Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
VI Legislatura - Assemblea n. 82 - seduta del 06-02-1973
Sulla RAI-TV
1973 - Governo II Andreotti - Legislatura n. 6 - Seduta n. 82
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli Deputati , sono grato ai colleghi che sono intervenuti, naturalmente più a quanti sono intervenuti contro le mozioni che sono state presentate, ma anche ai presentatori e a coloro che hanno parlato a favore delle mozioni stesse, per il tono con cui si è svolto questo dibattito. e sono grato all' onorevole Bertoldi per avere voluto ricordare che, nello spazio di poco più di due mesi, noi abbiamo avuto due dibattiti in quest' Aula e due dibattiti nella Commissione di vigilanza, oltre ad alcune discussioni nella decima Commissione permanente. abbiamo, quindi, offerto e contemporaneamente ricevuto la possibilità di scambiare tutte le informazioni, anche se, ed è un po' deludente il doverlo constatare, alcuni, dopo aver chiesto e ottenuto informazioni e precisazioni, continuano imperterriti a porre le stesse richieste come se la risposta alle proprie domande non fosse mai intervenuta. continuo a ritenere che il punto fondamentale che rappresenta il terreno di scontro e di incontro (ma specialmente, il terreno per un costruttivo impegno di lungo periodo) sia quello della riforma. ed è per questo che abbiamo fissato un calendario molto preciso e stiamo mantenendo con esattezza quegli impegni. ma dobbiamo prima di tutto (in un discorso che desidero non sia lungo) sgombrare il terreno da un equivoco che non è solo terminologico. a me sembra che parlare di un colpo di mano — come si è fatto e si continua a fare — per quello che è accaduto alla Rai-TV è semplicemente assurdo ed io mi augurerei che, se un giorno i partiti che oggi hanno la responsabilità della maggioranza fossero all' opposizione, essi avessero dal Governo di allora un centesimo del riguardo che noi abbiamo per le persone del partito socialista italiano (e lo abbiamo coscientemente), perché — lo ha detto or ora l' onorevole Arnaud — , contrariamente a quanto era sempre avvenuto, nel Consiglio d'amministrazione della Rai-TV sono rimasti, al momento del rinnovo, uomini che non appartengono a partiti di maggioranza. mai questo era accaduto nel passato e non ci si venga a parlare del cosiddetto fascista (a parte la ingiusta qualificazione nel caso specifico), perché nel 1964, quando il Governo di centrosinistra operò il rinnovo del Consiglio d'amministrazione , il vecchio liberale antifascista, conte Novello Papafava, non fu riammesso nel consiglio stesso. mi ricordo che, nelle polemiche allora intervenute, si disse che nessuno aveva il diritto di essere riconfermato in un Consiglio d'amministrazione scaduto. noi abbiamo per altro ritenuto, nei riguardi del problema della Rai-TV (in particolar modo in questo periodo di passaggio ad un sistema nuovo), che la responsabilità dell' amministrazione, anche da un punto di vista politico, dovesse essere più larga e coinvolgere forze collocate al di là dei confini della maggioranza. considerazioni queste che avevano portato a pregare l' onorevole Paolicchi di mantenere il suo posto di amministratore delegato e il dottor Solari di rimanere nel Consiglio d'amministrazione . considerazioni di partito hanno indotto l' onorevole Paolicchi a rinunciare all' incarico, ma egli, con molto senso di responsabilità (e penso che non sia solo una sua decisione personale), è rimasto nel Consiglio d'amministrazione e nel comitato direttivo ed ha conservato altresì la carica di amministratore delegato della Sipra. per suo conto il dottor Solari è rimasto nel Consiglio d'amministrazione e ha conservato la carica di amministratore delegato della società televisiva SACIS. per questo credo che, se l' italiano ha un senso, il parlare di colpo di mano è almeno leggermente stravagante. ed è giusto — ripeto — che sia più larga l' area politica di responsabilità della Rai-TV. io ho capito, stamani, quando l' onorevole Anderlini ha lamentato che non fosse stata ulteriormente allargata. apprezzo — per usare la terminologia che l' altro giorno l' onorevole Natta ha usato in materia di decreti legge — apprezzo questo senso di castità — castità forzata, ma sempre castità, in questo caso — da parte del partito comunista , che non ha fatto un' osservazione che pure avrebbe avuto il diritto di fare; però ritengo che non si debba impostare diversamente la questione dell' ente in un periodo come quello di formazione del binario delle nuove strutture che certo saranno decise poi dal Parlamento e che devono essere rapidamente preparate. per questo io credo che il Governo, che ha riconosciuto questo principio più dilatato di presenza politica, debba senza mezzi termini respingere tutte le accuse in senso contrario. circa l' entrata dei funzionari ministeriali nel comitato direttivo , è vero — come hanno detto alcuni colleghi — che ad un rilievo della Corte dei conti , così come non si era risposto nel passato, si poteva anche non rispondere; ma io credo che avesse proprio in questo anno un valore particolare una responsabilizzazione maggiore di alcuni pubblici funzionari: proprio perché si tratta di un anno di gestione quanto mai delicata, un anno di gestione di transizione dal primo periodo di concessione verso il nuovo periodo. credo che i funzionari debbano comunque essere considerati come collaboratori preziosi, garanzia di imparzialità e di buona amministrazione. in una delle mozioni si è parlato addirittura di violazione di legge; si è chiesto cioè se il parere della commissione parlamentare di vigilanza dovesse essere chiesto prima che il Consiglio d'amministrazione della Rai-TV adottasse la delibera o, prima di siglare lo schema di convenzione, fosse invece conforme alla lettera della legge e alla prassi, che è stata sempre univoca (anzi dirò in che modo abbiamo migliorato anche a questo riguardo), sentire la commissione parlamentare su un testo concreto, cioè sul testo di deliberazione adottata dal Consiglio d'amministrazione prima che il ministro emanasse il decreto di approvazione. ho parlato di innovazioni e ho detto che noi abbiamo innovato in meglio. nel 1964, quando fu ampliato il numero dei membri del Consiglio e del comitato, le modifiche statutarie furono votate dal Consiglio d'amministrazione della Rai-TV il 2 luglio, furono trasmesse alla commissione parlamentare il 18 agosto e la commissione parlamentare dette il suo parere l' anno successivo, il 24 di febbraio. nel frattempo, se non vado errato, era stata data esecuzione alla modifica e nessuno aveva sollevato eccezioni. il decreto ministeriale seguì il 16 marzo 1965. per altre modifiche di statuto i termini sono stati anche più dilatati. viceversa, questa volta, nello spazio di pochissimi giorni, il Governo ha chiesto il parere della commissione parlamentare di vigilanza, ha dichiarato alla stessa — pur non essendovi tenuto, perché il parere della Commissione è consultivo e si può decidere in senso difforme — che non avrebbe deciso in difformità qualora la Commissione di vigilanza avesse espresso parere contrario, ha fatto sì che non fosse data esecuzione alla modifica di statuto prima del detto parere e prima del successivo decreto da parte del ministro delle Poste e delle telecomunicazioni . credo che noi non possiamo non considerare che, in questa evoluzione verso un maggior rispetto della sostanza e della forma delle leggi, non sono da attendersi — perché questo comportamento costituisce un dovere — riconoscimenti. però non possiamo nemmeno accettare critiche e censure, tanto meno, direi, da coloro che quando avevano responsabilità di Governo (anche se stamane molto lealmente l' onorevole Bertoldi ha parlato del diritto all' autocritica, che è un diritto assolutamente incontestato) certamente non seguirono la stessa strada. detto questo, e ribadito che il punto essenziale è l' itinerario della riforma, anche qui credo che si debba dire — non vogliamo attribuirci un merito, ma si tratta di una constatazione — che stiamo rispettando le scadenze fissate. sappiamo benissimo che dinanzi a tutte le scadenze c' è sempre un bivio: o si rispettano o si chiede una proroga. nel caso di richieste di proroga si registrano normalmente delle critiche; tutto ciò per altro dura pochissimi giorni, perché poi tutti se ne dimenticano, ed aspettano o l' esecuzione dell' impegno preso o la nuova richiesta di proroga. se invece si mantengono le scadenze, certamente si mettono sul tappeto i problemi, con tutto ciò che essi hanno di opinabile e di idoneo a suscitare contrasti; ed allora si va incontro anche, inevitabilmente, a tutta una serie di difficoltà. questo è capitato — e lo dirò parenteticamente per la riforma tributaria , in ordine alla quale il Governo ha rispettato i termini fissati; ciò ha provocato, di certo, qualche difficoltà di ordine applicativo per quel che concerne l' entrata in vigore dell' imposta sul valore aggiunto , ma credo fosse dovere del Governo non chiedere un' ennesima proroga, come non abbiamo fatto. era necessario disporre la proroga della scadenza della convenzione con la Rai-TV attraverso un testo legislativo? oggi il discorso si è spostato più sul piano della valutazione dell' opportunità politica, della decisione del Governo, mentre era partito dalla contestazione della legittimità della via amministrativa seguita. e certamente, il fatto che non vi siano state contestazioni ad opera degli organi preposti al controllo costituisce la migliore garanzia che c' eravamo mossi su una strada ineccepibile dal punto di vista giuridico. ma noi ritenemmo che anche politicamente — aspetto che oggi è stato qui sottolineato — fosse giusto seguire la strada del provvedimento amministrativo, e non per fare qualcosa contro il Parlamento (tant' è vero che il Parlamento era bene informato delle intenzioni del Governo), ma perché non dovevamo in una discussione anticipata ed affrettata di un testo legislativo di proroga, scontare (senza avere dinanzi tutti gli elementi, come sarebbe stato inevitabile) un discorso sulla riforma dell' ente radiotelevisivo. il Governo portò avanti altresì un lavoro di elaborazione, e chiarii che la commissione ministeriale presieduta dal consigliere di Stato Quartulli aveva una finalità di carattere tecnico; doveva cioè sottoporre a chi deve adottare le decisioni in questa materia una serie di proposte che presentassero anche una gamma di alternative sui punti essenziali. e sotto questo aspetto, dobbiamo rilevare che nella commissione Quartulli si è avuta su molti punti l' unanimità, mentre su altri si sono registrate opinioni diverse, come del resto era naturale dato il tipo di contributo che alla commissione stessa si era chiesto. la cosa essenziale è che noi possiamo disporre di un documento sulla base del quale sia possibile, in tempi rapidi, condurre discussioni di carattere concreto. dicemmo che questo documento sarebbe stato pronto per il 15 febbraio, e per quella data sarà pronto. immediatamente dopo lo consegneremo (insieme a copia di alcuni pareri che nel frattempo abbiamo chiesto ad autorevoli personalità del mondo culturale) ai partiti politici , alle organizzazioni sindacali ; ne discuteremo con le regioni, per le enormi implicazioni che la riforma dell' ente radiotelevisivo comporta anche nei rapporti tra regioni ed amministrazione centrale . quale parte dovrà avere nel frattempo, in questa fase, la commissione parlamentare di vigilanza? direi che noi, per un doveroso rispetto, dobbiamo lasciar questo alla decisione dei presidenti delle due Camere per non trovarci — come ci siamo trovati alcune settimane fa — in una situazione caratterizzata da una specie di rispettoso contrasto, tra un iter che noi ritenevamo potesse essere seguito in seno alla Commissione di vigilanza e un richiamo al rispetto delle leggi che ci venne attraverso il presidente della Commissione stessa, a sua volta portavoce di argomenti comunicatigli per iscritto dai presidenti dei due rami del Parlamento. vi sono punti nella riforma su cui non sarà difficile prendere decisioni. ci sono punti in cui sarà invece certamente difficile (a parte il punto di partenza : ente o società concessionarie) effettuare delle scelte, come quello che riguarda i meccanismi di garanzia dell' imparzialità, questo comitato dei garanti di cui si parla: quale sarà — se esso dovrà esserci — la sua estrazione, la sua composizione; in che rapporto sarà con la commissione parlamentare di vigilanza. vi sono inoltre problemi di grande delicatezza riguardo al cosiddetto diritto di accesso che naturalmente, in tesi astratta, è illimitato, ma in concreto deve essere regolato. vi sono problemi che riguardano i rapporti del singolo cittadino con l' ente, e anche qui, da una enunciazione di carattere generale , si deve arrivare a concretare una normativa che sia suscettibile di esecuzione. non sto ad anticipare (del resto i colleghi sono addentro a questo problema più di me) le linee della riforma della Rai-TV. confermo che, dopo la consultazione che avrà luogo dal 15 febbraio per un mese circa, prima della riapertura del Parlamento dopo le vacanze di Pasqua, noi presenteremo il disegno di legge relativo, in modo che le due Camere abbiano adeguato tempo per poter decidere anche prima della scadenza del prossimo dicembre. nel frattempo riconfermo che deve essere rispettato il principio del non mutar nulla, del nihil innovetur , pur trattandosi di una gestione in qualche modo transitoria. per poter rispettare concretamente questa norma, ci sarà presto la prima delle relazioni che successivamente saranno presentate a scadenza mensile. occorreva del tempo per poter concretizzare i punti di riferimento dallo stato di consistenza al 31 dicembre, e questo non poteva essere chiuso che alcune settimane dopo l' anno solare . qui la ragione del lieve ritardo con cui verrà comunicata la prima relazione rispetto alla scadenza che noi abbiamo annunciato. ma, dopo tale prima relazione, la cadenza dei 30 giorni verrà rispettata. durante questo periodo l' impegno a non compromettere il futuro deve essere inteso in senso globale. cioè occorre veramente, in questa linea di non compromissione, non fare o non autorizzare atti sbagliati, appesantimenti non necessari, carichi di personale non strettamente indispensabili: una linea quindi di rigorosa amministrazione intesa a non pregiudicare il futuro. però vorrei che non si ripetessero per amore di principio alcune critiche. stamane l' onorevole Damico ha detto ad esempio: perché, in questo periodo, voi che avevate affermato di non volere modificare alcunché in attesa della riforma, avete poi disposto la ricostituzione del comitato di vigilanza ministeriale? non è mio compito, ma dovrei far notare all' onorevole Damico che non è un lettore attento de L'Unità . alcuni giorni fa L'Unità ci attaccava con un titolo piuttosto vistoso, scrivendo che era illegale il comitato di vigilanza sulla Rai. e riportava i testi delle mozioni di varie organizzazioni e di sindacati di scrittori i quali protestavano perché, essendo scaduto il periodo di validità di questo comitato, non se ne era disposta ancora la rinnovazione, volendo alcuni di loro operare dei cambiamenti. il ministro delle Poste responsabilmente ha disposto in conseguenza. e L'Unità stessa, sia pure non specificando nomi, il 31 gennaio così scriveva: « un comunicato del ministero informa che il ministro ha firmato il decreto di nomina. la rapidità con cui il ministro ha raccolto la segnalazione evidentemente rallegra » , e così via . almeno questi testi potrebbero essere considerati. del resto, non occorre certo aggiungere motivi supplementari ad una polemica che offre di per sé una pluralità di obiettive ragioni di contrasto. ho risposto, come era mio dovere, ad un preciso quesito. se tutte le nostre illegalità sono di questo tipo, credo che non potremo non avere una reiezione totale delle mozioni di cui stiamo discutendo. argomento più delicato e più importante è quello del bilancio della Rai-TV. desidero però dire prima una parola di assicurazione all' onorevole Riz. nella convenzione vi è una norma precisa che obbliga la Rai-TV a installare gli impianti che consentano di ricevere i programmi a cui l' onorevole Riz si è riferito; e questo è in via di esecuzione. credo, del resto, che pur derivando da ciò tutta una serie di problemi, non dobbiamo però, in prospettiva, anche per le innovazioni tecniche che sono in procinto di essere realizzate, considerare questa captazione di programmi stranieri come qualcosa che vada contro dei doveri civici. dobbiamo anzi guardare a questo fatto con larghezza di vedute, anche se ovviamente esso comporta alcuni problemi. il bilancio della Rai, come è noto — alcuni colleghi hanno già fatto al riguardo una serie di considerazioni e ricordato cifre, per cui io potrò essere molto sintetico — ha tre voci di entrata: la prima è il canone di abbonamento depurato dalla parte fiscale; la seconda è il gettito della pubblicità; la terza è il rimborso di spese per servizi particolari o per obblighi non previsti nella convenzione. nel 1954 il canone di abbonamento era di 18 mila lire annue. con un itinerario che resta, ahimè, isolato, perché è contro corrente, lungo gli anni il canone è andato diminuendo; la ragione è da ricercarsi nell' aumentato numero di abbonati. nel 1961 il canone fu portato a 12 mila lire annue e a quel livello è rimasto. per avere un termine di confronto potremmo ricordare che il giornale quotidiano, che allora costava 25 lire, è arrivato oggi a 90 lire. quindi la Rai ha seguito, come era a mio avviso doveroso, un cammino inverso nella determinazione, da parte dello Stato, dell' ammontare del canone. successivamente, quando dinanzi a esigenze di bilancio, valutate dagli organi di amministrazione della società concessionaria, fu richiesto di aumentare il canone, o di ritornare alle 18 mila lire o addirittura di adeguarlo ulteriormente, il Governo ha espresso un parere negativo. il canone resta di 12 mila lire annue. in più, è noto che la pubblicità, attraverso la radiotelevisione, ha trovato nella concessione (norma ripetuta nella proroga per questo anno) un limite quantitativo, del 5 per cento dell' orario rispetto alla totalità delle trasmissioni, e ciò perché si è voluto salvaguardare l' interesse, pesandone la funzione, degli altri mezzi di pubblicità, in modo particolare della pubblicità a mezzo stampa, di quella stradale e cinematografica nonché di altre forme minori. di fatto, il limite del 5 per cento che, a norma di convenzione, poteva anche essere ulteriormente aumentato di altri tre punti, non ha mai superato in maniera rilevante il 4 per cento . per avere un quadro completo, va detto che questo significava però un quantum crescente in cifra assoluta, in quanto il numero delle ore di trasmissione era a sua volta cresciuto. abbiamo ascoltato, anche nelle discussioni in quest' Aula, critiche circa l' attività della Sipra, relativamente al rapporto fra pubblicità destinata alla radiotelevisione e pubblicità destinata ai giornali. per questo noi (sostenuti da una vasta opinione in sede di Commissione di vigilanza) abbiamo ritenuto di far adottare dalla Sipra l' impegno a non assumere nuovi clienti nel campo della pubblicità non televisiva, proprio perché era questo uno dei punti su cui non bisognava compromettere il futuro. in argomento, come è noto, vi sono contrasti, in particolare, fra editori di giornali e Rai-TV. i primi non vorrebbero alcun aumento di pubblicità, né in tariffe né in periodi, e non vorrebbero neppure quello che potremmo definire un aumento automatico, che cioè, pur rispettando le proporzioni fra pubblicità Rai-TV e altri tipi di pubblicità, potesse comportare un' espansione quantitativa della prima non a danno delle altre. aggiungo che l' Unione degli utenti di pubblicità e gli altri principali utenti, a loro volta, protestano con atti formali presso la Presidenza del Consiglio , perché ritengono che da un punto di vista economico sarebbe necessario, per le loro aziende, poter disporre di maggiori possibilità pubblicitarie, e avevano perciò avanzato una proposta intesa a dare assicurazione ai giornali e, nello stesso tempo, a consentire un aumento della pubblicità radiotelevisiva. questa proposta non è stata accolta nella commissione paritetica e sono tuttora all' esame una serie di aspetti di carattere tecnico che, naturalmente — ripeto quello già detto altra volta — non potrebbero subire alcun cambiamento se non nell' ambito della commissione paritetica. qui mi corre l' obbligo (e conosco la volubilità di certe polemiche politiche) di richiamare l' attenzione della Camera su due aspetti di questo problema. al primo di essi mi ha richiamato poco fa l' onorevole Donat-Cattin, il quale, per qualche collega nuovo di questa Assemblea, potrebbe avere suscitato qualche confusione, quando ha parlato degli aiuti alla editoria. è vero che il Governo attuale ha presentato il 3 gennaio 1.973 un disegno di legge di aiuti all' editoria, che è tuttora pendente presso questo ramo del Parlamento, il quale, naturalmente, può valutarlo in assoluta libertà di giudizio; noi per altro non abbiamo fatto altro che riprodurre il testo esatto del disegno di legge (presentato dal Governo che l' onorevole Donat-Cattin non disconosce) del 5 ottobre 1971. non ho qui con me i dati della distribuzione (si tratta di qualcosa che precede la nostra gestione), ma mi farò premura, per l' informazione dell' onorevole Donat-Cattin e di altri colleghi, di procurarglieli e di farglieli conoscere. per quanto riguarda questa delicata vicenda dei rapporti della pubblicità sui giornali con quella della Rai-TV, adesso tutti sembra più o meno che facciano propria la causa del non cambiar niente. però, mentre in astratto in tal modo certamente si tutela la libertà di stampa e la pluralità delle testate, in concreto ed in definitiva — per la concentrazione della pubblicità che in pratica c' è verso poche testate — i beneficiari di questa crociata vengono poi ad essere estremamente limitati. quindi, così non si risolve il problema. ho desiderato dirlo perché non vogliamo poi caricarci sulle spalle cose che non riguardano una valutazione che questo Governo fa diversamente dal passato e diversamente da altre forze. ripeto, non è che io creda che tutto quello che è stato fatto nel passato sia buono, come non è buono tutto quello che facciamo noi, come non sarà buono tutto quello che faranno i nostri successori. però, siccome forse l' onorevole Pochetti sa che vi è su questo una convergenza dell' Unione editori, dove non si seguono le linee politiche tradizionali, probabilmente saprà anche che questa spinta per portare avanti questo provvedimento, in un momento obiettivamente difficile per l' editoria (non è, quindi, che io non conosca certi profili della questione), non è soltanto propria del Governo. comunque, credo che non sia un male se non vogliamo discuterne in Commissione — discuterne in Aula, perché di queste cose alla luce del sole (più o meno artificiale) si discute sempre meglio e si eliminano, se non i motivi, almeno i principali pretesti di un certo tipo di polemica politica che non è sempre tra i vari partiti, ma qualche volta passa anche all' interno di ciascuna forza politica . penso che noi, a questo punto, dobbiamo dire con grande precisione, di fronte all' esigenza di non mutare la situazione nei confronti del passato, che bisogna fare riferimento alla situazione quale si è presentata nel 1972, vale a dire nell' ultimo dei bilanci. per quanto riguarda la terza voce di entrata, cioè il rimborso per servizi oltre i limiti della convenzione, lo stesso onorevole Bogi non ha sostenuto l' opportunità di non concedere i rimborsi per prestazioni effettuate; ma ha detto di volere limitare i rimborsi ai casi perfettamente motivati (ché di rimborsi si tratta e non di sovvenzioni, che non esistono) e che siano sottoposti a procedure di controllo le quali evitino qualunque dubbio di formule surrettizie. credo che questo sarà reso ancora più facile (e qui penso che non occorra modificare leggi) proprio dalla esistenza della relazione mensile, la quale ci consentirà di seguire i singoli addendi, in modo da poter discutere conti alla mano. onorevole Bogi, la ringrazio anche di una parte delle sue critiche, perché mi ricordo che un anno fa o poco più, quando ella sviluppava le sue polemiche piuttosto vivaci, anche molti di coloro che oggi, cercando di strumentalizzarle (e la ringrazio di non essersi prestato), tentano di eccitarla applaudendola, la consideravano invece come una specie di guastafeste in una armonia che era strutturalmente un po' diversa dall' attuale. inoltre, come ho avuto occasione di dire alla Camera, ispettori dei ministeri delle poste e del Tesoro hanno avuto l' incarico specifico di approfondire questo argomento e nel frattempo, come primo risultato, il ministro delle Poste ha fissato alla società un' economia di 5 miliardi nella gestione. aggiungo — voglio a tal proposito tranquillizzare i colleghi che hanno posto tale quesito — che quello che si è scritto sulla creazione in questo anno di un grande centro di produzione televisivo qui a Roma è assolutamente inesatto. non esiste un programma di questo genere, nessuna spesa sarà fatta in questa direzione. onorevoli colleghi , non per mancare di riguardo ad altri argomenti, che però ritengo sarebbero fuori di una certa linea essenziale e porterebbero il discorso nella cornice politica e culturale che deve presiedere ed affiancare la nostra comune opera di riforma, vorrei concludere dicendo che un grande rigore, anche finanziario, è certamente encomiabile e va perciò perseguito. dobbiamo però stare attenti a non essere poi, attraverso una critica indiscriminata ed attraverso una indisponibilità a guardare oggettivamente le cose, responsabili del deperimento, anche tecnico, di un organismo che noi dobbiamo pretendere, che sia pronto o a gestire o a far gestire il difficile complesso della radiotelevisione nel periodo successivo all' entrata in vigore della riforma, e, in quest' ultimo caso, non in condizioni negative che certamente, credo, non sono negli auspici di nessuno di noi. per questo il Governo prega il Parlamento di respingere le mozioni, non perché nel loro contenuto non vi siano e da quanto detto fino ad ora si desume con chiarezza — cose su cui possa aversi una concordanza di opinioni particolari, ma perché il loro tono politico, le loro richieste specifiche, volte a far cancellare quello che nel puntuale ed assoluto rispetto delle leggi noi abbiamo fatto, non possono certamente trovare concordi né il Governo né la sua maggioranza.