Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 5 - seduta del 06-07-1972
1972 - Governo VII Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 667
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente , onorevoli colleghi , prima di ribadire la posizione che abbiamo assunto nei confronti del Governo dell' onorevole Andreotti, mi sia consentito di fare un breve accenno a quello che è stato il decorso della politica di centrosinistra e a quelle che sono state e sono le responsabilità del suo insuccesso. non ho difficoltà ad ammettere che, dopo la prima esperienza di Governo di centrosinistra, noi ci siamo trovati costantemente in dissenso con le altre forze della coalizione, sia nell' apprezzamento della situazione reale del paese, sia nella politica da seguire per rassodare la coalizione stessa. questo dissenso, però, non ha mai voluto significare, in tutti gli anni in cui lo abbiamo manifestato, la volontà di arrivare ad alternative. di queste alternative altri, con i loro errori, si prendono la responsabilità, non noi. non devo certo ricordare a questa Assemblea che il nostro partito ha lottato dieci anni per la svolta di centrosinistra; ha subito una scissione nel suo seno pur di realizzare quello che a noi sembrava, senza che avessimo mai ripudiato l' esperienza storica precedente, un salto di qualità nella condizione della vita democratica , economica e sociale del nostro paese. ho già detto che dopo la prima esperienza di Governo, nella quale i repubblicani hanno avuto un posto di grande responsabilità nel ministero del Bilancio , ci siamo trovati in costante dissenso. questo costante dissenso si è espresso attraverso la presentazione tenace di un' alternativa alla politica che il centrosinistra seguiva. tale alternativa, nella fase che va dal 1964 al 1968, si è concretata esplicitamente con la, proposizione al presidente del Consiglio di allora, onorevole Moro, e ai sindacati operai, di una politica globale dei redditi, che è stata trattata con indifferenza o è stata respinta, e con altre indicazioni e proposizioni importanti. è partita dai banchi repubblicani l' indicazione della necessità che i sindacati fossero chiamati a partecipare alla politica di programmazione economica. debbo anzi ricordare che, quando la prima Commissione di programmazione economica fu costituita nel 1962, in quella commissione furono inclusi i sindacati operai; ben dieci anni fa, onorevoli colleghi , prima che il colloquio con i sindacati diventasse luogo comune per le forze politiche democratiche! è partito dagli stessi banchi l' approfondimento del rapporto tra rivendicazioni e riforme, tra consumi sociali e consumi individuali, tra investimenti e consumi attuali, in uno sforzo che accertasse le necessarie compatibilità ai fini della programmazione e in uno sforzo volto al raggiungimento degli obbiettivi della programmazione medesima — l' onorevole Anderlini ricordava la Nota aggiuntiva del 1962 anche attraverso l' indicazione degli strumenti concreti necessari per la loro realizzazione. non abbiamo avuto successo in queste indicazioni alternative, ma scontavamo purtroppo il fallimento della politica di programmazione, che fissava obbiettivi senza fissare gli strumenti per raggiungerli. e posso riferire a quel lontano dibattito il documento Giolitti del 1972. dopo molti anni, il piano Giolitti per il 1972 — e questo, onorevoli colleghi , non lo potete smentire — recepisce gli estremi di quella politica dei redditi che noi avevamo invano suggerito nel passato. è noi ne abbiamo preso positivamente atto, anche se il partito socialista , anche se lo stesso Giolitti hanno voluto dirci che noi forzavamo l' interpretazione di quel documento. noi lo abbiamo preso nel suo complesso. non è nostra la responsabilità di averne fatto interpretazioni capziose. posso tuttavia domandare oggi all' onorevole Giolitti, al partito socialista , perché le condizioni poste a base del piano per il 1972 non fossero valide nel 1962, nel 1963, nel 1964, nel 1965. occorreva il manifestarsi di una grave crisi economica per rendere valide le condizioni proprie di una politica dei redditi , che potevano essere altrettanto utili ed efficaci negli anni precedenti, prima della crisi? questa è stata la nostra posizione, critica e dissenziente negli anni dal 1964 al 1968. posizione che cambia, onorevoli colleghi , dal 1968 ad oggi. mentre in precedenza, sentivamo che il sistema economico italiano cresceva, sia pure in modo anarchico, sentivamo che era possibile realizzare i fondamentali obiettivi della politica di centrosinistra (sviluppo crescente, soluzione dei gravi squilibri della società italiana ), dal 1968 in avanti abbiamo avuto un' altra preoccupazione. non si trattava più, colleghi, di rendere compatibili gli obbiettivi della programmazione nell' ambito di un sistema economico crescente, ma si trattava di evitare che lo stesso sistema economico entrasse in crisi, che è cosa estremamente diversa dalla prima. vi sono state, dunque, due fasi di atteggiamento critico nei confronti della politica concretamente svolta dalla coalizione di centrosinistra: quella — ahimè! — di grandi speranze, anche se deluse, del periodo dal 1964 al 1968, e quella di preoccupazione estrema di quanto sarebbe avvenuto, dal 1968 in avanti. peraltro, anche da tale data in poi noi abbiamo fatto il nostro dovere, amici del centrosinistra. debbo ricordare che nel febbraio 1969, allorché si ricostituì il Governo di centrosinistra Rumor, quando lo stesso affrontò per prima cosa la questione delle pensioni e della previdenza sociale , noi, dopo una deliberazione della direzione, scrivemmo al presidente del Consiglio di trattare con i sindacati operai non solo l' argomento delle pensioni, ma quello delle rivendicazioni dell' « autunno caldo » e la questione delle riforme. suggerimmo allora di porre le forze politiche , i sindacati operai, gli imprenditori, di fronte alla realtà di una situazione, entro la quale tutte le esigenze dovevano essere rese compatibili. fallimmo anche allora, come abbiamo continuamente fallito nella richiesta di sperimentare questa compatibilità delle varie esigenze, di non lasciare il gioco alle forze spontanee, non perché le volessimo comprimere, ma perché è l' azione, la guida politica che deve conciliare le esigenze spesso contraddittorie espresse dalle forze spontanee. senza guida politica non potevamo, non possiamo realizzare alcun obiettivo di sviluppo e di riforma della società italiana . quante volte, colleghi, nelle riunioni della coalizione governativa, quante volte in questo Parlamento ci avete chiamati pessimisti, ci avete definiti « Cassandre » ... noi avremmo voluto avere torto, perché non abbiamo il gusto delle profezie negative. ma avremmo dovuto chiudere gli occhi alla realtà? quante volte, in questi anni, una certa faciloneria ha fatto dire cose che non stavano né in cielo né in terra e non ha lasciato prevedere quel che sarebbe accaduto! oggi la situazione è per tutti grave. chi è che non lo riconosce? ma, onorevoli colleghi , cosa vuol dire che la situazione è grave? ho l' impressione — lasciatemelo dire — che voi considerate la situazione grave come noi la consideravamo tale due, tre anni fa. non basta, cioè, affermare cosa del genere. occorre anche precisare qual è il grado di pericolosità della situazione. lasciatemelo dire, con tutta l' umiltà con cui diciamo queste cose: può essere un riconoscimento arretrato rispetto al deterioramento reale della situazione. il problema della situazione economica , finanziaria, sociale di fondo del nostro paese lo abbiamo considerato come oggetto principale del nostro congresso del novembre scorso. leggendo la relazione introduttiva di quel congresso si può avere la disamina spietata della condizione in cui si trova il nostro sistema economico , sistema economico che noi riconosciamo dover essere riformato nei suoi meccanismi di sviluppo, ma non disgregato. sulla disintegrazione di un sistema economico e di un meccanismo di sviluppo, non si costruisce nessun avvenire per nessuno e tanto meno per le classi lavoratrici . questo dovete imparare, uomini di sinistra, perché nella disintegrazione nulla può assicurare il futuro. dispiace sempre che si dicano queste verità. quale è stata la situazione che noi abbiamo spietatamente esaminata in quel congresso? io parlo chiaro, onorevoli colleghi : la amministrazione degli organismi pubblici non è stata mai un modello nel nostro paese. non siamo responsabili noi, evidentemente. voi avete amministrato organismi pubblici mollo più dei repubblicani. voi dimenticate che noi siamo una forza di minoranza. su seicento deputati, un partito che contava nove deputati, quanti eravamo fino ad ieri, non credo possa farsi responsabile di questa disamministrazione a pari titolo degli altri. sta di fatto che l' amministrazione nel nostro paese non ha brillato mai. ma quale era la cosa più grave da temere? che a questa disamministrazione degli organismi pubblici si aggiungesse un indebolimento grave del sistema economico . la coincidenza di questi due fatti avrebbe rappresentato un momento molto grave della nostra vita democratica , economica e sociale. diciamo la verità, questo meccanismo di sviluppo economico , anarchico e disordinato, ma a produttività crescente, metteva a disposizione ogni anno un po' più di grasso e di carne. e questo serviva a coprire molte delle nostre insufficienze nell' amministrazione degli organismi pubblici. ma noi abbiamo pensato che quando il meccanismo di sviluppo si fosse arrestato nella sua disordinata, ma crescente produttività, le cose si sarebbero gravemente complicate. cosa sarebbe avvenuto? la disamina è tutta lì. il sistema produttivo pubblico e privato è in gravissima crisi, crisi di produttività crescente, crisi di equilibrio interno delle imprese. il sistema non direttamente produttivo degli organismi pubblici non vive da tempo in migliori condizioni. la conseguenza che noi abbiamo percepito dalla nostra disamina è che l' Italia minaccia di uscire dal sistema europeo, minaccia di non costituire più quella che poteva parere la nostra ambizione, l' appartenenza cioè ad un sistema di democrazia avanzata dell' Occidente: e non per divenire uno Stato socialista che ha le sue leggi rigorose e severe, ma per divenire quello che io considero uno Stato di tipo socialistoide, che non è definibile né dentro un sistema né dentro l' altro. non importa chi dica la stessa cosa e da quale parte lo dica. sto descrivendo quella che si può considerare una situazione reale. e necessario vedere chiaramente qual è tale situazione, se vogliamo agire come forze democratiche per salvare i presupposti attraverso cui si sviluppa la democrazia. chi lo dice o non lo dice, a me non importa niente. condizione grave del sistema economico , con minaccia di produttività stagnante, con sovrastrutture parassitarie, privilegiate, burocratiche. mi pare che sia stata questa la conclusione, grave, a cui noi siamo arrivati. a cui si è aggiunta un' altra considerazione ancora più grave. per mantenere un certo tenore di vita , onorevoli colleghi , si vive tutti sul capitale pubblico e privato della nazione, si logora il capitale pubblico e privato della nazione. e questo cosa volete che possa importare agli imprenditori? ma il capitale pubblico e privato della nazione, in quanto rimanga integro, è la sola fonte di avvenire per la nostra democrazia, per i lavoratori e per le giovani generazioni. questo logorio del capitale pubblico e privato sarà pagato. noi continuiamo a spiccare tratte sul futuro, ma chi pagherà queste tratte? noi stiamo convertendo uno Stato che deve redistribuire un reddito attraverso un sistema economico vivo e in ascesa in uno Stato puramente assistenziale, fonte di tutta la vita economica del paese. quando noi abbiamo spiccato tante tratte sullo Stato, chi le pagherà? e non sono d' accordo, onorevole presidente del Consiglio , con la sua affermazione che questo è uno dei momenti preoccupanti fra i tanti che abbiamo attraversato nella nostra vita nazionale; perché i gravi momenti che noi abbiamo attraversato nel passato si collocavano in una prospettiva di ascesa, mentre i momenti difficili che stiamo attraversando si collocano in una prospettiva di involuzione, di declino e di crisi della società italiana . si tratta, quindi, di un momento fra i più gravi ed eccezionali della nostra vita democratica . è esagerata questa diagnosi? negli anni scorsi, nel 1969 e nel 1970, ci siamo trovati di fronte a questa manifestazione di scetticismo, rispetto alle nostre diagnosi. ma chi ci viene in soccorso? chi viene in soccorso di un' analisi di tutti questi anni, precisata in congressi e in documenti? volete che vi legga le pagine del governatore della Banca d'Italia , in cui si parla del logorio del capitale, in cui si parla dell' involuzione del nostro sistema economico e sociale ? volete che ve le legga? le ho sotto gli occhi. chi dice ancora queste cose? il presidente dell' Iri, che vi dice che noi siamo all' ultimo posto della Comunità Europea quanto a investimenti, che vi dice che stiamo attraversando il nostro periodo più difficile. e ve le dice ancora un uomo che dall' industria pubblica è passato all' industria privata, con la richiesta — pare — di 1800 miliardi, cioè di un fondo di dotazione anche per la Montedison. ecco le importanti testimonianze sullo stato della nostra economia. quello che mi ha impressionato, di questa discussione, è che tre rapporti fondamentali, che dovrebbero impegnare il Parlamento all' analisi spietata di quello che vi è scritto, non hanno costituito oggetto di nessuna attenzione. sono i grandi tecnici, che noi mettiamo alla direzione di organi di fondamentale importanza per la vita della nazione, che parlano. ma noi ci limitiamo a dire se sono di destra o di sinistra, se hanno sbagliato loro o altri, senza considerare che nei loro rapporti vi è la realtà allarmata dei problemi del nostro paese, la nuda e cruda realtà che risponde perfettamente alla nostra diagnosi. vi potrei leggere le pagine in cui si lascia intravvedere l' eventualità che noi si esca dal tipo di Stato europeo avanzato per entrare in non si sa quale altro sistema. è curioso che questi grandi rapporti di tecnici abbiano eco sulla stampa per ventiquattro ore. e poi le forze politiche ne attutiscono l' eco nel paese, la cancellano come se non fosse stato scritto niente. ma se questo paese ha un processo involutivo di tale grado, se i fondamenti delle possibilità future di lavoro per le giovani generazioni vengono a mancare, è in questa situazione, onorevoli colleghi , che si inseriscono i movimenti autoritari. le conseguenze di questo stato di crescente disintegrazione del sistema, che non si riforma, ma — ripeto — si fa decadere e declinare, sono di ordine politico. allora, denunciare questi mali è dare corda ai movimenti di destra? no, denunciare questo stato di cose significa spingere le forze democratiche a prendere coscienza della realtà, ad agire e reagire prima che sia troppo tardi, prima che il logorio fondamentale delle nostre strutture ci metta in una via senza uscita. voi, colleghi dell' opposizione di sinistra, ci rimproverate di essere stati partito di governo, ma quando siamo usciti dal Governo nel maggio 1971 e abbiamo suonato un campanello di allarme, nessuno di voi ci ha chiesto perché uscivamo. dopo sono venute le elezioni del 13 maggio, che vi hanno messo un po' di preoccupazione addosso. noi abbiamo suonato il campanello di allarme. l' onorevole Anderlini ci ha rimproverato la questione dell' elezione del presidente della Repubblica . noi abbiamo attuato un preciso disegno politico: quando abbiamo capito — e lo abbiamo dimostrato — che il senatore Nenni era uno strumento per arrivare ad altri scopi, allora abbiamo scelto un presidente che avrebbe potuto fare quello che volevamo ottenere. noi volevamo lo scioglimento anticipato delle Camere. e sapevamo che il gioco interno delle forze di centrosinistra non lo rendeva possibile senza l' iniziativa repubblicana. lo sapevamo e ci facciamo titolo di merito di avere avuto quella iniziativa. l' onorevole Orlandi ha ripetuto, ieri, ciò che ha detto sempre: che abbiamo sbagliato nell' aprire la crisi del Governo Colombo e nel provocare lo scioglimento delle Camere , che non abbiamo risolto nulla e che si poteva ben continuare fino alla scadenza normale della legislatura. la socialdemocrazia ha anche proposto, durante le trattative che precedettero lo scioglimento, un Governo senza i repubblicani: lo poteva fare benissimo, ma io non capisco da che logica parta l' onorevole Orlandi. se egli vedeva che quella politica poteva continuare, allora perché la socialdemocrazia non ha riproposto con fermezza il vecchio centrosinistra? perché è andata a fare il Governo con i liberali? bastava dire: rifacciamo il centrosinistra. l' anno, secondo l' onorevole Orlandi, sarebbe stato, foriero di grandi speranze, fino alla scadenza normale delle elezioni politiche . ma egli rimpiange quel centrosinistra e si trova con i liberali. noi non lo rimpiangiamo. abbiamo voluto, al contrario, spezzare quella catena. l' onorevole Orlandi dice ancora: il Movimento Sociale Italiano non ha progredito. ma non si pone il quesito se non ha progredito perché abbiamo anticipato le elezioni politiche . lo onorevole Almirante sa che noi non facciamo vocalizzi antifascisti. crediamo però che, avendo anticipato le elezioni, abbiamo inferto un qualche colpo alla sua marcia trionfale. così noi predichiamo l' antifascismo, onorevoli colleghi . non con vocalizzi, ripeto! ebbene, noi siamo fieri di quanto abbiamo fatto. alla scadenza normale delle elezioni politiche , nel 1973, la condizione della vita democratica sarebbe diventata quasi impossibile. anche questo vi sembra esagerato (perché qui guardare lontano è sempre esagerato: bisogna guardare a corto termine per avere ragione)? e qualche episodio, il tono dello onorevole Almirante di ieri, gli incidenti di oggi, vi dicono che cosa si poteva preparare per la vita democratica del nostro paese. ci siamo fermati in tempo. e l' onorevole Orlandi è un po' contraddittorio nelle sue affermazioni. l' onorevole Orlandi, in una delle riunioni quadripartite, ha detto che la nostra era una fuga dalle responsabilità. ho risposto che la sua era una fuga dalla consapevolezza dei problemi, che bisogna saper vedere chiaramente. e noi li abbiamo visti chiaramente rispetto alle altre forze di centrosinistra, amici socialisti, socialdemocratici e democristiani. siamo fieri di avere spezzato una situazione. ma che cosa ci attendevamo, onorevoli colleghi ? ecco il problema. ci attendevamo il riconoscimento della situazione di emergenza, quale l' abbiamo descritta sopra. ecco la sostanza che avrebbe dovuto avere il dibattito postelettorale, nel quale doveva entrare la considerazione del rapporto Carli, del rapporto Petrilli, del documento Giolitti. noi non ci siamo mai dilettati sul problema degli equilibri più avanzati. è una formula che ha generato altre confusioni, ma non è una cosa che ci ha interessato molto, onorevole Orlandi: il risanamento dell' Italia non dipende dal fatto che ci siano o non ci siano gli equilibri più avanzati. dipende dalla capacità di vedere chiaro nella situazione in cui si trova il paese e di affrontarla, dipende da una politica che sappia ricostruire le energie del paese: questo è il problema vero che noi dobbiamo affrontare, senza mascherarlo attraverso quelli che io chiamo esercizi al trapezio. ebbene, siamo o no in una condizione di emergenza? e se la nostra diagnosi è esatta (nessuno ci ha dimostrato che sia sbagliata), come si rimedia a questa situazione? ecco la coerenza della nostra impostazione. noi, nel proporre un Governo fra tutti i partiti democratici, non abbiamo inventato la solidarietà tra i partiti democratici come strumento per mettere in difficoltà i socialisti. la nostra proposta era in coerenza con l' idea sostanziale che noi avevamo della situazione difficile del nostro paese, che imponeva una formula di solidarietà. del resto basta vedere la costituzione di questa Assemblea per sapere che la posizione del partito liberale è cambiata. basta il discorso dell' onorevole Almirante per capirlo. non è cambiato lo schieramento in questa Assemblea? il rapporto delle forze non è modificato? volete negare questo? si torna agli schieramenti tradizionali, si contrappongono centrismo e centrosinistra. ma non è avvenuto niente, non siamo in una situazione grave, non c' è un nuovo rapporto di forza. ma allora, dove viviamo? in quali astrazioni? non è vero che la nostra proposta è stata una proposta strumentale. volevamo trovare e proporre la formula adeguata alla gravità dei problemi. d' altra parte, amici, se il sistema economico è in fase di disintegrazione, l' unione di tutte le forze democratiche è necessaria per trovare la via giusta. ci vuole la collaborazione di tutti i ceti, dei ceti operai, dei sindacati. degli imprenditori. bisogna chiamare a uno sforzo eccezionale tutto il paese e bisogna che tutte le forze democratiche sappiano chiamarlo a tanto. non credo che sia stato un bene, di fronte alla situazione, il dilettarsi sul carattere di svolta a destra o di svolta a sinistra che ha avuto la crisi, sulla natura moderata o non moderata dell' attuale Governo. avere posto così il problema, senza legarlo alle condizioni di emergenza in cui ci troviamo, è stata una maniera di ingannare il paese. noi dobbiamo ricostruire qualche cosa, e dire che la ricostruzione avverrà attraverso una svolta moderata significa rischiare l' aggravamento dei problemi, e non la loro soluzione. vediamo che cosa dobbiamo fare e quale gravità dei compiti è davanti a noi. questa è l' impostazione che ci ha portato a proporre il Governo che io ho chiamato « dell' arca di Noè » , perché pensando al diluvio mi è venuta alla mente l' arca di Noè . era una formula di emergenza che serviva a superare lo schematismo e la contrapposizione in cui ci siamo subito cacciati: centrosinistra o centrismo. la nostra proposta non è stata accettata, e subito dopo ci è stata sottoposta la formula a quattro con i liberali. abbiamo, a questo riguardo, posto il problema della sinistra democristiana, che, in molti convegni, aveva convenuto con noi sulla necessità di una profonda revisione della politica di centrosinistra. in concreto, quando la sinistra democristiana ha dovuto fare la sua scelta, ha proposto il vecchio schieramento di centrosinistra senza nessuna revisione. no, quella è una formula eccezionale per circostanze eccezionali, il cui contenuto non è discutibile, onorevole Granelli. siete tornati alla vecchia maniera di risolvere il problema. perché ci venite a dire che la politica di centrosinistra ha bisogno di revisione? in quale punto ne ha bisogno? voi parlate ai socialisti di revisione di quello che abbiamo fatto nel passato; ma bisognava avere il coraggio di dirlo prima che fosse troppo tardi; voi non lo avete fatto e avete incoraggiato i socialisti a mantenere le vecchie posizioni. il solo risultato che abbiamo ottenuto è stata una dichiarazione di astensione dalla partecipazione al Governo, una dichiarazione di astensione che forse vi è costata, anche se a noi non dispiace. questa, del Governo di solidarietà democratica, è stata la nostra proposta. è caduta. il presidente del Consiglio ci ha proposto una diversa formula e noi, sapendo che il paese vuole un Governo, e non vuole il prolungamento della crisi, con perfetta lealtà vi aderiamo. perché volete che andiamo verso il peggio? volete che ritorniamo alla vecchia maniera di concepire il centrosinistra che ha fatto fallimento? perché ci dobbiamo assumere questa responsabilità? con questo non abbiamo rinunciato, onorevoli colleghi , alla nostra formula. ho ascoltato i discorsi del collega Bertoldi e del collega Bignardi; si sono esclusi l' uno rispetto all' altro. mi sembrano discorsi alquanto malaccorti rispetto alla sostanziale gravità della situazione. assai malaccorti, tanto più che il Governo non aveva preso questa posizione, onorevole Bignardi, ma una posizione aperta. noi, nel momento in cui, con perfetta lealtà, diamo il nostro voto all' onorevole Andreotti lasciamo aperta la possibilità della nostra formula, se volete di solidarietà, di salute pubblica, che risponde alla nuova situazione non solo economica, finanziaria, sociale, ma alla nuova situazione politica. non so se potremo tornarvi o meno. noi abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere. del resto, su che cosa. abbiamo fondato e continuiamo a fondare la possibilità della confluenza da noi proposta? durante le elezioni abbiamo chiesto al presidente del Consiglio che attraverso un' indagine apposita dica a noi, al paese, la realtà della situazione economica e finanziaria dell' Italia. che dica cosa perdono le aziende pubbliche e private, quanto patrimonio logorano, quante spese di gestione superiori alle possibilità fronteggiano, quanti ammortamenti non fanno. abbiamo chiesto di dirci la verità sull' Enel, sull' Eni, sull' Iri; di dirci la verità sui grossi gruppi, sulle aziende medie e piccole, sulle forme di gestione delle regioni, delle province, dei comuni, su questo spiccare continuamente tratte sul futuro. su uno Stato che sembra non viva del sistema economico concreto, ma attinga le sue possibilità chissà da dove. ci può essere — ripeto — uno Stato che governa l' economia, ma a quale livello, con quali problemi per un paese che ha enormi masse di disoccupati, enormi bisogni, e con quali contraddittorietà? chi domani saprà rinunciare alle posizioni acquisite? noi vediamo come nel paese tutti sono lanciati nel corporativismo più spietato, senza rispetto delle regole della comunità. come arrestare questo processo di disintegrazione nazionale? ecco perché noi abbiamo chiesto al presidente del Consiglio l' indagine. ne avevamo chiesta una sulle condizioni finanziarie. ne chiediamo un' altra, che però deve essere presentata al Parlamento, al paese senza veli, come specchio di una condizione che è drammatica. gli italiani, proprio per i nostri errori, non percepiscono dove essi sono in questo momento e dove potranno precipitare — ripeto — con avventure economiche e sociali e anche con avventure politiche. e allora lasciamo aperto — ecco l' essere fuori e l' essere leali versa il Governo Andreotti — nella rimeditazione quando il documento chiesto dovesse venire, quando il Parlamento finalmente guarderà a questi documenti come si deve, documenti che rappresentano la realtà della situazione del paese, e non guarderà soltanto a questo gioco di schieramenti continuamente contrapposti. abbiamo speranza? abbiamo fiducia? non lo so. quello che posso dire, onorevoli colleghi , ed ho finito, è che noi abbiamo proposto la sola formula adatta ad affrontare la situazione. del resto, onorevole Berlinguer, la sua analisi dura e spietata ha condannato insieme il centrismo e il centrosinistra. la sua analisi ci ha condannati in blocco dal 1947 in poi, tutti. tutti ci ha condannati. non abbiamo niente da rivendicare, siamo stati i traditori del nostro paese. quella. formula vuole ancora rivendicare un diritto di difesa del nostro passato, direi della dignità e della responsabilità delle forze democratiche. poi lo faremo questo discorso, caro collega , in modo serio e non approssimativo. ma per tornare alla questione principale, può darsi che fra qualche mese maturi la formula di solidarietà democratica. può darsi anche che fra qualche mese si assista. alla definitiva frattura delle forze democratiche. ciascuno prenderà le proprie responsabilità. che cosa avverrà dopo questa frattura e dove saremo scagliati tutti? andremo alle elezioni anticipate ? chi lo può sapere? non lo sappiamo da nessun punto di vista . in attesa di questo lieto o infausto evento, noi confermiamo la fiducia all' onorevole Andreotti.