Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 257 - seduta del 16-03-1978
1978 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 257
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , sarebbe stata certamente di grande importanza — come era nelle nostre previsioni — una discussione che consentisse, sia dal punto di vista politico, sia in relazione ai singoli impegni programmatici, di avere una spiegazione franca ed un approfondimento immediato. la circostanza — alla quale il Governo è particolarmente sensibile — che il Parlamento abbia voluto concentrare il dibattito in poche ore, per metterci in condizione di avere, anche esteriormente, la pienezza dei nostri diritti e doveri, credo debba indurre anche me a fare, in questa sede conclusiva, pochissime dichiarazioni. del resto la concisione con la quale il programma di Governo è stato esposto ha dato modo a quanti non ne erano già al corrente per aver partecipato direttamente o indirettamente, a riunioni nella fase preparatoria, di poterlo esaminare soltanto fugacemente ed in parte. non mancherà — lo ripeto — l' occasione per approfondire al più presto diversi temi. e non mancherà, dopo quei contatti politici che sono stati qui richiesti e che io stesso mi riservavo di riproporre per analizzare insieme responsabilmente, qui in Parlamento, le eventuali proposte, l' occasione per approfondire l' intero programma di Governo . desidero qui dire con molta semplicità che non accetto — non per motivi di prestigio o di vanità — la critica per non avere stamane messo da parte il programma e fatto semplicemente un discorso politico con più o meno grinta. io non amo molto le grinte esteriori: l' unica grinta cui credo è quella della moralità, è quella della efficienza; e mi auguro di potere su questa strada far camminare sempre meglio le nostre cose e collaborare perché si abbiano risultati efficaci. credo che noi avendo dato, sia pure per capitoli, alcune specificazioni del nostro impegno e avendo detto che vi sono obiettivi non retorici, ma concreti, al cui servizio abbiamo articolato, già dalle prossime settimane, un preciso calendario di adempimenti; avendo posto questi temi prioritari all' attenzione della nazione, all' attenzione dei giovani, all' attenzione dei disoccupati, all' attenzione delle zone che non hanno potuto sufficientemente progredire; credo che anche sotto questo aspetto abbiamo contribuito a fare quell' opera di rasserenamento e ad impedire quell' opera di proselitismo che altrimenti, profittando delle condizioni difficili in cui ci troviamo ed insinuando una incapacità delle forze politiche a risolvere i problemi, coloro che mirano alla disgregazione potrebbero raccogliere come un loro successo. certamente noi siamo dinanzi a manifestazioni di una violenza inaudita e di una gravità eccezionale, che fanno parlare addirittura di uno stato di guerra . sono parole che mettono veramente una grande amarezza nel nostro cuore. e dobbiamo riconoscere che obiettivamente è così, con un' aggravante: è una guerra nei confronti di ignoti, come mandanti, come finanziatori, come esecutori, salvo una certa parte conosciuta e una certa parte di manovalanza. orbene, credo che dobbiamo porci questo quesito. in altri momenti il nostro paese ha conosciuto la violenza. ricordo sempre quando, agli inizi della nostra vita politica, i nostri più anziani ci parlavano della distruzione della democrazia e dello Stato negli anni Venti , ricordavano con terrore nel loro cuore le domeniche di sangue, le giornate di violenza, il modo in cui era stata progressivamente distrutta la stessa anima democratica della nazione. e tra le cose di cui siamo stati tutti insieme orgogliosi nei decenni passati vi sono stati — credo che nessuno possa negarlo, anche se è stato forse accelerato un senso di possibilità di diffusione del benessere superiore a quella che era la realtà oggettiva della nostra economia — certamente ed in modo largo dei miglioramenti nel tenore di vita degli italiani. ma siamo più di tutto orgogliosi per avere raggiunto come classe politica , tutti insieme, proprio il superamento della violenza, dopo i primi momenti difficili, che non potevano non essere tali, dell' immediato dopoguerra. orbene, da qualche tempo questa situazione è andata cambiando. però c' è una realtà positiva: o noi qui dentro non rappresentiamo veramente — e non è così — l' intero paese; o, poiché qui dentro non c' è nessuno che faccia causa comune con questo tipo di terrorismo e di violenza, e tutti hanno parlato anche in questa discussione deplorando e condannando, allora noi dobbiamo sentire questa enorme forza democratica e dobbiamo sentire che la risposta spontanea che oggi è venuta dalle nostre piazze è una carta formidabile in mano non per chiedere misure eccezionali e straordinarie, ma per chiedere che si applichino fino in fondo tutte le risorse della nostra legislazione, del nostro Stato e che si faccia appello serio a tutta la popolazione, alle famiglie (ma dovranno pur vivere da, qualche parte, questi uomini!), alla scuola, alle forze politiche , alle forze sociali , alle forze religiose, agli uomini di cultura. c' è veramente un momento nel quale nessuno si può tirare indietro; e se riusciremo a far scoccare questa scintilla che non ha riferimento al prestigio di un Governo, che è pochissima cosa, ma rappresenta la salvezza della democrazia del nostro paese — non avrò alcuna paura (e non parlo di paura fisica per la mia persona). ognuno di noi, io credo, ognuno di coloro che non hanno conosciuto la politica in momenti di profonda difficoltà, anche nei momenti di maggiore contrasto politico ha sempre guardato con profondo rispetto quanti in quest' Aula sedevano e siedono, avendo pagato duramente di persona nel momento della violenza. io credo che il fatto di essere soggetti potenzialmente alla violenza, di poter scomparire, ci renda migliori; credo che ciò generi veramente un risveglio morale e spirituale, che ringiovanisca il nostro spirito democratico. e sotto questo aspetto, certamente, può darsi che il programma non sia sufficiente; può darsi che vi siano alcuni punti da integrare o da cambiare: l' essenziale è non perdere, ritengo, quello che non è un espediente, ma un momento che avremmo voluto senza emozione poter qui evocare. lo facciamo invece con il cuore a pezzi perché senza dubbio, è costato molto anche a me stamattina dover venire in questa sede ad esporre delle cifre o rendere alcune dichiarazioni. lo facciamo non certo per fare della piccola politica, non per obbedire a padroni (non ne ho mai avuti, onorevole Almirante, e spero di morire senza averne!) ma per consentirci di svolgere la nostra azione, di accertare se vi siano dei punti da integrare, di chiedervi intanto di approvare quello che fu stabilito negli accordi di luglio. noi siamo qui a dare una testimonianza, a formulare un proposito molto fermo; e questo non perché la violenza abbia oggi colpito un uomo politico di primissimo piano, un amico, un nostro collega. il fatto non è più grave per questo motivo: è più grave per il suo significato, è più grave per quello che c' è dietro. certamente non credo che sia stato scelto il 16 marzo come una data occasionale. e allora dobbiamo dire come in questi due mesi, con sofferenza, ma ognuno con grande senso di responsabilità , abbiamo cercato di costruire qualche cosa di nuovo per arginare lo sviluppo di questa violenza, e non con un disegno chiuso ed ottuso, ma con le grandi bandiere ideali del meridionalismo e della piena occupazione. e in questo spirito che il Governo vi chiede di concedergli la fiducia. e sono grato alle forze politiche che, per aver partecipato agli accordi di Governo, hanno confermato il loro voto favorevole; sono grato anche a quella forza politica che ha annunciato, pur riservandosi di assumere posizioni diverse sui singoli provvedimenti (come è naturale, non facendo essa parte di questa maggioranza programmatica) di dare un voto che assume senz' altro un valore positivo. con ciò non voglio dire che nella vita del Parlamento sia meno importante la funzione dell' opposizione. noi sentiamo di essere arroccati proprio alla centralità del Parlamento in questi momenti e sappiamo che, fino a che l' Italia avrà un Parlamento nel quale la violenza non ha i suoi rappresentanti e nel quale nessuno osa dire una parola a favore di coloro che colpiscono con il terrorismo, fino a quel momento non dobbiamo temere niente per la democrazia e per la Repubblica.