Luigi BERLINGUER - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 4 - seduta del 05-07-1972
1972 - Governo II Andreotti - Legislatura n. 6 - Seduta n. 4
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , lo abbiamo dichiarato fin dal momento in cui la formazione di questo Governo si è delineata; lo ripetiamo oggi, dopo aver ascoltato l' esposizione del presidente del Consiglio : il nostro partito condurrà nei confronti di questo Governo una opposizione intransigente, sistematica, di fondo. l' obiettivo che ci proponiamo con la nostra opposizione non è solo quello di contrastare con la massima decisione gli indirizzi dell' attuale Governo e i singoli atti in cui essi si tradurranno, ma quello di provocarne la caduta al più presto. naturalmente, la nostra sarà una opposizione non soltanto vigorosa, ma seria, concreta, saldamente ancorata ai problemi dei lavoratori e alle esigenze del paese. sarà l' opposizione di una grande forza popolare che ha il senso delle proprie responsabilità nazionali e che è consapevole della parte che le spetta, nell' indicare e preparare al paese quella prospettiva di sviluppo civile e democratico che questo Governo non può dare, ma che può venire, invece, solo da una collaborazione fra tutte le forze democratiche e antifasciste. verso questi fini sarà indirizzata tutta la nostra iniziativa, in Parlamento e nel paese. ripetiamo, però, che la prima necessità che oggi proponiamo alla classe operaia , ai lavoratori, a tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti della Repubblica, è quella di liberare l' Italia dai pericoli, che noi consideriamo gravi, che comportano la costituzione e la permanenza di un Governo come questo, che è il più lontano dalla realtà dell' Italia di oggi e che quindi in nessun modo può essere in grado di governare il paese. che cosa vuol dire governare? e come è possibile governare oggi un paese come il nostro? governare, evidentemente, non può voler dire assidersi su un certo banco, nominare un certo numero di ministri e sottosegretari, anche se la loro somma tocca ormai la cifra di ben 26 ministri e 58 sottosegretari. governare vuol dire dare sodisfazione alle esigenze fondamentali della nazione o almeno ad alcune delle principali di tali esigenze. si è detto che alcune di queste esigenze si presentano oggi con caratteri di emergenza e lo stesso presidente del Consiglio ha parlato ieri di un periodo con grandi caratteristiche di straordinarietà. ma se questo è vero — e indubbiamente lo è — proprio questo stato di emergenza e di straordinarietà avrebbe richiesto soluzioni di ben altra natura di quelle adottate e anche di altre prospettate (per altro, come cercherò di dimostrare fra poco, a puro scopo di mascheratura e di alibi) nel corso della crisi; come quella, che tutti sapevano irrealizzabile, di un Governo o di una maggioranza che comprendessero al tempo stesso e i liberali e i socialisti. infatti, nell' Italia di oggi, nessuna delle esigenze fondamentali del paese, nessuna di quelle stesse esigenze che l' onorevole Andreotti ha elencato — sia di ordine economico e sociale , sia di ordine politico, di politica interna come di politica internazionale — può essere sodisfatta da governi che non abbiano un rapporto di fiducia con la classe operaia e con le masse lavoratrici , quali si sono espresse e continuano ad esprimersi, storicamente e politicamente, in Italia. in questo paese nel quale, accanto a un partito socialista che ha proprie e ben radicate tradizioni e peculiarità, esiste ed opera la grande realtà di un partito comunista che anche nelle ultime elezioni, con i suoi oltre 9 milioni di voti, ha confermato la sua tendenza a un continuo accrescimento della propria forza e della propria influenza. ma proprio per questo l' attuale Governo è il contrario di ciò che sarebbe necessario, è quello che meno di ogni altro può proporsi di stabilire un rapporto di fiducia con questa grande realtà di cui ho parlato. intanto, sul piano della stessa fiducia parlamentare, e anche solo a fare i conti sulla carta, nessun governo vi è stato, se ben ricordo, che avesse in partenza una maggioranza numerica più risicata di quello attuale: una quindicina di voti alla Camera, forse cinque, poco più, poco meno, al Senato. questo dal punto di vista numerico. ma se guardiamo alla sostanza politica, una maggioranza in effetti questo Governo non ce l' ha. un largo settore della stessa Democrazia Cristiana infatti ha dichiarato, come tutti sappiamo, che voterà la fiducia solo per disciplina di partito in quanto a questo Governo è contraria, al punto che ha rifiutato di partecipare ad esso direttamente. lo stesso onorevole Andreotti non ha potuto non ricordarlo. è noto inoltre che il principale esponente di un altro partito della coalizione, il senatore Saragat, ha definito questo Governo « il peggiore dei governi possibili » , anche se non ci ha ancora spiegato sulla base di quale coerenza, dopo un simile giudizio, il partito socialdemocratico abbia deciso di entrare in questo Governo con una nutrita schiera di ministri e di sottosegretari. anche nel partito repubblicano , come è noto, vi sono state e vi sono non solo perplessità ma aperte riserve e resistenze, sia alla base, sia al vertice, a far parte di questa coalizione. lo stesso onorevole La Malfa , del resto, non se l' è sentita di far entrare i rappresentanti del suo partito nel Governo, pur essendosi assunto una grave responsabilità nel consentirne la formazione e nel dargli il proprio appoggio. a tutto ciò si aggiunge la sensazione che persino alcune personalità che fanno parte di questo Governo vi abbiano acceduto con assai scarsa convinzione circa la sua validità politica. ma queste stesse contraddizioni inerenti al carattere di questa maggioranza e della composizione di questo Governo sono essenzialmente da ricondursi al dato politico di fondo che ho ricordato. ciò che emerge è il fatto che questo Governo, nonostante il tentativo compiuto ieri dall' onorevole Andreotti di mascherare la sostanza della svolta compiuta con una esposizione — mi consenta — piatta, dimessa e con un taglio persino burocratico, rappresenta di per sé una rottura e una sfida aperta verso l' insieme del movimento operaio e popolare in tutte le sue componenti, e una palese apertura e incoraggiamento verso la destra. questo è l' incontestabile significato del reingresso nel Governo, dopo quasi quindici anni, del partito liberale , posto per di più a dirigere dicasteri delicati e di importanza decisiva per la politica economica , come quello del Tesoro. il fatto che il partito liberale sia uscito sconfitto e quasi dimezzato dalla consultazione elettorale rende ancor più grave la scelta compiuta dal gruppo dirigente della Democrazia Cristiana . pochi o molti che siano, onorevole Bignardi, i liberali hanno sempre rappresentato e rappresentano tuttora alcuni degli strati più miopi e conservatori del ceto padronale. non ci venga a dire l' onorevole Andreotti che si è tentato di formare un Governo nel quale accanto ai liberali fossero presenti anche il partito socialista e le sinistre democristiane. cerchiamo almeno di essere seri... persino chi non è addentro alla vita politica non può non comprendere che questa ipotesi altro non è stata (lo dicevo prima) che un meschino espediente, un puro alibi per giungere alla vera scelta compiuta oggi dal gruppo dirigente democristiano, e cioè quella di una nuova alleanza con il partito liberale . tanto assurda era la proposta del Governo a cinque, dai liberali ai socialisti, che la Democrazia Cristiana non l' ha mai prospettata durante la campagna elettorale : e forse anche in questa luce si può spiegare l' affermazione, davvero singolare, dell' onorevole Andreotti, secondo la quale non sarebbe questa (e quale altra, allora?) l' occasione per commentare il risultato elettorale. perché non ricordare, invece, che nel corso della campagna elettorale la Democrazia Cristiana ha chiesto voti per poter essere messa in condizione di scegliere o l' alleanza con il partito socialista e gli altri partiti del centrosinistra o un' alleanza con il partito liberale e altri partiti che escludesse i socialisti? tutti sappiamo inoltre che il voto ha pesantemente colpito il partito liberale e, quindi, l' ipotesi centrista, riducendola numericamente alle striminzite proporzioni che ho poc' anzi ricordato. ma, ciò nonostante, voi avete voluto cambiare ad ogni costo il segno delle vostre alleanze politiche, rompendo ogni rapporto con tutte le forze di sinistra. si tratta dunque di una scelta, non di uno stato di necessità a cui sareste stati costretti! ecco quindi l' impronta che avete voluto dare a questo Governo e che è assurdo pensare di potere nascondere, onorevole Andreotti, con qualche parola di lusinga verso il partito socialista italiano. ecco perché la formazione e la permanenza di questo Governo, per la sua stessa natura, non possono portare ad altro che ad un aggravamento della crisi del paese. povera mistificazione è presentare questo Governo con l' etichetta del « buon governo » , come un Governo capace, se non altro, di ridare respiro alla vita produttiva, tranquillità alla scuola, sicurezza ai cittadini, fiducia nelle istituzioni e di garantire una adeguata presenza e un ruolo positivo dell' Italia in un momento delicato della vita internazionale. ognuna di queste esigenze è in lacerante contraddizione con il segno politico che reca questo Governo e che è tale, obiettivamente, da non poter condurre ad altro che ad un aggravamento dei problemi del paese, ad una esasperazione dei rapporti sociali e politici, ed anche ad un indebolimento della nostra posizione internazionale. il collega e compagno Barca svolgerà dettagliatamente la critica alla linea di politica economica e sociale proposta dal Governo e illustrerà le proposte dei comunisti in questa materia. io mi limiterò, su questo punto, a rilevare che le ipotesi su cui voi, signori del Governo, pensate di poter fondare una ripresa economica sono del tutto irreali. infatti, quali che siano la mascheratura e i giri di parole che tentano di nasconderlo, il disegno di politica economica e sociale che traspare dall' impostazione di questo Governo è che si fa assegnamento essenzialmente su una compressione del tenore di vita dei lavoratori, anzi su sostanziali arretramenti della classe operaia e dei sindacati dalle posizioni che si sono conquistati negli ultimi anni sul terreno del reddito, dell' organizzazione del lavoro, dei diritti democratici. più in generale, si fa assegnamento sul contenimento delle esigenze di maggiori consumi dei ceti popolari e degli strati intermedi della società italiana . che questa sia la vostra linea, signori del Governo, è apparso del resto già chiaramente dalle proposte che avete avanzato sulle pensioni, con indicazioni di aumento del tutto risibili e tali che non coprono neppure il rincaro del costo della vita verificatosi negli ultimi anni. su questo punto, del resto, dovrete ben presto fare i conti con i sindacati e con la nostra azione nel Parlamento e nel paese. ma questo è solo un esempio, ciò che conta è il clima sociale e politico o, se si vuole, onorevole Andreotti, dato che lei tanto vi insiste, psicologico, determinato dal sorgere e dalla natura stessa di questo Governo. non per caso, in coincidenza con il suo formarsi — bisogna ricordarlo, onorevoli colleghi — si è avuta la presa di posizione pubblica della Confindustria che, esprimendo le posizioni più retrive del padronato italiano, non ha esitato a porre sfacciatamente sul tappeto, nell' imminenza dei rinnovi contrattuali, le sue assurde pretese a una liquidazione della contrattazione articolata a una coartazione del diritto di sciopero e a una limitazione dei diritti di presenza e di iniziativa delle organizzazioni sindacali nelle aziende. si tratta, in sostanza, della richiesta di annullare alcuni punti essenziali, sanciti da una legge dello Stato, qual è lo statuto dei diritti dei lavoratori. eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che questi propositi si fondano su una duplice illusione: la prima è che un movimento operaio e sindacale possente e combattivo come è quello che esiste nel nostro paese possa accettare un arretramento dalle posizioni conquistate con tanti sacrifici e non reagisca. invece, come reagirebbe, con la lotta più vigorosa contro ogni attacco a tali posizioni. ed è evidente che in questa lotta vi saremmo anche noi, con tutta la forza del nostro partito e vi sarebbero, ne siamo certi anche gli altri partiti e gruppi della sinistra, sia. laica sia cattolica. i sindacati e anche il nostro partito hanno dichiarato di non volere una drammatizzazione delle scadenze dei contratti, il cui rinnovo dovrebbe essere considerato un momento, certo particolarmente importante, ma normale, direi fisiologico, della vita. economica e sociale, una tappa necessaria nel cammino in avanti per il miglioramento continuo del livello di vita e delle condizioni di lavoro delle grandi masse, degli operai, dei contadini, degli impiegati, delle donne, dei giovani lavoratori, e del generale sviluppo democratico del paese. si deve constatare però che in ben altra direzione e con ben altro spirito si muovono i gruppi più retrivi del padronato italiano, i cui intenti vengono evidentemente incoraggiati dal fatto stesso che un Governo come quello attuale sia oggi alla testa. del paese. come non intendere, onorevoli colleghi , che la questione del minore o maggiore grado di tensione dei conflitti sociali è strettamente legata al clima politico generale, o almeno anche al clima politico generale, e che questo clima politico dipende a sua volta in misura decisiva dal carattere dei governi? ma anche da un punto di vista strettamente economico e produttivo dovrebbe essere ormai chiaro che è pura illusione assicurare una ripresa duratura ed uno slancio dell' economia nazionale attraverso una compressione del tenore di vita dei lavoratori ed eludendo la soluzione dei grandi problemi strutturali del paese. di fatto, i capisaldi su cui si è fondata l' espansione economica a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta (l' autofinanziamento sui bassi salari, il saccheggio del Mezzogiorno, la possibilità di grandi spostamenti della manodopera nel territorio nazionale , la necrotizzazione dell' agricoltura, liberalizzazione degli scambi, eccetera) sono venuti meno sia sul piano interno sia sul piano internazionale e non possono essere richiamati in vita. una nuova fase di espansione economica può acquistare robustezza e respiro solo dando alla necessaria e urgente riorganizzazione e al rinnovamento dell' attrezzatura industriale e di tutto l' apparato produttivo i grandi punti di riferimento generale della trasformazione e della modernizzazione dei modi di produzione e dei rapporti proprietari dell' agricoltura, della sodisfazione dei grandi consumi primari e delle masse — a cominciare da quelli dell' istruzione e della sanità — del progresso della ricerca scientifica , e soprattutto dello sviluppo del Mezzogiorno, che l' attuale Governo, dopo venti anni di politica fallimentare, insiste nel considerare sotto il puro profilo degli interventi speciali, e non come momento e leva essenziali del rinnovamenti, dell' intera struttura economica nazionale e del meccanismo di formazione delle risorse. solo una politica economica ispirata, a questi obiettivi può garantire un avanzamento dei livelli di occupazione , bloccando ed invertendo le tendenze in atto, che si vanno manifestando in modo sempre più allarmante in settori come quelli tessile e chimico, e soprattutto in quel fenomeno di persistente arretramento dell' occupazione femminile che comporta conseguenze pesantemente negative non solo sul piano sociale, ma anche su tinello civile dell' emancipazione della donna e del rinnovamento della famiglia. ma è davvero possibile immaginare, onorevoli colleghi , che un' operazione economica e sociale che persegua questi grandi fini possa essere guidata da un simile Governo, da un Governo privo di ogni possibilità di dialogo serio con i partiti e con le grandi organizzazioni operaie e popolari, da un Governo ceti l' onorevole Malagodi al Tesoro, con Mauro Ferri all' Industria, con Taviani alla programmazione e al Mezzogiorno, con Natali all' agricoltura, e con Scalfaro alla pubblica istruzione ? come non comprendere che proprio la portata dell' operazione che è necessaria affinché l' intero organismo economico e sociale prenda respiro e si sviluppi, invece di essere condannato ad una vita grama e stentata, richiederebbe un Governo fondato sul massimo consenso popolare e sulla massima partecipazione democratica. delle forze più vive dal paese? è solo nel clima che sarebbe creato da una simile guida politica, è solo nell' ambito di una chiara scelta rinnovatrice e riformatrice, chiara e garantita, che possono e debbono trovare soluzione anche problemi, come quello della redditività degli investimenti, che sono oggettivamente aperti. l' esistenza di simili problemi è presente al movimento operaio , al nostro partito, ma all' interno di un processo che persegua obiettivi e valori che interessino i lavoratori, e non nell' ambito di una tendenza che voglia risolverli attraverso l' esasperazione dello sfruttamento dei lavoratori. anche sul piano dei rapporti politici, onorevoli colleghi , l' esistenza e l' orientamento di questo Governo comportano la prospettiva di aggravate tensioni. la prima questione che vi sta davanti è quella di come far fronte alla recrudescenza di atti eversivi e violenti delle forze neofasciste, e in pari tempo al rischio, che esponenti stessi della maggioranza hanno riconosciuto, di un inserimento, in una forma o nell' altra, della destra fascista e monarchica nel gioco politico e parlamentare. sta di fatto che già negli anni passati, per responsabilità principale della Democrazia Cristiana e dei suoi ministri, i governi della Repubblica non hanno compiuto alcun atto di fermezza contro le manifestazioni, anche le più impudenti, della reviviscenza fascista: aggressioni squadristiche, apologia del ventennio, minacce aperte di sovversione, dileggio e sfida alle istituzioni democratiche. è sembrato che taluni si siano resi conto della reale natura del movimento neofascista solo quando, abbandonando il travestimento pseudolegalitario adoperato nel corso della campagna elettorale , il Movimento Sociale Italiano , con il discorso pronunciato a Firenze dal suo segretario, ha riscoperto il suo vero volto, incitando apertamente alla sedizione ed alla violenza. ma quelle parole, pur così gravi, erano forse una novità? la verità è che i governi diretti dalla Democrazia Cristiana non hanno saputo o voluto accorgersi che scellerati propositi di analoga natura erano stati già proclamati, e a più riprese, dai caporioni fascisti; erano stati proclamati con retorica solennità fin nello stesso congresso nazionale del Movimento Sociale del novembre 1970. in tale congresso il segretario di questo partito affermò testualmente (cito da Il Secolo d'Italia ): noi prepariamo la gioventù all' eventualità di uno scontro frontale » . da quello stesso discorso cito ancora la seguente affermazione: « molte volte, anche in questo congresso, mi è accaduto di sentirmi dire all' interno del nostro partito, con aria affettuosamente inquisitoria: ma tu, sei fascista? rispondo per adesso e per sempre: la parola fascista io ce l' ho scritta in fronte » . ecco chi sono coloro che siedono su quei banchi, onorevoli colleghi ! e sono costoro, non altri, i nostri avversari! non cerchi di cambiare le carte in tavola , onorevole Andreotti. sono costoro e solo costoro che noi chiamiamo fascisti! è ben singolare che l' onorevole Andreotti, parlando del fascismo, abbia evitato un giudizio sul Movimento Sociale Italiano , limitandosi a ricordare le colpe del regime fascista. colmerà questa lacuna nella sua replica... ma è ancor più grave e intollerabile che egli sia ritornato a porre sullo stesso piano fascismo e comunismo, considerati entrambi fenomeni contrari al regime democratico. è vero che l' onorevole Andreotti ha usato parole di rispetto individuale per i comunisti che hanno speso la loro esistenza per le idee in cui credevano. egli, però, non ha voluto aggiungere a questo riconoscimento un punto essenziale, compiendo una vera e propria falsificazione della storia italiana. i comunisti italiani si sono sacrificati, si sono immolati. il partito comunista italiano ha combattuto sempre, e combatte oggi, non solo per coerenza con la propria fede negli ideali della emancipazione del lavoro, per l' avvento del socialismo e del comunismo; in questa battaglia, cioè, il nostro partito è stato protagonista della riconquista delle libertà democratiche ed artefice principale della edificazione dell' ordinamento democratico e costituzionale che l' Italia si è data dopo il crollo del fascismo. la politica e la forza del partito comunista italiano, onorevole Andreotti, sono state e sono fattori non di eversione, ma di salvaguardia e di sviluppo delle istituzioni democratiche, garanzia decisiva contro ogni attentato alle conquiste della Resistenza. non ci sono in Italia due fronti sui quali lottare per la democrazia, come ella ha detto. il fronte è uno solo, quello della lotta contro la sedizione reazionaria e fascista; il fronte della lotta per porre la democrazia al riparo da ogni insidia e per svilupparla, conseguentemente, sulla base della ispirazione unitaria e di rinnovamento sociale espressa e sancita nella Costituzione. ma veniamo al problema politico che vogliamo porre. domenica scorsa dal vicesegretario del Movimento Sociale è stata avanzata l' eventualità, all' occorrenza, di un apporto di voti del Movimento Sociale stesso, ove l' attuale maggioranza ne avesse necessità, per far approvare determinati provvedimenti che compaiono anche nel programma di questo Governo, quali, ad esempio, la revisione della legge sui fitti agrari. non si può dire, onorevoli colleghi , che la percezione di questo rischio — il cosiddetto inquinamento » — non sia avvertita da esponenti della maggioranza. lo stesso presidente del Consiglio nazionale del partito della Democrazia Cristiana ha affermato nei giorni scorsi (traggo la citazione dalla Gazzetta di Romagna ) che un Governo centrista non ha la possibilità di resistere a lungo senza essere direttamente o indirettamente condizionato dall' estrema destra , per il ristretto margine numerico di cui dispone. il preciso quesito che poniamo a tutti quegli esponenti della maggioranza, compresi l' onorevole Saragat e l' onorevole La Malfa , che hanno posto la questione delle garanzie contro il cosiddetto « inquinamento fascista » della maggioranza (si tratta, comunque, di un quesito che riguarda tutti i singoli partiti della maggioranza, nonché il Governo nel suo complesso), è il seguente: siete pronti a dichiarare qui, di fronte al Parlamento ed al paese, che l' eventualità di un apporto determinante di voti fascisti e monarchici, comunque ricevuti o procacciati, sarebbe politicamente infamante e costituirebbe quindi causa automatica di dimissioni dell' attuale Governo? ecco un quesito preciso, che attende una risposta altrettanto precisa sia dal presidente del Consiglio (che ieri non è stato preciso a questo riguardo) sia da ognuno dei singoli partiti che formano l' attuale maggioranza. ma, sempre a proposito dei fascisti, la Camera si trova di fronte ad un' altra decisione politicamente rilevante, sollevata dalla incriminazione e conseguente richiesta di autorizzazione a procedere comunicata ieri dal presidente avanzata dalla procura generale di Milano nei confronti dell' attuale segretario del Movimento Sociale Italiano , per ricostituzione del partito fascista . è superfluo dire che il nostro gruppo parlamentare voterà a favore dell' autorizzazione. ma come voteranno i gruppi parlamentari della maggioranza? nasconderanno ancora una volta la testa nella sabbia? per concludere su questo punto, siamo ben consapevoli che la costituzione di un Governo di centrodestra rappresenta non un argine, ma un incoraggiamento a tutte le tentazioni presenti nei gruppi più retrivi del paese verso una vera e propria svolta autoritaria. ma chiunque punta verso avventure autoritarie e reazionarie non deve dimenticare mai (e non dovete dimenticarlo voi stessi, per la responsabilità che vi siete assunta, dando vita a questo Governo) che esistono nel paese forze potenti, capaci di rintuzzare e far fallire ogni attentato alla Repubblica, alla Costituzione, ai diritti democratici. convinti come siamo che a questo compito faranno onore la classe operaia , i lavoratori dei campi, la parte più avanzata degli intellettuali e della gioventù, noi, che siamo il partito che maggiormente rappresenta questa parte decisiva del popolo italiano , chiamiamo da questa tribuna tutte le forze popolari alla vigilanza, all' azione, alla più ampia unità antifascista. sappiamo bene, naturalmente, che la questione del neofascismo è un aspetto rilevante, ma non il solo, di quei problemi dell' ordine democratico e dell' autorità dello Stato che voi pretendete di risolvere con un Governo privo di autorevolezza. in Italia si sono susseguiti negli ultimi anni clamorosi episodi di criminalità politica, di trame internazionali, di torbidi attentati, senza che per uno solo di essi sia stata fatta luce e siano stati puniti i colpevoli. la strage di piazza Fontana è ancora avvolta nell' ombra; la recente perizia non fuga certo i dubbi su come è avvenuta la morte di Pinelli; è ancora ignoto chi abbia ucciso il procuratore Scaglione in Sicilia e il commissario Calabresi a Milano; magistratura e polizia non hanno fatto minimamente luce sulla fine di Feltrinelli; i responsabili della rivolta di Reggio Calabria , ancorché individuati, sono usciti immuni da ogni conseguenza penale. Milano è da quasi tre anni l' epicentro di provocazioni continue e di trame sediziose, il che ci ha spinto a proporre una commissione parlamentare di inchiesta, che ci auguriamo sia sostenuta da tutti coloro che vogliono sia fatta chiarezza completa. comprendiamo che questi interrogativi chiamano in causa problemi più generali di funzionamento, di riordinamento e di riforma della Pubblica Sicurezza e dell' amministrazione della giustizia . ma anche l' avvio alla soluzione di questi problemi in senso democratico è prettamente collegato al clima politico generale. in effetti la costituzione di questo Governo incoraggia gli orientamenti più retrivi e repressivi negli apparati dello Stato, come dimostra la cronaca di questi giorni. basta ricordare l' irruzione delle forze di polizia nella università Statale di Milano e l' episodio avvenuto nella borgata romana del Quarticciolo, posta in stato di assedio dalla polizia. per garantire il prestigio ed il funzionamento perfetto di tutti gli organi dello Stato occorrono un clima politico ed un' azione di governo tali da imprimere a tutto l' apparato pubblico una precisa volontà: quella di applicare la Costituzione democratica ed antifascista. nella linea di involuzione conservatrice posta da questo Governo si colloca anche il proposito di ripristinare il fermo di polizia riformulando, per usare le parole dell' onorevole Andreotti, l' articolo 157 del testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza , emanato nel ben noto clima di libertà vigente nel nostro paese nell' anno di grazia 1931 e travolto da una sentenza della Corte costituzionale del 1956. non intendo ora addentrarmi in una discussione di ordine costituzionale. mi basta esprimere la nostra ovvia, ma non per questo meno ferma opposizione a qualunque misura legislativa che voglia rimettere alla discrezionalità degli organi di polizia, ai sospetti che essi sono chiamati a nutrire in obbedienza a superiori direttive, la libertà personale di circolazione e di soggiorno dei cittadini. il tentativo di porre di nuovo in discussione fondamentali diritti civili , di risolvere in senso autoritario il conflitto immanente nella società tra libertà dell' individuo ed interessi collettivi e proprio da parte di un Governo nel quale siedono uomini che si proclamano eredi del liberalismo, questo tentativo non può che essere respinto non soltanto perché anacronistico ed antistorico, ma soprattutto perché misure del genere lungi dallo agevolare, dal rendere più efficiente la doverosa opera di prevenzione e difesa sociale , eludono ed inquinano i termini del problema. l' onorevole Andreotti ha ribadito l' impegno al riconoscimento dei diritti delle minoranze etniche. ma lei, onorevole Andreotti, ha menzionato espressamente solo quelle dell' Alto Adige . per le altre si è limitato a dire che su leggi particolari « l' attenta considerazione delle minoranze segnerà un indirizzo ormai stabilizzato di politica interna » . ebbene, noi abbiamo ripresentato in questi giorni, in ambedue i rami del Parlamento, una proposta di legge particolare per il riconoscimento dei diritti che la nostra Costituzione prevede alla minoranza nazionale slovena del Friuli Venezia Giulia . perciò invitiamo tutte le forze democratiche a dimostrare finalmente e concretamente la volontà di risolvere anche questo problema che riguarda un gruppo etnico , gli sloveni, i quali hanno tanto sofferto sotto il fascismo e tanto hanno contribuito alla lotta della Resistenza. circa il tema oggi decisivo delle regioni, conquista fondamentale della passata legislatura, devo rilevare che non si sfugge all' impressione che questi istituti vengano considerati dal Governo quasi come una incomoda aggiunta, come qualcosa che viene a giustapporsi all' ordinamento centralizzato dello Stato. noi riteniamo invece che l' avvento delle regioni debba essere considerato come l' asse e l' iniziò della generale riforma democratica dell' ordinamento dello Stato. oggi non è così, e noi denunciamo la tendenza a limitare gravemente i poteri riconosciuti dalla Costituzione alle regioni e, soprattutto, lo spirito di rozzo centralismo burocratico con cui si tende a rendere asfittica, subalterna, la vita delle regioni, lesinando scandalosamente i mezzi, cercando di mantenere controlli, poteri, apparati che sono da considerare superati dalla istituzione delle regioni. il costo per il paese di un simile indirizzo è pesante, non soltanto in termini di mancata democrazia, ma anche sotto l' aspetto dell' incisività e dell' efficacia dell' azione pubblica. si rischia di giungere a doppioni inammissibili e di aggravare la selva del burocratismo che è poi la fonte di sprechi, di inefficienze, di spinte a privilegi corporativi. proprio perché crediamo nella forza che deve avere il potere democratico, nella chiarezza e nella semplicità che è necessario dare ad un intervento riformatore, ci battiamo perché le regioni divengano soggetti di un vero e proprio decentramento politico e perché tutte le leggi e la prassi dello Stato siano adeguate a questo grande fatto nuovo nella storia del nostro paese. l' onorevole Andreotti ha posto all' inizio della sua esposizione programmatica il problema della scuola, ricordando il particolare interesse che esso presenta per le famiglie di ogni ceto e per le masse più larghe della popolazione. ma sta di fatto che su nessun altro problema, forse, come su questo si è manifestato nel discorso dell' onorevole Andreotti il tentativo di nascondere la responsabilità della Democrazia Cristiana per lo stato di estrema gravità cui sono giunte questioni vitali per il paese, e fra queste, anzitutto, proprio quella della scuola. come si può definire, se non mistificatoria, l' affermazione dell' onorevole Andreotti secondo cui della scuola è in corso da tempo la riforma? chi se ne è accorto? il solo concreto progetto di riforma, quello per l' università, dopo un iter tormentoso, è naufragato. una, due legislature non sono state sufficienti a varare un qualche provvedimento positivo per l' università. l' avvio di un processo di democratizzazione è stato contestato e bloccato; perfino quel modesto progetto di un nuovo stato giuridico degli insegnanti, che ora si dice di voler riproporre, è parso troppo audace alla Democrazia Cristiana , che l' ha insabbiato al Senato. e quando, per la politica della Democrazia Cristiana , la scuola è stata gettata in una situazione di confusione, di marasma intollerabile, non sono mancati gli inviti di autorevoli personaggi della Democrazia Cristiana a restaurare l' ordine, magari chiudendo le scuole, come se le responsabilità della crisi, della disfunzione, della disoccupazione intellettuale fossero da riversare sulle spalle degli studenti e degli insegnanti che hanno rivendicato e rivendicano un rinnovamento di fondo nelle strutture, negli indirizzi culturali, nel Governo della scuola e dell' università. non solo siamo stati in questi anni di fronte all' assenza di una reale politica riformatrice, ma perfino all' incapacità clamorosa di assicurare un qualche ordinato funzionamento, di realizzare i programmi edilizi, di dare sistemazione decente al personale, di impedire le proliferazioni assurde e campanilistiche delle università. né la riforma né il buon governo . anche perché, in effetti, non c' è possibilità di un efficace, serio, positivo funzionamento della scuola italiana se non attraverso un suo radicale, democratico rinnovamento. ed ora? ora l' onorevole Andreotti parla, da una parte, di riforme inesistenti e, dall' altra, nel riferirsi ai vari aspetti del problema scolastico, enuncia propositi assolutamente generici o sommamente ambigui. per la scuola materna e per la scuola elementare , solo parole, niente più. per la scuola superiore , annunci del tutto vaghi di riforme e propositi di sperimentazioni. sperimentazioni di che cosa? per quanto tempo, su quali basi? per l' università, l' impegno a presentare rapidamente un nuovo disegno di legge . il che significa buttar via anni di lavoro, ricominciare ancora una volta daccapo nei due rami del Parlamento. e infatti, nel momento stesso in cui si dichiara di voler tener conto dei punti essenziali su cui era maturato un ampio consenso, si indicano solo alcuni di quei punti e nel modo più generico. e già si passa, per esempio, dall' idea del tempo pieno a quella, indefinita ed equivoca, del maggiore impegno dei docenti. e si richiama l' articolo 33 della Costituzione in funzione di un' ambigua esaltazione dell' autonomia universitaria. in quanto alle norme-stralcio per l' università, o ad eventuali provvedimenti urgenti per la scuola, nulla si precisa che possa valere a garantirne l' oggettiva saldatura con le indispensabili riforme. eppure si sarebbe potuto dire chiaramente che l' adeguamento degli stipendi degli insegnanti, ritenuto necessario anche da noi comunisti, deve essere collegato all' attuazione del tempo pieno ; o che l' allargamento degli organici dei vari ruoli docenti nelle università deve congiungersi con misure che modifichino i meccanismi vigenti, allarghino i diritti di tutto il personale universitario e creino organi di governo democratico. noi comunisti siamo per primi persuasi che sia necessario creare nella scuola un clima di serietà e serenità: questo è possibile solo riformandone profondamente le strutture e gli ordinamenti, e sviluppando ampiamente, anche, la vita democratica . su quali linee questo rinnovamento debba compiersi non abbiamo mancato di dirlo; abbiamo elaborato in questi anni un disegno complessivo di riforma, di sviluppo democratico della scuola italiana, articolato in tutta una serie di proposte specifiche anche sul piano legislativo. abbiamo chiesto e proposto anche, in particolare, misure che sancissero. — liquidando tra l' altro norme non più tollerabili dei vecchi regolamenti fascisti — alcuni diritti democratici fondamentali degli studenti e degli insegnanti, e ne regolassero l' esercizio, in modo da superare anche le tendenze degenerative manifestatesi nell' uso di certe conquiste da parte di gruppi di studenti. ma non è un regime di democrazia meglio organizzata che questo Governo vuole creare nella scuola; esso punta sulla repressione, sull' assurdo tentativo di ripristino di una vecchia disciplina antidemocratica. a ciò ci opporremo nel modo più deciso; lo sviluppo della democrazia nella scuola è uno degli aspetti e delle condizioni essenziali dello sviluppo generale democratico del nostro paese. vengo ora, signor presidente , onorevoli colleghi , alle questioni della politica internazionale e dell' orientamento della politica estera italiana. ci troviamo di fronte ad una situazione in pieno movimento, alla prova che sono possibili — ed in parte sono già realtà progressi sostanziali sulla via della distensione, del disarmo, della cooperazione internazionale e della costruzione di una politica di pacifica coesistenza. basta ricordare i vertici di Pechino e di Mosca, la ratifica dei trattati conclusi da Bonn con l' Unione Sovietica e la Polonia, l' intesa su Berlino ovest, i primi accordi su base di eguaglianza tra i due Stati tedeschi e le trattative in corso per stabilire tra essi normali rapporti di buon vicinato. basta ricordare ancora le positive prese di posizione del Vaticano sui problemi delle frontiere in Europa e della sicurezza europea, basta ricordare (ultimi in ordine di tempo) l' intesa tra India e Pakistan per il non ricorso all' uso della forza ed il primo importante accordo annunciato ieri tra le due parti della Corea. ma ci troviamo anche di fronte, contemporaneamente, al permanere di fattori negativi e gravi, primo tra tutti la prosecuzione e la nuova escalation nella aggressione americana al Vietnam. anche la situazione nel Medio Oriente si è fatta più grave in seguito alle nuove incursioni israeliane ed al ribadito rifiuto di Tel Aviv di addivenire ad una soluzione che ottemperi alle disposizioni dell' Organizzazione delle Nazioni Unite . proprio il contraddittorio presentarsi sulla scena internazionale di fattori positivi e di fattori negativi richiede da ogni paese che voglia compiere opera di pace una politica estera attiva per favorire i primi e neutralizzare e combattere i secondi. in questa situazione l' Italia potrebbe avere un ruolo non trascurabile, per fare avanzare i processi positivi in atto; potrebbe affermare una sua utile presenza e rafforzare considerevolmente la sua posizione e le sue relazioni internazionali. ma non è certo un Governo come questo, per il suo orientamento e per la debolezza delle sue basi, che può assicurare questa iniziativa. un Governo come questo può anzi far correre al nostro paese il rischio di un ulteriore indebolimento delle sue posizioni internazionali, condannandolo ad una progressiva emarginazione ed all' isolamento dai processi che si stanno svolgendo in Europa e, più in generale, su scala internazionale. non si tratta di un rischio astratto. già negli ultimi tempi la politica estera italiana ha perso punti e battute. nello stesso sviluppo degli scambi economici con l' Unione Sovietica e con gli altri paesi socialisti abbiamo registrato una stagnazione, quando non addirittura delle battute di arresto e dei passi indietro. e questo perché altri sono andati più avanti di noi, perché paesi, come per esempio la Francia e la Repubblica democratica tedesca , hanno compreso che si può andare avanti nel campo stesso dei rapporti economici solo se si va avanti contemporaneamente anche nel campo dei rapporti politici. questi progressi nel campo delle relazioni politiche i governi italiani non li hanno compiuti. l' aspetto più evidente è quello dei rapporti con la Repubblica democratica tedesca . la Francia, la Danimarca, altri paesi, tutti membri dell' Alleanza Atlantica , stanno sviluppando ampiamente le relazioni con essa in tutti i campi per essere pronti domani al suo riconoscimento democratico. l' Italia no. l' Italia su questo punto sembra ferma agli anni Cinquanta , come se alla Cancelleria di Bonn vi fosse ancora Konrad Adenauer. il danno è evidente già oggi e sarà più pesante domani. questo è il caso più clamoroso, ma la medesima linea dell' immobilismo presiede anche, mutatis mutandis , ai rapporti con l' Unione Sovietica . la ragione è sempre e soltanto politica e deriva dal rifiuto di compiere atti politici che assicurino all' Italia una funzione attiva e autonoma. ne derivano danni economici gravi, la perdita di importanti occasioni per dare fiato a molti settori economici. ebbene, i responsabili del Governo, in contraddizione con tutta la situazione economica del paese, sembrano non preoccuparsene troppo. ma il problema, naturalmente, è assai più vasto e riguarda tutti gli aspetti delle nostre relazioni internazionali. non è certo un Governo come questo che può porre rimedio a storture che hanno origini antiche. solo un Governo capace di correggere queste storture e che abbia perciò basi politiche diverse e ben più ampie di quello attuale può avere la forza per assicurare una positiva presenza internazionale dell' Italia. a ciò si aggiunge che un Governo come questo, per le tensioni che susciterà sul piano interno, di cui ho parlato prima, non potrà applicarsi con l' attenzione e l' impegno necessari — ammesso che ne abbia la volontà — sulle grandi questioni internazionali. del resto è significativo il fatto che i partiti che hanno deciso di dargli vita non sembra abbiano affrontato, nel corso delle trattative per la sua formazione, un minimo di dibattito impegnativo (almeno nessuno se ne è accorto) sui problemi della politica internazionale . ascoltate le dichiarazioni del presidente del Consiglio , noi deploriamo prima di tutto, nel momento in cui la questione del Vietnam e dell' Indocina si pone in tutto il mondo e all' interno stesso della società americana come problema drammatico, il fatto che lei, onorevole Andreotti, abbia liquidato la questione del Vietnam in cinque righe nelle quali ha avuto l' impudenza di definire costruttiva la posizione di Nixon. questo è stato forse, dal punto di vista politico, morale, umano, il punto più grave, più vergognoso del suo discorso. forse se ne è reso conto lei stesso, dato che il resoconto dell' organo ufficiale del suo partito non porta più la parola « costruttiva » . non avete saputo trovare una parola sola, comunque, per esprimere la commozione, la protesta, i sentimenti di quei milioni e milioni di italiani i quali rivendicano la cessazione immediata dei bombardamenti e della aggressione, il riconoscimento del diritto del popolo vietnamita all' indipendenza e alla pace, il riconoscimento da parte dell' Italia della Repubblica democratica del Vietnam , di questo piccolo eroico paese contadino che sta offrendo a tutto il mondo un esempio di coraggio destinato ad entrare nella storia della umanità e della sua lotta millenaria per la libertà. non una sola parola sui bombardamenti degli ospedali, delle scuole, delle città, sui criminali bombardamenti delle dighe che rischiano di provocare, nell' imminente stagione delle piogge, immani catastrofi. non una parola su quello che in tutto il mondo e negli USA stessi viene ormai definito un genocidio — lo ricordava poc' anzi l' onorevole Bertoldi — con una parola atroce, agghiacciante, che dopo Auschwitz, Buchenwald, Mathausen pensavamo di non dovere mai più impiegare. è stato il senatore McGovern, il più probabile candidato democratico alle elezioni presidenziali del prossimo novembre, a dichiarare che « il massacro degli innocenti nel Vietnam rappresenta una macchia nella storia americana » e che « i bombardamenti ordinati da Nixon sull' Indocina rappresentano la azione più barbara che qualsiasi paese abbia commesso dalla campagna iniziata da Hitler negli anni Trenta per sterminare gli ebrei » . è stato un rapporto presentato al senato americano a dichiarare che i bombardamenti aerei americani sono il solo mezzo per mantenere a galla il putrido, corrotto regime di Saigon. voi invece tacete e non avete il coraggio di denunciare quel che denuncia ogni giorno un numero sempre più vasto di americani. la vostra opinione ve la formate soltanto sulle posizioni del Pentagono e della casa bianca, pur se un po' di prudenza, dopo la pubblicazione da parte del New York Times dei documenti segreti del Pentagono, sarebbe obbligatoria per ogni uomo politico di buon senso . nemmeno vi accorgete, così facendo, di indebolire non soltanto l' autorità e il prestigio dell' Italia, ma lo stesso prestigio vostro; perché il giorno, che noi ci auguriamo vicino, in cui gli USA saranno costretti anche nel Vietnam a prendere atto della realtà, la vostra posizione si farà inaccettabile, insostenibile e persino grottesca. riflettete almeno su questo! l' ammonimento non viene da noi, viene dal consigliere del presidente degli USA Henry Kissinger, il quale ha scritto nel suo ultimo libro, Policentrismo e politica internazionale , che i cambiamenti della linea politica americana hanno sempre prodotto un certo disorientamento e hanno indebolito le posizioni interne di ministri che avevano giocato il loro futuro politico appoggiando incondizionatamente il punto di vista americano. per ora questi cambiamenti nella linea americana non ci sono. gli USA hanno dovuto accettare di ripresentarsi al tavolo di Parigi, ma continuano i loro bombardamenti, la loro escalation; non hanno presentato alcuna proposta nuova e costruttiva. sappiamo quel che ciò richiede: nuovi e terribili sacrifici al popolo vietnamita ; ma sappiamo anche che questa politica di guerra degli USA non ha prospettive e che non esiste soluzione al di fuori di una soluzione politica che abbia per base le più che ragionevoli proposte in sette punti del governo rivoluzionario provvisorio del sud Vietnam. i dirigenti vietnamiti hanno dichiarato — e tutti ci possiamo rendere conto, onorevoli colleghi , di che cosa significhi in bocca ai dirigenti di questo popolo che ha tanto sofferto e soffre, una dichiarazione simile — che quel che essi ricercano è una soluzione che anche gli USA possano considerare onorevole. non ricercano l' umiliazione degli USA; vogliono una soluzione, però, che si fondi sul pieno e irrinunciabile riconoscimento del diritto sovrano del popolo vietnamita alla libertà e all' indipendenza. in questa direzione si devono muovere coloro che sono preoccupati per la pace mondiale e che vogliono favorire in Indocina una giusta soluzione di pace. lo ha riconosciuto in questi giorni anche l' Internazionale socialista , e vorremmo conoscere al riguardo l' opinione del partito socialdemocratico e dei suoi ministri per sapere se finalmente sentano il bisogno di rivedere le posizioni del passato e di abbandonare impostazioni non più sostenibili. per questo, rivendichiamo il riconoscimento della Repubblica democratica del Vietnam , una presa di posizione contro la continuazione dei bombardamenti e per la loro cessazione immediata: sappiamo di non essere solo noi in Italia, in questi giorni, a rivendicarlo, e anche di qui deriva per noi l' esigenza di condannare questo Governo. per quanto riguarda la politica europea , il presidente del Consiglio si è pronunciato — ne prendo atto — in favore della conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa. egli però lo ha fatto con spirito che definirei burocratico, limitandosi ad esprimere vaghi auspici, senza dire invece come il Governo intende preparare tale conferenza e quali iniziative autonome l' Italia intenda sviluppare per giungere a risultati positivi su problemi come quelli — per fare solo qualche esempio — della riduzione bilanciata delle forze armate , del riconoscimento della Repubblica democratica tedesca , della ammissione all' Onu dei due Stati tedeschi. se si devono interpretare i silenzi, questi significano soltanto che il Governo non ha nessuna iniziativa in cantiere e si limiterà ad una politica di piccolo cabotaggio, lasciandosi rimorchiare dallo svolgersi delle cose e dalle iniziative altrui. oggi si tratta, invece, di guardare lontano, perché l' Europa nuova che sta sorgendo attraverso un fecondo e profondo travaglio non può fare a meno del nostro popolo e del nostro paese. si tratta di guardare lontano e avanti, verso la meta della costruzione della sicurezza collettiva in Europa, nella prospettiva di un superamento dei blocchi e della affermazione di una funzione nuova dell' Europa. indietro, al passato, si dovrebbe guardare solo per trarre insegnamenti ed esperienze atti ad illuminare sulle cause di fondo della crisi che attraversa il processo di integrazione nell' Europa occidentale . questo processo può oggi andare avanti solo se si eliminano i vizi che ne sono stati all' origine. innanzi tutto (primo vizio), una paura artificiosamente costruita o irrazionalmente sentita, e comunque ormai venuta meno, circa una pretesa aggressività dell' Unione Sovietica verso l' Occidente europeo. questa paura si è tradotta nella subordinazione agli USA. il secondo fattore determinante del processo di integrazione — e che ne ha poi condizionato tutto il processo successivo — è stata la spinta delle più grandi concentrazioni monopolistiche verso un allargamento delle proprie aree di mercato, con grave sacrificio di importanti settori economici, primo fra tutti l' agricoltura. si tratta ora di partire da presupposti del tutto nuovi. il processo di unificazione europea deve comunque, per andare avanti, proporsi innanzi tutto di assicurare una posizione che sia insieme di piena autonomia e di cooperazione, su basi di uguaglianza, tanto nei confronti degli USA quanto nei confronti dell' Unione Sovietica . altro tema di fondo è quello di affermare una presenza nuova ed attiva delle forze del movimento operaio e delle organizzazioni sindacali e politiche in cui esso si riconosce: questo, lo sappiamo, è compito nostro, delle forze di sinistra, e in questo senso si muove la nostra iniziativa unitaria su scala europea. non per caso, il Governo che lei ci presenta, signor presidente del Consiglio , ha avuto cattiva stampa tanto nell' Europa occidentale quanto negli USA. il New York Times ha scritto che questo Governo dispone di una maggioranza friabile come la crosta di una pizza; il Financial Times di Londra dice che questa posizione sarà non meno fragile e breve di quelle che l' hanno preceduta, essendo intrinsecamente debole. ci si rende conto, anche nei paesi alleati dell' Italia e nei paesi della comunità economica europea, che questo Governo, anziché assicurare la stabilità, prepara e già rappresenta la peggiore delle instabilità. combattendo questo Governo per farlo cadere prima che arrechi troppi danni, noi sentiamo dunque di rispondere non solo a un dovere nazionale verso i lavoratori e il popolo italiano , ma anche a un interesse europeo; o meglio, diciamo, all' interesse della causa del progresso democratico in tutto il nostro continente. onorevoli colleghi , di fronte alla portata e complessità dei problemi aperti in ogni campo della vita della nostra società vi è da chiedersi come mai in un momento così delicato sia nato un Governo così inadeguato, con una base tanto ristretta, minato all' interno della maggioranza stessa da resistenze e opposizioni vaste nella sostanza politica, come ho ricordato prima, minoritario e dunque privo di un credito democratico, ma anche e appunto per questo pericoloso. il discorso torna a questo punto alle responsabilità delle forze politiche e in primo luogo necessariamente del Partito di maggioranza relativa. in realtà la soluzione a cui si è giunti non può essere considerata che la conclusione della linea politica seguita dal gruppo dirigente democristiano negli ultimi anni e negli ultimi mesi: la cosiddetta centralità si è risolta in una operazione di centrodestra. la esigenza tanto proclamata di stabilità politica e governativa ha oggi come suo punto di approdo l' instabilità peggiore che potesse essere immaginata per un Governo. la nostra convinzione è che l' analisi delle cause di questa involuzione sul piano governativo dovrebbe risalire un po' lontano cominciando dal passaggio dalla fase del centrismo a quella del centrosinistra concepito e attuato dalla Democrazia Cristiana e subito allora anche dal partito socialista , pur con resistenze e ribellioni, essenzialmente come strumento di divisione del movimento operaio e tentativo di isolare il partito comunista . le elezioni del 1968 sancirono il fallimento di questo tentativo e di quello ad esso connesso della unificazione socialdemocratica, riproponendo come tema centrale quello del rapporto con l' intero movimento operaio italiano. dopo le grandi lotte e conquiste operaie e popolari del 1969-70 anche le forze governative sono state costrette a fare i conti con alcune esigenze poste da questi movimenti unitari. ma proprio a questo punto è emersa la inadeguatezza della guida politica della Democrazia Cristiana che, dopo avere oscillato a lungo muovendosi tra ambiguità e incertezze, talvolta cedendo alla pressione popolare e democratica, ma più spesso ricorrendo a mezze misure e pseudoriforme al di fuori di un disegno organico di sviluppo e di rinnovamento economico-sociale, ha ceduto infine alla controffensiva di destra che operava dall' esterno e dall' interno della Democrazia Cristiana e ha compiuto la sterzata a destra della primavera e dell' estate 1971. il comportamento conseguente a questa sterzata è a tutti ben presente: tentativo di attribuire tutte le responsabilità dell' incoerente condotta governativa al Psi, inerzia e tolleranza verso i segni sempre più preoccupanti di turbamento dell' ordine democratico e della legalità repubblicana, immobilismo e confusione negli interventi compiuti sul terreno della politica economica , ricorso ad una maggioranza di centrodestra per l' elezione del presidente della Repubblica , mancanza di coraggio e carenza almeno di senso dello Stato nell' affrontare positivamente il problema del divorzio e del referendum (e su questo punto chiediamo sia al partito democristiano sia gli altri partiti della coalizione governativa quali siano ora i loro orientamenti), infine l' impostazione data alla recente campagna elettorale . ecco il ciclo, ecco la parabola. e al fondo di essa, cioè all' indomani del voto, il gruppo dirigente democristiano non ha saputo fare altro che celebrare come una vittoria il fatto di aver mancato di poco la percentuale del 1968. ma, riconosciuto, come noi abbiamo fatto, che la Democrazia Cristiana ha sostanzialmente tenuto le proprie posizioni elettorali, quale risultato politico presentate oggi al paese e per il paese? ecco il punto di vista dal quale deve essere giudicata la vostra politica. il risultato è appunto questo Governo, il Governo Andreotti-Malagodi, questa maggioranza quasi evanescente, questa soluzione asfittica che espone il paese al rischio delle peggiori avventure. dicendo che questo Governo ci espone al rischio delle peggiori avventure, io non voglio fare il processo alle intenzioni, né alle sue, onorevole Andreotti, né a quelle del vicepresidente del Consiglio onorevole Tanassi e neppure a quelle dell' onorevole Malagodi. in nessun caso, poi, vorrei fare un processo alle intenzioni dell' onorevole La Malfa il quale, oscillando fra audacia e rassegnata prudenza, al Governo Andreotti-Malagodi, dopo essersi opposto, ha finito col fare da levatrice, senza però legittimarlo del tutto... e tuttavia vi sono fondati motivi di preoccupazione e di allarme per tutti gli antifascisti e per tutti i sinceri democratici. ciò perché vi è una logica delle cose: date certe condizioni e fatte certe scelte, si dà avvio ad un processo che obbedisce ad una propria logica intrinseca. ed a questo punto conviene guardare verso la realtà di oggi, oggettivamente, spassionatamente. quali sono oggi in Italia i termini effettivi della scelta politica? forse oggi in Italia la scelta è tra centrismo da una parte e centrosinistra dall' altra? ecco la questione che a me sembra più importante, anzi fondamentale. la risposta ad un tale quesito non mi pare dubbia. la scelta non è più, oggi, fra centrismo e centrosinistra. quella scelta si presentò in Italia a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l' inizio degli anni Sessanta . allora il centrismo si era esaurito e il centrosinistra si presentò come una fase politica nuova. noi comunisti nel centrosinistra, come si espresse Togliatti, vedemmo un terreno più avanzato di lotta. ma oggi l' alternativa non è più quella di dieci anni fa; oggi la situazione oggettiva del paese è mutata, i problemi sono di tale portata, urgenza e natura, i rapporti sociali e politici sono giunti anch' essi ad un tale punto di maturazione che sollecitano, esigono, spingono a scelte più radicali. 0 si va ad un superamento del centrosinistra verso sinistra oppure si va a destra, si va ad una involuzione conservatrice a carattere reazionario, si va non solo all' alleanza con i liberali, ma inevitabilmente, lo si voglia o no, all' apertura al neofascismo. l' attuale Governo Andreotti-Malagodi quali che possano essere, ripeto, le intenzioni dei suoi componenti e sostenitori — non è un' impossibile riedizione del centrismo, ma è una scelta di destra che, per logica obiettiva, nelle condizioni odierne dell' Italia, tende a sviluppi reazionari. ma se le cose stanno così è anche vero che l' alternativa ad una scelta di destra non può essere più il centrosinistra, ormai esaurito, bensì l' inizio di un processo politico nuovo, anche per ciò che riguarda il Governo del paese, che rappresenti un superamento del centrosinistra verso sinistra. non faccio questione di formule, signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio . non intendo fare propaganda, che sarebbe fuori di luogo, e neppure mi propongo di mettermi sul piano di un astratto dibattito sopra ipotetiche formule di maggioranza che non possono essere configurate o predeterminate. no, intendo invece compiere uno sforzo per una riflessione oggettiva sui dati oggettivi della situazione politica del nostro paese e per discutere non di formule, come è oggi quella del centrosinistra, ridotte ormai ad espressioni generiche, prive di un contenuto determinato, ma della sostanza dei problemi, delle scelte, dei processi politici che conseguono e possono conseguire a determinate scelte. un fatto prima di tutto — questo è un dato da cui partiamo che la passata legislatura è stata interrotta anzitempo, un fatto anomalo, grave, tutti lo abbiamo sentito. ciò è accaduto in sostanza — chi può davvero contestarlo? — perché la politica di centrosinistra era esaurita, dico la politica, la prospettiva del centrosinistra, al di là di questioni, formule e di schieramento. l' avervi voluto insistere ha portato alla paralisi dell' azione di governo e in ciò è anche la causa vera, più profonda forse, della reviviscenza fascista. si è giunti così allo scioglimento delle Camere e alle elezioni politiche anticipate. del resto, che la politica di centrosinistra si sia esaurita ed abbia fatto il suo tempo è ormai constatazione abbastanza generale, anche di coloro che stancamente e senza convinzione ne auspicano il ritorno alle origini. basta richiamare il giudizio dello stesso senatore Nenni. « gli errori del centrosinistra — ha detto Nenni — sono di mancanza di coraggio nelle riforme, di ritardo nella sua azione, di pavidità rispetto agli interessi conservatori annidati nello Stato e nella società, di scarso legame popolare. sono quindi errori — conclude — di segno moderato e conservatore » . come si vede, questa di Nenni è una critica netta, precisa e assai severa. ma se si considera che una critica siffatta non è rivolta alle prime esperienze del centrosinistra, bensì al ciclo decennale del centrosinistra, conclusosi con la paralisi delle istituzioni e con il trauma dell' interruzione della legislatura, si può aggiungere, pensiamo noi, che è una critica non solo severa, ma radicale, definitiva. ma quali conseguenze trae Nenni da un tale giudizio? egli afferma che « particolarmente in un periodo di acuta crisi della società e dello Stato, quale è quello che attraversiamo, non si può governare l' Italia in modo da assicurarle la difesa e il progresso della democrazia senza e contro i socialisti, senza e contro — cito le sue parole — quei ceti operai, popolari e culturali che si ravvisano nei socialisti » . questa affermazione in sé sarebbe giusta. anche noi comunisti siamo stati sempre e siamo convinti che non si può fare a meno del contributo del partito socialista e delle forze che esso rappresenta, così come non si può fare a meno del contributo di altre forze di sinistra operaie e popolari, laiche e cattoliche, se si vuole avanzare sulla via del rinnovamento democratico e socialista dell' Italia. il guaio è però che Nenni ribadisce la vecchia, preclusione politica, motivata ideologicamente e quindi pregiudiziale nei confronti del partito comunista e delle forze operaie, popolari e culturali che seguono il partito comunista italiano. ma non è proprio qui la causa prima di quegli errori di scarso legame popolare, di moderatismo e conservatorismo del centrosinistra che lo stesso Nenni denuncia e condanna? ho già detto che non voglio fare propaganda, ma riflettiamo tutti sui dati politici oggettivi. anche in queste elezioni la democrazia ha confermato la sua sostanziale solidità di grande partito di massa alla cui direzione sono oggi forze conservatrici, ma che ha pure una larga base popolare. con questa realtà tutti dobbiamo fare i conti. se guardiamo a sinistra sempre si conferma, con qualche oscillazione in più o in meno, di elezione in elezione, ma con una sostanziale stabilità, la presenza della componente socialista o meglio di componenti diverse, di origine, tradizione e ispirazione socialista, così come si conferma la presenza di forze laiche, democratico-borghesi. ma l' altra realtà con cui tutti devono fare i conti è la presenza in Italia di questo grande partito comunista , la cui ascesa ad ogni elezione politica è stata in questo ventennio continua. se la situazione odierna è diversa, per molti motivi, da quella del 1947, quando De Gasperi operò la svolta conservatrice, tra questi motivi che la fanno diversa ce n' è senza dubbio uno che non ci sembra di scarso rilievo, onorevoli colleghi : allora il partito comunista aveva poco più di quattro milioni di voti, oggi ne ha più di nove milioni. questo significa una cosa molto semplice: che tutte le politiche fondate sull' obiettivo di far arretrare, di mettere in crisi (e quante di queste politiche sono state tentate!), o comunque di isolare il partito comunista hanno fatto fallimento, ché anzi il peso politico del partito comunista è sempre cresciuto, al punto che la pregiudiziale anticomunista impedisce il corretto ed efficace funzionamento del Parlamento e di tutte le assemblee elettive, al punto che è ormai del tutto evidente che senza e contro il partito comunista e le forze operaie, popolari e culturali che esso rappresenta non è possibile risolvere i problemi delle masse popolari e dello sviluppo democratico del paese. non sollevo — lo ripeto ancora — una questione di formule di maggioranza, ma una questione di sostanza e di concreti rapporti politici. la questione del rapporto con il partito comunista è di sostanza perché è appunto, in Italia, la questione del modo in cui si possono affrontare e risolvere i problemi di fondo della nostra società. l' alternativa al centrodestra, dunque, non è più ormai la politica e la prospettiva del centrosinistra. l' alternativa al centrosinistra ed ai pericoli reazionari che vi sono insiti è un processo politico nuovo, che vada nella direzione di quella nuova maggioranza, di quel Governo di svolta democratica che nel nostro recente tredicesimo congresso abbiamo indicato come meta per cui lavorare e lottare, anche se non ci siamo nascosti le difficoltà di questo cammino; un processo che si caratterizzi per i contenuti riformatori, per i concreti indirizzi e per la partecipazione alla direzione del paese di tutte le componenti del movimento operaio e popolare. in breve, è finito il centrismo ed è finito il centrosinistra. in tale situazione sconfiggere il tentativo di svolta a destra, rovesciare il Governo Andreotti-Malagodi, è necessario ed è possibile. ciò significa, nel tempo stesso , dare l' avvìo ad un processo politico nuovo. l' essenziale, quindi, oggi è provocare la caduta di questo Governo debole e pericoloso, andare verso una soluzione diversa, caratterizzata da una netta chiusura a destra, dalla estromissione dal Governo del partito liberale . questo, secondo noi, è l' obiettivo immediato da proporci, un obiettivo nel quale possono convergere forze democratiche antifasciste diverse, collocate lungo un arco assai ampio. un tale evento rappresenterà la sconfitta di un tentativo di destra, il crollo di una precisa scelta, e dunque l' inversione di una tendenza, l' inizio appunto di un processo politico nuovo, le cui tappe ed i cui concreti sviluppi, ripeto, non è possibile astrattamente predeterminare e prevedere. a proposito di tali questioni mi sia consentito, signor presidente , onorevoli colleghi , di chiarire ancora una volta che l' alternativa a cui noi guardiamo e per la quale lottiamo è appunto un' alternativa democratica, un concreto processo di battaglie, di soluzioni, di conquiste democratiche, di avvicinamento tra forze di sinistra e democratiche, di spostamento nei rapporti di forze sociali e politiche, nel quale si realizzi una svolta democratica. noi abbiamo giustamente salutato l' accordo su un concreto programma di Governo raggiunto in Francia tra il partito comunista ed il partito socialista . è un avvenimento di portata storica. esso dimostra come sia possibile che forze politiche diverse, che si sono anche aspramente combattute, senza rinunciare ciascuna alla propria individualità, alla propria storia, alle proprie ideologie, trovino l' accordo su un programma politico. vi è in ciò una lezione per tutti coloro — e purtroppo da noi sono tanti — che continuamente cianciano di libertà e ci accusano di totalitarismo e integralismo, senza comprendere che l' integralismo finisce e comincia la libertà proprio nel punto in cui la diversità delle ideologie non impedisce libere scelte e convergenze su concrete soluzioni e prospettive politiche. questo avvenimento francese ha dunque, secondo noi, un valore di principio democratico ed ha un grande valore politico non solo per la Francia ma per l' intero movimento operaio e democratico dell' Europa. non sfugge neanche a noi, compagno Bertoldi, la diversità della situazione nostra rispetto a quella francese. pensiamo che anche per noi in Italia l' obiettivo dell' avvicinamento, dell' intesa, nella reciproca autonomia, delle forze di sinistra e anzitutto dei comunisti e dei socialisti, abbia una importanza fondamentale. ma l' unità delle sinistre ha in Italia un' importanza fondamentale per realizzare, nella fase che attraversiamo, non un' alternativa di sinistra, ma un' alternativa democratica, e cioè qualcosa di più ampio, di più ricco, di più profondo ed in pari tempo di più realistico. abbiamo salutato e salutiamo con commozione la decisione della maggioranza del partito socialista di unità proletaria di confluire nel nostro partito. i compagni della sinistra socialista che diedero vita al PSIUP hanno combattuto in questi anni un' aspra e difficile lotta, che ha avuto risultati importanti. non è vero, tutti lo sanno, che il PSIUP si sia identificato con il Pci. tra il nostro partito ed il PSIUP vi sono state, anzi, anche differenze e talvolta contrasti, e non riesco a. capire come il compagno Nenni possa affermare il contrario. ma il PSIUP ha un patrimonio di battaglie generose, di successi politici, di milizia. è un patrimonio prezioso. un' altra parte ha deciso di confluire nel partito socialista . noi rispettiamo anche la decisione di quest' ultima. ci siamo proposti di far sì che le diverse decisioni che prenderanno i militanti del PSIUP non siano motivi di concorrenza e di polemica tra il nostro partito ed il partito socialista italiano, bensì elementi che possano contribuire alla comprensione e all' intesa tra comunisti e socialisti. l' onorevole presidente del Consiglio ha espresso ieri rammarico e amarezza per il fatto che tutte le sinistre della Democrazia Cristiana , per la prima volta per quanto io ricordi (e nessuno di noi sottovaluta la portata dell' avvenimento), compatte, abbiano deciso di non partecipare al suo Governo. si tratta di una posizione politica assunta alla luce del sole, di lotta contro la scelta di centrodestra. il riconfermato rispetto della disciplina di partito non toglie, anzi dà rilievo al significato politico di tale avvenimento. la sua amarezza, la sua preoccupazione, onorevole Andreotti, le comprendiamo bene. noi consideriamo, però, queste decisioni delle sinistre della Democrazia Cristiana un fatto nuovo e importante e ci auguriamo che esse possano segnare l' inizio di un confronto politico più concreto e impegnato tra tali forze e quelle della sinistra operaia, socialista e comunista. l' ho già detto un momento fa e riprendo il filo del ragionamento: in Italia è necessario, ed è un obiettivo di importanza fondamentale, che il processo di unità delle sinistre vada avanti. ma non perché noi pensiamo che ci si possa e debba proporre una nuova maggioranza di sinistra, cioè una maggioranza formata da comunisti, socialisti, le altre forze della sinistra laica e le sinistre democristiane. no! il compito per rinnovare l' Italia può essere assolto da un movimento, da un' azione, in cui confluiscano, ciascuna con la propria autonoma personalità, tutte le forze operaie, lavoratrici e popolari animate da idealità antifasciste e democratiche. una parte notevole di queste forze segue la Democrazia Cristiana , ed è un fatto che abbiamo sempre riconosciuto. tutta la politica di Togliatti e del partito comunista anche dopo la scomparsa di Togliatti sta a dimostrarlo. ciò che è necessario è mettere in crisi l' attuale equilibrio politico della Democrazia Cristiana e determinare un generale spostamento a sinistra delle forze politiche italiane: per questo sono necessarie lotte, ed è necessario il progresso dell' unità delle forze di sinistra laiche e cattoliche, così da spostare il rapporto di forze a sinistra e determinare una crisi politica e un processo in senso democratico e progressivo all' interno della Democrazia Cristiana . questo noi intendiamo per svolta e per alternativa democratica. signor presidente , onorevoli colleghi , concludo rapidamente. noi comunisti siamo preoccupati — lo diciamo apertamente — per il momento politico che l' Italia attraversa e per l' avvenire della democrazia italiana. pensiamo che tutti dobbiamo preoccuparci e riflettere, tutti gli italiani animati da senso di antifascismo, di democrazia e di libertà. cosa pericolosa e forse nefasta sarebbe per l' Italia se questo Governo durasse a lungo. l' intera situazione si corromperebbe in modo gravissimo. presto si arriverebbe a dire: « a tutti puzza questo barbaro dominio » . ma a questo non si deve arrivare. da tale convinzione scaturisce un nostro appello serio e appassionato ai gruppi e ai singoli parlamentari antifascisti: neghiamo la fiducia a questo Governo o, comunque, mettiamolo in crisi al più presto! si formino dunque in Parlamento, anche su singoli provvedimenti, maggioranze di sinistra e democratiche, come ha auspicato anche il compagno Bertoldi. ma il rapporto di forze deve essere spostato anzitutto nel paese. agli operai, ai contadini, a tutti i lavoratori, agli studenti, agli intellettuali d' avanguardia noi diciamo: è il momento di impegnarsi a fondo nella lotta, e bene: è necessario muovere all' attacco su tutti i piani e in tutti i campi. nei confronti di questo Governo la nostra opposizione deve essere intransigente, volta a rovesciarlo rapidamente. nelle lotte contro ogni attacco ai diritti dei lavoratori, contro ogni misura di repressione, occorre dar prova della massima fermezza e combattività. e non dubitate, onorevoli colleghi , che proprio in questo modo noi ci comporteremo. ma, in pari tempo, gli obiettivi delle lotte e le forme di lotta devono essere tali da rifuggire da ogni infantile estremismo e massimalismo, che isolano e votano alla sconfitta; devono essere tali che, corretti gli errori che possono essere stati compiuti in questi anni anche dai partiti e dalle organizzazioni del movimento operaio , si allarghi l' unità della classe operaia , si estendano le sue alleanze, si conquisti il consenso dei ceti medi , si dimostri la capacità della classe operaia italiana di assolvere alla funzione dirigente nazionale. onorevoli colleghi , spazzar via questo Governo al più presto, con una lotta ed una opposizione che apra la strada all' alternativa democratica da noi proposta: ecco il nostro obiettivo. ma noi guardiamo ben più lontano e sappiamo che, quali che possano essere le vicende di questa fase politica, la durezza e le difficoltà delle prove da affrontare, il nostro partito continuerà a lavorare e a combattere con la sicurezza ed il respiro che ad esso vengono da una lunga e ricca esperienza politica, da legami ormai indistruttibili con le grandi masse del popolo italiano , con la convinzione che la causa del progresso democratico e dell' emancipazione delle classi lavoratrici italiane sarà vittoriosa.