Marco PANNELLA - Presidente del Consiglio Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 229 - seduta del 30-11-1977
1977 - Governo I Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 76
  • Comunicazioni del governo

signor ministro degli Esteri , ho letto la sua esposizione di ieri perché alcuni impegni — normali per un gruppo minimo come quello radicale — non mi hanno consentito di ascoltarla fino in fondo. finito di leggere il suo intervento, con la riflessione che un' esposizione del ministro degli Esteri merita, mi sono ricordato di una cosa diversa. un mese fa, se non sbaglio, si è svolto un incontro amichevole di calcio tra parlamentari e funzionari della Camera dei Deputati , che si è concluso con un pareggio (due goals per parte, se ben ricordo). sappiamo tutti che se l' onorevole Forlani fosse stato presente, forse la squadra dei parlamentari avrebbe vinto. ora, avendo letto il resoconto della sua esposizione, signor ministro, mi sono chiesto: per così poco il ministro Forlani ci fa pareggiare e non vincere in un incontro amichevole di calcio? non so dove fosse in quel gioco, onorevole Forlani, ma certamente sarà stato occupato in qualcuna di quelle cose di cui ci ha parlato. a questo punto io, che non sono tifoso di calcio, sono sinceramente rammaricato per il fatto che quel giorno il nostro ministro degli Esteri , non partecipando all' incontro in questione, abbia privato i parlamentari-tifosi del piacere momentaneo di una vittoria contro i funzionari della Camera; tanto più che altri nemici, signor ministro degli Esteri , lei non individua. il presupposto della politica estera è invece proprio quello di puntare su amicizie e inimicizie, attuali e potenziali. questo è vero, ma è anche vero che quando non c' è nemmeno un nemico, è come se fossero tutti nemici. tutto e niente sono la stessa cosa. se noi deploriamo, quindi, un periodo storico nel quale la virilità del volto del nostro paese sembrava assicurata dai molti nemici, mi consenta, signor ministro, di preoccuparmi ancora di più di una situazione nella quale, non essendovi nemici, è come se tutti lo fossero. nella storia si può soltanto relativizzare il concetto di avversità e quello di inimicizia e si può quindi soltanto, nel relativo della politica, individuare quali sono, se non altro, gli ostacoli, i nemici, nei confronti di una certa politica estera . oltre al rammarico per il fatto che lei, signor ministro, abbia fatto (o meglio non fatto) quelle cose, invece di partecipare all' incontro di calcio tra parlamentari e funzionari (incontro che sarà replicato, ed in tale occasione spero che lei si renda disponibile, signor ministro!), un' altra osservazione emerge dalla lettura della sua esposizione. non si tratta di un dato personale , ma certamente di un dato obbligato. non so se lei aspiri, anziché ad una gloria calcistica, ad una gloria notarile. potremmo in tal caso verificare se l' Ordine dei notai è disposto a rilasciarle una tessera di associato ad honorem ; a magari, nella superfetazione sociologica di nuove università nel nostro paese, Malfatti permettendo, potremmo studiare la possibilità di istituire una facoltà per la scienza dell' inesistente, inserendovi senz' altro la politica estera di cui lei ci parla, della quale lei sarebbe esimio docente, e di attribuirle una laurea ad honorem nel campo della politica internazionale di un paese come il nostro, visto da un ministro degli Esteri come è lei. c' è stato un periodo in cui i ministri degli Esteri del nostro paese forse non facevano politica estera , ma i « baroni » la facevano: avevamo il « barone » Mattei, e tutti sapevamo allora che, girando per il mondo, poco importava che trovassimo l' ambasciatore, il console o il ministro italiano nel più remoto dei paesi, perché c' era il rappresentante dell' Eni e di Mattei, il quale portava la testimonianza di politica estera di uno dei « baroni » , italiani e democristiani, alla fattispecie). c' è stato un altro periodo, poi, nel quale i ministri degli Esteri magari non c' erano, ma c' era il nostro compianto collega La Pira il quale, supplendo, bene o male (non importa), a tale carenza, ed esercitando, una sorta di baronia ideale nella politica estera , faceva qualcosa. si poteva dire che nel mondo si registrava, comunque una presenza italiana in termini di iniziativa politica internazionale , tale da coinvolgere, nel bene e nel male, il nostro paese. avevamo allora i « baroni di ferro » , avevamo i nostri compagni comunisti, saldamente ancorati ad una politica di blocco nell' ambito della guerra fredda , ai quali tutto si poteva rimproverare tranne che la mancanza di convinzioni di politica internazionale , le quali si traducevano precisamente in pressioni provenienti dall' esterno. quando gli unici scontri che si sono verificati tra minoranze e maggioranze negli anni 50 erano legati alla politica estera ed ai compagni comunisti, i quali difendevano in buona fede la loro convinzione che la salvezza internazionale della pace dipendeva dalla politica estera dell' Unione Sovietica , e, avevamo le conferenze di Helsinki di allora, nel bene o nel male devo dire, che c' erano delle presenze politiche italiane, nel concerto internazionale. ma quello che abbiamo, constatato nelle sue comunicazioni, signor ministro degli Esteri , è l' assenza di volontà di fare politica estera , o perlomeno — se me lo consente — l' assenza di volontà di illuminare il Parlamento dei reali problemi della politica internazionale nel 1977. un presidente americano che certamente nessuno vorrà ricordare come rivoluzionario, essendo titolare della politica estera di quel paese — degli USA — a metà degli anni 50 ed oltre, sentì il dovere di dichiarare al Congresso americano e con un messaggio al paese che non era possibile fare una politica internazionale autonoma, per un paese come gli USA, senza tener conto del grande complesso militare e industriale delle multinazionali, che in quel momento — e oggi ancor più — dominavano in realtà la possibilità stessa di stabilire rapporti internazionali e la politica dei singoli paesi. se è vero come è vero , signor ministro degli Esteri , che sul Vietnam non eravamo d' accordo con la politica ufficiale del nostro paese, ma magari eravamo abbastanza vicini a quella del « barone angelico » La Pira o del « barone » Mattei, in precedenza per quel che riguardava i rapporti commerciali con i paesi dell'est , anche se si trattava sostanzialmente di un sabotaggio della politica estera ufficiale, sicuramente ci siamo trovati a dover constatare che almeno il nostro Parlamento aveva di che discutere, pur avendo nelle sue diverse componenti prospettive opposte. ma può, nel 1977, in buona fede o per calcolo politico, un ministro degli Esteri recarsi in Parlamento senza parlare delle multinazionali, senza parlare dei problemi posti dai complessi militari e industriali? complessi militari e industriali che determinano, come determinarono in passato — riprendo il filo — la politica americana ad onta del parlamento americano, il quale dovette constatare che le multinazionali americane e il complesso militare-industriale erano riusciti a far entrare gli USA in guerra nel Vietnam senza che il Congresso ne fosse investito, senza che questo provocasse la crisi ufficiale delle istituzioni di quel paese. allora, signor ministro degli Esteri , se Cavour cento anni fa poteva venire ad investire il Parlamento di una politica internazionale parlando dell' area balcanica e avendo in cuore di preparare — magari poi non fu preparata — la spedizione nel Mar Nero , con l' obiettivo di essere presenti nell' equilibrio di potenza e cercando, di giocare fra la Germania, e altre cose, è indubbio che i ministri degli Esteri di allora parlavano di poteri reali che esistevano nel mondo: certo, anche allora sarebbe stato possibile vedere dietro il ministro dello Stato nazionale quale realtà ben diversa gli interessi capitalistici riuscivano a determinare. ma è indubbio che quel tipo di ministro aveva una sua testimone morale, una sua forza; come è stato, sottolineo questo punto, per il terzo mondo negli anni 50-60. sicché un ministro degli Esteri venuto in Parlamento a parlare della politica delle cancellerie o della politica dei segretariati per la Santa Alleanza ci parlava di cose reali. è concepibile, signor ministro degli Esteri , che lei non abbia mai incontrato nel suo operare per la pace e il disarmo, nonché bilanciato, per l' Europa, nei nostri scambi commerciali, la volontà prepotente e stabile di chi oggi nel mondo detiene l' 82 per cento delle somme destinate alla ricerca scientifica e tecnologica e degli investimenti? è possibile, signor ministro degli Esteri , che lei, se si sente davvero di rappresentare una politica di presenza internazionale di uno Stato, cioè di qualcosa che è sempre meno corrispondente ai reali meccanismi di potere esistenti nel mondo, non ci venga a dire con umiltà ma con intelligenza: il perimetro di sovranità nazionale del nostro paese, e le cose di cui devo parlarvi sono estremamente ridotti, perché, ad esempio, non posso certo dire al presidente del Consiglio che, anche se in base alla Costituzione deve coordinare tutte le iniziative del Governo, non può, ogni volta che si sposta, tornarsene a casa, da Washington o dal Canada, con commesse nucleari senza che in proposito io abbia mai detto o fatto qualcosa? come può, onorevole ministro, pretendere o sperare che l' Aula sia altrimenti che desolata e vuota, come è in questo momento, dato il panorama politico nel nostro paese? ma certo lei, del resto, non lo pretende e non lo spera, che nessuno che fa parte del gruppo di potere pretende o spera ormai più. e lo vedremo tra poco, quando ci sarà la discussione sul bilancio dello Stato , quando cioè vivremo un momento che dovrebbe essere solenne per uno stato di diritto : saremo ugualmente quindici o venti, perché lo Stato non è più nello Stato, perché la sovranità non è più nello Stato. è forse quindi troppo, signor ministro, chiederle (pur pretendendo di non avere ministri degli Esteri che abusino in fondo, della loro qualifica, per dare al paese tensione morale o di altra natura) di dire al Parlamento quali sarebbero le concrete difficoltà, e magari i profondi tormenti, di un ministro degli Esteri che davvero pretendesse in onestà di rappresentare la sovranità nazionale nei rapporti internazionali. lei, invece, non ci dice nulla: le multinazionali non resistono; ci parla del disarmo ma non dice una parola sulle difficoltà che lei, e non solo il ministro della Difesa , ha avuto, per esempio in tema di scelte militari della NATO, che pure, proprio ai sensi dei protocolli aggiuntivi, attengono ad una sua precisa responsabilità diretta. tanto per fare un esempio, il fatto che l' allora ministro Lattanzio abbia partecipato alla riunione al termine della quale gli americani poterono raccontare al presidente Carter — che era contrario — che in merito alla bomba al neutrone avevano trovato una favorevole attenzione di tutti i ministri della difesa o comunque operanti nei rapporti internazionali, è una cosa che la riguarda da vicino e sulla quale, forse, doveva dirci qualcosa di più. e veniamo alla politica balcanica. lei, signor ministro, ha avuto delle fedeltà fanfaniane che la onorano (così come fanno onore tutte le fedeltà se sono mantenute entro certi limiti) e abbiamo presupposto a lungo che lei non fosse — come i colleghi sempre assenti del partito repubblicano tanto « amerikano » (col kappa!), tanto legato alle politiche delle multinazionali da essere un feroce sostenitore di Osimo e di quel tipo di accordi. non l' abbiamo mai preteso, e quindi ci rendiamo conto del perché lei su Osimo ci dice le due cose che ha detto: ci siamo visti con il ministro degli Esteri e abbiamo parlato. ecco la politica balcanica dell' Italia. e la politica energetica ? e mai passibile, signor ministro, che lei parli anche della politica commerciale italiana senza però dire qualcosa di più sulle scelte energetiche, strettamente legate alla politica internazionale ? lei sa (e se non lo sa, mandi a casa i suoi funzionari del ministero degli Esteri ) che, in tema di politica energetica , non esiste un « mondo arabo » inteso globalmente; sa che, in tema di politica estera , noi possiamo giocare carte diverse. ad esempio, con l' Algeria, con l' Arabia, con l' Iraq o con altri paesi. una cosa del genere la fece il vostro Mattei e la fecero anche altri, in assenza di una qualche politica estera . oggi, però, non ci sono più nemmeno quei « baroni » , che ormai sono serviti a quello che sono serviti. ma è possibile sentire parlarle di politica energetica senza che lei ci dica nulla, signor ministro degli Esteri (ma noi su questo esigiamo di sapere qualcosa), sui contatti del presidente Andreotti (che lei accompagnava) con gli esponenti di Washington e di Ottawa, in base ai quali siete tornati con un impegno preciso per una scelta energetica in favore di certe società, cioè dei nemici? per fortuna, quando più l' umanesimo si fa largo, quanto più l' umanesimo laico che noi rappresentiamo si fa strada, quanto più viene colpita la tesi delle guerre giuste e sante e delle crociate, quanto più una certa teologia, cattolica, comunista o leninista, viene sconfitta (quella, appunto, dell' uccisione giusta dell' infedele, dopo averlo o meno torturato) quanto più il mito dello Stato moderno è quello, indicato dalla Costituzione, di risolvere le controversie internazionali magari con rinunce alla propria sovranità e con metodi pacifici i problemi dei contenziosi internazionali; è possibile — dico — che il ministro degli Esteri , al quale è stato ricordato in quest' Aula dal collega Cardia che l' Italia è oggi in sesta o settima ma bisogna stare attenti come con l' inflazione tedesca dopo l' altra guerra; non so se adesso verrà fuori una statistica diversa dalla quale risulterà che siamo ottavi o noni: non l' ha detto lei, signor ministro, lo ha detto il collega Cardia) nel congresso delle nazionali industriali, non senta la necessità di un minimo di aggiornamento per individuare le difficoltà oggettive della politica internazionale di un paese che pretende ancora di affermare, sia pure anacronisticamente, la sua unità nazionale come soggetto attivo della politica internazionale ? almeno i nostri compagni comunisti hanno individuato un nemico: la bomba, la bomba al neutrone. sono d' accordo, dal punto di vista tecnico, con Stefano Silvestri e con quei tecnici i quali spiegano che non si può sostanzialmente volere la difesa militare e puntare su di essa ancora oggi, indicandola come elemento di equilibrio e di sicurezza per la conquista della pace, per poi avvertire di stare attenti perché si tratta di tecnologia, e la tecnologia non deve crescere. la tecnologia militare, se ci porta alla bomba pulita in termini capitalistici questa bomba è molto pulita: ammazza gli uomini e salva le cose, è la dimostrazione che, pur non comprendendo certe cose gravi, la persona più illustre di noi: presente oggi in questa Camera, il quale, all' inizio degli anni 60, affermava che nel suo colloquio con i cattolici metteva anche in conto che il cattolico non fosse calvinista e che nel cattolico non ci fosse, quindi, il germe del capitalismo, presente invece nel calvinista, adesso forse potrà rivedere le sue carte. certo, nell' interpretazione storico-calvinista a favore di un certo significato del denaro, che io non condivido, c' è una tale tensione morale e una tale costante affermazione nella prassi della giustificazione del denaro come elegia all' umanità, all' umanesimo, ai diritti dell' uomo , oltre che del Signore, che certamente... il collega Pratesi mi fa cenno che non si tratta di questo. credo che, in effetti, egli sia più d' accordo con Rodano, e quindi, dopo il pasticcio che mi accusa di fare, ci vedremo sfornato fra poco un bel pasticcio rodaniano, di quelli ai quali ci stiamo abituando tutti. sarà magari più saporito, ma ci lascia una sete di verità, visto che il pasticcio rodaniano è quello che ha portato il paese le forze religiose ed anche le forze della sinistra ai brillanti esiti che abbiamo raggiunto. quindi, è possibile, signor presidente del Consiglio anzi, signor ministro degli Esteri (lo prenda come augurio, tanto per noi lei o un altro è indifferente)... ah, vedo che anche lei ha dei vizi leonini! le corna che lei sta facendo, signor ministro degli Esteri , hanno un' ispirazione da Quirinale! ne prendo atto. anche in alto loco ci era stato detto che si trattava di un modo di muovere la mano, napoletano invece che marchigiano... chiedo scusa, signor presidente . è possibile dunque che, per quel che riguarda i problemi connessi al complesso del potere militare e industriale, il nostro ministro degli Esteri non indichi neppure indirettamente un limite, sia pure distante, nelle sue capacità, nella sua sovranità? è possibile che, per quel che riguarda l' Europa stessa, non venga fuori altra analisi delle difficoltà che incontriamo che non sia notarilmente istituzionale, quasi che non giuochi lo scontro di classe, di potere, di complessi industriali? signor ministro degli Esteri , lei che per tutti noi ha il compito di gettare lo sguardo nell' orizzonte internazionale del mondo, lei che può non venire a quelle partite di calcio perché deve giocare una partita ben diversa in tutto il mondo, ha anche l' obbligo di venire a raccontare a noi, comunali e provinciali di qui, che cosa davvero accade al di là dei nostri ristretti orizzonti, se lei vuole che veniamo ad ascoltarla e ad interrogarla in un modo diverso. ma certo non le chiediamo di fare quello che, dalla lettura, non dico di Le Monde , ma de La Repubblica o di qualsiasi giornale italiano possiamo tranquillamente individuare. è possibile, signor ministro degli Esteri , che lei non ci aiuti a dare una risposta! proprio nel momento in cui ci viene detto che viviamo in un' epoca nella quale in 15 anni l' umanità ha « accumulato sapere » corrispondente a quello di più di mille anni (questa è la situazione dell' umanesimo folle e schizofrenico nel quale viviamo: in 15 anni — ripeto — l' umanità ha « accumulato sapere » corrispondente a tutto quello che abbiamo accumulato, come nozioni, in più di mille anni); ebbene, in questo momento lei ci viene a dare una struttura di relazione sulla situazione internazionale che è esattamente quella che un buon ministro degli Esteri , un buon delegato agli Esteri dell' 800, poteva scegliere come struttura di racconto al consiglio di corte, se il problema nucleare, signor ministro degli Esteri , la riguarda o no? il problema energetico la riguarda o no? lei ha detto tante cose fatte dagli altri, ha dedicato una buona parte di racconto al presidente Sadat. ha occupato, cioè, una parte del tempo del suo discorso — come mi pare anche abbastanza comprensibile — raccontandoci quello che ha fatto il presidente Sadat. ma perché non ci ha detto qualcosa di più su quello che sta facendo l' Italia in termini di politica energetica e nucleare, nucleare e civile, e nucleare e atomica? sono limiti che lei non ha? i limiti alla sua attività le vengono dalle piccole opposizioni che siedono qui? non credo. le vengono da una realtà notarile di cancelleria? le difficoltà dell' Italia vengono fuori dal fatto che esiste al Quai d' Orsay una scarsa capacità di comprendere quelli che sono gli interessi italiani, e di mediarli con gli interessi francesi dei viticoltori, o del sud o il problema delle patate, sulle quali poi il Governo ci manda ad approvare in 12 ore delle leggine apparentemente innocue, ma che dimostrano come siamo ancora una volta al Governo dei privilegi, al governo dei settori, delle baronie? lei ci dirà che stiamo dandole poco aiuto; ma di quale aiuto ha bisogno il nostro ministro degli Esteri se i problemi sono quelli che lei individua nella sua relazione? ci auguriamo che il 5 e il 6 dicembre, a livello di capi di governo , si facciano passi avanti per l' Europa. quale, signor ministro? certo, va ricordato che il gruppo radicale, che non ha mai votato con il Governo, votò in quest' Aula la proposta per le elezioni europee . siamo da lungo tempo federalisti convinti ed 6 proprio per questo che non abbiamo avuto motivo di avere a che fare con gli europeisti che, in nome dell' europeismo, hanno fatto fuori la possibilità di un potere regionale serio, che riuscisse a dominare infine — ma all' inizio almeno controllare il potere reale europeo, che è potere delle multinazionali, potere nel mondo finanziario. però, signor ministro degli Esteri , se lei voleva fare una relazione classica, un appunto mi consenta di farglielo. è possibile che il ministro degli Esteri della Repubblica italiana , facendoci una relazione di tipo ottocentesco (e dignità sia riconosciuta a quelle tradizioni) per esempio non ci dica nulla dei rapporti fra lo Stato italiano e lo Stato della Città del Vaticano ? credo che, per quanto riguarda tale questione, molti problemi ci sono, e non credo che, al di là delle battute, il negare che esistono questi problemi sia giusto, perché abbiamo letto dai giornali (e non sentito da lei o dal capo del governo ) che questo o quel diplomatico italiano, promosso a Parigi o altrove, era stato strumento prezioso per i due governi che si sono adoperati in ordine alla bozza di revisione neoconcordataria che è stata redatta. se è vero come è vero che l' ambasciatore italiano presso la Santa Sede ha avuto il compito di cercare di attualizzare il Concordato del 1929, non capisco perché non una parola di riconoscimento nei confronti di questo valore sia stata fatta. esistono dei problemi, vi sono state delle doglianze da parte dello Stato della Città del Vaticano , signor ministro degli Esteri , a proposito di alcuni problemi che sono passati attraverso il suo dicastero. perché non ne parla? forse « SCV » secondo il trattato non è la sigla di uno Stato? perché non ne vogliamo parlare? non se ne parla, evidentemente, per lo stesso motivo per cui avrebbe senso parlare dello Stato Vaticano come di una internazionale finanziaria che, in concreto, toglie l' autonomia finanziaria al nostro paese. la realtà europea, attraverso la Svizzera che non fa parte né dell' Europa dei nove né dei dodici, è quella secondo cui qualsiasi legge approvata da questo o da qualsiasi altro Parlamento, o da quello europeo in futuro, non avrebbe alcun senso, perché esisterebbero, attraverso la menzogna istituzionale rappresentata dalla finzione giuridica dello Stato della Città del Vaticano , delle vie aperte e continue per la truffe costante dell' evasione dei capitali e per la degradazione della moralità finanziaria a livello di ogni Stato nazionale. signor ministro degli Esteri , non voglio andare avanti, perché non voglio più tediarla con cose che non rientrano nella sfera dei suoi interessi. abbiamo delle differenze culturali: la mia sarà una sub-cultura o una cultura sepolta, la sua, specie se teniamo presente lo schieramento numerico di questa Camera, sarà la cultura dominante e quindi costituirà una civiltà terroristica, come è terroristica qualsiasi civiltà che abbia una buona coscienza di se stessa . l' intervento del gruppo radicale è quello di un gruppo che non crede, perché ha fatto tesoro della esperienza — degli anni 30 della Società delle Nazioni , al disarmo bilanciate e progressivo. è vero, infatti, come lei stesso ci ha detto tra le righe, che negli accordi per il disarmo si riesce soltanto ad ottenere l' abbandono delle armi desuete, per far passare invece sotto la più assoluta ignoranza il problema delle più terribili armi non obsolete. la bomba N non fa parte ufficialmente degli strumenti sui quali le cancellerie e i ministeri degli Esteri operano quotidianamente! ed allora siete tutti d' accordo; ed infatti anche il buon amico e compagno Bottarelli è addirittura uscito dall' Aula, probabilmente nauseato dal carattere demagogico di un intervento di questo genere; tutto l' arco dei sei partiti è culturalmente d' accordo, signor ministro degli Esteri , con il suo modo di fare politica. noi diciamo invece che è necessaria una prospettiva e magari un progetto soltanto enunciato ed eventualmente non fatto (una di quelle cose, cioè, per le quali siete maestri quando si tratta di parlare di altre riforme); è necessario un progetto, dicevo, di disarmo unilaterale del paese — magari solo annunciato ed elaborato e da attuare fra sette o otto anni — che riprenda il progetto del senatore austriaco Hans Stiering per uscire dalle secche della Società delle Nazioni , per rendere possibile il superamento del tipo di contatti e di trattative internazionali delle quali lei, signor ministro degli Esteri , si è fatto portavoce. ma è inutile continuare a parlare qui di queste cose, perché solo una risata potrebbe accogliere chi avanza una proposta del genere! ma la risata diventa poi tragica e tremenda dinanzi alle vostre pretese, dinanzi allo sviluppo tecnologico obbligato dell' esercito e delle armi e dinanzi alla bomba N. la bomba N, compagni comunisti, è una bomba tattica: così vi sarà risposto; quindi non si tratta di una bomba totale. alla bomba N potrà far seguito poi una bomba O, P o Z. di qui deriva, pertanto, la tragica alienazione del cittadino, e — devo dire — del cristiano, del socialista dinanzi ad una struttura tecnologica produttiva di politica militare-industriale a livello internazionale, nei confronti della quale nessuno, più di noi, possiede le referenze per poter dire e per poter esprimere, come uomini e come donne oltre che come parlamentari, dei pareri per far sì che la realtà da noi conosciuta possa essere mutata dalla nostra conoscenza. il mondo sta impazzendo. lei, signor ministro degli Esteri , è secondo nel fare il paladino dei diritti civili nel mondo. se ha ascoltato il discorso del suo collega spagnolo, deve riconoscere che egli ha usato termini di apologia della politica estera , fondata sul diritto degli uomini: ma che diritto degli uomini e delle donne, signor ministro degli Esteri , quando abbiamo delle commesse militari con l' Iran! non c' è spirito cristiano, comunista o socialista. in quest' Aula che ci consenta di sentire che l' imperatore dell' Iran è un torturatore che viola non solo gli accordi di Helsinki, ma anche i diritti umani della Carta dell' Onu. è l' epica produttivistica, quella stalinista, come ogni altra! muoiono di carestia le popolazioni del Volga e del Don dinanzi all' imperativo della produzione, dell' industrializzazione, dinanzi a questo bello Scià, così civile, così francese, con condomini in Svizzera insieme ad esponenti del nostro Stato, con questo internazionalismo così preciso. certo, evocare il dissenso sovietico sulla scia di Carter non le costa molto, signor ministro degli Esteri , ma vedremo se la nostra politica è fondata su questo. lo vedremo nelle cose che ci costano, non in quelle che non ci costano! lo vedremo appunto nelle relazioni con l' Iran dove, da tutte le parti, ci viene detto che i diritti dell' uomo sono continuamente violati e dove Agusta e gli altri continuano a mandare rifornimenti. signor ministro degli Esteri , lei ne ha parlato poco ma — vivaddio! — anche all' Onu ha sentito le critiche per le nostre forniture, dirette o indirette, di armi in Africa del sud. si tratta di cose affidate a documenti internazionali ben precisi. quando c' è la selvaggia regola del profitto propria del capitalismo, ecco qual è il vostro cristianesimo, la vostra ispirazione lapiriana. ecco le cose cui si deve il tradimento privilegiato. è vero che si tradisce ciò che ci è vicino nel cuore; è vero che si tradiscono solo le cose che si amano. ne abbiamo abbastanza, dal Vietnam ad oggi, dei rami di ulivo che La Pira era solita parlare. e lei, signor ministro, ci ha fatto l' apologia dei diritti civili ! e lasciamo perdere le sorti dei diritti civili dei militari e degli altri nel nostro paese. mi auguro, dinanzi a questi elementi concreti, che parlerete voi comunisti, Bottarelli, delle nostre forniture d' armi e delle associazioni internazionali fondate (come accade nel nostro paese) sul profitto non solo degli industriali bresciani, ma anche di altri. lei era presidente del Consiglio allora, signor ministro degli Esteri , ma vi è una protesta dal Congresso americano quando certi aerei Lockheed... per la seconda volta riconosco di doverle delle scuse! mi auguro che in questa Camera non rimaniamo soli a dire che nel nostro paese sono soggetti della iniziativa politica internazionale solo le industrie e coloro che sono alla caccia permanente del profitto. per fare un esempio, noi avemmo una protesta in Italia da organi del Congresso americano perché alcuni aerei Lockheed bloccati per la Turchia in seguito alle ostilità con la Grecia erano stati in realtà forniti ad uno dei due belligeranti, grazie al non ancora ambasciatore Messeri. l' Italia era appunto servita come piattaforma di rifornimento di materiale bellico, nei confronti della quale vi era una sorta di embargo da parte degli USA e dei nostri potentissimi alleati. signor ministro, mi auguro che qualcun altro solleciti urla spiegazione sui limiti o, magari sulla forza che viene nella politica estera italiana dalla logica ferrea del profitto applicata alla politica internazionale , attraverso l' opera delle multinazionali, attraverso la conseguente crescita a dismisura delle realtà nucleari, sia militari sia civili. ci auguriamo che il signor ministro dica qualche cosa per colpire alla radice quel profitto sostanzioso, che viene a certi settori della nostra industria, dal rifornimento costante di zone, dove, invece, il congresso NATO e il patto atlantico formalmente consigliano molta prudenza. per il resto, signor ministro, torno a dirle che mi auguro che lei partecipi alla prossima partita tra funzionari e parlamentari, e non sia altrove. posso rivolgerle questo augurio, solo se da questo dibattito — mi consenta di dubitarne — venissero alcuni fatti nuovi, capaci di coinvolgere non l' opposizione parlamentare alla politica estera del nostro paese, ma di coinvolgere anche un poca le forze buone e cattive della nostra società. al limite, potrei augurarmi che gli interessi contrapposti ai nostri di un certo mondo capitalistico possano passare attraverso il ministro degli Esteri italiano, nell' ipotesi che non siano contrari a quelli della comunità nazionale. tutto questo è ancora da dimostrare e in realtà, fino ad ora, signor ministro degli Esteri , vi è una sola ipotesi di soluzione di questo problema, che è stata avanzata dai giornali: è quella dell' ambasciata a Washington, smentita e non vera, ma non tanto arbitraria, a uno dei soggetti veri della nostra politica estera , cioè a Gianni Agnelli, come rappresentante delle multinazionali nel nostro paese. il futuro ci dirà. signor ministro degli Esteri , chi è che deve e può gestire i problemi di grande momenti, non di ordinaria amministrazione , che abbiamo oggi nel mondo. a livello personale, mi fa paura credere di capire che il nostro ministro degli Esteri o si sia assuefatto allo status quo internazionale o pensi che la situazione internazionale oggi non sia gravissima e non possa portare con sé, anche a breve scadenza, effetti tragici nella nostra storia per la terza volta in questo secolo. mi auguro che in questo ci sbagliamo; ma, signor ministro degli Esteri , ho l' impressione che paesi, che fondano ancora adesso la loro politica sempre di più sul rafforzamento delle strutture militari ed autoritarie, sulla potenza nucleare e via dicendo, seguano ancora la vecchia, maledetta illusione: se vuoi la pace, prepara la guerra. la mia impressione è che voi rischiate ancora una volta di vivere e di farci vivere e morire in una società nella quale preparate la guerra, perché vi sia la guerra.