signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole ministro, è noto ed è già stato ricordato che il disegno di legge per la tutela dell' ordine pubblico è giunto all' esame ed al dibattito in questa Assemblea per richiesta e volontà del nostro gruppo e dopo che le Commissioni interni e giustizia hanno proceduto, in sede referente , ad una prima verifica in tempi assai rapidi con riunioni straordinarie, lavorando persino il 25 aprile. noi abbiamo consentito, ed anzi per certi aspetti stimolato, questa procedura, in verità eccezionale, per rompere e dissolvere una impostazione di alcuni settori della maggioranza, della Democrazia Cristiana e del partito socialdemocratico , che abbiamo ritenuto poco responsabile e grave. essa ci è apparsa mirasse non tanto ad una sollecita discussione e definizione di questo provvedimento, ma piuttosto ad una rottura pregiudiziale, a creare un clima di tensione e di scontro, prima (e prima, dico, persino che il disegno di legge fosse presentato dal Governo) con l' agitazione pretestuosa e falsa su un preteso nostro ostruzionismo, poi con la pretesa del « prendere o lasciare » , dell' immutabilità del testo uscito dal vertice della maggioranza e con le reazioni scandalizzate perché non vi era consenso da parte nostra (e, mi pare, solo da parte nostra) alla sede legislativa. l' intento era di impedire di discutere seriamente, di giungere ad un esame e ad un confronto reale e di fondo su un disegno di legge che è stato oggetto di un lungo e laborioso dibattito, di una ricerca faticosa di punti di incontro nella maggioranza e sul quale, anche dopo le conclusioni dei vertici, erano rimasti riserve, dubbi, interrogativi, e non solo quelli immediatamente dichiarati dal partito socialista , ma anche da altre parti, nella stessa Democrazia Cristiana , nel partito liberale (come abbiamo sentito ieri, nel discorso dell' onorevole Bozzi) nonché, mi pare, nel ministro Reale. anzi, l' intento era di far credere che chi voleva discutere, chi indicava l' esigenza di prestare attenzione ed ascolto ai rilievi, alle proposte, ai suggerimenti dell' opposizione comunista, fosse reo di sabotaggio o addirittura — lo ha scritto Il Popolo da indicare come amico dei delinquenti, come responsabile di non volere o di ritardare la definizione di norme capaci, come un toccasana, di assicurare alla giustizia i criminali autori dei sequestri a scopo di estorsione o degli attentati dinamitardi. so bene che, nello stesso tempo, l' onorevole Piccoli poteva parlare in una intervista del senso di responsabilità del nostro partito; so bene che nessuno può disconoscere, ora, come nelle Commissioni interni e giustizia ancora una volta il nostro atteggiamento sia stato ispirato a serietà e rigore, a persuasioni meditate da tempo e ben salde e so che, ora, quasi tutti riconoscono l' opportunità del dibattito che noi abbiamo provocato. ma il grave è che una campagna faziosa ed irresponsabile, pur se oggi appare largamente sgonfiata, vi è stata; e si è trattato di una campagna non solo contro il nostro partito, ma contro presunte lentezze del Parlamento e persino contro il Governo. il grave, inoltre, è che tali manovre sono espressioni di un orientamento e di una linea che, perseguendo un obiettivo di contrapposizione irrimediabile — dice il senatore Fanfani — e di rilancio dell' anticomunismo a fini di parte ed elettorali, rischiano di colpire anche nel Parlamento quel metodo del confronto aperto, della considerazione attenta dei contributi positivi che possono venire da una forza così rilevante ed essenziale come, è il partito comunista italiano, quel metodo che è una regola indispensabile se si vuole una democrazia vitale, e che è una esigenza tante volte qui solennemente affermata e che non è permesso offuscare, onorevoli colleghi , od offendere perché incombono le elezioni. noi vorremmo fosse ben chiaro che abbiamo agito senza farci saltare i nervi di fronte alle diverse provocazioni perché si giungesse, come poi si è giunti, anche per il contributo di altre parti politiche e del ministro di grazia e Giustizia, già nella fase dell' esame in Commissione, ad un esame serrato ma positivo, in cui hanno avuto un peso ed hanno esercitato uno stimolo ad una più approfondita riflessione, anche i nostri argomenti critici, le nostre indicazioni ed i nostri emendamenti. ci auguriamo che secondo questo metodo si voglia agire anche in questa fase conclusiva del confronto. abbiamo precisa e profonda la consapevolezza del punto di gravità e di rischio cui è giunta la situazione del nostro paese, per la sanguinosa trama di attentati fascisti e di stragi terroristiche, per le forme di cieca violenza politica individuali e di gruppo, provocatorie o irresponsabili, per le manifestazioni violente, di una criminalità spietata e spavalda. da tempo siamo ben persuasi che a queste minacce contro la sicurezza dello Stato, contro la libertà e la vita stessa dei cittadini, contro l' ordine e la legalità democratica; a queste tendenze distorte ed errate nella battaglia politica, bisogna rispondere con determinazione risoluta e ferma. ma per fare sul serio e per incidere finalmente questi cancri, occorre un impegno largamente unitario di tutte le forze democratiche; occorrono, nelle misure e nell' opera del Governo, anche nell' indirizzo di tutto l' apparato dello Stato, nonché nella, definizione di nuove norme legislative, un' ispirazione ed una volontà nettamente democratiche, antifasciste e capaci di suscitare una vasta adesione nel paese, Idi contar, e sui lavoratori, sulle masse popolari e sulle giovani generazioni. rifiutiamo le interpretazioni che attribuiscono il disordine ed il dissesto, in prevalenza, ad un difetto di leggi; rifiutiamo le impostazioni settarie o superficialmente propagandistiche. non è la prima volta che vediamo alzarsi come segnacolo, come vessillo, la rivendicazione di misure quali il fermo di polizia, l' inasprimento delle pene o addirittura il ripristino della pena di morte : ciò costituisce una tentazione condannabile, un errore grave da cui, ancora una volta, vogliamo mettere in guardia; ciò ostacola infatti la necessaria ricerca (delle cause reali e delle soluzioni che in effetti possono garantire la salvaguardia della democrazia e dell' ordinato vivere civile. pur non rifiutando di prendere in considerazione nuovi provvedimenti legislativi che, per generale ammissione, presentano un carattere di emergenza, abbiamo tuttavia sentito come un dovere, nei confronti della opinione pubblica , cogliere questa occasione anche perché il rumore che si è creato intorno a questo, disegno, di legge è stato così esorbitante che non era pensabile non discuterne a fondo nelle sedi parlamentari. bisogna ricordare che le Camere molte volte sono state costrette — in verità troppe volte — sin dal 1969 ed in questa stessa legislatura, a discutere sotto l' influenza dell' emozione e dello sdegno, quelli che sono stati gli episodi progressivamente più frequenti ed inauditi della violenza squadristica, del terrorismo criminale e delle stragi anonime. fin dai primi attentati ai treni dell' estate 1969, questa catena di sangue e di sfide, non si è più interrotta. abbiamo discusso fino ad avvertire qui (credo che la abbiamo avvertita tutti, onorevoli colleghi ) l' impressione a volte sconfortante che le parole di denuncia, deprecazione e condanna finissero per suonare rituali. vero è che qui nel Parlamento, in quelle occasioni tragiche e dolorose, nei diversi dibattiti politici, si è registrata, per stimolo e monito levatisi con straordinario e costante vigore nel paese, una presa di coscienza (almeno dall' eccidio dell' agente Marino) progressivamente più nitida e chiara, del fatto che l' ispirazione, il carattere, gli obiettivi della trama, dell' attacco allo Stato democratico , in atto (da anni, erano reazionari, fascisti. vi è stato l' avvertimento che la minaccia prima e determinante del clima di tensione e di violenza veniva dal fascismo, dal complesso di organizzazioni, di gruppi, di covi da cui muove l' aggressione alle scuole, ai quartieri, alle sedi dei partiti, agli stessi appartenenti si corpi di polizia; veniva dalle indicazioni e dalle pratiche della violenza squadristica, impunemente propagandate dagli eredi del fascismo e del nazismo che si trovano anche tra i dirigenti del Movimento Sociale che siedono in quest' Aula. nel Parlamento si è pur levato, via via più insistente e non solo, da parte nostra, il richiamo alla necessità, al valore decisivo dunque, che assumono l' indirizzo e la volontà politica dei governi della Repubblica: un orientamento e una guida del paese, degli apparati e dei corpi dello Stato, dalla polizia alla scuola, dall' esercito alla magistratura, che, senza equivoci e senza esitazioni, facesse leva sui principi, sui valori costitutivi della Repubblica e del regime, democratico, che sono quelli dell' antifascismo e della Resistenza. dal Parlamento è venuta anche l' indicazione di misure concrete di risanamento, di riorganizzazione, di riforma, necessarie per mettere lo Stato in grado di prevenire e colpire, con vigore e tempestività. ed io potrei richiamare pari pari — ed avrebbe pieno valore di attualità — il complesso di misure che, nell' ultima discussione di un qualche respiro (nell' agosto del 1974), venne proposto a nome del gruppo comunista dal compagno Boldrini e che tornammo ad indicare nel momento della formazione del Governo Moro. su di esso ritornerò più avanti. tuttavia in queste direzioni non si è andati avanti: i segni della volontà, della chiarezza, della decisione sono mancati e non so proprio di quale preveggenza possa farsi merito il segretario politico della Democrazia Cristiana per aver avvertito, nel gennaio di quest' anno, che bisognava provvedere alla difesa dell' ordine pubblico . non so per quale incauto ardire i dirigenti della Democrazia Cristiana abbiano creduto di poter imputare l' attuale stato di cose alle responsabilità di altri (tocchi a chi tocchi!), alle inefficienze e alle debolezze dei servizi dell' ordine pubblico e della magistratura, ai permissivismi e ai lassismi degli alleati socialisti, agli ostruzionismi preconcetti dell' opposizione comunista, alle lentezze del Parlamento. conosciamo bene, ormai, questo modulo dell' autocritica che è proprio del senatore Fanfani e che si risolve sempre, in ogni campo, con le critiche delle presunte colpe di tutti gli altri, compresi anche molti suoi amici di partito, e con l' autoesaltazione di un suo personale ed infallibile antivedere. ma io non voglio rinnovare qui la polemica su un' impostazione e un' iniziativa che, sia nel caso dell' ordine pubblico sia in altri (come quello, ad esempio, della fiscalità), non hanno trovato altra giustificazione, anche nei commentatori più benevoli e più ossequienti, se non quella del diritto che la Democrazia Cristiana avrebbe di cogliere tutte le occasioni per fare la propria propaganda elettorale e che, in generale, sono apparse e sono state giudicate come sortite manovre spregiudicate e rozze. quel che è grave è che tali gesti e atteggiamenti, proprio perché venivano dal partito che ha da lungo tempo le responsabilità preminenti del Governo del paese, non sono certo tali da rafforzare l' autorità e il prestigio dello Stato e rendono anzi più ardua la soluzione di tutti i problemi nazionali: quelli di più grande portata e quelli più immediati ed elementari. il fatto è che stiamo scontando responsabilità antiche e recenti per ritardi ingiustificabili, anche in quest' ultimissimo periodo. non ritorneremo sulle incertezze, volute o meno, ma comunque dannose, che si sono create ancora al momento della formazione dell' attuale Governo in rapporto al mutamento di responsabilità nel dicastero chiave dell' Interno. e non vogliamo insistere su irresolutezze davvero incomprensibili, come la formazione, ad esempio, di quel comitato di ministri per l' ordine pubblico , che ha avuto vita solo nei giorni scorsi. io credevo che già esistesse e che fosse progettato, discusso e deciso, mi pare, da più di un anno. tanto ci vuole per costruire un organismo così semplice? ma ancor più ci preoccupano la povertà, l' ambiguità, il carattere sostanzialmente diversivo e al limite ingannevole di risposte che non vanno per lo più al di là delle manifestazioni ultime di una crisi, di cui dobbiamo sforzarci invece — a noi sembra — di individuare le origini e le radici più profonde. noi siamo stati e siamo critici ed oppositori severi e duri della concezione della linea politica del segretario e dell' attuale gruppo dirigente della Democrazia Cristiana , anche su questo nodo dell' ordine pubblico e democratico; non solo e non tanto perché non possiamo consentire a troppe disinvolte omissioni o rovesciamenti di responsabilità. non occorre certo che io ricordi ciò che tutti gli italiani ricordano e sanno: che da Scelba in poi, da 28 anni, sono democristiani i ministri dell' Interno; che alla, Democrazia Cristiana tocca in primo luogo rispondere delle scelte infelici e talora sciagurate degli uomini posti alla direzione dei corpi più delicati dello Stato, delle distorsioni e degli inquinamenti in essi verificatisi e già venuti alla luce e non rimediati attraverso l' inchiesta sul Sifar e le ripetute denunce in Parlamento; che alla Democrazia Cristiana tocca in primo luogo rispondere se si è ancora alle prese con la revisione dei codici del periodo fascista, cui si è proceduto con provvedimenti e rimedi parziali e spesso contraddittori. la questione che abbiamo posto e su cui voglio qui ritornare, rivolgendomi in modo diretto ed aperto anche ai colleghi della Democrazia Cristiana , è ben altra. ciò che a noi sembra estremamente grave, in un momento di allarme e di rischio come questo, è il fatto che l' indirizzo che appare oggi dominante nella Democrazia Cristiana , su cui essa si orienta e si muove, ripropone in sostanza quell' idea della contrapposizione esasperata, punta su quello scontro frontale tra forze democratiche e popolari, promuove quell' anticomunismo, che sono la radice, la causa delle cause dei mali e dei guasti di oggi. sia chiaro che la nostra critica, nella riflessione storica e politica sul trentennio, non si appunta tanto su un mutamento di una alleanza, di una formula di Governo (quelle tra il 1944 e il 1947), quanto sulla rottura di un patto tra le forze fondatrici e garanti della Repubblica e della Costituzione, sulla rottura di una visione unitaria del processo di costruzione di una democrazia nuova e di una nuova società. è ben vero: le conquiste di quella rivoluzione democratica e popolare, che fu la lotta di liberazione, hanno retto alla prova. lo spirito della Resistenza, l' unità antifascista hanno contribuito a quella crescita e maturazione democratica del nostro popolo, a quella dura ma innegabile avanzata delle classi lavoratrici , su cui l' Italia può contare oggi per liberarsi dalla stretta della crisi economica e politica e per progredire. ma la politica che ha fatto leva sulla discriminazione e la esclusione delle forze essenziali del movimento operaio , sull' anticomunismo come ideologia e pratica dello Stato, ha comportato dei prezzi pesanti che il paese paga ancora oggi: B venuto di qui il lungo offuscamento della ispirazione antifascista, di quella ideologia dell' antifascismo e della Resistenza che avrebbe dovuto essere la, base dello spirito pubblico, il cemento unitario della nazione, il fondamento della formazione ideale delle giovani generazioni e il punto di orientamento di tutti i corpi dello Stato; è venuto di qui il freno al rinnovamento istituzionale, alla articolazione, allo sviluppo della democrazia secondo il disegno della Costituzione; di qui sono derivate le involuzioni e le deformazioni negli apparati pubblici, indirizzati — lo rilevava ancor ieri il collega Malagugini — per lungo tempo a vedere il nemico a sinistra, negli operai, nei partigiani, nei sindacati, nei partiti di sinistra, nei comunisti. se ricordiamo la stagione centrista e scelbiana delle crociate, delle persecuzioni, degli scontri sanguinosi, i tentativi antidemocratici del 1953 e del 1960, e le origini e le ragioni di un indirizzo economico e sociale che ci ha portato a questo tipo, di società, con un suo carico lacerante di squilibri e di diseguaglianze, di dure emigrazioni, di crescite tumultuose della città e con i suoi modelli di comportamento e di vita che a misura dell' uomo hanno posto il profitto sfrenato, se ricordiamo tutto ciò non è per il gusto della polemica retrospettiva o della ritorsione, ma perché su questo passato, non ancora del tutto liquidato e che (qualcuno tenta anche di rilanciare con la impostazione e gli accenti di tanti anni fa, su questo passato bisogna ancora tornare e riflettere se ci si vuol rendere conto del perché, della ripresa di un fenomeno e di una insorgenza di tipo fascista, delle tentazioni autoritarie, della violenza politica e di altri fenomeni patologici nella nostra, vita sociale e se si vuol rimediare a queste insidie. voi non potete non aver coscienza di questo e mi colpisce che anche un uomo acuto come l' onorevole Moro dica che il fascismo è ritornato, a trenta anni dalla Liberazione, ad essere una concreta minaccia alle libere istituzioni, in modo inesplicabile ed assurdo. « in modo inesplicabile » ? ma voi non potete non essere consapevoli che uno spazio alla destra fascista è stato offerto nel momento stesso in cui si è pensato che potesse essere un contrappeso utile o, peggio, uno strumento da usare nei confronti del movimento operaio e delle sinistre. vi era una legge, quella del 1952, che avrebbe dovuto consentire di prevenire e di reprimere le manifestazioni fasciste, dall' apologia alla violenza squadristica, alla ricostituzione del partito fascista , e di cui ora si propone una nuova formulazione, che noi stessi sollecitiamo sia la più incisiva e netta possibile. ma se la legge del 1952 non ha operato, se è rimasta in larga misura una « grida vana » , non è perché quelle norme erano del tutto inadeguate ed oscure. forse è perché la polizia e la magistratura sono state colpevolmente renitenti. noi non intendiamo certamente, onorevoli colleghi , assolvere indirizzi e comportamenti di organi di polizia e di magistrati che troppo spesso hanno dato prova di insensibilità, di disattenzione, di fiacchezza nel perseguire e nel colpire i reati e i crimini dei fascisti. che ne è, ad esempio, del procedimento aperto nei confronti del segretario del MSI-Destra Nazionale per ricostituzione del partito fascista , per il quale un anno fa fu concessa dalla Camera l' autorizzazione a procedere ? ogni settore dell' apparato dello Stato e dei pubblici poteri ha doveri e responsabilità di cui direttamente, dunque, risponde al paese. ma è, difficile che vi possa essere prontezza, scrupolo. rigore nell' individuare e punire i nemici della democrazia da parte delle forze dell'ordine , da parte dei magistrati, se l' orientamento, di chi governa non si ispira ad una precisa, netta volontà antifascista, se per troppo tempo si dimentica che la Costituzione non consente diritto di cittadinanza politica al fascismo. che devono pensare i magistrati quando ancora di recente ci sono voluti mesi perché la Camera decidesse — e si trattava dell' assassinio dell' agente Marino — di concedere l' autorizzazione a procedere contro due dirigenti missini; e al voto si sono ritrovati vergognosamente troppo numerosi, nella maggioranza, i difensori degli squadristi? e quando ancora non si decide sulla richiesta di processare e di arrestare un altro deputato missino che è tra i golpisti del 1970? il fatto è che la vocazione dominante e ricorrente, il cardine della politica dei gruppi, dirigenti della Democrazia Cristiana e dei governi, sono stati per troppo tempo l' anticomunismo pregiudiziale e fazioso e l' antifascismo « per memoria » . e anche in anni recenti, in una situazione politica tanto mutata da rendere anacronistico il rozzo anticomunismo del passato, non si è avuto il coraggio di abbandonare in modo netto e coerente la dottrina di un' area, democratica che pregiudizialmente escludeva il partito comunista . e qual è stato, più di recente, il senso di un indirizzo come quello degli opposti estremismi , con cui si è creduto, dopo il 1968-69, di difendere e di riaffermare la centralità e la forza della Democrazia Cristiana ? non venite, per favore, a farci la lezione per convincerci che esistono tendenze e formazioni politiche di diversa matrice ideologica, non esclusa quella cattolica, per altro, che obbediscono all' idea di un rivoluzionarismo astratto e parolaio, alcune delle quali hanno fatto ricorso anche a forme di lotta esasperate e avventurose. noi abbiamo fatto i conti e abbiamo condannato opposizioni di questo tipo, quando da altre parti (non parlo solo della Democrazia Cristiana ) si pensava che anch' esse potessero essere aiutate come strumenti utili per colpire il movimento operaio e il nostro partito. noi veniamo, del resto, da un' esperienza storica in cui l' affermazione e lo sviluppo del partito comunista come grande realtà democratica e nazionale e come partito di massa di tipo nuovo hanno comportato anche la critica a fondo e il rifiuto del settarismo, dell' estremismo velleitario. ed oggi siamo persuasi più che mai che per tali vie, con la predicazione e la pratica della violenza irrazionale ed esagitata, il movimento operaio potrebbe giungere solo all' isolamento e alla sconfitta. anche nei giorni scorsi, netta è stata la nostra condanna verso gli episodi di aggressione personale, giunti a forme di vero e proprio assassinio, che ripugnano alla coscienza civile e al senso di umanità e che si collocano al di fuori di ogni logica, anche la più aspra, di lotta politica. ed è venuto da noi, come è venuto dal segretario del partito socialista , dai dirigenti sindacali, da esponenti di altre organizzazioni dei lavoratori, l' appello pronto e tempestivo, dopo i tragici fatti di Milano e di Firenze, al rasserenamento degli animi e all' isolamento dei teppisti. guai per l' Italia, guai per la democrazia, se il principale partito della classe operaia e dei lavoratori italiani non fosse, com' è, deciso e coerente assertore di un metodo di lotta politica fondato sull' iniziativa e sull' azione unitaria di massa, sul rispetto delle regole democratiche e dei valori di civiltà e di umanità! ma il fatto è che la teoria (degli opposti estremismi , assimilando e confondendo fenomeni, di portata e natura, diversa, mirava in realtà a riproporre un' altra cosa: l' equivalenza tra fascismo e comunismo, e a mettere sullo stesso piano il partito comunista italiano ed il movimento neofascista e missino. il che non era solo un' infamia e un assurdo, ma una linea che fatalmente finiva per offrire occasioni, coperture e mimetizzazioni allo attacco reazionario, via via più virulento e sanguinoso, volto a sconvolgere, a logorare e a mettere a terra il regime e le istituzioni democratiche. dietro quell' impostazione sono passati i fatti più gravi e disgreganti di questi anni: la distorsione, delle indagini — di quante indagini! — , l' incapacità di far luce e di colpire le responsabilità e le connivenze, anche in gangli essenziali della sicurezza e dell' ordine pubblico , i disorientamenti, le confusioni, i rinvii, i contrasti nell' amministrazione della giustizia . e non ci riferiamo solo alle stragi, agli attentati terroristici, — ai conati di golpe degli anni passati; ci riferiamo anche agli episodi, di questi mesi, di questi giorni, per ognuno dei quali è ormai legittimo il sospetto: dalla sconcertante evasione di individui ritenuti capi, di organizzazioni eversive, al grave fatto di Empoli, dall' impunità permanente assicurata alle azioni teppistiche di squadracce fasciste e di oscuri collettivi di provocazione, fino alla presenza a Firenze di squadre speciali di agenti in borghese, anche loro armati di bastoni e col volto coperto, nella tragica giornata in cui ha trovato la morte il nostro compianto compagno Rodolfo Boschi. sappiamo bene che una presa di coscienza critica dell' errore e del danno rovinoso vi è stata nella Democrazia Cristiana . e non abbiamo certo sottovalutato i ripensamenti e le correzioni di un ministro degli Interni , le testimonianze critiche che sono risuonate in sede, di Consiglio nazionale del loro partito e qui, nel Parlamento, in diverse occasioni, da parte di esponenti della Democrazia Cristiana , i propositi e gli atti di una riscoperta e riaffermazione, delle verità storiche della Resistenza e, della lotta, di liberazione. ma il fatto è, onorevoli colleghi , che questo processo non solo si è rivelato incerto e lento; il fatto più rilevante è che esso è oggi seriamente contraddetto dall' insistenza con cui il segretario (della Democrazia Cristiana torna a parlare di squadristi « neri » e di squadristi « rossi » (che è ben legittimo, ormai, sospettare siano la stessa cosa), e dal rilancio, grottesco, certo, ma non per questo meno dannoso, dell' anticomunismo più grossolano ed immotivato, che non possiamo pensare sia un puro artificio ed una ipocrisia elettorale, e che, se fosse tale, sarebbe ancora più irresponsabile e condannevole. qui è, dunque, il nodo che bisogna sciogliere. e noi abbiamo il dovere di ribadire e denunciare che la radice della crisi, del dissesto, del disordine, la radice del nuovo fascismo e delle tentazioni eversive, della spirale della violenza politica, del groviglio delle ire e degli odi e, in larga misura, della stessa criminalità comune, deve essere individuato in una politica che non è stata in grado di affrontare e realizzare con una qualche serietà ed organicità un programma di riforme economiche e sociali, che non è riuscita a scuotere — e spesso ha aggravato — il carico di contraddizioni, di squilibri, di ingiustizie, che ha fatto pagare ogni conquista, anche nel campo dei diritti di libertà , con difficili lotte e con il rischio di gravi lacerazioni. altro che lassismo e permissivismo! in causa è l' incapacità di risolvere le questioni storiche del nostro paese, dal Mezzogiorno all' agricoltura; in causa è una concezione ed una pratica di Governo che hanno consentito ed alimentato sprechi e dissipazioni vergognose; le ripartizioni feudali e del potere con il duro riflesso delle corruttele, degli arbitrii, delle impunità e con una caduta preoccupante di idealità; di tensione morale, di senso dello Stato nei gruppi dominanti e in forze governative. il disordine è il frutto amaro del malgoverno. l' Italia rimane un paese governato male e spesso, in molti campi, nel peggiore dei modi. quale guida è mai questa, quale capacità può esservi di risanare, quale capacità può esservi di mobilitare e di unire le grandi energie del nostro popolo, di ridare autorità e prestigio agli istituti democratici, se gli esempi sono quelli, anche recenti, del traffico delle azioni, della copertura di colossali speculazioni bancarie, delle gare per il controllo clientelare degli enti pubblici ? se gli esempi sono quelli del pasticcio grottesco e avvilente, per rimediare agli errori compiuti, nonostante i tanti avvertimenti, nostri e di altri, con la riforma fiscale , e non solo per il cumulo dei redditi? se sono quelli delle avocazioni, delle archiviazioni, delle lungaggini e dei rinvii in quella nostra commissione inquirente che da 15 mesi è alle prese con una serie di scandali, a cominciare da quello del petrolio in cui sono coinvolti dirigenti politici e ministri? sono imputati? non c' è luogo a procedere? il fatto è che non si decide e si lascia così gravare il sospetto, alimentando l' opinione che i potenti non rendono mai conto, recando pregiudizio e offesa ai poteri e ai doveri di controllo e di sindacato del Parlamento. quale fiducia può mai esservi nell' opinione pubblica verso lo Stato e il Governo se la gente ha questa impressione fondata che non c' è mai nessuno che risponda e che paghi, né per le stragi né per i dissesti economici né per i disservizi né per gli scandali? come si può dare piena efficacia alla lotta per bloccare i calcoli di chi, in Italia e fuori, crede di poter colpire il regime democratico, di dare uno sbocco reazionario alla crisi italiana se non si esce dalla instabilità e dalla precarietà dei governi? è per questo che, a nostro giudizio, ogni discorso sull' ordine democratico e civile, se deve essere serio, deve partire da un dato politico, dal riconoscimento che bisogna intraprendere un' opera profonda di risanamento e di moralizzazione della vita pubblica , di rinnovamento democratico della società e dello Stato, di riforma morale e intellettuale. occorre un segno di svolta nell' indirizzo politico generale, nel clima etico-politico; occorrono il respiro e la certezza di una prospettiva di sviluppo e di progresso democratico; e la ricerca, indispensabile a questo fine, di una convergenza e di una intesa fra le forze democratiche e popolari. il segretario politico della Democrazia Cristiana ha contrapposto a queste esigenze, che ispirano la nostra linea unitaria, una tesi storico-politica davvero singolare — ed è curioso che l' abbia fatto proprio il giorno in cui celebravamo il trentennale della Resistenza — e cioè che l' unità sarebbe un male, anzi il male; perché, a suo giudizio, l' unità, come accadde nel passato con il fascismo, significherebbe oggi, con l' antifascismo, la fine della libertà, significherebbe il totalitarismo. è un puro assurdo, anche a voler lasciare da parte l' accreditamento, sconcertante, al fascismo di aver realizzato una unità delle forze popolari e della nazione. nessuno, e certamente non noi, può pensare che l' unità debba essere la confusione, l' annullamento delle distinzioni dei caratteri ideali e politici propri dei diversi partiti, la fine della pluralità, della libera dialettica. forse è stata confusione l' unità antifascista nella lotta di liberazione? né in quel momento né in quello successivo della ricostruzione, della conquista della Repubblica, della elaborazione della Costituzione, mai l' antifascismo è stato inteso e praticato come una sorta di indistinto superpartito, o come una formula di Governo. per noi l' antifascismo ha significato una dottrina del rinnovamento della nazione, una strategia per la trasformazione democratica della società italiana , e siamo più che mai persuasi dell' attualità di una tale impostazione. voglio dire cioè che non si può ridurre la lotta contro il rigurgito e la minaccia fascista ad un puro problema di ordine pubblico , di messa al bando di qualche gruppo di facinorosi, di violenti e di criminali. si tratta, certo, anche di questo, e siamo i primi — lo ripeto — a denunciare errori e carenze che non hanno giustificazioni, perché nessuno può riuscire a convincerci che non sarebbe stato possibile, che non sia possibile, se c' è la volontà politica di farlo, di dissolvere le associazioni, i covi, le squadre fasciste, di rastrellare le armi e gli esplosivi, di assicurare alla giustizia e di colpire i responsabili, alcuni in larga misura noti e arcinoti, della violenza eversiva, del teppismo, della delinquenza politica. il presidente del Consiglio ha affermato nei giorni scorsi che il paese deve difendersi con un atteggiamento di rigoroso rifiuto del fascismo, un « no » nettissimo e irremovibile, e che questo vuol dire, da parte del Governo, delle forze dell'ordine , della magistratura, una ferma ricerca di responsabilità, una piena e sicura applicazione delle sanzioni che la legge prevede ai portatori della violenza fascista nella società democratica. noi vogliamo augurarci che questo impegno si traduca con tempestività in atti concreti, immediati, incisivi. non si può tardare. una ripresa dell' autorità dello Stato democratico , dell' imperio e della sovranità della legge, si misura in rapporto alla prontezza e all' efficacia di questa azione. il presidio popolare la mobilitazione e la vigilanza democratica, che sono stati e sono decisivi di fronte a sfide e a prove inaudite e che, non lo si dimentichi, si sono espresse in tutti questi anni, e ancora nei giorni scorsi, in forme possenti, vigorose e disciplinate, non intendono certo surrogare lo Stato; lo richiamano semmai ed esigono che lo Stato faccia in pieno il suo dovere contro il fascismo. qui è la condizione prima per poter essere severi contro qualsiasi altra manifestazione di violenza e di terrorismo politico . ma per incidere alle radici il fenomeno, per isolare e battere, togliendogli ogni base di adesione, il movimento neofascista, per garantire in modo effettivo il regime democratico, dobbiamo sapere che è necessario oggi realizzare un programma organico di riforme economiche, sociali, civili, un rinnovamento profondo dell' organizzazione e nel funzionamento dello Stato e che questo esige la partecipazione piena del complesso delle classi lavoratrici alla direzione del paese e, comunque, fin d' ora un risoluto e chiaro impegno unitario di tutte le forze democratiche. e in questa prospettiva, signor presidente , onorevoli colleghi , che noi diamo grande importanza anche alla ricerca e al confronto su ciò che: occorre fare, e presto, sul terreno specifico della legislazione, delle istituzioni e dei servizi pubblici per la difesa dell' ordine democratico, della sicurezza, dello Stato, della convivenza civile; anche perché il bilancio della politica che è stata condotta per ciò che riguarda il funzionamento della polizia e della giustizia, la riforma di leggi, la politica criminale , risulta disastroso per pressoché unanime giudizio. si sa che l' Italia è il paese europeo che ha, in rapporto alla popolazione, il più alto numero di addetti alla polizia e, pare, anche di giudici. ma l' Italia è nello stesso tempo, il paese che ha un indice elevatissimo di delitti i cui autori sono rimasti ignoti, in cui i tempi di celebrazione dei processi sono estremamente lunghi, le procedure fra le più farraginose, eccezionali le possibilità di insabbiamenti e di rinvii. il nostro è, il paese in cui si è verificata una grave recrudescenza dei crimini più odiosi e brutali (rapine, sequestri di persona ), ma anche delle ramificazioni mafiose, dei traffici di armi e di stupefacenti, delle evasioni, scali, delle fughe di capitali. non soltanto diciamo che occorre risolutamente porre un rimedio, ma imputiamo ai governi, alla maggioranza, ed in primo luogo alla Democrazia Cristiana , i ritardi ed il difetto, ancora oggi, di una linea organica per l' ordine democratico e per la politica criminale . dai « vertici » della maggioranza è scaturito un provvedimento sul cui merito si è già efficacemente intrattenuto ieri il compagno Malagugini. e chiaro che, da parte nostra, non vi è stato e non vi è rifiuto pregiudiziale verso misure immediate, purché esse abbiano un' ispirazione coerente con il dettato costituzionale e, al tempo stesso , una reale efficacia. ma ciò che soprattutto riteniamo necessario è che provvedimenti di questo tipo si coordinino e si inquadrino in riforme di più ampio respiro . ora, il fatto singolare e preoccupante è che negli ultimi mesi i tre maggiori partiti — Democrazia Cristiana , partito socialista , partito comunista si sono cimentati in sedi diverse, anche attraverso convegni, sui problemi di fondo , riconoscendone l' urgenza e prospettando soluzioni. ma ad un confronto, serio non si giunge; ed anche nell' ambito della maggioranza, quando si è affrontato il nodo della polizia, si è concluso, a parte ciò che riguarda i miglioramenti economici, con un accantonamento che lascia le cose come stanno. i rinvii fanno rischiare ulteriori deterioramenti. dobbiamo perciò ribadire che una strategia organica ed efficace per la difesa dell' ordine pubblico e per la lotta alla criminalità deve porre in primo piano il problema dell' efficienza degli strumenti, che è secondo noi connesso ad un processo di democratizzazione, ad un coordinamento effettivo nella azione dei vari corpi, ad un rapporto nuovo con i lavoratori, le masse popolari e le loro organizzazioni. occorre una riforma nell' organizzazione dei servizi segreti , che è esigenza aperta da anni. che cosa si aspetta? che la polvere del tempo, e magari le scarcerazioni dietro cauzione, risanino le ferite degli scandali, in modo che tutto possa tornare a procedere come prima? ma, da parte dei maggiori responsabili della Democrazia Cristiana , in questi anni, è venuta l' ammissione, più o meno aperta, che in questa strategia della tensione e del terrore abbia a che fare una qualche mano, una qualche centrale straniera, o più centrali straniere. è evidente che avremo bisogno di poter disporre, nella lotta contro il terrorismo, la eversione e le provocazioni, di un servizio di sicurezza la cui attività sia istituzionalmente, in modo certo ed efficace, diretta a salvaguardare e difendere le istituzioni repubblicane. oggi il paese questa garanzia non l' ha: dobbiamo dirlo; e noi ne facciamo carico al Governo ed alla maggioranza. abbiamo sentito indicare, tra le ragioni del disagio e delle difficoltà della polizia, il movimento che, negli ultimi tempi, è venuto rivendicando la riorganizzazione come corpo civile della Pubblica Sicurezza . noi non condividiamo affatto questo giudizio. al contrario, a noi sembra che questo sia un fatto di grande e positivo rilievo, anche e proprio ai fini di un rinnovamento necessario per dare alla polizia una incisività ed un' efficacia nuova nella lotta contro il crimine. e non dimentichiamo poi che, in questo campo, si tratta di allinearsi alla maggior parte dei paesi europei : è quindi, questa, una presa di coscienza ed una rivendicazione, da parte delle forze dell'ordine , dei propri diritti, della propria dignità e capacità professionale, della rilevanza civile e sociale di un compito sempre pesante e spesso duro ed esposto al rischio. pari attenzione occorrerà rivolgere al trattamento economico ed alle condizioni di lavoro e di servizio dei carabinieri, pur considerando la diversità che caratterizza, dal punto di vista istituzionale, questo corpo. è essenziale, d' altra parte, che sia avviato il superamento delle barriere che si sono sempre volute creare tra la polizia e i carabinieri da un lato e il mondo del lavoro , le masse popolari dall' altro. l' esperienza di Savona ha mostrato, signor presidente , quanto possa valere, di fronte al tentativo di travolgere nel panico e nella esasperazione un' intera città (un tentativo, come ella ben sa, signor presidente , protrattosi per settimane e settimane), un' azione di vigilanza e di difesa fondata su un rapporto di fiducia e di collaborazione tra i corpi di polizia e i cittadini, le organizzazioni dei lavoratori e gli istituti democratici. la risposta del Governo e del vertice della maggioranza a questi problemi è stata sbagliata, forse anche perché l' attenzione si è troppo polarizzata sul tema del sindacato, mentre ciò che è all' ordine del giorno è la necessità di un riordinamento di fondo in senso democratico delle strutture e dell' assetto tecnico della polizia, quadro in cui si colloca anche il riconoscimento — in forme specifiche, certo — dei diritti sindacali. siamo comunque di fronte all' inadempienza da parte del Governo di uno degli impegni scaturiti dal vertice. c' è tutta un' ampia gamma di settori su cui occorre ed è possibile intervenire immediatamente e con urgenza nel Corpo della Pubblica Sicurezza : reclutamento, addestramento, specializzazione, scuole, organici, dislocazione; necessità di destinare gli appartenenti ai corpi solo a fini di istituto e di trasferire agli enti locali compiti meramente amministrativi; decentramento, presenza capillare. e c' è un obiettivo a cui occorre tendere, con le opportune gradualità e con norme transitorie ma senza indugio: quello, appunto, della riorganizzazione della polizia come corpo civile. il gruppo comunista è già orientato a presentare a tal fine una propria proposta di legge , che ci auguriamo possa essere di stimolo e costituire una base per una soluzione positiva. un' ultima considerazione vorrei fare sull' amministrazione della giustizia , lasciando da parte questioni, pur rilevantissime, come quella del completamento e della, revisione dei codici (urgente, signor ministro, anche per ricondurre nell' alveo della normalità provvedimenti di emergenza come quello in discussione) e altre ancora, come quelle poste dall' entrata in vigore , nel febbraio 1976, del nuovo codice di procedura penale . anche nel campo della magistratura vi sono, al di là delle proposte di maggior respiro, misure immediate cui occorre pensare per rendere operante la nuova procedura penale (affinché non accada come per la riforma tributaria ). ho già fatto un cenno a proposito della polemica sulle responsabilità per ciò che riguarda la repressione delle manifestazioni e dei crimini fascisti. voglio riprenderlo, sottolineando come i fenomeni più generali di crisi e gli episodi di incertezza, di oscillazione e di contrasto nell' amministrazione della giustizia siano un altro indice di una crisi più vasta, della direzione politica, dell' incapacità di promuovere e di guidare un processo, di rinnovamento anche nel campo delle istituzioni. da parte nostra, abbiamo più volte affermato — e lo ribadiamo — che in discussione non è il principio dell' autonomia dei magistrati. noi riteniamo, anzi, che ci si debba guardare, anche nella legge che stiamo esaminando, da norme che possano suonare di sospetto. si tratta di intendere nel senso positivo e attuale il principio dell' autonomia dei magistrati come quello di una articolazione democratica dello Stato, di un ordine che sarebbe assurdo pensare come scisso, separato, ma che deve essere aperto alla partecipazione e al controllo popolare e che è impegnato, anche esso, ad agire in coerenza con i principi ispiratori della Costituzione, con le esigenze di difesa del regime democratico e di progresso della nazione. per questo noi riteniamo che per un corretto funzionamento, per una impronta unitaria nell' amministrazione della giustizia sia decisivo l' indirizzo generale, il clima, l' autorità politica e morale di chi guida il paese. ed è qui, dunque, onorevoli colleghi , nell' indirizzo e nella direzione politica che deve intervenire il cambiamento. anche la vicenda di questo disegno di legge , pur così faticosa e tortuosa, partita in un modo che non so adesso come andrà a concludersi, ha finito per mettere in luce il travaglio di una maggioranza, che non è più in grado di essere una coalizione, il rischio, ma anche il velleitarismo di impostazioni chiuse, integralistiche e l' essenzialità del contributo nostro nel metodo e nel merito. non so a quali conclusioni giungeremo; da parte nostra, lo ribadiamo, siamo aperti alla ricerca della migliore definizione di norme che offrano mezzi più incisivi per la difesa della democrazia, dei suoi istituti, delle sue conquiste, della sicurezza dei cittadini e della collettività nazionale, e che nello stesso tempo rispettino in pieno i diritti costituzionali di libertà. certo è che occorre ben altro che una legge, e questo credo che tutti lo avvertiamo, e che la stessa efficacia della legge dipende dall' orientamento e dalla volontà politica. e se l' atteggiamento, onorevoli colleghi , e se l' attenzione si volge alla realtà del paese, alla esigenza di garantire l' ordine democratico e la convivenza civile, la sicurezza e la serenità dei cittadini, alla esigenza del risanamento e della moralizzazione della vita pubblica e della vita politica, se si pensa alla gravità della crisi che stringe il paese, alla dimensione dei problemi, alla portata del rinnovamento che è necessario in ogni campo, non vi può essere dubbio, a noi sembra, sulla giustezza e sull' urgenza di quella politica di unità e di svolta democratica per la quale comunque il nostro partito continuerà a battersi con tutte le proprie energie.