Marco PANNELLA - Presidente del Consiglio Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 262 - seduta del 07-04-1978
Sfiducia al Governo
1978 - Governo II Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 283
  • Attività legislativa

signor presidente , signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, consentitemi innanzi tutto di rivolgere un sentito ringraziamento al collega — se vedo bene — Savino che, unico rappresentante della Democrazia Cristiana in quest' Aula, testimonia bene dell' appassionato interesse e al tema dell' aborto e al processo formativo della volontà del Parlamento su un tema che rischierebbe di gettare nel nulla — si dice — il diritto alla vita di milioni di innocenti. certo, non posso estendere il ringraziamento, signor presidente , ai colleghi cosiddetti laici dei partiti repubblicano, liberale e socialista, perché mancano in toto e mi mancherebbe l' interlocutore; posso certo ringraziare l' attento, come sempre, rappresentante del Governo, unico e solo come accade spesso, sottosegretario Dell'Andro ; posso e debbo ringraziare l' unico relatore, no, mi pare che nei banchi ce ne sia un altro, Giovanni Berlinguer , ma vedo che, sia pure altrove, anche un altro relatore, il collega Rauti, è presente. iscrivere, così, signor presidente , nei nostri resoconti stenografici in quali condizioni si svolge questo dibattito su questo tema « tremendo » , mi pare opportuno. questo dibattito che, colleghi della maggioranza, voi avete voluto in un momento di emergenza, questo dibattito così urgente che non deve consentire a nessuno di proporre la « distrazione » dell' attenzione ai problemi economici, ai problemi sociali, ai problemi per i quali avete fatto la crisi di Governo , ai problemi dell' ordine pubblico (niente dibattito sull' ordine pubblico !), perché bisogna occuparsi d' urgenza della difesa del diritto alla vita individuale del nascituro, soprattutto quanto meno sia feto ed embrione, quanto più sia zigote e magari ovulo appena fecondato. perché la logica della Dc, del cosidetto mondo cattolico, è questa: quanto più l' essere è debole, quanto più è indifeso, più mancare di proteggerlo è sintomo di una tremenda visione, nazista, della storia e dell' uomo, per la quale, in fondo, la vita non vale nulla rispetto a certi interessi dello Stato. quindi, una certa contraddizione mi pare vi sia tra coloro i quali si sono deliziati a lungo, dal 1969 ad oggi, e anche prima, a proposito di divorzio, contro i radicali, costantemente accusandoli di voler imporre alla coscienza immatura del paese i problemi acerbi di coscienza (il divorzio, il suo rapporto con l' amore, il suo rapporto con la famiglia, il suo rapporto con il sacramento, il suo rapporto con i diritti della Chiesa, il suo rapporto con la religiosità), e di aver disturbato da sogni, non dico secolari, ma comunque decennali, la Cei, i cardinali e i vescovi italiani, i quali, quando la catastrofe sulle famiglie italiane, dovuta all' emigrazione e alla povertà, si abbatteva e la famiglia era distrutta da cause economiche e sociali, non si accorgevano di quanto fosse categoricamente imperativo difendere il valore del matrimonio. e nel momento in cui nel nostro paese si cercava di rendere a Cesare quel che era di Cesare e a Dio quello che era di Dio, che d' un tratto hanno scatenato quel ben di Dio di anatemi, di dogmi, il referendum, annunciando al paese — ve lo ricordate, anche allora con echi di sospetto nazismo nei confronti dei radicali, perché uccidevano (don Zeno lo scrisse) la sacralità dell' amore, volendo consentire lo scioglimento civile del matrimonio — che i radicali uccidevano in nuce la possibilità stessa che si desse l' avvio poi a quella famiglia, solo all' interno della quale il concepimento e la concezione erano cosa santa, sacra e da difendere. ebbene, già allora si diceva: ci si distrae: all' operaio, alla classe operaia interessano solo i problemi economici e sociali. i sindacati si mossero, già allora uniti, non nella struttura ma contro il referendum, che rischiava di distrarre i poveri lavoratori dalle lotte per le conquiste sindacali e dalle lotte economiche e sociali: lusso borghese, sensibilità assolutamente malata, torbida, in fondo, di questa punta estremistica della piccola borghesia , incapace di sentire quali fossero e siano i reali problemi della società! e adesso, come mai non siamo noi, signor presidente , signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, ad inchiodare il Parlamento a discutere di questi problemi? in sede di conferenza dei presidenti di gruppo i radicali hanno proposto, e riproporremo qui ogni giorno, che i temi sociali ed economici, in nome dei quali si è fatta ufficialmente la crisi di Governo , vengano qui subito affrontati se non risolti. si lascino le donne e gli uomini italiani, uniti attraverso l' occasione referendaria, ad esprimersi e a sollevarci da questo gravissimo problema, che fino a ieri non era stato mai riconosciuto come tale, perché si è sempre detto che era un problema secondario rispetto all' urgenza dei problemi economici e sociali. ma è davvero strana questa immensa maggioranza del Parlamento italiano, che si aggrega con l' alibi dell' ordine pubblico , dell' economia e dei dati sociali, e che poi rifiuta testardamente al Parlamento la possibilità di discutere di ordine pubblico , di economia e di provvedimenti sociali, per discutere in queste condizioni — vedete quanto è chiaro che l' operazione è pretestuosa! con il collega Savino (ancora lo rifelicito e lo ringrazio), unico rappresentante del cosiddetto mondo cattolico ufficiale della Democrazia Cristiana , in quest' Aula solo lui, attento, serio. certo, siamo lietissimi della sua presenza. ma, vedendolo, vediamo anche qual è per la sua parte politica il concreto rispetto del dibattito parlamentare , cioè del processo formativo delle volontà legislative. allora, discutiamo con i presenti nel paese. i presenti nel paese sono coloro che soli hanno, o avevano per motivi storici e politici, la forza, forse, di smorzare la miccia dei referendum, di smorzare la miccia della liberazione, non solo della emancipazione, della donna; di smorzare la miccia della competitività e della lotta sociale, morale, politica ed economica che anche di questo si tratta — in relazione a tempi che, come il divorzio, l' aborto ed altri temi referendari, sono all' ordine del giorno del nostro paese e adesso, per vostra volontà con molto ritardo, del nostro Parlamento. questi attori — devo dire — sono come al solito innanzitutto e soprattutto i nostri compagni comunisti, perché ormai che cosa dica la Cei, l'Osservatore Romano , che cosa dica, per evitare che si dica e che la gente sappia e giudichi, la radiotelevisione italiana, tutto questo è marginale. l' unica cosa importante è capire che cosa i compagni comunisti e il partito comunista stiano compiendo o tentando di far compiere al Parlamento italiano. la unica lotta politica è questa. chi si è assunto la responsabilità di assumere una posizione precisa ed importante è il partito comunista . la Democrazia Cristiana , oggi, dice di essere contro ed è invece a favore. la Democrazia Cristiana minaccia fulmini e tuoni, lancia anatemi ancora a Giovanni Berlinguer , ai relatori per la loro insensibilità sulle minorenni, sulle minorate, sulle donne, gli uomini, la patria, il padre e la madre, ma tutti sappiamo che questa volta al Senato nessuna volontà c' è nella Democrazia Cristiana di incorrere nel rischio di far maggioranza contro questa legge. perché? ce lo ha detto, contrariamente a quello che dicono i giornali, il presidente Piccoli in altre sedi. io mi sono sentito dire da lui: giovedì prossimo deve finire anche l' esame dell' articolato. questa è la posizione della Democrazia Cristiana . possono scrivere i colleghi de La Repubblica , de La Stampa , del Il Corriere della Sera , per vivacizzare un po' la situazione, che nella Democrazia Cristiana è prevalsa la posizione intransigente, il Vaticano qui e lì, che i comunisti sono preoccupati. questa è una sceneggiata — in buona o cattiva fede — di regime, per coprire la realtà. la Democrazia Cristiana sa, come sapevano i compagni comunisti sulla legge Reale che in quella occasione vi era un solo modo per non far passare quella legge, quello di non consentire che si arrivasse al voto, perché una forte minoranza ha questa possibilità. invece, la Democrazia Cristiana è qui tutta quanta, impaziente e tremebonda: siamo contro — dice — ma, insomma, quando si arriva a votarla questa legge? il referendum incalza. giovedì, diceva Piccoli. il collega Natta era in questo più liberale e meno spaventato; diceva: be', insomma, ragionevolmente, quando si può, venerdì, sabato! allora, in fondo, devo pur dire che, non per prevenzione, signor presidente , ma per giudizio, per considerazione evidente della realtà, il dibattito, al solito, è avvenuto all' interno del mondo laico, all' interno delle forze laiche. tutto il resto son valori o pseudovalori aggiunti. e evidente che anche la tematica di fondo — e questa è una responsabilità gravissima delle altre forze laiche — quella per la quale la Democrazia Cristiana sarebbe mobilitata, e la Chiesa e il Movimento per la vita , in difesa della vita intendendo per vita quella che nasce nel momento in cui l' ovulo viene fecondato è una tesi materialistica che non è appartenuta, se non ad intermittenza, alla storia della religione ed è storia che, in realtà, come ogni altra storia, risente appunto delle incidenze storiche. abbiamo il Concilio di Vienna e quello di Trento, che statuiscono in modo del tutto opposto. solo nel 1917 abbiamo — mi pare il canone 740 o 747, in cui si dice che l' animazione avviene subito e che il battesimo può essere dato al feto in qualsiasi momento. è dunque pretestuosa questa grande mobilitazione. così si spiega — mi pare e benevolmente — l' assenza dei colleghi della Democrazia Cristiana : essi sono i primi a non ritenere in causa il diritto alla vita. no, io li conosco, se davvero sentissero in causa il diritto alla vita, sarebbero qua — perdinci! — starebbero qui, altrove, in giro a far comizi, a parlare; chiederebbero alla televisione italiana di fare dibattiti invece di impedirli e sull' aborto e sugli altri temi. la nostra stampa è così sensibile al corrugare delle fronti dell' uno o dell' altro uomo di potere che, di fronte a una cosa così grave, di fronte ad un attacco alla difesa della vita, avremmo dibattiti non solo aperti a chi è d' accordo ma anche a chi non lo è. perché allora stiamo discutendo in queste condizioni, quando il Parlamento non lo ritiene importante (i partiti sì) poiché chi dà corpo al Parlamento sono i parlamentari, signor presidente , al di là di astrazioni? il collega Giovanni Berlinguer ha il pregio di avercelo detto avant' ieri. leggiamolo. « nelle circostanze attuali il referendum sull' aborto » — dice il collega Giovanni Berlinguer — « contrasterebbe comunque in modo profondo con il clima di unità » — ripeto, di unità « che si è formato in queste settimane drammatiche » — il referendum sull' aborto contrasterebbe comunque in modo profondo con un clima di unità che si è formato in queste settimane drammatiche! — « e che si è manifestato nuovamente ieri in quest' Aula da parte della grande maggioranza dei partiti e dei gruppi parlamentari » . andiamo oltre; continua il collega Giovanni Berlinguer : « contrasterebbe con le esigenze e con la volontà del paese » . collega Berlinguer, forse una maggiore umiltà nell' invocare le esigenze e la volontà del paese non farebbe male! ma il collega Berlinguer prosegue: « di tutte le correnti... » ... guarda, questo criterio della « grossezza » ha fatto commettere a forze storiche grosse dei grossi errori nel corso della storia. la grandezza, come il partito comunista ha dimostrato nel 1921 o 1922, non è una questione di grossezza: ma, comunque, non siamo in tema. Berlinguer, voglio semplicemente dire che chi è grosso o chi è piccolo fa male ad avere certi accenti e soprattutto fai male, Berlinguer, a dire le altre cose che hai detto. tu dici, testualmente, che « il referendum contrasterebbe con le esigenze e la volontà del paese, di tutte le correnti e le fedi » — e noi cosa siamo: nemmeno un ruscello, nemmeno un rivolo? siamo « altro » che il « tutto » ! — « che vogliono ripristinare l' ordine democratico, riformare l' economia e la scuola, risanare la vita civile e che non comprenderebbero e condannerebbero uno scontro acuto sul tema dell' aborto » . dunque, ci dice il collega Giovanni Berlinguer che il referendum e chi lo sostiene e i poteri dello Stato che lo convocano « contrastano con le esigenze e con la volontà del paese e di tutte le correnti e le fedi che vogliono ripristinare l' ordine democratico » . a questo punto, come vedete, mi pare che non vi siano molte nuances. può anche darsi che appunto noi radicali siamo — ma non ci giurerei, colleghi — eccessivi quando parliamo di « rapina » e di « sequestro di verità » , e ce lo rimproverate. può anche darsi, ma voglio dire che questa è la chiara dimostrazione che non c' è un nesso necessario del concetto, fra l' essere eccessivi, poco calibrati nelle parole, nella semantica. il collega Giovanni Berlinguer non usa paroloni, ma usa, mi pare, un concetto totalitario, quello di negare che esistono delle correnti e delle fedi democratiche in Italia, al di fuori della maggioranza. lo ripeto, e più mi si interrompe o mi si fanno cenni, collega Natta, più rileggo: « contrasterebbe con le esigenze e con la volontà del paese, di tutte le correnti e le fedi che vogliono ripristinare l' ordine democratico, riformare la economia e la scuola » . e allora, vedete, si torna attraverso questa storia dell' aborto a qualche cosa di molto più grave, cioè la cosiddetta « unità del paese » , della quale parla il collega Giovanni Berlinguer ; il clima di unità, eccetera. quale unità? unità non nella sua accezione democratica, che è unità di diversi, unità fra contrapposti, unità drammatica con l' esistenza e la vita, ma è l' unità nella non diversità, l' unità nella non difformità, sicché chi è fuori da questa vostra unità è perverso e non diverso; perché coloro che sono fuori, certo, da tutte le correnti e le fedi che vogliono ripristinare l' ordine democratico, anche con il referendum, a questo punto, collega Berlinguer, per te è chiaro, non sono diversi, sono perversi. è questo il tuo tono in realtà, al di là della violenza o no delle parole. ed è tanto vero che si è dei perversi invece che dei diversi, che poi alla radio, alla televisione, ovunque, questi perversi non hanno avuto in questi due anni la possibilità di discutere. eppure — ecco il collega Orsini; benvenuto! — a questo punto ci dovrà essere stato forse qualche errore, non della Provvidenza, della Provvidenza della quale infinite sono le vie, ma nella posizione del collega Giovanni Berlinguer . certo, sono tutti estremamente seri e meritano tutti moltissima attenzione; personalmente, Giovanni Berlinguer sa che da trenta anni ne sono convinto e credo di portarne testimonianza. dicevo, collega Orsini, questo problema per il quale siamo dei perversi e non dei diversi, siamo fuori dall' unità della quale parla il compagno Giovanni Berlinguer , è strano: perché qualcuno, perché la classe politica si è ricordata che c' era questo « diritto alla vita » nella storia del nostro paese? come è venuto fuori? fin quando l' aborto era aborto clandestino , selvaggio e di massa, c' erano le leggi Rocco; tutto bene, del diritto alla vita non si parlava, in fondo, diciamolo pure, era da depravati parlare — come facevamo — di queste cose; così come negli anni 50, quando parlavamo di educazione sessuale, poi della pillola con De Marchi , poi di libera sessualità, e poi di aborto, ci si guardava con sospetto, molto spesso anche con nausea, con insofferenza, con rabbia. queste erano cose di cui non si doveva parlare. non ne parlava la Chiesa, non ne parlava la Cei, non ne parlava il collega Scalfaro, non ne parlavano i tanti odierni difensori di questo « diritto alla vita » fino a quando, dopo lotte di anni, raccolte di firme, digiuni, manifestazioni davanti al Parlamento, noi — non altri — siamo riusciti ad ottenere che i vari gruppi parlamentari presentassero dei progetti di legge , buoni o cattivi, sull' aborto. quando, se non dopo gli arresti, provocati, deliberati, di Adele Faccio, di Emma Bonino, di Conciani, dei nostri compagni? allora, c' è stata una primavera di progetti, una primavera così fiorita di senso di responsabilità per questa vita che si vorrebbe massacrare, che si rischia di mandare all' aria... ma poi di nuovo, sempre, l' attualità economica e sociale non vi dava più tempo di discutere di queste cose. ve lo ricordate? c' è, in verità, la paura, collega Valensise, che il paese sia non in larghissima o in piccolissima minoranza, ma, come dicono i sondaggi demoscopici, in stragrande maggioranza a favore di certe posizioni di depenalizzazione. si è quindi sempre evitato, malgrado tutto, di legiferare perché si cercava l' unità totalitaria dei vertici, si cercava un' unità compromissoria, non di compromesso creativo, pur di impedire che le donne e gli uomini di questo paese fossero attori costituzionali, secondo Costituzione, della soluzione di un problema che è profondamente sociale, morale, politico e di coscienza. quando, poi, torniamo di nuovo a ridiscutere di queste cose? siamo tornati a discuterne l' anno scorso , incombente il referendum radicale: siamo tornati a discuterne adesso, incombente il referendum radicale. strana davvero questa sensibilità democristiana e della Cei per questa vita che è minacciata fra i sedici e i diciotto anni più che mai e ancora dall' oltranzismo persistente — a quanto dite — perfino dei compagni comunisti che non volevano mollare su questo punto e che non vogliono associare fino in fondo e in un modo più potente la presenza del padre o del compagno, vero o supposto, al processo di formazione di una volontà o di una decisione di interruzione della gravidanza . strana questa sensibilità morale che viene fuori solo nel momento in cui si chiede allo stato di assumersi la responsabilità di constatare il fallimento delle sue leggi; cioè, la responsabilità di constatare che le leggi dello Stato sono leggi che creano aborti, creano fenomeni di massa negativi e via dicendo. e per questo, quindi, che non mi pare molto importante continuare il dibattito con la Democrazia Cristiana , la quale oggi si situa all' interno dello schieramento che vuole questa legge, cosiddetta « laica » — questo povero laicismo ne vede di belle, anzi di brutte in questo periodo! — proprio con la tesi la più cesarista. proprio la Dc è più di ogni altro per l' aborto di Stato; se qualcosa la Dc chiede su questa legge è di aumentarne le caratteristiche statali, statiste e cesaropapiste nella decisione di interruzione della gravidanza . cari compagni e colleghi, qui certamente c' è da avere il sospetto di qualcosa di molto grave; come ogni volta che si dà a Cesare quel che è di Dio e a, Dio quel che è di Cesare. la Dc si mobilita perché le si dia un tantino più di giudici, di carabinieri, di dottori, di magistrati; contro che cosa? contro l' impossibilità, forse, della sedicenne con piena maturità di ritenersi innanzitutto portatrice, mera portatrice, di un frutto che dovrà sbocciare dopo, per volontà di suo padre o dei carabinieri... questo è il problema! anche il collega Valensise è su questa linea, ma con maggiore rigore rispetto ai suoi presupposti ideologici. non c' è, in questo, motivo di sorpresa. abbiamo i sostenitori dello Stato etico e della concezione etica del diritto, i quali continuano a ritenere che l' unico modo per garantire il bene è che lo Stato imponga un' etica di Stato, attraverso la forza di Stato, a che cosa? al ventre, alla coscienza, alle interiora, dentro, sempre più dentro... e un processo sempre più chiaro. un tempo, lo Stato poteva arrivare a metterci in ceppi, adesso, invece, deve andare a studiare a che punto stanno le tube, entrare dentro il ventre, risalire, vedere l' ovulo (ce l' ha, non ce l' ha, è zigote, è vita umana ?). e lo Stato, è il Parlamento della Repubblica, un Parlamento repubblicano, laico, che deve discutere di questo. veniamo ad una seconda grave responsabilità dei compagni comunisti. la prima è quella di aver avallato, nella pratica, una nozione di unità che non è democratica, ma è unanimistica; è una nozione etica, non democratica della vita politica. l' unità democratica è l' unità nella diversificazione, nella lotta su questi problemi. e un' unità che non pretende di imporre discipline di partiti di Stato alle donne ed agli uomini che sono chiamati a pronunciarsi su queste cose, o di abrogarli o criminalizzarli. secondo grande errore: ma come è possibile accettare il principio che, come nei consessi clericali e di controriforma, una assemblea laica (relativamente a certe scelte) discuta se ha ragione Monod o Jacob, o se ha ragione Bompiani? quando tutto viene fondato a partire non — almeno — dalla comprensibile affermazione religiosa e trasposizione religiosa, ma dalla pretesa di rappresentare qui la scienza o il diritto naturale. ho paura ogni volta che viene fuori, tra i piedi, questa tremenda storia del diritto naturale. anche noi « laici » , per esempio attraverso il buon Rousseau, abbiamo dovuto constatare che (anche mediante i nostri padri) sono nate tentazioni autoritarie e crudeli. sono venute fuori in nome del diritto naturale, che mai viene tanto invocato come quando la concreta testimonianza della storia e della natura è contro quella realtà che si pretende di santificare come « diritto naturale » . il vicepresidente Scalfaro diceva ieri che il diritto naturale è quello che, se uno non lo rispetta, non è più un uomo, non è più una persona... certo, ricordate che ci parlavano di diritto naturale quando volevamo votare la legge Fortuna e si diceva, ex cathedra , che violavamo il diritto naturale? quale, se la natura, nella sua storia concreta, nel mondo ci dava al 90 per cento legislazioni laiche nel senso della legge Fortuna ? diritto naturale, o che cosa? ancora una volta la pretesa « idealistica » , etica, mistica, pericolosa, sopraffattrice, di affermare come necessariamente e oggettivamente vera per tutti una verità assoluta della quale si è o ci si ritiene depositari. allora aver rinunciato qui a dire che il materialismo, il traducianismo, la posizione della Democrazia Cristiana sul diritto alla vita, è posizione che è stata colpita come eretica nella storia della Chiesa; aver rinunciato a ricordare che la tesi della corrispondenza fra un minuto, un attimo, un secondo, un millesimo di secondo di un processo biochimico e la animazione è per molti un dato mostruoso, che porta a gravi conseguenze. non c' è materialismo positivistico, ingenuo, della fine del secolo, che sia arrivato mai a tale grado di rozzezza, a tale grado — direi — di « idealistizzazione » del materialismo! forse coi Pende (chi sono altrimenti gli unici riferimenti italiani, su questo?), i Gemelli e i Gedda. sarebbe compito, nel paese e nel Parlamento, della sinistra, di coloro che si richiamano alle correnti umanistiche del nostro pensiero, dire che il diritto del nascituro è una aberrazione, se posto in questi termini? noi possiamo, certo, sentire che c' è una sorta di diritto dialogico che si viene storicamente formando fra la madre ed il nascituro, ma noi non possiamo attribuire oggi al fatto « vita » un significato assoluto, perché « tutto è vita » è uguale a « niente è vita » . ma come? si fanno oggi queste lotte per lo zigote, per il diritto soggettivo dello zigote, e la sinistra tace e acconsente? e di questo, è in nome di questo, infatti, che si contratta, che ci si abbocca, che si discute. ma, nello stesso tempo, noi cattolici e apostolici romani non diamo nemmeno una lira delle nostre tasche per tutti quei ragazzi che nascono in tre quarti del mondo con la garanzia di essere morti ammazzati dal fatto stesso che non gli diamo una lira, nemmeno il superfluo delle nostre esistenze. ogni diritto assoluto, ogni concezione assoluta della vita porta alla negazione della vita, se la vita non viene assunta nella sua storicità, in rapporto alla scienza e alla coscienza. dal momento che un Parlamento vuole « difendere la vita » nel momento stesso dell' avvio d' un processo biochimico, quando dalla « solitudine umana » dello spermatozoo si passa alla « solitudine » nuova che si forma (anch' essa — come quella — umana e vitale), in questo stesso momento noi dovremmo constatare quanto sia mostruoso invece il non proporre allora una legge affinché l' uno o il 2 o il 3 o il 10 per cento colleghi democristiani — del nostro bilancio venga destinato a coloro che nascono in questo momento, grazie anche alle campagne oscurantiste della Chiesa cattolica , con la certezza che in gran parte del mondo saranno assassinati dalla fame! perché la Chiesa cattolica solo a Pasqua o a date fisse si ricorda con Sua Santità dei doveri verso i deboli? si dedicano ore, tempo, si lanciano anatemi, si formano maggioranze politiche per lo zigote, ma non vi è mai un' ora, non uno schieramento politico, non una lotta per difendere i diritti umani concreti, collega Bruno Orsini! la maggioranza democristiana, rafforzata dai comunisti, cosa fa per difendere la vita in America Latina ? in concreto, in termini di soldi, qui dentro? non abbiamo neanche fatto un dibattito di politica estera , ad eccezione di uno en passant , in due anni. diritto alla vita? ma non bestemmiamo, perché se davvero di questo si tratta, allora noi saremmo la testimonianza che siamo impazziti, perché se davvero di ciò si trattasse, collega Orsini, non avresti ad unica testimonianza qui dentro — lo ripeto ancora una volta — dell' interesse appassionato della Chiesa, del mondo cattolico, della Democrazia Cristiana , il collega Savino. vorrei ancora insistere su questi punti. sulla vicenda dell' aborto si innesta ora l' errore di scelte politiche e storiche di fondo. ricordate la relazione di Giovanni Berlinguer ... si sceglie un concetto non socialista, non democratico e non laico di unità, collega Giovanni Berlinguer , cioè l' unanimità al di fuori della quale non c' è diversità ma solo perversione o qualcosa, comunque, di moralmente indegno. in secondo luogo si cedono le armi di una battaglia che non è astrattamente illuministica, ma di umanesimo laico e cristiano, che difende la dignità della vita contro assurde e allucinate affermazioni che in qualsiasi momento, e comunque, la vita dello zigote o dell' ovulo fecondato fa premio, nella moralità di ogni giorno dello Stato e delle persone, contro le centinaia di migliaia di persone, di bambini destinati a morire per assenza di iniziative politiche, economiche e sociali anche del nostro Parlamento, e della sua maggioranza. come spesso accade chi vuole sostenere il tutto lo fa per negare il poco che può essere fatto. di questa legge, comunque, parleremo più puntualmente in altra occasione, perché è chiaro che da martedì prossimo lo scontro politico si trasferirà sull' articolato. ma vi è un terzo aspetto che voglio ricordare per ribadire che siamo assolutamente convinti che le vere divisioni su questo problema non sono venute alla luce. una — l' ho detto — riguarda questa invocazione all' unità unanimistica; un' altra questa abdicazione ideale, culturale, strumentale della sinistra alle necessità di una operazione politica che già vediamo quanto sia fallimentare. una terza riguarda una menzogna — proprio una menzogna per quanto mi sia duro ripetere questa parola. quando sono entrato, signor presidente ... premetto che ringrazio la polizia, ringrazio il presidente della Camera , ringrazio le donne dell' UDI che sono fuori e che quando mi hanno visto hanno urlato: « Pannella e Almirante fascio contro la donna » ed altri slogans di questo genere. altri colleghi, nella scorsa legislatura... sì, sì, certo, Natta! l' UDI ha la sua autonomia. ecco: hanno gridato questo e io non me ne dolgo, signor presidente . dobbiamo aprirla davvero, la nostra attività, a questa piazza. queste cose sono importanti. io ricordo quando, sdegnati, entravano, nella scorsa legislatura, dei colleghi dannati: le donne radicali ci hanno insultato! mi ricordo il collega Pajetta: non si possono tollerare queste cose! ma, vivaddio, è invece importante che le donne dell' UDI, oggi, vengano qui davanti e che io possa fare loro da portavoce. le donne dell' UDI manifestano oggi, lì dinanzi, contro i radicali equiparandoli non al « fascista » Almirante, che sull' aborto non si capisce più che cosa vuole, dopo la legnata o la lezione avuta sul divorzio il 12 o il 13 maggio, con quella scelta da zuavo pontificio che allora vi fece fare collega Valensise... che adesso forse rischierebbe di reiterare! ma sono qui, queste donne, che credono in buona fede alla liberazione della donna, a dire: i radicali, Pannella, ma quindi anche la Bonino e la Faccio, sono i veri nemici! e importante dare accesso a queste manifestazioni. la « agorà » è importante, se noi poi vogliamo proficuamente sedere qui al chiuso. e importante, la piazza lo so il perché di questi attacchi.... le donne dell' UDI sono convinte che questa legge concede quanto meno l' autodeterminazione della donna. questo è il punto più grave, con il quale mi avvio a terminare, signor presidente . lo nega, invece, con serenità e convinzione. ma è proprio quando si è convinti che si può essere convinti del contrario, collega Giovanni Berlinguer . e quindi voglio insistere su questo, perché spero di sbagliarmi, spero che qualcosa mi sfugga. questa è una legge fondata sulla negazione, la più assoluta, al 100%, dell' autodeterminazione della donna. vediamo, vediamoci, pensiamoci un istante. l' autodeterminazione, quella dei popoli, si è cominciato con il dire, l' abbiamo trasferita alla donna, con un processo semantico, un po' meccanico, di questi ultimi anni: che cosa significava? libertà di coscienza , di scegliere in coscienza il proprio destino, di assumere nelle proprie mani il proprio destino. l' autodeterminazione dell' Algeria: De Gaulle disse: io vi do quasi l' indipendenza. quelli gli rispondono: a me dell' indipendenza elargita dal sovrano non me ne frega nulla. non erano molto eleganti! io voglio invece conquistarmela, perché una quasi indipendenza elargita contiene in sé nuove forme di dipendenza; mentre un' indipendenza conquistata forse trova in sé le garanzie di poter poi vivere come indipendenza, perché è molto facile, o molto più facile, conquistare per un istante l' indipendenza; molto più difficile nutrirla di autonomia e libertà, anche nel futuro. se la si è conquistata, forse si è più forti. ebbene, a questo punto voi avete, colleghi relatori (come dire?) non sornionamente; avete compiuto un' operazione limpida, chiara; avete spostato il riferimento obbligato senza di che non c' è autodeterminazione alla libertà di coscienza , ai diritti costituzionali della persona garantiti dalla nostra Costituzione, tutto trasferendo nel diritto alla salute. la nostra Costituzione tutela anche la salute del cittadino, uomo o donna che sia; e quindi, a questo punto, nella proposta di legge che cosa viene prescritto? la proposta di legge prevede che la donna di cui il testo normativo non ricorda mai i diritti di persona, il diritto di scelta e la libertà di coscienza (non uno dei tanti articoli della Costituzione viene richiamato né direttamente né indirettamente a questo proposito) deve essere disposta o a dire la verità o a mentire, affermando che starà male, poverina, se la costringeranno a fare questo figlio, o per motivi economici o per un altro motivo contemplato nei sei punti, che conosciamo. i colleghi democristiani esperti in casuistica canonica mi comprendono: neghi il principio e poi metti ottanta eccezioni possibili, sicché se conosci il latino e la Sacra Rota , quello che in principio è negato, nella pratica storica, per motivi di classe o di clero, invece, è poi affermato e garantito in modo solido. l' annullamento del matrimonio era certamente un di più dello scioglimento, con tutto il costo, anche per chi scioglie, no? il matrimonio. questa è l' operazione della legge: nega la libertà della donna ma le elargisce come un regime peronista, salazariano, fascista può fare, il diritto alla donna di mentire a difesa supposta della sua salute; senza che in questo caso, badate, la bugia, il peccato diventi reato. non sempre accade. la tendenza della nostra legislazione, non solo in passato, era che il peccato corrisponde al reato; ma esistono dei peccati a fin di bene ad maiorem ... gloriam, che sia di Dio, del partito, della Democrazia Cristiana , del compromesso storico , non importa. con la doppia verità si afferma il diritto dovere alla bugia. la donna che vuole abortire grazie alla legge Del Pennino , Giovanni Berlinguer , ma poi diciamocelo chiaramente: tranne qualche quisquilia, legge Piccoli, Benelli... questa è la legge che passerà perché è di questi, è di tutti come dice giustamente dal suo punto di vista il collega Giovanni Berlinguer . c' è una ruolizzazione, appunto totalizzante, c' è l' opposizione più dura, quella un pochino meno dura e poi ci sono gli estranei, quelli che non fanno parte, appunto come ci è stato detto, delle « correnti e delle fedi » che vogliono l' ordine democratico: cioè noi, perché siamo gli unici, mi pare, convintamente opposti a questa operazione. si nega qualsiasi diritto alla donna da affermarsi per la sua coscienza, per le sue convinzioni; si compie un' operazione di aberrante criminalizzazione dell' aborto. che cosa si dice? se una donna pensa che la sua moralità sia nel non proseguire la gravidanza, una donna può pensarlo, c' è una moralità laica ma anche cristiana — ho otto figli, il nono non lo reggo anche se non divento matta, anche se sono forte, sono baraccata, la Democrazia Cristiana non mi fa la riforma per la casa, i compagni comunisti non riescono a fargliela fare perché ci sono le Brigate Rosse e i radicali che fanno perdere tempo con il Concordato, con le leggi fasciste, con tutte... Pochetti, ci trattate in fondo come dei sussidiari di poco conto rispetto a quelli che sparano e vi mettono in crisi. signor presidente , mi dia atto che oggi le interruzioni del compagno e collega Pochetti sono così simpatiche... volevo dire che il terzo fatto grave è questo: questa è una legge che nega totalmente l' autodeterminazione; qualsiasi riferimento al diritto della donna. le consente solo di dire, dicendo il vero o il falso, che diventerà malata se ad un certo punto voi Stato, tu Stato, non la fai abortire. lasciamo stare tutte le altre cose che come sempre dei principi sbagliati creano figli mostruosi; sarebbe meglio, qualche volta, farli abortire questi principi anche se sono stati concepiti nel matrimonio importante di personaggi molto grossi. questo principio, se gli daremo seguito poi lo vedremo nel dibattito sull' articolato come sarà praticabile davvero, in termini di diritto positivo . arriviamo al quarto punto per il quale io, da deputato, sono contro questa legge. ieri giustamente un compagno comunista ricordava, e lo sappiamo, che probabilmente stiamo discutendo « quasi di niente » perché tra due o tre anni avremo la pillola del giorno dopo. allora diventerà — io credo, Bruno Orsini — teologo ufficiale monsignor Chiavacci il quale un po' più preveggente degli altri monsignori, si sta battendo, da qualche tempo all' interno della Chiesa per dire: badate siccome per 48 ore alla parete non aderisce bene, la percentuale di vita dello zigote, aspettiamo, per stabilire che l' animazione, come si sarebbe detto una volta, sia davvero accaduta, aspettiamo che la natura abbia solidificato, abbia appoggiato un po' più solidamente alla parete questo individuo, così perfetto secondo Bompiani. anche se Bompiani mi pare che contraddica, ma lo faremo presente un' altra volta — sugli articolati — le tesi di Gedda proprio sulla gemellazione. grazie a monsignor Chiavacci la Chiesa potrà allora non prendersela con tutti coloro che fanno l' aborto con la pillola del giorno dopo. ma intanto? noi radicali siamo più umili di quanto non si pensi. si dice che il problema sarà « quasi del tutto » risolto, fra uno o due anni. a me, come deputato, interessa cosa si farà nel frattempo, Bruno Orsini. è di questo che mi devo occupare. la nostra legge è la legge su quel « quasi » . fino a quando non ci sarà la pillola del giorno dopo — con le vostre attuali posizioni dogmatiche, ancorché affermate in nome ovviamente del laicismo e del diritto naturale, non in nome della Chiesa — che cosa può accadere in concreto, con che cosa avremo a che fare? nel frattempo, la vostra legge emana un ordine alle donne italiane, a quelle del « quasi » , che non avranno per il momento la pillola del giorno dopo: l' ordine di raschiamento obbligatorio, da parte del Parlamento repubblicano. siccome l' 83 per cento dei ginecologi ufficiali nostri e delle strutture ospedaliere hanno detto di non conoscere i procedimenti per aspirazione, le tecniche di aspirazione, il Karman, questo significa che la vostra legge, nel momento in cui è pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale , nella misura in cui sarà praticabile — e la donna con la menzogna sulla sua salute, riesce a superare la verifica, l' obiezione di coscienza , l' ospedale con la fila di letti nei corridoi, eccetera — porterà al raschiamento, perché lo Stato non conosce l' aspirazione. ecco cosa succede quando si vuol fare l' aborto di Stato: raschiamento, o ancora clandestinità. naturalmente, ci saranno anche quelli che diranno: « qui ti raschio ma fuori ti aspiro » . ce ne saranno. nella logica di mercato questo « qui ti raschio e fuori ti aspiro » , per cui la donna di nuovo è respinta — anche quella che ha fatto tutta la corsa ad ostacoli prevista dalla legge mi pare sia abbastanza probabile. signor presidente , poiché non vogliamo pesare ancora sulla comprensione, sulla pazienza dei pochissimi colleghi che sono presenti, e poiché questa volta non è necessario che negli stenografici siano scritte altre cose per noi importanti che pure dovremo dire, perché lo saranno da martedì, in occasione, se ci arriveremo, del dibattito sull' articolato, mi limito, quindi, a questo tipo di intervento che ho fatto, uno di quelli che — mi pare — il — presidente Andreotti dice che un tempo si chiamavano di politica pura, in cui mi è sembrato giusto ricordare che qui si confrontano delle visioni politiche, culturali, ideali molto diverse, e che qui una parte della sinistra ha abbandonato le sue... per che cosa? per opportunismo politico?... e una tradizione della sinistra. gambetta scopre l' opportunismo quando è il rappresentante del maggior partito, del più grosso dei partiti, collega Giovanni Berlinguer , della sinistra francese; Crispi e gli altri praticano il trasformismo: purtroppo, questi sono normalmente frutti della sinistra colti dalla destra, la quale così anche indirettamente porta avanti i suoi interessi. e questo opportunismo noi lo temiamo. nella storia si è rivelato sempre un pessimo affare. non si può da una parte, dare luogo a quelle divisioni ideali senza le quali non si può conquistare l' adesione politica delle masse senza le quali in realtà una forza politica può essere solo grossa e non grande. i principi devono pur far principiare qualcosa. quando il principio viene sempre evocato, come fa ormai sempre la nostra sinistra, in linea di principio , « ma poi » ..., questo « ma poi » risente di una cultura che è clericale, che è quella della doppia verità, che è quella della non praticabilità del rigore, nella vita di ogni giorno. ieri o avantieri c' è stato un intervento da parte di un esponente della Democrazia Cristiana che a me è parso più di altri davvero rispettoso di punti di vista per altri perversi, quelli estranei al concetto di unità di Berlinguer. era quello del collega Segni, il quale ad un certo punto ha detto: « dovete dirci voi qual è l' altra via praticabile, se scartate questa indicata da noi » . e indicava alcune contraddizioni della parte della maggioranza guidata dal Pci. vorrei rispondere al collega Segni che c' è una via praticabile: è quella della libertà. la sinistra ha smesso di ricordarlo a chi tradizionalmente si è più nutrito nella sua storia del principio di autorità teocratica. si possono forse concepire delle eccezioni alla libertà nei momenti non supremi della vita di un paese e della vita di una persona, ma se la libertà è un valore, è l' ultimo « mistero » , l' estrema remissione, possibile e necessaria, se si assegna umiltà anche al Governo delle cose terrene. quando null' altro pare adeguato, signor presidente della Camera, colleghi, allora, proprio allora, la libertà deve essere invocata, anche come medicina. allora c' è corrispondenza con quanto la natura e la storia — per me — e Dio — per voi — hanno dato alla donna: la tremenda responsabilità di essere madre, di procreare, oppure no. a questo punto solo la libertà e la responsabilità possono operare, non la spada di Cesare. e nei momenti tremendi, purtroppo come in questo... ma tutti temete la libertà. ecco perché temete i referendum: « abbiamo le Brigate Rosse » — dite — « gli assassini: ma come? la libertà in questo momento » . sì. questi, questi sono i momenti della libertà! o la libertà a che serve? nei momenti che non sono gravi in cui i tormenti della coscienza non sono gravi, che libertà è? e un fatto tecnico. questa libertà c' è anche nel fascismo; oh quanta ce n' era! lo ultimo ricorso dinanzi alla morte e al dramma, dinanzi a forze sociali che disperano ma hanno lottato sempre facendo propria la bandiera della liberazione, l' ultimo ricorso è quello appunto della libertà. anche innanzi al tormento che nessuno non può non provare di fronte al fatto che essendo la scienza un fatto storico — un laico la vive così — non arriverà mai al termine della sua sperimentazione. nessuno di noi radicali è venuto a contrapporre al discorso di oggi sulla difesa della vita secondo la scienza, un' altra sua totalitaria visione. siamo troppo dipendenti dalla tradizione della libera relativa scienza, anche se conculcata da tradizioni opposte. siamo troppo dipendenti, signor presidente da questo, per non sapere che la grandezza della scienza è proprio nella coscienza della sua relatività, nel non potersi mai costituire in dogma o in certezza definitiva. per questo diciamo: certo, è un' indagine morale quella che la donna fa, nel momento in cui decide se andare avanti o no. certo, è un' indagine morale. ma proprio per questo dichiaro « no » alla vostra legge, democristiana, comunista, socialista, a questa vostra legge di tutti... il nostro no deriva anche da questo fatto: è una legge cattiva in termini di diritto positivo . è una legge che è voluta per motivi non democratici, per una concezione sbagliata, unanimistica, sostanzialmente totalitaria, dei riflessi che un paese deve avere per salvarsi in momenti difficili e non democratici. e per quest' ultimo motivo, che noi dobbiamo dire con tranquillità e serenità che, se un aborto può essere immorale, è altrettanto certo, e accade forse più di frequente, che sia invece immorale il non abortire.