Marco PANNELLA - Presidente del Consiglio Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 257 - seduta del 16-03-1978
Bilancio di previsione dello Stato per il periodo del 1° luglio-31 dicembre 1964
1978 - Governo II Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 171
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , signor presidente del Consiglio , colleghe e colleghi, colleghi della Democrazia Cristiana , il partito radicale , che è cosa diversa dal gruppo radicale, non può esprimere a parole la sua solidarietà con voi per l' accaduto di questa mattina. non lo può per due motivi: il primo perché lo statuto non consente alla segretaria nazionale del partito radicale di essere nello stesso tempo parlamentare, secondo una visione che è costituzionale ed anche nostra. ed il secondo perché la nostra segretaria nazionale è impegnata in qualità di giurata al processo di Torino, e per quel che ne so — anche se gli italiani non lo sanno — una sola dichiarazione è venuta da questa segretaria nazionale di un partito, il quale due mesi fa ha dovuto dichiarare cessata, dopo ventidue anni, la propria attività a causa delle violenze incostituzionali e anticostituzionali del potere. questa segretaria nazionale, la compagna Adelaide Aglietta, ha risposto dicendo che mai come adesso, mai come ora è convinta che il suo posto di non violenta e di radicale sia a Torino, nel processo che si celebra in quella città, e che non intende sicuramente, proprio per quello che è accaduto questa mattina, nemmeno più immaginare l' ipotesi di uscirne, magari per ragioni del suo ufficio di segretaria nazionale di un partito rappresentato in Parlamento e quindi con rilevanza costituzionale. non a parole, quindi, colleghi democristiani; non a parole il partito radicale può esprimere la sua solidarietà alle famiglie dei morti di stamane. io penso, collega Almirante, ma soprattutto colleghi Ugo La Malfa e Trombadori, che sia possibile che una solidarietà nei confronti di chi vede ammazzati i propri cari possa essere espressa solo a partire dal momento in cui una certezza ci domina: che in qualsiasi momento, Almirante, innanzitutto per il colpevole prima che per l' innocente, la vita è considerata sacra. e in questo Parlamento repubblicano, da radicale non violento quale sono, rivendico questo principio di civiltà: per il colpevole, signor presidente , la vita è sacra, senza di che non ha senso piangere i morti che ci cadono accanto dalle barriere della non violenza , del socialismo, della democrazia. noi siamo l' unico gruppo — penso che in venti anni nemmeno un secondo si è inchinato, a ragion di Stato , di chiesa o di partito, dinanzi a qualsiasi morto. no ai morti fascisti per ragioni antifasciste! no ai morti antifascisti, Almirante! no ai ragazzi nostri e vostri, morti vittime di quegli ideali che riproponete con quelle leggi delle quali non c' è bisogno, perché l' antifascismo da trent' anni mantiene la Repubblica inchiodata alle leggi peggiori del vostro regime, ai codici militari, ai tribunali militari, al Concordato clericofascista: la testimonianza più massiccia della vostra inciviltà giuridica. e se oggi siamo dove siamo, Almirante, è perché tu non sei un fascista: tu sei un rottame della storia! il fascismo è una grande cosa, tremenda, che ci ha ammazzati, e le leggi fasciste, le quali per alcuni anni sono state di sua maestà Vittorio Emanuele III e di Benito Mussolini, da trent' anni sono leggi della Repubblica contro la Costituzione, perché altri hanno avuto la forza di serbare questo fascismo allo Stato, e non voi! ma, signor presidente , signor presidente del Consiglio , se in questa guerra di cui parla l' onorevole Ugo La Malfa troverete sempre accanto i radicali e non violenti attivi — inesistenti per i vostri servizi di Stato radiotelevisivi, se non quando, come Parlamento, sequestriamo ai sequestratori di verità qualche momento di verità — ; se, come radicali, certamente da questo momento, dalle nove di questa mattina, ci capita la ventura di poter dire come persone e come deputati di essere dalla parte di Aldo Moro — noi! — , di sentirlo, di interrogare, di chiederci che cosa possiamo escogitare di nostro che sia anche solo per un miliardesimo efficace, signor presidente del Consiglio , perché la vicenda di Aldo Moro non termini in tragedia, perché la vita trionfi, perché la sua vita ci sia assicurata; se questa è la cifra della nostra attenzione, dobbiamo anche dire che esistono però degli alvei costituzionali nei quali un Parlamento deve mantenersi e per i quali un Parlamento non ha il diritto di esprimersi attraverso emozioni, non ha il diritto di esprimersi attraverso interventi e dibattiti che altrove devono essere svolti. la moralità di un Parlamento avrebbe dovuto oggi affermarsi, come ha cominciato a fare il collega e compagno Craxi, nel porre a questo Governo delle domande concrete, e nel porle alla sua maggioranza, se consente il compagno Craxi. ha chiesto il compagno Craxi: chi sono? signor presidente del Consiglio , nessuno in Italia, nemmeno lei, lei per ultimo, può sostenere che questo è un nuovo Governo. e un Governo fradicio quanto è fradicio lo sfascio che ha governato in questo anno e mezzo. e un Governo che è in sintonia con quanto accade nel paese. questo Governo non può trovare al suo interno l' energia politica, l' energia intellettuale e morale, tutte quelle energie che finora gli sono mancate, solo perché sarà nutrito da voti non di astensione, ma di sostegno positivo. se questa è la situazione, credo che sia nostro dovere parlare della fiducia al Governo. il nostro gruppo, stamattina, è stato l' unico ad esprimersi incondizionatamente contro il parere unanime di tutti gli altri gruppi, da democrazia proletaria al Movimento Sociale , che si sono pronunciati per una riduzione dei tempi di questo dibattito. questo omaggio alle « Brigate Rosse » e alla Realpolitik di Stato noi non eravamo disposti a concederlo. un Parlamento repubblicano a questi boia risponde in un modo diverso, riflettendo di più, dibattendo di più, chiedendosi di più se i fatti che stamattina sono finalmente scoppiati anche davanti ai vostri occhi fanno di questa soluzione una soluzione adeguata per questa situazione di eccezione, per i vostri giudizi politici sulla situazione storica restano immutati? i nostri sì! ma potevate immaginare che il presidente della Democrazia Cristiana , Aldo Moro, fosse rapito sotto i vostri occhi mentre veniva qui da noi? se l' immaginavate, perché i cento, i duecento, i cinquecento tacevano? comunque, abbiamo accettato per umiltà questa autodisciplina, ma quella che diamo oggi è una risposta sbagliata. questo Governo, signor presidente del Consiglio , è il Governo del ministro Cossiga, è il Governo del vostro ordine pubblico : il 4 agosto vi abbiamo sentito! signor presidente della Camera, lei ci è testimone che abbiamo invocato per sedici mesi, prima che si giungesse ad oggi, un dibattito sull' ordine pubblico ; lo abbiamo fatto ogni settimana, signor presidente del Consiglio , e voi, ogni settimana, ci avete mentito, rimandando ogni volta. l' unica cosa seria, in questi casi, è chiedersi ed, interrogarsi! ora bisogna risalire alle cause. ma è serio, è concepibile che noi votiamo fra due ore, colleghe e colleghi, il nuovo Governo ed il nuovo programma? con quali garanzie? con lo stesso ministro dell'Interno ! ma qual è lo Stato repubblicano, qual è la democrazia in cui vi è un ministro dell'Interno — magari incolpevole o sventurato perché al centro di tragedie che non dipendono dalla sua volontà — che vede arrivare in questo modo il deterioramento sotto di lui, il deterioramento della vita dello Stato, della vita delle donne e degli uomini e della stessa possibilità di vivere del presidente della Democrazia Cristiana , designato alla Presidenza della Repubblica e già trattato in questo modo dalla stragrande maggioranza di voi anche apertamente? e possibile che non abbiate la forza morale, presidente del Consiglio , di chiedere che il ministro dell'Interno si presenti dimissionario qui oggi? ma non esiste un minimo di regole democratiche? siete in uno stato di totale emergenza ideale ed intellettuale; non c' è più una cosa che resista davanti alle emergenze del momento! non una norma di regolamento, non una norma costituzionale! ogni volta bisogna dannarsi a mutare ed a votare. che dramma, che prova di insensibilità avremmo dato, colleghe e colleghi, se avessimo fatto attendere tre giorni la pienezza dei poteri a questo Governo? oltretutto a « questo » Governo, lo stesso di allora. ma la pienezza dei poteri repubblicani comporta una capacità che questo Governo non ha! e lo sapete: lo avete sempre detto! siete stati truffati alla fine: non era questo il Governo che L'Unità stessa ci aveva annunciato il sabato sera e la domenica mattina. chi di noi aveva letto L'Unità aveva letto di un altro governo, presidente Natta! quindi, chi aveva letto L'Unità credeva che nel Governo vi fossero molte più novità di quante poi non sono risultate. per una volta siamo d' accordo, non ho detto nulla di grave; non dubito che lo abbiate letto tutti. l' abbiamo letto tutti: è una lettura frequente anche dalle parti nostre. quindi l' interrogativo che vi pongo è questo: siete certi, onorevole Ugo La Malfa , onorevole Biasini, che non sarebbe stato più prudente avere il coraggio, qui, di rispondere alle « Brigate Rosse » ? compito del Parlamento è di sceverare le cause, di risalire alle origini e di dire che oggi, chiaramente, quel Governo è inadeguato; e restare qui fino a quando il Governo di unità nazionale non fosse fatto. ma, compagni o amici, quando vi si rapisce il presidente Moro, ci si rapisce. certo che uno stato di emergenza eccezionale c' è, certo che voi avete bisogno anche nel Governo di capacità che come Democrazia Cristiana non sapete esprimere. e evidente, è storicamente palmare e tragico. e allora era da assumere la posizione dei radicali, soli in quest' Aula, con qualche accenno e alcune sintonie, forse, con gli amici liberali. l' unità nazionale per dei democratici è unità nella diversità e nella opposizione. l' unità democratica consiste nell' assicurare l' apporto di una forte opposizione a qualsiasi governo. la unità democratica si articola in questo modo. le altre unità, quelle che voi scambiate per tali, saranno unità dei democratici, ma non unità democratica dei democratici, non unità laica dei democratici, non unità costituzionale dei democratici. ma è questa la vostra comune ideologia, e allora è evidente, compagni comunisti, che il dovere che avevamo rispetto allo Stato e al Governo non era quello di licenziare in tre ore il Governo, in modo che abbia così la pienezza dei suoi poteri. poteri più pieni di quelli che ha avuto anche in passato è difficile averli, e la pienezza di quei poteri trova come conseguenza questo paese, questi assassini, questa situazione deteriorata. e allora io penso che la risposta che abbiamo dato, colleghi, ancora una volta è profondamente sbagliata. ancora una volta penso che, anche se per umiltà ci adeguiamo e ci siamo adeguati alla vostra decisione di finire questa sera con un dibattito solamente e meramente evocativo delle nostre diverse posizioni, certamente fra due o tre mesi si riproporrà il problema del Governo, si riproporrà il problema dell' attitudine della classe governativa. adesso viene fiori la questione del direttorio, ma, vedete, non c' è più alveo costituzionale percorribile; ogni volta la soluzione è extracostituzionale. si poteva qui, oggi, credere di fronte agli occhi del paese, della Democrazia Cristiana ; un Governo di unità nazionale , dopo quello che è accaduto questa mattina, si poteva fare. avevate dalla vostra anche altre armi che i « bla, bla, bla » sull' unità di tutti nei momenti difficili; avevate uno stato che l' onorevole La Malfa chiama di guerra dinanzi al quale, se l' onorevole Enrico Berlinguer o anche l' onorevole Craxi avessero chiesto un tale Governo, avrebbero avuto la gratitudine del paese. l' errore fatto in questi mesi, signor presidente del Consiglio , è anche un errore di presunzione; l' errore, in fondo, di sacralizzazione del potere a qualsiasi costo. il fatto è che voi difendete lo Stato etico e mai lo stato di diritto ; e le lacerazioni vengono da che cosa? vengono dai referendum, dalle elezioni, e il pericolo pubblico è rappresentato non dalle « Brigate Rosse » (che pure non hanno bisogno di elezioni per rapire i vertici dello Stato italiano!), ma dai referendum sui codici fascisti. su questo vi siete uniti e l' unica cosa che avete concesso ai miei compagni del partito comunista è stata quella di mettere a tacere questa storia del referendum sulla legge Reale . collega Natta, credo che alcune volte non sia importante vincerle, è importante farle le battaglie, perché sulla attuazione della Costituzione, non avendole fatte, tu non le hai né vinte né perse; era al di fuori del possibile quella vittoria. ti ringrazio, comunque, dell' interruzione perché non ritengo che si debba difendere chicchessia dalle interruzioni così come si difende lo Stato dalle « Brigate Rosse » , tanto meno il presidente del Consiglio , come è stato detto stamattina con una analogia che mi ha lasciato agghiacciato, signor presidente del Consiglio . l' interruzione che le ho fatto — lei l' ha colta — non era irriguardosa, era mi pare — concettuale. nel momento in cui lei diceva che la moralità dell' elusione di uno dei referendum stava nell' intenzione di evitare la possibilità di un eventuale plebiscito pro o contro la criminalità, poiché un plebiscito, per dei democratici, è l' opposto di un referendum, io le ho detto: « lei offende, signor presidente del Consiglio , quel comitato per il referendum sulla legge Reale che è potere dello Stato, come lei e come noi » . e per questo, signor presidente della Camera, che in quel momento mi sono permesso di fare questa secca interruzione: opinabile, ma certo riguardosa e del presidente del Consiglio e della dignità di questa Assemblea e della mia funzione di parlamentare. devo dire comunque che forze esigue come la nostra hanno dalla loro, a volte, anche momenti di apparente facilità. delle due, l' una: o abbiamo ragione nelle nostre analisi, colleghe e colleghi, ed allora le avremo espresse democraticamente e vi avremo lasciato la responsabilità della scelta opposta, avendo fatto, a questo punto, tutto quello che è possibile in democrazia oltre ad aver dato letteralmente corpo alle nostre idee e speranze (come Adelaide Aglietta, gli obiettori di coscienza , Adele Faccio, Emma Bonino, che vanno in carcere, praticando la regola di dare corpo, di persona, alle loro speranze ed alle loro idee); o altrimenti noi farnetichiamo, ed allora se aggiungete all' esiguità delle nostre quattro persone anche questa farneticazione, anche la qualità inesistente delle nostre tesi, evidentemente saremo cancellati ben presto più di quanto già non siamo, non più dalla vostra violenza, dalla violenza delle vostre istituzioni, ma dalla giustizia della storia, non avremo nessun motivo per andare avanti. termino, signor presidente , lamentando la decisione politica presa nel rispetto della lettera del regolamento (e personalmente detesto evocare lo spirito dei regolamenti perché quando in politica si evoca troppo lo spirito ho spesso paura, dato che si cominciano ad avere riflessi un po' « metapolitici » . per quanto riguarda la lettera del regolamento do atto tuttavia che ci stiamo muovendo nel suo alveo. e questo mi pare un fatto abbastanza importante. ma se abbiamo rispettato almeno questa procedura, io penso che noi abbiamo insistito e stiamo insistendo nel cammino di cui è conseguenza, di cui è tappa necessaria e prevedibile ciò che è accaduto stamane, ciò che era accaduto prima della scorsa seduta. i nostri processi verbali diventano, appunto, un necrologio costante; auguriamoci che prima della prossima seduta non avvenga altrettanto, anche se il calcolo delle probabilità non è a nostro favore. purtroppo, mi pare che ci stiamo assuefacendo a queste situazioni. dobbiamo allora semplicemente dire che nei confronti di questo Governo, e perché non è un Governo nuovo, signor presidente del Consiglio , e perché per vostra scelta pressoché unanime non vi è stato dibattito e non vi siete impegnati, nei fatti, in nulla (ritengo infatti che il Governo debba essere impegnato non solo da una mozione, ma dall' esposizione di un programma serio ed approfondito che, per decisione politica quasi unanime, non è stato possibile fare), dinanzi ad una situazione nella quale dovremmo sostanzialmente firmare una cambiale in bianco al vostro vecchio Governo, al Governo Cossiga, al Governo Bonifacio, al suo Governo, onorevole Andreotti, abbiamo un motivo di più per votare contro con convinzione e per dirle che certamente attendiamo di poter proseguire quella nostra lotta di opposizione durissima che oggi, per umiltà, non abbiamo iniziato, contrariamente a quanto avevamo previsto ed annunziato al presidente della Camera . che cosa comporta questo? colleghi, su questo siamo chiari e precisi: se il vostro programma è, come è innanzitutto cronologicamente, quello di far fuori i referendum repubblicani e popolari; se pensate davvero che la vostra emergenza finisca non nel tentativo di varare con urgenza provvedimenti economici e sociali, ma di far fuori i referendum all' ultimo momento, ebbene qui tutte le armi che ci saranno consentite, tutte saranno messe in azione per impedire che si vada avanti in questa direzione. può darsi che questo comporterà la fine giuridica del gruppo radicale — conosco certi riflessi, che mi auguro non abbiano a prevalere, ma che potrebbero prevalere — , ma in questo caso basteranno anche quattro deputati, non costituiti forse in gruppo per poter portare avanti la loro speranza che il primo dovere di un Parlamento repubblicano sia adempiuto e rispettato, cioè quello di operare nella legge, di operare per l' attuazione della legge, di operare sempre sottraendosi alla tentazione di andare avanti con leggi speciali. altra è, se ho ben compreso, la pur corretta impostazione di Craxi, il quale dice all' Esecutivo: prendete le vostre misure — voi, non noi legislatori — le vostre misure straordinarie, come dovere di un Governo! è esattamente l' impostazione del partito socialista opposta — e non a caso sono lieto di salutarla qui — a quella del Movimento Sociale , che invece vuole risolvere tutto rendendo ancora più assassine le nostre leggi, quelle leggi per le quali, io penso, la vita non è sacra, la vita non è sentita come sacra, il diritto non è sentito come sacro, la libertà non è sentita come sacra nel nostro paese, dopo trent' anni di vostra pur diversa, ma molto spesso significativa, concomitanza ed accordo; per noi infatti il compromesso storico non è cominciato oggi, ma è cominciato con la votazione dell' articolo 7 ed è proseguito con l' allineamento a quella posizione dei partiti cosiddetti laici e in effetti ci troviamo oggi a dover evidenziare la realtà della storia di questi trent' anni e il suo fallimento!