Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 265 - seduta del 12-04-1978
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 265
  • Attività legislativa

con questo emendamento noi chiediamo di sopprimere le parole « e, quando sia opportuno e da lei richiesto, con il padre del concepito » . e importante, a questo proposito, ricordare un passo della relazione per la maggioranza che cita la tesi di un magistrato, Mario Battaglini, pubblicata sul Il Corriere della Sera , secondo il quale nel diritto italiano vigente non esiste una figura giuridica che possa qualificarsi come diritto alla maternità. per quanto riguarda in particolare il problema dell' aborto, l' attuale normativa, nonostante il profondo mutamento introdotto dalla nota sentenza della Corte costituzionale , considera tuttora l' aborto come reato e vieta di procedere all' interruzione della gravidanza , salvo alcuni casi espressamente previsti dalla legge. ciò significa che nessun potere di intervento a favore o contro l' aborto della donna va riconosciuto al marito o comunque al padre « soltanto » — conclude Battaglini — « malauguratamente, il medico può decidere » . nella relazione per la maggioranza si dice che, dovendosi legiferare, nulla vieta che si introducano nuove figure giuridiche... certo è difficile, nel caso di una donna in gravidanza all' ottava settimana, parlare di diritto alla paternità, perché questa si ha nel momento in cui il figlio nasce. prima è un po' difficile; c' è un problema di paternità dello zigote, ma è difficile che voi diciate che esiste la paternità di una cosa che non esiste. l' unica cosa che esiste all' ottava settimana di gravidanza è lo zigote: voi sarete padri dello zigote. se vi va questa forma giuridica di proprietari dello spermatozoo — che per altro ha avuto strani fini — e di padri dello zigote, benissimo, questa è la figura che vi compete. allora facciamo, come figura giuridica: fino all' ottava settimana padre dello zigote, dall' ottava alla dodicesima padre dell' embrione, eccetera. si forma tutta una serie di caselle di figure giuridiche, fino a che arriveremo alla famosa paternità. il magistrato Battaglini concludeva che soltanto il medico può decidere. in realtà, viene fuori che, piuttosto che la donna, è meglio che decida qualcun altro: vuoi il padre dello zigote, vuoi il padre dell' embrione, vuoi un medico; ma comunque la donna non deve decidere. facciamo il favore di trovare qualcosa di più serio, perché dare un po' di serietà ad una donna che deve abortire sembra un po' eccessivo. troviamo una figura che rappresenti lo Stato, a parte la donna, e che garantisca una maggiore serietà. allora non vogliamo il padre dello zigote, deve essere il medico; non vogliamo il padre dell' embrione, ed allora troveremo altri. comunque, qualcuno al posto della donna, perché la donna stessa non può darci garanzie di serietà. siccome la stampa ci ha informato che su questa figura del padre dello zigote, dell' embrione, insomma del proprietario dello spermatozoo vi sono delle disponibilità, noi vorremmo veramente invitare a non accettare una cosa del genere e nemmeno a dichiararsi disponibili; e non solo per le considerazioni che facevo prima, ma perché, se con questo proprietario dello spermatozoo esiste un rapporto decente, il proprietario medesimo verrà sicuramente consultato. la realtà è, invece, che molto spesso il proprietario, appena avvertito di una gravidanza, si rende latitante. rimane, allora, un po' difficile consultare questo proprietario che si rende latitante (diciamo che non tutti si rendono latitanti), per cui dichiari la sua disponibilità dalla posizione di latitante? è una cosa non chiara. molte volte sparisce dalla circolazione, mentre la donna vorrebbe anche parlargli, poverella; ma sparisce, non esiste più! anzi, se esiste ti dice che non è stato lui, che quel giorno era a Londra; facendo tutta una serie di calcoli aritmetici, conclude che deve essere stato un altro perché lui, comunque, non c' era, era a Modena, aveva da fare, non era lì, non c' entra nulla. può invece accadere esattamente l' opposto, e cioè che noi con questo proprietario vorremmo proprio parlarci: solamente non è più rintracciabile. in questo caso che cosa succede? oppure ci sta anche ad ascoltare, ma ci dice che in base ai suoi calcoli — 15 giorni prima, 3 giorni dopo, due ore dopo — non era lì, non c' entra niente, e quindi di rivolgersi ad un altro eventuale proprietario di spermatozoi, perché comunque lui non c' entra per niente. allora, se non vogliamo scherzare, che cosa significa imporre, per esempio, che il proprietario dello spermatozoo deve essere sentito? se non c' è, dove diavolo lo andiamo a sentire? oppure che cosa fa? se io dico che il padre dello zigote è lui, mentre lui sostiene il contrario, che cosa succede? disconosce lo zigote? è valida la sua parola invece della mia? si tratta di un problema di fondo . non stiamo cadendo nel banale, perché rispetto alle teorie che il collega Rauti ha scritto sul femminismo, dimostrando cioè di non aver capito nulla — è normale — vi sono i casi concreti che accadono. se voi instaurate la figura del padre dello zigote, dovete anche instaurare una procedura per il disconoscimento della paternità dello zigote. di fronte a questo problema e alla disponibilità da molti dichiarata a prendere in considerazione questa figura paterna, vogliamo invitare a non avere di queste disponibilità, perché quando un rapporto esiste, comunque c' è un colloquio. se non c' è, perché lui si è reso latitante, perché non ne vuole sapere, perché mi viene a dire che non è stato lui, che è stato un altro (anzi, lui lo sa che è stato un altro e quindi bisogna rivolgersi ad un altro proprietario di spermatozoo), ci si ritrova in una situazione abbastanza aberrante, che poi, riportata nei giorni estremamente angosciosi in cui una donna si accorge di essere incinta e si rende anche conto di non poter portare avanti la gravidanza, si aggiunge ai mille problemi che le si pongono in quel momento, anche quello di andare alla ricerca di qualcuno che si dichiari proprietario dello spermatozoo incriminato: diventa non solo difficoltoso e umiliante, ma anche ridicolo. questa situazione, nella quale la donna, anche se è maggiorenne, deve avere qualcuno che garantisca per lei, mi fa pensare alla famosa questione dell' adozione: una donna, se è sposata da cinque anni felicemente, può, anche se ha solo 23 anni, fare con il marito domanda di adozione; ma se la donna non è sposata, e quindi in sostanza non ha un omino che garantisce per lei, deve avere almeno 35 anni per chiedere l' adozione. la prima responsabile anche se ha solo 23 anni (evidentemente perché ha al suo fianco un omino che garantisce per lei, perché di per sé non è possibile che lo sia); la seconda, quella che non è sposata, è responsabile (lo avete scritto in una legge) solo dai 35 anni in poi. è una cosa abbastanza incredibile perché, se una donna è sposata, diventa responsabile dopo cinque anni di matrimonio anche se ha solo 23 anni; se non è sposata, è maggiorenne per l' adozione solo a 35 anni; prima non se ne può parlare, perché ci sono dei problemi. magari è un po' bacata: è una donna che decide di adottare un figlio ma non sposata. che scandalo, deve aspettare i 35 anni! in questo modo, facendola aspettare, solo alla fine, se proprio vuole un figlio, glielo si dà, una possibilità viene lasciata aperta anche per questa pazza scatenata che vuole adottare un figlio senza essere sposata. e questo nonostante tutti i bambini che stanno nei brefotrofi e la tutela della maternità di cui tanto si parla. la situazione delle donne è sempre di subordinazione: in caso di aborto, è certo più responsabile il proprietario latitante (o quello che si offrirà) oppure, non si sa bene in base a quali criteri, un medico. e lui che decide, per esempio, che non posso abortire, senza però prendere impegni reali. lui ha deciso per me, ma gli impegni li ha lasciati tutti a me: ha deciso sulla mia pelle. dunque, da tutte le leggi che sono state fatte, emerge che in realtà la donna è completa solo quando ha un uomo. questo è il concetto fondamentale: poverella, da sola non può nulla. e poi, del resto, fino a poco tempo fa aveva l' anima solo dopo 80 giorni; il suo cervello è anche più piccolo e pesa di meno: ma cosa vogliamo? ci hanno anche dato il diritto di voto : è veramente troppo! in realtà, la donna è completa e matura solo quando ha un omino, al quale tra l' altro non si chiede di essere responsabile. basta che ci sia e garantisca per lei. oppure — come avviene per l' adozione — bisogna che invecchi, così magari invecchiando ci ripensa. in caso di aborto, poi, questa scervellata non può certo decidere da sola e magari si privilegia il medico. quello che non si vuol capire è che qui non si tratta di fare le Olimpiadi dell' aborto o di dare pergamene e premi. si ha proprio un concetto incredibile, sembra quasi che ci sia l' entusiasmo, l' orgasmo da aborto. non è così e non si possono stravolgere le situazioni. noi non abbiamo chiesto né pergamene né riconoscimenti: figuriamoci! abbiamo semplicemente chiesto di non essere più considerate colpevoli per una violenza che non è di responsabilità nostra, ma dell' intera società. e il venirci a dire (come mi sembra di aver capito) che il femminismo ha disgregato! se poi avesse disgregato la società che avete creato voi, non mi sembra che avrebbe fatto un gran danno. magari fosse riuscito a farlo un po' di più di quanto in realtà non riesce a fare! ma se il femminismo ha contribuito, anche un minimo, a disgregare la società clericofascista esistente mi sembra che non si tratti di un insulto, mi sembra che in realtà essa avrebbe dato un contributo serio su una strada democratica per il nostro paese. per questi motivi, chiedo che siano soppresse dal testo dell' articolo 5 le parole cui si riferisce il nostro emendamento, e che non si manifestino disponibilità fantomatiche per presunte persone più responsabili, che sono qualificate dalla proprietà dello zigote, dell' embrione o di chissà cos' altro. credo sia estremamente importante il fatto di aver fiducia nel senso di responsabilità delle donne.