Marco PANNELLA - Deputato Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 161 - seduta del 12-07-1977
Ratifica ed esecuzione degli Atti internazionali firmati a Parigi il 23 ottobre 1954
1977 - Governo Scelba - Legislatura n. 2 - Seduta n. 245
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , credo che il richiamo al regolamento posto dal collega Delfino, sul quale abbiamo avuto già occasione in sede di conferenza dei capigruppo di avere un primo scambio di idee, non solo sia manifestamente fondato, ma ci ponga un problema che evidentemente va al di là della consueta situazione in cui si vengono a porre i richiami al regolamento . è indubbio, signor presidente , che la lettera e lo spirito dell' articolo 110 del regolamento. sono inequivoci. è indubbio che qui si tenta, quanto meno, di innovare. è indubbio che tutti gli studi (li abbiamo richiesti agli uffici), tutte le interpretazioni, tutto quel tanto di dottrina che si applica a questo articolo — e non ce n' è molta, perché fino ad adesso non ha dato mai luogo a contestazioni — sottolineano una caratteristica centrale di ancoraggio del Parlamento alle sue proprie responsabilità e funzioni: oggi dobbiamo dunque chiederci quale sia l' innovazione e perché. si potrebbe altrimenti anche essere corrivi e dire che si sta compiendo un precedente tenue, e non instaurando una prassi, visto che ci vorrebbero altri esempi di questo genere perché si possa parlare di prassi. il collega Delfino ha ricordato le interpretazioni che vi sono sul significato di questo articolo. ma io, signor presidente , vorrei aggiungere un' osservazione: che cosa non può non voler significare la dizione dell' articolo 110: « un presidente di gruppo o dieci deputati possono presentare una mozione al fine di promuovere una deliberazione dell' Assemblea su un determinato argomento » ! il termine « determinato » può significare tutto: possiamo essere estremamente larghi nell' interpretarlo; lo stesso vale per la parola « argomento » . di una cosa siamo però sicuri: che questa dizione, cioè, viene usata per scartare dalla mozione la politica generale e programmatica. questo è l' unico limite certo che è posto. perché nell' articolo 110 si fa riferimento ad « un determinato argomento » ? perché si vuole, ancora una volta, sottolineare la realtà costituzionale, che è prassi inequivoca da trenta anni, per la quale il diritto di iniziativa programmatica e di politica generale appartiene ed è appartenuto — senza mai contestazione alcuna — all' Esecutivo, al Governo. quindi, in questo caso, andremmo ad innovare, ma in un campo in cui non lo si può fare, signor presidente , almeno così mi pare! sì, signor presidente ; infatti le ho preannunciato che l' aspetto costituzionale di questo problema lo tratteremo a parte. mi consenta, però a questo punto, di sottolineare che « un determinato argomento » può significare qualsiasi cosa, tranne la politica di programma e le linee generali programmatiche. ribadire in questo momento, in forma incidentale, che dalla dottrina e dalla prassi questa facoltà è attribuita al Governo, non mi pare significhi sconfinare dalla specificità del richiamo al regolamento . c' è da chiedersi, signor presidente , perché facciamo questo. il collega Delfino citava una interpretazione, quella contenuta nella recente pubblicazione del professor Manzella, per altro esistente anche in altre pubblicazioni ufficiali, dove abbiamo delle dizioni altrettanto inequivoche. in una pubblicazione di alcuni anni fa sul regolamento della Camera dei Deputati , c' è un saggio della dottoressa Emilia Trento Baldini , ove si afferma che « la mozione si concreta in un invito al Governo a compiere un determinato atto, a prendere una deliberazione su un certo oggetto o ad adottare una determinata condotta » . « per le sue caratteristiche sostanziali e per gli effetti che intende realizzare — si dice ancora in quel saggio — la mozione costituisce un atto di censura alla condotta generale del Governo o a quella particolare di un ministro, condotta sulla quale si sollecita il giudizio motivato dell' Assemblea » . si può essere d' accordo o meno su questa seconda parte dell' affermazione, ma si tratta di un saggio, comunque, che troviamo inserito in una pubblicazione assai autorevole della segreteria generale della Camera di dieci anni fa. nella discussione avvenuta il 17 febbraio 1971 leggo e cito: « un particolare rilievo ha assunto, da questo punto di vista , l' istituto della mozione: la mozione, secondo la dottrina (Mortati, Cosentino, Amato, Tosi, Buccisato, Trento Baldini ) e la prassi, è un invito rivolto al Governo a prendere una determinata deliberazione, signor presidente , su un determinato oggetto che consiste nella richiesta fatta da un presidente di gruppo o dieci deputati » . anche il Virga, con un suo articolo pubblicato su Il Giornale di Sicilia, è perfettamente e rigidamente allineato su questa posizione. nel volume Il Parlamento del professor Manzella, mi pare vi sia una frase che debba essere ripetuta, essendo di pochi giorni fa, signor presidente ; e bisognerà, che in qualche sede ci si dica che cosa è intervenuto per cancellare quel che è parso sicuro da dieci anni e fino a dieci giorni fa: « se essa » (la mozione) « invece, venisse a toccare il nucleo fiduciario dell' indirizzo, la sua qualificazione sarebbe ben diversa e ricadrebbe nella disciplina della questione di fiducia e della mozione di sfiducia » . noi dei gruppi nuovi, signor presidente , abbiamo sentito il dovere di cercare dei precedenti e di riflettere su possibili interpretazioni. dobbiamo pur dire, allora, che in questo caso l' unico motivo per quest' uso della mozione che può essere addotto è di natura politica, non regolamentare. capisco però che in questa situazione — anomala una maggioranza pari al 95-98 per cento dei parlamentari crea, a tutti i livelli, anche a livello di presidenza, problemi sempre più gravi e concreti. se voi dei sei partiti finite per usare il regolamento in questo modo, se mettete la Camera, e quindi il suo presidente, di fronte a situazioni di fatto, è evidente che nascono problemi estremamente delicati. il presidente della Camera , di conseguenza, deve comunque, interpretando il volere dell' Assemblea, essere sensibile ad indicazioni che sono cosi maggioritarie da sembrare quasi totalitarie. a questo punto il rischio di sovvertire il regolamento, attraverso il suo uso forzato, attraverso la violenza cui lo costringete, non è altro che un indice di qualcosa di più ampio; e lo vedremo nel corso del dibattito. per imporre qualcosa che è anomalo non riuscite che a trovare mezzi anomali, violando e forzando norme di portata anche minima, sulla cui lettera non varrebbe nemmeno la pena di stare a discutere, tanto è chiara. che stato di diritto è mai questo, che procedura di diritto è mai questa, se deve passare sempre persino attraverso la cruna d' ago della violenza di parole certe, fino ad oggi indiscusse? che tipo di dibattito, in realtà, dobbiamo fare? colleghi, io non so se saremo chiamati a votare su questo tema. credo che dobbiamo fare un minimo di esame di coscienza sul significato delle parole « su un determinato argomento » , di cui all' articolo 110 del nostro regolamento (che non parla di « politica generale » . non « scippate » , non togliete al Governo — consenziente o meno che sia — quello che gli appartiene. è per questo, signor presidente , che mi dichiaro assolutamente convinto della fondatezza del richiamo al regolamento formulato dal collega Delfino.