Emma BONINO - Deputato Opposizione
VII Legislatura - Assemblea n. 171 - seduta del 26-07-1977
Istituzione e ordinamento del servizio per le informazioni e la sicurezza
1977 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 171
  • Attività legislativa

signor presidente , signor rappresentante del Governo, colleghi, ho sentito nel corso del dibattito alcune definizioni, devo dire molto ottimistiche, rispetto al disegno di legge che stiamo discutendo. alcuni hanno parlato di un taglio netto con il passato. devo confermare però il nostro dissenso totale rispetto a questa visione così ottimistica del disegno di legge . tale visione non è stata per altro neppure condivisa completamente dai gruppi che si accingono a votare ed a sostenere questo provvedimento. ho presenti, in particolare, alcune osservazioni sollevate dal collega Bozzi che mi trovano completamente consenziente. tali osservazioni, aggiunte ad altre nostre che intendiamo fare, ci portano a mantenere la nostra posizione estremamente contraria. ma ho trovato estremamente cauti anche i colleghi del gruppo socialista, mentre il collega Ricci è stato il più ottimista nella definizione di questa legge; è stato, insomma, più realista del re. sento il dovere di esprimere in particolare i motivi non solo di ordine ideologico, ma anche di diritto e concreti, per i quali manteniamo tutte le nostre riserve e intendiamo proporre domani all' attenzione dei colleghi una serie di emendamenti sostitutivi o soppressivi che rispettino certe nostre posizioni. il collega Mancini questa mattina ha fatto una ottima illustrazione a livello storico (per altro molto completa), ma la sua mi è sembrata una lamentazione di altissimo valore lirico dei fatti di questi anni. ho fatto presente al collega Labriola, oggi in sede di Comitato dei nove, che questa lamentazione, per altro estremamente dignitosa, non si è tradotta poi in meccanismi concreti, per esempio in emendamenti, diretti a tradurre in concreto alcune remore, non solo ideologiche, che pure i colleghi socialisti hanno posto. ma ciò non ci stupisce e non è una novità. credo che nessuna legge, in questo anno di legislatura, vi sia mai andata bene. rileggendo gli Atti parlamentari , recentemente, ho notato che siete passati dall' astensione ottimista all' astensione critica, alla astensione pessimistica; ma poi, per il « quadro generale più ampio » , o chissà per quali altre cose, di fatto ratificate tutte le volte leggi che comunque non rispecchiano le vostre posizioni, come ad esempio quella sull' ordinamento militare, sull' aborto... (ma potrei fare una serie di altri esempi). il nostro dissenso invece intendiamo concretizzarlo in alcune proposte che rispecchiano la nostra posizione sui servizi segreti . da una parte ribadiamo che siamo per la creazione di un solo servizio segreto di controspionaggio militare. ribadiamo (al di là della dichiarazione di principio relativa all' unificazione dei servizi segreti , vista come panacea e toccasana di tutti i mali e come un « taglio netto » rispetto alle deviazioni storiche di questi anni) che non si è trattato di una deviazione da una strada istituzionale fissata, ma di una prassi normale. la prassi normale era la deviazione; il compito istituzionale, semmai, ha costituito l' eccezione. dai resoconti di questi anni, quel poco e quel tanto di verità che è venuta fuori (attraverso le fughe di notizie, attraverso le veline che vengono date per esempio dai servizi segreti quando fa comodo e nella misura in cui fa comodo) è appunto una storia di deviazioni, che è diventata la prassi normale. la deviazione è il compito istituzionale. dall' altra parte noi intendiamo stabilire uno di quei principi che pare auspicato da molti: la responsabilità unica, intera e precisa, del presidente del Consiglio sull' andamento e sull' operato dei servizi segreti . ci pare anzi che il modo di frammentare le responsabilità, con il concorso del ministro della Difesa , del ministro dell'Interno , eccetera, renda questo tipo di responsabilità sempre più sottile, più frammentario e quindi più evanescente. le nostre critiche si appuntano poi sul famoso comitato parlamentare . devo dire che è incredibile che esso sia formato da quattro deputati e da quattro senatori. e non vale la giustificazione, come è stato detto anche oggi, che questo comitato deve essere piccolo e raccolto perché deve essere agile. qui siamo in 630 e in Aula siamo sempre agili perché più di dieci non siamo quasi mai. questa sembra pertanto una discriminazione, rispetto alle minoranze, estremamente grave. quattro deputati e quattro senatori significa infatti la presenza di soli tre o quattro partiti. ora, dico, va. bene tutto, ma mi sembra veramente incredibile questo comitato che, per altro, vota a « maggioranza assoluta » il riferimento alle Camere della motivazione. sintetica che il presidente del Consiglio intende dare sulla opposizione del segreto. a me sembra che con un organo di questo tipo riuscire poi a parlare di controllo parlamentare sia abbastanza ridicolo, anche perché il comitato può venire in Aula e riferire la motivazione sintetica del presidente del Consiglio , sottoponendola ai gruppi parlamentari per le relative valutazioni politiche; ma di fatto non ha poteri reali sul concetto di segreto o sulla non opposizione. noi riteniamo che questo sia estremamente pericoloso perché, evidentemente, se il segreto concerne veramente la sicurezza esterna, e quindi dati concreti e non l' enunciazione generica prevista dall' articolo 12, il poter valutare se quello che ci si oppone come segreto rientri veramente nei segreti lo si può fare solo quando lo si conosce. mi sembra strano poi che nessuno abbia sottolineato — io per limiti di tempo non l' ho fatto in sede di svolgimento della relazione di minoranza — l' ultimo comma dell' articolo 15, che è derivato di fatto dall' accoglimento di una proposta fatta dal collega Fracanzani. l' ultimo comma di tale articolo è di una gravità incredibile perché dice: « se l' autorità procedente non ritiene fondata la dichiarazione fatta da alcuna delle predette persone in ordine alla segretezza, interpella il presidente del Consiglio dei ministri che, ove ritenga di confermarla, deve provvedervi entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta. in tal caso » — quindi se il presidente del Consiglio insiste nella richiesta — « non si procede per il delitto di cui all' articolo 372 dal codice penale e, se la conoscenza di quanto coperto dal segreto di Stato sia essenziale, l' autorità procedente dichiara di non doversi procedere nell' azione penale per la esistenza di un segreto di Stato » . questo è estremamente grave, significa di fatto mantenere il segreto e non fare certo quel taglio netto con il passato, di cui si parla, e quella riforma fondamentale, eccetera eccetera. anzi, a me pare questo il modo di imbavagliare letteralmente il giudice. mi viene infatti una domanda di fondo: come si fa a valutare se il segreto è essenziale o no? ma se il giudice non sa il contenuto del segreto o dell' atto cui è stato apposto il segreto, come può regolarsi? non è questa una tesi mia, ma se vogliamo leggere, per esempio, quello che diceva la relazione di minoranza della Commissione d' inchiesta sul Sifar, risulta evidente questa mia obiezione. io non sono giurista, quindi non faccio ipotesi personali e mi attengo ad ipotesi fatte da persone competenti. questa tesi dice che, se di fatto una prova, un documento, un interrogatorio non si può fare perché si oppone il segreto di Stato , è evidente che è impossibile giudicare, perché io posso giudicare se la prova o il documento sono essenziali ai fini del procedimento solo se li conosco. l' essenzialità di una testimonianza, di un documento, di una notizia può essere valutata solo dopo che la testimonianza sia stata resa, il documento esibito, la notizia fornita e non prima di ciò ed in mancanza di ciò. cosicché basterà far balenare la possibilità di una testimonianza che poi non sarà resa opponendo il segreto di Stato , per mettere il giudice in condizione di dichiarare di non doversi procedere. noi riteniamo che depositario del segreto di Stato non possa essere solo l' Esecutivo, non solo perché storicamente ne ha fatto un uso per lo meno discrezionale (se cosi vogliamo dire), ma perché ritengo che i giudici e la magistratura in genere possono essere i migliori depositari di questo segreto. certo, il problema è: ma tu ti fidi dei giudici invece che dell' Esecutivo? sicuramente! devo dire che su questo ci possono essere valutazioni diverse, ma con buona pace , collega Labriola, della tua maggiore fiducia nell' Esecutivo, un altro tipo di corrente ritiene che, pur se c' è pericolo della fuga di notizie, anche con l' attuale situazione non c' è da scherzare: le notizie vengono fuori quel tanto che basta ma non per arrivare veramente all' accertamento della verità. il problema allora è che si possono porre dei vincoli oppure tutta una serie di limitazioni. e non è neanche — debbo dirlo — un pensiero tanto originale o scaturito dal nulla; esso anzi è stato fatto proprio da una parte politica che ora ha cambiato idea. noi, invece, riteniamo di confermare quella posizione. in definitiva, ritengo estremamente grave quanto contenuto nell' articolo 15, anche perché non rappresenta certo un taglio netto con il passato, semmai ne è la continuità. ma, è vero, voi siete quelli dei passi graduali! del comitato parlamentare ho già parlato; non mi resta quindi che annunciare che presenteremo amendamenti all' articolo 19, concernente la rendicontazione — anzi la non rendicontazione — delle spese previste, perché riteniamo che un controllo democratico consista anche nel sapere quando, dove, come e perché si fa una certa spesa. su questa e sulle altre questioni, alcune delle quali illustrate nella relazione di minoranza , intendiamo portare avanti la nostra battaglia. non siamo certo noi a criticare per principio il cambiamento di posizione di una certa forza politica . in particolare, giudichiamo positivo, e riteniamo che sia la prova di una grossa sensibilità politica, il cambiamento di posizione che in questi anni ha caratterizzato altre forze politiche (mi riferisco, ad esempio, a quello del partito comunista in tema di aborto). tali cambiamenti di posizione — che hanno un loro valore — devono però essere spiegati. a questa scopo stamane ho cercato di ascoltare attentamente l' intervento del collega Ricci, nella speranza che si sciogliesse la contraddizione tra la posizione responsabilmente assunta dal partito comunista nel 1970, nell' ambito della Commissione d' inchiesta sugli eventi del giugno-luglio 1964 (posizione mai contraddetta ufficialmente in questi anni), e quella di sostegno alla legge al nostro esame che, a mio giudizio, è in contrasto con la prima. il collega Ricci non ha certo potuto riferirsi a movimenti di base o a cambiamenti nell' opinione pubblica che hanno imposto un' altra posizione, dato che l' opinione pubblica non mi risulta si sia improvvisamente convinta della bontà dell' azione dei vari servizi sepeti. mi sembra tuttavia che, nel momento in cui ha dovuto giustificare la creazione del servizio di spionaggio interno, abbia fatto un breve cenno alla grave situazione dell' ordine pubblico in cui versa oggi il paese. ma di che si tratta? della polizia segreta interna? veramente non riusciamo a capire perché la polizia giudiziaria non possa svolgere un' azione di prevenzione nei confronti di questo tipo di reati. riteniamo cioè che non debba esistere un servizio segreto per la politica interna quando vi sono altri organi che fanno, o dovrebbero fare normalmente, questo lavoro. mi pare che il collega Ricci abbia giustificato la costituzione del Sisde alle dipendenze del ministro « di polizia » in relazione alla grave situazion che si è creata in tema di ordine pubblico . certo è che tale situazione, a differenza di come pare pensare il collega Ricci, non si è creata certo solo in questi ultimi tempi, né si è creata esclusivamente a causa delle « Brigate Rosse » , che pur esistono nel nostro paese. di conseguenza l' affermazione del collega Ricci ci sembra piuttosto gratuita, considerato soprattutto che ora si vorrebbe affidare proprio a coloro che in questi anni hanno costruito la strategia della tensione — il personale, infatti, rimarrà lo stesso — , ed hanno utilizzato gruppi di neofascisti per operazioni di destabilizzazione politica, infiltrando propri agenti nei gruppi « rivoluzionari » non tanto per controllarli o denunciarli ma proprio per utilizzarli ai fini di provocazione politica, si vorrebbe affidare ad essi — dicevo — la difesa della legalità repubblicana. questi i motivi delle nostre perplessità. ci sembra che, come nel caso della legge Reale e in quella della riforma carceraria , la sinistra nel suo complesso — e in particolare il partito comunista — sia in questo momento disposta a svendere il patrimonio delle lotte democratiche di questi anni: lotte democratiche che pure hanno visto come protagonista il partito comunista . non ci sembra sicuramente sodisfacente la contropartita che avete ottenuto: la caduta della discriminazione a sinistra. questi motivi di perplessità li abbiamo avuti non solo per questo provvedimento, ma anche per altri. ci sembra che si voglia salvare, rispetto alla necessità di accordo e in cambio di presupposte modificazioni del quadro politico , a tutti i costi questo tipo di rapporto con la Democrazia Cristiana , usando anche degli alibi, come quello relativo alle « Brigate Rosse » , che sono, a volte, grandemente mistificatori. non ne discutiamo l' esistenza, ma affermiamo che usarle come alibi per tutti e per tutto, per un aggravamento dei temi dell' ordine pubblico , delle misure di ordine pubblico interno, come abbiamo visto nell' accordo di programma, sia abbastanza mistificatorio. vorrei ora riassumere gli obiettivi o comunque le linee che reggono la nostra azione. anzitutto, la creazione del solo servizio segreto di controspionaggio militare. in secondo luogo, il divieto di costituzione di servizi interni che operino extra legem per finalità che sono costituzionalmente demandate agli organi giudiziari. in terzo luogo, l' obbligo del servizio di riferire subito al magistrato su ogni reato di cui venga a conoscenza, fatta esplicita l' autorità e la decisione del presidente del Consiglio . di questo punto vedremo poi la formulazione perché, a nostro avviso, esso si presta a diverse interpretazioni: non esiste più l' obbligo di rapporto, ma solo quello di collaborare e non si capisce se occorre una comunicazione preventiva oppure aspettare che sia la magistratura a chiedere informazioni. questo lo vedremo specificamente in sede di esame degli articoli. si impone poi una precisa definizione del segreto di Stato , che deve attenere solo ad atti ed informazioni la cui diffusione sia idonea a recare danno alla sicurezza esterna dello Stato democratico , sempre che si tratti di segreti militari o diplomatici, relativi questi ultimi a trattative in corso . altro punto fondamentale è la responsabilità politica del presidente del Consiglio sull' attività del servizio, chiara, definita e non parcellizzata in mille cose. è necessario inoltre stabilire il potere della magistratura di accedere anche ai segreti di Stato quando questi appaiano rilevanti per il procedimento giudiziario, anche in contrasto con l' opposizione del segreto stesso da parte del presidente del Consiglio . in un emendamento che presentiamo e sottoponiamo alla riflessione dei colleghi, proponiamo poi che non si possa opporre la segretezza ad ogni singolo componente del comitato parlamentare e non solo al comitato nel suo complesso. queste proposte sono, a nostro avviso, coerenti rispetto ad una logica che tende a non lasciare pericolose zone d' ombra, e a stabilire che i servizi di sicurezza siano sottoposti sì a questa legge, ma anche alle altre ed in particolare a quella penale dello Stato. riteniamo di dover assumere responsabilmente questa posizione, perché il paese e l' opinione pubblica possano valutare se ci troviamo di fronte ad un avanzamento delle posizioni della sinistra su temi di tanta importanza e di tanta gravità o piuttosto dinanzi ad un arretramento, che il paese sarà ancora una volta chiamato a pagare, non solo con la strage di legalità, che è abbastanza evidente, ma con una strage di vite umane , come storicamente si è verificato. noi riteniamo non sia sufficiente affermare, come è stato fatto questa mattina, che la materia è così delicata e complessa che di fatto nessuna legge può essere di per sé garanzia di corretto funzionamento democratico. siamo invece dell' avviso che di fatto la materia sia complessa, ma questo non ci pare possa costituire un alibi sufficiente per fare una pessima legge. non si può dire: poiché è difficile stabilire con precisione certe cose, lasciamole indeterminate. noi riteniamo necessario uno sforzo, non solo per fissare le competenze dei servizi segreti , ma anche i mezzi e gli strumenti che possono essere usati. non basta dire che il personale dei servizi segreti deve rispondere ai valori di fedeltà alla Costituzione repubblicana. è una dichiarazione che lascia il tempo che trova e che non dà sufficienti garanzie, anche perché non ho capito chi verifica i valori di fedeltà alla Costituzione repubblicana. per l' obiezione di coscienza avete preteso una commissione, che fra l' altro non ha funzionato mai. 11 problema qual è? non ho queste preoccupazioni; però è anche vero che dire in un testo legislativo che il personale dei servizi segreti deve rispondere ai valori di fedeltà alla Costituzione repubblicana, a parte l' essere una declamazione abbastanza demagogica, non ha possibilità di un riscontro reale. si è detto che non è sufficiente la legge di per sé, che occorre un controllo reale e puntuale del Parlamento e dell' opinione pubblica ; ma questo non mi pare sia una giustificazione, un alibi sufficiente a fare una legge che non definisce le competenze, i mezzi e gli strumenti che possono essere usati e che non chiarisce — fatto estremamente grave — che il personale dei servizi segreti deve rispettare non solo questa legge, ma anche le altre dello Stato, in particolare quella penale.