Marco PANNELLA - Ministro del Tesoro Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 23 - seduta del 15-10-1976
Bilancio di previsione 1974 e rendiconto esercizio finanziario 1972
1976 - Governo IV Rumor - Legislatura n. 6 - Seduta n. 220
  • Attività legislativa

signor presidente , vorrei iniziare questo intervento con un tentativo di difesa dei colleghi assenti, un tentativo quindi di difesa del Parlamento, se è vero che il Parlamento, prima ancora che dai mobili e dagli immobili che lo rappresentano, è fatto dei rappresentanti del popolo . assenteismo? forse nei banchi dirimpetto ai nostri, se fossero pieni, si direbbe che si tratta di assenteismo, visto che questa è la spiegazione che molto spesso si dà alla crisi della produzione nel nostro paese, senza cercare di vedere cosa c' è a monte dell' assenteismo. ma questo preteso assenteismo dei parlamentari, signor presidente , penso che possa essere ricondotto invece ad una sorta di, forse istintiva, ma certo giusta risposta ad una situazione politica e storica che si è andata sviluppando nel nostro Parlamento per cui — lo abbiamo detto dall' inizio di questa legislatura ed è forse anche per questo che abbiamo tentato di entrarci anche noi — la classe dirigente di una partitocrazia, di baronie economiche, di uno Stato in sfacelo che non consente alle istituzioni di funzionare secondo la Costituzione in modo sostanziale, ha svuotato il Parlamento. sarebbero colpevoli, dunque, i nostri colleghi oggi e spesso assenti in quest' Aula, che non so se sia sorda e grigia , signor presidente , ma che è certo deserta, perché mancano alla celebrazione di un rito che tutti hanno sempre detto essere un rito centrale nella vita dello Stato e della democrazia, quello della discussione del bilancio dello Stato nel Parlamento? credo che invece i nostri colleghi dimostrino e tentino di dirci in questo modo una cosa esatta, una cosa vera che dobbiamo rendere esplicita: noi qui non stiamo veramente discutendo; qui non c' è né un bilancio vero né uno Stato vero dinanzi a noi; qui abbiamo dei bilanci che sono ormai delle vere e proprie finzioni contabili dello Stato, che non riesce a produrre altro anche se lo volesse. e questo è uno Stato che se venisse confrontato con la sua Costituzione e con i meccanismi delicati ed importanti che i nostri costituenti avevano previsto, certo non meriterebbe il riconoscimento di Stato costituzionale e repubblicano. se è vero come è vero , che la mancata attuazione della legge, la mancata attuazione della Costituzione fonda il nostro vivere civile sulle vecchie leggi Di Rocco , e dà corpo, storia e forza allo Stato corporativista e corporativo, questo significa che il nostro Stato si è sviluppato (ed è qui anche una vostra difficoltà, signori del Governo) non secondo i meccanismi costituzionali repubblicani, ma secondo la « carta » Bottai, secondo il disegno che è alla base non dello Stato repubblicano ma dello Stato corporativo e corporativista. è quindi naturale che in questi momenti, che dovrebbero essere solenni ed importanti, il deputato repubblicano e democratico sa che qui non conta nulla e si comporta di conseguenza perché anche in questi momenti pesano la pretesa, l' abitudine, il malcostume che abbiamo denunciato dall' inizio della legislatura, quello per il quale ci si chiama qui a votare non sapendo perché, non sapendo come, con dei regolamenti che persino ignorano l' istituto della candidatura (com' è possibile?), con dei regolamenti che si fanno carico di cercare di impedire in ogni modo al parlamentare, prima di votare, di comprendere come e perché deve votare, soprattutto in occasione di elezioni, di seggi elettorali molto importanti. vi è una logica in tutto questo, per cui non sento affatto questo « deserto » dell' Aula come un dato che debba preoccuparci di per sé. è un segno al quale dobbiamo trovare risposta. venendo più direttamente al tema: aveva ragione questa mattina il collega Napolitano nel dire che, malgrado gli accenti catastrofici e apocalittici che da tutte le parti si sono registrati, come sempre avviene quando c' è bisogno di chiedere a coloro che sono vittime della catastrofe, di pagare, oltre che il costo oggettivo della catastrofe stessa, qualcos' altro in più per salvare non si sa chi altri — non se stessi — dalla catastrofe stessa, malgrado questi toni, malgrado queste situazioni ormai di diffuso allarme, di diffusa paura, forse non tutti si sono resi conto di quanto la crisi sia grave e generale. è vero! il collega Napolitano aveva ragione — il partito comunista ha ragione forse ha tanto ragione da non rendersi conto che lui stesso probabilmente non ha ancora centrato nella sua interezza, la crisi non soltanto economica e sociale, ma anche istituzionale, del nostro paese. questa mattina sentivo dire — ed è ancora giusto — sempre dall' onorevole Napolitano, che bisogna finalizzare gli interventi che abbiamo dinanzi, sia quelli da correggere sia gli altri che approviamo; che il Governo, che la maggioranza e che tutti quanti dobbiamo finalizzare questi interventi. come dargli torto? ma è questa speranza del partito comunista che a noi sembra essere invece una vera e propria scommessa, se la confrontiamo con la realtà strutturale del nostro paese. forse è integrazione utile e necessaria quella che ho la pretesa di poter portare malgrado un dibattito così lungo, cosi ricco: forse un granello ancora di verità, di attenzione, di interrogativi in più. vogliamo sottolineare che noi non crediamo che la finalizzazione di questi interventi e la volontà di finalizzarli manchi necessariamente al Governo, manchi al signor ministro Pandolfi, al signor ministro Morlino, al signor presidente del Consiglio Andreotti. non è questo che conta. né io penso che qui ed oggi — ripeto: « qui ed oggi » questo Governo non sia in buona fede quando dice di volere, di augurarsi di riuscire a fare degli interventi che riequilibrino la sorte del paese, che ridiano maggiore forza agli umili, che salvino dalla catastrofe i più poveri. io credo che in questo il Governo sia in buona fede soggettiva. di questo non mi preoccuperei. il problema è un altro, il problema che noi dobbiamo porci è se questo sia possibile. è un problema di soggetti politici, cioè: se il soggetto politico Andreotti, se il soggetto politico ministro dell' Economia , ministro del Tesoro , ministro delle Finanze , se il soggetto politico Democrazia Cristiana per avventura oggi fossero acquisiti alla volontà politica « buona » del partito comunista e della sinistra ed in buona fede volessero percorrere questo itinerario verso quel fine, verso quella finalizzazione, questo sarebbe possibile? questo mi sembra l' interrogativo da porre. su questo bisogna riflettere, oltre che sugli strumenti più contingenti, cioè i provvedimenti oggi in questione; ma poi arriveremo ad alcuni di questi. ma vi sono i dati relativi alla struttura. esistono strutture portanti omogenee ai fini che l' onorevole Napolitano, questa mattina, esigeva venissero assunti con chiarezza da parte del Governo: della maggioranza di cui lo stesso onorevole Napolitano fa parte? ebbene, credo che qui sia l' errore di fondo, la illusione che da trent' anni ci ha portato ad un Parlamento al quale dobbiamo almeno riconoscere in questo momento di rappresentare — nel momento in cui è deserto, nel momento in cui è gremito — delle fotografie di verità. nel momento in cui c' è la catastrofe, istituzionale, morale, civile, sociale, dalla quale non si sa come venirne fuori, nel momento in cui quindi, per esempio, le analisi della sinistra (della sinistra democratica di classe che aveva sempre sostenuto non essere possibile all' interclassismo democristiano, cattolico, di assumersi davvero la possibilità di una alternativa di crescita democratica, anticapitalistica, popolare e repubblicana, giusta, contro i privilegi del paese) nel momento in cui l' assunto principale della sinistra sembrerebbe verificato, in questo momento, invece, cosa accade in pratica? un Parlamento unanime, unanime nel far propria una politica tradizionale. nel farlo non solo contro di noi che siamo pochi, ma contro le diverse tradizioni di tutta la sinistra. dirimpetto a noi e ai nostri banchi, una opposizione diversa, apparente, obbligata: il Movimento Sociale aveva cercato infatti anch' esso disperatamente di votare a favore del Governo o di astenersi e lo hanno pregato di non farlo. non ci sono che questi nostri banchi, un po' contestati, da cui non so se vi sia davvero la possibilità di un' opposizione, certo vi è quanto meno l' eccezione che conferma la regola, dell' unanimità. ma, mi chiedo: nel momento in cui, se uno crede alle proprie idee, se uno crede di essere socialista o liberale, le scelte devono essere chiare, d' un tratto invece la soluzione è quella dell' appiattimento, dell' unanimità. in questo ha ragione l' onorevole Scalia; però, con questa precisazione: io non credo che sia liberale colui che in una ipotetica Inghilterra del passato, senza gravi problemi, con le istituzioni felici, con una situazione sociale relativamente felice, faccia il liberale o voglia che vi sia libertà politica . liberale è invece colui che propone il metodo, lo « strumento » della libertà politica fino in fondo, nei momenti di crisi profonda della società. quello è liberale. e il socialista, se esiste, è evidentemente quello che ha una visione opposta a quella capitalistica, opposta a quella solidaristica nei confronti di ciò che deve essere fatto nel momento in cui la società entra in una crisi profonda e l' avvenire sembra ancora più nero, pur essendo il presente già estremamente difficile. e allora l' interrogativo bisogna porselo. i compagni del partito comunista italiano possono, continuare a sostenere che il problema che ci sta davanti è quello della « finalizzazione » degli interventi che di per sé in gran parte sarebbero abbastanza buoni o che possono essere utilmente corretti? non rischiamo forse di ripercorrere l' errore storico commesso dai socialisti con il centrosinistra? si crede davvero che il fallimento dei socialisti con il centrosinistra sia stato determinato dalla scarsa capacità degli scienziati economici socialisti, dei tecnici socialisti dell' economia, oppure che i socialisti fossero intrinsecamente meno puri e meno duri dei compagni comunisti o di noi o di chiunque altro? questa sarebbe una visione profondamente sbagliata. le equipes prestigiose dagli Spaventa ai Leon e altri che siedono oggi qui e che ci onorano con la loro presenza nei banchi comunisti, facevano parte di quella grande rosa, di quella grande nebulosa degli economisti di sinistra; che comprendeva Sylos Labini , Ruffolo ed altri, tutti arroccati allora nel perimetro del partito socialista . quindi, non era debolezza scientifica, economica e tecnica; e sicuramente nessuno può far carico ad un partito che dispone di un Riccardo Lombardi o di un Pietro Nenni, con le caratteristiche di classe che ha, con il passato che aveva fino al momento del centrosinistra, di essere un partito destinato a priori alla corruzione politica (qui non parliamo mai di corruzione morale o individuale). perché il centrosinistra è presto fallito, malgrado che all' inizio i compagni del partito comunista , in grande maggioranza, fossero in realtà d' accordo con quell' esperimento? la scissione del PSIUP, tutti 10 sappiamo, era stata giudicata ed esorcizzata dall' onorevole Longo come il « rischio di una iattura » . si cerca di evitarla. fu uno dei « baroni » , Cefis, insieme con altri fatti, che appoggiò invece quella scissione, nell' ambito di un disegno che era un tentativo di messa in crisi del centrosinistra, e non quello dell' insediamento del centrosinistra che, invece, il partito comunista in quel momento perseguiva dietro aspetti di opposizione abbastanza platonica. che cosa è accaduto allora? come mai proprio in Italia il disegno socialdemocratico e fallito? perché di questo si tratta: in Italia, nel dopoguerra, il disegno socialdemocratico, nel senso lato della parola, è fallito completamente, e noi ci troviamo oggi a dover prendere atto del fatto di non avere realizzato soluzioni socialdemocratiche né autenticamente democratiche. ne abbiamo di tipo corporativistico, di un tipo, cioè, preesistente alla nostra Costituzione e omogenee al solidarismo e al pluralismo organicistico, collega Scalia: cioè ad una certa tradizione che è cattolica. e su questa lo Stato si è sviluppato. hanno accusato per trent' anni gli Ernesto Rossi , hanno accusato per trent' anni i Mario Pannunzio, per il nostro anticlericalismo, di essere dei vieti anticlericali. ebbene, noi adesso possiamo valutare l' accaduto, e possiamo farlo da questi banchi, noi certo indegni di Ernesto Rossi (ma il regime aveva saputo impedire agli Ernesto Rossi di venire qui, non a caso, e non perché fosse « vieto » , ma perché era « vietato » . questa è la realtà delle nostre radici radicali, e della eredità che rivendichiamo, con Ernesto Rossi e il partito radicale degli anni 50. cos' era accaduto? che sulla scia del minimalismo e del possibilismo togliattiano, delle posizioni di Togliatti, che erano, da questo punto di vista , posizioni a nostro avviso rinunciatarie e sbagliate (potevamo sbagliare noi, possono aver sbagliato loro, non importa: questo è il pensiero della nostra parte politica ), si cominci a ritenere che qualsiasi critica che investisse il Concordato, che investisse il clero, che investisse la Chiesa, che investisse, se vogliamo, certe correnti culturali e politiche cattoliche, fosse vieto anticlericalismo. ebbene, oggi, c' è una spiegazione alla incapacità del capitalismo italiano a realizzare la socialdemocrazia negli anni 50 per non presentarsi alle scadenze altrimenti gravi negli anni 70 e 80 che ora dovrà affrontare. signor ministro, lei è ministro dello Stato, della Repubblica; ebbene, né lei, ma meno ancora i suoi predecessori di vent' anni fa potevano disporre dell' amministrazione dello Stato . la socialdemocrazia avrebbe comportato un piano molto preciso: contro l' ipotesi di una vera alternativa storica socialista, realizzare le condizioni storiche dell' esistenza di uno Stato i cui servizi sociali fossero a tal punto avanzati da dare comunque alla convivenza civile, sia pur nel conflitto tra le classi, un alto margine di sopportabilità e di legittimità. e chiedeva scuole, case, salute, educazione. perché lo Stato italiano non ha avuto la disponibilità per questo disegno? non poteva. quando si doveva fare la riforma dell' assistenza, erano i vieti anticlericali o i nuovi laici e, al limite, i nuovi cristiani, che individuavano l' ostacolo concreto, o erano forse, invece, i vecchi « laici » minimalisti ed opportunisti, coloro che accusavano Ernesto Rossi di essere un « vieto » anticlericale? questo Stato non riuscì a fare la riforma dell' assistenza; e, se non dispone del momento dell' assistenza, e lo lascia in appalto alle baronie assistenziali, clericali o no non importa, ma qui storicamente clericali, ecco che uno degli aspetti necessari, tipici, tradizionali dello stato socialdemocratico va in crisi. e la sanità, gli ospedali, le cliniche? quali erano le baronie che hanno reso indisponibile la riforma sanitaria fino in fondo? di nuovo in gran parte quelle clericali, e che divenivano aggreganti di tutti gli investimenti capitalistici pirateschi, che si associavano e aggregavano attorno, magari con lo sfruttamento della manodopera religiosa, magari, appunto, non potendo più sfruttare le suore d' Abruzzo o di Sicilia, collega Scalia, andando a prendere nel Kerala delle suore da mettere nelle cliniche, per poterle pagare nulla. come vedete, lì affiorava anche il colonialismo. che cosa e chi, quando il vostro ministro Sullo propose la legge il 167, partì all' assalto, se non il mondo clericale vaticano delle immobiliari? ed era in giuoco una politica socialdemocratica del suolo, del territorio, della casa! e quando si cerca di porre i problemi di una gestione altra che quella corporativa, che quella obsoleta, vecchia, improduttiva della campagna italiana, altra che quella Bonomi e della Federconsorzi, e si fece quella grossa battaglia — poi si è persa, quasi, con la morte di Ernesto Rossi — che cosa allora c' era, se non ancora una volta l' uso del clericalismo, per lo scontro di classe, per la difesa del privilegio nel nostro paese? il fallimento storico del tentativo socialdemocratico in Italia, mi pare, è fondato anche sulla incapacità della linea togliattiana di credere e di vedere quanto gli scontri ed i riferimenti ideali devono e possono, nella lotta politica, costituire necessari momenti popolari di scontro, senza avere paura di « iatture » , perché le grandi società civili nascono, crescono e si rafforzano non con le « ammucchiate » di oggi, quelle dell' articolo 7, ma proprio con i grandi confronti, le grandi tensioni ideali, che sono state negate da trent' anni al nostro Parlamento e al paese, quando non le abbiamo imposte. questa è la fotografia di trent' anni , voi malgrado, in cui già siete stati tutti uniti, da cui nasce l' unità oggi nella catastrofe, per esorcizzare l' inverno che si sta preparando; per esorcizzare il dollaro a mille lire che incombe e che non dipenderà unicamente da questo Parlamento evitare perché altra menzogna è lo Stato nazionale, e lo sappiamo. quando anche azzeccassimo fino in fondo la politica giusta, se a livello delle multinazionali e delle internazionali di un certo tipo, volessero comunque farci precipitare nella crisi, ci riuscirebbero e avremmo il dollaro a 10001200 lire comunque, malgrado i soggettivi possibili eroismi di questo o quel Governo, o di questo o quel ministro del Tesoro o delle Finanze). lo ripeto: il problema posto dai compagni comunisti, quello della finalizzazione degli interventi, deve fare i conti con una domanda: sono omogenee le strutture che lo Stato ha per quelle finalizzazioni che essi auspicano? ebbene no. per il ministro Pandolfi sento salire, da parte di moltissimi compagni di questo settore, estrema fiducia e stima. io devo, purtroppo alla mia ignoranza, non poterla condividere se non in modo meccanico, riprendendola da questi colleghi. ma siccome so di non sapere, cerco di dare qui un contributo che non sia quello di scimmiottare i gesti degli altri, ma di cercare di comprendere che cosa gravi nelle difficoltà di bilancio e di politica di bilancio del nostro paese. e rilevo che finché si hanno le leggi Rocco in materia di giustizia, il carcere funziona, benissimo, secondo quelle leggi, l' amministrazione giudiziaria va benissimo, è efficientissima, cioè segue la « moralità » del codice Rocco . quando il Parlamento approva poi la riforma carceraria , modesta che è l' amministrazione della giustizia e carceraria non sono invece in condizione di rispondere a quella finalità, che è di una giustizia e di un carcere diverso. quando abbiamo posto il problema (storicamente si è posto) di una scuola diversa nel nostro paese, anche in questo caso, perché questo paese non è riuscito ad essere socialdemocratico è restato senza asili nido , senza scuole materne ? perché era indisponibile al bene comune dello Stato quest' altro settore occupato dalla pretesa clericale e da chi gli si aggrega. come d' altra parte, signor presidente (desidero sottolinearlo proprio a lei), constatiamo ogni giorno, in questo momento mentre stiamo discutendo di certi temi nel nostro paese, violazioni costanti, interferenze costanti contro la sovranità del nostro paese. torno a sottolinearlo alla Presidenza della Camera: ovunque altrove non lo si tollererebbe. quando due anni fa il presidente Giscard d'Estaing propose, per sua iniziativa, una legge sull' aborto in Francia e dal Vaticano si osò fare una piccola critica, con un invito ai cattolici francesi ad essere oculati in tema, il presidente Giscard d'Estaing in 48 ore rinunciò al suo viaggio a Roma, che era previsto per il 10 dicembre (la cosa era accaduta il 3 o il 4), e fece un passo diplomatico non ufficiale, ma ufficioso, poi da tutti conosciuto, di protesta: solo per quell' unico gesto. da noi la protervia ormai è regola. ma i protervi siamo noi, sono coloro che protestano contro la violazione del Concordato e contro la violazione dei patti internazionali. protervi siamo noi nel dire che non potrebbe essere accettato che la volontà e la serenità di questo Parlamento sia inquinata da organi di stampa stranieri, i quali si occupano non già, come possono e debbono, di problemi morali fondamentali della vita e della morte, o di loro problemi nazionali, ma si occupano in concreto delle leggi, fino agli emendamenti, di questo Parlamento e di questa Repubblica. e se questo accade e viene accettato a livello ideale, compagni comunisti, per questi problemi ideali, ci si trova poi disarmati su altri fronti anche su quello finanziario. chi è che ignora, chi è che non ha preso atto di che cosa ha significato in realtà il Concordato con la sua logica di esenzioni fiscali, di esportazioni di capitali e la possibilità di colpire a morte certi meccanismi anche finanziari di autonomia del nostro Stato? questi fatti stanno per mutare? è quello che dobbiamo chiederci. i compagni comunisti e socialisti parlano della finalizzazione in senso popolare e democratico. ma la finalizzazione in senso popolare e democratico come può realizzarsi, quando le strutture storiche sono nate, sorte e hanno preso corpo sempre di più in questi trent' anni a difesa del privilegio? ma perché in questo Parlamento la sinistra non ha presentato leggi severe, nuove, dure, e non le ha fatte votare contro gli evasori fiscali, gli esportatori clandestini di capitale? e un caso? no. sono vent' anni che Ugo La Malfa e Giovanni Francesco Malagodi, quando debbono spiegare le loro parti di responsabilità, si esprimono anche loro con linguaggio equivalente, magari senza rendersene conto, a quello di altri paesi e parlano di sabotatori economici che ad ogni tentativo dello Stato di fare delle riforme, sia pure piccole, immediatamente lo sabotano con il meccanismo dell' esportazione clandestina dei capitali! perché questo Parlamento non ha votato delle leggi esemplari, dando quello che è giusto dare all' esportatore clandestino di capitali, che affama il paese e lo mette in crisi, magari qualcosa di meno dello scippatore che la legge Reale consente di fucilare sul posto, come B accaduto quest' anno? ecco la crisi morale di cui parlava poc' anzi l' onorevole Scalia: quando proprio a Catania, nella circoscrizione di questo collega, un ragazzo di 13 anni sospetto di scippo viene fucilato, quando — l' ho già ricordato — un disoccupato colpevole soltanto di aver paura viene fucilato sul posto a Milano, e i grandi sabotatori della nostra economia non sono toccati! come è possibile « finalizzare » e « moralizzare » ? ma non abbiamo nemmeno gli strumenti! e se li avessimo? ma non è comunque un caso se non abbiamo neppure queste parvenze socialdemocratiche di difesa del bene pubblico. così come, se si fosse andati fino in fondo, lo ripeto, nell' analisi delle responsabilità della strage di Stato , alla Banca dell' agricoltura , si sarebbero messi dentro non solo dei sicari, ma si sarebbe arrivati ai ministri, alle alte, altissime autorità dello Stato. quindi questo processo è stato « rapito » , ancora non si celebra. così, ho la impressione (di « laico » , non di iniziato di queste cose) che una vera legge applicata contro le evasioni e contro le esportazioni di capitali avrebbe probabilmente configurato delle responsabilità penali dei massimi dirigenti della nostra economia, a cominciare dai governatori della Banca d'Italia via via fino ai ministri. ma il presidente della Confindustria Carli non fa nessun mistero che in realtà sarebbe impossibile, sarebbe deleterio, colpire alla radice questo meccanismo naturale, « liberista » della circolazione dei capitali, al di là delle leggi dello Stato nazionale. oggi abbiamo uno Stato che è peggiore di quello del centrosinistra, più fatiscente rispetto a volontà progressiste, più omogeneo nelle sue strutture, invece, a volontà reazionarie e di difesa del privilegio. da ogni parte, quello che viene dall' amministrazione dello Stato , ma quello che viene soprattutto da fuori, anche al Governo, che viene fuori anche a dare corpo ben diverso alla politica che sulla carta si prevede, sono poi meccanismi in realtà di disgregazione dello Stato. e forse un caso che questo Governo così accorto, così saggio e così ben sostenuto, commetta l' errore, sottolineato da tutti, di annunciare dei tagli di bilancio, di annunciare posizioni esemplari, e poi arriva qui con solo 93 miliardi di riduzione; e 93 miliardi — se tanti sono — tolti normalmente da spese di funzionamento, che si riveleranno poi incomprimibili? perché solo 93 miliardi? ma qui hanno ragione Giorgio La Malfa e gli altri: non è concepibile, non è ammissibile, che il Governo annunci, e non solo a riguardo di pressioni internazionali ma per rendere credibile il programma di austerità, che darà per primo l' esempio, e poi vediamo arrivare i bilanci dei nostri ministeri, con le voci clientelari ed assistenziali che ne sono l' ossatura, intatti per quanto riguarda proprio quelle spese che sono per definizione comprimibili? l' onorevole Napolitano questa mattina ricordava — e faceva benissimo — l' incredibile comportamento nel paese della Democrazia Cristiana , che dovrebbe essere il partito di governo. che è il partito di governo e che è praticamente quasi latitante non solo in quest' Aula e che non ci risulta faccia un solo comizio, una sola manifestazione in tutto il paese, mentre il partito comunista si fa carico spesso di difendere il programma di questo Governo delle fabbriche, nelle strade, qui dentro, di difenderlo anche contro il preteso pericolo che i compagni del PDUP, di Lotta Continua , o noi stessi, al limite, sembriamo rappresentare: contro chiunque, insomma, con durezza. ebbene, la spiegazione credo sia abbastanza semplice: finché il presidente del Consiglio Andreotti seguiva una linea di destra, quella del 1972, poteva contare sulla rispondenza dell' apparato dello Stato e delle baronie, sulla loro omogeneità alla sua linea politica. ma nel momento in cui dovrebbe oggi proporre la defalcazione di voci di bilancio, che sono di nutrimento agli enti e ambienti più parassitari del nostro paese, la sua amministrazione, il suo partito diventano nella realtà indisponibili. ho visto, ad esempio, in sede di Commissione interni, la onorevole Cassan-Magnago proporre il passaggio a 2 miliardi, da 750 milioni, del finanziamento di non si sa bene quali enti addetti alla redenzione delle prostitute. ebbene, io non, credo che la soluzione di un problema sociale passi attraverso questi enti, di cui poi nessuno di noi ha notizia, se non, appunto, nel momento in cui lo Stato deve sborsare dei quattrini. ma quei 750 milioni (parleremo poi dei singoli bilanci, la settimana prossima) sono rimasti lì; li si voleva addirittura aumentare. lo stesso può, dirsi per mille altri rivoli di spesa. e quand' anche questo Governo finalizzasse nella direzione giusta i canali della spesa pubblica , chi chiuderebbe i rivoli istituzionali di rapina necessari all' interclassismo democristiano, storicamente affermatici? chi chiuderebbe tutti i rivoli di distribuzione alla miriade di enti che vivono parassitariamente attorno al ministero del Lavoro e della previdenza sociale , alla miriade di enti dello Stato corporativista ? non a caso si tratta spesso delle stesse sigle, degli stessi emblemi, degli stessi indirizzi del trentennio fascista; e si continua ad andare sempre più avanti in questa direzione. ma perché dicevo che, in fondo, c' è una nemesi in tutto questo? perché sarebbe ingeneroso far carico alla sola Democrazia Cristiana di aver costruito non lo Stato repubblicano, ma lo Stato immaginato dal professor Fanfani nella sua onestà, nella sua intelligenza di docente di economia corporativa. e di altre materie affini, lo Stato immaginato da Bottai e da Alfredo Rocco , con questo grande successo nella loro esistenza: dopo cinquant' anni sono riusciti a realizzarlo. come mai? il motivo è semplice: è perché in questi trent' anni , in realtà, si è sempre pensato da sinistra che il nostro rischio in Italia fosse quello del classico capitalismo americano, di rapina, piratesco, mentre invece passava appunto attraverso i meccanismi di continuità dello Stato clericale e del potere clericale. così concretamente è stato; ed allora ci si spiega, probabilmente, il dramma della sinistra oggi che, avendo votato leggi che hanno creato la giungla delle categorie (per ogni legge nasceva se non un nuovo ceto, almeno una nuova categoria), la giunga delle remunerazioni, la giungla degli enti utili e inutili; avendo creato con la Democrazia Cristiana , nelle Commissioni, per vent' anni , con questa forma di « poujadismo » italiano che, essendo italiano, era filoclericale, anche nello stile spento, non si vedeva, non si riconosceva, oggi si trova nel dramma di dover, tutto d' un tratto, chiedere serietà, responsabilità, sacrifici a masse di lavoratori che sono stati invece sollecitati nei loro peggiori istinti corporativi. e questo è il dato che abbiamo dinanzi, ed è un dato difficilmente amministrabile. è giusto che siate tutti uniti in questa barca; è giusto per chi ha fatto quelle leggi, per chi ha fatto questo Parlamento così, perché è indubbio che oggi si sentano dia altri seggi finalmente prese di coscienza sulla necessità di riforme anche qui, in quest' Aula, in questo nostro palazzo. finalmente! ma se arriviamo e siamo arrivati ad un Parlamento che discute dei bilanci in queste. condizioni, con questa liturgia con la quale ciascuno si sente officiante di questo rito solo a condizione di essere il presidente o altrimenti l' oratore, mentre l' officiante, che è sempre il parlamentare, il coro, nel senso attivo della parola, se ne va via; questo costituisce un' altra responsabilità storica di chi ha vissuto questa crisi fino ad adesso senza dare soluzioni di nessun tipo, senza cercare di impedire che si arrivasse a questo azzeramento del patrimonio alternativo, del patrimonio democratico delle istituzioni e anche della sinistra nel nostro paese. mi consenta di notare che questa sera, lassù, i giornalisti sono molto loquaci, e questo mi fa molto piacere, signor presidente ! passando dallo Stato inesistente al bilancio come finzione, leggerò alcuni appunti che forse possono semplicemente costituire testimonianza delle difficoltà dei nuovi parlamentari che vogliano accostarsi ad una lettura che per loro è necessaria per poter compiere il loro, dovere. abbiamo avuto già delle difficoltà nel reperimento dei documenti; non siamo riusciti — non sappiamo se siamo stati puniti o poco bravi o se è stata una condizione generale — ad ottenere né il rendiconto generale dello Stato per l' esercizio finanziario 1975, né la relazione della Corte dei conti sul conto consuntivo sempre del 1975 e nemmeno il nomenclatore degli atti, che erano strumenti di lavoro evidentemente abbastanza necessari. cominciamo, quindi, ad entrare un pochino nell' analisi di questi problemi che abbiamo incontrato, cominciamo. dal problema dell' eccedenza della spesa sulle entrate. più che della qualità di questa eccedenza è delle caratteristiche, è del modo in cui essa si forma, che ci occuperemo ora per un istante. l' esistenza, cioè, di istituti che consentano 18, creazione di un' area di gestione governativa del bilancio che sfugge al controllo parlamentare. intendiamo qui avanzare e riproporre solo alcuni esempi, signor ministro. la gestione dei residui di stanziamento, cioè somme non spese e nemmeno impegnate tra le spese in conto capitale , che vengono mantenute in bilancio fino a cinque anni — se non sbaglio — dell' esercizio in cui lo stanziamento fu fatto, consentono in realtà ai governi — non è questo il primo, certo — dato l' enorme incremento della disponibilità di impegno, un loro proprio piano di spese effettive che non corrisponde, in realtà, a quello che noi vediamo o pensiamo di intravvedere. corrispettivamente, le entrate, che lo Stato ci propone attraverso il ricorso al mercato finanziario con cui finanzia spese, tra cui quelle senza stanziamento (così ho capito finalmente che cosa significava e a che servono le voci « per memoria » , e andremo meglio a vedere le voci « per memoria » del ministero dell'Interno e degli altri ministeri nella prossima settimana), attraverso l' emissione di certificati di credito per anticipazioni della Banca d'Italia o l' emissione di buoni del tesoro poliennali o di obbligazioni. anche qui, se la quota di prestito non viene contratta nell' esercizio a cui si riferisce, essa viene trasportata negli anni successivi. le spese in conto capitale poi non vengono effettuate. ad esempio, a tutto il 1973, se non andiamo errati, lo Stato aveva contratto prestiti per 900 miliardi per l' edilizia scolastica; ma per tale investimento aveva speso solo 200 miliardi. questi residui, però, lo Stato non li ha in cassa perché li ha spesi in altro modo. questo meccanismo, per noi, va broccato d' urgenza, e ci riserviamo di proporre — dopo aver sentito dal Governo, se per caso, come certamente è possibile, non abbiamo detto delle grosse bestialità nel nostro zelo di neofiti e di autodidatti — un emendamento soppressivo dell' articolo 203 del disegno di legge di approvazione del bilancio (dopo aver controllato, appunto, in proposito che cosa se ne pensa). per bloccare poi il gioco sulle poste di spesa in conto capitale , intendiamo proporre anche una modifica della legge di contabilità — in altra sede, vedremo come potremo fare — all' articolo 36, comma secondo, che non è oltretutto una norma ordinaria, ma non a caso fu aggiunta nel 1964. la gestione di migliaia di miliardi di residui andrebbe riesposta nel bilancio successivo, così, e non lasciata al beneplacito, sostanzialmente, del Governo. c' è poi ancora un altro esempio, se volete, un altro scandaglio: il problema della gestione dei buoni ordinari del tesoro, signor ministro, i quali, come sembra sia noto, dovrebbero servire a coprire le sfasature che nel corso dell' anno si verificano tra riscossione delle entrate e pagamento delle spese; sfasature per le quali la tesoreria può trovarsi in difficoltà. essi hanno una durata di pochi mesi, o dovrebbero averla. viceversa, la gestione dei buoni ordinari del tesoro, che è una vera gestione fuori bilancio, costituisce un buco di oltre 16 mila miliardi a fine 1975, quando avrebbe dovuto, invece, risultare in pareggio. e, insomma, divenuto un debito strutturale. come è possibile? la spiegazione che ci è data è che in base all' articolo 39 del disegno di legge di approvazione del bilancio c' è un' autorizzazione del ministro del Tesoro ad emettere buoni ordinari del tesoro per 8 mila miliardi al massimo, consentendogli di fissare la scadenza in deroga all' articolo 548 del regolamento di contabilità, che fissava tale scadenza in un anno al massimo. ma c' è dell' altro. la legge stabilisce in 40 mila miliardi l' ammontare massimo dei BOT in circolazione nel 1977; 8 mila miliardi sono divisibili nel 1977, 16 mila erano in circolazione alla fine del 1975, ergo dal 1976 ne sono residuati 16 mila miliardi. la spinta inflazionistica, a questo punto, mi pare, di questo colossale indebitamento dello Stato è evidente e ci sembra che la gestione del bilancio possa risultarne intaccata, se non del tutto falsata. cosa vuol dirci in proposito il Governo? chiediamo appunto anche di farci sapere se può, se lo ritiene utile in questa fase: i BOT danno oggi interessi molto elevati; le regioni depositano i fondi in dotazione presso tesorerie costituite da banche che danno loro un interesse. che interesse? il Governo ne è informato? inferiore o superiore a quello dei buoni? e, se inferiore, quanto lucrano le banche, anche rispetto ad un semplice investimento in buoni ordinari del tesoro? non è forse necessaria una modifica dell' articolo 38 per arrivare a restaurare il fatto per cui i buoni non dovrebbero restare che 12 mesi? un altro punto che ci pare importante, se non essenziale: il bilancio dello Stato non è un sistema di gestione pubblica del denaro per gli interventi pubblici nelle due fondamentali branche delle gestioni previdenziali e assistenziali e per l' intervento pubblico nell' economica. queste gestioni sono affidate ad enti pubblici da cinquant' anni a questa parte — e qui ci colleghiamo un po' al discorso di carattere generale che facevo prima — attraverso un sistema di progressiva privatizzazione del pubblico denaro. e ciò è particolarmente vero per quanto concerne proprio l' intervento statale nell' economia, attraverso i fondi di dotazione, cioè alle partecipazioni statali , all' Eni, all' Iri, all' EGAM, alla GEPI, all' Efim e via dicendo, nonché la gestione del credito agevolato, attuata attraverso speciali enti, come la Cassa per il Mezzogiorno e il sistema bancario . chi impersoni storicamente e politicamente tutto questo, credo sia inutile ricordare, fa parte della nostra realtà politica: è la Democrazia Cristiana con le clientele aggiunte. perché mentre parliamo di queste cose, non dobbiamo perdere di vista ciò in cui queste strutture di potere poi si concretano; così come non dobbiamo perdere di vista la rilevanza per l' economia del credito agevolato all' agricoltura, all' industria, al commercio, all' artigianato, e cioè a tutte le attività produttive : la scelta delle imprese agevolate viene fatta dalle banche, che non solo introitano le quote di interesse pagate dallo Stato, ma vedono aumentare il proprio volume di affari proprio in conseguenza delle agevolazioni. lo stesso avviene, per esempio, con i fondi del ministero del Lavoro — questo lo avevo già accennato — per l' addestramento professionale gestito da una miriade di enti, facenti capo al sistema istituzionalizzato dei partiti, dei sindacati, dei patronati, e via dicendo. il pretesto — ci sembra — è da cinquant' anni quello che la legge di contabilità dello Stato non consente una gestione articolata e tempestiva qual è quella necessaria quando lo Stato vuole intervenire nell' economia; in cinquant' anni non si è potuto modificare la legge. come mai? non ci si è pensato? perché? ecco gli interrogativi a monte dell' inizio del mio intervento. certe disfunzioni della giustizia, come certe disfunzioni dell' amministrazione in realtà sono profondamente omogenee rispetto a come devono funzionare in difesa di baronie e di privilegi; ed è così che poi si spiega la strana mancanza, a volte, di strumenti anche elementari di difesa dell' amministrazione, al limite degli stessi ministri nel loro tentativo di politica. la Ragioneria generale dello Stato non dovrebbe cambiare nome, visto il sistema con cui il ministero del Tesoro controlla tutte le spese delle amministrazioni statali? cosa succede per la Corte dei conti ? qual è ormai l' efficacia del suo controllo? potremmo addirittura chiederci quale sia mai stata l' efficacia del suo controllo di legittimità, legata come è sempre più al Governo — è ancora il processo di cui parlavo all' inizio, in quella esposizione un po' troppo ampia dalla quale ero partito — messa a controllare l' applicazione di leggi che le amministrazioni hanno imparato ad interpretare in modo sempre più libero e sempre più arbitrario (diciamo pure le cose come stanno!), di leggi con il tempo formulate in termini via via sempre più labili, volutamente ambigue e indecifrabili, per aumentare appunto sostanzialmente la forza storica di frode nei confronti dello Stato da parte degli enti a cui lo Stato trasferisce i suoi doveri ed anche le sue speranze; e di frode della legge da parte dell' amministrazione. e poi viene fuori che dalla Corte dei conti proviene tutto e il contrario di tutto , a seconda dei vari momenti della sua attività, a volte legittimando la concessione di pieni poteri all' Esecutivo. la Corte dei conti , insomma, serve in sostanza a consolidare un meccanismo di interpretazione e di applicazione della legislazione consono alla volontà del Partito di maggioranza e a fornire lo spolverino di legittimità al Governo, al sottogoverno e al paragoverno. così si colpisce, d' altra parte! lo stesso dettato costituzionale, dell' articolo 100 della Costituzione. perché i rapporti fra Corte dei conti e Parlamento sono così difficili ed inesistenti, quando dovrebbero essere strutturalmente collegati? è questa una serie di problemi ai quali si deve certamente dare una soluzione. e perché noi non fingiamo qui di dare già delle proposte di soluzione? intanto perché fingeremo di avere un' esperienza e una maturità di convinzioni che non abbiamo. come abbiamo detto fin dal primo giorno ci atterremo e vogliamo attenerci all' indicazione di Salvemini: se torneremo dai nostri elettori dicendo che ci siamo astenuti spessissimo, perché abbiamo votato solo quando in coscienza eravamo convinti di qualcosa, riterremo di avere operato molto bene come rappresentanti del paese. ma per quale altro motivo non proponiamo troppe soluzioni, signor presidente , signori del Governo? perché noi, contrariamente ai nostri compagni comunisti e socialisti, non crediamo che voi possiate fare miracoli e non crediamo che, offrendo a voi, con questa formula politica, a voi della Democrazia Cristiana , quando anche nelle vostre soggettività lo voleste, delle indicazioni tecniche giuste, degli obiettivi giusti, delle finalizzazioni alternative rispetto all' andazzo catastrofico di questi trent' anni , non riteniamo che voi potreste attuarle, tranne che facendo miracoli. credo che voi forse avreste avuto bisogno, voi Democrazia Cristiana , delle furbizie prefasciste — a volte pericolose, è certo — care a Giolitti, avreste avuto bisogno di provare — ma credo che sarebbe stato pericoloso — a passare alla sinistra il Governo per un po' di tempo, perché in realtà, anche quello che voi potete sperare di ottenere dalla vostra azione di governo , per minimo, per ambiguo che sia, per interclassista che sia, la sinistra potrebbe riuscire a realizzarlo molto meglio da sola. invece preferisce gratuitamente associarsi al vostro fallimento, pagare per voi. così arriviamo alle situazioni abnormi, mostruose che abbiamo dinanzi, con un partito comunista che dà una prova di nuovo enorme di sé e di forza nel bene o nel male, che si trova ad essere l' unica forza, in questo momento, che difenda il vostro Governo nella sua concreta moralità politica; concretamente, con la critica, con il suggerimento, ma anche andando lì dove i tentativi di rigore creano necessariamente conflitti, creano necessariamente drammi. per questo ritengo destinate a non aver seguito le vecchie storie lamalfiane della moralizzazione, della moralità. ma forse che la Democrazia Cristiana non ha moralizzato perché è fatta da disonesti? credo che pensare questo sarebbe un' offesa, per quel che ci riguarda, a noi stessi ed alla politica. disonesti albergano nelle nostre file ed altrove, ovunque ciascuno può esserlo. il problema è se le strutture creano onestà o disonestà, se la posizione storica di classe, di movimento, contiene principi di servizio al bene pubblico o di sudditanza necessaria al privilegio. è qui che si forma poi tutto. ebbene, affidare le speranze, di rigore di Giorgio La Malfa e degli altri ad un Governo monocolore della Democrazia Cristiana significa avere una visione moralistica e non morale, non con moralità precisa e, chiara, della vita politica. così si capisce e si spiega se, in effetti, con una sinistra così forte, siamo arrivati ad un grado di immoralità politica dello Stato e dell' amministrazione, in questi anni, che fa paura. lo Stato Dc non è lo stato di diritto ma quello dell' interclassismo corporativista, che si regge solo sull' autoritarismo o non può sopravvivere senza produrre caos. termino questo mio intervento, anche perché credo di dovere già qualche ringraziamento e scusa alla tolleranza del presidente. desidero semplicemente a questo punto rivolgere una domanda a me stesso, nel momento in cui dichiaro, a nome. dei compagni radicali, di essere d' accordo con molte cose dette da Amendola, da Giorgio La Malfa , con tutti coloro i quali ritengono che in questo momento si debba avere il coraggio di proporre scelte drammatiche e dure, il coraggio del rigore, della moralizzazione, e, dirò di più, proprio da questi banchi. riesco probabilmente anche a capire che cosa intendeva dire La Malfa , in frasi quanto meno mostruosamente riferite dalla stampa, quando diceva che il problema è di un intervento ancora più pesante, anche sulle fasce più basse della remunerazione e del salario, in Italia. riesco a capirlo, ma quello che dà la dimensione della mancanza di intelligenza storica, ma anche di moralità politica, della confusione che c' è in questa situazione proprio in coloro che da venti anni ci predicano il coraggio ed il rigore, mi fa sorgere una domanda. d' accordo, rigore; colpiamo, in ipotesi, colpite pure le fasce più basse, rialzate i prezzi dei servizi pubblici , continuate a farlo come lo avete fatto. portate a 200 lire il prezzo dell' autobus, alle stelle quello: dei trasporti, alzate i prezzi dell' elettricità, del gasolio, delle cose per vivere, per sopravvivere durante l' inverno. ma è possibile essere poi credibili, come classe dirigente , quando si chiede questo e non si propone contestualmente, non si quantifica, non si prevede un minimo vitale di vita per il pensionato, il disoccupato? e possibile tanto di irresponsabilità, da pensare ad un' azione politica ed economica così dura, colpendo esistenze che a milioni sono esistenze già a livello del problema del pane e non del companatico, senza considerare con lo squallore tremendo del tempo cosiddetto libero, la schiavitù del pensionato, il problema della terza età , anche di un minimo letteralmente vitale? quest' inverno non scoppieranno conflitti sociali, momenti tragici, che costeranno anche economicamente in modo immenso? si chiede rigore, austerità, sacrifici a chi lavora (niente macchine, niente televisione, niente carne per i figli); d' accordo in ipotesi su tutto questo, ma allora non si può contestualmente poi chiedere al pensionato di non potere nemmeno andare a riscuotere la pensione, perché non ha le due o quattro o sei volte 200 lire per andare lì, invece delle 50 lire. capisco che poi quando queste cose diventano così facili, da dirsi, diventano qui difficili da ascoltarsi, perché! soprattutto, probabilmente, in queste sedi, si pensa subito alla demagogia. per quel che mi riguarda è semplicemente una domanda che noi radicali siamo soliti porci. abbiamo detto a più riprese che non crediamo ad una logica politica diversa da quella personale. uno dei motivi per i quali non abbiamo fatto credito alle soluzioni politiche proposte, nemmeno a quelle che ci proponevano prima delle elezioni i compagni comunisti, sta nel fatto che non abbiamo mai credulo, a livello del pensiero personale, che si possa affidare ai bancarottieri o quanto meno a coloro che ci hanno mandato in fallimento la cura della bancarotta, del fallimento. abbiamo sempre ritenuto che, se in famiglia qualcuno ha sperperato un patrimonio ed ha messo in difficoltà tutti gli altri, è un po' sbagliato pensare che è sempre attraverso quello che deve passare la ricostruzione economica della famiglia. quello, chissà perché e come illuminato d' immenso, diventa capace di fare l' opposto di quel che ha fatto prima. in base a: questa semplice logica come guarderemo — mi chiedo — in faccia la realtà delle cronache, della cronaca nera, dei quotidiani che ci diranno quello che accadrà ai pensionati, giorno dopo giorno, quest' inverno? senz' altro questo accadrà: e ci sarà il dramma dei disoccupati. io so, io credo di capire che cosa dà ai La Malfa , ai Malagodi, ma forse anche ad altri questa crudele mancanza di attenzione. in realtà tutto è divenuto fradicio, anche le parole, in questo nostro paese: non si crede proprio più a nulla: nulla è più agibile; si pensa di stringere il potere e si stringe aria o acqua, per non dire peggio e quindi il potere non può divenire leva di nulla. così — probabilmente — quando pensano alla disoccupazione, pensano alle speculazioni sulla disoccupazione, pensano che in fondo i disoccupati sono meno di quanti si dice, che poi il nostro paese ha un suo « stellone » che il disoccupato ce l' ha sempre fatta. ecco il cinismo borghese che viene fuori, crudelmente e inconsapevolmente. forse — si pensa — invece di milioni i disoccupati sono forse solo centinaia di migliaia e dietro il pensionato c' è il « doppio lavoro » , quindi l' inverno lo possiamo affrontare anche così. ecco, con questa interpretazione, per la carenza di proposte (non parlo solamente del Governo, parlo della maggioranza, la maggioranza delle astensioni), su questi temi e su queste domande termino e chiedo scusa. se da autodidatta e da nuovo venuto ero sicuro dei dati generali politici che ho esposto, so che ancora dobbiamo imparare a compilare i bilanci di uno Stato. a nostra attenuante invochiamo la corrente convinzione che questi bilanci di questo Stato sono in gran parte, relativamente a quest' Aula, delle finzioni difficilmente svelabili per chiunque.