Francesco COSSIGA - Ministro dell'Interno Maggioranza
VII Legislatura - Assemblea n. 12 - seduta del 28-09-1976
Per un incidente sollevato dal deputato Pannella al processo Margherito
1976 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 12
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , su invito del presidente della Camera dei Deputati , rendo a nome del Governo, per mio conto e per conto del ministro della Difesa , le seguenti comunicazioni su quanto accaduto stamane in occasione del procedimento in corso davanti al tribunale militare territoriale di Padova. il Governo, in ossequio alle disposizioni della Costituzione che, garantendo agli organi delle giurisdizioni ordinaria e speciali — costituiti dalla legge — piena autonomia ed indipendenza, ha inteso tutelare l' imparzialità del procedimento giudiziario in corso e difenderne l' autonomia; in relazione al caso del capitano Margherito, ha già dichiarato — per quanto di sua competenza — di non ritenere opportuno da parte sua fare dichiarazioni, anche in sede di legittimo controllo del Parlamento, fino al momento in cui il processo non sarà concluso, ad evitare sospetti od involontarie interferenze. i fatti accaduti questa mattina nel processo, che si svolge davanti al tribunale militare territoriale di Padova, e che hanno visto coinvolto un membro di questa Camera, inducono per altro il Governo, anche in ossequio all' invito rivoltogli dall' onorevole presidente della Camera e per rispetto del Parlamento nonché per la tutela del prestigio delle istituzioni e per rispetto della legge, a riferire alla Camera sull' accaduto. già ieri l' onorevole Pannella, in una dichiarazione resa di pubblica ragione dai mezzi di informazione, attaccava con inaudita violenza i giudici del tribunale militare territoriale di Padova affermando di aver inviato telegraficamente al presidente del tribunale una dichiarazione, poi resa ai giornalisti, perché venisse letta in Aula. nella premessa è detto: « signor presidente , voi non state compiendo un atto di giustizia ma perfezionando una violenza gravissima e anticostituzionale, con dolo e con la perfetta consapevolezza di tradire la patria, cioè la Costituzione. le comunico, perché la versi negli atti processuali e ne sia formalmente investito il Pubblico ministero , il testo della seguente dichiarazione che ho stamane dato alla stampa. distinti saluti, deputato Marco Pannella, presidente del gruppo parlamentare radicale » . segue quindi il testo della dichiarazione alla quale mi riferisco esclusivamente perché la richiesta fatta dall' onorevole Pannella al presidente del tribunale di darne lettura in Aula ha innescato l' episodio sul quale sono chiamato a riferire. altrimenti, su queste dichiarazioni non avrei ritenuto fosse mio dovere riferire al Parlamento. « se chi viola la legge delinque, i giudici del tribunale militare di Padova sono, qui e oggi, dei delinquenti di cui è necessario interrompere la flagranza del delitto. il militare che tradisce il suo giuramento di fedeltà alla patria è un traditore; gli ufficiali del tribunale di Padova sono dei traditori, sono dei felloni. da troppo ci siamo assuefatti a subire, come ineluttabile, un unico disegno criminoso che costituisce e realizza un pericoloso attentato alla sicurezza dello Stato, alla Costituzione, alla Repubblica. occorre interromperlo prima che la violenza militarista, che fa strage di legalità, faccia una nuova vittima » . il telegramma, di cui è stata chiesta lettura al presidente del tribunale militare, così continua: « diciamo alto e forte che sostenere la manifesta infondatezza di tutte le eccezioni di incostituzionalità, presentate in trent' anni contro i codici militari di pace, non è altro che atto politico doloso, di parte che, senza una sia pur minima possibilità di dubbio, è volto a realizzare un disegno criminale e sovversivo della legalità repubblicana. questo in particolare — prosegue la dichiarazione — « ha compiuto e compie il tribunale militare di Padova. quando, poi, in smaccato dispregio della legalità, si emettono ordinanze come quelle, antigiuridiche, che hanno impedito la incriminazione del direttore responsabile di Lotta Continua , pur di poter continuare a sequestrare la libertà e i diritti del capitano Margherito, ci si trova dinanzi ad una manifestazione di protervia delinquenziale. tutti sanno che se queste cose le avessi pensate da semplice cittadino, le avrei proclamate: da deputato non posso che fare altrettanto. tutti sanno che se da semplice cittadino avessi dovuto farmi carico di cercare di interrompere un atto di delinquenza e di violenza, lo avrei fatto: non posso, dunque, non tentare di farlo anche da deputato. naturalmente, per quanto riguarda le mie accuse al tribunale militare di Padova, chiedo e sollecito la necessaria incriminazione e dichiaro, sin d' ora, che in nessun caso accetterò di essere coperto dall' immunità parlamentare » . questa la dichiarazione trasmessa telegraficamente, a quanto dichiarato dall' onorevole Pannella, al tribunale militare di Padova, e di cui in Aula è stata chiesta la lettura. nel nostro ordinamento democratico, i giudici sono soggetti soltanto alla legge e godono di specifiche garanzie di autonomia e di indipendenza, a tutela della serenità ed obiettività dell' esercizio della funzione giurisdizionale loro affidata. l' operato dei giudici è soggetto ai controlli giurisdizionali previsti dalla legge in vigore , nel rispetto del valore, dell' indipendenza e della efficacia delle pronunce giurisdizionali conformemente ai principi della Costituzione, e altresì al controllo, per quanto attiene alle leggi che i giudici sono chiamati ad applicare, della pubblica opinione , delle forze politiche e del Parlamento che sempre queste leggi possono cambiare. per questo le dichiarazioni dell' onorevole Pannella acquistano, in un paese democratico, basato sul principio di legalità, in cui funziona un libero Parlamento, un significato gravissimo di attacco e di intimidazione ad un giudice costituito secondo le leggi ed importano una grave violazione, oltre che della correttezza politica e costituzionale, anche delle leggi vigenti. questa mattina l' onorevole Pannella si è recato, in apertura di udienza del processo contro il capitano Margherito e altri, in Aula, ed ha rivolto al presidente del tribunale militare la richiesta di lettura del telegramma da lui inviato al collegio giudicante. avendo il magistrato rifiutato di aderire, il parlamentare ha iniziato una vivace protesta inveendo contro la corte. dal verbale di dibattimento dell' udienza antimeridiana di oggi si rileva infatti quanto appresso: « il tribunale entra nella sala di udienza. un signore esclama: "presidente, legga il telegramma!..." e qualcos' altro rimasto incompreso. « a richiesta del presidente, detto signore alza la mano e con fare concitato dichiara qualcosa come: "Margherito l' avete già condannato" ed altre parole non percepite. « il presidente rende noto » — è sempre il verbale di dibattimento — « che il detto signore non ha diritto di parlare in questa sede e, poiché lo stesso continua a parlare a voce alta provocando trambusto, il presidente dà ordine alla forza pubblica di allontanarlo, con divieto di assistere alla continuazione del dibattimento, e contemporaneamente sospende l' udienza. detto signore infastidisce notevolmente e, mentre il tribunale si allontana dall' Aula, pronuncia ad alta voce: "è una associazione a delinquere ; avete rapinato il processo" e qualcosa come: "state scappando", ed altro che non viene compreso. « la forza pubblica a fatica allontana il disturbatore » . l' ufficiale comandante dei carabinieri, in ottemperanza all' ordine del presidente — cui, in base all' ordinamento giudiziario , competono i poteri di polizia in udienza — ha invitato l' onorevole Pannella ad uscire, ma questi, urlando, si è rifiutato di farlo. l' ufficiale ha quindi avvertito l' onorevole Pannella che ove egli non avesse aderito all' ordine sarebbe stato costretto, in ottemperanza a quanto prescrittogli dalle leggi e dall' ordine del presidente del collegio, ad operare con la forza; l' onorevole Pannella si rifiutava, infatti, espressamente di ottemperare all' invito dei militari operanti. mentre veniva condotto con la forza fuori dell' Aula, opponeva resistenza colpendo a gomitate i militari operanti fino a quando non riceveva dal comandante il formale avvertimento che sarebbe stato arrestato qualora avesse persistito in tale atteggiamento; al che lo stesso replicava chiedendo se fosse in arresto. e subito dopo, senza attendere la risposta del maggiore, si avviava verso l' uscita dell' Aula. lo stesso veniva quindi accompagnato per l' identificazione nella caserma da un equipaggio del nucleo radiomobile di Padova. quivi giunto, alle ore 9,20 successive dichiarava al capitano Tomeo Saverio e al maresciallo maggiore Guerriero Michele di essere l' onorevole Pannella Marco Giacinto, esibendo all' uopo un documento comprovante la sua qualità di deputato. pertanto lo stesso veniva immediatamente fatto uscire, previo avvertimento, come da ordine ricevuto dal presidente del tribunale, di non far più rientro in Aula. ciononostante, l' onorevole Pannella si ripresentava alle ore 9,30 successive innanzi al tribunale militare, senza poter rientrare in Aula per il deciso intervento dei carabinieri colà preventivamente dislocati. l' onorevole Pannella ha sostato davanti al portone del tribunale per circa mezz' ora ripetendo: « avete rapinato il processo; avete già condannato il capitano Margherito » , e pronunziando altre espressioni. lo stesso deputato, in una conferenza stampa , dopo aver violentemente attaccato l' ordinamento giudiziario militare, ha anche sostenuto che c' è « una associazione per delinquere che abbraccia i ministri della difesa, dell' Interno, procuratori generali militari, assassini del II Celere » . questi i fatti sui quali l' autorità giudiziaria ordinaria si pronuncerà con il rapporto che il comando competente dell' Arma dei carabinieri invierà nell' adempimento dei suoi doveri di organo, di polizia giudiziaria . senza voler prevenire quella che sarà la valutazione del giudice ordinario, sotto il profilo della illiceità penale del comportamento dell' onorevole Pannella, il Governo non può non esprimere la sua più ferma condanna per l' aggressione — non per la critica — che in questi giorni viene da alcune parti in forma scomposta condotta contro le forze armate , le forze dell'ordine e gli organi della giustizia militare previsti dalla Costituzione e istituiti secondo le leggi approvate dal Parlamento. e non può non deplorare quei comportamenti, come quello di cui qui si tratta, e, al di là, di ogni legittima critica ideologica e politica, anche la più estrema, mirano a condizionare pesantemente gli organi legittimamente investiti della funzione giurisdizionale. tutto ciò non ha niente a che vedere con il problema della riforma della polizia, sul quale il Governo nelle sue dichiarazioni programmatiche ha già espresso ampia disponibilità e in ordine al quale avrà modo prossimamente di precisare i suoi impegni. non ha niente a che vedere con lo svolgimento del caso Margherito, sul quale, definito il processo, sarò pronto in ogni momento a riferire nelle sedi che la Camera vorrà indicare. tutto questo non serve al prestigio delle istituzioni democratiche, né serve a cause politiche compatibili con il civile confronto proprio del nostro ordinamento. si tratta di forme non composte di azione politica che assumono il significato ed hanno l' effetto di vere e proprie provocazioni. il Governo, mentre riconferma i suoi impegni in ordine ai seri problemi che vengono dibattuti e che con tanta passione e con tanta misura sono oggetto oggi di discussione delle forze politiche e sindacali, non può che deprecare questi comportamenti ed esprimere la sua fiducia nelle forze dell'ordine , nelle forze armate , nei giudici, nel suo sistema legale, alla difesa della cui dignità e del cui corretto funzionamento si ritiene impegnato in nome dei principi della Costituzione e del regime di legalità e di libertà che essa ha fondato. il Governo fa appello a tutte le forze che si richiamano alla Costituzione perché intatto sia e rimanga il prestigio delle istituzioni che la Costituzione ha stabilito a garanzia della legalità e della libertà.