Luigi BERLINGUER - Deputato Astensione
VII Legislatura - Assemblea n. 163 - seduta del 14-07-1977
Sull'accordo programmatico tra Governo e i sei partiti
1977 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 163
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , da nessuna parte e tanto meno da coloro che si sono dichiarati avversari aperti dell' accordo realizzato fra tutti i partiti costituzionali viene negato che si tratti di uno dei fatti più importanti della vita pubblica italiana degli ultimi anni. generale è il riconoscimento della novità del fatto, e questa novità è stata colta non soltanto dall' opinione pubblica del nostro paese, ma anche da osservatori, esponenti politici e organi di stampa stranieri. vi sono, invece, critiche e riserve, oltre che sul significato politico e sui contenuti dell' accordo, sul metodo seguito per giungere alla sua approvazione e sulle procedure adottate per portarlo in Parlamento. i critici dell' accordo si sono lasciati andare all' uso di accuse pesanti, quanto infondate ed improprie, parlando di espropriazione del Parlamento, di svuotamento delle sue prerogative e, persino, da parte di uno dei membri della direzione della Democrazia Cristiana , di disdoro per le istituzioni. la nostra convinzione — e ritornerò tra breve su questo punto — è che in realtà un' intesa tra tutte le forze costituzionali, senza più discriminazioni, quale quella realizzata, sia una condizione essenziale per ridare prestigio, vigore ed efficacia a tutte le istituzioni dello Stato, a cominciare dal Parlamento. quanto al metodo che è stato di fatto seguito per giungere all' accordo, nessuno dei suoi critici ne ha indicato un altro possibile. del resto, una volta che i partiti costituzionali avevano convenuto sulla necessità di cercare un' intesa sulle questioni più gravi e assillanti che travagliano il paese, che cos' altro avrebbero dovuto fare se non incontrarsi per confrontare le proprie proposte e compiere uno sforzo concorde per trovare soluzioni comuni? questa strada, fatta di consultazioni, di incontri, di trattative, era un passaggio obbligato. non hanno dunque giustificazione, secondo noi, riserve e critiche su questo punto; riserve e critiche sono invece in parte giustificate per ciò che riguarda l' andamento e i tempi della trattativa, che ha avuto inutili lungaggini. vi sono state, ad esempio, fasi puramente ripetitive e si è trascinato a lungo il metodo degli incontri bilaterali, che poteva invece essere ridotto al minimo per passare assai più presto di quanto sia avvenuto agli incontri collegiali, prima sulle singole materie e poi di ordine generale. questo andamento, a volte defatigante, della trattativa, che ha dato adito in certi momenti a sensazioni sgradevoli in certi strati dell' opinione pubblica e che noi stessi abbiamo spesso denunciato è stato conseguenza, in primo luogo, di una esigenza interna della Democrazia Cristiana , date le resistenze di suoi gruppi e correnti che erano ostili o recalcitranti all' idea stessa dell' accordo; ma non sarebbe obiettivo misconoscere che la laboriosità della trattativa è stata dovuta anche alla difficoltà di trovare soluzioni realistiche ed efficaci per problemi giunti ad uno stadio quanto mai intricato. inoltre, se ci si distacca un po' dalla cronaca e si guarda alle cose con una visione prospettica di più ampia gittata, penso si debba ammettere che due o tre mesi di trattative non siano stati poi troppi per ritrovare un colloquio e un accordo che erano stati per trent' anni impediti da divisioni, discriminazioni, chiusure, diffidenze. circa le procedure attraverso cui l' accordo raggiunto è venuto in Parlamento, la nostra opinione è che diverse vie erano possibili. dato il rilievo e la novità di un accordo programmatico elaborato di concerto fra la Democrazia Cristiana e i partiti che hanno consentito, con l' astensione, la nascita e l' attività dell' attuale Governo, la via più logica ed ovvia sarebbe stata l' apertura di una crisi governativa . nell' ultima riunione collegiale siamo stati noi a prospettare l' eventualità di questa procedura, avvertendo tuttavia che essa sarebbe stata praticabile solo se tra tutti i partiti vi fosse stata un' intesa che consentisse una crisi rapida e uno sbocco di essa concordato. è apparso però chiaro che le posizioni dei partiti sulla soluzione da dare ad una crisi di Governo erano assai difformi. ma poiché tutti i partiti, compreso il nostro, erano concordi nel ritenere dannosa, per la situazione del paese, l' apertura di una crisi dall' esito incerto ed oscuro, e quindi anche di chissà quale durata, si sono prese in esame altre procedure. una di queste avrebbe potuto essere — né noi l' abbiamo scartata — l' apertura di un dibattito su dichiarazioni del Governo , con il conseguente pronunciamento su di esse dei vari gruppi parlamentari . l' altra, che ha raccolto i maggiori consensi, tra cui il nostro, è quella che stiamo attuando: presentazione di una mozione firmata dai rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari dei partiti che hanno sottoscritto l' accordo (mozione nella quale sono stati compendiati i punti illustrati, a nome di tutti, dall' onorevole Galloni e che sono ormai agli atti della Camera), dibattito su questa mozione, valutazione e impegni su di essa da parte del Governo, sua votazione. la ragione che ci ha fatto alla fine preferire questa soluzione (che anche il presidente della Camera ha giudicato corretta) è che con essa si ribadisce e si sottolinea con un atto del Parlamento lo spirito di solidarietà e l' impegno concorde che i partiti hanno espresso con l' accordo, pur senza coprire le loro riserve su specifici punti dell' intesa e le loro diverse visioni circa le prospettive politiche e l' assetto del Governo. e ciò vale, come preciserò tra poco, anche per il nostro partito. se poi si guarda oltre gli aspetti formali e procedurali, ancor più evidente appare il carattere pretestuoso di certi lamenti per i danni che l' accordo tra i partiti arrecherebbe alla vita delle istituzioni. come non rendersi conto che in realtà la causa prima delle disfunzioni, della diminuita vitalità delle nostre libere istituzioni è consistita in un indirizzo politico che aveva come presupposto la discriminazione contro una forza, quale il partito comunista , che ha così largamente contribuito a fondare il nostro Stato democratico ? per quanto tempo governi, maggioranze, organismi parlamentari, leggi sono stati fatti sulla base di una concezione della democrazia monca, zoppa, delimitata, in quanto imperniata su una predeterminata assegnazione di ruoli ai singoli partiti e in base alla quale il nostro partito doveva rimanere sempre all' opposizione? nessuno tra quanti oggi levano alte grida perché l' accordo tra i partiti soffocherebbe, secondo loro, la dialettica parlamentare protestò o mosse un dito contro quella concreta e pesante limitazione della vita del Parlamento e delle altre istituzioni rappresentative che si esprimeva nella pregiudiziale anticomunista. quella pregiudiziale non è ancora del tutto scomparsa, ma è proprio dal momento in cui, con la crisi del centrosinistra, essa veniva via via, attenuandosi e si affermava la necessità di ristabilire un rapporto positivo con il partito comunista , e proprio da quel momento che si è avuta una più libera e costruttiva dialettica in tutte le assemblee rappresentative. questo processo di superamento della preclusione contro il partito comunista è andato avanti lentamente e a volte in modi tortuosi, singolari, non sempre aperti e dichiarati. più avanti si è andati alla realizzazione di intese con noi su scala regionale e locale. ora. si è finalmente giunti ad un accordo pubblico, a livello nazionale , tra le direzioni di tutti i partiti costituzionali. questo è un reale passo avanti, anche rispetto alla situazione creatasi dopo il 20 giugno dell' anno scorso , nella quale si era dovuto riconoscere che non era possibile costituire un Governo che avesse all' opposizione il partito comunista italiano, senza però dar luogo ad una trattativa collegiale per la definizione di un programma. con l' accordo ora realizzato, pur restando in carica il Governo nato dal 20 giugno e pur non creandosi una nuova maggioranza, si introduce un mutamento nei rapporti finora esistiti tra i partiti e tra questi e il Governo. una delle differenze sta nel superamento di un rapporto puramente bilaterale tra il Governo e i singoli partiti. l' attuazione dell' accordo, in quanto esso è il risultato di una elaborazione collegiale e di impegni comuni, richiede necessariamente una più stretta e continua collaborazione tra i partiti firmatari ed i loro gruppi in Parlamento e tra essi e il Governo nel suo complesso. ciò dovrebbe portare ad un rinvigorimento dell' azione del governo , ma anche ad una sua più elevata responsabilità collegiale, sì da scoraggiare comportamenti di singoli ministri che mettano i partiti che hanno concordato il programma e il Governo stesso di fronte a fatti compiuti in contrasto con lo spirito ed il testo degli accordi. qualcosa muta rispetto a ieri nella posizione stessa della Democrazia Cristiana . essa si trova nella condizione di essere parte dell' insieme delle forze politiche che hanno sottoscritto l' accordo, e perciò è tenuta anch' essa a lavorare con gli altri partiti contraenti e ad impegnarsi per garantire il rispetto e l' attuazione dei punti concordati. da ciò che ho detto finora, onorevoli colleghi , risulta che noi non condividiamo il giudizio di coloro che affermano che l' accordo lascia del tutto immutati i rapporti politici quali si erano configurati all' indomani del 20 giugno. un cambiamento vi è, anche se esso è solo iniziale e parziale. non è, infatti, quello che dovrebbe essere per rispondere pienamente alle necessità profonde del paese. non siamo ancora a quella che noi chiamiamo « svolta » , e cioè ad una coalizione, di Governo della quale facciano parte, insieme, i due partiti del movimento operaio . qui è il limite, qui sta l' incongruenza, e qui si apre una contraddizione che non potrà durare a lungo e che dovrà essere superata andando avanti, in modo da liquidare definitivamente quella pregiudiziale anticomunista che non è ancora del tutto scomparsa. in ogni fase dei colloqui con i partiti e davanti al paese noi abbiamo riaffermato che questo resta il nostro obiettivo principale. anche i compagni socialisti hanno insistito con forza sulla necessità di dar vita ad un Governo di emergenza o, quanto meno, ad una maggioranza parlamentare costituita dai partiti che avessero sottoscritto l' accordo. è della Democrazia Cristiana la responsabilità principale di non essere giunti a questa soluzione politica e governativa. con ciò non si vuole dire che la Democrazia Cristiana sia restata immobile sulle posizioni politiche sulle quali si era attestata all' indomani del 20 giugno. dopo l' iniziativa presa nel marzo dai compagni socialisti, l' attuale gruppo dirigente del partito democristiano ha realisticamente riconosciuto la necessità e l' opportunità di accordi programmatici anche con noi, ed ha compiuto un suo sforzo per raggiungere un' intesa accettabile da tutti. ma non è stato in grado, tuttavia, di trarne coerentemente le conseguenze politiche che ne sarebbero dovute discendere. ad un certo punto — è vero — sono apparse posizioni di alcuni dirigenti democristiani che lasciavano arguire la possibilità di soluzioni più congrue sul terreno parlamentare e dell' assetto governativo. ma poi queste posizioni sono rientrate per l' evidente azione di forze che non solo negli organi dirigenti della Democrazia Cristiana , ma anche in altri suoi settori, centrali e periferici, hanno badato e badano soltanto a salvaguardare ristretti interessi di partito e di potere, o a puri, calcoli elettorali, o hanno soggiaciuto all' azione di quelle forze che più profondamente resistono o paventano qualsiasi sviluppo innovatore. se non si tiene conto di questo panorama di contrasti economici, sociali, politici e di potere, che si agitano nell' interno del paese e che hanno fatto da sfondo alla trattativa, che hanno fatto sentire su di essa il loro peso e l' hanno perciò resa più faticosa, non si può nemmeno comprendere perché la trattativa stessa e la sua conclusione, nonostante i limiti, costituiscono, un fatto positivo. positivo per chi? il metro con cui noi misuriamo l' esito complessivo della trattativa non è un metro di partito. da un punto di vista di partito, sapevamo e sappiamo che il raggiungimento di un accordo, se da una parte avrebbe rappresentato indubbiamente un successo di quella tenace politica di ampia unità che seguiamo da tanti anni, dall' altra parte avrebbe posto problemi più ardui e complessi alla nostra iniziativa. il metro di giudizio è rappresentato dagli interessi del paese. e da questo punto di vista l' accordo sembra a noi positivo per due motivi principali. innanzitutto perché esso indica misure e orientamenti che, se attuati coerentemente e rapidamente, consentono di avviare ad una soluzione giusta una serie di problemi tra i più assillanti. in secondo luogo perché, in una temperie così tormentata della vita del paese, e di fronte a potenti spinte disgregatrici che si vengono sempre più manifestando in ogni campo, l' accordo dà un segnale e imprime un impulso nel senso della solidarietà, della responsabilità, della ricomposizione di uno spirito unitario delle masse popolari e della nazione. perché le spinte disgregatrici sono divenute così diffuse, così devastanti e persino, per certi aspetti, furiose al punto da venarsi di follia? perché, anche in relazione alla crisi profondissima che colpisce l' intera economia mondiale, si manifestano oggi, in tutta la compagine sociale italiana, le conseguenze di uno sviluppo economico che per anni ha accumulato ingiustizie, distorsioni, squilibri, parassitismi, privilegi, sprechi. lo Stato e i poteri pubblici, lungi dal contrastare e correggere tale tipo di sviluppo, lo hanno assecondato e protetto con pratiche sperperatrici inique e clientelari. molte forze politiche , molte, organizzazioni o formazioni sociali hanno contribuito a determinare tutti questi mali di cui soffre oggi la nostra Repubblica. nessuno è del tutto esente da responsabilità. ma è innegabile che la responsabilità fondamentale è del partito democristiano , che è stato il massimo artefice di quella forma di potere politico , di direzione della cosa pubblica e di gestione degli affari dello Stato, dell' economia e della società che fanno venire alla luce tutti i propri vizi ed al tempo stesso il loro esaurimento. è vero che in questo stesso periodo la democrazia, respinti con grandi battaglie popolari gli attacchi diretti alle conquiste della Resistenza e della Costituzione, si è sviluppata ed ampliata, tanto da fare dell' Italia un paese dove, forse più di ogni altro, vivace, ricca, libera ed estesa è la vita democratica . ma una tale espansione, abbandonata a se stessa , mancando al paese una prospettiva unificante ed una guida politica unitaria, rischia, ormai, di generare dal suo stesso seno ulteriori germi di dissoluzione e cioè nuove spinte particolaristiche, corporative ed individualistiche. la democrazia rischia, dunque, di corrompersi, di degenerare nell' anarchia, nella perdita di ogni senso di solidarietà, nel caos, creando così le condizioni di una restaurazione autoritaria. già da anni sono all' opera forze e centri di eversione variamente mascherati che, proprio per questo fine, lavorano con tutti i mezzi, anche quelli più infami. anche in questi giorni abbiamo avuto gli attentati rivolti in modo particolare contro esponenti della Democrazia Cristiana ; ai colleghi della Democrazia Cristiana desidero esprimere, a tale proposito, la piena solidarietà del nostro partito. eccezionale è stata la tenuta del paese di fronte alle prove tremende di questi ultimi anni di crisi economica e sociale, di trame antidemocratiche, di crociate integralistiche e di deflagrazione del terrorismo. il nerbo di questa tenuta sono stati la classe operaia , le classi lavoratrici , i loro sindacati unitari, i loro partiti. ma sul paese continua ad incombere la minaccia di rischi supremi che mettono in forse le stesse condizioni elementari di sviluppo economico , di una vita democratica , di una ordinata convivenza civile. vi è — dovrebbero chiedersi i cittadini di tutte le categorie, tutto il personale politico — la piena coscienza della gravità estrema di questi rischi? a me non sembra, e questa insufficiente consapevolezza è anche la conseguenza di una struttura economica e sociale e di una conformazione e gestione del potere politico che hanno portato al primato dei particolarismi sull' interesse generale, al prevalere delle convenienze private su quelle pubbliche, di quelle di categoria su quelle di classe, di quelle di gruppi di pressione e delle clientele sugli interessi dello Stato. al vertice di questa piramide sociale vi è l' egoismo esoso di gruppi ultraprivilegiati che non vogliono mollare un' oncia delle loro ricchezze. alla base vi sono moltitudini di sfruttati, di diseredati, di cittadini che non hanno nemmeno un lavoro. è in questa situazione che si colloca l' accordo fra i partiti costituzionali. con esso non viene ancora sodisfatta l' esigenza di fondo di dare al paese una nuova guida unitaria, democratica e rinnovatrice, ma esso costituisce, di per sé, un atto politico ed anche morale, che dà un colpo d' arresto al dilagare della disgregazione e dei particolarismi e contiene un messaggio che stimola ed incoraggia le energie unificanti del paese. ciò corrisponde ad una esigenza oggettiva, ma corrisponde anche e dà corpo — a me sembra — ad una tendenza che nel profondo vive nel paese e che, negli ultimi anni, non ha cessato di manifestarsi e di crescere. una tendenza che respinge la spaccatura e lo scontro e vuole invece l' intesa, la collaborazione, la solidarietà, la realizzazione di accordi necessari per fare qualcosa di utile e di giusto, per risolvere i problemi e non lasciarli marcire. il fatto che questo messaggio di concordia — sia pure di una concordia discors — sia frutto dell' iniziativa dei partiti, non giustifica i lagni qualunquistici e reazionari sulla cosiddetta partitocrazia, che tornerebbe ad insidiare le istituzioni. il sistema democratico italiano ha, fra i suoi pilastri, i partiti, assunti nella loro diversità e pluralità a dignità costituzionale. la dialettica tra i partiti dà linfa alle istituzioni; ma essa non esclude, anzi comporta, specie in determinate fasi e momenti, l' accordo e l' intesa. essere riusciti, in questo periodo, a superare difficoltà, timori, diffidenze, ed avere raggiunto un accordo, credo sia un titolo di merito che i partiti hanno acquisito dinanzi al paese. noi ci auguriamo che anche e proprio per avere compiuto questo primo atto, i partiti siano agevolati ad incamminarsi sulla via del rinnovamento di se stessi , a liberarsi cioè da quei vizi e ritardi che sono specifici, che sono propri di ciascuno. ho cercato di spiegare, onorevoli colleghi , i motivi di ordine generale che ci conducono a riconoscere il valore positivo del fatto stesso che sia stato possibile raggiungere un accordo, che, pur entro i limiti noti, esprime un impegno solidale dei partiti democratici in un momento grave della vita nazionale. ma l' accordo, ovviamente, va giudicato anche nei suoi specifici contenuti, e per le scelte concrete che con esso si compiono, che si traducono in indicazioni di indirizzi generali da seguire in vari campi, in proposte di provvedimenti legislativi di riforma, in misure che appartengono alla sfera di competenza dell' Esecutivo e dell' amministrazione pubblica . anche sotto questo riguardo la nostra valutazione è, nel complesso, positiva. il programma concordato non è, ovviamente, il nostro programma di partito; esso è il frutto di una trattativa che costituisce il punto di incontro e di compromesso tra posizioni in partenza diverse. questo punto di incontro è stato raggiunto attraverso gli sforzi di tutti, e quindi nessuna forza politica può vantarsi di aver imposto agli altri i suoi punti di vista . per quello che ci riguarda, possiamo dire di non aver fatto, nel corso delle trattative e a conclusione di esse, concessioni incompatibili con le nostre posizioni di principio o con le impostazioni programmatiche che da anni veniamo sostenendo. il documento che è venuto fuori e che tutti voi conoscete è dunque un documento di carattere composito: vi si possono trovare indirizzi di Governo di carattere generale ; vi sono anche alcuni impegni di natura istituzionale e vi sono poi indicazioni puntuali di leggi da approvare per varie materie ed affermazioni che devono tramutarsi in misure amministrative. nonostante questo carattere composito, il documento ha un senso generale e complessivo di rigore, di severità e di innovazione. non intendo soffermarmi nel merito delle diverse questioni; voglio solo indicare, a titolo di esempio, alcuni punti che a noi sembrano particolarmente rilevanti e significativi. si prenda la questione, che in questo momento è la più complessa e sulla quale tornerò più avanti, del trasferimento alle regioni ed ai comuni di poteri e funzioni dello Stato. di che cosa abbiamo discusso e trattato? non soltanto dell' applicazione della Costituzione in tutti i suoi aspetti (cosa importante, anzi decisiva), ma anche del rapporto tra lo Stato democratico e le sue articolazioni, regionali e locali; non già, nello spirito dell' accordo, secondo una visione meschina e rissosa, in una sorta di gara tra chi non vuole cedere i suoi poteri centralizzati e chi invece rivendica una maggiore autonomia di poteri e di funzioni, ma nel quadro di una concezione unitaria tra poteri centrali, regioni e comuni, per affrontare insieme e con una convergenza di obiettivi la crisi che travaglia il paese. la novità dell' intesa su questo punto sta nel delineare un sistema di competenze e di funzioni che, senza far venir meno gli insostituibili compiti di direzione e di coordinamento del Governo e dell' amministrazione centrale dello Stato, esalti le capacità di iniziativa e di azione delle regioni e dei comuni e quindi contribuisca ad accrescere lo sforzo comune in una direzione unitaria e non di conflittualità. in questo quadro è importante che l' intesa riconosca — ed era, tempo — che la finanza pubblica comprende anche la finanza locale e che sancisca l' impegno a realizzare con una politica di rigore e di qualificazione della spesa il consolidamento del debito complessivo e con una diversa ripartizione delle risorse, l' obiettivo del pareggio dei bilanci degli enti locali e delle loro aziende. nella politica economica , le novità più rilevanti mi sembrano quelle relative agli elementi di programmazione per l' industria, per l' agricoltura, per il Mezzogiorno. certo, in questa parte economica molte indicazioni sono rese obbligate dalla gravità della situazione e della crisi economica e finanziaria del paese. ma quando si indica, per esempio, affermando la necessità di una riduzione della spesa pubblica , l' obiettivo di una sua qualificazione in senso meridionalistico, si compie una scelta innovativa, dato che finora ogni riduzione si è realizzata in gran parte a danno delle regioni meridionali . rilevante è anche, nella parte economica e sociale del documento, l' impegno contenuto per la trasformazione dei contratti agrari. per la scuola e per l' università, valida e giusta mi sembra sia l' indicazione di una qualificazione e serietà negli studi, come atti irrinunciabili della necessaria azione riformatrice. l' esigenza di una programmazione per l' università e del pieno tempo per i docenti, mi sembra che vada in questa direzione, e deve essere alla base della riforma della stessa università. per ciò che riguarda le nomine dei dirigenti degli enti pubblici , con l' accordo raggiunto si comincia a intravedere la via — sappiamo che sarà faticosa — per superare quel regime di accaparramento e di spartizione di posti e di incarichi che ha dato luogo in tutti gli anni passati a gravi episodi di malcostume e di corruzione e che tanti danni ha arrecato alla nostra economia e al nostro regime democratico. la novità dell' accordo per i problemi dell' ordine pubblico sta nell' aver unito le necessarie misure di prevenzione — necessarie ed indispensabili, nella situazione di emergenza che vive il paese, eppur tutte rispettose delle garanzie costituzionali — ad altre misure di riforma (servizi di informazione, polizia, amministrazione giudiziaria) e, soprattutto, all' affermazione, di nuovo e grande rilievo politico, della necessità della collaborazione, per la difesa dell' ordine democratico tra le forze di polizia , le istituzioni rappresentative e i movimenti popolari e democratici. nuovo è anche, infine, l' impegno assunto dai partiti democratici di affrontare, con un complesso di iniziative adeguate, i problemi, divenuti così brucianti della condizione giovanile e di quella femminile. salvo che per l' accenno relativo al sistema proposto per la elezione della rappresentanza italiana al Parlamento europeo , nell' accordo non vengono trattate questioni di politica estera , eppure ciò sarebbe stato possibile giacché negli ultimi anni le posizioni dei vari partiti democratici sulla politica estera che era stata nel periodo della guerra fredda uno dei pomi maggiori di discordia, si sono andate avvicinando, essendo emersa in tutti la convinzione che il presente e l' avvenire dell' Italia sono affidati, in misura decisiva, all' affermarsi e al rafforzarsi di una politica di distensione, di una riduzione degli armamenti, che vanno correndo a ritmi sconosciuti in tutto il periodo seguito alla seconda guerra mondiale , di allargamento e intensificazione degli scambi, di cooperazione. comunque, il fatto che un così ampio schieramento di partiti si sia impegnato a procedere insieme per risolvere problemi urgenti e di rilievo nel senso del risanamento economico e del consolidamento delle istituzioni democratiche, offre all' estero un' immagine più positiva del nostro paese e, quindi, apre all' Italia maggiori possibilità di iniziativa e di azione in campo internazionale . per quanto ci riguarda, è noto che noi non mettiamo in discussione l' appartenenza dell' Italia alle alleanze internazionali di cui è parte, ma vorrei riaffermare anche che uno degli obiettivi principali per cui continueremo a batterci è quello di una politica estera che porti il nostro paese ad essere tra i promotori più conseguenti di un' opera che faccia ritrovare all' Europa occidentale e alla stessa Comunità Europea un incisivo ruolo mondiale. vogliamo, una Europa che faccia una politica di amicizia verso gli USA e l' Unione Sovietica , verso ogni altro paese del mondo, ma che affermi una propria autonomia ed eserciti una sua funzione nello sviluppo di rapporti internazionali. ma ciò richiede profondi rinnovamenti negli assetti dei singoli paesi e nelle istituzioni europee, e quindi l' avvento di nuove forze politiche e sociali alla loro direzione. signor presidente , onorevoli colleghi , ho più volte ricordato quali e quante difficoltà, resistenze, avversità, si siano incontrate lungo la via che ha portato alla realizzazione dell' accordo. questa prima battaglia politica è stata vinta; ma sta davanti a noi una seconda e ancora più impegnativa battaglia: quella per l' attuazione completa e tempestiva dei punti di programma concordati. molte voci si sono levate a sollevare dubbi sulle possibilità che l' accordo sia realizzato davvero. c' è chi avanza queste perplessità essendosi assegnato la parte del cinico e dello scettico verso tutto e verso tutti, ma c' è anche chi, ammaestrato da esperienze passate, teme che esse si ripetano; c' è infine una diffidenza legittima e sana di vasti strati popolari, diffidenza (non lo dimentichino i colleghi della Democrazia Cristiana ) che mi pare si rivolga soprattutto verso il loro partito. di fronte a questi dubbi, timori e diffidenze, noi comunisti non ci assumiamo certo il ruolo di alimentare illusioni. cinici, scettici, non potremo certo esserlo mai, perché siamo comunisti e crediamo appassionatamente e razionalmente nelle nostre idee e nella capacità degli uomini di associarsi per far prevalere il bene e la giustizia. ma, proprio perché da rivoluzionari capiamo che il bene può avanzare ed affermarsi solo attraverso lotte tenaci, sappiamo che la vigilanza, l' iniziativa, la lotta, sono indispensabili per assicurare l' attuazione dell' accordo. crediamo di avere ben presenti le innumerevoli difficoltà oggettive che insorgeranno e quelle che da molte parti verranno frapposte per impedire che l' accordo sia operante in ogni, sua parte, o addirittura per farlo saltare. già se ne sono avute le prime avvisaglie. le resistenze non vengono, non verranno solo dagli avversari aperti dell' accordo, interessati a far fallire tutto; vi saranno anche quelle sorde, più o meno nascoste, provenienti da gruppi sociali e correnti politiche che cercheranno di svuotare l' accordo nei suoi contenuti più significativi e innovativi, e così svalutarlo di fronte all' opinione pubblica . è un fatto (di cui ci si sta rendendo conto sempre più) che l' applicazione dello accordo intaccherà determinati privilegi sociali e colpirà incrostazioni e stratificazioni di interessi particolari che non mancheranno di reagire. inoltre, la coerente attuazione dell' intesa programmatica , specie in alcuni dei suoi punti (basta pensare alla legge numero 382 e ai nuovi criteri fissati per le nomine negli enti pubblici ) comincia a scalzare in molti suoi aspetti la radicata ed estesa macchina di potere messa in piedi durante lunghi anni dalla Democrazia Cristiana , e comporta modificazioni non certo irrilevanti di metodi di governo e di sottogoverno che sono anch' essi penetrati a fondo nella gestione degli affari pubblici, sotto l' egida del partito democristiano , delle sue diverse formazioni clientelari e di suoi singoli notabili. infine, è del tutto presumibile che si svilupperanno, in varie forme, anche all' interno di alcuni partiti che hanno sottoscritto l' accordo, manovre politiche tendenti non a dare uno sviluppo più avanzato a tutta la situazione politica (obiettivo che è anche il nostro) ma a farla arretrare verso vecchie formule politiche; per esempio, tanto per essere chiari, verso soluzioni che, nella sostanza, ricalcherebbero la formula governativa e parlamentare del centrosinistra. in ultima analisi, tutte le resistenze e le manovre, già in atto e prevedibili, sono espressione del fatto che la parte più arretrata della società e del personale politico si contorce e mena colpi di coda per impedire e contrastare un corso delle cose che è andato e va avanti, sia pure attraverso sforzi durissimi, verso un obiettivo ormai maturo e necessario: la partecipazione dei due partiti del movimento operaio , in collaborazione con forze popolari di altra ispirazione, alla guida politica del paese. ogni passo che avvicina a questa meta storica provoca una somma di reazioni: da quelle più incomposte e irrazionali, a quelle che obbediscono ad una lucida determinazione conservatrice e a quelle infine, di chi si fa prendere dall' angoscia al solo pensiero che il movimento operaio non rimanga a fare sempre l' opposizione. ma vi è anche l' altra faccia della medaglia. essa è rappresentata dalla parte più avanzata della società, dalla classe operaia , da masse immense di lavoratori, di ceti medi , di giovani, di donne, che premono sempre più perché si vada avanti conseguentemente sulla via dell' avvento al potere di una nuova classe dirigente . e vi è anche una parte di uomini politici , per esempio nel partito repubblicano ma anche nella Democrazia Cristiana , che comprende come un passaggio di fase che non contrasti il corso profondo delle cose e prenda atto fino in fondo della realtà e della politica del partito comunista italiano sia ormai irrecusabile, in quanto è divenuto la condizione stessa per la salvezza della nazione e di beni che ne costituiscono un patrimonio comune. ma torniamo ancora un momento, onorevoli colleghi , al problema immediato della attuazione del programma concordato. l' onorevole Galloni ha affermato e giustamente, mi pare che non si tratta di un programma di legislatura; ha aggiunto, anzi, che esso può essere applicato nel giro di 6-12 mesi. benissimo, onorevole Galloni. anche noi non chiediamo di meglio che l' impegno di tutti renda operante l' accordo nei tempi più rapidi. attraverso lei, vorremmo prendere in parola l' intero partito democristiano , i suoi gruppi parlamentari e — voglio credere — i suoi ministri. ciò richiederà, oltre tutto, un ritmo di lavoro assai intenso del Parlamento, tanto più che esso dovrà decidere anche su questioni che esulano dagli accordi programmatici sottoscritti, ma che sono impellenti e gravi: prima fra tutte, quella di una regolamentazione civile ed umana dell' aborto. occorre agire in tempi rapidi, dunque, ma occorre anche che i punti programmatici concordati vengano applicati nella loro interezza, senza deviazioni e scarti e con piena, reciproca lealtà. questa volontà e lealtà vengono sottoposte proprio in questi giorni, in queste ore, ad una prima verifica, di fronte all' attuazione della legge numero 382, che deve completare il trasferimento alle regioni ed ai comuni delle funzioni indicate dalla Costituzione. a questo proposito ricordo a tutti i colleghi dei partiti firmatari dell' accordo e della mozione parlamentare tre fatti ben precisi. in primo luogo nel testo dell' accordo si constata che le forze politiche democratiche, « in occasione della formulazione del parere sul decreto del Governo che compete alla Commissione intercamerale per le questioni regionali sono pervenute ad una conclusione unitaria sulla base di un testo che realizza, in modo coerente la finalità della legge 382 » ; e si aggiunge che « le forze politiche dichiarano di impegnarsi, ad ogni livello di responsabilità istituzionale, per una piena assunzione dell' intesa unitaria nel provvedimento definitivo previsto dalla legge di delega numero 382 » . in secondo luogo, nonostante queste inequivocabili dichiarazioni, nel Consiglio dei ministri si sono manifestate posizioni che, su punti anche rilevanti, travisano il testo elaborato dalla Commissione intercamerale. in terzo luogo, la mozione presentata alla Camera, con la firma dei presidenti dei gruppi di tutti i partiti protagonisti dell' accordo, impegna il Governo « ad una attuazione della legge numero 382 che, sulla base delle conclusioni definitive cui perverrà la Commissione interparlamentare per le questioni regionali » (presso la quale è tornato in discussione il testo del provvedimento) « definisca i rapporti tra Stato e regioni... » . qualche volta, onorevoli colleghi , non è male far riferimento anche alle espressioni testuali degli accordi raggiunti. è chiarissimo, dunque, che anche i rappresentanti della Democrazia Cristiana nella Commissione e nel Governo sono tenuti a seguire una condotta coerente con il testo dell' accordo e con la mozione parlamentare. pensiamo che al partito della Democrazia Cristiana ed mai suoi rappresentanti nel Governo non sfugga l' importanza politica della dimostrazione di coerenza e di lealtà che sono chiamati a dare su questo problema, determinante banco di prova che si presenta a due settimane dalla firma dell' accordo. pensiamo anche che essi si rendano conto delle serie conseguenze politiche di un atteggiamento che dimostrasse il contrario. la lealtà nel rispetto degli impegni assunti è dunque una necessità fondamentale. ma appartiene allo spirito dell' accordo ed è condizione pratica della sua realizzazione che, nei rapporti tra i partiti, tra i gruppi parlamentari , e con il Governo, operi un metodo fondato su tutte quelle consultazioni che si renderanno opportune per garantire la migliore soluzione dei problemi che via via insorgeranno. a chi si chiede se anche questo accordo finirà nel nulla, snaturato dalle manovre e dalle insidie dei suoi avversari, o arenato nelle secche della routine e dei rinvii, noi non rispondiamo con una acritica fiducia, ma rispondiamo chiamando i cittadini a vigilare e ad intervenire per sventare le manovre ritardatrici e sabotatrici e per esigere l' attuazione dell' accordo, nel suo spirito e nella sua lettera. la partecipazione di un partito come il nostro alla conclusione di un accordo con gli altri partiti porta tra le altre, questa distintiva novità: la presenza del partito comunista fa sì che i rapporti politici non si esauriscano negli incontri e nelle verifiche tra i rappresentanti dei partiti e nel lavoro del Parlamento, ma si arricchiscano e si allarghino attraverso un legame vasto e diretto dei partiti con le masse popolari , delle istituzioni con il paese. questo è l' apporto che noi diamo alla concezione ed alla vita della democrazia, la quale non può essere fatta solo del rispetto rigoroso di determinate regole costituzionali e non può ridursi unicamente alle consultazioni elettorali ed alla dialettica nelle assemblee rappresentative, ma deve alimentarsi e svilupparsi attraverso movimenti reali di lavoratori e di popolo. e in questo senso la presenza e l' iniziativa del partito comunista può sollecitare anche altri partiti a stabilire nelle forme e nei modi rispondenti alla loro peculiare identità, più ampi e fecondi rapporti con i cittadini. in ogni caso, ed anche da questa tribuna, noi chiamiamo i lavoratori e i cittadini a non restare passivi (una certa passività vi è stata, dopo il 20 giugno), a prendere conoscenza dei contenuti dell' accordo, a stimolare e controllarne passo passo l' attuazione, ad esercitare la loro pressione democratica perché il paese ne ricavi tutti i frutti possibili. oltre che assolvere il compito di farsi promotrici di questa partecipazione e mobilitazione delle masse popolari in forme democratiche, noi chiediamo a tutte le organizzazioni del nostro partito di svolgere in altro importante lavoro specifico: quello di compiere ogni sforzo, con tenacia e con mente aperta, per attenuare progressivamente le diffidenze reciproche che si sono sedimentate per lunghi anni alla base dei partiti, tra i loro iscritti, i loro elettori, i loro quadri dirigenti. in conclusione, onorevoli colleghi , mi pare di aver reso chiaro che il partito comunista farà quanto è nelle sue possibilità, impegnerà tutte le sue forze in Parlamento e nel paese, per l' attuazione piena e leale dell' accordo e perché da esso il popolo italiano tragga motivi di fiducia, e non di nuove delusioni. tuttavia né i nostri sforzi, né quelli che compiranno certamente altre forze, possono dare la sicurezza che l' accordo andrà a buon fine. in ogni caso il nostro partito saprà trovare le iniziative adeguate ad ogni situazione per proseguire la sua politica unitaria, democratica, rinnovatrice.