Marco PANNELLA - Deputato Appoggio
VII Legislatura - Assemblea n. 10 - seduta del 10-08-1976
Sulle trasmissioni televisive via cavo
1976 - Governo II Andreotti - Legislatura n. 6 - Seduta n. 138
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghe deputate, colleghi deputati, signor presidente del Consiglio , credo che il compagno Pinto abbia avviato il dibattito di oggi pomeriggio in modo molto pertinente alla realtà che ci troviamo ad analizzare ed a discutere insieme fino al voto di domani. l' interrogativo del compagno Pinto è se si asterrà anche quella parte del paese per cui la crisi morale, la crisi sociale, la crisi istituzionale, la crisi delle leggi, la « strage di legalità » che caratterizza il nostro paese da anni e da decenni, si traducono in sofferenze senza speranza; se si asterrà dalla rivolta, se si asterrà dalla disperazione, se si asterrà dal giudicarci tutti insieme, come unici attori a come attori solidali, di un' unica scena politica, che potrebbe in qualche momento avere accenti da vaudeville o da operetta e rischia forse invece di risolversi in una tragedia. certo, la caratteristica delle ore che stiamo vivendo, signor presidente del Consiglio , è veramente contraddittoria. credo che le nostre assemblee non abbiano mai conosciuto da trent' anni momenti di apparente unità così vasta. c' è mancato poco, credo, signor presidente del Consiglio — e c' è voluto un po' di sforzo da parte sua — perché anche l' estrema destra non facesse parte, anche formalmente, di questo mare di astensioni, che sono poi in realtà un mare di sostegno per la zattera che ella sta cercando di varare e di portare in mare aperto. vi sarebbero molti dati su cui riflettere e chiederci se la tempesta invece non incalzi, se non vi sia una contrapposizione assurda, incomprensibile, invece di quel « più uniti che mai come qui » o, come diceva stamane l' onorevole Berlinguer, « più che altrove uniti in civili rapporti » . lo specifico italiano che veniva oggi evocato sono i rapporti civili tra tutte le forze politiche ; anzi come lei, signor presidente del Consiglio , se come il compagno Berlinguer adesso usate dire, non tra « tutti i partiti dell' arco costituzionale » ma tra « tutti i partiti » . ci « abrogate » semplicemente, perché certo — devo dire — buoni rapporti tra di noi non vi sono. sono rapporti certamente e pur essi civili per i democratici che siamo, in cui lo specifico « civile » della democrazia, il « buon » rapporto è quello dell' antagonismo onesto, serio, appassionato, che ci riporta alla verità del filosofo napoletano il quale ci ricorda che l' unico modo serio di essere oggettivi e imparziali è avere una rigorosa, appassionata e manifesta parzialità, soggettività. temo invece che in questa commedia degli inchini, delle riverenze e dei riconoscimenti vi sia meno civiltà democratica di quanto non si speri e ve ne sia più di quanto noi stessi temiamo. agganciandomi alla realtà espressa dal compagno Pinto, secondo le statistiche che abbiamo tutti in mano, sul totale dei disoccupati — per gruppi di età tra i 15 ed i 24 anni — abbiamo in Francia il 46 per cento , in Germania il 28, in Giappone il 23, in Gran Bretagna il 42, negli USA il 46, nella Svezia il 37, nell' Italia il 64 per cento . altro, dunque, che maggioranza di astensioni ci aspetta negli autunni, negli inverni e nelle estati che verranno, onorevole presidente del Consiglio , ma, soprattutto, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi ! forse in qualcuno che viene accusato, come spesso noi radicali, di essere ambiguo e di abusare forse del tentativo di sederci in questi banchi (perché a ragione si pensa che traiamo ispirazione anche dalla destra storica , anche da forze di tradizioni genuinamente liberali) ci può essere la suggestione delle parole premonitrici che Tocqueville, in un momento in cui sembrava che le unanimità si stessero ricreando in Francia, pronunciava in un' assemblea: « qui sembriamo tutti uniti o per lo meno in condizioni di comprenderci e non sentiamo il temporale che sta per rovesciarsi sulle nostre istituzioni e sul nostro paese » . abbiamo dunque il Governo delle astensioni e delle approvazioni. abbiamo udito questa mattina che è anche il Governo che « ci consente una piattaforma più avanzata di lotta » ; per dirla in soldoni e secondo il linguaggio più tradizionale al nostro settore politico comunista di quanto non sia quello come abbiamo udito questa mattina... certo, l' intervento dei segretario nazionale del partito comunista è stato un intervento molto serio, profondo, denso di buona fede e di riflessione; certamente suggeriva a tutti noi spunti — direi inviti alla tolleranza e a maggior senso di responsabilità . possiamo accoglierlo anche se, per noi, ciò è difficile, per noi che dall' inizio di questa legislatura abbiamo dovuto vedere — giorno per giorno — come, proprio in questo momento delle vostre larghe unità, di questi rapporti che così sarebbero civili, di questa nuova « buona educazione » , le lottizzazioni hanno investito in questo inizio di legislatura le nostre istituzioni parlamentari, lottizzazioni da « palazzinari » romani — lo ripeto — fatte in barba ai nostri regolamenti, fatte senza pudore, con la radio e la televisione che ci annunciavano sette giorni prima come avremmo votato, quasi che fossimo deputati « squillo » o un Parlamento « squillo » , « camera di registrazione » di sette, otto o dieci potenti in una Repubblica, — per dirla con il compagno Craxi — dove i regni sono tanti, ma dove probabilmente lo spirito e le virtù repubblicane sono poche e comunque non sembrano essere quelle che si affermano, soprattutto a livello dei vertici delle nostre istituzioni. eppure io non sono sorpreso, noi non siamo sorpresi da questa realtà, dalla realtà che riscontreremo domani sera al momento del voto, in dissenso con il bellissimo intervento che ieri il compagno Magri ha fatto e con quello del compagno Berlinguer. certamente quegli interventi sono stati discorsi di Governo, se è vero che discorso di Governo non è quello che indica una litania di operazioni tecniche che saranno fatte o non fatte, e, soprattutto nel nostro regime, signor presidente del Consiglio , affidate poi alle Camere. perché questo lei ci ha detto — ed è corretto — : il primo ottobre affiderò alla Camera questo provvedimento, il trenta ottobre quest' altro provvedimento, e così via . lo scadenzario è uno scadenzario che poi si confronterà con questa palude o no. ma ella sa che ad un certo punto scaricherà le sue responsabilità, perché ella sa che sempre più una distorsione costituzionale è in atto nel nostro paese: l' Esecutivo conta, sempre meno — e da questi banchi dobbiamo dirlo — e il legislativo rischia di contare sempre peggio, non sempre più; questa è la preoccupazione che noi abbiamo. ebbene, dicevo che — a differenza da quel che affermava ieri il compagno Magri — noi non crediamo che ci si trovi dinanzi a esplosive novità. non è affatto vero: noi ci troviamo dinanzi al sigillo storico formale dei trenta anni che abbiamo dietro; dietro anche momenti più drammatici di scontro fra il partito comunista e la Democrazia Cristiana : nel 1953, anche tre anni prima, nel 1950, quando le strade di Roma si riempivano delle scritte « Ridgway, vattene a casa » ; « generale peste » o altre cose del genere , o delle scritte sulla legge maggioritaria . in realtà, la scelta politica del compagno Togliatti, la scelta politica del partito comunista era tutt' altra e nel fondo andava avanti come scelta di collaborazione fra le forze « popolari » , di questo nostro paese. sicché chi rivendicasse solamente all' onorevole De Gasperi e alle sue maggioranze il merito di aver ricostruito lo Stato, sarebbe profondamente ingiusto. perché è vero che, nella stessa misura in cui lo Stato è stato ricostruito con gli sforzi, la tenacia e le caratteristiche politiche dell' onorevole De Gasperi e della sua maggioranza, a tale ricostruzione hanno partecipato anche il compagno Togliatti e le sinistre comuniste e socialiste. dopo quella ricostruzione; malgrado la guerra fredda , malgrado i grandi scontri, malgrado il sangue, malgrado le repressioni, morirono meno persone durante gli anni del Governo Scelba di quante non ne siano morte nel corso dell' ultimo anno. queste cose dobbiamo dirle. si grida di meno, oggi; allora vi era l' obbrobrio dei morti negli scontri sociali, allora vi era l' obbrobrio dei braccianti che andavano ad occupare in ossequio ad una profonda legalità delle terre che i prefetti si rifiutavano di consegnar loro. ma erano drammatici conflitti; non c' era il « tiro al piccione » che viene fatto oggi contro bambini sospetti di scippo o disoccupati che scappano, alla stazione di Milano, soltanto perché hanno paura del foglio di via non avendo trovato lavoro. anche le forze dell'ordine quest' anno hanno pagato un duro pedaggio in nome di leggi che, fasciste come sono, non ne avevamo nel 1953 e nel 1954; la legge Rocco non avrebbe mai consentito un eccidio come quello verificatosi quest' anno! è una realtà contraddittoria. qual è stata la filosofia politica di questo Parlamento? qual è il mistero che sta dietro questa esplosione di quasi unanimità, di buoni rapporti, di cortesia (e di emarginazione degli estremisti)? tra qualche giorno, forse, noi non saremo più considerati estremisti, perché ci si possa negare di occupare quei quattro posticini in cui ci eravamo appollaiati, e torneremo ad essere non so cosa, estremisti, ma di centro. in trent' anni in questo Parlamento si è formata una filosofia politica che ha legato tutti i settori, dall' estrema destra all' estrema sinistra ; una filosofia politica alla quale lo stesso compagno Togliatti ha dato un enorme contributo e alla quale hanno dato un contributo altrettanto enorme, ma ancora più grave, i liberali, i repubblicani, i socialdemocratici, gli esponenti del mondo laico, delle tradizioni laiche, che parlavano in nome del laicismo. in realtà era la filosofia politica secondo la quale la Democrazia Cristiana e la Chiesa dovevano necessariamente essere le forze egemoni e secondo cui sarebbe stato vano tentare di realizzare nel nostro paese anche un semplice avvio di una prospettiva di alternativa politica secondo le regole necessarie ed insuperate di una corretta democrazia. le grandi novità starebbero qui? no, compagno Magri. fra il 1958 e il 1962 in questo Parlamento il 74 per cento delle leggi sono state votate unanimemente da tutte le forze politiche . avevano ragione i nostri compagni azionisti, certi nostri compagni socialisti, compagni di sinistra liberale, il « quarto stato » liberale e moderno, quando dicevano: « attenzione! la continuità dello Stato è ricostruire » . ricostruire che cosa? lo Stato corporativo . ebbene, che cosa significa quel 74 per cento di « leggine » votate unanimemente negli anni in cui fingevate con voi stessi, in buona fede , di essere avversari fino in fondo, se non appunto che questo Stato si costruiva secondo regole corporative? « leggine » , « leggine » , « leggine » ;, decreti. e gli esecutivi, di copertura per politiche estere inesistenti e bugiarde! ci avete parlato dell' Europa, della federazione europea. ma che cosa avete fatto, in realtà? non abbiamo forse fatto scadere i patti firmati dal ministro degli Esteri liberale Gaetano Martino a livello notarile? egli ci dette gli accordi di Messina e poi che cos' altro si fece? ora siamo una colonia, perché abbiamo vissuto le cosiddette « solidarietà occidentali » con passività, senza dare agli USA e all' Europa il contributo della nostra autonomia e del nostro pensiero. signor presidente del Consiglio , quale avvenire ha un paese nel quale i due volani necessari per lo sviluppo dell' economia sono ormai inesistenti, se non a livello di piani astratti? è accaduto per caso che, nel 1963, Felice Ippolito fosse fatto fuori nel momento in cui, a livello di politica energetica , si tentava di dare alla Italia un minimo di autonomia? senza di questo un paese, un mercato non ha autonomia. ed è un caso che sia stato fatto fuori con i finanziamenti di Eugenio Cefis, che la sinistra riteneva, invece, progressista? e si guardi a tutte le confusioni che abbiamo avuto. se c' è, cioè, una « cifra » che dobbiamo riscoprire nel nostro passato e nel nostro presente è quella che spiega il voto di oggi come fatto non esplosivo, non di grande novità, ma finalmente della necessità in cui vi siete trovati, a questo punto, di prendere atto della vostra storia, della vostra storia di collaborazione in tutti i settori di questa Assemblea. in fondo, in tutte le grandi cose sul tappeto, da 15 anni, siete stati tendenzialmente d' accordo, avete tentato di esserlo. le debbo dare atto, signor presidente del Consiglio , che quando ella era presidente del gruppo democristiano si è doluto — quante volte! — , da questi banchi, con i compagni comunisti e socialisti, di una certa situazione. « ma come » — si diceva — « voi siete qui e vi state riducendo a portavoce degli scalmanati che stanno fuori con il divorzio, con le altre cose? i vostri disegni sono, devono essere altri! » . in lei c' era dunque, questo appello a quella che ho chiamato la vostra « comune filosofia » : il ritenere, cioè, in realtà i problemi di libertà, i problemi di Costituzione, i problemi dei diritti civili , sì, importanti, ma « dopo » : dopo quel « sociale » sul quale — come ha detto stamattina l' onorevole Zaccagnini — sareste d' accordo, riuscendo finalmente a costruire un paese diverso. e che « sociale » avete costruito? qual è il « sociale » , e l' « economico » che abbiamo intorno a noi! quello a cui hanno votato tutte le loro tradizioni, tutte le loro idee (che pur dovevano esservi) i Malagodi e i La Malfa — non solamente voi, dunque — , tutti sempre pronti a cogliere come disturbo ogni argomento di affrontamento, di controllo ideale, che unisce ogni volta! la « iattura » dello scontro sull' aborto, sul divorzio, sulla Costituzione, sui codici penali! via una tale iattura! cos' è questa se non la logica di uno Stato corporativo e pluralistico? ieri l' onorevole Zanone ricordava che questo termine desta qualche emozione e qualche ostilità nella parte che rappresento. nel momento in cui si inalbera la bandiera pluralistica, si deve poi sapere cosa essa significa. il compagno Gruppi è attento a queste cose, sia pure in « sedi » cui hanno accesso solo 5-10 mila persone; ha riconosciuto lui per primo che la parola « pluralistico » viene presa e raccolta dalle tradizioni integriste, cattoliche e clericali, e non da quelle socialiste, laiche e libertarie. il pluralismo, da Toniolo fino a padre Gemelli e ad Alfredo Rocco , è quella visione, pluralistica appunto, propria di gente che non è affatto « pazza » nella vita, nella storia. e pensare che Alfredo Rocco fosse pazzo, che il fascismo fosse solo dotato di pazzia è stata una cosa troppo comoda e troppe menzognera. in realtà era una alternativa alla visione democratico-liberale, socialista e repubblicana. quella della libertà dei « corpi » , quella dei diritti dei « corpi » di uno Stato organizzato per « corpi » , non sovrani ma ciascuno importante anche perché chiamato a liquidare al proprio interno le conflittualità ideali. è il grande disegno dello Stato corporativo che, per essere stato ignorato, negli anni Cinquanta e sessanta, ha dato luogo alle realtà che si sono costruite a partire da questo Parlamento, dalle Commissioni di questo Parlamento. ma cosa c' è dietro la « giungla retributiva » , compagni Peggio e Barca, compagni tutti di questo settore? cosa c' è dietro, se non le migliaia di « leggine » votate in sede legislativa ? e chi le ha votate? potevano passare senza l' unanimità necessaria? cosa c' è dietro la « giungla retributiva » cui questo Governo non accenna nemmeno? come è possibile venirne fuori? vi è lo Stato corporativo , ricostruito quando la sinistra, negli anni Cinquanta , andava — probabilmente — a cogliere farfalle sotto l' arco del pericolo di un capitalismo immaginato a sembiante di quello americano. quello che ero io in quel tempo, te lo dirò in un' altra occasione. ma questa, polemica, ad personam , è gesuitica e fascista: tienilo bene in testa! ti comunico, comunque, che all' età di 16 anni, nel 1946, mi sono iscritto al circolo « Rinascita liberale » , di cui sono stati presidenti tutti gli amici della sinistra liberale. da allora non ho mai mollato un millimetro su questa posizione, fino al 1954. se ti interessano le storie personali, avanzerai poi le tue. tornando alla ricostruzione di questo Stato corporativo , in realtà, ne siamo tutti in questa Assemblea responsabili, perché gli unici non responsabili erano quelli che negli anni Cinquanta su questo fecero la battaglia: coloro che non il suffragio popolare, ma il regime non hanno ammesso in questa Aula, malgrado fossero fra i migliori della nazione. mi riferisco, tra gli altri, ad Ernesto Rossi , nella sua polemica contro le bardature corporative, contro questo capitalismo privato e di Stato che si magnificava come un elemento che doveva farci fare un salto qualitativo. è vero che Enrico Mattei, poi, ci ha dato per un po' di tempo qualche riserva energetica; ma è anche vero che ci ha lasciato più di ogni altro — e su questo Ernesto Rossi e i radicali nel 1950 vedevano bene — il sottoprodotto tremendo dell' inquinamento e della corruzione attraverso il capitalismo di Stato . il Sid già allora serviva per lo spionaggio ed i condizionamenti politici: questo uso, appunto, da partito contro lo Stato; da « baroni » a fin di bene. ma a noi « il fin di bene » non interessa e dai banchi in cui siamo e dai marciapiedi, che piuttosto rappresentano la nostra condizione normale, abbiamo criticato con umiltà questo meccanismo mortale per le istituzioni democratiche. e se la « giungla retributiva » si spiega con le leggi che sono state fatte qui, allora abbiamo la sanzione delle scelte degli anni Cinquanta e sessanta. cessata la guerra fredda , caduto in modo drammatico quello che divideva russi e americani, è venuta progressivamente alla luce la scelta sostanzialmente interclassista che era propria della linea Togliatti. la collaborazione istituzionale di classe non è stata solo portata avanti dai compagni del partito socialista nel momento in cui hanno scelto il centrosinistra, ma si è verificata in questo Parlamento e ha poi sorretto un tipo di unità sindacale che non so fino a quando durerà, ma certo non so quanto sia democratica e alternativa, politicamente di sinistra, se, per quel che riguarda la politica sindacale , mi sembra che bisogna almeno riconoscere il rischio che, così come esiste la legge monetaria per cui la moneta cattiva alla fine scaccia la buona, per noi di sinistra c' è il rischio che i Vanni e gli Storti ed altre componenti del sindacalismo italiano scaccino il vero sindacalismo, per essere soprattutto il sindacalismo delle corporazioni dei funzionari pubblici, dei bancari, degli altri, con delle contraddizioni che all' interno vanno avanti. e questa concezione pluralistica corporativa la si vede in tutto. per esempio, lei, signor presidente del Consiglio , facendosi eco di un appello unanime della federazione della stampa — notoriamente diretta da una maggioranza ultrademocratica — ci ha fatto balenare la volontà del Governo di venire incontro a queste richieste. non so quanto, nel gruppo dal quale lei proviene, si arriverà ad essere unanimi e d' accordo, ma in che si risolvono queste richieste ultrademocratiche? siccome la stampa è in crisi e rischia di essere concentrata, allora finanziamola massicciamente, perché la stampa non concentrata è un patrimonio — sembra — della democrazia. ma perché? ecco ancora la corporazione della stampa che chiede denaro per sé, per le sue testate. che cos' è la differenza fra la concezione pluralistico-corporativa e quella democratica? sarebbe quella di finanziare ovunque e subito, con quegli stessi denari, la nascita di strutture di stampa, democratiche, regionali, pubbliche. dovrebbe trattarsi di servizio... i cui dovrebbe tendere — credo — il suo Governo, onorevole Andreotti, e non dare — surrettiziamente o no — soldi agli Angelo Rizzoli o ai Monti che ricattano, con la minaccia della disoccupazione per 40-50 o 500 giornalisti, questi sindacati e creano ancora una, volta la socializzazione delle perdite per aumentare la privatizzazione dei profitti. e invece questa indicazione viene avanzata dalle nostre parti, democratiche. e poco c' entra la mentalità cattolico-romana del presidente del Consiglio : ma no, siamo noi attivi e responsabili, colleghi della sinistra, in questo modo di vedere le cose. lo stesso discorso vale per quanto riguarda i nostri rapporti con gli amici repubblicani, che sono spesso i moralisti en titre di questa Assemblea, così come vi sono i fascisti en titre , che si fanno saltar fuori quando ve ne è bisogno. quando c' è bisogno del moralista viene sempre fuori l' onorevole La Malfa che dice: « io l' avevo detto » . così quando è scoppiato lo scandalo dei superburocrati, egli ha ripetuto questo ritornello senza spiegarci cosa avessero fatto, il suo partito e lui stesso, fino al giorno prima, per evitarlo (salvo accorgersi che colui che smistava i suoi comunicati contro i superburocrati era proprio un superburocrate: così, dopo essersi adirato per i « superstipendi » alla Camera. egli compila note che vengono trasmesso dall' uomo che è più vicino a lui e che è vissuto per anni, senza protestare, in mezzo al formarsi e al dilagare di questo fenomeno). proprio per questo noi di queste « saponette Cadum » del regime diffidiamo un pochino. per questo vorremmo per aiutarla, signor presidente del Consiglio , che la analisi corrente sul regime fosse un po' più approfondita. per questo vorremmo che da questi banchi, dai quali vi sta per giungere, in realtà, il più massiccio dei sostegni (tranne il nostro), giungesse il riconoscimento della responsabilità storica della sinistra italiana per aver concorso a ricostruire lo Stato corporativo . cos' altro, altrimenti, vi avrebbe unito in questi trenta anni? avete provato a dircelo, ma si trattava di una bugia storica: eravate quelli dell' « arco costituzionale » , in tanto lo eravate in quanto dall' altra parte vi erano i non-costituzionali, i fascisti. siamo onesti con noi stessi. se l' antifascismo, se la democrazia, il socialismo, la classe operaia , la borghesia intellettuale fossero stati battuti da Amerigo Dumini, dai sicari, dai generali dei Sid di allora che mandavano ad uccidere i Rosselli con la complicità della Cagoule, che cosa mai saremmo stati noi storicamente, battuti da questi zuavi, da questi ascari? e voi continuate, invece — non a caso — ad adoperare per i vostri figli, per le generazioni, il mito di un fascismo fatto di assassinii e di violenza turpe. ma non è da questo che siamo stati battuti storicamente, compagni socialisti e comunisti; non è da questo che noi dobbiamo difenderci. il sicario non è mai fascista o comunista; il sicario è semplicemente sicario. il fascismo è un grande avvenimento storico che ci ha battuto tragicamente: per questo ci ha battuto. è stato qualcosa che, ci ha, dato, con Alfredo Rocco , quel grande monumento, di diritto al quale avete reso ossequio tutti unanimi, nei fatti. in questa Assemblea per trent' anni , se è vero che nemmeno da sinistra vi è stato un solo minuto di ostruzionismo per attuare la Costituzione, se è vero che — per quel tanto che essa è stata attuata — ciò, è stato dovuto assai più spesso all' azione della Corte costituzionale , con le sue sentenze che riconoscevano lo Stato come un fuorilegge, piuttosto che all' iniziativa politica e parlamentare. certo, i compagni comunisti e socialisti rispondono che la democrazia cristiani si è opposta (questo almeno in altre sedi, lo dite) perché nella Democrazia Cristiana prevalevano (e prevalgono) le correnti « non-popolari » , come voi dite: quasi che le clientele, la plebe del cardinale Ruffo o gli elettori di Ciccio Franco non fossero « popolari » ! ebbene, chi ha impedito l' attuazione della Costituzione (e contro il quale si sarebbe costituito l' « arco costituzionale » )? Giorgio Almirante? Ciccio Franco ? ma siamo seri! abbiate più rispetto per voi stessi. se gli avversari della Costituzione compagni socialisti e comunisti, fossero stati Giorgio Almirante e Ciccio Franco avreste già, dopo trent' anni , votato una nuova Costituzione, avendo attuato quella del 1947. voi volete gabellare come « arco costituzionale » contro i cattivi fascisti quello che in realtà è l' « arco » con la Democrazia Cristiana , che è la responsabile della mancata attuazione della Costituzione, un « arco » che poi dovrebbe escludere certe forze della sinistra. all' inizio della legislatura vi eravate riuniti in conclave — ella allora non era interessato, signor presidente del Consiglio — , voi, come segretari nazionali dei partiti dell' « arco costituzionale » . poi avete visto che, grosso modo, c' erano anche questi sanculotti, questi va-nu-pieds, questa gentucola radicale, democrazia proletaria ; e uscendo dalla riunione avete detto: « i partiti suddetti » , non più i partiti dell' « arco costituzionale » . però, siccome questo fatto rispunta, dobbiamo pur spiegarci. se la Costituzione dopo trent' anni non è attuata, lo Stato è fuori legge; ed io credo profondamente non è risorsa polemica, signor presidente del Consiglio ; non lo è compagni comunisti — credo profondamente che noi dobbiamo essere più attenti agli ammaestramenti ed ai riconoscimenti della tradizione spaventiana della destra storica che non a quelli di una sinistra storica che, da Crispi a Reale, ci ha dato molto spesso momenti di peggiore, più bruta, disonesta, sporca e corrotta manifestazione antipopolare nel nostro paese. per cui, i riconoscimenti a certe tradizioni, questa mattina, del compagno Berlinguer vanno bene; ma vanno anche approfonditi. allora come mai non un minuto di ostruzionismo, di filibustering in nome della legge, non contro la legge? cosa saremmo, antiparlamentari, perché chiediamo a un Parlamento, dopo trent' anni , di registrare nel diritto positivo quella che è la legge suprema dello Stato? abbiamo, ad esempio, i vilipendi, anche se poi, contemporaneamente, nelle Giunte negate le autorizzazioni a procedere contro di noi. ecco la corporazione parlamentare: io non posso essere giudicato. i compagni dell' L'Unità ne erano felici; mi hanno detto che sono esibizionista perché vorrei, invece, essere giudicato. i compagni non parlamentari, però, sano giudicati per vilipendio; e a chi lo debbono? all' « arco costituzionale » . esistono, rispetto alla sovrastruttura, tradizioni culturali che sono state a lungo gabellate per marxiane o marxiste, e che tali non sono. da tempo si è detto — l' ha detto lo stesso Togliatti, e Lelio Basso non cessa di ripetercelo — che o la nostra sinistra, il socialismo, è capace di prendere, imbracciare ed innalzare le grandi bandiere della rivoluzione borghese , le grandi bandiere delle liberazioni sociali con rigore, o altrimenti non riuscirà a portare avanti la sua rivoluzione. anzi, io credo che l' unica cosa che dobbiamo dire a coloro che vengono dal mondo laico e si sono smarriti nel mondo clericale e dell' opportunismo anticostituzionale, è proprio questo appello gobettiano che è poi, in realtà, un appello che ci viene dal più profondo del risorgimento europeo. in realtà, quando si vogliono portare avanti bandiere borghesi « contro » il nuovo « terzo Stato » senza farle confluire in quelle, dell' armata della liberazione sociale nuova della classe operaia , in realtà questo diventa una menzogna, che storicamente serve solo a coprire il diritto di proprietà, il potere, del denaro, della forza di una borghesia che rinnega con i propri ideali se stessa per poter mantenere un poco di quel potere che altrimenti teme di perdere. se questo è il quadro, signor presidente del Consiglio , esso, per quanto ci riguarda, deve invitarci all' indulgenza, nel giudicare il suo tentativo alla comprensione. come vede, lo facciamo; come vede, preferiamo innanzitutto guardare alle responsabilità nostre, del corpo storico e sociale del quale facciamo parte. possiamo andare oltre questa linea trentennale che è stata lei fatti interclassista, ha prodotto leggi corporative, ha come conseguenza la giungla retributiva , e quindi distorce, insidia il nostro sindacato, che deve fare i conti con queste pressioni portate dallo Stato di tipo corporativo al suo interno e nelle sue lotte. c' è poi tutto l' aspetto « neoconcordatario » ; l' aspetto del Concordato rifirmato giorno per giorno dal vostro « arco costituzionale » dal 1947 ad oggi. dobbiamo registrare in questa Camera intanto, finalmente, non il ritorno — come può esser detto del gruppo liberale alle tradizioni laiche, perché, contrariamente a quello che tutti credono di ricordare, io credo di ricordare (anche se allora — mi rivolgo al collega che mi ha interrotto, di cui non conosco il nome — avevo solo 17 anni, ed ero della sinistra liberale) che questo partito liberale , che rimprovera il partito comunista l' articolo 7, in realtà poi per un terzo dei suoi parlamentari si eclissò, per un terzo votò « sì » , e per un terzo votò « no » . quindi non è vero, in realtà, che esista questa sua primogenitura laica. devo a maggior ragione sottolineare — perché importante — il fatto che nel così timido, purtroppo, fatto della ripresa di linguaggio liberale — non legato unicamente agli equilibri di potere e al sottopotere dei segretariati e dei sottosegretariati che abbiano udito dai banchi liberali — vi è stata da parte liberale l' affermazione del superamento, anche se non della revisione, del Concordato. salutiamo questo fatto, anche se la stampa non se ne è nemmeno accorta, questa stampa che è neoconcordataria senza saperlo; in realtà, la condizione per essere neoconcordatari e democratici è, molto spesso, quella di non sapere niente e di fiori dubitarlo neppure: istinto, non scelta e volontà. dobbiamo anche sottolineare come dato positivo il fatto che questa mattina il compagno Craxi (lo sottolineo perché voglio che resti sottolineato, compagno — Craxi) abbia detto che mantiene la posizione revisionistica, chiedendo però una preliminare analisi, da parte del Parlamento, dei criteri che devono ispirare questa revisione. ebbene, noi siamo d' accordo anche su questo signor presidente del Consiglio , lei, contrariamente a dei suoi predecessori che hanno un torbido gusto del mistero, semplicemente, in modo, credo, più sano e naturale, ha l' istinto del segreto dell' uomo di Governo, se non dell' uomo di Stato. e una cosa più sana, diversa. pertanto, aveva ragione il collega Mellini, quando ieri ha espresso la sua preoccupazione in merito al fatto che per primo, ella, signor presidente del Consiglio , non ci aveva raccontato a questo proposito la menzogna ventennale del « poi faremo » . la preoccupazione derivava dal fatto che ci aspettavamo questa dichiarazione. ma ella ha taciuto, da buon cattolico; da buon cattolico di questi quartieri di cui dietro, come era Pio XII . se adesso andassimo a guardare meglio, forse ci accorgeremmo che certe cose, torbide, che ci davano fastidio ed erano gravi, non nascevano in piazza dell' Orologio , ma erano di origine molto più bergamasca e bresciana. eppure si mettevano sul conto di quel Papa, certo non democratico, certo antico, certo vecchio, certo romano, eccetera, ma appunto in questo più sereno e distaccato, come lei. dicevo, signor presidente del Consiglio , che ella tace, perché ella sa che se qui si fa l' analisi preliminare di quello che deve essere rivisto nel Concordato, non si rivedrà nulla perché questa « macchina » non è da rivedere: se lo si facesse ci si accorgerebbe che è del tutto inservibile. rimane solo il principio pattizio recepito — dobbiamo prenderne atto: ed è grave — nella nostra Costituzione; esso potrebbe essere recepito come principio di diritto internazionale — ed è questa la nostra posizione — dando quindi un dato formale, ma non necessariamente pattizio, tra Stato e Chiesa. comunque, ella, signor presidente del Consiglio , sa che abbiamo presentato, proprio all' inizio di questa legislatura, con i compagni del partito socialista onorevoli Tocco e Fortuna, di democrazia proletaria onorevoli Pinto e Corvisieri e con i compagni del gruppo radicale, una mozione perché il Governo prenda atto dell' avvenuto decadimento dei patti lateranensi per mancanza della controparte, patente, ma di questo discuteremo in altra occasione. ora quello che importa è un altro dato: da trent' anni e per trent' anni , l' essere concordatari e neoconcordatari ha rappresentato la filosofia di tutti i settori dell' Assemblea, da Almirante a qui. si è sempre detto: il Concordato non si tocca. ognuno lo ha affermato con diverse motivazioni. si diceva per non toccare i sentimenti popolari; ma forse è su un Concordato, onorevole presidente del Consiglio , che ella ha edificato la sua fede? malgrado questo e malgrado le traversie storiche del corpo storico della Città del Vaticano , certamente ella non ha fondato il colloquio con la sua coscienza, con l' Assoluto, la sua condizione, e la sua qualità di credente su di un patto che rafforza il volto mondano e violento della Chiesa e dello Stato. noi non verremo qui a farle su questo tema un discorso garantista; non diciamo che dobbiamo difendere la laicità dello Stato (che non c' è più perché l' avete distrutta) contro il clericalismo di quella Chiesa: qui si tratta di difendere una visione alternativa, libera, che rispetti la fede, che esalti chi crede non nel denaro, non in « mammona » , non nei dati mondani, ma innanzitutto nella coscienza, nell' onestà, nel dialogo con gli altri, nel rispetto degli altri, nel colloquio col Signore, con se stesso , con gli altri. su questo si fondano le unità civili di un popolo, non sulle complicità, su un patto scellerato e vergognoso nella sua lettera; sicché non ne resta niente nella pratica di ogni giorno, se non i tristi e disonorevoli privilegi economici che favoriscono la rapacità, non certo celestiale, di una parte della componente ecclesiastica. ma questo cosa ha significato? in realtà, ha significato il disprezzo per grandi confronti ideali. ma è possibile? mi rivolgo ai compagni comunisti, che ringrazio innanzi tutto per la pazienza con la quale danno ascoltando questa voce di dissenso, che noi speriamo venga considerato, in buona parte interno. come è possibile dicevo — pensare e (ripetere che nel momento in cui affrontassimo lo scontro, sul problema dell' aborto, rischieremmo di rompere l' unità del nostro popolo? ma nelle fabbriche quando si è ottenuta l' unità? sui problemi economici e sociali? ma no, abbiamo sempre trovato un Fanfani prima. un Dossetti poi, e ancora un De Mita , un Donat-Cattin, un Toros, un Macario. un modo per fare non l' unità alternativa, ma per riuscire a mantenere la situazione di forza e di egemonia ai rappresentanti del regime si trova sempre nel sindacalismo economicistico e a livello di quello che magari credete essere struttura. dove si è fatta nuova, più vasta l' unità? sul divorzio. come credete che le operaie cattoliche e credenti reagiscano dinanzi allo aborto di classe, di fronte alla pretesa di non fare abortire in modo clinico decente e onorevole, le vittime del capitalismo italiano e internazionale di Seveso? quanta protervia, ma anche quanta ignoranza, e quanta povertà, che costringerà noi, e innanzi tutto Emma Bonino e Adele Faccio. ad andare questa sera o domani a praticare. delinquenti dinanzi alla legge dello Stato, l' aborto Karman alle donne, che lo chiederanno, affinché i giorni del terrore, dell' odio e della paura diminuiscano! quanta protervia in chi, in nome del magistero della fede, vuole che Cesare sia abortista o non abortista! ma è possibile? non siamo vostri nemici se è vero quanto l' onorevole Zaccagnini dice della vostra ispirazione cristiana. ma come era concepibile che nel mese di gennaio, colleghi democristiani, voi sembravate schierarvi maggiormente sulla tesi del medico che doveva autorizzare lo aborto? voi volevate che avvenisse attraverso il dottore, attraverso Cesare, attraverso lo Stato, il giudizio sull' opportunità o meno dell' aborto. la risposta dei credenti radicali era invece assai diversa: questo è un diritto della donna, dicevano suor Marisa Galli e don Marco Bisceglie. alla donna Dio ha dato questa tragedia che rende nobile anche la loro storia, questa tragedia di dover « uccidere » o no, se questo fosse. come non è, il problema. se questo è un germe di vita, esso è stato affidato alle donne; non c' è medico che tenga, non c' è: mammona, non c' è storia: la « sovranità » , la responsabilità è data alle donne anche « da Dio » e voi volete toglierla loro, pensando in questo modo di unirci alle masse cattoliche? che cosa fa crescere l' unità popolare, compagni comunisti? come è cresciuto il movimento socialista cento anni fa? come cresce il movimento comunista se, non sui grandi raccordi ideali, che forse noi sembriamo, da scalzacani a volte, portare sui marciapiedi? parlare di « amore libero » faceva parte della tradizione socialista: noi non siamo quattro pederasti, quattro delinquenti, quattro amanti di conflitti immaturi acerbi, che vogliano corrompere il corpo sociale o quello degli altri. cerchiamo semplicemente di dare corpo ad un certo modo di essere a sinistra. l' unità si fa su questo. il dibattito franco sul divorzio ha unito e ha fatto comprendere la natura di classe di tutto quel che oggi ci colpisce con la violenza delle istituzioni (lo dico senza bisogno di mediazioni leniniste). sono analisi del terzo stato, del proletariato, che anche nell' Ottocento erano precise. in questo paese in cui signor presidente del Consiglio (lo so che non era sua ambizione), l' umiltà è una virtù pur se le viene spesso preferita la modestia — realtà forse più lugubre, meno lieta, meno francescana — le do atto che lei sicuramente non poteva, senza rischiare poi l' accusa di volere eludere attraverso delle fantasie la realtà del momento politico, mirare molto più in alto. ma come non prendere atto che l' onorevole Zaccagnini per recuperare una qualche tradizione culturale e spirituale, parla contro l' individualismo e gli individualismi? e sento anche parlamentari di quella parte (che stimo molto, devo dire, come Gerardo Bianco ) parlare di radicali individualisti. ma come! e la società dei consumi, l' atomizzazione dell' individuo, il piacere consumistico e solitario, in fondo affermato sempre e costantemente alla televisione e nei film? e questa società materialistica? e poi: chi sono gli organicisti, materialisti più di ogni altro quando si parla di diritto alla vita, che vanno a studiare il mimo, il secondo giorno dello spermatozoo? ma gli apologeti del materialismo più dozzinale sono coloro che ci vogliono parlare, invece, del magistero « spirituale » ! e così, quale, se non la vostra società di questi trent' anni , onorevole Andreotti, si è edificata sullo scempio, in realtà, dei dati personali (e non individualistici) e comunitari? cosa è la sua, la nostra Roma? i suoi amici, i suoi colleghi, i suoi sottosegretari ex sindaci, i Petrucci e i Darida, signor presidente del Consiglio , quale Roma hanno fatto? gli individualisti saremmo noi, di vecchia estrazione « liberale » ? questa società frana; c' è la rivolta, c' è lo sdegno, c' è la strage delle istituzioni. questo sì è certo! avete visto che due campionesse della vostra società, che sono andate a portare alti in giro, in Canada, i colori italiani, sono state arrestate ieri perché in un supermercato rubavano delle calzette; e all' età di diciassette anni, stanno ora a Rebibbia. bene, questa è la vostra legge, signor presidente del Consiglio : quelle due ragazze stanno oggi a Rebibbia; gli esportatori clandestini di capitali invece si attendono da lei l' amnistia più ampia, fino a dicembre! e da quanti anni, da più di venti anni, sentiamo Ugo La Malfa , Emilio Colombo, lei, dire che non è possibile la programmazione, che non è possibile salvare la nostra economia fino a quando non si disarmeranno questi sabotatori della nostra economia! e chi sono i sabotatori della nostra economia, se non quelli che poi debbono rispondere dei ragazzi che muoiono è di droga, delle solitudini, delle disoccupazioni, delle violenze sociali? perché non li incarcerate? perché non lo fate? per gli stessi motivi, signor presidente del Consiglio , per i quali avete dovuto, come « corpi » della società pluralistica, non fare luce sulla strage della Banca dell' agricoltura ; perché la luce significava, dopo gli esecutori materiali, vedere imputati e arrestati i generali, i capi di Stato maggiore e poi i ministri, e poi chi sa chi altro. per questo da sette anni non rendiamo nemmeno giustizia borghese ai morti della Banca dell' agricoltura ! perché se voi andaste in fondo, per vedere dove nascono e come dilagano le esportazioni clandestine di capitali, i governatori della Banca d'Italia , sia pure per omessi atti dovuti, dove andrebbero? ed i ministri del Tesoro, delle Finanze, dove dovrebbero andare? vi faccio molti auguri, compagni ed amici Spaventa e Napoleoni, per il vostro ottimismo; so che voi andrete — perché compagni di sinistra, perché scienziati dell' economia — nelle commissioni con ottimismo, sperando di potere voi chiedere il rispetto di norme quasi einaudiane, entro qualche limite. mi riferisco alla copertura delle spese; almeno di questo vi occuperete — io credo — in modo puntuale e puntiglioso, voi, non altri. ma il quadro generale legittima l' ottimismo? signor presidente del Consiglio , noi siamo intransigenti, ma non settari e, contrariamente a quello che si pensa, nella nostra intransigenza c' è in realtà un sicuro amore per il dialogo e per l' avversario, al quale ci si affeziona, come cosa conosciuta. e questo è tanto più facile per noi, normalmente negletti, normalmente sottovalutati (e questo è un aiuto nella nostra vita politica, quando la lotta è così dura e alternativa, come deve essere). per questo, se avessi dovuto esprimere un voto, signor presidente del Consiglio , unicamente sulla sua relazione, avrei potuto dire, ed anzi l' ho detto ai colleghi del mio gruppo, di volerci pensare un momento; in fondo, l' onorevole Andreotti che cosa sta facendo, a parte il fatto che non ci consulta (e fa bene)? dice l' onorevole Andreotti — mi consenta di dolermene per questa Assemblea — di aver dato preventivamente una bozza di programma a tutti i partiti. ma non abrogateci così, perfino a livello semantico: potrebbe essere pericoloso anche per voi. vedremo poi le cose come andranno. infatti, tra due anni, noi i referendum li faremo di nuovo. non sottovalutateci: sono due legislature che ci occupiamo di voi non da disarmati! è vero, compagni comunisti? ora useremo questi referendum non tanto contro di lei, o la sua parte, signor presidente del Consiglio , ma qui, per queste maggioranze relative che già ci sono e che non vogliono riconoscersi, per aiutare la parte democratica del Parlamento ad attivare la Costituzione. solo così riusciremo a schiodare gli altri dalle posizioni in cui ci hanno tenuti per trent' anni . forse allora, collega Magri, avremo davvero delle svolte importanti; ma sino a quando — come sta accadendo — si continua a recitare la litania delle forze comuniste e democristiane finora nemiche acerrime, ma che ora, sul piano delle responsabilità e della gestione dello Stato, consentono « l' efficientismo autunnale » , allora avremo ancora il rischio di non aver colto la verità. questo può essere, invece, l' ultimo atto di una storia di collaborazione strutturale che vi è stata, non la prima di altre, maggiori, da venire. noi ci auguriamo che sia così. ci auguriamo che l' alternativa di sinistra venga riconosciuta come un' alternativa possibile, praticabile e — com' è — necessaria e prudente. la storia dell' arco costituzionale è una delle più tristi: in suo nome si è fatto passare a lungo un uso fascista della radiotelevisione. non bisogna dimenticarlo. in nome dell' arco costituzionale si sono votate leggi sul finanziamento pubblico dei partiti da Stato corporativo . non avete finanziato case del popolo, case dei dibattiti, vale a dire le strutture di base che devono rendere possibile e ricca dal basso la democrazia, e meno difficile l' opera dei partiti. tra l' altro, ora mi viene il dubbio se noi, come Camera, abbiamo compiuto l' adempimento di nominare i revisori dei conti per quei denari: non mi stupirei che ce ne fossimo dimenticati. me ne informerò. tutto il modo di essere della politica italiana è stato profondamente « unitario » fino a questo momento. nel momento in cui il voto lo rende finalmente esplicito, io penso che s' avvicini ora la meta dell' unità alternativa della sinistra, e della destra, con eguale rispetto. che cosa ci caratterizza? da una parte si crede di più a certi valori di autorità, dall' altra a certi valori di libertà: ebbene, sul piano morale, siamo su un piano di parità. noi crediamo più realistico il socialismo che la democrazia capitalistica. non ha senso essere da questa parte se non si pensa a questo. se noi non pensiamo che un uso socialista del potere, il deperimento del potere giacobino, se il capovolgimento della visione stessa della organizzazione economica e sociale non viene oggi visto come misura antitetica necessaria, lei, signor presidente del Consiglio non riuscirà a risolvere i problemi della sua fiscalità. né lei, né il suo successore, soprattutto se ci si limiterà a fare uso di ipotetiche innovazioni tecniche, ancora di là da venire, come quelle annunciate un tempo dall' attuale presidente del gruppo socialdemocratico. se voi rappresentate storicamente i ceti e le classi che hanno interesse all' evasione fiscale , è evidente che quei bottoni non funzioneranno per svariati motivi. questo, da parte di noi radicali, è un contributo ancora una volta tradizionale, classico, antico. non ci si può svegliare una mattina — dome fa ogni cinque anni l' onorevole La Malfa — e scoprire che esiste una nuova catastrofe e che virilmente bisogna prenderne atto senza chiedersi alla fine se non si è sbagliato tutto. non si può dire poi che il compromesso storico è ineluttabile solo perché ormai lo si vuole. ma la realtà vera è che esso vi è stato per trent' anni ; i repubblicani non si sono mai levati contro i problemi del Concordato tra lo Stato e la Chiesa o contro quelli della menomata libertà, della non attuazione della Costituzione: hanno fatto l' apologia della prima stesura della legge Reale . forse hanno qualcosa di De Pretis , ma hanno certo nella pratica ancor più di Crispi. i repubblicani si preoccupano di fare da mediatori sull' aborto, fra la visione laica e la visione clericale, poi fanno finta di dolersi o di meravigliarsi se il compromesso storico pare loro « ineluttabile » ; per forza poi non possono fare il salto sostitutivo che speravano di fare. qui si parla, di tanti sorpassi, ma di quello che, in fondo, colleghi del partito repubblicano , speravate di poter fare a carico dei compagni socialisti se ne parla poco, anche se non è per questo che, in realtà, non fosse nell' aria. dopo aver oggi ascoltato l' intervento del compagno Craxi penso che stiamo salendo, verso la « quota zero » , che dei passi avanti si stanno certamente facendo. io penso che è appunto in quel settore, signor presidente del Consiglio , che quell' ordine che normalmente si dice di voler avere come aspirazione da destra, ci può venire. alcuni problemi, quali quello del diritto di famiglia, quello del diritto alla vita, quello della droga, un tempo erano curati, bene o male, e portati avanti più di ogni altro, da madre Chiesa, e questo monopolio non abbiamo voluto toglierglielo perché perversi miscredenti: da questo punto di vista il nostro Stato è ancora pluralistico, l' assistenza è in appalto, la scuola materna è in appalto, tutto è in appalto. aveva ragione l' onorevole Almirante quando ieri l' ha accusata di essere ingeneroso! Almirante nel 1947 faceva finta di credere nella « Carta di Verona » , nella ripresa più o meno socialista, nella tragedia del tramonto; di Mussolini socialista. si contrapponeva così al capitalismo, alla corruzione occidentale, era un « repubblichino » serio, a livello ideologico. lei sa meglio di noi, però (e lo sa il generale Miceli, lo sa il ministro della Difesa ), come poi li abbiate appestati (e avete tentato di farlo anche con la sinistra). io non credo che sia stato Almirante a dire a Saccucci, di andare ad assassinare il nostro compagno per poi regalare voti alla Dc, come non credo che altre cose vadano come può sembrare: l' inquinamento è più grave delle apparenze che abbiamo dinanzi. ma se fascismo non vuol dire queste cose, non adontatevi quando diciamo che siete voi i grandi rappresentanti del fascismo, dello Stato corporativo , della dura realtà fascista, e non loro. cosa c' è, allora, nel pluralismo di cui si parla? la giungla degli enti inutili che non avete voluto liquidare, la giungla delle sigle previdenziali, mutualistiche e assistenziali che da trent' anni è sempre la stessa! e la continuità è formare, oltre che sostanziale. si aggiungano poi i dati concreti costituiti dai morti di cui abbiamo parlato, dalle violenze inutili, da uno Stato che non riesce a farsi amare e rispettare. lei, signor presidente del Consiglio , è troppo intelligente e troppo sagace (e non le faccio un omaggio ipocrita), per non sapere che non è possibile attribuire la violenza, la delinquenza che dilagano alla perversa realtà di cento, duecento, cinquecento, mille, ragazzi « borgatari » , che vogliono distruggere tutto per cattiveria. si tratta di suoi figli, di nostri figli, di figli dell' Immobiliare, dei figli dei sindaci Rebecchini e Petrucci! ecco quello che ci sta attorno e che cresce, ecco la violenza con cui dobbiamo fare i conti. penso, in proposito, che dobbiamo stare molto attenti a non dare la sensazione che in queste assemblee noi siamo uniti in troppe cose, anche se andiamo avanti con riti di dissenso. penso che siamo separati quasi da tutto e uniti solamente da queste occasioni di dialogo che noi, noi cerchiamo di cogliere a volte disperatamente, invocando l' attivazione dei regolamenti, cercando di parlare della loro — se non della nostra — legalità a coloro che dicono poi che siamo esibizionisti, cercando di farci intendere, cercando di capire come sia praticabile una politica del « tanto meglio, tanto meglio » . noi non abbiamo mai detto « tanto peggio, tanto meglio » e in fondo lei lo sa, anche noi, con le nostre stranezze, con le obiezioni di coscienza, e con le altre lotte, siamo stati un po' legislatori in questi anni. non siamo uniti dalla politica internazionale né vogliamo esserlo, ma, signor presidente del Consiglio , come ci si può presentare alla Camera dopo 20 anni ripetendo quello che ella ha ripetuto e dicendo (ne ha parlato Berlinguer) che sui problemi delle alleanze internazionali non si discute nemmeno più? d' accordo, forse nessuno, discute dello strumento giuridico NATO, ma la discussione su quello che rappresenta oggi è necessaria, e in realtà è, viva. altrimenti ella è presidente del Consiglio di niente, non è presidente del Consiglio di una Repubblica se non ci indica quali sono le linee di politica estera del suo Governo, il modo specifico di vivere, di mutare nel quadro storico-istituzionale che è il nostro. eravamo in molti — anche a sinistra federalisti, e lei, nel corso delle sue consultazioni, non ha sentito Altiero Spinelli, e di questo me ne dorrei, specie se fossi un suo amico politico, signor presidente del Consiglio , perché Spinelli era presidente del gruppo misto e perché, soprattutto, è tra i rari italiani che, al di là della routine burocratica dei nostri ministri, da trent' anni (avendo cominciato con Ernesto Rossi a Ventotene) ha sempre riflettuto ed agito a livello europeo. perché queste discriminazioni che — , come diceva l' onorevole Almirante ieri — De Gasperi non faceva nemmeno con il Movimento Sociale ? Piccoli giochi, tristi e inutili! noi ci auguriamo, come radicali, non già di avere riconoscimenti, specifici per quel che ci riguarda, ma che la lotta politica nel nostro paese, a partire dall' occasione del suo Governo, onorevole Andreotti, a partire dai disegni di legge che il Governo presenterà in autunno, a partire dalla realtà dell' aborto e del Concordato, a partire da tutti i grandi temi che interessano la vita della donna e dell' uomo e la coscienza di ciascuno (di noi così come siamo (se le nostre leggi non affondano nelle nostre notti oltre che nei nostri giorni, se non affondano nella nostra vita, sono leggi non destinate a durare), configuri finalmente l' esaurirsi di questo trentennio di ricostruzione dello Stato corporativo , che porta ad una visione quasi bucolica di una Assemblea con pochi e piccoli « diversi » , con piccoli « pazzi » che non capiscono e non sono d' accordo (beati i poveri di spirito, beati i poveri di mente!). di fronte a questa realtà, dinanzi a questa contraddizione, dobbiamo certo essere più uniti che mai, più guardinghi che mai. abbiamo uno Stato in sfacelo, abbiamo da realizzare la Costituzione (senza la quale siamo fuori legge), abbiamo da animare — eventualmente con ostruzionismi, se necessario (quelli veri quelli ufficiali, non quelli che avremo e abbiamo sempre avuto da parte dei potenti) — questo Parlamento. questo Parlamento è stato vittima dell' ostruzionismo dei « regni » di cui parlava l' onorevole Craxi stamane, dei « baroni » di tutte le parti, sempre. daremo il nostro contributo, signor presidente del Consiglio , facendole notare che prima dei problemi tecnici di efficienza, ai quali ella con onestà cerca di rispondere, occorre un dibattito nuovo, che si ancori agli interrogativi di una società moderna, nella quale le leggi stesse del sistema pongono i presupposti della crisi. dai discorsi della sua parte politica , signor presidente del Consiglio , dagli Andreatta, da Giorgio La Malfa , vengono risposte brillanti a certe analisi che possono sembrare un po' apocalittiche di alcuni economisti della nuova sinistra. ma resta il fatto che non ho sentito ancora — forse la mia attenzione non è stata sufficiente — contestare a fondo il dato che nel 1980 (tanto per darci una prospettiva di medio termine) la disoccupazione, comunque, con i meccanismi che ella intende attivare, con le linee di Governo che ci vengono proposte dalle « mezze ali » di destra e di sinistra, sarà non solo endemica, ma aumenterà. e la ripresa produttiva, finirà con l' essere pagata con il costo di una disoccupazione che ci si illudeva, fino a 5 o 6 anni fa, di poter vedere solo come dato consistente nella sola congiuntura e che invece sempre più appare come una caratteristica necessaria per le vie di uscita dalla crisi che ci state proponendo. dunque il contributo che noi speriamo di darvi è un contributo di lotta appassionata e dura sulle cose più importanti, convinti che non ci si unisce sull' apparente « strutturalità » dell' economia e dei dati sociali, ma ci si unisce innanzitutto e ci si comprende il giorno in cui i problemi — quelli, sì, davvero irreversibili — delle lotte per conquiste di nuove libertà di nuovi diritti, verranno affrontati. su questo credo che i fronti in realtà si debbano concretamente in Italia confrontare, come voi dite, ed opporre. mi auguro, signor presidente del Consiglio , che la sua fatica, che a tutti ormai ci sembra una fatica abbastanza tecnica, sia coronata da un certo successo. infatti noi tutti ci auguriamo che almeno vadano in porto alcune delle misure riformistiche che ella vuole prendere. ci auguriamo che davvero il nostro Parlamento, con le presidenze dei compagni comunisti, diventi d' un tratto un Parlamento totalmente o in gran parte diverso, ma anche se questo accadrà, non per questo avremo affrontato e risolto la crisi del paese: ne avremo solo curato alcuni sintomi, nemmeno i più gravi. ma se noi non possiamo darle quella astensione che è il modo oggi che altre parti hanno di accordarle la fiducia, non è, signor presidente del Consiglio — la prego di tenerlo presente — per intolleranza, per settarismo o disattenzione, ma per rispetto delle convinzioni di ciascuno, delle sue non meno che delle nostre. se davvero questo è un Parlamento in cui dalla sua parte si chiede la democrazia, allora dovremmo dire che siamo uniti in questo, dalla convinzione che la democrazia chiede confronti duri, leali ed appassionati e non l' illusione corporativa e pluralistica di una collaborazione fra i « migliori » che siedono ai vertici dello Stato, paternamente attenti, o maternamente, a seconda delle parti politiche, alle sorti del buon popolo, bravo ma immaturo.