Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 266 - seduta del 13-04-1978
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 266
  • Attività legislativa

la mia dichiarazione di voto contraria al complesso dell' articolo 5 non tenterà di essere una dichiarazione articolata sulle parole e le virgole, poiché di questo abbiamo ampiamente discusso; vuole essere una dichiarazione di voto di carattere politico generale. nemmeno molti giorni fa, in una conferenza stampa dell' UDI, ci siamo sentite dire che questa era una buona legge e che andava difesa. a questo punto chiedo di dovere una chiarificazione a quel collega comunista che, interrompendo, ci aveva detto che noi parliamo solamente a nome di una parte delle donne. sono d' accordo con lui ma, molto spesso, per brevità o senza accorgersene, si parla di tutte le donne. credo che ognuno di noi, in realtà, parli soprattutto a titolo personale o di una parte del movimento delle donne che condivide la sua impostazione. ebbene, in quella conferenza stampa scaturirono due posizioni diverse. alcune affermavano che bisognava difendere la legge così com' era; noi dicevamo che questa legge era veramente brutta; un' altra parte del movimento femminista affermava che si dovevano semplicemente evitare peggioramenti. allora, proprio per evitare i peggioramenti, sarà il caso che le donne alzino il tiro. forse proprio per non « svendere » e non snaturare i contenuti di questa che, comunque, per noi è una pessima legge, l' unica speranza consiste nella necessità di alzare il tiro dicendo « no » a questa legge tout court . così non è stato, e anche allora sono stati rivolti appelli alla ragionevolezza e ci è stato detto che bisognava ragionare perché la legge era buona. noi rispondevamo che — almeno stando alla stampa — la legge sarebbe stata anche peggiorata, e normalmente la stampa è molto più informata di noi singoli deputati. e così è avvenuto. anzi, la stampa aveva già citato i due punti in discussione. da una parte la figura del padre del concepito e dall' altra quella della minorenne: e puntualmente si verificano queste cose. indubbiamente questi emendamenti sono stati una vittoria per i democristiani, poiché hanno tenuto conto di una loro posizione. quella che non è stata recepita da nessuna parte è la posizione di un' altra parte del movimento delle donne organizzate, cioè di quelle che saranno costrette a seguire questo tipo di legge. allora, alle colleghe che ci invitavano a sostenere questa legge, non so bene cosa le compagne ora andranno a dire. non so se a questo punto parlo a titolo personale, oppure a nome di parte del movimento femminista, o se contro questa legge ci troveremo unite noi, il Movimento di liberazione della donna , il movimento femminista e l' UDI. ho dei seri dubbi su questo e mi sembra che questa legge non risponda e non tenga conto in realtà di una parte grossa del nostro paese; la parte grossa del movimento delle donne può avere (non so se lo avrà, ma può avere in realtà) e può provocare quello che temo di più e cioè la sfiducia nel Parlamento, la sfiducia nelle leggi e la sfiducia porta molto spesso alla disperazione. in realtà, compagne che ho visto lottare con me sull' aborto per anni di fronte a questa legge mi vengono a dire: « insomma a che serve più, che senso ha? non è quello il problema; allora riorganizziamoci, cerchiamo un' altra soluzione e non quella legislativa » . io invece continuo a battermi perché ritengo che sia molto importante questo rapporto anche dialettico, anche di scontro con le istituzioni. ritengo invece che rispondere in questo modo alle esigenze di una parte comunque del popolo italiano sia una cosa estremamente pericolosa. la ritengo pericolosa anche per le donne cattoliche (io non sono cattolica, evidentemente). c' è una cosa che mi ha molto colpito: e cioè che un atto è morale quando è libero. e una cosa che mi ha sempre colpito molto e che mi dà tutta una serie di tolleranze rispetto appunto a religioni che non mi sono vicine, che non conosco, ma in realtà questa vostra dichiarazione (che credo sia del 1545) secondo cui un atto è morale quando è libero, per me ha molto senso, un profondo valore: la moralità dell' atto si decide, esiste solo quando la persona che lo compie è libera di compierlo o meno; se non è libera scade la moralità dell' atto. mi sembra che questo si attagli molto bene a questo tipo di discorso; mi sembra in fondo che rispetto alla libertà e alla coscienza della donna voi preferite una forma di controllo sapendo già fin d' ora che qualcuno cercherà di passare attraverso queste maglie, sapendo già fin d' ora che l' unico modo di seguire questa legge, che bene o male è appoggiata in qualche modo, sarà quello di non farne mai appunto un atto morale perché non sarà mai una dichiarazione sincera. allora, questo è estremamente importante: abbiamo cercato di migliorare il testo, alcuni emendamenti più chiari anche in termini lessicali sono stati accolti, ma la sostanza, a mio avviso, è peggiorata, dal mio punto di vista , evidentemente. è peggiorata in questa figura del padre così come l' avete concepita, così come l' avete introdotta in questa legge. preferisco ancora una volta credere nei rapporti buoni anche se non obbligati per legge, preferisco ancora una volta scegliere la strada del consenso piuttosto che quella dell' obbligo e dell' imposizione perché ritengo che così io viva questa mia attività. credo che si debba legiferare nel consenso per il consenso; credo che le leggi debbano essere fatte con il consenso, non con i carri armati , con le leggi di polizia, non con gli strumenti e le leggi speciali. credo nel dialogo e nel consenso della gente e non credo nella forza obbligante: non credo nei divieti, specialmente quando gli obblighi ed i divieti non sono penalizzati. proprio per questo motivo, per questo tipo di tolleranza, io credo che anche per le forze cattoliche sarebbe stato meglio scegliere la coscienza della donna, sarebbe stato meglio dare fiducia alla donna. certo voi avete una posizione diversa, ma forse dando più fiducia alle donne questo rapporto con il padre del concepito sarebbe stato facilitato. io ho l' impressione che imporlo per legge diventi una ulteriore barriera; ho l' impressione che imporlo per legge in qualche modo dissuada la donna dall' avvicinarsi al consultorio perché deve fare questa dichiarazione. certamente le donne cattoliche hanno una posizione diversa; alcune di loro però hanno abortito (poniamoci dunque anche questo problema), forse meno leggermente, visto che voi dividete le donne in leggere e meno leggere, e forse quelle democristiane sono meno leggere, può darsi. stiamo attenti però a non confondere la leggerezza o meno a seconda del credo di fede, a seconda della religione. ci sono alcuni principi che al di là della religione si accomunano completamente e credo che comunque qualsiasi donna, a qualunque religione appartenga, di fronte al momento dell' aborto ha una posizione comunque di sofferenza, comunque di responsabilità, comunque di riflessione; comunque è un passo duro per lei, un passo su cui riflette tante e tante volte. questo almeno per i ritardi che la nostra società nelle strutture che ha fatto o che non ha fatto impone poi alle donne. io credo che sarebbe stato meglio aprire con loro un dialogo e non imporre degli obblighi. per questo motivo appare farraginoso l' articolo 5, in cui in realtà la parola obbligo non c' è mai, perché si dice che la donna viene « invitata » , mentre in tutta la struttura, in realtà, si pongono degli obblighi. ritengo, perciò, che esso sia controproducente per tutti, a qualunque schieramento apparteniamo.