Giulio ANDREOTTI - Ministro del Bilancio e programmazione economica Maggioranza
VI Legislatura - Assemblea n. 475 - seduta del 28-04-1976
Conversione in legge, con modificazione, del decreto-legge 6 marzo 1976, n.33,concernente finanziamenti straordinari per il Mezzogiorno
1976 - Governo V Moro - Legislatura n. 6 - Seduta n. 475
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , credo che poche leggi abbiano avuto una preparazione ampia ed articolata come questa. il risultato è stato che, quando il Governo ha presentato il testo ad un ramo del Parlamento, si era già raggiunto un notevole grado di elaborazione e, soprattutto, si erano tenuti in considerazione non solo i punti di vista già formalmente conosciuti (come quelli tradotti in proposte di legge di iniziativa parlamentare) ma anche suggerimenti tratti da contatti intervenuti con le regioni e con le organizzazioni sindacali . in questo modo si è ottenuto il risultato politico che ci ripromettevamo: mirare alla sostanza delle finalità di una legge di questo genere, cioè alla concezione dell' intervento straordinario , senza basarsi tanto sugli strumenti, dei quali non volevamo certo fare una difesa d' ufficio, ma neppure disconoscere la validità. si è invece cercato, nella seconda fase, quella parlamentare, attraverso la presentazione del disegno di legge numero 4487 e l' emanazione del decreto legge per fronteggiare il periodo transitorio, di non attestarsi — lo avevamo detto in precedenza — su una specie di sacralità di formule, ma di ricercare insieme una collaborazione — per quanto io ricordi, la più ampia che si sia mai avuta in Parlamento — che consentisse di affermare questo concetto di intervento straordinario e contemporaneamente di dare, attraverso strutture differenti e attraverso una serie di miglioramenti suggeriti dalla lunga esperienza precedente, la possibilità di svolgere una politica per l' Italia meridionale che non solo potesse rivelarsi proficua in una fase congiunturale come quella attuale, ma soprattutto riprendesse e migliorasse il programma di perequazione sociale e produttiva del nostro paese. ieri, l' onorevole Lezzi diceva giustamente che, se in questi giorni non fossimo stretti dalla serrata nostra attività legislativa in questo ramo del Parlamento, sarebbe stato opportuno procedere a un consuntivo analitico — ove sia il caso per criticare, in altri settori per esaminare le cose sotto il profilo positivo — di tutto l' insieme degli interventi operati nelle varie fasi attraverso le quali è passata la politica del Mezzogiorno. certamente, se ci limitiamo esclusivamente a constatare la persistente situazione di divario tra nord, centro e Italia meridionale, dobbiamo trarre, frettolosamente, un giudizio negativo. ma non mi pare che ciò possa essere giusto, in quanto noi dobbiamo — non è un sofisma — pensare quale potrebbe essere la situazione se non vi fossero stati degli strumenti e degli interventi straordinari nell' Italia meridionale, e se cioè si fosse fatto affidamento soltanto su alcune misure di carattere spontaneo o automatico. probabilmente, salvo poche eccezioni, noi avremmo continuato in una situazione che, anzi, per il progresso dell' apparato industriale in modo particolare, avrebbe ulteriormente divaricato queste differenziate posizioni a danno dell' Italia meridionale. ho detto « salvo poche eccezioni » , perché alcune iniziative ritengo avrebbero comportato, anche senza una legislazione di intervento, delle conseguenze di ordine positivo. per esempio, l' « autostrada del sole » avrebbe certamente comportato una forma di incentivo non soltanto al settore terziario, ma probabilmente anche — almeno in una certa misura — a quello industriale. non a caso tutti i colleghi che sono intervenuti nel dibattito sono stati concordi sul concetto di intervento straordinario ; anzi, se una critica viene rivolta al passato, è quella che talvolta l' intervento straordinario non è stato complementare a quello ordinario, ma si è ad esso sostituito. quindi a me pare che il primo valore che recuperiamo con questa legge sia quello di affermare che deve essere condotta una politica di interventi straordinari, ma cercando di apportare — ritengo che a tutto questo la legge abbia dato una risposta molto positiva — una profonda modificazione ai modi di intervento. la prima modificazione che è stato possibile realizzare oggi — nel passato non sarebbe stato facile — consiste nell' aver preso in considerazione, come punto fermo , l' esistenza ormai stabilizzata e ordinaria delle regioni, il che consente di lasciare alle regioni tutta una serie di adempimenti, cosa che era impossibile nel passato, o perché le regioni non esistevano praticamente — salvo quelle a statuto speciale — o perché non avevano ancora un' attrezzatura adeguata, o perché fatti straordinari, (ad esempio, il colera) portarono all' adozione — per disposto, ricordiamolo, legislativo, non amministrativo — di una serie di misure che attribuivano alla pressoché unica realtà operativa esistente compiti di carattere straordinario, molto dispersivi, che certamente toglievano alla Cassa per il Mezzogiorno quella caratteristica per la quale era nata (secondo modelli stranieri, taluni la definiscono una specie di « agenzia » , calata naturalmente nel nostro ordinamento giuridico e finanziario). le modificazioni che la nuova legge comporta sono state valutate, in linea generale positivamente, in una discussione che, se pure non, è stata lunga, è stata certamente approfondita, e non soltanto da parte dei relatori ieri e oggi, ma, sotto diversi aspetti, di tutti i colleghi che sono intervenuti nel dibattito. credo si debba attribuire una grande importanza al fatto di poter votare entrambi i disegni di legge , e non solo quello di conversione del decreto legge numero 33. il Governo presentò il disegno di legge numero 4487 alla fine dello scorso anno , in parallelo con quello per la riconversione industriale (e noi pensavamo che il dibattito dovesse svolgersi in parallelo, per le connessioni esistenti tra i due provvedimenti; la situazione ha poi indotto ad agire diversamente). come ho ricordato ieri nel mio intervento con il quale invitavo l' onorevole Delfino a ritirare, e in ogni caso la Camera a non approvare, la sua proposta di temporaneo accantonamento del disegno di legge numero 4487, al Senato è nato il proposito di utilizzare i 60 giorni fissati per la conversione in legge del decreto per definire tutta la linea di intervento di qui al 1980. il fatto di essere potuti arrivare in tempo utile, o meglio con qualche anticipo, a questo obiettivo mi pare debba essere sottolineato come uno dei fattori più positivi del nostro lavoro parlamentare di questa legislatura. non si tratta — e mi riferisco a quanto, in toni in larga parte positivi, non frequenti in lui parlando di un testo (almeno come prima origine) governativo, l' onorevole Anderlini ha ieri qui detto — di « parlamentarismo » come qualcuno, sbagliando. potrebbe essere indotto a ritenere: no, è un metodo di Parlamento » , che è cosa profondamente diversa. anche in altri tempi vi sono state notevoli polemiche al riguardo. più o meno strumentalizzate, ma io ritengo che su queste cose, che impegnano lunghi periodi, che impegnano interessi essenziali della nostra nazione, che impegnano modificazioni del quadro sociale del popolo italiano , sia un dovere, non una sorta di convenienza opinabile, il cercare di associare il massimo possibile di forze e di esperienze. non basta, infatti, fare una legge perché si possa condurre innanzi una politica efficace per il Mezzogiorno: occorre veramente un impegno di carattere politico, altrimenti le modificazioni legislative, pur utili, non sarebbero di per sé sufficienti. qual è, molto sinteticamente, il quadro di queste modificazioni? vi è anzitutto la struttura istituzionale nuova costituita dalla commissione parlamentare di nuova creazione. in proposito l' onorevole Papa ha detto che 30 membri sono troppi. tuttavia, sappiamo che quando si formano delle Commissioni parlamentari occorre tenere presente che, se tutti i gruppi debbono partecipare, se vi deve essere una presenza dell' « universo parlamentare » , è necessario un certo numero di componenti per rispettare determinate proporzioni. d' altra parte, dato che questa commissione avrà avanti a sé un compito assai impegnativo — non quello di dare un parere su questo o quel provvedimento ma quello di essere il centro propulsore e il garante di un' attuazione di questo tipo di politica per il Mezzogiorno non solo nel fedele adempimento delle singole norme, ma in un quadro di coerenza con tutto il resto della politica del paese — non penso che quel numero possa diminuire la efficacia delle sue azioni complessive. in Senato si è discusso sull' impostazione difesa da alcuni, di un concetto di rigida divisione tra i poteri dello Stato, in termini addirittura premontesquieviani. la vita oggi si evolve, più o meno in tutti i paesi, e obbedendo alle diverse caratteristiche dei tipi di strutture giuridico-costituzionali, secondo linee che portano ad avere una penetrazione maggiore degli organismi parlamentari anche nell' attività di carattere amministrativo. ciò avviene non per vanificare i contorni dello organo specificamente preposto al controllo, ma precisamente per porre in essere un controllo effettivamente efficace. sarebbe assurdo (ripeto l' esempio fatto nell' altro ramo del Parlamento) che noi avessimo riconosciuto pacificamente, come parlamentari, il diritto di controllare, attraverso le interrogazioni e le interpellanze, anche singole e minute attività della Pubblica Amministrazione — ricordiamo tutti l' onorevole Colitto il quale rivolgeva una ventina d' interrogazioni al giorno per sapere se erano state liquidate le pensioni a un numero rispettabile di persone che a lui si rivolgevano — ebbene, sarebbe assurdo ritenersi legittimati a chiedere, nell' esercizio della funzione di parlamentari, alla Pubblica Amministrazione e al Governo ragione puntuale anche di atti così marginali (pur se umanamente importanti) presi uno per uno, se poi non vi fosse la possibilità di un effettivo controllo quando si versi in un tema così dominante e prioritario come quello del rispetto della politica per il Mezzogiorno. questo primo punto trova integrazione in un altro ad esso parallelo, cioè nell' associazione delle regioni alla nuova struttura istituzionale dell' intervento, sia attraverso la partecipazione stabilizzata dei presidenti delle regioni al Cipe quando si discute di temi di loro interesse, sia attraverso la creazione di un organo, con la rappresentanza di tre partecipanti per ognuna delle nove regioni del Mezzogiorno. per evitare equivoci, è bene ripetere che si è ritenuto di non immettere i rappresentanti delle regioni Marche e Toscana in questa struttura istituzionale in considerazione dell' esigua percentuale di territorio dell' una e dell' altra regione interessato alla legge sul Mezzogiorno. tuttavia l' ambito di questa legislazione rimane quello che era in precedenza: quindi restano incluse l' isola d' Elba e quella parte della provincia di Ascoli Piceno che fa parte del territorio giuridicamente definito come Mezzogiorno. credo che si debba ravvisare l' utilità di questa istituzionalizzazione della partecipazione delle regioni, innanzi tutto, nell' opportunità di associarle, con sicuro vantaggio reciproco, alla programmazione e alle linee d' attuazione; in secondo luogo, per la considerazione che manca finora nel nostro sistema (forse è una lacuna costituzionale), a differenza di tutti gli altri sistemi costituzionali dotati di strutture più o meno analoghe alle regioni, un punto d' incontro centralizzato, nel quale le regioni, non solo nel rapporto con l' amministrazione centrale dello Stato, ma anche nel rapporto tra di loro, abbiano una sede, un foro, in cui si colleghino esperienze e si traccino delle linee di indirizzo. vi è un terzo aspetto per cui la presenza dei rappresentanti regionali nel Cipe e nel comitato dei rappresentanti delle regioni meridionali e la presenza attiva e in parità di numero nel Consiglio d'amministrazione della Cassa per il Mezzogiorno ha un suo significato ulteriore. noi dobbiamo riconoscere alle regioni un complesso di diritti e di doveri. infatti abbiamo molte volte sperimentato che il non avere un collegamento chiaro con le regioni, non solo per consultarle, ma per impegnarle, comporta una difficoltà che spesso fa arenare i progetti che vengono approvati. potrei fare degli esempi, ma tralascio di farli per brevità, e anche perché si citano i peccati, ma non i peccatori. quando ci si lamenta che anche dei progetti rilevantissimi (oltre che una serie di altre iniziative), per i quali i documenti di conformità erano stati approvati, si sono arenati, ci si deve render conto che spesso vi è, anche a livello infraregionale, la possibilità di bloccarli. proprio recentemente, in una riunione mista politico-sindacal-governativo-parlamentare dedicata all' esame di alcune iniziative da far entrare in fase operativa a Lamezia Terme , in Calabria, abbiamo constatato che alcuni adempimenti locali non erano stati (almeno sino al momento in cui si svolse quella riunione) ancora onorati. quindi, fatto carico al Governo, alla Cassa per il Mezzogiorno , a tutto il complesso centrale, della necessità di sveltimenti, di coerenze maggiori, rimane un problema: ad esempio, se in una regione non si rilasciano dall' amministrazione comunale le licenze di costruzione, tutto l' iter, che è stato in precedenza svolto con molta solennità e con molto impegno, viene bloccato; con l' ulteriore danno che, a causa del deperimento di valore monetario, quando si arriva a spendere, le cifre che erano state stanziate non sono più sufficienti e talvolta sono largamente insufficienti. circa la programmazione quinquennale, abbiamo cercato di recuperare un concetto di programmazione che, partendo in questo modo dal basso e avendo come finalità circoscritta lo sviluppo del Mezzogiorno, possa forse costituire anche una sperimentazione in vista di correggere forme precedenti che hanno fatto sì che la programmazione non abbia raggiunto quei risultati che noi ci ripromettevamo quando non per due giorni come questa volta, ma per sei mesi — siamo stati qui a votare paragrafi ed emendamenti d' un vasto piano di programmazione. per verità, quando parlo di programmazione certamente non voglio dire che la programmazione per il sud ci assolva dal dover ricercare dei quadri di programmazione più generale. sarebbe oltre tutto impossibile fare una programmazione per le sole zone meridionali. però credo che sarebbe anche ingiusto attendere di poter avere degli strumenti perfetti e oliati di programmazione generale per impostare questa programmazione quinquennale che noi abbiamo qui fissato, e a cui gli organismi istituzionali ai quali ora mi sono riferito parteciperanno attivamente nella fase di elaborazione e poi nella fase di controllo. vi è in questo quadro — devo trattare ancora un po' questo ultimo punto del quadro istituzionale, per il resto sarò più breve — la riforma della Cassa per il Mezzogiorno , restituita ad una funzione di progettazione speciale nel senso autentico di questa parola. anche qui occorre tener conto di tutte le esperienze attive e non attive fatte in questo periodo che abbiamo alle spalle, con la possibilità di dare alle regioni, che lo desiderino, temporaneamente o eventualmente anche in via stabile, la facoltà di delegare alla Cassa anche una serie di progettazioni o di esecuzioni che ricadono invece ordinariamente nella loro competenza riconosciuta dalla legge nel quadro delle competenze generali delineate dalla Costituzione. voglio ricordare all' onorevole Salvatore che anche per gli enti, che hanno una loro funzione di affiancamento o culturale o di elaborazione o di formazione, che fanno capo alla Cassa per il Mezzogiorno , e previsto da un articolo di questo provvedimento che abbiano una revisione di strutture, secondo una delega che viene conferita al Governo con criteri abbastanza precisi. il secondo punto che vorrei sottoporre alla vostra attenzione riguarda la finalità dell' occupazione: questa, che certamente è la finalità primaria, non può però essere intesa come disgiunta da un' altra finalità, e cioè quella della qualità degli interventi. infatti quando oggi, retrospettivamente, esprimiamo considerazioni critiche per l' introduzione di grandi complessi industriali — vorrei che si tenesse conto che nel decreto (che ora muore di morte naturale perché votando il disegno di legge numero 4487, non c' è più bisogno di convertire il provvedimento d' urgenza) noi avevamo previsto per la destinazione degli incentivi del suo periodo di competenze una riserva del 60 per cento a favore delle medie e piccole industrie — vorrei però che ricordassimo per un attimo quali furono i dibattiti di allora. chi allora avesse sostenuto — per la verità, veniva il niente a pochi — che dovesse incrementarsi nel sud soltanto la media e piccola industria, sarebbe sembrato non come un amico, ma come un nemico del Mezzogiorno. e certe polemiche che noi vivemmo — ricordiamo la polemica sul piano Senigallia per la siderurgia, ad esempio — certamente non erano ispirate a mio avviso — spero di non essere da questo banco maligno: non ne avrei nemmeno il diritto — alla preferenza per una moltiplicazione di medie e piccole industrie meridionali, ma risentivano di una specie di tradizione secondo cui alcune attività economiche dovevano sostanzialmente considerarsi patrimonio del nord o del centro, certi complessi industriali dovevano vedere il loro potenziamento nel nord. in fondo, anche per quanto riguarda l' industria chimica, se è vero che guardando al rapporto tra persone impiegate e investimenti ci si accorge che è onerosissimo, non mi pare tuttavia che sia stato sbagliato, e in ciò non ho né colpe né meriti, essendo decisioni di tempi più lontani — cogliere la possibilità, (tra le poche nuove che si aprivano) di dar vita a complessi petrolchimici così notevoli, coglierla, dicevo, per destinare all' Italia meridionale questa nuova area della base produttiva nazionale. credo che tutta, l' esperienza fatta conduca a questa visione — affidata al Governo, alla Cassa, alle regioni, al comitato — di un' integrazione degli indirizzi e degli interventi tra l' industria e l' agricoltura e tutte le altre attività terziarie, che possono avere nel sud uno sviluppo straordinario non certamente fungibile con altre zone del nostro paese o della Comunità. per questo occorre che il piano territoriale globale sia coordinato e che si abbia un quadro costante, quotidiano — non solo nella grande programmazione dunque, ma nella vita di tutti i giorni — ai vari livelli delle istituzioni dello Stato: un quadro di armonizzazione e di compatibilità. l' aver posto l' accento sulle partecipazioni statali non significa che non si voglia che nel Mezzogiorno vi sia uno spazio per lo sviluppo dell' intervento privato, ma vuol dire che debbono essere verificate alcune funzioni particolari, di « traino » , che non possono non essere condotte dalle partecipazioni statali . cito l' ultimo esempio: quello del piano minerario, che prevede un intervento nella zona del Sulcis. tale incombenza non può essere addossata ad altri che alle partecipazioni statali . in altri settori vi sarà concorrenza; in altri ancora vi sarà semplicemente l' attività dell' imprenditoria privata. da un lato, tutti ci auguriamo che, anche attraverso forme associate, si sviluppi nel sud un' imprenditoria locale. ma occorre ricordare che, se nel passato (mi riferisco agli esempi della FIAT a Cassino dopo l' insediamento dell' Alfa-sud) grandi gruppi privati avessero tempestivamente deliberato i loro interventi nel sud, ciò avrebbe probabilmente giovato a tutti. mi rendo però conto che è più facile giudicare la cosa oggi, che non al momento della programmazione. oggi dobbiamo utilizzare lo strumento che abbiamo a disposizione. come? ricordava l' onorevole Rende che in un campo nuovo abbiamo assegnato, mediante il leasing, una funzione più qualificata alla finanziaria meridionale, per cercare di dare all' intervento nel Mezzogiorno uno strumento veramente aggiornato. tale funzione non è stata data in esclusiva, perché attraverso emendamenti approvati dal Senato determinate facoltà sono state affidate, per i macchinari, ad altre istituzioni di credito. questo è l' indirizzo che dobbiamo seguire. se riusciremo a guardare un po' lontano (per questo il programma è quinquennale) allo sviluppo industriale collegato alla situazione generale, si otterranno buoni risultati; ma non è possibile aspettare, per muoversi, di vedere una situazione tranquilla, per la quale occorrerebbero certo molti mesi. piuttosto, essenziale è avere la coscienza che la situazione si tranquillizzerà proprio se si riuscirà ad attuare una politica di questo tipo. ora credo, se è vero quello che nelle più importanti relazioni è scritto, e cioè che il futuro sarà di tipi di industrie nuovi (si calcola che nel mondo, di qui a non molti anni, il fatturato, ripartito per grandi gruppi, concernerà innanzitutto il petrolio, quindi l' automobile, in terzo luogo l' informatica, con tutti i suoi addentellati di elettronica avanzata), se così è, ripeto, credo che noi non potremo probabilmente far molto nel primo campo (petrolio), potremo fare poco (dal momento che abbiamo già una struttura produttiva notevole) nel secondo (l' auto), ma nel terzo dell' informatica ed elettronica in genere, che è nuovo, potremo impostare in maniera incisiva la politica di intervento nel Mezzogiorno. tutto ciò, senza nulla togliere, a ciò che già esiste, ovviamente, anzi cercando di dar vita a delle costellazioni di interventi che aiutino anche lo sviluppo di medie e piccole industrie. e quando si è dinanzi a specializzazioni, se anche il programma della ricerca avviene attraverso mezzi di promozione nuovi, non vi è probabilmente soverchia difficoltà, bastando copiare quel che in altri paesi è stato fatto ed ha portato a risultati molto positivi. ritengo che siano questi gli indirizzi di un' industrializzazione nuova, che nulla toglie alla grande importanza delle altre attività: l' agricoltura, come prima ricordato; il turismo, cui ora accenno, e che tutti sappiamo quale risorsa possa costituire per l' Italia meridionale (per altre zone del paese lo è già), stante la particolare caratteristica di suolo e di clima di quest' ultima. vorrei fare due ultime osservazioni, la prima delle quali riguardante gli incentivi. nel nuovo sistema mi pare si sia fatto tesoro di difficoltà che avevamo riscontrato nel passato, sia ponendo termini ragionevoli, ma pur tali da permettere che i progetti non rimangano pendenti oltre i tempi tecnici strettamente necessari, sia facendo sì — ed è stata una modificazione apportata anche per tener conto di un unanime parere delle organizzazioni sindacali , le quali non giudicavano con favore la generalizzazione della fiscalizzazione degli oneri fiscali — che fosse dato un incremento alla nuova occupazione attraverso agevolazioni ad hoc . con una salvaguardia, per altro: che non si tratti di nuova occupazione vista isolatamente — il che potrebbe costituire una spinta a licenziamenti strumentali a successive nuove assunzioni capziosamente intese a fruire dei benefici in questione — ma nuova occupazione in senso totale, tenendo conto di quella che è la realtà di occupazione attuale dell' impresa, in rapporto insomma ad un' occupazione aggiuntiva, e non sostitutiva. vorrei da ultimo ricordare che il sistema dei « pacchetti » (lo ha prima criticato l' onorevole Lamanna) non ha dato buona prova anche perché — dobbiamo riconoscerlo — i « pacchetti » sono nati, in genere, non da una programmazione al tavolino, ma da esigenze di carattere politico; spesso sono nati, come un certo tipo di « pacchetto » per la Calabria, da drammatiche esigenze di carattere politico. ritengo che questa debba essere considerata un' esperienza passata. dobbiamo ora, all' inizio di questo nuovo corso, verificare — come in molti casi e con lunghe riunioni (l' onorevole Compagna se ne ricorderà parecchie) abbiamo fatto — e portare a pratico effetto queste impostazioni. ieri l' onorevole De Lorenzo ha citato il caso, non pacifico, di Gioia Tauro . posso dire che il progetto di Gioia Tauro ha subìto alcune modificazioni. è stato necessario apportarne alcune al progetto del porto, perché, nel frattempo, era entrata in vigore la legge antisismica, che richiede particolari caratteristiche di costruzione. inoltre le condizioni del mercato, non solo interno, ma anche mondiale, hanno indotto la Finsider ad introdurre alcune revisioni al progetto degli impianti. posso però dire — sull' autorità (perché ognuno deve citare le fonti) della finanziaria dello Stato — che l' intervenuta modificazione del progetto non solo non comporta (sono parole testuali) diminuzione rispetto ai livelli di occupazione previsti nel momento in cui cominciò a discutersi di Gioia Tauro , ma comporta un lieve aumento. io mi contenterei che fossero mantenuti gli obiettivi fissati nel momento del varo del progetto. vi è stata una serie di difficoltà che tutti conosciamo; ma oggi cominciamo a procedere. sono state espletate le operazioni giuridiche che dovevano precedere i lavori: è cominciato, sia pure ancora in una forma non sodisfacente (per le ragioni cui ho accennato prima), il lavoro inerente al porto; sono stati stipulati gli accordi tra la Cassa per il Mezzogiorno e la Finsider, accordi non facili (qualche volta sembra che quando due organismi sono pubblici non sia più facile metterli d' accordo). oggi ha avuto luogo infatti, il previsto scambio di lettere che ci ha tenuto impegnati per mesi in una trattativa. di conseguenza, sotto questo aspetto. ritengo che il progetto per Gioia Tauro sia una realtà, che a me pare politicamente molto importante. infatti quando, in un frangente — l' ho ricordato poc' anzi — politicamente così difficile come quello di allora, lo Stato in quanto tale abbia assunto un impegno, ritengo che sarebbe molto grave ritornare continuamente a discutere, anche per apprezzabili — non solo virgiliane. ma anche economiche — discussioni sugli olivi stroncati. una linea è stata stabilita: e, fino a prova contraria, rifiuto di credere che organismi così seri, come quelli che hanno disposto la progettazione di cui stiamo parlando, abbiano voluto costruire strutture prive di solidità produttiva, ciò che poi è l' unico modo per dare veramente ai bisogni del sud risposte concrete. concludo dicendo che ieri è stata ricordata la difficile condizione degli emigranti di ritorno. non sono moltissimi, però si trovano in una situazione già grave di per sé, e più grave per la presenza, che constatiamo, di una disoccupazione qualificati (perché contiamo tra i diplomati, tira i laureati, il numero di disoccupati che tutti conosciamo) e per la necessità che a risolverla intervengano certe riconversioni possibili solo fino ad un determinato limite. io credo, onorevoli colleghi , che la spinta che ci ha permesso di poterci ritrovare sostanzialmente concordi. a differenza di altre volte, su una legge per il Mezzogiorno non che le astensioni mi facciano piacere, ma si tratta di dispiacere molto minore rispetto a quello provato in altri tempi, quando dovevamo registrare voti contrari su alcuni provvedimenti che noi ritenevamo buoni, pur nelle difficoltà che vi erano, anche per la minore esperienza — sia in Senato sia in questo ramo del Parlamento, sottintenda un giudizio che non è soltanto di speranza, ma, di fondata base per un tipo di politica nuova una politica dotata di strumenti e di finanziamenti certamente non illimitati (anche perché i valori monetari sono quelli che sono), che però rappresentano uno sforzo che, proprio perché compiuto in un momento difficile, mi pare abbia una sua validità particolare e aggiuntiva. constato quindi, concludendo, che in una fase nella quale la... comunicativa politica sembra non molto facile a realizzarsi, il Mezzogiorno ha unificato i nostri sforzi: e questo mi sembra un segno di vitalità anche per il nostro Parlamento.