per quanto riguarda l' intervento dei consultori, io credo che probabilmente una delle più belle e chiare definizioni del consultorio e del tipo di intervento che il consultorio può fare sia stata fatta al Senato dal senatore Bufalini a proposito della discussione sull' aborto, quella nella quale poi non si passò agli articoli, il 1° giugno dello scorso anno . Bufalini dicendo che però poi, alla fine, l' ultima parola spetta alla donna, dice a un certo punto: « non è vero che l' intervento del consultorio non è niente, è un intervento che accompagna la donna in questo frangente, che la consiglia, che la sostiene, che le suggerisce una via diversa, che la può aiutare a decidere di protrarre la gestazione e di portarla a compimento aiutandola nella funzione della maternità » . e devo dire che mi sembra questo, in fondo, il modo più semplice e più chiaro in cui poi nell' ottica dei legislatori viene visto questo famoso consultorio. cioè non è detta qui neanche una parola sul fatto che magari i consultori dovrebbero aiutare la donna a non vivere con senso di vergogna o di colpa il fatto che abbia chiesto l' intervento abortivo. qui proprio l' idea che la donna insista per ottenere l' aborto non viene presa neanche in considerazione; in realtà è detto qui che la donna viene sostenuta in questo frangente, viene consigliata, le viene suggerita una via diversa che la può portare a decidere di protrarre la gestazione e di portarla a compimento, aiutandola nella funzione della maternità. in realtà non esiste nessun aiuto, mi pare, per quella donna che, forse particolarmente testarda, decida di non portare avanti la maternità. eppure è una scelta altrettanto difficile e, mi pare, altrettanto importante quella di prevedere almeno — ma poi non c' è — che il consultorio debba anche aiutare le donne a non vivere con senso di colpa o di vergogna la loro decisione di abortire. ecco, è questa l' ottica per cui il consultorio è tutto teso a sconsigliare la donna e ad aiutarla, come poi finisce il primo comma di questo articolo, solo se porta avanti la gravidanza o dopo il parto, ma non c' è una parola d' aiuto, neanche un invito, neanche un augurio di un aiuto reale alla donna che, o perché è testarda o per altri motivi, insiste nel richiedere l' intervento abortivo, come se in qualche modo la volessimo penalizzare. oppure è una dimenticanza, ma è una dimenticanza che, però, è la spia di un certo tipo di concezione. perché non viene detta neanche una parola sul fatto che anche la donna che abortisce ha bisogno di aiuto? in realtà è rimasto nella penna, forse era nelle intenzioni, ma non è scritto da nessuna parte. non trovo neanche un auspicio, un augurio, una sollecitazione per il caso che la donna decida di insistere, anche dopo i sette giorni, e di abortire. mi preoccupa abbastanza perché quello che mi spaventa di più rispetto a questo è la pubblicizzazione che viene prevista, in realtà, certo da tutta la legge, ma in particolare dal presupporre questa figura del consultorio. mi sembra anche di condividere quello che ebbe a dire la senatrice Carettoni, che pure arrivava a conclusioni diverse dalle mie, evidentemente, che pure arrivava a sostenere questa legge. ma alcuni suoi spunti di riflessione mi sento di poterli condividere e mi sembra che siano una motivazione, con parole dette da altri, una motivazione estremamente seria di questo nostro emendamento. la senatrice Carettoni ha detto: « non si passa d' un balzo da un costume che privatizza al massimo il problema ad un costume che lo socializza del tutto » . per questa ragione, la soluzione dei consultori che, a suo avviso, era pur bella sulla carta e che la trovava d' accordo in principio era astratta in se, prima ancora che per il fatto che i consultori non ci sono. in realtà, la donna si trova a pubblicizzare questo suo stato e non viene neanche aiutata, come se, nel caso in cui decida di abortire, la si debba punire in qualche modo. se la donna ha difficoltà psicologiche, sia che abortisca, sia che porti avanti la gravidanza, se il consultorio non è. solo un puro strumento dissuasivo, io credo che l' aiuto dovrebbe essere previsto in entrambi i casi, anzi, forse a maggior ragione, nel caso di una donna che magari abortisca. infatti, è vero che tutto l' aspetto più traumatico dell' intervento abortivo è proprio il senso di colpa e di vergogna che ci accompagna quando ci troviamo in queste situazioni. e quindi continuava dicendo: « io lo vedo poco questo colloquio nel consultorio con una donna in preda quasi sempre se non alla disperazione ad una grossa eccitazione nervosa, che ha già deciso attraverso un dibattito interno non facile » . e in questo dibattito interno sono presenti anche i compagni, quando c' è questo rapporto. non vengono esclusi, anzi si è alla ricerca della solidarietà. non vengono esclusi per motivi più o meno ideologici. anzi, se c' è un aspetto del problema che mi pare di aver veramente notato in tutti questi anni di attività sull' aborto è stato proprio il bisogno delle donne di parlare, ma non di parlare ad una persona precisa, di parlare a chi sentono disponibile, e magari hanno aiuto maggiore anche se chi è disponibile, per esempio, non è medico, non è autorizzato a certificare loro l' avvenuta richiesta o l' avvenuta consulenza. c' è un profondo senso di timore o di pudore, o chiamatelo come volete, della donna rispetto al medico per tutti i fatti che concernono la ginecologia e la sua funzione. in realtà, abbiamo notato anche lavorando nei consultori — certo in quelli privati, in quelli che esistono, lavorando per esempio all' AIED — che persino sulla contraccezione la donna che fa la visita sulla contraccezione normalmente prende la ricetta, ma non ha il coraggio di chiedere come la debba usare e a che cosa serva in realtà. normalmente non si ha neanche il coraggio di porre dei problemi al medico per quanto riguarda la contraccezione e i medici non si sono dimostrati, nella stragrande maggioranza, poi così sensibili e così disponibili a mettere le donne a loro agio. per questo motivo, se già ci sono queste reticenze, questi pudori che derivano da condizionamenti che dovremmo sicuramente superare, è una conquista per tutte noi riuscire a parlare, in modo da non sentirlo volgare, di certi aspetti così fondamentali della nostra vita! e a parlarne in termini che ci sembrano più adeguati perché nascono dalla nostra esperienza. ma se ancora esiste questo tabù ed esiste sulla semplice contraccezione! esiste la difficoltà persino di parlare tra donne, molto spesso. esiste la paura, poi, di affrontare una qualsiasi forma di comunicazione perché c' è questo tipo di divario e di differenza. ed io non voglio citare qui il solito medico di Seveso, che pure mi ha molto scandalizzata. ad una donna di Seveso che richiedeva l' intervento abortivo fu chiesto come mai fosse incinta visto che il marito risultava in sanatorio; e la poverella fu costretta ad ammettere che il marito, però, tornava a casa il sabato e la domenica. ecco, voglio dire, il colloquio col medico è abbastanza difficoltoso e non si capisce perché; queste richieste mi ricordano certe domande che vengono fatte in occasione dei processi di violenza e di stupro. per questo motivo, per questa pubblicizzazione di fondo che l' intervento del consultorio richiede, chiedo che venga soppresso il primo comma dell' articolo 5.