Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 266 - seduta del 13-04-1978
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 266
  • Attività legislativa

non sono d' accordo con questa impostazione: del resto è evidente che i motivi della Presidenza sono quelli e non altri. in realtà le motivazioni che ci hanno indotto a presentare questi emendamenti sono di molteplice natura. mi consenta allora, signor presidente , nel momento in cui mi chiede di illustrarli congiuntamente, di chiederle di essere tollerante sui tempi. accetto la sua proposta di illustrare gli emendamenti congiuntamente, ma la prego di tener conto della mia richiesta di poter disporre di un tempo. maggiore. forse i colleghi hanno letto Il Messaggero , che reca un articolo sconfortante: « tragedia presso Salerno. uccide la figlia incinta per salvare l' onore » . ancora pochi giorni e sarebbe diventata madre. « Assunta Califano, 15 anni, aveva nascosto la sua gravidanza. ma ieri mattina il padre se ne è accorto. la reazione non si è fatta attendere. lo uomo si è scagliato contro la figlia crivellandola di coltellate » . la motivazione addotta da Salvatore Califano, arrestato dopo una furibonda colluttazione con i carabinieri, è stata la seguente: « era incinta; aveva offeso la moralità della nostra famiglia » . commenta il giornalista: « e stata una giustificazione affatto assurda ed incomprensibile, quando si è appreso che il padre del bambino era disposto a sposare la ragazza » . in ritardo, ma era disposto a sposarla. probabilmente, questo fatto di cronaca sarebbe più pertinente citarlo in relazione all' articolo 12 della proposta, in esame, che tratta delle minorenni, ma mi viene da pensare al padre dello zigote che evidentemente ne era a conoscenza e che (fra l' altro maggiorenne) non ha saputo, voluto, potuto aiutare questa ragazza neanche col dirlo. quindi, per quanto riguarda il problema della responsabilità del padre dello zigote o dell' embrione o del nascituro — qui c' è una « contendenza » : abbiamo da una parte il nonno dello zigote e dall' altra il padre dello zigote, e la violenza del nonno dello zigote medesimo ha ucciso una ragazza che pur aveva nascosto la gravidanza, ma non è stata particolarmente aiutata — anche se stabiliremo per legge che il padre dello zigote ha l' obbligo di responsabilizzarsi, non risolveremo granché. pertanto, noi continuiamo a ritenere che esiste un problema di responsabilità della donna. questa parte dell' articolo dice esattamente che, se non viene riscontrato il caso di urgenza al termine dell' incontro, il medico del consultorio o della struttura sociosanitaria o il medico di fiducia, di fronte alla richiesta della donna di interrompere la gravidanza sulla base delle circostanze di cui all' articolo precedente, le rilascia copia di un documento e la invita a soprassedere per sette giorni. prescindendo dal fatto che è brutto il verbo soprassedere, non solo perché mi ricorda una trasmissione televisiva in cui questo verbo veniva particolarmente usato, ma perché in realtà non si invita la donna a soprassedere, ma si dice che, le piaccia o no, lei soprassiede per sette giorni. non si tratta quindi di un invito e non è assolutamente vero che vi sia l' invito a soprassedere perché, se non scadono i sette giorni, con questo documento la donna non può presentarsi nelle strutture addette alla pratica dell' aborto. forse in realtà si tratta dell' invito, anche se la legge non lo dice, ma poi concretamente succederà, all' aborto clandestino . sono contraria all' idea di questi sette giorni per due motivi. il primo è ideale, di fondo, perché mi sembra di riscontrare proprio considerando questa formulazione, il fatto che ancora si sia schiavi di questo pregiudizio, secondo me arcaico, per cui la destinazione naturale della gonna è quella di non sottrarsi alla maternità, e quindi il suo volersi esimere da questa maternità è una deviazione. ciò è tanto vero che l' aborto è l' unico intervento per cui si scrive in una legge che per affrontarlo la donna viene invitata a soprassedere per 7 giorni. non vi è nessun' altra legge che riguardi gli uomini o le donne del nostro paese che inviti nessuno e in nessuna condizione a soprassedere per sette giorni. e l' instaurazione del « pensamento » di Stato, obbligatorio per altro, e non si sa perché circoscritto all' aborto che evidentemente... di Stato prono o di Stato affittacamere per le motivazioni che abbiamo espresso in merito all' articolo 1. in realtà è la prima volta che una legge, rispetto ad una qualsiasi situazione riguardante i cittadini e le cittadine del nostro paese, « invita » le donne — essendo liberale — a soprassedere per sette giorni; anzi, poi le obbliga, perché se non sono trascorsi sette giorni la donna non può presentarsi nella struttura per ottenere l' intervento. pertanto, in primo luogo, tanto per dire le cose chiaramente, direi di sostituire il verbo « invita » perché evidentemente non si rispecchia più quello che è l' intendimento del verbo stesso. in realtà, sono contraria a questo obbligo di pensamento a tempo pieno , perché sottintende che, in fondo, le donne sono un po' leggere. ciò solo per quanto riguarda l' aborto, perché per il resto possono fare tutto: per quanto riguarda l' aborto vi è questa presunzione di leggerezza. in realtà con questa legge si viene a porre una presunzione, non costituzionale ma sicuramente legislativa, di « scervellatezza » delle donne. tanto è vero che , illustrandosi al Senato proprio la casistica dell' articolo 4, una delle motivazioni avanzate a sostegno di detto articolo fu che, in fondo esso, con gli altri che seguono, doveva servire a togliere qualsiasi ombra di leggerezza a questo atto. ora, questa presunzione di « scervellatezza » , che, per altro, ci attribuite solo quando chiediamo di abortire, e che non ci attribuite in nessun altro caso, è abbastanza preoccupante. Bufalini sostiene che la donna ama naturalmente la maternità e il senatore Pinto del partito repubblicano ci ha detto che « in fondo la donna vuole una famiglia a cui provvedere e a cui accudire; e siccome deve accudirvi e provvedervi bene, ecco perché questa famiglia va regolamentata, proprio perché questa unica mansione che ha la donna sia svolta bene » . in realtà la donna è ancora fattrice. all' epoca del fascismo si diceva più chiaramente: la donna è una fattrice. adesso non si dice, ma in realtà poi la si pone nelle condizioni di esserlo. dunque, ci si dice che, siccome la nostra unica aspirazione è quella di avere una famiglia a cui accudire e a cui provvedere (per altro a tempo pieno ) è evidente che la famiglia vada un poco regolata, perché altrimenti non riusciamo a svolgere bene questa nostra unica funzione e rischiamo di accudirvi male e di provvedervi anche peggio. dicevo che nel senatore Pinto, quando faceva questa sua dichiarazione per quanto riguarda le donne, c' era questa volontà di programmazione per facilitare le donne ad accudire meglio alla famiglia, a svolgere meglio questa loro unica funzione. questa idea di dover far riflettere le donne per forza mi sembra un poco incredibile, perché può sembrare che normalmente non pensiamo mai, e perché sembra che, in realtà, la facoltà del pensiero ci venga riconosciuta solamente al momento dell' aborto. per tutto il resto la facoltà del pensiero, del ragionamento, della riflessione, sembra che non la abbiamo per niente. questa facoltà la dobbiamo esercitare, per altro, per sette giorni (proprio sette giorni, forse perché sei vi sembrano pochi, perché cinque sembrano addirittura cosa assurda, perché quattro non consentono nemmeno di cominciare, perché tre, pur non essendo più un numero sacro, non vanno bene). non ho compreso bene in base a quale criterio si parli proprio di sette giorni, in base a quale ragionamento. volevo dire, sempre su questo tema, che in realtà quando la donna, che normalmente riflette — anche se non sembra — ne avrà bisogno, rifletterà sette giorni; se gliene occorreranno di più, rifletterà dieci giorni (magari la donna ci sta già riflettendo da un bel po' di tempo). non si comprende perché la si debba invitare a soprassedere per sette giorni. pensate che questo non avviene per nessuna altra mansione, nemmeno quando si cerca lavoro, nemmeno quando si comincia un' attività, nemmeno quando si decide, per esempio, che il bambino sarà affidato parzialmente all' asilo, quindi al momento di fare una scelta drammatica e profonda rispetto alla educazione dei figli, poiché si tratta di scegliere, per la madre, se continuare a star vicino al proprio figlio oppure affidarlo per otto ore al giorno — se non di più — all' asilo nido . in questa occasione di scelta di vita, di organizzazione della famiglia, di educazione dei figli eccetera, questa donna non deve pensare, non ha il « pensamento obbligatorio » , perché io credo si presume che abbia già pensato, che abbia riflettuto in realtà su questo problema (su ciò che ella pensa della sua vita, dei suoi figli e dell' organizzazione della propria famiglia). sull' aborto no! sull' aborto questa donna viene invitata a soprassedere. intanto chiedo che venga scritto che questa donna è obbligata a soprassedere; infatti non può trattarsi di invito, dato che l' invito si fa ed uno rimane libero di non accettarlo. « la donna viene invitata » , io vengo invitata, ma non accetto e non soprassiedo. ma, siccome se non accetto comunque non posso andare nelle strutture sanitarie, per chiarezza occorre dire che qui non si invita, ma si obbliga la donna a soprassedere per sette giorni. dunque, da una parte sono contraria a questa dizione proprio per la sfiducia, che è manifesta e non sottintesa, rispetto alle donne, maggiorenni o meno, ed alla loro capacità di ponderare con serietà e con dolore, con sofferenza la decisione o meno di abortire. vorrei vedere se per fare una qualsiasi legge che vi riguarda, voi veniste invitati a soprassedere per sette giorni. legiferare, per quanto riguarda le donne, è diventato prassi comune. si è legiferato, per esempio, sulla contraccezione, ma pensate un po' se per la contraccezione il Parlamento avesse legiferato su di voi: prima di avere un rapporto gli uomini devono andare a un consultorio, eccetera, eccetera. in realtà non vi è mai venuto in mente di legiferare sul vostro corpo, vi sembra però del tutto normale legiferare sul corpo delle donne, forse perché hanno il cervello che pesa meno e vanno tutelate in qualche modo. ebbene, noi diciamo chiaramente che non vogliamo alcuna legge di tutela né di protezione, perché non è questo il problema. vogliamo solo delle leggi che ci garantiscano come cittadine di questo nostro paese, a pari titolo con l' altra metà della popolazione, impegnandoci anche a dare dei suggerimenti sul tipo della qualità della vita che vogliamo condurre. in realtà, per quanto riguarda per esempio la sessualità, non avete mai legiferato sul corpo degli uomini, per quanto riguarda per esempio i contraccettivi per i minorenni; in effetti i minorenni non hanno questo problema, perché — pare molto volgare — ma l' unico mezzo contraccettivo per gli uomini è in distribuzione presso i grandi magazzini, quindi loro non hanno bisogno di passare al consultorio, mentre il problema della contraccezione riguarda le minorenni, che devono fare tutta un' altra trafila. allora voi trovate del tutto normale che le donne debbano pensarci per sette giorni, e poi consultarsi, e poi ancora discutere, ma solo sull' aborto, perché per tutto il resto non vi è venuto in mente né di farle pensare, né di farle discutere, né di farle ragionare su nessuna altra attività che le riguardi. sono contraria poi per un motivo molto più banale: quando scopriamo di essere incinte, e ci si rende conto di non poter portare avanti la gravidanza, si apre un periodo di estrema angoscia, un periodo che era di angoscia prima di questa legge, perché bisognava andare in giro a cercare qualcuno che fosse disponibile, e che con questa vostra legge sarà altrettanto angoscioso, perché si crea una situazione di shopping-round; infatti si dovrà andare in giro a cercare il consultorio, il medico di fiducia, poi l' ospedale che non fa l' obiezione di coscienza , eccetera, eccetera. e molto spesso è una questione di urgenza, perché voi stabilite un termine di 90 giorni, per cui ho paura che alla fine si andrà alla compravendita dell' urgenza, in quanto come oggi si compra l' aborto, così domani potrà essere comprato il certificato d' urgenza. in realtà ciò darà inizio ad una forma di speculazione che probabilmente non assumerà i toni della speculazione sull' aborto, ma che comunque esisterà. io già immagino il discorso: « lei urgente non è, la sua urgenza costa tot » . questa situazione si creerà perché l' unico modo di escludere i sette giorni di pensamento obbligato è proprio il certificato d' urgenza, perché così, in base alla vostra legge, si può andare subito all' ospedale, altrimenti si è obbligati a soprassedere per sette giorni. da ciò deriva che l' unico modo per non essere obbligati a soprassedere sette giorni, sarà comprare l' urgenza. allora vi diciamo subito che abbiamo preparato con i pochi o i molti dottori e dottoresse radicali un elenco, appunto, di medici pronti a dichiarare che rilasceranno l' urgenza per tutte le donne che si consulteranno con loro. forse questa sarà la prima forma di disobbedienza civile rispetto a questa legge, di cui dovete fin da ora prevedere una penalizzazione. non c' è altro modo per reagire ed evitare che si determini la compravendita delle urgenze come a suo tempo si determinò la compravendita delle indulgenze. questa è la nostra prima risposta ad un articolo che ci sembra non solo ipocrita, ma anche passibile di dare inizio ad una forma di speculazione veramente indecente. forse, da quello che ho capito, dovremo fare anche un elenco di quelli che si dichiareranno padri dei concepiti: troveremo dei compagni forse che saranno disponibili a dichiararsi padri dei concepiti, di qualunque donna lo chiederà. e l' unico modo per non incappare in situazioni assolutamente assurde. allora, ci sarà, in primo luogo, la ricerca del medico che dà più facilmente l' urgenza, o meglio, che la vende a minor prezzo perché ci avete insegnato voi che si compra tutto. così come si compra lo aborto, si compra l' urgenza. ci sarà, quindi, il racket dei medici che faranno pagare di meno la dichiarazione di urgenza. noi vedremo di proporne alcuni che lo facciano gratis. state attenti, poi, al padre del concepito. meglio è dire: « la persona indicata come padre del concepito » , perché se no voglio ben ridere. pensiamo a quello che si dirà: « no, quel giorno non c' ero, andate a cercare un altro » . sono cose ben ridicole perché il padre del concepito, appena avvertito, si rende latitante, per cui occorrerà andarne a trovare un altro. forse, se riusciremo a disporre di elenchi con padri di concepiti disponibili, riusciremo a superare questi congegni. non è la prima volta che capita il fatto che i padri non si fanno più vedere: non è una follia. e il tema della famosa responsabilizzazione. va bene , ma dico: la volete imporre per legge? allora, dite anche che, se il padre del concepito non assolve ai suoi impegni, c' è una qualche forma di pena. nella legge dite solamente che il consultorio deve sollecitare le responsabilità del padre del concepito: ammettiamo che egli le assuma, ma poi non le mantenga. bisognerà prevedere una forma di penalizzazione, o no? in questo modo il padre del concepito è veramente invitato ad assumersi delle responsabilità. noi donne, invece, siamo sollecitate a soprassedere per sette giorni, vale a dire, siamo obbligate a soprassedere per sette giorni. e una forma incredibile di sfiducia nei confronti delle donne. solo al momento dell' aborto, per carità! neanche per il matrimonio ci invitate a riflettere per sette giorni. in questo caso, invece, ci deve essere un ripensamento obbligatorio. voi ritenete che non ci sia bisogno di ripensare sulle cose che voi ritenete normali: dato che per voi è normale che la donna si sposi ed abbia figli, non prevedete nessun ripensamento, nessun consultorio. invece per l' aborto, che voi ritenete deviante, anche quello dettato da ragioni di necessità, stabilite l' obbligo di riflettere. se ritenete che le donne siano tutte scervellate, dovete farle riflettere su tutte le loro decisioni; magari potremmo anche proporre una riflessione obbligata anche per l' altra metà dei cittadini del nostro paese. esistono, quindi, questi problemi. non si capisce perché le donne debbano riflettere solo sull' aborto: se sono dei cittadini di serie B , dovremmo far fare loro un ritiro spirituale anche prima del matrimonio. l' altro problema è costituito, invece, dalla forma di speculazione che verrà fuori: noi stiamo per instaurare la compra-vendita dell' urgenza.