Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 266 - seduta del 13-04-1978
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 266
  • Attività legislativa

ci troviamo adesso ad affrontare il problema dell' aborto dopo i novanta giorni. la casistica prevede due ipotesi. nella prima ipotesi si afferma che la interruzione volontaria della gravidanza dopo i primi novanta giorni può essere praticata quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna. con l' emendamento che proponiamo chiediamo che la formula sia la seguente: « quando la gravidanza, o il parto o il post-partum comportino un grave pericolo per la vita della donna » . illustro l' emendamento perché mi sembra doveroso ricordare che in Italia la mortalità perinatale e postnatale è fra le più alte nel mondo. le sue cause sono dovute sia a conseguenze medico-ginecologiche, sia a deficienza nelle attrezzature ospedaliere; queste ultime sembrano essere determinanti, sul piano statistico: è strano che il medico non debba tenere nella dovuta considerazione questi pericoli o le possibilità di pericolo che sono le stesse che egli può e deve meglio conoscere, per la pratica che ha di quelle strutture. molto spesso poi, in altre sedi, sentiamo i medici denunciare la carenza delle strutture. riteniamo, quindi, che inserire questa formula, cioè che il pericolo deve essere relativo alla gravidanza, al parto o al post-partum abbia un significato preciso. per illustrare meglio questo concetto vorrei citare alcune statistiche. la prima, dell' Istat, riguarda il 1972: da questi dati si apprende che, su 27 bambini morti nel primo anno di età su mille nati vivi, ben 16, cioè più del 50 per cento , sono morti nella prima settimana di vita. cosa significa questo? la risposta sembra ovvia, almeno da un certo punto di vista . ciò significa che più della metà di tutti i bambini che muoiono nel primo anno di vita finiscono la loro esistenza nella prima settimana, cioè appena nati. la maggiore incidenza della mortalità infantile nel meridione, per esempio, può anche essere attribuita alla carenza di posti letto nei reparti di ostetricia (vi è una differenza tra nord e sud da 1 a 5) oltre alle sempre peggiori condizioni sociali, economiche ed ambientali, intendendo su ciò gli ambienti di vita, le case fatiscenti dove vivono e partoriscono le donne. la mancanza di una politica della casa, il trentennale ritardo nell' approvazione della riforma sanitaria , tutte queste cose, che sono urgenti in misura drammatica e che la maggioranza ha accantonato per mesi, sono notoriamente tra le cause più importanti nella determinazione della mortalità infantile . questi elementi venivano già indicati dall' ISPE, nel 1971, tra le cause del mancato raggiungimento degli « obiettivi programmatici e del regresso relativo dell' Italia rispetto agli altri paesi » : sto citando testualmente, per quanto riguarda il tasso di mortalità infantile. tuttavia riteniamo che l' estensione alla totalità della popolazione gestante del parto ospedalizzato rappresenti a nostro avviso un elemento valido per la riduzione della mortalità e della morbosità perinatale ed infantile. ad esempio, va segnalata, sempre a questo proposito, la situazione dell' Unione Sovietica dove oggi, per disposizione di legge, non avvengono più parti a domicilio e la mortalità infantile — che quarant' anni fa era quintupla di quella italiana — oggi è per il 18 per cento inferiore a quella dell' Italia. lo stesso discorso può essere fatto — e ciò è abbastanza ovvio — da altri punti di vista a proposito della Svezia, dove il 98,8 per cento dei parti avviene in ambiente ospedaliero. conosciamo tutti la situazione italiana, specialmente in alcune grandi città: partorienti che partoriscono in ambulanza perché rifiutate dagli ospedali stracolmi; ricoveri fatti all' ultimo momento, magari già in presenza di complicazioni; ricoveri nei corridoi e nelle stanze sovraffollate; ultimamente perfino nei bagni degli ospedali. secondo uno studio effettuato dall' ISPE, il numero dei posti letto necessari nel 1980 per l' ostetricia dovrà essere di circa 38.500. nel 1973 (ultimo dato disponibile) la carenza era ancora di 105 mila posti letto , in gran parte da dislocarsi nel meridione e nelle isole. per esperienza personale facciamo le più ampie riserve sull' effettiva idoneità di molte strutture ospedaliere. riteniamo, quindi, che le strutture ospedaliere di livello accettabile da istituire exnovo siano molte di più. anche 5 mila posti letto rappresentano un impegno di iniziative, di finanziamento e soprattutto di volontà politica, che in questo momento non vediamo concretamente; e non l' impegno ad accantonare, per esempio, spese improduttive a favore di questa, come di altre iniziative, nell' ambito della programmazione sanitaria. ci siamo fatti i conti di quanti posti letto si possono realizzare, per esempio (non voglio parlare in modo provocatorio) con un semplice carro armato , per esempio con il costo di un aereo più o meno regolarmente acquistato. il piano di costruzione ospedaliera per ostetricia e pediatria previsto dal terzo programma economico per il periodo che va dal 1972 al 1980 era di 395 miliardi di lire . se, dopo avervi brevemente illustrato qual è la situazione dei reparti e quindi qual è poi la situazione in cui ci si trova a partorire, compiendo un atto che a parole è rispettato da tutti; è augurato da tutti, è auspicato da tutti, che pare sia quello che si realizza meglio. in realtà, vi invito a considerare soltanto come quest' altro provvedimento, che pure nella vostra ottica dovrebbe essere un avvenimento di gioia, nella realtà molto spesso siamo costrette a viverlo in situazioni, in ambienti non solo squallidi, ma che non ci offrono nessuna garanzia reale, neanche un minimo di sicurezza. abbiamo visto che proprio negli ospedali si provocano delle infezioni incredibili, in ambienti che dovrebbero essere asettici. per questi motivi, noi riteniamo che il discorso del post-partum vada posto in questa ottica. riteniamo altresì che se noi, non solo a parole, ma in concreto, partendo da questi semplici dati, che non sono radicali e quindi non sono dati di parte, ma sono dell' Istat, volessimo fare sul serio della maternità un valore sociale, rispettato ed accettato da tutti, credo che dovremmo, come forza politica , come Assemblea che legifera, decidere che tutta una serie di spese possa essere dedicata a queste che sono (così pare) le funzioni più nobili della donna. la situazione è quella che è: la mortalità infantile è quella che ho appena descritto — ripeto, non sulla base di dati di parte ma su dati Istat — ed è estremamente preoccupante. noi non possiamo a questo punto, quando si parla di maternità in questi termini, far finta che questi problemi non esistano. io ho molto apprezzato poco fa la dichiarazione di voto della collega Maria Eletta Martini , perché anche se non ne condivido i motivi, condivido però per lo meno la posizione delle persone che credono in realtà, che su queste convinzioni si scontrano; e si apre un dibattito vero. spero che anche la stessa dichiarazione, perché sia per me una risposta, o di accettazione o di rifiuto dell' emendamento che io propongo, sia una risposta motivata. se c' è lo sforzo comune, e c' è comunque quello di garantire la maternità in condizioni decenti, c' è anche da parte cosiddetta abortista, su questo non c' è problema. noi diciamo solo che la maternità va scelta, in certi tempi piuttosto che in altri; ma quando decidiamo di diventare madri, credo che lo sforzo di tutti sia quello di rendere questo atto per lo meno accettabile nel momento dell' intervento. non è una realtà che investe invece l' intero paese; la realtà di quello che ci troviamo a vivere durante il parto negli ospedali è ben più drammatica. forse una indicazione reale, al di là delle impostazioni di principio sull' aiuto alla maternità, potrebbe venire dall' applicazione di questa semplice segnalazione dell' Istat; forse potrebbe venire da considerare che per il terzo programma economico sono stati stanziati soltanto 350 miliardi di lire . ecco, forse dovremmo riflettere sulla sproporzione tra questa spesa e quelle militari oppure quelle degli aumenti degli stanziamenti degli eserciti; forse dovremmo dedicarle a questi problemi perché diventino fatti concreti, perché le parole diventino mattoni in senso stretto, perché le parole diventino letti, perché alle donne che desiderano affrontare la maternità sia offerto il conforto e comunque la possibilità di viverla non in termini ed in ambienti particolarmente squallidi.