Bettino CRAXI - Deputato Appoggio
VI Legislatura - Assemblea n. 366 - seduta del 17-04-1975
Sui luttuosi fatti di Milano
1975 - Governo IV Moro - Legislatura n. 6 - Seduta n. 366
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , prendo atto delle dichiarazioni del ministro Gui relative alla inevitabile incompletezza della sua risposta: non credo però che il nostro dibattito si debba arenare in una sorta di secca, in una giaculatoria sulle violenze, che debbono essere tutte condannate, sui morti, che debbono essere pianti e onorati, sugli ideali della Resistenza, che debbono essere esaltati. il fatto è che in questo modo ci allontaniamo da alcune verità molto semplici cui ci pongono di fronte gli eventi di Milano. la prima verità è che il 25 aprile — nella città del 25 aprile — il trentennale della Resistenza lo celebreremo con il funerale di un giovane ucciso dalla mano criminale di un fascista. la seconda verità è che, non più tardi di qualche giorno fa, abbiamo avuto il preavviso assai eloquente, attraverso due attentati micidiali, fortunatamente falliti, di quello che si prepara per il paese, mentre esso si sta avviando verso una consultazione democratica. ciò comporta un' umiliazione per la democrazia repubblicana e un' angosciosa preoccupazione per tutti i cittadini, e al contempo dà la misura dell' eccezionale responsabilità del Governo. un' altra verità è quella che, evidentemente, la prevenzione è insufficiente, come dimostrano i tragici episodi di Milano. ciò che non si comprende è perché, in questa città, sia ancora consentita l' esistenza di « zone calde » , di aree riservate a gruppi estremisti armati: prima San Babila , oggi piazza Cavour . era evidente che dopo l' assassinio di ieri sera si sarebbe scatenata la reazione; è altrettanto evidente che nessuno può consentire che la violenza abbia il sopravvento. lo Stato ha l' obbligo di opporsi al ricorso a metodi violenti: bisognava perciò intervenire in tempo. stamane, invece, i responsabili dell' ordine pubblico dichiaravano di avere a disposizione soltanto 500 uomini: il che, evidentemente, si è tradotto nell' impossibilità di esercitare un' efficace azione di prevenzione. è naturale, allora, che, quando si perde la testa, accadano delle tragedie in ordine alle quali, come è successo purtroppo in tutti questi anni, si ricorre a bugie pietose. furono pietose le bugie dopo la morte di Ardizzone; fu pietosa la bugia dopo la morte di Franceschi; probabilmente — accerteremo meglio i fatti — sarà una pietosa bugia quella che verrà detta in ordine alla morte di questo giovane cittadino, investito molto probabilmente da una colonna lanciata a tutta velocità verso una repressione che poi si è mossa secondo forme incontrollate. ella, signor ministro, non ha detto una cosa che probabilmente non sapeva: esistono negli ospedali di Milano feriti da arma da fuoco. non essendosi preveduto ciò che era abbastanza intuibile, cioè che in certi punti della città sarebbero avvenuti scontri o attacchi a sedi del MSI-Destra Nazionale , per esempio alla federazione provinciale del movimento, che senso ha arrivare dopo, quando la manifestazione o l' attacco sono in corso ? certo, la sede del Msi andava difesa, ma che senso ha avuto arrivare con una colonna di gipponi » in piena velocità? che senso ha avuto eccedere poi nella repressione ricorrendo alle armi da fuoco? mi dicono che i feriti da arma da fuoco siano cinque negli ospedali di Milano. le ritorsioni certamente hanno dato vita ad una serie di episodi gravissimi, che non possono non essere deplorati. particolarmente odiosa è stata l' aggressione ad un quotidiano milanese, anche se è significativa la prova di responsabilità democratica degli operai tipografi, che hanno difeso il giornale, consentendo che esso uscisse regolarmente anche se probabilmente, anzi certamente, non ne condividono gli orientamenti politici. non è accettabile questa evocazione di una guerra civile in atto a Milano. il nostro metodo evidentemente è assai distante da quello dell' estremismo giovanile, però dobbiamo porci degli interrogativi seri. questa è una generazione che si ribella e sceglie il terreno della violenza perché non è riuscita a stabilire un rapporto di fiducia con la democrazia. questa è la generazione cresciuta nel clima di piazza Fontana , nel clima degli assassini politici; è cresciuta nel clima dell' impotenza dello Stato, che non è riuscito a punire i colpevoli. è la generazione che tenta — illudendosi — di farsi giustizia da sé: questa è la verità drammatica della situazione in cui ci troviamo oggi! con questo — ripeto — non voglio difendere in alcun modo il ricorso alla violenza, ma cerco di farmene una ragione che è storica, che è morale ed è profonda, e della quale dei seri democratici devono farsi carico. il quadro del comportamento dei pubblici poteri a Milano presenta taluni interrogativi ed è per taluni aspetti abbastanza sconfortante, signor ministro. ella avrà visto lo spettacolo della magistratura che, di fronte ad una situazione così drammatica, sa soltanto aprire una rissa, sostituire un magistrato che aveva appena avviato le indagini, aprire una polemica perché adesso naturalmente questo magistrato dichiara di dimettersi dalla magistratura, offrendo ai cittadini un altro quadro di disfacimento, di insicurezza e di incapacità a fronteggiare la situazione. signor ministro, ho fiducia nella sua fede democratica, ma tale fiducia non deve svanire — e svanirebbe — di fronte ad una manifesta incapacità di intensificare e di mobilitare tutti i mezzi disponibili nelle settimane che ci stanno di fronte, che saranno inevitabilmente a calde » , perché si sono mossi gli attentatori, i provocatori e si muove di nuovo la strategia della tensione , nel tentativo di ributtare il paese in uno stato di disordine. quindi occorrono massima fermezza, senso della misura, spirito antifascista, che significa non partigianeria o ingiustizia, ma attaccamento profondo ai valori della nostra Costituzione, quei valori che devono essere considerati, anche dai giovani, non estranei alla Repubblica e al suo avvenire. e questo dipende, in gran parte, da chi regge le sorti della Repubblica.