Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 264 - seduta del 11-04-1978
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 264
  • Attività legislativa

devo dire che mi pare di aver capito che l' unico modo di avere partecipazione al dibattito è quello dello scrutinio segreto : quando infatti lo spauracchio non c' è più, rimaniamo solo in pochi intimi. continueremo allora ad usare questo strumento per avere il massimo di partecipazione rispetto ad una legge cui siamo contrari, ma che in realtà ci coinvolge moltissimo come esito di battaglie che sono state anche nostre da anni a questa parte. abbiamo presentato un primo emendamento che è interamente soppressivo dell' articolo 4. perché interamente soppressivo? al di là delle motivazioni generali che sono state espresse dai miei colleghi, voglio dire che mi sembra necessario sopprimere questa casistica perché mi pare una reintroduzione di quel concetto che il senatore Gozzini al Senato, facendo una critica e una autocritica in realtà verso il mondo cattolico tradotto poi in forza politica , esprimeva dicendo: in fondo, fin qui noi cattolici che abbiamo avuto responsabilità di Governo abbiamo usato e fatto nostro questo detto: nisi caste saltem caute . in realtà noi cattolici che abbiamo avuto responsabilità di Governo, diceva il senatore Gozzini, concretamente non abbiamo fatto niente contro l' aborto, con riferimento alla contraccezione (ecco tutti i problemi cui abbiamo accennato), poiché la logica era, appunto, che se le cose non si fanno castamente, almeno si facciano di nascosto... cioè, finché l' aborto si risolveva privatamente, finché non vi erano quegli slogans « volgari » , che hanno invaso le nostre piazze la « volgarità » de « l' utero è mio e lo gestisco io » pare abbia sconvolto tutti quanti); finché non vi erano queste richieste « volgari » delle donne di non soffrire più nella privatizzazione, nella vergogna, con i loro sensi di colpa, questo dramma dell' aborto; finché lo facevano, dunque, senza dare nell' occhio, magari firmando le cambiali, certi problemi non si ponevano. che lo facessero si sapeva, perché andavano dalle « mammane » e siccome non tutto procedeva liscio venivano poi ricoverate in ospedale, quindi dall' ospedale venivano fatte accomodare in carcere. in realtà, sono poche quelle che dall' ospedale sono andate in carcere. devo dire che oggi io sono forse una delle poche a dover rispondere dei reati previsti nel titolo decimo del secondo libro del codice penale ; debbo essere una delle poche in libertà provvisoria insieme con la collega Faccio. siamo in poche, ma per me gioca molto di più l' accusa di associazione a delinquere che non quella di continuato aborto procurato. evidentemente, dicevo, la pubblicità dell' aborto allora non vi turbava, poiché i casi erano pochi e riguardavano soprattutto quelle che subivano la triste trafila che ho detto: « mammana » , ospedale, rischio di vita, carcere. i pochi casi, allora, si conoscevano. da quando vi turba questo problema dell' aborto? da quando vi turba il problema della prevenzione? da quando vi turbano tutte queste cose? da quando le donne hanno cominciato a dire: basta con i sensi di colpa, con questa violenza tremenda che la società ci fa, non foss' altro che perché siamo disinformate, perché essa insiste a non informarci, perché a scuola si studia tutt' altro che la contraccezione. tutte queste cose le ribaltiamo! non ci sentiamo più in colpa, in realtà ci sentiamo violentate da chi ci vuol tenere e lasciare nell' ignoranza! cosa succede, allora? s' impone il dibattito sull' aborto. sono un po' volgari queste ragazze che girano per la strada, urlando questi slogans assolutamente irripetibili, per esempio: « non siamo strumenti da riproduzione, ma donne in lotta per la liberazione » , pare sia una cosa volgarissima e sconvolgente... si discute — dicevo — il problema dell' aborto (per forza, c' è la mannaia del referendum, come si fa a non discuterlo? bisognerebbe andare necessariamente: ad una campagna elettorale !), si esamina una legge sulla interruzione della gravidanza , si cerca di condurla in porto , ma si tenta, sempre con riferimento a quel detto famoso, di tenersi un po' nei limiti. allora viene fuori, in omaggio a questa ipocrisia di fondo, la casistica. dalla sinistra viene detto nei pubblici dibattiti: in fondo, questa casistica è una formalità! in fondo l' autodeterminazione c' è. la donna va lì, in realtà, dice quello che le pare, anzi, dice che è un po' pazza, un po' malata, e così via (quattro sono i casi previsti), non c' è ragione di prendersela tanto con la casistica che è una pura formalità. dall' altra parte viene invece affermato che le donne che abortiscono non possono farlo dichiarando che abortiscono perché, magari, non se la sentono di avere un figlio oggi, a 17 anni, e lo faranno quando ne avranno 30, o magari perché non se la sentono di avere un figlio oggi né dopo, ma precisando che diventeranno un po' pazze, che sono comunque sicuramente povere e che avranno in seguito delle turbe psichiche . la casistica, checché se ne dica, rimane tale. il senatore Gozzini diceva al Senato, parlando della relazione che il Governo dovrebbe venire a fare in questa sede una volta l' anno: « è necessario, quindi, che la documentazione registri le cause di aborto, eventualmente sulla base della stessa quadruplice casistica dell' articolo 4 » . quindi, la casistica c' è. non possono venire a dire che è una formalità quando poi il Governo deve registrare le cause di richiesta d' aborto su questa casistica e non su altre; quindi la casistica in realtà esiste. anzi, Malagugini, nel suo intervento svolto nel corso della passata discussione, aveva trovato anche una giustificazione a questa casistica, tanto è vero che ebbe a dire: « difendiamo il mantenimento della casistica — questa — per sottolineare il valore, se volete, anche pedagogico della legge, l' impegno responsabile che compete alle donne » . quindi, abbiamo scoperto che intanto le leggi hanno anche valore pedagogico e che le donne, giustappunto per accreditare tale valore pedagogico, si devono restringere in quattro categorie, e se non rientrano in queste quattro categorie si sforzeranno di mentire per rientrarci, tanto per dimostrare di aver capito le regole pedagogiche che ne permettono solo quattro. quindi, le donne si sforzeranno di trovare qualche menzogna per dimostrare di aver capito lo spirito pedagogico della legge medesima. in realtà l' articolo 4 non ci dà l' autodeterminazione della donna; ci dà la libertà di mentire della donna perché in realtà è vero che il medico non può andare a sindacare se ha detto la verità o meno. infatti, potrò andare dal medico e dire di avere delle turbe psichiche , di essere poverissima e che quindi desidero abortire. è vero che il medico non può controllare la veridicità di quanto si afferma, quindi la legge in realtà mi dà la libertà di mentire ed è vero che, all' interno di questa menzogna pedagogica ritengo di doverla ormai chiamare così la legge mi concede l' autodeterminazione. quindi è un trattato di rapido apprendimento su come mentire, perché bisogna assolutamente studiarsi a memoria questa casistica. è vero che l' autodeterminazione non c' è, ma a questo punto il senatore Bufalini dice che l' autodeterminazione non c' è mai, quindi perché diavolo mai la chiedete in questa legge? infatti, Bufalini al Senato ha detto: « ogni autodeterminazione è sempre condizionata anche nelle normative più permissive; è condizionata per esempio al periodo di novanta giorni o ad un altro periodo convenzionale che si voglia scegliere; è condizionata al consenso del medico che deve esaminare ed operare la donna; è sempre condizionata. allora la questione di fondo, qual è? la questione, dunque, non è tanto quella dell' autodeterminazione, quanto del modo in cui viene condizionata » . mi sembra lucida questa esposizione di Bufalini; se la normativa è troppo permissiva, tale da facilitare e incoraggiare una, concezione. distorta dell' aborto come strumento di emancipazione e di libertà della donna... insomma, qui non ci capiamo. nessuno di noi chiede l' aborto come emancipazione o liberazione; quello che noi riteniamo importante qui stabilire è il diritto civile della scelta tra sessualità e procreazione. sono due momenti che a nostro avviso possono essere scissi, anzi nella vita di tutti sono scissi, però queste cose pubblicamente non si dichiarano, perché non è vero che tutte le volte che si ha un atto sessuale sia a fine procreativo. non inventiamoci queste cose. noi riteniamo che sia un diritto civile quello di poter scegliere o disgiungere tra sessualità e procreazione. allora, Bufalini aveva colto nel segno quando diceva: in realtà non bisogna dare una normativa troppo permissiva tale da incoraggiare e facilitare una concezione distorta, dell' aborto come strumento di emancipazione e di libertà della donna; questa normativa deve essere circondata da tutte le cautele, eccetera. il problema non è di insegnare alle donne se devono considerare l' aborto come fattore di emancipazione o meno. quando le donne sono costrette ad abortire c' è poco da insegnare se si stanno emancipando o se si stanno violentando da sole. il problema è quello di mettere le donne in condizioni tali da poter scindere i due momenti della sessualità e della procreazione. se non si fa questo è inutile prevedere leggi di tipo pedagogico, insegnamenti menzogneri, l' autodeterminazione della menzogna, un trattato pratico per imparare a mentire. allora, se in realtà accettiamo questa casistica, avremo anche dalla relazione del Governo l' anno prossimo dei dati evidentemente falsi perché non è vero che le donne che abortiscono si trovano tutte in queste condizioni. quindi non avremo neanche dei dati su cui riflettere per andare avanti, per migliorare o restringere la normativa. è vero che sull' aborto clandestino non è possibile avere molti dati o compiere molti accertamenti; ricordo un solo questionario, una sola indagine svolta dalla Demoskopea rispetto a mille donne che hanno abortito. una domanda elaborata dalla Demoskopea, era quella: i motivi per cui chiedete l' interruzione della gravidanza . queste mille donne hanno abortito, quindi non è un campione a caso; è un campione metropolitano, di quattro grandi città italiane, è vero: mancano le campagne, le sottoproletarie, tutte queste cose, e alla domanda precisa (per quale motivo in realtà ha chiesto di abortire?) abbiamo avuto il 30,4 per cento di donne che hanno risposto: per condizioni economiche. ora, hai voglia a dire che i consultori devono aiutare a superare i problemi di tipo economico: non è una cosa che si fa da un giorno all' altro. l' 8,7 per cento adduceva motivi sanitari; il 60 per cento adduceva i motivi personali più svariati, la cui gravità a mio avviso è comprensibile solo alla donna stessa e a nessun' altro, perché in realtà alcuni problemi che a me paiono insormontabili rispetto alla mia condizione ed alla mia esistenza, ad una persona esterna, anche ad un' altra donna che li veda esternamente, sembrano facilissimi, superabili. faccio un esempio, uno degli ultimi cui ho assistito: una ragazza di San Basilio , che si è accorta molto tardi di essere incinta e che ha portato avanti la gravidanza. non l' ha potuta portare avanti a casa sua, anche se il padre e la madre sapevano, per questioni di tipo appunto familiare, di quartiere, eccetera. ha portato avanti e ha finito la gravidanza in un istituto, e sua figlia è già stata adottata. in realtà a me o a un' altra donna portare avanti una gravidanza a San Basilio non sembra una condizione insuperabile. si affronta e va benissimo. ma questa ragazza, che per altro ha scoperto di essere incinta al quarto mese, quindi molto tardi (al di là del fatto che secondo voi bisogna non solo accorgersi ma sbrigarsi entro novanta giorni a far tutte le pratiche), questa poveretta che non sa e, non sapendo, è minorata sociale, se ne è accorta al quarto mese. questa ragazza ha portato avanti la sua gravidanza in casa di altre compagne perché a casa sua non la poteva finire, per via appunto dei rapporti col quartiere, coi fratelli maggiori, eccetera, anche se la madre e il padre lo sapevano e, come un contenitore, in realtà ha fatto questo figlio che è già stato adottato da altri. il 60 per cento delle donne diceva: non me la sento di avere un figlio a questa età; ho diciannove anni, non me la sento di avere un figlio. oppure ne ho quaranta, ho già altri figli, non me la sento di ricominciare. allora come fate voi ad imporle che invece deve portarlo avanti? e siccome queste motivazioni queste donne non ve le potranno dare perché altrimenti non rientrano nella casistica, nessuna donna vi verrà mai a dire: « non me la sento perché ho quaranta anni » , ma vi dirà che diventa pazza, perché questa donna per abortire non ha neanche la libertà di dire la verità! cioè, ha un' unica strada possibile che è l' autodeterminazione nella menzogna. cioè ha un' unica libertà, che è quella di mentire. non ha neanche la libertà di venirvi a dire quali siano realmente le sue condizioni. e allora mi volete spiegare, se già si devono dire motivi sbagliati perché altrimenti non si rientra nella casistica, mi volete spiegare che diavolo di aiuto può dare alla donna il consultorio? il consultorio parte da una dichiarazione della donna che evidentemente non è quella vera. per cui voi intanto costringete le donne in questi quattro argomenti; le donne, per ottenere l' aborto, sono costrette a rientrare in questi quattro argomenti. siccome non vi possono dire la verità vera per cui abortiscono, perché altrimenti non rientra nella casistica, mi dovete dire come fa il consultorio ad aiutarle, se non sa neanche la verità! questo è veramente il problema di fondo perché o si distribuiscono appunto le pillole contro la pazzia o non so che cosa succede, ma in realtà vi dico che anche la relazione che il Governo dovrà fare tra un anno al Parlamento sarà viziata da queste falsità di fondo, per cui non avremo mai neanche il panorama reale di quello che succede nel nostro paese. avremo solamente le donne divise in quattro categorie. chi non rientra in queste si inventa una menzogna qualsiasi e ci rientra, perché altrimenti tutta la vostra trafila cade e non si può seguire neanche questa trafila.