Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 270 - seduta del 20-04-1978
Misure del governo per l'ordine pubblico
1978 - Governo VI De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 431
  • Attività legislativa

signor presidente , il 16 marzo di quest' anno, giorno certamente drammatico e nefasto per la vita della Repubblica — ed in modo clamoroso, perché ha costituito un momento esplicito di prova del punto di degradazione dello Stato e della vita civile del nostro paese — in quest' Aula il presidente del Consiglio , onorevole Andreotti, si era impegnato ad affrontare l' appuntamento del dibattito sul programma politico generale del Governo e sulla soluzione della crisi durante la discussione del bilancio dello Stato , di questo bilancio. il presidente del Consiglio dichiarò questo esplicitamente in Aula, i nostri resoconti stenografici ne fanno fede, i giornali — grosso modo — lo avevano ripetuto; in altri momenti, altrettanto istituzionali anche se meno espliciti, come la conferenza dei capigruppo , era stato da tutti i gruppi della maggioranza assicurato egualmente che la scadenza del bilancio dello Stato doveva intendersi gravata della scadenza politica del dibattito sulla formazione del Governo e sul suo programma. il gruppo radicale, da solo, unico, continuò ad opporsi a questa presa di posizione, a questo modo di rispondere corrispondendo alle Brigate Rosse , ma, per umiltà e anche per mettere alla prova questa maggioranza, ancora una volta si comportò in modo tale, pur nel dissenso, da consentire quel falso dibattito sulla fiducia, che consiste nel permettere agli autori extraparlamentari della soluzione della crisi di Governo , cioè ai segretari dei partiti (che hanno una funzione costituzionale), di venire qui a ripetere i motivi per i quali ritenevano che l' assassinio da parte dei boia delle Brigate Rosse della scorta dell' ex presidente Moro ed il sequestro dello stesso non mettevano in crisi il disegno che era alla radice della costituzione di questo Governo. ebbene, signor presidente , non abbiamo avuto il piacere e l' onore di vedere il presidente del Consiglio in quest' Aula, quali che siano gli impegni esterni che lo trattengono. visivamente, plasticamente noi vediamo invece che questo dibattito sul bilancio, più di quello precedente, è, per quel che riguarda il Governo e la maggioranza, un dibattito tecnico-politico sul bilancio dello Stato , sminuito, per altro, dal suo carattere sostanziale di esercizio provvisorio. infatti ci avete detto che in realtà questo bilancio, elaborato e concepito nel settembre dello scorso anno malgrado alcuni aggiornamenti, se non innovazioni, in realtà sarà superato a metà maggio da una elaborazione che risentirà — questa — della nuova soluzione politica di Governo che ha vistò l' ingresso formale, ufficiale del partito comunista . intanto però abbiamo una situazione evidente di disattendimento degli impegni assunti non nei confronti di un gruppo, dell' unico gruppo dissenziente, ma nei confronti del Parlamento, delle stesse forze politiche della maggioranza e del paese. dunque, signor presidente , io credo che non sia eccessivo quanto meno proporre un interrogativo. se cioè ci si rende conto, signor presidente , che per qualcuno o per molti diventa lecita la seguente domanda: se le Brigate Rosse affermano di volere con il loro comportamento innanzitutto dimostrare che la facciata garantista e repubblicana del nostro Stato non è altro che maschera borghese e mistificatrice di una realtà in sostanza invece autoritaria e che si fa orpello vuoto, esteriore del garantismo, delle norme costituzionali, c' è da chiedersi se noi in questo modo non stiamo dando alle Brigate Rosse la risposta che esse ritengono debba essere data secondo la loro strategia. costoro sostengono che il garantismo repubblicano, che la Costituzione, che la praticabilità dell' opposizione anche da parte delle minoranze, che la serietà, la gravità degli scontri, delle lotte interne alle istituzioni, non sono altro che momenti di mistificazione in quanto le istituzioni repubblicane altro non sarebbero che una maschera. signor presidente , io penso che siamo tragicamente e drammaticamente nel tema, perché dinanzi ad una Aula nella quale nove persone sono presenti ad assistere al dibattito... e siamo tanto nel tema signor presidente che io dico: sono venuto qui perché il presidente del Consiglio , la maggioranza, la Presidenza della Camera, la conferenza dei capigruppo ci avevano assicurato che questo era un momento di dibattito politico generale. signor presidente , nulla era stato compiuto... dice che lui non vuole ascoltarmi e che me ne devo andare. signor presidente , allora, se mi consente, vorrei umilmente e seriamente farle una domanda. me lo consente, signor presidente ? signor presidente , io le sto chiedendo, per potermi attenere al tema, se l' impegno ufficialmente preso dal Governo, convalidato dalla Presidenza della Camera e da tutti i gruppi, per cui oggi siamo a discutere anche del programma di Governo e della realtà del Governo, è mantenuto, se no, forse parlo, forse no. ma, signor presidente , se questo impegno non è disdetto, e nessuno lo ha disdetto, parlare della politica generale del Governo e, di conseguenza, della situazione politica, significa appunto attenersi al tema per discutere il quale siamo stati convocati. con molta umiltà volevo chiederle: le risulta, vi risulta, che questo impegno è stato smentito? convocati il 16 marzo, ed avendo, il 16 marzo, rinunciato ad esprimerci perché ci fu detto dal seggio che lei occupa e da altri che avremmo parlato di questo tema nel momento del bilancio, le chiedo se questa affermazione sia oggi superata (non saprei da chi e come). se lei me lo comunica, io eviterò di apparire scostumato, cioè di pretendere di abusare della sua pazienza e di un determinato tema. ritengo, per altro, signor presidente , che quell' impegno assunto nessuno possa cassarlo e che il nostro dovere, avendo consentito il 16 marzo a non esercitare le nostre funzioni parlamentari, in tema di programma di Governo , sia quello di portarlo oggi avanti! se lei mi chiede di farle una cortesia, mi precisi quale e me ne vado anche subito... semmai continuare questa discussione può, forse, essere sgradevole! signor presidente , insisto nel dire che siamo qui convocati per parlare anche del programma generale del Governo, perché al riguardo siamo stati ripetutamente convocati, perché in materia ci sono state annunciate determinate cose! che la dizione letterale sia quella cui lei fa riferimento è indubbio, ma che tutti sappiano, signor presidente , che i gruppi sono stati invitati, il 16 marzo, a trasferire in questa sede le loro valutazioni generali, è altrettanto certo. sicché, signor presidente , non mi pare che sia, comunque, mancare al rispetto del tema il sottolineare, come stiamo facendo, il fatto che ci troviamo a discutere del bilancio dello Stato in otto o in nove persone. lo diciamo perché questo fa parte del bilancio, del bilancio politico e del comportamento delle forze di maggioranza e di minoranza, delle stesse forze di Governo nei confronti di questo tema. ci troviamo, dunque, a sottolineare che c' è una corrispondenza tra la situazione nella quale stiamo arrivando, che stiamo constatando... sulla fiducia al Governo vi sono tre ore di dibattito, e di dibattito di quel tipo! constatiamo oggi di trovarci di fatto amputati di quella parte del dibattito, senza la quale non ha senso parlare del bilancio dello Stato . parlare del bilancio dello Stato senza aver discusso, signor presidente , in termini politici, della fiducia o meno che le forze che sono al Governo, che l' attuale formula di Governo, possono dare in relazione all' attuazione del bilancio che le stesse ci presentano, non sembra a me possibile. ritengo necessario compiere un certo tipo di analisi. continuiamo a sostenere che nel bilancio dello Stato , nella équipe di Governo, nella maggioranza politica, nel bilancio degli Interni, nel bilancio della giustizia, nel bilancio della difesa, e così via , troviamo le stimmate dei bilanci precedenti, in nulla mutati, a volte peggiorati. certo, quando si sottolinea che da parte del ministro del Tesoro si sono compiuti, probabilmente, taluni primi passi di rivoluzionamento tecnico di una situazione insostenibile (senza i quali non vi è lettura possibile del bilancio dello Stato ), è cosa che non intendiamo negare. mi pare evidente che questo riconoscimento al ministro del Tesoro possa essere dato. ma quando, signor presidente , limitandoci a presentare emendamenti (che illustreremo domani e che sono, mi pare, in tutto 15) di tipo emblematico, chiediamo che un 3 per cento del bilancio del ministero della Difesa sia trasferito al bilancio del ministero della Giustizia , e quando questo 3 per cento diventa il 30 per cento per il ministero della Giustizia , mi pare che ci si sia mantenuti nel dibattito di politica generale e che ci si sia addentrati ad analizzare qual è il tipo di bilancio che abbiamo dinanzi. un bilancio in ordine al quale lo spostamento del 3 per cento dal ministero della Difesa al ministero della Giustizia porta ad un aumento del 30 per cento del bilancio di quest' ultimo dicastero, dà la dimensione di che cosa questo Stato sia disposto oggi a fare contro il marasma, appunto, con questo tipo di bilancio. quando uno dei punti cardine , evidentemente, della crisi del nostro paese è la crisi della giustizia, crisi della giustizia come concetto, come amministrazione, crisi in cui lo Stato sembra disarmato rispetto a cento o quattrocento terroristi: questo Stato. ha un bilancio della difesa dal quale, se si defalca il 3 per cento , si aumenta in corrispondenza del 30 per cento il bilancio della giustizia! quindi, abbiamo un bilancio evidentemente sontuoso, enorme; esistono gli stanziamenti che noi avevamo fatto, aggiuntivi per le forze armate : 1.200 miliardi! qui dicemmo che era menzogna, fandonia, che si trattava di molto di più, in deroga ai veri bilanci dello Stato; avete bilanci pluriennali, di tre anni. si disse: in tre anni, 1.200 miliardi; siamo già arrivati a 1.500 e quindi, come vedete, quanto più questo Stato si arma, quanto più si arma di armi, quanto più dà soldi alla marina, all' aviazione e ad altre cose, tanto più questo Stato sembra debole. e rispetto a chi, signor presidente , al nemico? quando è che qualcuno è nemico della patria? quando è che qualcuno è nemico dello Stato? quando è che qualcuno è nemico della Repubblica? se è russo, se è straniero? no, mi pare, signor presidente . nemico è colui che mina, che riesce a distruggere la nostra vita quotidiana , che riesce a minare la vita dello Stato. chi, in epoca moderna, lo diciamo da antimilitaristi convinti, mina alla esistenza stessa degli Stati e delle repubbliche? chi ha minato la democrazia cilena? il nemico ufficiale, quello esterno, per il quale si giustificano le migliaia di miliardi alla difesa? quello per cui si destina all' assistenza alle donne, in tutto un anno, in un paese come il nostro, magari la somma corrispondente a due nuovi carri armati , che noi dobbiamo prendere per combattere contro chi? ah, l' utopia di chi parla, di questa parte, l' utopia degli antimilitaristi, l' utopia di coloro che dicono che le guerre oggi sono ben altro che non le guerre contro il nemico esterno! cade lo Stato se dall' interno va in putrefazione il concetto stesso di che cosa è amico e di che cosa è il nemico, su che cosa si fonda la solidità di una società. signor presidente , abbiamo sentito il presidente del Consiglio , per un istante distraendosi dalla lettura affrettata delle sue cartelle, parlando delle Brigate Rosse , dire: « ma devono pur vivere in qualche posto, questi uomini! » devono pure essere in qualche posto, ecco: la gente ce lo dica, ce lo dica il popolo, ci richiamiamo al paese! e passato un mese e l' unica cosa che lo Stato armato è riuscito a fare è stato che quando un rubinetto d' acqua, non sappiamo bene perché azionato e come, se è stato il caso o no, se sono state le infiltrazioni del generale Dalla Chiesa o no nelle Brigate Rosse non lo sappiamo, di questo discuteremo domani! ecco un po' d' acqua, arrivano... signor presidente , siamo in tema di bilancio! arrivano i vigili del fuoco , e trovano quello che trovano; fanno il 113 e quando qualsiasi mediocre commissario di provincia, senza soldi, il vecchio maresciallo dei carabinieri, il vecchio appuntato della stazione tal dei tali, arriva cosa avrebbe fatto? fermi, acquattatevi, arriviamo per prenderli quando tornano! leggiamo sui giornali questa festa di questo Stato ricco: 40 « pantere » ! eh, ce le abbiamo, 40 « pantere » che arrivano lì davanti per avvisare i brigatisti rossi , nei fatti, che è inutile tornare, non devono tornare, lì c' era un po' di opulenza di « pantere » , lì avanti! ecco: questo Stato che destina sempre di più per gli armamenti interni o esterni, contro il nemico esterno o contro quello interno; che adesso spenderà, ma in questo bilancio non ne abbiamo traccia. vede, signor presidente , come è difficile voler fare poi un discorso aderente! nel bilancio del ministero dell'Interno , né in altri, c' è la voce (ci sarà il 15 maggio) corrispondente alla creazione in tutte le questure, sottoquesture, commissariati, dei posti di intercettazione telefonica che la nuova legge, il nuovo decreto, i nuovi accordi di maggioranza, hanno stabilito. quante decine di miliardi, signor presidente , il 15 maggio ci verranno proposte come necessarie nelle revisioni di bilancio perché il paese sia più armato, meglio armato. e chi ascolteranno queste intercettazioni telefoniche? chi si ascoltava un tempo? forse il generale Di Lorenzo ? il generale Di Lorenzo ascoltava, non era ascoltato. i presidenti della Repubblica? non ascoltavano, erano ascoltati. i cardinali? li abbiamo già avuti questi stanziamenti per la difesa dello Stato e noi stiamo rispondendo alle Brigate Rosse , appunto su quella linea; più intercettazioni, più armi, più casermaggio. sì, la Pubblica Sicurezza , forse chissà quando, la si smilitarizza, ma la politica del ministro degli Interni è quella di mantenere l' alto quoziente di casermaggio di tutte le altre forze, anche di polizia. avete nel frattempo depennata, si è depennata nel bilancio, la riforma della polizia per quello che riguarda la Guardia di Finanza , i carabinieri, le altre polizie dello Stato. allora, quali sono i criteri di intervento che noi ritroviamo in questo bilancio, aggravati rispetto al bilancio dell' anno precedente , ma che il 15 maggio da questa formula e da questo programma di Governo che ci è stato annunciato... vede, signor presidente , che il rapporto c' è. quando il presidente del Consiglio ci ha illustrato venti giorni fa, un mese fa le sue intenzioni, noi dobbiamo tener presente che certi capitoli di questo bilancio diventano le strutture portanti, anzi, meglio, l' attaccapanni di misure totalmente diverse, distorte da quelle che sei mesi fa si pretendeva fossero la giustificazione di questo organamento del bilancio e delle altre cose. quando noi chiediamo, quindi, che sulla giustizia si riversino più denaro, più mezzi, per dare più forza alla prevenzione, mi pare che facciamo un discorso che sempre di più viene a dimostrare come questa maggioranza oggi, con questo bilancio, che è suo, di tutta la maggioranza, non può altro che rendere irrisorio quanto in un quadro diverso avremmo salutato come sintomatico, quanto il ministro del Tesoro cerca di assicurare. signor presidente , il criterio di aumentare la santabarbara delle spese inutili è il criterio di questa maggioranza, la santabarbara delle leggi repressive, la santabarbara dei decreti, la santabarbara delle misure sostitutive, aggravanti la legge Reale . non ha incidenza, signor presidente , sul bilancio il fatto che oltre ai centri di ascolto telefonico, che a questo punto tutte le polizie avranno il diritto di avere e che quindi in questo bilancio già peseranno in modo enorme, si avranno anche tutte le altre strutture? tutte le questure d' Italia, i commissariati, avevano chiuso quei locali che erano riservati a coloro che a lungo potevano essere trattenuti in passato. a Roma, io li conoscevo bene quei locali del primo distretto della questura centrale che erano stati adibiti ad uffici, perché non si consentiva più alla polizia ciò che le si era consentito con Pinelli, con Valpreda e con gli altri, di tenerli lì, allora, però con il diritto ad avere l' avvocato. ebbene, anche questo in termini di bilancio che cosa significherà se non una edilizia poliziesca del tutto diversa da quello che si era pensato? andate a vedere adesso il primo, il secondo distretto a Roma: dove ricaveranno i locali, le strutture per questo valore aggiunto di iniziativa repressiva, poliziesca, incontrollata? questo bilancio, già di per sé un bilancio « moderno » — tra virgolette — , sfugge al controllo delle forze politiche , per cui l' assenteismo dei parlamentari è comprensibile, giustificato e non attribuibile a cattiva volontà di questo o quel parlamentare. signor presidente , quando un parlamentare deve iniziare il dibattito sul bilancio dello Stato , quando non sono ancora nemmeno pronti i resoconti stenografici delle Commissioni, che per regolamento devono essere forniti almeno perché di notte si possa andare a consultarli, quando a livello della tecnica, della vita di ogni giorno, di ogni momento, è materialmente, tecnicamente impossibile per il parlamentare tentare di assolvere in onestà il suo compito di formarsi una volontà, una conoscenza sull' argomento sul quale poi sarà chiamato a votare, come volete che l' assenteismo non dilaghi, come volete che questo assenteismo, queste Aule vuote, queste liturgie sempre più prive di anima e di tensione, non corrispondenti più a nulla, non diventino in realtà i vuoti attraverso i quali agisce la violenza delle Brigate Rosse , la violenza di chi è contro i garantismi? anche le Brigate Rosse , signor presidente , sono contro i garantismi sfrenati, perché dicono che sono menzogna; e qui la maggioranza politica è contro il garantismo sfrenato, perché è irresponsabilità. i parlamentari, nel rispetto dell' articolo 30 del regolamento, non dovrebbero svolgere altri lavori che li distraggano dal dibattito, ad esempio; ma tutto questo invece, nella nostra vita di ogni giorno come parlamentare, viene messo in crisi. penso allora che mai come in questo momento non sia utopistico riproporre, dalla nostra parte politica , un bilancio che si ispiri fondamentalmente a concetti non violenti e diversi, che disarmi lo Stato delle armi che si rivolgono contro la Repubblica, o inutili, e le armi delle armi di giustizia, delle armi di equità senza le quali nessuno Stato trova il consenso dei cittadini, senza le quali nessun presidente del Consiglio riuscirà ad impedire che cento, duecento, quattrocento terroristi infiltrati possano muoversi come pesci nell' acqua nell' ambito del paese, senza nessuna spiata. a meno che, signor presidente del Consiglio , le spiate in effetti non arrivino e non si fermino a certi livelli, com' è accaduto per la strage di Milano, com' è accaduto, a lungo, a Padova ed in altri luoghi. probabilmente, signor presidente , l' ipotesi più vera non è quella che il paese perdoni alle Brigate Rosse di essersi costituite in gruppi di giustizieri, di boia degli agenti, dei lavoratori della PS. io non lo credo, io ancora spero che non ci sia questo senso quasi di solidarietà rispetto a chi lotta contro uno Stato che suscita rivolta. è diverso. io sono certo, voglio essere certo che, come per la strage di Milano, come per quella di Peteano, ci siano stati dei commissari Giuliano. certamente ci sono stati e ci sono anche oggi dei commissari Giuliano, dei cittadini che vendono, portano l' equivalente delle borse; e qualcosa li ferma. e incredibile che oggi uno Stato come il nostro, con l' aiuto almeno formalmente assicurato della polizia tedesca, della NATO, di organizzazioni straniere, non sia riuscito a nulla, se non magari a salvare, avant' ieri, i tre brigatisti che se ne tornavano tranquilli nel loro covo (chissà perché tranquilli?), e sono stati invece messi sull' avviso dalla questura di Roma, con il grande sfoggio di mezzi che è stato fatto. io devo augurarmi che ci si ascolti, che per un attimo si pensi, forse, all' errore che è stato commesso aumentando la panoplia di armi repressive, in uno Stato nel quale abbiamo già il codice penale fascista, abbiamo gli stanziamenti conseguenti ad una organizzazione e ad una visione fascista del momento penale del rapporto con il cittadino; uno Stato nel quale abbiamo i codici militari, i tribunali militari. vediamo dai bilanci che cosa questo significhi; e lo vediamo anche dalle indicazioni che nel bilancio traspaiono. la battaglia dei colleghi socialisti, per esempio, volta a perfezionare la giustizia militare, rendendola più gravosa, comincia a trasparire. si vogliono cioè far affluire lì più soldi; e da questo dovrebbe derivare maggior ordine, maggiore efficienza. e se invece investissimo il denaro, per esempio, nella conversione delle strutture energetiche? abbiamo un bilancio dello Stato che non dice sostanzialmente nulla di nuovo in fatto di energia, del motore stesso della produzione, dell' economia. abbiamo un bilancio dello Stato in cui dei problemi del « buco energetico » del 1981 e del 1982 non vi è traccia. sappiamo che adesso siamo indecisi. gli USA, dopo averci vietato il plutonio, con le Brigate Rosse che vanno avanti come vanno, forse cominciano anche a suggerirci di non fornirci neppure di uranio nel settore energetico. ma questo è evidente, con uno Stato così potente nel bilancio della difesa, così sempre più potente nel bilancio degli Interni (anche se poi la sanguisuga assistenziale che prosciuga questi bilanci, che per molti versi avrebbe dovuto essere scomparsa, non è scomparsa affatto, ma continua ad operare, continua a prosciugare bilanci che dovrebbero invece creare nuova efficienza, maggiore agilità, maggior forza). in questa situazione è utopistico chiedere un piano decennale , trovare all' interno, nelle pieghe di questo bilancio, delle prime indicazioni di conversione delle spese militari inutili in spese civili e produttive di altra natura. ma non è più triste, più squallida la vostra utopia: sempre più soldi per sempre più navi, più mezzi, per l' aeronautica e via dicendo. facendo che cosa di questi ufficiali e di questi soldati? sempre più dei frustrati, dei disadattati, dei destinati ad una guerra che sentono non essere una guerra plausibile contro un nemico esterno; mentre sentono che il nemico è interno, è interiore in ciascuno di noi, che il nemico è l' ingiustizia, l' avventura, la tragedia di Giorgiana Masi , assassinata freddamente, senza poter avere ancora adesso dopo un anno la sepoltura della verità processuale perché non si interrogano i testimoni. ecco, uno Stato nel quale in fondo si preferisce adesso andare in Commissione legislativa per apportare modifiche alla legge Reale , per consentire di aggravare la legge Reale e invece non si discute della riforma della Pubblica Sicurezza , che è lasciata a dopo, a dopo i referendum, all' arrivo dell' estate, quando il ministro dell'Interno , sempiterno... in Italia abbiamo capovolto la logica di tutte le democrazie politiche: se nelle democrazie politiche sotto il « regno » di un ministro dell'Interno accadono fatti sempre più gravi, si può forse convenire che quel povero ministro dell'Interno è sfortunato, ma se ne va, si dimette. mentre invece qui quanto più sotto il « regno » di un ministro dell'Interno muore tutto, si rischia l' assassinio di un presidente della Repubblica designato, tanto più il partito comunista si muove, non si tocca, si darebbe una sensazione di debolezza, bisogna continuare ad avere questo ministro, armarlo sempre più di norme liberticide, armarlo di più di fondi per armi militari, per intercettazioni contro i cittadini, contro la classe politica . allora io penso che qui tutt' al più esistano due utopie che si confrontano, se guardiamo a questo bilancio. l' utopia di chi continua a ritenere, malgrado lo sfascio che ha dinanzi, malgrado la dimostrazione che quanto più debole è un Governo tanto più chiede di essere violento, malgrado il fatto che il denaro datogli in questi anni non è servito a nulla ma è servito all' opposto, malgrado l' incidenza anche indiretta delle spese militari connesse alle industrie militari, malgrado il fatto che sappiamo che sempre di più proteggiamo (come risulta dal bilancio) il settore dell' industria militare nel nostro paese e poi ci meravigliamo che le P38 e le armi siano disponibili continuamente a tutti, tanto che le si offrono, magari, alla porta delle scuole o dappertutto: un po' di droga di Stato e un po' di armi. è anche questa — io penso — forse l' utopia dell' assennatezza, l' utopia della ragionevolezza: se le armi si producono, è per essere smerciate, per essere usate; se noi continuiamo a pensare in termini: se vuoi la pace, prepara la guerra (ed è la traccia del nostro bilancio), la pace non ce l' abbiamo più, minuto per minuto. a cosa servono i 1.200 miliardi che abbiamo stanziato oltre il bilancio oggi concretamente dinanzi a chi sequestra, se non assassina, i presidenti della Repubblica designati? dove va questo Stato che ha sempre più poteri, che ha in propria mano la stampa sovvenzionata? nel bilancio ci sono capitoli precisi per la sovvenzione della stampa, per la corruzione della stampa che corrompe lo Stato. tra 15 giorni andremo ancora a stabilire la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti per gli editori bancarottieri, perché questa è la regola. e questa regola pubblica che sale, che risale, devo dire, da una giusta creazione e invenzione fascista, dall' intervento per una economia mista, come vive qui da noi? come vive, con quale tipo di realizzazione quotidiana, se non quella di aumentare le caratteristiche clientelari attraverso il bilancio, attraverso l' uso dei soldi del nostro Stato? che cos' è la stampa se non la clientela? che cosa si fa? si sovvenziona ogni editore bancarottiero, non si crea altro, signor presidente ; non ho visto stanziata una lira per creare invece che il finanziamento pubblico degli editori bancarottieri un qualcosa di diverso (gli altri editori sono stati eliminati. i Perrone, la Crespi, quelli che ancora erano in qualche misura attivi costituivano un pericolo. via, gli si sono comprate le aziende che, non essendo ancora in dissesto, davano, forse, strutturalmente delle garanzie o dei possibili margini di autonomia). non una lira, invece, per creare nel nostro paese, a questo punto, delle strutture pubbliche in senso costituzionale. noi questo lo chiediamo formalmente da tempo. l' articolo 21 della Costituzione non trova nel bilancio un solo momento di corrispondenza. l' articolo 21 della Costituzione parla di libertà di stampa , di diritto di espressione, anche attraverso la stampa, del cittadino; mentre oggi, invece, in questo bilancio si prevede sempre di più il sovvenzionamento della corporazione degli stampatori e dei pennivendoli, sempre di più, per creare l' impossibilità dell' esercizio del diritto di stampa da parte della generalità dei cittadini. non investiamo questa enorme cifra di denaro che si dà alla stampa in strutture pubbliche di stampa per un accesso maggiore al diritto, per diffonderlo. e come il finanziamento pubblico dei partiti (c' è nel bilancio anche quello, e voi non avete il coraggio di valutarlo fino a quando non si fa il referendum) con cui si finanzia che cosa? si finanziano le direzioni dei partiti e i vertici dei partiti come valore aggiunto per la loro inamovibilità e premio per l' essersi costituiti in corporazione, in Gran Consiglio dei vertici dei partiti accanto ad uno Stato, sempre più Stato dei fasci politici, di maggioranze democratiche e antifasciste e delle corporazioni. ma anche su questo, come è concepibile che noi continuiamo, non tanto e non solo nei tradizionali canali di assistenza alla scuola, e via dicendo, a spendere il danaro in questo modo? e questo lo accentuiamo. dopo la Rai-TV, dopo altre cose, stiamo marcando, appunto, un intervento dello Stato perché l' informazione attiva sia sottratta sempre di più all' accesso dei cittadini. come facciamo, signor presidente ? quant' è pertinente al bilancio o no, se dico che vedo alcune voci che sicuramente presuppongono — in base a quello che però il 16 marzo il presidente del Consiglio aveva scritto — già le variazioni di bilancio chiare? per esempio, nel settore della stampa. a questo punto, mi pare doveroso dire che io leggo questo, ma so già che c' è quest' altro, e che ci verrà addosso; ed allora se io abolisco questa struttura portante, può anche darsi che tolga l' attaccapanni per questa pericolosissima ulteriore degenerazione dell' intervento pubblico volto a creare in realtà, sempre di più, una dipendenza di regime, una dipendenza pubblica a non creare compatibilità di mercato, a non creare il premio per chi è capace di avere impresa editoriale attiva, ma premiare, far sì sempre che la moneta cattiva scacci la buona nel settore delle imprese private, nel settore dell' editoria e via via in tutti gli altri settori. come non sottolineare che in questo bilancio non vi è una lira prevista per il massimo investimento energetico che un paese oggi possa compiere, cioè per creare delle strutture di risparmio energetico ? oggi il problema non è quello dell' uranio, non è quello delle centrali con le quali ci si dice che nel 1982, 83 o 85 si incrementerà del 6, 7, 8 o 9 per cento la capacità di fornitura energetica nel nostro paese, mentre tutti sappiamo che, se fossero previsti degli investimenti per creazione di strutture e di risparmio energetico , avremmo la possibilità di guadagnare altrettanto, senza inserirci in un processo terrorizzante di organizzazione del momento della produzione, della creazione di queste cattedrali clericalissime del sapere e dei tecnici atomici, che non possono non essere ancora una volta militarizzati e militarizzanti della realtà dello Stato. ci troviamo dinanzi a delle ipotesi terrorizzanti nelle pieghe dell' ordinaria amministrazione . quanto meno il nostro Stato prevede nel suo bilancio, magari con lire una, l' apertura di un nuovo capitolo? signor presidente , queste aperture di capitoli nuovi, almeno di attenzione, di possibilità... noi stiamo andando verso quel baratro che sembrava dovesse essere semplicemente fantasia lugubre dei nonviolenti dinanzi alla violenza dello Stato, quando tre, quattro anni fa dicevamo che su questa strada la violenza dello Stato non poteva che portare all' autodistruzione, oltre che alla distruzione dei cittadini. oggi, qui dentro, l' unica risposta che abbiamo saputo trovare è che bisogna mettere sempre di più in mora il funzionamento delle istituzioni repubblicane, perché, con il nemico alle porte, la Repubblica deve... che cosa? se noi vogliamo, se preferiamo, si faccia pure una dittatura romana, a termine, si sospenda ufficialmente la legalità, ma non questo procedimento tremendo, questo obbedire agli ordini sostanziali delle Brigate Rosse ! via la maschera garantista! via la maschera costituzionale! via queste finzioni! votate pure in due giorni, in un giorno, biascicate questa messa democratica e repubblicana, biascicatela: tanto, in realtà, la messa deve essere detta in italiano, e l' italiano è questo usato da noi, dalle Brigate Rosse , da tutti coloro che , come noi, dicono che, in realtà, la natura di questo Stato — e lo si vede dal bilancio — non è altro che quella della violenza contrapposta, delle classi, degli interessi, e via dicendo. noi stiamo dando — mi pare — purtroppo questa non risposta, ma corrispondiamo, invece, alle richieste e alle attese, alle affermazioni di chi — e non è la prima volta nella storia — si costituisce in boia e in giustiziere, per annunciare invece una società che dovrebbe essere quella della pace, della giustizia, del rispetto dell' umanità di tutti. noi siamo profondamente allarmati dal fatto che questo Parlamento sarà costretto, signor presidente , a votare nei giorni prossimi l' aumento della santabarbara repressiva a disposizione di ministri, di forze, di ceti sociali, di un Governo, che si rivelano impotenti, anche avendo già a loro disposizione, come nessun paese in Europa, quelle parti della legislazione fascista che la Corte costituzionale non è riuscita ad abrogare negli anni scorsi e che il Parlamento si è ben guardato dal tentare di abrogare. noi continuiamo ad armare chi in fondo dimostra che delle proprie armi sa fare forza dell' avversario, chi della propria opulenza ormai guerriera e armata non fa ogni giorno che mostrare in fondo uno Stato che acquista sempre l' aspetto dell' essere armato e difeso, ed è sempre più fragile. come mai? esiste, evidentemente, qualcosa nelle guerre. la tensione, la convinzione, l' animo di chi combatte è un elemento essenziale, è un' arma. io credo che la prima arma sia quella della convinzione dell' essere dalla parte della giustizia; che sia lecito non sacrificarsi, perché, appunto, è un onore e non è un sacrificio compiere certe cose per la vita della società e dello Stato. e invece che cosa abbiamo dinanzi? continuiamo ad aumentare la difesa, il bilancio della difesa in modo surrettizio, con armi che ci cascano addosso, la cui inutilità è sempre maggiore. continuiamo a rimandare con la maggioranza, oggi così organizzata, questo esercito che si sta formando. in fondo, bisogna pur dire che la maggioranza della non sfiducia era una maggioranza un po' brancaleonesca: i compagni comunisti non avevano ancora preso una direzione, da Aula parlamentare, di questa cosa ed erano meno efficienti. adesso, in quattro e quattr' otto , via: a Cossiga, questo gran ministro! al Governo, a questo Governo efficace, potente, altre leggi, quando i regolamenti comunali, signor presidente , da quarant' anni vietano i cortei nelle nostre città, e poi i cortei li fanno i sindaci, i sindacati e i partiti. e poi ci vogliono leggi che vietano il corteo nelle città e nei centri storici . no, ci vogliono nuove leggi! per intercettare che cosa? se chi intercettava, e l' ho detto, era allora il generale De Lorenzo . e chi intercettava? non certo i brigatisti rossi . e queste cose — ripeto signor presidente — si scrivono nel nostro bilancio per chi: quello degli Interni è già un bilancio non vero, perché non sono previste due cose... anche per questo votiamo contro! e un bilancio inesistente, in quanto non vi è prevista la nuova edilizia della polizia; perché con le nuove leggi che vi accingete a votare bisognerà recuperare gli spazi per i fermi di polizia. in tutti i posti di polizia e in tutte le questure, infatti, tutti i luoghi per i fermi — li conoscevamo bene — oggi sono divenuti uffici, perché il fermo di polizia di 24 o più ore non c' era più. a un chilometro da qui, posti che conoscevo bene, ora, quando ci vado, mi sembrano più civili: non sono più guardine e non sono più celle, ma uffici. nel bilancio non si prevede nulla, ma con le nuove leggi si dovrà prevedere la nuova edilizia carceraria all' interno della polizia. e tutti i centri di intercettazione telefonica, secondo le leggi che volete fare, dove si troveranno? quanto ci costeranno? chi intercetteranno? intercetteranno, forse, i commissari Juliano, o le decine di cittadini che, sono sicuro, oggi stanno dando delle informazioni a qualcuno nello Stato che non le riceve, perché noi siamo certi che anche oggi non si possa fare l' offesa agli italiani di pensare che non esistono centinaia di cittadini che stiano dando informazioni sulle Brigate Rosse . e come nel 69, signor presidente , queste informazioni non arrivano in Parlamento, e non so se arriveranno al Governo, ma certo non lo sappiamo e non sappiamo quali saranno i generali, incriminandi o incriminati, fra due o sette anni, per queste vicende. ed allora non bisogna armarsi di queste cose. noi chiediamo, invece, che il 3 per cento previsto per la difesa sia passato alla giustizia e che questa sia accresciuta del 30 per cento . altri chiedono altre cose. non ci si venga a dire che una maggioranza, che ha voluto fare di questo dibattito di tre o quattro giorni sul bilancio un fatto di ordinaria amministrazione , che ne farà un fatto di ordinarissima amministrazione dopo il 15 maggio con le variazioni di bilancio, che muta tutto... stiamo discutendo di un ennesimo esercizio provvisorio, perché questo stiamo facendo! stiamo distruggendo non solo tradizioni, ma momenti fondamentali e stiamo distruggendo anche il momento a cui io credo di più. non mi sono fatto delle illusioni, o le ho smesse, signor presidente ; volevo pensare che il legislativo nello Stato contemporaneo conta soprattutto perché fa le leggi, ma io apprendo ogni giorno da voi, e da quello che accade qui dentro, che chi detta legge, la detta anche qui: noi in quest' Aula tutt' al più , siamo i depositari e gli eredi di sigilli di Stato del monarca: dobbiamo apporli quando gli extraparlamentari che ci governano ce lo dicono. questo è ciò che abbiamo dinanzi. che almeno il Parlamento sia ciò per cui è sorto sette secoli fa! che almeno sia il momento del controllo del denaro! e questo, invece, non accade, ci è sottratto, mentre ci viene mantenuta la finzione di fare leggi! dobbiamo farle di notte, dobbiamo farle obbedendo, dobbiamo farle con i cento decreti che qui dentro ci ha rovesciato addosso la nuova maggioranza storica che ci governa! Cento decreti! si pensi che la deprecata Democrazia Cristiana nel 1948 ne aveva fatti, in una legislatura, solo 8. oggi, invece, prima della metà della legislatura, siamo già arrivati a cento! perché? perché ci sono delle minoranze nemiche! signor presidente , tutto il denaro previsto per la difesa dello Stato, o non serve alla difesa dello Stato, o peggio servirà per la difesa di una concezione autoritaria dello Stato contro coloro che intendono testimoniare il fatto che è possibile una vita repubblicana all' interno delle istituzioni. le intercettazioni telefoniche si faranno contro i non violenti , e non contro i complici di questo o quel generale o di questo o quel servizio segreto italiano o straniero. quindi, prendiamo atto che siamo stati defraudati una volta di più da quel che un impegno solenne ci aveva assicurato, cioè che il presidente del Consiglio sarebbe venuto in questa occasione per dar vita con noi ad un dibattito sulla politica generale del Governo; prendiamo atto che si è speculato in questo modo indecente sull' operato delle Brigate Rosse , per cui il 16 marzo si è detto « unità di tutti » ; si era detto: « discuteremo del programma al momento del bilancio » . ebbene, qui il presidente del Consiglio non si è presentato nemmeno un minuto per adempiere a quell' impegno. signor presidente , dinanzi a questo, non possiamo dire altro che non sappiamo cosa faremo nelle prossime ore. tuttavia, di fronte alla constatazione che aumentano con questo bilancio le somme a disposizione della stampa e le possibilità di condizionare con i mass-media l' opinione pubblica , non l' abbiamo fatto perché la pubblicità regolamentare, costituiva della regolarità parlamentare... questa è una denuncia gravissima che ritengo di dover fare. così come, signor presidente , credo che la mancanza di pubblicità nelle aule di giustizia costituisca un elemento di invalidità e di nullità della giustizia repubblicana, allo stesso modo ritengo che un Parlamento che non sa assicurare la omogeneità della pubblicità regolamentare (quella prevista, quella per cui di fronte a quella del re vi era la tribuna della stampa), che non sa assicurare la omogeneità tra il fatto parlamentare e la pubblicità al paese perché conosca e decida con conoscenza, ebbene, in questa situazione dobbiamo dire che certamente hanno forse ragione, anzi, probabilmente sempre di più, i firmatari dei referendum per i quali i soldi necessari non sono previsti in questo bilancio. già si sapeva come ci si sarebbe comportati, perché non si contava sui nove referendum: già sono previsti in un certo modo. ebbene, in una situazione come questa la politica della maggioranza, attraverso questi fatti, probabilmente invita alla disperazione non i brigatisti rossi , ma i ragazzi che hanno portato i tavoli per la raccolta delle firme; invita alla disperazione coloro i quali tentano di testimoniare a favore della praticabilità in senso alternativo delle istituzioni. qui ci accingiamo — come vediamo da questo bilancio — a sovvenzionare sempre di più queste testate che null' altro fanno che distruggere il volto del Parlamento invece di renderlo tale e quale esso è; con questo forse hanno molte ragioni coloro che sostengono che la praticabilità delle vostre istituzioni non è più quella praticabilità che dei repubblicani possono ritenere necessario avere. ma testardi e tenaci come siamo, noi abbiamo la speranza di rendere evidente al paese che malgrado tutto, malgrado questo Stato che si arma sempre di più di forza di distruzione e sempre di meno di capacità positive, è nella risposta non violenta, civile, puntuale di lavoro che risiede una possibilità di alternativa a questo regime ed alle rovine che accompagnano e commentano ogni giorno il desolato andamento dei lavori del nostro Parlamento.