Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 265 - seduta del 12-04-1978
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 265
  • Attività legislativa

l' emendamento proposto tende ad escludere una delle possibilità che, in realtà, le donne hanno per affrontare questa prima parte dell' iter burocratico di questa legge. cioè — in realtà — toglie le parole: « o a un medico di sua fiducia » . devo dire che sul problema di chi dovesse essere il medico cui la donna si rivolge per esprimere le circostanze e le condizioni che la spingono a chiedere l' interruzione volontaria della gravidanza c' è stata, all' interno non della Commissione, ma dei due rami del Parlamento, in questi ultimi anni, una serie di differenziazioni. si è partiti dal fatto che questa richiesta dovesse essere fatta a un collegio composto di tre medici, per esempio; poi si è cominciato con il dire che — in realtà — tre medici erano un po' troppi e, insomma, questa via non era percorribile; poi si è detto: un medico solo. per esempio, ricordo che nell' altra discussione, l' anno scorso , stranamente, la proposta era che il medico dovesse aver avuto l' abilitazione già da cinque anni, per fare una semplice consulenza. già allora questa richiesta venne ritenuta un po' eccessiva e questa speciale qualificazione, per poter ascoltare una donna che esponeva i problemi che la spingevano all' aborto, è stata tolta. ci troviamo oggi di fronte a questo emendamento che chiede di sopprimere questa figura del medico di fiducia, dal che si deduce che, per quanto riguarda questa confessione sulla casistica, rimarrebbero disponibili per le donne solo i consultori istituiti dalla famosa legge numero 405, che per altro, come ben sappiamo, non sono particolarmente numerosi, né particolarmente capillari. e una polemica che dura ormai da molto tempo; una legge di tre anni fa non è mai stata applicata: ce ne sono pochissimi, e quei pochi sono solo sulla carta, e, in più, non hanno soldi. non c' è la volontà politica di farli funzionare. oppure, peggio ancora, la donna si rivolge ad una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, eccetera. probabilmente si fa riferimento qui ad un nuovo istituto che dovrebbe essere approvato dalla riforma sanitaria . l' alternativa rimane o un consultorio che non c' è o quell' altro che forse ci sarà ma che comunque ancora oggi non c' è neanche sulla carta. evidentemente questo significa e — in realtà — significherà che, per quanto riguarda questo primo passo della trafila burocratica, l' unica cosa disponibile saranno i medici di fiducia, ammesso che poi si trovino, e quindi togliere questa figura significa — in realtà rendere impossibile persino iniziare ad applicare questa legge, non solo per le motivazioni di cui dicevo prima, ma anche perché, per questo tipo di confessione, probabilmente con il medico di fiducia o di famiglia è più agevole instaurare un qualsiasi tipo di discorso, che non con il consultorio, che è una entità cui le donne ancora oggi sono poco abituate, ma che soprattutto non esiste nel concreto. ora, non solo questo emendamento è estremamente restrittivo, ma vanifica questa legge assurda, perché accettare questo emendamento significa impedire anche alle donne che, d' ora in poi, dovranno seguire questa legge, di fare anche il primo passo che viene richiesto. se il primo passo che viene richiesto per questa confessione è quello di rivolgersi al consultorio o alle future unità locali socio-sanitarie (organismi che non esistono ancora, né l' uno né l' altro), credo sia assolutamente incredibile che chiunque possa a questo punto tentare o sperare di seguire la prassi stabilita da questa legge. per questi motivi voterò contro questo emendamento.