare in modo responsabile ed efficace. anzi, otto anni fa fu persino approntato un piano trentennale di spesa; in realtà, però, è come se fossimo al punto zero. speravamo che vi fosse un cambiamento di rotta rispetto, ad esempio, alle dichiarazioni di Romita che ebbe a dire, durante le devastazioni nel Salernitano, del 1954 (allora era ministro dei lavori pubblici ), citando Leonardo da Vinci che « al furor dell' acqua non vale alcuno umano riparo » . se la posizione è ancora quella di Romita, allora non parliamo più di questo problema; è inutile la commissione De Marchi , è inutile l' indagine-verità sul territorio, sono inutili le denuncie, ad esempio, dell' ordine dei geologi ed è inutile che due anni fa siano stati ristampati per niente tutti gli atti della Commissione. se siamo ancora a questo punto, il problema non si pone; rimarranno nelle tabelle del ministero dell'Interno i miliardi degli stanziamenti previsti per il periodo successivo alle calamità, e cioè per riparare le persone o per mandarle in albergo, così come viene stabilito. debbo dire che è uno sconcio che ancora oggi, dopo tanto tempo , sulle tabelle del ministero dell'Interno vi siano il Belice, il Vajont, eccetera. a nostro avviso, quindi, il problema era quello di preparare un piano più sistematico, e non solo un intervento a posteriori o degli interventi evidentemente di tipo estremamente settoriale, anche perché ci pare che problemi di questo tipo, di cui nel bilancio non vi è alcuna traccia, si pongano per l' Italia in maniera più drammatica ed acuta che per molti altri paesi dell' area capitalistica. in realtà, queste vengono normalmente definite come calamità naturali. mi sembra che molto spesso tale definizione sia falsa, perché credo che molto più spesso sia più oggettivo definirle calamità politiche. è vero, come facevano notare i giornali, che un solo ritardo di 30 secondi sulla Bologna-Firenze avrebbe probabilmente evitato lo scontro, ma è anche vero che a questo punto ci si pone il problema della frana e dello slittamento, mentre, come esattamente diceva il mattino: « per la protezione delle linee ferroviarie, la competenza è delle Ferrovie dello Stato , le quali per altro non dispongono né del personale né dei mezzi tecnici per accertare dissesti che si verificano ad una certa distanza dalla sede dei binari e che si formano in profondità; il personale delle Ferrovie dello Stato può al massimo controllare l' agibilità dei binari — cosa che puntualmente è stata fatta — e la sicurezza delle fasce di terreno immediatamente adiacenti » . il problema è che normalmente questo tipo di sconvolgimento geologico si crea in profondità, e non è sicuramente affidandolo al personale, tra l' altro esiguo, delle Ferrovie dello Stato che si può pensare ad una seria sicurezza e ad una manutenzione di tipo diverso. non vuole essere questo nostro intervento un intervento di ecologi di tipo Panda o di tipo Arcadia. quindi, in questo intervento non porremo il problema dell' ambiente, in quanto pare che tutte le volte che si parla in termini di ecologia si viene accusati di essere dei nostalgici e dei romantici, come se il problema consistesse nell' avere un tramonto più o meno bello. e anche quello il problema, ma proprio per non fornire alibi a chi non vuole intendere, non parlerò in generale dei problemi ambientali, ma esclusivamente di alcuni problemi specifici, anche se a mio avviso di grande rilievo, che una classe politica responsabile non può ulteriormente ignorare. questo problema — dicevo — è conosciuto in tutti i suoi aspetti. da anni l' ordine nazionale dei geologi, ad esempio, chiede una politica globale del territorio. nel 1971, il presidente dell' ordine chiudeva così l' ennesimo dibattito-denuncia: « se questo incontro non dovesse riecheggiare in tutta la sua drammaticità la situazione, allora lasciateci dire che l' appello di oggi diverrà l' atto di accusa di domani; atto di accusa contro chi poteva provvedere e non ha provveduto. sarà un atto di accusa pesante per le sciagure che sicuramente affliggeranno il nostro paese e che — facili Cassandre — possiamo già fin d' ora prevedere » . non mi pare che dal 1971 ad oggi il potere politico abbia recepito questa problematica e, in realtà, siete andati avanti con iniziative parziali e assolutamente insufficienti. rientrano in questa panoramica, per esempio, la legge numero 382, la legge numero 319 ed anche la più recente, la legge numero 176, mentre il recente. disegno di legge sulla difesa del suolo obbedisce, a nostro avviso, ancora ad una logica settoriale di interventi di risanamento, ma è ben al di fuori di una programmazione generale e, quindi, senza incidenza sulla prevenzione dei fenomeni. desidero citare qui le parole con cui si apre la relazione della commissione De Marchi : « da otto anni gli atti della Commissione sui problemi della difesa del suolo restano inutilizzati — e, come dicevo, sono stati pateticamente ristampati due anni fa — eppure, a nostro avviso, in quegli atti si potrebbero reperire tutti gli elementi necessari per intraprendere una politica nuova e coerente. forse il difetto di quegli atti sta nel fatto che richiedevano, in realtà, un cambiamento radicale di indirizzo politico . e infatti la premessa era la seguente: la difesa del suolo, la regolazione e l' uso delle acque e gli altri problemi ad essa strettamente connessi rientrano nella sfera dell' interesse nazionale indicato dallo articolo 117 della Costituzione. con questi atti questa Commissione, in realtà, si era proposta due principi guida: da una parte, di garantire rigorosamente alla politica di difesa del suolo il carattere di una politica nazionale continua e programmata, dall' altra ad assicurare ad essa un legame stretto con la politica programmata di assetto territoriale e di conservazione e di razionale utilizzazione delle risorse e dell' ambiente » . già otto anni fa, quindi, si chiedeva il superamento di interventi episodici ed insufficienti per impostare, invece, una politica di lungo respiro con previsione di spesa sufficiente a garantire la continuità e la programmazione degli interventi, non frantumati in capitoli ed in competenze diverse. la commissione De Marchi chiedeva che la spesa per la difesa del suolo divenisse una voce ordinaria del bilancio dello Stato . ciò, invece, viene ancora oggi ritenuta una chimera; rimane semmai voce ordinaria del bilancio dello Stato il sopravvitto dei corazzieri — perché pare che abbiano bisogno di 360 grammi di carne: cosa quanto mai lodevole — ma la politica del suolo ancora oggi non è diventata una voce ordinaria del bilancio dello Stato . il problema della difesa del suolo, dopo l' alluvione catastrofica del 1966, ha provocato soprassalti passeggeri di attenzione, ed è stato formalmente incluso nei programmi economici nazionali, ma è restato, in pratica, senza soluzione. eppure, come i fatti di questi giorni dimostrano, la situazione diventa ogni anno più grave. vorrei citare, a questo punto, alcuni dati della relazione della commissione De Marchi , secondo la quale oltre un quarto delle terre di pianura della penisola (un milione e mezzo di ettari) è direttamente esposto alla minaccia di alluvioni, ed il fenomeno interessa tutte le regioni, dal nord al sud. la relazione dice: « nelle aree minacciate si concentra una parte notevole della popolazione, della ricchezza e del potenziale produttivo del paese. perciò, con l' accentuarsi di questo fenomeno, ogni anno che passa cresce la potenziale entità dei danni che le alluvioni possono provocare » . credo che ormai sia un dato acquisito, e da tutti accettato, il fatto che il danno ecologico, genericamente inteso, costituisce, in realtà, un danno economico — credo che non sia il caso di citare Seveso — così come tutti sono concordi nel ritenere che la mancata difesa del suolo comporta dei pesantissimi danni di tipo economico. vi sono, inoltre, altri fattori che contribuiscono ad aggravare la situazione: dal crescente inquinamento delle acque — che incide sul regime delle acque superficiali e sotterranee — all' aumento delle temperature al suolo, causata dall' anidride carbonica nell' atmosfera. credo che per meglio capire i disastri a cui possiamo andare incontro e per citare dei dati da non considerare radicali — e quindi di parte e quindi non attendibili — sia più opportuno che faccia riferimento a quelli contenuti nella relazione De Marchi . questa afferma: « nei primi 25 anni di questo dopoguerra! e alluvioni hanno causato danni per circa 10 mila miliardi ed una spesa pubblica di oltre 2 mila miliardi, con una media di 480 miliardi all' anno » . in un documento elaborato in quegli stessi anni dal gruppo comunista del Senato, si leggono alcuni altri dati e si dice, per esempio, che « fra l' alluvione del Polesine del 1951 e quella del 1966 i danni sono aumentati di oltre 6 mila miliardi di lire » . inoltre: « nel 1966 furono colpiti 1.119 comuni, 300 mila aziende artigianali ed imprese industriali sono state danneggiate, oltre a 20 mila esercizi commerciali » . questo documento continua affermando che: « oltre a ciò vi sono danni non calcolabili unicamente secondo parametri economici, ma che sono tali da toccare direttamente i valori culturali, ideali, o comunque attinenti alla sfera di attività intellettuale e morale dei cittadini. ci riferiamo alle distorsioni e alle macroscopiche deformazioni avvenute nello sviluppo delle città e degli insediamenti umani, ci riferiamo all' accentuazione del carattere dualistico dell' assetto territoriale italiano, espressione di processi di concentrazione e di polarizzazione. di disgregazione e di abbandono e di divario fra il nord e il sud » . la relazione concludeva dicendo che: « il paese ha pagato un prezzo divenuto intollerabile in termini economici, con sprechi e costi addossati alla collettività, nonché sul piano dei valori culturali, in termini di libertà e di sviluppo della persona umana » . credo che questi giudizi siano più che mai validi, perché non mi pare che vi sia stata né una diminuzione di — questa sventura — se così le vogliamo chiamare né una inversione di tendenza . mi pare che in una ricerca fatta da Giorgio Bocca vi siano gli elenchi delle più gravi calamità di questi ultimi trent' anni . questo studio indica una cifra di 1.300 morti ai quali bisogna aggiungere — essendo frutto della stessa logica distruttiva del capitalismo italiano — gli oltre 2 mila morti del Vajont. queste migliaia di cittadini ammazzati rappresentano, in primo luogo, l' effetto di omissioni di interventi, come quella che attiene a questo bilancio. ebbene, il Governo e le forze che lo sostengono sono disponibili ad assumersi una parte di responsabilità nella continuazione di questa strage che è della natura e degli uomini? dal bilancio non pare che vi sia alcuna inversione di tendenza . tuttavia, i dati più recenti mi sembrano ancora più gravi. in una conferenza stampa del gennaio scorso il presidente dell' ordine dei geologi ha reso noti i risultati di una inchiesta condotta tra i comuni italiani. ebbene, 4.086 di essi (cioè quasi il 51 per cento del totale) risultano interessati da dissesti; 1.102 comuni presentano dissesti nel centro abitato; 2.352 hanno subito alluvioni negli ultimi anni; 1.587 hanno problemi di stabilità nella viabilità minore. nel solo comune di Acqui Terme — per esempio — tra il 20 febbraio e il 13 marzo del 1972 si sono registrate esattamente 182 frane, che hanno coinvolto 340 mila metri quadrati di superficie. anche altri dati, derivanti da censimenti vari, risultano abbastanza allarmanti. 1957: il ministero dei Lavori Pubblici comunica che le frane ammesse a consolidamento sono 1.987; 1963: le frane ammesse a consolidamento sono 2.685; 1970 (ultimo dato che ho potuto ritrovare): le frane nella stessa situazione sono oltre 3 mila. il loro numero, cioè, in vent' anni è quasi raddoppiato. sempre nel 1969 l' Associazione nazionale dei geologi italiani ha calcolato che sul territorio italiano si verifica una frana ogni 27 ore, con un morto per frana ogni 8 giorni. secondo un risultato parziale del censimento condotto dai geologi sugli eventi franosi, dall' ottobre del 1976 al maggio dell' anno seguente, si sono verificate 926 frane in 695 comuni. di tutto questo problema enorme nel bilancio dello Stato non si trova assolutamente traccia. non vi è nemmeno traccia dell' auspicio, contenuto nella conclusione dei lavori della commissione De Marchi , nel senso che la difesa del suolo sarebbe dovuta divenire una voce ordinaria del bilancio dello Stato : rimangono i corazzieri, ma la difesa del suolo non è proprio presa in considerazione. anche l' Anas offre dei dati che credo insospettabili. in base alle statistiche fornite da tale azienda, è stato fatto un calcolo dei costi dovuti ad interruzioni stradali. dal novembre del 1971 all' aprile del 1972 — secondo l' Anas — vi sono state 106 interruzioni stradali per un totale di 2.474 giorni di interruzione. il maggior costo per i trasporti derivante da tali interruzioni è stato, per lo stesso periodo, di circa 200 miliardi; le spese di ripristino sono ammontate a 300 miliardi, per cui in meno di sei mesi le interruzioni stradali sono costate 500 miliardi. credo, tuttavia, che i costi economici non siano soltanto quelli cosiddetti diretti. dall' inchiesta che ho già citato fatta dall' ordine dei geologi (sempre inascoltati) risulta che 1.938 comuni hanno un approvvigionamento idrico assolutamente insufficiente. 1.757 comuni presentano restrizioni nei consumi; nel 1976 l' agricoltura ha avuto miliardi di danni per la siccità. si tratta di insufficienza di risorse naturali? credo proprio di no: a fronte di un afflusso meteorico di 10 mila metri cubi al secondo; sempre secondo questo ordine, il fabbisogno di acqua per uso potabile, industriale, agricolo, calcolato all' anno 2015, è di 1.500 metri cubi al secondo, pari cioè al 15 per cento dell' afflusso. quindi le carenze derivano da tutt' altro; derivano da una perdita parziale delle disponibilità, a causa dell' inquinamento sempre più esteso, e soprattutto dalla mancanza di un programma di gestione basato sulla conoscenza reale dei corpi idrici di superficie e sotterranei. si potrebbe andare avanti, ad esempio, con il discorso sui terremoti. è vero che non sono così facilmente prevedibili, ma è noto altrettanto che l' Italia può considerarsi nella quasi totalità un' area sismica: la cronaca di questi giorni mi sembra che sia una ennesima dimostrazione. ed è opinione, però, degli specialisti che, anche se non possiamo per ora contrastare i terremoti, saremmo però in grado di difenderci e di prevenirne i danni. si richiede però l' abbandono della tradizionale metodologia, che è stata fin qui usata, che normalmente si limita alla prescrizione di strutture più resistenti, e all' adozione di criteri nuovi di definizione dei tipi edificatori e delle distinzioni d' uso dei territori. si avrebbe così una differenziazione degli interventi, che ridurrebbe i costi aumentando la sicurezza. credo che in realtà basti questa brevissima panoramica della situazione geoambientale italiana, per capire quali siano i guasti provocati dall' assenza di una politica organica del territorio, realizzata in un' ottica di prevenzione di danni. e basta anche per capire quanto sia assurdo, a mio avviso, e irresponsabile il rifiuto di operare una svolta in questo campo, con l' alibi della mancanza di disponibilità finanziarie; tanto più che poi le disponibilità finanziarie invece esistono, anzi si devono trovare (una tantum , una tertium, una secundum, una perpetuum, in realtà), quando poi il disastro è già avvenuto. rimangono, per esempio, nella tabella del ministero dell'Interno 3.500 miliardi per i comuni che sono stati danneggiati. non dico assolutamente che non vadano dati; dico semplicemente che, se non c' è una politica a monte, sistematica e organizzata, in realtà finiremo semplicemente con il mandare l' obolo ogni tanto o la carità in questo senso. volevo in realtà portare un dato solo ancora, sempre dalla commissione De Marchi , che aveva definito l' ammontare della spesa per un intervento organico di risanamento da realizzare in un trentennio. le stime basate su prezzi e costi del 67' 68 prevedevano una spesa complessiva per la sistemazione idraulica e la difesa del suolo, compresa per altro la difesa dei litorali, di 9.815 miliardi in trent' anni , così suddivisi: 2.470 miliardi nel primo quinquennio; 3.000 miliardi nel decennio successivo; 3.300 miliardi nell' ultimo quindicennio. secondo la commissione De Marchi , tale spesa era da iscriversi come voce ordinaria del bilancio dello Stato . si tratta evidentemente di cifra estremamente alta, che in moneta odierna supera i 20 mila miliardi. e sicuramente vero questo; credo però che i dati della situazione, precedentemente esposti, dimostrino abbondantemente che molto più alti sarebbero i costi derivanti dalla mancata o insufficiente spesa per la difesa del suolo. ed era questa, d' altronde , la convinzione della stessa commissione De Marchi , che contrapponeva alle possibili obiezioni l' entità della spesa annualmente dilapidata per la cosiddetta difesa nazionale. « una spesa, quale quella prevista per la difesa del suolo — si legge nella relazione — appare infatti doverosa e prioritaria per un paese pacifico, che vuole costruire il suo avvenire, difendere le fonti stesse della propria sicurezza e assicurare, come suo prioritario dovere, alle generazioni presenti e future un assetto del territorio, nel 1 quale la vita economica e civile possa svolgersi senza pericolo e con prospettive di stabilità e di progresso » . vorremmo estendere il paragone ad altri investimenti pluriennali e di entità addirittura imprecisata, quali, per esempio, quelli del piano elettronucleare. credo che di questo sarà meglio parlare a parte; eppure la scelta nucleare è stata accettata come indilazionabile dall' attuale maggioranza, e la spesa non è stata mai precisata. ma ci pare che, come in ogni problema concreto, si tratti sempre di scelte diverse di civiltà e di valori. e un problema che ho voluto sottolineare partendo, per altro, da dati e studi — diciamo al di fuori di ogni aspetto, Anas compreso. il bilancio è quello che è, certo non possiamo presentare emendamenti in questo senso. ma se questa nota di variazioni è così importante, come è stato affermato da tutti rilevando che si discute oggi, in realtà, un bilancio vecchio, che non conta nulla perché già superato, forse anche alla luce della drammaticità degli eventi di questi giorni, tener presente questo dato di fatto , che una stessa commissione aveva già elaborato, per iniziare un cambiamento di rotta — se vogliamo — politica rispetto a questo problema, è quanto meno opportuno. certo, di fronte ai cinquanta morti dell' incidente ferroviario sulla linea Bologna-Firenze, non credo che basti assolutamente il minuto di silenzio della Camera dei Deputati , se poi, essendoci uno strumento adeguato, manca la volontà politica di utilizzarlo per passare da quelle che sono le parole, i gesti, le commozioni, le emozioni, eccetera, ad una precisa volontà che sia data dai fatti. ci sono, è vero, delle calamità naturali, ma ve ne sono altre che non sono tanto naturali e che sono molto di più calamità politiche, dovute ad omissioni, evidentemente. esistono dei problemi di malgoverno pratico sia con cattive leggi sia con omissione totale di interventi, aspettando da un momento all' altro una frana, aspettando che i fatti si verifichino per inviare poi una personalità dello Stato a vedere di che cosa si tratta. questo mi sembra, in un discorso di macroeconomia o di macropolitica, un problema estremamente minimo. credo sia il tipico minimalismo radicale. mi preme, però, sottolineare, proprio per i problemi di cui ho sentito parlare (bilancia dei pagamenti , eccetera), che sempre nella tabella del ministero degli Interni , ad esempio, vi è una spesa di 200 milioni per il trasporto dei prodotti ortofrutticoli per i brefotrofi, per gli enti di assistenza eccetera. a questo proposito credo che si potrebbe tranquillamente imporre all' AIMA il loro trasporto obbligatorio, senza che li bruci, come è successo questa estate, sollevando un giusto scandalo. ci sono dei problemi, cioè, che vengono fuori partendo da dati assolutamente minimi riscontrabili leggendo il bilancio; voci assolutamente superate, contraddittorie. anche questo modo di andare avanti, parando cioè degli aumenti di spesa semplicemente in relazione ad esigenze (supposte o verificate) che sono normalmente quanto di più generico si possa immaginare, credo sia una cosa estremamente grave; anche perché, come ho detto prima, si tratta di aumenti di spesa di miliardi che non trovano nessun riscontro, perché non è così cambiata la situazione da un anno a questa parte. in termini di bilancio generale, volevo dire semplicemente questo e credo sia doveroso, anche solo rispetto ai fatti più recenti — non ricordo adesso il numero esatto delle vittime da calamità politiche o naturali degli ultimi venti o dieci anni passare dalle deplorazioni ai dati di fatto concreti. se non in questo bilancio, mi auguro che nella prossima nota di variazione al bilancio questo problema venga finalmente affrontato.