Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 477 - seduta del 29-04-1976
Concernente la sfiducia al Governo
1976 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 132
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , sono stati qui sollevati gravi problemi, come quello dell' ordine pubblico e della violenza; a questo proposito, ci associamo alla condanna che tutti i gruppi hanno espresso sull' assassinio di una personalità politica a Milano. è stato anche sollevato il problema della moralizzazione della vita pubblica , del risanamento della Pubblica Amministrazione , di un rapporto migliore tra: classe politica e amministrazione medesima. ma io credo che. questi argomenti, comportino una trattazione troppo ampia perché io possa svolgerla oggi, in questa sede: vorrei, invece, riferirmi alla situazione economica , così grave, che ha determinato profondi contrasti tra i partiti e ha determinato — possiamo ormai dire due crisi di Governo nel giro di pochi mesi. le contrapposizioni di questi ultimi mesi sono talmente aspre che io vorrei cercare un riferimento più obiettivo, che ci guidi nelle nostre considerazioni; e consentitemi di cercarlo fuori dello stesso nostro paese, anche approfittando del riferimento che il collega De Martino ha fatto all' esperienza dei grandi partiti socialisti dell' Occidente. finora, onorevole Pajetta, non siamo stati i soli ad essere considerati i « malati d' Europa » , ma abbiamo avuto non so se la buona o la cattiva fortuna di essere stati associati, in questo giudizio, ad un altro grande paese, l' Inghilterra, che ha sofferto e soffre una crisi grave come la nostra, passando da fasi di inflazione a fasi di recessione, e avendo anche caratteristiche che molto si avvicinano alle nostre sotto il profilo economico, trattandosi di un paese la cui attività economica è soprattutto attività di trasformazione. ebbene, vi è stato qualcosa, in quel paese oggi governato dal partito laburista , che merita la nostra attenzione riguardo alla maniera con cui si deve affrontare la crisi economica . non possiamo certamente ritenere che l' Inghilterra e il partito laburista al Governo non sappiano come usare il sistema fiscale o come colpire le zone di privilegio e di parassitismo. credo che da questa punto di vista l' Inghilterra abbia una esperienza assai valida, che noi possiamo prendere in considerazione. del resto, dal punto di vista dei problemi che sono collaterali a quello che mi accingo a dire, l' Inghilterra laburista ancora di recente, attraverso la pubblicazione di un « libro bianco » , ha dato prova di grande rigore e di grande capacità di revisione, anche autocritica, delle proprie posizioni. raccomando la lettura del « libro bianco » sull' amministrazione inglese, che contiene proposte di un rigore estremo, e raccomando in modo particolare la lettura del capitolo nel quale si dice che tutto l' apparato assistenziale, e in parte l' apparato scolastico, creato in Inghilterra con uno sforzo civile e sociale di prim' ordine, deve essere rivisto perché è stato sviluppato a danno del sistema produttivo , e che quindi la condizione produttiva dell' Inghilterra si trova oggi indebolita dal fatto di avere anticipato certe scelte rispetto alla stessa capacità di sostenerle del sistema produttivo . quindi non possiamo ritenere che tutto quello di cui abbiamo discusso in questi mesi, quando abbiamo parlato di parassitismi, di privilegi, di strutture pubbliche parassitarie, improduttive, costose, quando abbiamo parlato di evasione fiscale , quando abbiamo parlato di fuga di capitali (questi problemi esistono anche in Inghilterra), non possiamo. ritenere, dicevo, che questo non sia stato tenuto presente. eppure, l' affermazione più importante venuta di recente dall' Inghilterra laburista è quella relativa al patto sociale ; il quale patto sociale , iniziato l' anno scorso con la dichiarazione di un limite alla dinamica dei redditi, alla dinamica salariale soprattutto, in questi giorni ha avuto un' ulteriore affermazione, attraverso la dichiarazione solenne del cancelliere dello scacchiere il quale, nel quadro della lotta all' inflazione e per il risanamento, ha dovuto chiedere alla grande confederazione sindacale inglese l' aumento del solo 3 per cento dei salari, offrendo, in contropartita, la concessione di qualche agevolazione fiscale. e la risposta della confederazione sindacale non è stata negativa. quando la sterlina in questi giorni ha fluttuato, ma certo non nelle proporzioni preoccupanti della lira (per la verità, la lira non ha affatto fluttuato, è caduta): quando la sterlina ha perduto qualche punto, le Trade Unions hanno dichiarato che avrebbero trattato con il Governo. e la trattativa si svolge entro questi termini: il Governo dichiara di non potere concedere più del 3 per cento di aumento dei salari e le Trade Unions rispondono che chiederanno il 5 per cento , e di essere portate a conoscenza della politica degli investimenti che il governo britannico intende perseguire. perché cito questo esempio? perché esso contiene due affermazioni di principio estremamente importanti. la prima affermazione, che viene appunto da un Governo di sinistra, da una forza di sinistra (ormai tutti ammettiamo, e per primi i comunisti, che i nostri sono i problemi di una società industrializzata dell' Occidente), e che il governo laburista ritiene che appunto una società industriale avanzata, moderna, lega le sue sorti ad un potere di acquisto , ai consumi di massa. questo non vuol dire che il governo laburista, o il partito laburista , non conoscano i privilegi e i redditi da colpire; ma essi ritengono che, nell' economia di un sistema industriale avanzato, ci si debba muovere con riferimento a ciò che avviene nel campo del potere d'acquisto e dei consumi di massa e che un errore nella strategia della condotta della politica economica , soprattutto in un periodo di crisi, può compromettere l' avvenire, e deprime il potere d'acquisto , della massa dei lavoratori. ecco il primo insegnamento che ci viene da questa coraggiosa posizione. ma c' è un secondo insegnamento. è il cancelliere dello scacchiere che, nella sua responsabilità, avendo presenti tutti i dati del sistema economico , ed essendo in presenza di una inflazione estremamente grave, indica ai sindacati operai il limite massimo delle loro rivendicazioni. questo è il modo in cui una società industriale moderna ed avanzata si esprime. vediamo infatti il cancelliere tedesco Schimdt convocare i sindacati tedeschi per indicare loro, nella sua responsabilità, il limite massimo, degli aumenti, che è quello dell' 8 per cento . ora paragonate questo modo di impostare i problemi con quello in uso nel nostro paese... ho già detto che si tratta di esponenti di partiti di sinistra. mi dispiace che debba essere un repubblicano a ricordare queste cose. paragonate, dicevo, il sistema cui ho appena fatto riferimento con il nostro sistema. tutti parlano da noi di autonomia dell' azione sindacale. ma nello Stato moderno non esiste autonomia, nel senso che la trattativa possa aver luogo direttamente ed esclusivamente tra imprenditori e sindacati! l' avvocato Agnelli si è addirittura fatto un vanto di questa trattativa diretta, collocandosi in una posizione che indica l' assenza della valutazione politica, l' assenza, dunque, non soltanto del Governo ma di tutti noi, per quanto concerne questo aspetto del problema. ciò non significa che occorra assumere una posizione di autorità, ma invece che tutto va ricondotto ad una valutazione di fondo: altrimenti, la crisi non è più dominabile. paragonate, dunque, il sistema che ho indicato a quello adottato nel nostro paese, e in base al quale la funzione del Governo si esplica attraverso l' intervento del ministro del Lavoro come mediatore. questo è un concetto ottocentesco, di gran lunga superato, ma che da noi ancora perdura. il ministro Toros, quindi, come del resto è avvenuto per i suoi predecessori, è caricato di impegni di troppo sproporzionati alle sue possibilità e che investono la responsabilità fondamentale dello stesso Governo. debbo confessarvi, onorevoli colleghi , che soprattutto considerazioni di questo genere hanno guidato quella che è stata definita la mia proposta, poi fatta propria dal partito repubblicano italiano. debbo precisare che tale proposta io ho inquadrato in un ambito più vasto del semplice controllo salariale. la mia idea era che, in questo momento, le forze politiche non possono sottrarsi ad una valutazione della dinamica dei redditi a tutti i livelli. voi parlate, infatti, di redditi alti, di redditi bassi, di redditi da lavoro e di redditi da capitale, di « giungla dei redditi » , di investimenti, di occupazione. ma voi dovete passare, a quella che è la sostanza, il nodo centrale, il punto focale del problema. vi confesso che, nello stato profondo di crisi in cui ci troviamo, ho pensato che non ne potevamo uscire che con la collaborazione di tutte le forze dell' arco — costituzionale. onorevole Pajetta, so bene che devo ormai celebrare l' elogio funebre di questa iniziativa. voglio però anche dire all' onorevole Zaccagnini che noi (come partito di minoranza che, nel momento in cui ha preso quell' iniziativa, era mezzo dentro e mezzo fuori del Governo, in quanto aveva preannunciato la propria astensione) avevamo la presunzione di sentirci nella condizione migliore per poter parlare di questi argomenti a tutti, dai democristiani ai comunisti, senza paura che qualcuno potesse pensare che stavamo facendo il gioco di una delle due parti in causa. questa, onorevole Zaccagnini, è stata forse la differenza tra la nostra posizione e la pur rispettabile assunzione della medesima posizione da parte della Democrazia Cristiana . nel lanciare la nostra proposta, noi abbiamo tenuto conto della grave, terribile crisi economica che minaccia di travolgere il nostro paese. abbiamo però anche detto che ci saremmo fermati su una certa soglia, perché, se solo si fosse affacciata la possibilità, come conseguenza, di un condizionamento di ordine politico, l' iniziativa sarebbe immediatamente caduta. io verità, nel corso del primo giro di consultazioni ricevetti l' adesione sincerissima e piena di tutti: del partito comunista . del partito socialista (il colloquio che ebbi con l' onorevole De Martino , che fu il primo ad essere consultato, mi rincuorò moltissimo), del partito socialdemocratico , della Democrazia Cristiana (l' onorevole Zaccagnini me ne assicurò il pieno consenso) e anche del partito liberale , al quale devo dare atto di non aver voluto porre alcuna pregiudiziale, pur esprimendo molte riserve. cominciò così questo lavoro e devo dire, signor presidente del Consiglio , che su alcuni aspetti (come quello delle strutture produttive) abbiamo conseguito risultati che potrebbero arricchire il suo programma di Governo . che cosa, dunque, mi ha e ci ha fermato? oltre al profilarsi all' orizzonte di quei condizionamenti politici che già sapevo ci avrebbero fatti cadere nella situazione in cui effettivamente siamo caduti, il fatto che il punto centrale trovava i partiti in obiettive difficoltà. mi riferisco alla necessità di giungere ad una valutazione politica della situazione da parte delle forze politiche , non in contrasto con le forze sociali , ma attraverso un dialogo serio con esse: questo ha provocato grosse difficoltà, derivanti sia da precedenti impegni sia da un certo modo di vedere questi problemi. a quel punto e il condizionamento politico e la difficoltà di impostare il programma di emergenza su un punto centrale ci hanno indotti a sospendere il nostro lavoro. questo perché da un accordo garantito da un partito fuori del Governo (anche se non ostile nel voto al Governo) sarebbe dovuto scaturire il rovesciamento della prassi sinora seguita e anche un motivo di speranza per il paese, che — ne sono sicuro se le forze politiche avessero dato le necessarie indicazioni, avrebbe avuto veramente la sensazione che qualcosa cambiava, che si trovava la strada per arrestare la caduta e per avviare la ripresa. allora un anno sarebbe servito a renderci tutti più tranquilli. ogni partito ha le sue prospettive politiche, che noi abbiamo rispettato — l' accordo preferenziale fra Democrazia Cristiana e partito socialista , il compromesso storico , l' alternativa di sinistra, per chi la vuole — ma il problema che ci siamo posti e che poniamo è quello concernente il valore che possono avere queste prospettive se il nostro paese continua a cadere nell', abisso. dove potrebbero essere collocate queste prospettive? ad un certo punto questa situazione assume il carattere della irreversibilità, e sopratutto l' evolversi della situazione stessa non ci porta al fondo: non esiste il fondo nella situazione di un paese, ma esiste lo scadere dei livelli, di civiltà. noi, fino a ieri, discutevamo, dei problemi di una società: industriale avanzata, con tutte le sue contraddizioni, ma io ho avuto sempre il terrore che noi collocassimo le nostre prospettive politiche in una società di tipo sudamericano — , con tutto il rispetto per quei paesi — con una inflazione galoppante e con una instabilità economica e quindi politica tremenda. è questa la nostra preoccupazione, e quindi, abbiamo cercato di arrestare questo processo. quell' accordo da noi sognato — ormai, onorevole Pajetta, si tratta solo di un sogno — voleva dare il senso di un fatto, e cioè che le forze politiche avessero in mano la situazione del paese. esso era diretto ad un colloquio chiaro ed onesto con le forze sociali , senza che ci contendessimo, l' uno con l' altro, la penetrazione nel mondo del lavoro . questo mondo del lavoro noi dobbiamo salvarlo dalla disoccupazione, dall' inflazione, dall' incertezza; noi dobbiamo salvare i giovani dalla disperazione in cui sono piombati. e questo non è l' interesse del partito comunista , della Democrazia Cristiana o del partito socialista . ma è l' interesse di tutti noi. anzi, è il dovere di tutti noi! abbiamo, fuori e prima di ogni divisione di partito, il dovere di dare un avvenire al paese e alle sue giovani generazioni. purtroppo, questo accordo non è stato possibile, signor presidente del Consiglio . ed allora in che situazione ci troviamo? il cancelliere del governo laburista discute: il 3 o il 5 per cento di aumenti salariali? noi, attraverso l' indennità di contingenza e lo svolgimento della stagione contrattuale, arriviamo nel 1976 al 18 per cento ! se questo corrispondesse ad una sana situazione della economia, sarei ben felice che la massa dei lavoratori, che milioni di italiani potessero fare questo balzo, ma è chiaro che noi stiamo ricadendo in una situazione già sperimentata. mi perdoni, onorevole presidente del Consiglio : ella ha detto che il Governo considera tutto questo compatibile. io non ho trovato certe cose compatibili nel 1973 (pur avendo fatto uno sforzo in tal senso), non le ho trovate compatibili nel 1975 (ed ella ricorda che io le scrissi nel luglio di quell' anno una lettera in cui richiamavo l' attenzione sul rinnovo dei contratti) e così non ritengo che tutto questo sia compatibile oggi. pertanto, non penso che la prospettiva di miglioramento che ella — mi perdoni — ha dato nel suo discorso risponda ad una realtà previsionale: vorrei essere in errore. vorrei che ella, onorevole presidente del Consiglio , fra alcuni mesi, avesse ragione e che io, che noi, che tutti quelli che la pensano come me, avessero torto. ma non credo che noi ci sbagliamo. noi diamo per scontato che in questi mesi la situazione sarà grave: il saggio di inflazione riprenderà a crescere, e in condizioni molto più gravi del 1973 e del 1974, perché non abbiamo riserve valutarie, perché abbiamo esaurito, logorato la politica monetaria e creditizia. ci avviamo a un rincrudimento d' inflazione dell' ordine del 18 per cento , con una stretta creditizia e monetaria e con disavanzi. e devo dare per scontato che il 18 per cento giocherà — se giocherà entro questi limiti — in tutto, il settore della Pubblica Amministrazione . come facciamo a bloccare le spese correnti ? ormai questo blocco delle spese correnti l', abbiamo tutti, direi, nel nostro cervello, nel nostro spirito, nelle nostre intenzioni; ma come facciamo? rischiamo di avere un' altra espansione della spesa corrente . a mio avviso non è facile dire che la colpiamo, per le propagazioni che questa espansione della spesa corrente avrà. d' altra parte, onorevole presidente del Consiglio , devo dire francamente che ho capito a fondo il suo monito: non possiamo essere il paese d' Europa isolato per il suo saggio d' inflazione. come dicevo, fino a qualche mese fa avevamo l' Inghilterra con noi. io temo, onorevole presidente , del Consiglio, che quella « compatibilità » di cui ella parlava creerà il paese con il saggio d' inflazione più alto di Europa. l' Inghilterra ci abbandonerà presto, per il rigore con cui ha affrontato questi problemi. e allora, se non affrontiamo il punto nodale entro cui districare tutte le nostre contraddizioni, il punto nodale che condiziona il problema degli investimenti e dell' occupazione, che è un problema, per il nostro paese, infinitamente più grave che per l' Inghilterra; se non affrontiamo il punto nodale, che cosa possiamo dire per colpire la « giungla dei redditi » , per fare giustizia (né abbiamo un esame serio di questi problemi, fatto attorno a un tavolo, con le confederazioni sindacali)? attraverseremo, ripeto, alcuni mesi terribili. e dopo questi mesi torneremo a fare questi discorsi in condizioni più aggravate. noi dobbiamo trovare il punto centrale. l' onorevole Pajetta parlava di programmazione; ma noi dobbiamo ritrovare non solo il fondamento di una politica di programmazione per risolvere questi problemi, una la sede istituzionale in cui collocarli. in Inghilterra è il cancelliere dello scacchiere che parla con i sindacati operai, il che vuol dire che impone anche agli imprenditori una linea, perché vuole evitare che l' inflazione diventi oggetto di speculazione a danno degli interessi di una società. noi questi problemi li dobbiamo collocare, dopo che ormai si considera il periodo elettorale, in una loro sede istituzionale. che cosa è il ministero del Bilancio e della programmazione? deve essere questo, o non è niente. dobbiamo concorrere, onorevole Pajetta, alla costituzione degli istituti necessari alla programmazione democratica; perché qualunque sia il rapporto politico — tutti lo hanno detto, da Zaccagnini a Pajetta — che si creerà dopo le elezioni, questi problemi avranno dimensioni gravissime e dovranno essere risolti subito, se non vogliamo continuare a precipitare, cioè a dare soluzioni contraddittorie, particolari, se non vogliamo che continui la corsa al corporativismo, all' egoismo di classe, di categoria, di ceti, in tutti i campi, la corsa alla discriminazione veramente più disgustosa, che finora disgraziatamente è esistita nel nostro paese. ecco perché, nel momento in cui è chiaro che vi è l' elogio di una occasione mancata che non doveva scivolare cosi facilmente nella contrapposizione politica, proprio quando forse potevamo dare l' impressione al paese che sapevamo elevarci sopra i nostri interessi particolari, che pensavamo al paese e che i conti li avremmo regolati in altra occasione, dobbiamo dire che questi problemi li rimandiamo di qualche mese e che dobbiamo rivedere tutti i nostri programmi: quello del Governo, del partito comunista , dei repubblicani e della Democrazia Cristiana . dobbiamo fare uno sforzo, visto che la nostra condizione non è, quella di due partiti che si alternano, affinché questa esistenza di diversi partiti non sia una delle ragioni, del precipitare del nostro paese ancor più nel caos e nel vuoto. d' altra parte è stato detto che il popolo italiano ha energie creative tali che può risorgere: nessuno più di me ne è convinto. infatti, vi è stato un periodo in cui, nonostante il disordine, questo paese è stato creativo in tutti i campi dell' economia, dell' arte, dell' architettura, della moda, così da costituire oggetto di ammirazione per tutto il mondo. quindi, i valori fondamentali ci sono: ma tocca a noi ravvivarli, vivificarli ed infondere fiducia. visto che si è deciso per la battaglia elettorale, noi affrontiamo questa battaglia con l' idea di riproporre i temi ed i problemi che non siamo riusciti finora — disgraziatamente — a proporre alla coscienza di tutti noi. ho finito, onorevole presidente del Consiglio . devo soltanto dire che un argomento ci ha più acutamente preoccupati. infatti, in materia di programma, purtroppo, dobbiamo fare ancora molta strada... ma mi ha preoccupato ancor più il suo accenno al fatto che in una fase di vuoto di potere la lira possa prestarsi ulteriormente a manovre speculative. ebbene, oggi la nostra astensione è motivata anche da questa preoccupazione. speriamo di condurre questa battaglia elettorale in maniera tale da non avere sulla coscienza anche questo problema.