Giulio ANDREOTTI - Ministro del Bilancio e programmazione economica Maggioranza
VI Legislatura - Assemblea n. 349 - seduta del 03-03-1975
Bilancio di previsione dello Stato perl'annofinanziario 1975 (3159); Rendiconto generaledell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 1973 (3160)
1975 - Governo IV Moro - Legislatura n. 6 - Seduta n. 349
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , un ringraziamento particolare va rivolto al relatore Isgrò e ai colleghi intervenuti nel dibattito. poiché la discussione è unificata, replicherò agli argomenti principali riguardanti il bilancio e la programmazione, lasciando agli altri colleghi di Governo (il ministro Visentini lo ha già fatto, il ministro Colombo lo farà tra poco) la risposta agli interventi prevalentemente loro rivolti. in questo modo — e me ne scuso, dicendo che è disattenzione solo apparente — non citerò interventi che si sono soffermati in modo incidentale sui temi di competenza del mio ministero. la discussione sul bilancio di previsione per il 1975 è venuta a cadere in un momento nel quale è ormai chiaramente visibile la portata delle misure che furono adottate, sotto la spinta della necessità, dal precedente Governo, nell' estate scorsa. la situazione crescentemente deficitaria della bilancia dei pagamenti impose allora una manovra restrittiva avente per scopo di ridurre, attraverso una contrazione della domanda globale, le importazioni, le quali, come si sa, sono a quella legate secondo una certa relazione quantitativa. anche gli alti tassi di inflazione « relativa » nel nostro paese (l' eccesso, cioè, rispetto ai tassi di inflazione delle altre economie) inducevano, dal canto loro, ad intervenire per moderare, attraverso un rallentamento della domanda, un fattore di tensione specifico che la espansione dei mesi precedenti — brillante ma, purtroppo, contrastata dagli eventi internazionali — alimentava. rispetto a quanto era possibile registrare al momento della esposizione economica e finanziaria del 16 dicembre scorso, il profilo recessivo della congiuntura sembra essersi accentuato, sia internazionalmente sia per quanto riguarda la nostra economia. l' anno 1974 — a consuntivo — risulta ormai essere stato il primo anno di una recessione mondiale: e stavolta di una recessione in senso stretto, cioè di una vera e propria flessione del reddito reale prodotto e non di un mero rallentamento nella formazione del reddito, quale si era avuto in tutti i fenomeni ciclici registrati dal dopoguerra ad oggi. il primo anno, ma purtroppo non l' unico. il 1975 si annuncia infatti ulteriormente critico, specie per quanto riguarda il semestre in corso . previsioni negative riguardano l' economia degli USA, che sta attraversando un periodo di caduta dell' attività economica mai più vasto dal tempo della grande crisi degli anni Trenta . i riflessi di questo andamento dell' economia del maggior paese occidentale sulla situazione degli altri non sono stati forse ancora pienamente valutati. questo quadro potrà schiarirsi alquanto nella seconda metà dell' anno, se gli USA e gli altri maggiori paesi industriali perseguiranno fermamente le politiche di reazione alla fase discendente del ciclo verso le quali sembrano essersi finalmente orientati. ma non bisogna nascondersi che sulla prospettiva di una netta inversione di tendenza gravano i dubbi e le ombre derivanti dalle tensioni provocate dai contrapposti interessi internazionali e dalle indecisioni esistenti nella ricerca delle vie per una nuova solidarietà: fra i paesi dell' area occidentale; tra questi e il gruppo dei paesi produttori di petrolio; fra gli uni e gli altri e il più vasto campo dei paesi sottosviluppati poveri di risorse. una ripresa economica stimolata, in condizioni che non comprendono ancora l' avvio a sistemazione di questo complesso di rapporti, avrebbe una alta probabilità di riprodurre tutte le tensioni che hanno provocato la presente crisi. perciò l' avvio di una cooperazione internazionale intorno ai problemi da cui è nata e di cui si sostanzia la presente crisi, è la prima condizione perché sia possibile uscirne veramente fuori: accordo sui modi coordinati di utilizzo e di valorizzazione delle fonti energetiche , sui prezzi di queste, tenendo conto della realtà delle diverse economie; accordo sui modi di finanziamento dei deficit delle bilance dei pagamenti. a tutto questo non si potrà pervenire senza una stretta solidarietà tra i paesi industriali consumatori di petrolio. ma non si potrà altresì pervenirvi senza un' intesa seria con i paesi produttori. su tali linee si sta muovendo presentemente il Governo, specialmente nella sua partecipazione ai lavori in corso presso l' Ocse, a Parigi, per definire i termini di una cooperazione tecnico-energetica e monetaria sui problemi nati dalla crisi petrolifera. per quanto riguarda la nostra economia, le ultime valutazioni dell' attività economica nel corso del 1974 danno, rispetto ai risultati dell' anno precedente , un aumento del reddito nazionale lordo reale del 3,5 per cento e, sempre in termini reali, aumenti del 2,5 per cento per i consumi privati e del 2 per cento per i consumi pubblici. gli investimenti fissi lordi sono aumentati dell' 1 per cento nel settore nelle costruzioni e del 9 per cento in quello delle attrezzature, con un incremento totale del 4, 5 per cento . le importazioni sono diminuite, sempre in quantità, dell' 1 per cento , e le esportazioni sono aumentate del 6 per cento . considerando tutte le componenti del sistema economico , la spesa interna è cresciuta in quantità dell' 1,9 per cento . il saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti presenta un deficit di 5.819 miliardi e un disavanzo globale minore, grazie ai prestiti compensativi, di 3.500 miliardi. purtroppo, com' è noto, la situazione economica del paese, esaminata sulla base degli ultimi dati disponibili, si è negli ultimi mesi del 1974 deteriorata. questo deterioramento deriva principalmente da una forte caduta delle attività industriali, sia manifatturiere che edilizie, tanto da far ipotizzare, se non fossimo in grado di adottare provvedimenti con immediata efficacia, un peggioramento della situazione rispetto agli ultimi mesi del 1974 e un prolungamento dell' attuale crisi oltre i limiti validi per gettare le basi di una robusta e sana ripresa nel corso del 1976. i dati disponibili finora possono dunque solo confermare la discesa, nulla dicono circa. un suo arresto già avvenuto o prossimo. essi dicono infatti che la produzione industriale ha perso, a tutto dicembre, il 19 per cento rispetto al massimo toccato nel secondo trimestre del 1974; che il grado di utilizzazione degli impianti è crollato — sulla base delle inchieste congiunturali — sul livello più basso registrato dall' inizio delle inchieste stesse; che, sempre nel settore industriale, il 70 per cento delle aziende accusava a inizio anno un portafoglio ordini basso; che l' invenduto è in aumento; che le previsioni a breve delle aziende hanno toccato limiti di pessimismo « inusuali » . anche molte attività del settore terziario accusano difficoltà. la caduta della domanda, a sua volta, interessa tanto i consumi quanto gli investimenti, tanto la domanda finale quanto quella intersettoriale. l' anno 1975 è iniziato quindi — in Italia così come in tutti i sistemi occidentali — in una situazione difficile, per le spinte recessive ovunque in azione e per le non rimosse tensioni monetarie. una situazione difficile anche per i responsabili delle politiche economiche , ovunque costretti a confrontarsi con scelte pesanti ed a perseguire obiettivi in certo senso inconciliabili, almeno nel breve periodo: la lotta contro l' inflazione e la riduzione degli squilibri dei conti con l' estero da un lato, il rilancio — dall' altro — dell' attività economica e il sostegno dell' occupazione, o quanto meno l' azione intesa a contrastare ulteriori regressi produttivi ed a contenere una disoccupazione in rapido aumento, come è il caso di sistemi ben più robusti del nostro: e basti pensare agli USA o alla Germania. l' Italia non è perciò sfuggita alle difficoltà generali, anche se per essa la fase regressiva è iniziata con un certo ritardo rispetto ad altri sistemi, quindi si trova a conoscere solo ora quel momento, particolarmente delicato, in cui l' interazione dei singoli fenomeni involutivi tende ad amplificarne gli effetti ed a modificare i comportamenti, determinando cadute produttive amplificate rispetto al contemporaneo cedimento della domanda. né del resto può sottovalutarsi quanto pesi sulle scelte di tutti gli operatori — famiglie non meno che imprese — un contesto internazionale e interno pesante e problematico come l' attuale; il generalizzato pessimismo intervenuto in materia di prospettive; la modificazione di tutto il sistema dei comportamenti e delle propensioni determinata dalla contemporanea caduta in crisi, in tutti i paesi, di un settore traente qual è quello dell' automobile, dunque anche di molti settori sia secondari sia terziari ad esso collegati o da esso « tirati » ; infine, la ristrutturazione in atto nella produzione, per tener conto di un sistema di prezzi relativi completamente sovvertito. discende da questo insieme di fattori la caduta della produzione industriale . discendono egualmente da questo insieme di fattori le difficoltà che incontra lo sviluppo delle nostre esportazioni, il cui progresso si urta contro la reticenza di una domanda mondiale di importazione — stagnante quando non cedente in termini di volume — e contro una concorrenza sempre più accesa per quanto riguarda quei prodotti manifatturati che costituiscono la massima parte delle nostre vendite all' estero. deriva da tutto ciò la caduta del grado di utilizzazione delle capacità produttive, quindi la perdita di produttività del sistema, e la riduzione intervenuta in molte aziende nella durata media del lavoro: un fenomeno doloroso, anche se testimonia — ove si consideri il massiccio aumento della disoccupazione contemporaneamente manifestatosi in altri sistemi — della preoccupazione di salvaguardare attraverso istituti vari, e in primo luogo quello della cassa integrazione guadagni , i livelli assoluti di occupazione. allo stato delle cose , gli esperti hanno prospettato per la fine dell'anno in corso una caduta, reale e non monetaria, del 2,5 per cento del reddito nazionale lordo; del 10 per cento degli investimenti fissi lordi, in particolare del 5,5 per cento degli investimenti in costruzione e del 15,3 per cento per le attrezzature; del 2,5 per cento per i consumi privati; del 3 per cento per le importazioni. per la spesa interna è prevista una flessione del 4,4 per cento . dopo queste ombre abbastanza spesse, in verità, registriamo tuttavia qualche spiraglio di luce. i dati più recenti disponibili confermano una certa decelerazione nell' ascesa dei prezzi, specialmente di quelli all' ingrosso; anche al livello del consumo i tassi di variazione sono ora nettamente inferiori a quelli di un anno fa. un certo adeguamento dei prezzi alle mutate strutture dei costi è d' altronde inevitabile, se le aziende debbono conservare — o recuperare — ragionevoli equilibri. migliorata appare anche la situazione dei conti con l' estero, grazie al sia pur limitato sviluppo — almeno in termini di quantità delle esportazioni, ad un qualche recupero delle ragioni di scambio, ad un contenimento delle importazioni da interpretare bensì come un riflesso dell' indebolimento della domanda interna , ma anche — in specifici settori — come l' avvio di un processo di normalizzazione dopo gli anormali rigonfiamenti del 1973, ed ancora della prima parte del 1974. si prospetta la possibilità — secondo le previsioni dianzi ricordate — che il processo di aggiustamento delle partite correnti possa portare il deficit a soli 2.500 miliardi. questo andamento della bilancia dei pagamenti rappresenta la nota positiva fra le tante negative. non può non essere motivo di compiacimento il fatto che il processo di aggiustamento della bilancia dei pagamenti correnti sia più rapido di quanto atteso nei mesi scorsi. la cifra delle partite correnti della bilancia dei pagamenti attesta che il deficit dovuto alla parte non petrolifera delle nostre importazioni è stato riassorbito rapidamente e prima di ogni previsione, ma ciò non toglie che ogni attenzione debba essere posta su questa componente della nostra economia, dal momento che è prematuro parlare di un rovesciamento duraturo delle tendenze. inoltre, l' equilibrio dei nostri conti con l' estero, per la parte non dovuta agli aumenti del prezzo del petrolio, è la condizione per conservarsi credibilità e affidamento nel resto del mondo. spiragli modesti, ma importanti. l' allentamento delle tensioni monetarie era ed è, infatti, l' insostituibile premessa per ogni futura ripresa: non per una scelta « volontaristica » di politica dei « due tempi » , ma perché ogni rilancio della produzione in fase di violenta ascesa dei prezzi e di gravi squilibri nei confronti dell' estero è di per sé irrealizzabile, posto che sarebbe immediatamente vanificato o — peggio — trasformato in un impatto negativo dall' accelerazione della spirale inflazionistica. occorre non dimenticare, come è stato rilevato qui dall' onorevole Malagodi, che il miglioramento nella bilancia dei pagamenti , provocato dalle diminuite importazioni, è direttamente connesso alla flessione dell' attività produttiva e all' alleggerimento delle scorte. allorché questa tendenza si invertisse, potremmo dover fare nuovamente i conti con una pressione sbilanciante delle importazioni. d' altra parte, le prospettive oscure della domanda mondiale, almeno per l' anno in corso , non consentono di fare grande assegnamento — ai fini della bilancia dei pagamenti — sull' aumento delle esportazioni, per quanto, come abbiamo detto, si provveda a stimolarle. per tali motivi non si può procedere senza cautela nell' allentamento delle restrizioni creditizie. aggiungo qui per connessione di materia che il ministro del Bilancio collaborerà attivamente con quello delle Finanze per individuare mezzi idonei per reprimere un fenomeno che non va taciuto: quello delle falsificazioni nelle cifre dell' import export , sopravvalutando le prime e sottovalutando le seconde al doppio delittuoso scopo di espatri illeciti di valuta e di evasione fiscale . la decelerazione intervenuta nel movimento di numerosi prezzi ha consentito di avviare ora una azione di sostegno della domanda: delle famiglie meno abbienti in primo luogo, posto che un minor aumento dei prezzi consentirà di esercitare effetti reali espansivi sulla capacità di spesa dovuta agli aumenti dei salari e delle pensioni già concordati o in via di decisione; delle imprese poi, attraverso il ripristino di più favorevoli condizioni per gli investimenti. un ripristino cui tendono la politica monetaria da un lato, e le recenti misure approvate in materia di sostegno degli investimenti dall' altro. né va dimenticato, infine, che solo un andamento dei prezzi e dei costi ricondotto nei limiti di quanto avviene negli altri paesi industrializzati può rendere efficace un' azione di sostegno delle esportazioni, in un contesto internazionale ove le tensioni inflazionistiche si attenuano pressoché ovunque, ma dove la recessione è generalizzata. altra condizione per potere avviare una ripresa è quella del contenimento della spesa corrente della Pubblica Amministrazione , sì da dare spazio nella creazione di liquidità primaria alle attività produttive . su questo punto non si può non condividere l' opinione espressa dall' onorevole Bandiera e da quanti hanno voluto insistere sull' argomento. un certo, seppur lieve, miglioramento della situazione della finanza pubblica nel suo complesso (Stato, aziende autonome, enti di previdenza, regioni, enti locali ) si è avuto sia dal lato delle entrate sia da quello delle spese, tanto da devolvere i maggiori introiti più che a riduzione della spesa pubblica a incentivi per la ripresa. il rallentamento imposto alla spesa pubblica di parte corrente ha impedito che la creazione di liquidità per il Tesoro superasse di gran lunga il livello dell' anno precedente , come era nelle previsioni dell' estate scorsa. il disavanzo tra entrate e uscite correnti appare minore di quello dell' anno scorso di circa 700 miliardi, per l' aumento delle entrate del 27 per cento circa e delle uscite, sempre di parte corrente, del 21 per cento circa. l' indebitamento netto della Pubblica Amministrazione nel suo complesso appare inferiore a quello del 1973. date queste prospettive della congiuntura internazionale e di quella interna, il Governo ha ritenuto che fosse possibile e opportuno avviare una manovra intesa ad anticipare la ripresa della nostra economia rispetto ai tempi alquanto lunghi nei quali essa tenderebbe a manifestarsi se abbandonata alla spontaneità. il Governo pertanto si è mosso predisponendo un primo programma di interventi per la casa, per l' agricoltura e per le esportazioni, in modo da consentire subito a questi settori trainanti di contrastare la situazione deteriorata e di gettare le basi per la ripresa. tale manovra è apparsa possibile, in presenza di un movimento di decelerazione degli aumenti dei prezzi , ma a determinate condizioni. alla condizione, cioè, di non provocare ripercussioni sfavorevoli sulla bilancia dei pagamenti , il cui progressivo miglioramento è vincolo inderogabile e, in quanto tendenza già in atto, acquisizione da non dissipare. la manovra è apparsa altresì opportuna, in quanto sarebbe sacrificio non necessario perdurare nella restrizione della domanda oltre il limite che ci è imposto dalle condizioni della bilancia dei pagamenti , dagli obblighi contratti in relazione al nostro precedente indebitamento verso l' estero, e da rigidità effettivamente non eliminabili in breve nelle nostre strutture amministrative. le misure adottate dal Governo nel Consiglio dei ministri del 20 febbraio e quelle (in ispecie per l' edilizia abitativa) che saranno completate in questi giorni, hanno i requisiti richiesti per un provvedimento di rilancio che non incida negativamente sulla delicata operazione che è in corso — in modo promettente — per arginare il grave fenomeno del nostro indebitamento con l' estero e che non aggravi il potenziale inflazionistico. in primo luogo perché contengono misure volte a realizzare un risparmio di fonti energetiche e di spesa all' estero per l' acquisto di quote delle medesime. in secondo luogo perché l' aumento di spesa previsto al fine di avviare una ripresa di attività è indirizzato verso i settori la cui maggior produzione è destinata in prospettiva a sostituire importazioni (tale l' agricoltura), o è tale da implicare un limitato ricorso a importazioni, come l' attività edilizia, la quale è però produzione atta a contrastare efficacemente la disoccupazione. in terzo luogo, infine, perché la maggiore spesa concepita per gli scopi suaccennati trova la sua copertura in maggiori entrate che sono venute costituendosi o in minori spese, evitando di incrementare il disavanzo: ciò che non sarebbe opportuno in fase di inflazione tuttora sostenuta e in presenza di nostri impegni comunitari per una azione di risanamento finanziario di lunga lena. inoltre il Governo, per dare anche alle regioni la possibilità di una più adeguata azione, nelle circostanze presenti, nell' adempimento dei servizi di loro competenza, come pure per eliminare talune distorsioni rispetto al 1974, sta predisponendo — in attesa che venga varata la riforma della legge finanziaria regionale — un provvedimento-ponte mediante il quale integrare con una assegnazione straordinaria il fondo comune. a tal fine è stato predisposto un accantonamento sul fondo globale. lo sforzo fatto in proposito non può disconoscersi, onorevole Anderlini, onorevole D'Alema , onorevole Raucci, né può essere dimenticato che un motivo di minor incremento nelle entrate regionali sta nel fatto che la legge finanziaria in vigore prevede come prima componente una quota dell' imposta sugli olii minerali, e certamente Parlamento e Governo quando lo stabilirono non potevano prevedere la crisi che stava per sconvolgere il settore petrolifero. siamo d' accordo con le regioni nel portare avanti al più presto un più organico e definitivo progetto nei rapporti finanziari tra amministrazione centrale e amministrazioni regionali. vorrei aggiungere che sul tema delle regioni offre spunti obiettivi di grande interesse anche la relazione di minoranza sul bilancio. può essere opportuno a questo punto ricordare sommariamente l' attività svolta dal Cipe in questi ultimi mesi, che è stata piuttosto intensa ed ha interessato un po' tutti i settori in cui si estrinseca l' attività del comitato stesso, trattando di misure direttamente connesse con le prospettate esigenze della nostra politica economica . nel luglio 1974, in sede di impostazione del bilancio di previsione dello Stato per il 1975, il Cipe diede puntuali indicazioni in materia di finanza pubblica fissando, altresì, linee di azione e procedure. in particolare: esame di impostazione del bilancio di previsione dello Stato per il 1975; proposte dirette al ridimensionamento del disavanzo consolidato della Pubblica Amministrazione per il 1975, nell' ambito di un più vasto programma di risanamento della finanza degli enti locali e degli enti previdenziali; proposte per dare maggiore efficienza all' apparato statale; verifica della conformità delle vigenti leggi pluriennali di spesa con la priorità di investimenti pubblici e di interventi stabiliti nei programmi di Governo; organizzazione e avvio di un esame periodico del conto consolidato della Pubblica Amministrazione per verificarne gli effetti sulla evoluzione economica generale del paese. in sede di esame e definizione di programmi settoriali, a parte il piano petrolifero in precedenza approvato, sono stati approvati i programmi del CNEN e dell' Infn, riguardanti importanti settori della ricerca, e più recentemente le direttive attuative della legge che ha elevato da 150 a 250 miliardi la dotazione del fondo IMI per la ricerca applicata. accanto a tale fondo, per decisione recentemente assunta, opererà una sezione per la ricerca nel settore elettronico (componentistica e strumentale, quest' ultima applicata alle telecomunicazioni ed alla informatica). va qui positivamente notato che il Cipe ha stabilito che una quota dei fondi di ricerca vada lasciata a disposizione dell' industria media e piccola (analoga decisione ha adottato il Consiglio dei ministri per i sostegni alle esportazioni). il campo della ricerca avrà — nel suo complesso e per certi settori in particolare — bisogno di una concreta attenzione molto più accentuata che nel passato ed assolutamente indifferibile. già oggi, infatti, ma ancor più in una prospettiva anche vicina, molti paesi di nuova industrializzazione non solo cesseranno di essere importatori ma, con i loro costi di produzione nettamente inferiori, si porranno in una posizione concorrenziale sui mercati terzi che soltanto un nostro marcato salto di qualità potrà bilanciare. nel Cipe, con l' obiettivo di tonificare la attività economica più importante, è stato anche approvato il programma agricolo-alimentare dell' Efim che intende portare un notevole apporto in un settore particolarmente sensibile, quello delle carni, in correlazione con altre iniziative di competenza del ministro dell'Agricoltura . ricordo ancora il programma straordinario per il potenziamento e l' ammodernamento delle Ferrovie dello Stato , quello portuale ed i programmi recentemente approvati, rispettivamente, nel settore della telefonia e delle poste e telegrafi. per il Mezzogiorno, ricordo l' approvazione del quinto programma esecutivo del piano di rinascita della Sardegna e gli importanti progetti speciali nel settore della forestazione e dell' irrigazione, nonché per la razionale utilizzazione delle risorse idriche nel Mezzogiorno stesso e in Sardegna. più recentemente sono stati approvati altri progetti rivolti alla realizzazione degli impianti sportivi e al completamento della strada denominata « dorsale appenninica » (Rieti-Benevento). all' esame del Cipe sono, attualmente, i programmi degli enti di gestione delle partecipazioni statali , la cui problematica priorità dei programmi, modalità di loro finanziamento, coordinamento delle iniziative, conformità agli indirizzi generali della programmazione, sono motivo di attenta meditazione e di importanti decisioni per la politica del settore. anche in relazione ad un dibattito polemico, che merita maggior approfondimento e che sarà adeguatamente trattato non appena il ministro Bisaglia potrà riprendere in pieno il suo lavoro, accenno al ruolo esatto delle competenze del Cipe nell' approvazione dei detti programmi delle partecipazioni statali , su cui si sono soffermati anche l' onorevole Bassi e l' onorevole Turchi. lo farò in seguito. la materia è regolata dall' articolo 2 del decreto del presidente della Repubblica 14 giugno 1967, numero 554 che demanda al Cipe, su proposta del ministro delle partecipazioni statali , di verificare in tempo utile per la realizzazione, la conformità al programma economico nazionale dei programmi annuali e pluriennali degli enti di gestione delle partecipazioni statali e di formulare, anche ai fini dell' ordine di priorità delle diverse iniziative, le direttive generali di particolare rilievo per l' attuazione dei programmi stessi. lo stesso articolo dispone anche che il Cipe approvi la relazione programmatica che il ministro delle partecipazioni statali deve presentare annualmente al Parlamento in allegato allo stato di previsione della spesa del suo ministero. in effetti l' articolo 10 della legge 22 dicembre 1966, numero 1589, prevede la presentazione da parte del ministro delle partecipazioni statali di una relazione programmatica per ciascuno degli enti di gestione. in realtà, tuttavia, per prassi ormai consolidata, il ministro delle partecipazioni statali predispone una unica relazione contenente gli indirizzi generali di politica economica e industriale e la rappresentazione per aggregati riassuntivi degli investimenti programmati dei vari enti, dei fabbisogni finanziari e dei relativi modi di finanziamento. in allegato a tale relazione vengono presentati i programmi predisposti da ogni singolo ente di gestione. occorre riconsiderare se giovi tornare ad un più puntuale ossequio della normativa vigente. apro qui una parentesi per fornire alla Carriera — anche a nome del ministro delle partecipazioni statali e con riguardo specifico ai quesiti posti nella mozione che ha come primo firmatario l' onorevole Cariglia — alcuni dati informativi, mentre la procedura stabilita per questo nostro dibattito, che fissa a parte il discorso sul Mezzogiorno, induce a rinviare di qualche giorno l' intervento sui problemi connessi alla Cassa ed in generale alla politica per il sud. gli investimenti delle partecipazioni statali sono passati da 754 miliardi di lire nel 1964 a 2.400 miliardi, di cui — rispettivamente — nel Mezzogiorno 330 e 1.125 miliardi. gli investimenti nel sud sono saliti quindi dal 45,1 al 54 per cento . nell' intero territorio nazionale , nello scorso decennio, sono stati investiti oltre 12 mila miliardi di lire , di cui 6.835 nelle attività industriali e 5.234 nei servizi. circa l' obbligo di riservare al sud il 40 per cento , esso è stato rispettato e superato, di sei punti, con un 73,5 per cento nelle industrie ed un 26,5 per cento nei servizi. rispetto all' intera mole degli investimenti — economia pubblica ed economia privata l' apporto delle partecipazioni statali nel sud ha costituito il 37,5 per cento . all' estero sono stati fatti investimenti (ricerche, compartecipazioni, eccetera) per 1. 300 miliardi di lire . una dettagliata tabella, che mi riservo di allegare a questa mia relazione, contiene le cifre analitiche, in assoluto e per percentuali, sul corso degli investimenti per settore. circa il contributo all' occupazione, i dipendenti delle partecipazioni statali sono passati, nello stesso decennio, da 368.300 unità a 617.900, cui vanno aggiunti 25 mila lavoratori all' estero. appartengono alla categoria operai » circa il 66 per cento . l' apporto delle partecipazioni statali all' occupazione globale è aumentato dal 3,1 al 4,9 per cento . nel Mezzogiorno gli addetti ad aziende a partecipazione statale sono saliti da 63.100 a 162 mila. il quesito sui risultati di gestione meriterebbe una analisi meno sintetica. giovi tuttavia la notazione riassuntiva che — contrariamente a quel che si crede avendo di mira le perdite di questa o di quell' azienda, specie manifatturiera, — il complesso del sistema delle partecipazioni ha avuto, nel decennio indicato, un andamento globale equilibrato, con un avanzo di gestione, sia pur modesto (il corso contrario del 1970-72 è stato pareggiato dal resto del periodo considerato). sono opportune considerazioni a parte per il settore dei trasporti, marittimi e aerei. il primo non è massicciamente deficitario solo in virtù delle forti sovvenzioni del Tesoro, il settore aereo invece, dopo anni sodisfacenti, attraversa ora una grave crisi dovuta al costo dei carburanti e all' entrata in servizio degli aerei a grande capacità in un momento di rallentato sviluppo del traffico. in via generale è doveroso registrare una allarmante tendenza che ha visto passare il mondo dell' impresa privata da uno stato reattivo contro temute espansioni della mano pubblica economica ad un frequente appello per cedere allo Stato o alla GEPI aziende i cui conti non quadrano. talvolta per una prevalente considerazione di carattere sociale si è costretti a spingere verso queste soluzioni che non giovano certo a migliorare l' economicità di conduzione dell' impresa pubblica. anche in questi giorni ci troviamo dinanzi a stati di necessità di questo tipo per zone dove la mobilità della mano d'opera è praticamente impossibile. l' ammontare al valore nominale dei fondi di dotazione è il seguente: Iri: 1.817 miliardi; Eni: 1.090 miliardi; Efim: 401 miliardi; EGAM: 334 miliardi; Ente Cinema : 50 miliardi; Ente Terme : 33 miliardi. debbono essere ancora versate le seguenti somme: 231 miliardi all' Iri; 51 miliardi all' Eni; 71 miliardi all' Efim; 228 miliardi all' EGAM; 16 miliardi all' Ente Cinema e 12 miliardi all' Ente Terme . il ministro del Tesoro ha più volte spiegato i motivi di queste posizioni differite. circa l' indebitamento, rinvio il discorso ad una occasione più specializzata e appena chiuse le partite del 1974. accenno solo al fatto che alla fine del 1973 l' indebitamento era di 11.663 miliardi di lire , con un 25 per cento a breve, il 23 per cento obbligazionario e il 52 per cento a lungo termine . il costo delle operazioni a breve termine ha oscillato — sempre nel 1973 — tra il 6,2 e il 10 per cento . quello delle operazioni a medio e lungo termine va in un arco tra l' 8,25 e il 9 per cento . è noto che il 1974 ha peggiorato questi oneri passivi. il sistema delle partecipazioni ha fruito nel decennio di contributi della Cassa per il Mezzogiorno pari a 150 miliardi di lire (su un totale generale di 685 miliardi). nello stesso periodo sono stati accesi dalle partecipazioni mutui agevolati per iniziative nel sud per 2.020 miliardi di lire . sin qui le cifre. credo che l' onorevole Cariglia e gli altri firmatari della mozione, e così pure l' onorevole Altissimo, converranno con me che il discorso più generale sulla politica delle partecipazioni non possa che essere fatto con il ministro competente, il cui ritorno in quest' Aula mi auguro possa aversi al più presto. chiusa la non breve parentesi, torno a dar conto dell' attività del Cipe. accanto ai programmi prima menzionati, vi sono i problemi riguardanti il settore energetico. mentre è in attesa di poter completare la verifica dei programmi dell' Enel, il Cipe — prego l' onorevole Delfino di prenderne atto — dovrà esaminare le proposte che, in attuazione della delibera adottata il 26 aprile 1974 e concernente l' approvazione del piano petrolifero, gli saranno sottoposte dal ministro dell' Industria in materia di legislazione petrolifera, di regolazione dei rapporti tra Stato, Eni e altri operatori economici, di politica di approvvigionamento, nonché di razionalizzazione del settore della raffinazione e distribuzione dei carburanti. problemi generali e particolari riguardanti il settore agricolo-alimentare saranno oggetto di esame da parte del Cipe; e in particolare la politica zootecnica e la programmazione del settore bieticolo-saccarifero. in tale prospettiva, un impegno particolare sarà riservato al bilancio della politica agricola che, non appena definito dalla Commissione delle comunità europee , sarà sottoposto alla valutazione del Consiglio comunitario per la individuazione di nuove linee di politica agricola più confacenti alle attuali esigenze del settore. la definizione del punto di vista italiano, sia sul bilancio, sia sulle nuove linee di politica agricola , costituirà occasione per una discussione a parte, ma approfondita, sulla nostra politica agraria e sulle prospettive del settore, che, ce ne accorgiamo ogni giorno di più, assume un valore strategico per la ripresa produttiva, per il mantenimento di preziosi posti di lavoro (anche in caso di rientri dall' estero di nostri connazionali) e per il contenimento del deficit valutario. la cura posta nel seguire quella che può essere definita come la più grave crisi economica interna ed internazionale a far tempo dagli anni 50, ci pone nella doverosa necessità di seguire giorno per giorno, attentamente, l' evoluzione della situazione economica , al fine anche di trarre delle previsioni sul futuro più prossimo, è utile che il comitato tecnico-scientifico per la programmazione economica (nei prossimi giorni sarà riportato al suo plenum) possa prestare al riguardo una continua collaborazione, in armonia con l' orientamento di responsabilizzare questo organo e di farlo partecipare attivamente alle decisioni di politica economica programmata. l' attività del comitato tecnico-scientifico a fianco degli organi tecnico-amministrativi e di ricerca della programmazione, deve essere valorizzata specialmente in questo momento in cui il parere degli esperti che ne fanno parte appare indispensabile per l' assunzione delle scelte e la formulazione dei programmi di intervento. l' aver chiamato il comitato tecnico-scientifico a seguire passo per passo le vicende economiche per il 1975 rappresenta una garanzia per un meditato orientamento della politica economica a breve termine . il nostro primo obiettivo è oggi quello di approntare entro la prima metà di quest' anno le condizioni per fermare la caduta del reddito e degli investimenti, e quindi per ridurre le spinte depressive sul livello di occupazione e — ciò che più preme — per creare e consolidare le premesse di una ripresa autoalimentantesi del sistema i economico. è una manovra a largo raggio che ha già avuto nei provvedimenti annunciati la sua base di partenza. al di là dei provvedimenti congiunturali, imposti dal momento, non dobbiamo dimenticare che la politica economica deve trovare la sua pratica attuazione in un orientamento di ampio respiro , onde le strutture del paese rispondano alle sentite esigenze. per questa politica di riforma è essenziale il ricorso al processo decisionale programmato sulla base delle scelte ottimali, che tengano conto dell' integrazione economica europea e che si pongano la direttiva di un' evoluzione costante delle condizioni di vita , di una crescente occupazione, di un superamento degli squilibri territoriali e settoriali. sospinta dalle reali esigenze del paese, dall' avversa situazione economica , dalla ormai riconosciuta validità del metodo, la programmazione è ora invocata anche da chi nel passato l' aveva osteggiata. il ritorno alla programmazione si impone per passare da una condizione dell' economia articolata su politiche monetarie o congiunturali a politiche economiche incidenti sulle strutture economiche e sociali. in questo senso sono senz' altro da accogliere le osservazioni svolte da quei parlamentari che si sono soffermati su tali temi, come gli onorevoli Reichlin e Menicacci. ma quasi da tutti i settori — oltre che dallo stesso onorevole relatore per la maggioranza — è venuta la sollecitazione a ritornare alla programmazione: a ritornarvi in questo nuovo quadro economico, condizionato da fattori internazionali destinati a perdurare, con un impegno sia sul tempo breve, sia su quello lungo, senza dissociare i « due tempi » come ci raccomandano in particolare gli onorevoli La Loggia , Di Vagno , Di Giesi e Spinelli. pur condizionata dalle esperienze maturate fin dal suo sorgere, ai tempi di Ezio Vanoni, la programmazione lentamente ritorna e trae dalle esperienze stesse gli indirizzi per un suo nuovo corso, che potrà essere articolato non più su piani onnicomprensivi e su un ventaglio aperto di obiettivi, ma su pochi, precisi traguardi e su pochi, ma fondamentali strumenti, come ci suggerisce lo stesso onorevole Barca. da un esame oggettivo dell' esperienza fin qui fatta e specialmente da autorevoli testimonianze — direi di protagonisti delusi, possono desumersi alcune linee orientative per impostare un nuovo corso di programmazione. il nostro paese, ancor più di altri, non può sottrarsi in questo momento difficile ad un imperativo: darsi gli obiettivi di una trasformazione delle proprie strutture che valga ad adattare queste ultime alla mutata situazione creata dall' evolversi della realtà economica internazionale. per tale motivo è mio intendimento predisporre entro breve tempo un documento di indirizzo programmatico che, partendo da una ricognizione dello stato presente della nostra economia, nei suoi aspetti strutturali e congiunturali, individui i contributi immediati da dare all' azione di governo , al fine di avviare di nuovo un' espansione continua del reddito e dell' occupazione e il risanamento della finanza pubblica . ritengo che ciò corrisponda a quanto è nei voti delle parti sociali e di quanti operano nella nostra struttura produttiva, le une come gli altri bisognosi di un termine di riferimento per le proprie decisioni e per le proprie iniziative. ciò corrisponde anche, tra l' altro, ad una precisa sollecitazione che ci viene dalla Comunità Europea : sollecitazione che non può trovare insensibile chi abbia a cuore la permanenza e il consolidamento dell' Italia nel consorzio economico e politico dell' Europa. un rilancio della programmazione in un quadro di scelte articolate e meditate necessita comunque — accanto ad una effettiva riforma dell' amministrazione e ad un sempre più armonizzato rapporto comunità-Stato centrale-regioni — anche di aggiornati organi di partecipazione. tale potrà essere il Cnel, rinnovato e allargato alla partecipazione regionale insieme con i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro e con gli esperti. la partecipazione del Cnel al processo programmatico, economico, sociale è un' altra garanzia per il Parlamento e per il Governo nella formulazione di scelte meditate in funzione dei molteplici aspetti e dei complessi problemi che la tematica economica e sociale del paese presenta in questi anni di rapide ed intense evoluzioni. nel Cnel la programmazione può trovare, attraverso pareri emessi dopo approfonditi dibattiti e studi, l' indispensabile processo di decantazione delle opinioni di parte. in questa visione, la programmazione economica e sociale diventa anzitutto luogo di incontro delle differenti istanze per la crescita e la ripartizione del reddito, per la sua evoluzione qualitativa, per la sua destinazione agli investimenti produttivi e agli impieghi sociali. luogo di incontro di scelte concrete e di formulazione di programmi legati alle effettive possibilità di attuazione, la programmazione diventa poi metodo e strumento per rimuovere gli ostacoli, per controllare le politiche economiche settoriali, per dare concretezza alle decisioni di spesa, efficienza ed unità agli indirizzi del Governo, autonomia funzionale e partecipazione democratica all' organizzazione dell' intervento pubblico, la più ampia apertura, infine, al sistema di rapporti e di comunicazioni tra Governo, sindacati e imprese. vorrei concludere dicendo che nel dossier già tanto carico e preoccupante dei nostri impegni programmatici si è aggiunto — con accentuato vigore — il richiamo all' insieme dei problemi dei nostri emigrati, la cui voce è riecheggiata nella scorsa settimana, con grande carica umana, nella conferenza a loro dedicata. mentre nel pieno della crisi cui ha fatto efficace riferimento l' onorevole Mazzotta, si fatica a contenere la disoccupazione e a crear lavoro per le giovani leve, può sembrare ambizione irrealizzabile quella di riprendere un corso di sviluppo che non obblighi più alcuno all' espatrio forzato e consenta anzi il ritorno a chi deve e vuol rientrare. eppure questa deve essere la prospettiva verso cui indirizzare la nuova programmazione e questa volta dobbiamo assolutamente riuscire.