Giulio ANDREOTTI - Ministro del Bilancio e programmazione economica Maggioranza
VI Legislatura - Assemblea n. 314 - seduta del 16-12-1974
Bilancio di previsione 1975
1974 - Governo IV Moro - Legislatura n. 6 - Seduta n. 314
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , la crisi di Governo ha determinato, quest' anno, un forzato ritardo nella esposizione economico-finanziaria . è un ritardo, tuttavia, che consente di sottoporre alla vostra attenzione un quadro più aggiornato dei problemi di fondo della situazione a più di due mesi dalla presentazione, da parte del precedente Governo, della relazione previsionale e programmatica per l' anno 1975. i dati e le valutazioni che illustrerò potranno consentire un approfondimento della riflessione sulle prospettive attuali della nostra economia: riflessione che, per molti aspetti, si ricollega a quanto è stato organicamente sviluppato nelle recenti dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio e nell' interessante dibattito che ad esse ha fatto seguito, sia in questa Aula che in Senato. alla fine dello scorso settembre la relazione previsionale e programmatica tracciava un quadro consuntivo provvisorio dell' attività economica nel 1974 e alcune prime ipotesi quantitative sulle prospettive per il 1975. senza dilungarci nei dettagli delle indicazioni allora illustrate, vorrei ricordare i tratti essenziali del quadro previsionale contenuto nella relazione, con riguardo alle valutazioni tendenziali e ad alcune fondamentali prescrizioni normative. in primo luogo, sì delineava già con chiarezza la tendenza verso un rapido rallentamento della domanda interna anche per effetto delle misure fiscali adottate nello scorso mese di luglio. tale rallentamento, che trovava allora espressione sintetica in una previsione di incremento del reddito nazionale dell' 1,5 per cento nel 1975, contro un aumento del 4,5 per cento nel 1974, era considerato il prezzo, in larga misura inevitabile, per ricondurre, entro il prossimo anno, il disavanzo della bilancia corrente dei pagamenti nei limiti compatibili con le nostre disponibilità valutarie e con le concrete possibilità di accesso al credito internazionale. si valutava infatti necessario ricondurre tale deficit entro i 3.000 miliardi circa, contro i 5.300 miliardi previsti per l' intero 1974. si definivano, inoltre, le condizioni e i vincoli fondamentali per garantire una evoluzione delle diverse componenti della domanda compatibile con gli obiettivi di riduzione del disavanzo con l' estero e di contenimento delle tensioni inflazionistiche. in particolare, era posta in luce l' esigenza di contenere rigorosamente nel 1975 l' aumento della spesa pubblica corrente entro un limite del 16 per cento e di non consentire per il prossimo anno una dinamica complessiva dei redditi da lavoro che vada al di là della legittima rivendicazione di mantenere stabile il potere d'acquisto reale delle retribuzioni. a queste condizioni e in virtù di specifiche misure di controllo dei prezzi per alcuni prodotti essenziali, si riteneva possibile frenare progressivamente l' inflazione interna. un aumento medio del 16 per cento dei prezzi al consumo appariva al tempo stesso un traguardo raggiungibile e sodisfacente. esso infatti avrebbe implicato un sostanziale rallentamento dei prezzi nel corso del 1975 e un progressivo allineamento alle tendenze dell' inflazione internazionale. la strategia di politica economica contenuta nella relazione previsionale e programmatica non si limitava, infine, a precisare obiettivi e direttive dell' azione di più breve periodo, ma tracciava, nelle grandi linee, le direttive per un programma di medio periodo, centrato sulla riorganizzazione del sistema produttivo , delle infrastrutture e dei servizi pubblici e della finanza pubblica . le nuove condizioni economiche internazionali, i nuovi termini del rapporto tra paesi consumatori e paesi produttori di petrolio e le implicazioni che ne derivano all' interno di ciascun paese, ripropongono con carattere di urgenza la ripresa di una attività di programmazione economica che sia in grado di ridefinire le coordinate dello sviluppo economico italiano nel contesto internazionale per i prossimi anni. si tratta, del resto, di una esigenza e di un orientamento che sono avvertiti in modo pressante in tutte le economie occidentali. non a caso i principali organismi internazionali, innanzitutto la Comunità Europea e l' Ocse, stanno accentuando l' impegno verso l' impostazione di previsioni e programmi di medio periodo per il complesso dei paesi membri ; allo stesso tempo il rilancio della programmazione, come strumento fondamentale per la prospettazione delle alternative e delle condizioni della crescita futura dell' economia, costituisce nuovamente un impegno prioritario e concreto (basti ricordare le recenti decisioni del governo francese ) dei principali paesi occidentali. a due mesi e mezzo dalla presentazione della relazione previsionale e programmatica , le tendenze emerse sia a livello internazionale che a livello interno inducono a riconsiderare in senso pessimistico le prospettive economiche allora delineate. sul piano internazionale, l' aggiornamento delle previsioni per i principali paesi industriali, compiuto recentemente presso l' Ocse, mostra un notevole peggioramento delle tendenze per il 1975. in assenza di una profonda inversione nel segno della politica economica seguita dai paesi ricchi, e in particolare dagli USA, si prevede per il complesso dei sette maggiori paesi industriali, tra i quali è compresa l' Italia, una stagnazione assoluta contro una previsione di aumento del 3,5 per cento formulata alla fine dello scorso mese di luglio e recepita, come ipotesi di base, dalla relazione previsionale e programmatica . per gli USA, il cui peso sulla congiuntura è naturalmente altissimo, si prospetta una diminuzione assoluta del reddito nazionale per il secondo anno consecutivo. una recessione dell' economia mondiale sembra dunque purtroppo inevitabile in una prospettiva di breve periodo: vi è il fondato pericolo che la mancanza di una più equa ripartizione di responsabilità tra paesi in difficoltà e paesi non toccati o toccati solo marginalmente dalla crisi petrolifera si traduca in un meccanismo di autoalimentazione della crisi che sarà difficile riportare sotto controllo. le preoccupazioni per il permanere di forti tensioni inflazionistiche e i troppo lenti progressi verso intese internazionali per il finanziamento dei disavanzi delle bilance dei pagamenti inducono, infatti, i singoli paesi consumatori a ricercare, in via autonoma, la soluzione ai propri problemi attraverso politiche che, in ultima analisi, comportano un certo contenimento della domanda interna , mentre ciascuno confida in un sostanziale miglioramento della quota delle proprie esportazioni. la caduta del commercio mondiale, inevitabilmente connessa alle politiche restrittive dei paesi in difficoltà ma amplificata dalle scelte di politica economica dei paesi ricchi, vanifica quest' ultima speranza. si va, dunque, configurando un quadro assai cupo che impone rapide e importanti decisioni sul terreno della cooperazione e delle intese internazionali. sul piano interno, le informazioni più recenti sull' andamento congiunturale confermano che, già prima dell' estate, si è verificato il punto di svolta del ciclo economico italiano e che negli ultimi mesi si è avviata una fase di rapida caduta della domanda e dell' attività produttiva in un contesto di tensioni inflazionistiche ancora molto sostenute. nel terzo trimestre dell' anno la produzione industriale è diminuita di poco meno del 5 per cento rispetto al trimestre precedente: il recente dato relativo al mese di ottobre fa ritenere che nell' ultimo trimestre dell' anno si registrerà un' ulteriore flessione in termini assoluti. in termini di bilancio economico nazionale i risultati ancora moderatamente positivi del 1974 deriveranno, dunque, solo dal favorevole andamento del primo semestre, mentre l' andamento negativo del secondo semestre influirà negativamente sui risultati del 1975. le più recenti inchieste dell' Isco presso le imprese delineano per i prossimi mesi una accentuazione dei fattori recessivi a causa della generale flessione degli ordinativi, soprattutto di beni di investimento, dell' ampliarsi della capacità produttiva non utilizzata, del cedimento della domanda sia di consumi che di investimento. il rallentamento della domanda interna , unito agli effetti del provvedimento relativo al deposito cauzionale, ha determinato nel corso degli ultimi mesi una progressiva flessione delle importazioni in termini di quantità. purtroppo, pur se in misura minore, le condizioni dei mercati mondiali stanno influenzando negativamente anche le nostre esportazioni, che in termini di quantità accennano a rallentare. vi è tuttavia da registrare un elemento positivo, costituito dalla tendenza ad un apprezzabile miglioramento delle ragioni di scambio, sia a causa di una progressiva attenuazione dei prezzi dei prodotti importati (si è esaurito, in termini incrementali, l' effetto del rincaro del petrolio e si consolidano le tendenze al ribasso sui mercati internazionali delle materie prime ) sia in virtù di un consistente rialzo dei prezzi dei prodotti esportati. in conclusione, nonostante le sfavorevoli prospettive del commercio mondiale, la pesante caduta delle importazioni, legata ai più bassi livelli di domanda e di attività produttiva, sembra procedere lungo una linea che potrebbe condurci, già prima della fine del 1975, a pareggiare il nostro disavanzo non petrolifero. il positivo risultato che in tal modo sarebbe conseguito (e che — conviene ribadirlo — non potrà non costituire un vincolo permanente della politica economica per i prossimi anni in uno schema di riadattamento dell' economia mondiale ai nuovi rapporti di scambio tra paesi produttori di petrolio e paesi consumatori) deve, tuttavia, essere valutato in relazione agli altri fondamentali obiettivi di breve periodo della politica economica . non può, in particolare, essere sottovalutata la preoccupazione che il riequilibrio della bilancia corrente dei pagamenti, nella parte non collegata al rincaro del petrolio, si stia di fatto attuando entro tempi anche più brevi di quanto si potesse prevedere, ma con costi troppo elevati in termini di crescita del sistema economico , di investimenti e di occupazione. sulla base delle tendenze più recenti ora richiamate, il quadro previsionale aggiornato per il 1975, insieme con l' importante risultato di riduzione del saldo negativo con l' estero, ci segnala andamenti assai preoccupanti: « crescita zero » in termini di reddito nazionale e di consumi privati; diminuzione molto accentuata degli investimenti sia nel settore delle costruzioni sia negli impianti; una temuta diminuzione dell' occupazione dipendente nell' industria. si tratta, naturalmente, di prime ipotesi esplorative che, tuttavia, inducono a richiamare l' esigenza — chiaramente espressa, del resto, dal presidente del Consiglio — di impostare una manovra articolata di politica economica che, mentre impone di proseguire un' azione di controllo dell' espansione della domanda aggregata per garantire il rispetto del vincolo « esterno » , assuma al tempo stesso tutte le iniziative necessarie a consentire, in modo rigorosamente selettivo, una maggiore tenuta della domanda per investimenti e il sostegno della domanda estera. il programma del Governo ha individuato concretamente quei provvedimenti che, pur sostenendo la domanda interna , hanno un effetto riduttivo dello squilibrio dei nostri conti con l' estero. richiamerò tra poco il significato e gli obiettivi assegnati a tali provvedimenti. mi preme, in via preliminare, sottolineare un altro aspetto. una insufficiente o tardiva azione di rilancio della domanda di investimento in alcuni settori, oltre a consentire una immediata e inaccettabile caduta dei livelli di occupazione , determinerebbe condizioni più difficili per la lotta all' inflazione e per il riequilibrio della bilancia dei pagamenti . l' ulteriore assottigliamento dell' offerta interna e i ridotti livelli di produzione e di produttività conseguenti a una caduta degli investimenti produttivi pregiudicherebbero infatti lo sviluppo degli anni futuri, e, quindi, la possibilità di disporre di risorse interne crescenti da destinare al riequilibrio della nostra posizione esterna; ma, già nel breve periodo, tenderebbero ad appesantire i costi unitari di produzione innestando nel sistema un impulso aggiuntivo al già preoccupante andamento dei prezzi. le tendenze più recenti, del resto, sottolineano l' importanza di un' attenzione crescente da parte del Governo al problema dell' inflazione. le misure di politica monetaria e fiscale imposte dalle difficoltà della bilancia dei pagamenti non hanno infatti consentito di ricondurre il ritmo di aumento dei prezzi entro limiti accettabili. preoccupa, al contrario, la tendenza in atto dal mese di luglio verso una più rapida crescita dei prezzi al consumo rispetto ai prezzi all'ingrosso : nel complesso la inflazione nel 1974 risulterà purtroppo superiore al 20 per cento . il mancato rallentamento nell' ultima parte dell' anno, inoltre, è di ostacolo alla possibilità di mantenere per il 1975 l' obiettivo di contenimento dell' aumento dei prezzi entro il limite del 16 per cento . le direttive di politica economica e le azioni programmatiche da assumere sono state indicate in modo ampio e preciso dal presidente del Consiglio nella presentazione del Governo. l' odierna esposizione ha dunque lo scopo di porre in evidenza i temi che più incidono sull' indirizzo generale della politica economica e di sottolineare, senza pretesa di completezza, alcune decisioni di particolare rilievo. sul piano internazionale le possibilità di un' efficace cooperazione sì collegano: all' interno dei paesi industrializzati consumatori di petrolio ad un mutamento in senso espansivo degli indirizzi di politica economica interna degli Stati che presentano ancora una bilancia dei pagamenti forte, soprattutto degli USA, il cui prodotto nazionale rappresenta circa due quinti di quello complessivo di tutti i paesi industrializzati e la cui influenza sulla congiuntura mondiale è dunque massima; a livello mondiale, ad una impostazione, non concepita in termini puramente finanziari, capace di promuovere un flusso di beni materiali e di servizi che si muovano nella direzione opposta al flusso di petrolio, sulla base di un piano elaborato dai paesi industrializzati insieme ai paesi produttori di petrolio ed ai paesi in via di sviluppo . se la crisi in corso riuscirà a spingere verso una maggiore solidarietà internazionale e non viceversa, potremo a scadenza apprezzarne anche oggi nascosti aspetti positivi. per l' Italia, in particolare, è necessario valutare le implicazioni delle condizioni poste dalla Cee per la concessione di prestiti a medio termine e definire chiaramente la posizione del nostro paese nell' ambito delle trattative sulle proposte formulate dagli USA attraverso il segretario di Stato Kissinger e il ministro per il Tesoro Simon. tali proposte, per le dimensioni del meccanismo finanziario internazionale suggerito (un fondo di 25 miliardi di dollari già per il 1975) e per l' esplicito obiettivo antirecessione posto e perseguito con politiche differenziate nei vari paesi, possono offrire uno strumento fondamentale per la soluzione dei problemi economici attuali. sul piano interno, vorrei soffermarmi sulle condizioni che consentano di contenere l' inflazione, obiettivo prioritario dell' azione del governo che, come si è visto, appare in questa fase più arduo da conseguire. il presidente del Consiglio ha giustamente sottolineato la necessità di mantenere una politica monetaria severa per impedire un' ulteriore spinta al processo inflazionistico: ed ha indicato gli strumenti selettivi per assicurare una pur moderata accelerazione del finanziamento dell' economia, soprattutto per il sostegno degli investimenti industriali e delle imprese esportatrici. si è già posto in evidenza, con viva preoccupazione, come l' andamento dei prezzi al consumo negli ultimi mesi non abbia registrato quella attenuazione che al momento della relazione previsionale e programmatica sembrava possibile, e come ciò influisca negativamente sulla previsione per il 1975. un aumento del costo della vita di questa intensità per il secondo anno consecutivo pone problemi di salvaguardia del livello reale delle retribuzioni e di tutela delle categorie più colpite. in queste condizioni impegno primario è quello di consentire, anche al più elevato tasso di inflazione oggi previsto, il mantenimento del potere di acquisto reale delle retribuzioni. la valutazione di meccanismi più efficaci di protezione dei salari deve essere compiuta, quindi, tenendo conto di tutte le componenti che incidono sugli aumenti salariali, in particolare del pieno operare, nel 1975, degli accordi contrattuali stipulati negli anni precedenti. per la finanza pubblica , l' evoluzione dei flussi di cassa relativi all' esercizio in corso fornisce utili elementi di riflessione per precisare le linee di azione che dovranno caratterizzare l' attività di Governo per il prossimo anno. l' obiettivo di mantenere immutato l' indebitamento complessivo dell' amministrazione pubblica appare certamente difficile, se non si pone mano con determinazione e convinzione ad una severa e rigorosa riqualificazione della spesa pubblica corrente. si prevede infatti che il gettito tributario non potrà seguire, in termini di tasso di incremento, l' evoluzione del reddito nazionale monetario. ciò si deve essenzialmente ad una flessione dell' incremento del gettito delle imposte dirette , che mentre non può giovarsi, se non in misura assai ridotta, del prelievo relativo ai vecchi tributi soppressi, non può ancora avvalersi pienamente dell' apporto dei nuovi tributi, operanti ancora in fase di transizione tra vecchio e nuovo sistema di imposizione caratterizzato da scompensi e ritardi nella formazione degli accertamenti. non va per altro sottovalutato l' effetto delle agevolazioni introdotte in sede di presentazione e di approvazione del « pacchetto fiscale » , che secondo le stime dei tecnici determina per il 1975 una diminuzione di entrate di oltre 1.000 miliardi. occorrerà sviluppare un rigoroso impegno inteso a colpire con rinnovata incisività e sempre maggiore efficacia l' area di evasione, per avvicinare il più possibile la dinamica del prelievo complessivo a quella del reddito, ponendo in opera i nuovi strumenti di accertamento previsti dai decreti fiscali e dagli ultimi provvedimenti che integrano e correggono i decreti delegati in materia di riforma tributaria . va inoltre migliorata e rafforzata la vigilanza e l' efficienza dell' amministrazione finanziaria . pari impegno richiede il controllo sulla spesa di parte corrente e segnatamente su quella che incide sui costi di gestione. al ministero del Bilancio sono in elaborazione proposte concrete al riguardo che spero di poter presto sottoporre al vaglio del comitato tecnico scientifico della programmazione, organo al quale, specie in momenti difficili come il presente, va dato un più marcato ruolo di ausilio e di corresponsabilizzazione nella politica economico-finanziaria del Governo. le decisioni programmatiche, da assumere con priorità chiaramente indicate dal presidente del Consiglio , perseguono due obiettivi essenziali: il contenimento delle spinte recessive che minacciano i livelli di occupazione ed il riequilibrio dei nostri conti con l' estero. i programmi per l' energia e per l' agricoltura tendono, appunto, con effetti misurabili anche nel breve periodo, a contenere consumi nei settori in cui la produzione nazionale è inelastica e la domanda viene sodisfatta, al di là di un certo limite, dalle importazioni e ad allargare l' offerta per conseguire una sostituzione delle importazioni ovvero, per talune produzioni agricole, per ampliare le nostre esportazioni. non occorre sottolineare l' estrema urgenza e il rilievo delle decisioni da assumere nel campo della politica energetica . l' incidenza che l' importazione di petrolio greggio ha nei nostri conti con l' estero (l' approvvigionamento petrolifero comporterà un esborso di oltre 5.000 miliardi nel 1974) costituisce un vincolo strutturale certo non modificabile se non nel lungo termine. l' esigenza di riequilibrio della bilancia dei pagamenti richiede che anche nel breve e medio periodo venga però realizzato un contenimento delle importazioni di petrolio greggio attraverso misure di razionalizzazione degli approvvigionamenti e dei consumi energetici. tenuto conto che nel 1973 i consumi interni di prodotti petroliferi (compresi quelli per impieghi petrolchimici ed esclusi i « bunkeraggi » internazionali) sono stati pari a 100 milioni di tonnellate , si può fissare per il 1975 l' obiettivo di non superare un livello di consumi di 90 milioni di tonnellate , inferiore cioè del 10 per cento rispetto a quelli del 1973. tale obiettivo risulta conseguibile senza danno della difesa dei livelli produttivi e dell' occupazione. il contenimento dei consumi nell' anno in corso si sta in parte verificando per effetto della reazione all' aumento dei prezzi . per realizzare l' obiettivo di riduzione per l' anno 1975 si rendono necessarie, sulla base di una attenta analisi del prevedibile bilancio energetico dell' anno e delle tendenze in atto nei consumi dei singoli prodotti, coordinate misure riguardanti sia prezzi e tariffe che l' avvio di programmi di razionalizzazione volti al risparmio energetico . il ministro dell' Industria farà entro il mese di gennaio proposte concrete al Cipe, anche per dare avvio con scadenze precise ed impegni operativi alla preparazione di un piano dell' energia. tale piano risponderà alle seguenti caratteristiche: sarà inquadrato in una prospettiva a lungo termine ; riguarderà l' intero sistema energetico e non solo singoli settori: sarà collocato in un quadro di collaborazione internazionale, in generale, ed europea in particolare: un primo atto in questa direzione è rappresentato dalla partecipazione italiana all' Agenzia energetica internazionale costituitasi recentemente presso l' Ocse. la possibilità di sostituire la nostra dipendenza dal petrolio greggio con fonti alternative che migliorino il grado di sicurezza ed alleggeriscano l' onere per la bilancia dei pagamenti è legata principalmente, nei prossimi 15 anni, all' introduzione su vasta scala dell' energia nucleare . ma i tempi di introduzione dell' energia nucleare richiedono, per ottenere effetti significativi, almeno un decennio. da ciò derivano due obiettivi: a) un' azione di risparmio dei consumi energetici tendente a contenere, fino al 1985-90, la crescita delle importazioni petrolifere; b) la realizzazione di un vasto e coordinato programma di costruzioni di centrali nucleari . per quanto riguarda il primo obiettivo, si stima che un programma di conservazione dell' energia può conseguire un risparmio dell' ordine del 15 per cento dei consumi tendenziali mantenendo inalterati gli obiettivi di sviluppo del reddito e dell' occupazione. per quanto riguarda il ruolo che l' energia elettrica di origine nucleare potrà avere nella copertura dei fabbisogni energetici del paese, i tecnici indicano come obiettivo da coprire nel 1990 il sodisfacimento della richiesta complessiva di energia elettrica per oltre il 70 per cento mediante produzione elettronucleare, mentre la produzione termoelettrica tradizionale passerebbe dall' attuale 60 per cento a meno del 20 per cento . ciò comporterà un impegno di massicce dimensioni articolato nel modo seguente: un programma di localizzazione di centrali, che consideri tutti gli aspetti ambientali e amministrativi; la scelta dei tipi di reattori e la standardizzazione dei componenti; innovazioni nelle modalità di committenze attraverso il ricorso ad ordinazioni multiple per permettere l' accorciamento dei tempi di progettazione, realizzazione, controllo della sicurezza; infine, l' adeguamento della capacità dell' industria manifatturiera. tale programma comporterà pertanto la definizione di impegni dettagliati da parte dello Stato, delle regioni, dell' Enel e dell' industria, e richiederà una solidarietà ed un abbandono di particolarismi, di cui fino ad ora molto si è sentita la mancanza. sarà poi necessario dare il massimo impulso alla ricerca di idrocarburi nel territorio nazionale e ai programmi di ricerca sia nel campo delle nuove fonti che in quello della conservazione dell' energia. una cura particolare gli organi della programmazione porteranno ai problemi dell' agricoltura ed in modo speciale a quelli della alimentazione. qui, infatti, forse più che altrove, una insufficiente pianificazione a medio e a lungo termine produce squilibri di cui si pagano durissimi prezzi. mi limiterò per il momento ad annotare che tra i problemi più urgenti emersi nel corso degli ultimi anni nel settore agricolo, come è noto, particolare evidenza assume la crisi della nostra zootecnia. il costante divario tra il volume delle produzioni zootecniche e quello dei relativi consumi ha determinato, infatti, un peggioramento del nostro grado di autoapprovvigionamento di entità tale da costituire un elemento critico dello squilibrio della nostra bilancia commerciale , con effetti rilevanti sull' attuale tensione inflazionistica. si pone pertanto l' esigenza di definire una politica per il settore atta a garantire, allo stesso tempo, un più sodisfacente grado di autoapprovvigionamento, un contenimento della spinta inflazionistica indotta dallo squilibrio tra domanda e offerta di prodotti zootecnici e una più efficiente utilizzazione delle nostre risorse. tale politica dovrà, secondo gli esperti, articolarsi in due fondamentali direttrici volte a conseguire i seguenti obiettivi: il consolidamento e l' espansione delle produzioni degli allevamenti bovini, nel quadro di una relativa riduzione della domanda di carne, del resto già in atto, e di una rilevante espansione dei consumi di latte e prodotti lattierocaseari; un forte sviluppo delle produzioni carnee sostitutive di quella bovina ed in particolare di carne suina da consumo fresco, cui dovrà corrispondere, mediante adeguati interventi nell' orientamento dei consumi, un consistente incremento della relativa domanda. diversi programmi finora predisposti (Efim, Cassa per il Mezzogiorno ) e gli stessi interventi dell' amministrazione centrale e delle regioni dovranno rispondere agli obiettivi indicati ed essere opportunamente coordinati. in tale quadro, occorre in particolare: potenziare in misura assai elevata gli interventi previsti dal progetto speciale della Cassa per il Mezzogiorno per il settore suinicolo; dare priorità agli interventi previsti dal programma Efim nel settore relativo alla creazione di infrastrutture per la trasformazione e la commercializzazione delle carni; assicurare un ruolo prioritario al potenziamento dell' allevamento da latte nel progetto di legge predisposto dal ministero dell'Agricoltura , allo scopo, sia di incrementare le produzioni di latte e di prodotti lattierocaseari, sia di avere più ampie disponibilità di bestiame da ingrasso. per la politica dell' edilizia, l' azione del governo sarà rivolta, da un lato, alla riorganizzazione dell' intervento pubblico nel settore ed all' accelerazione delle procedure di spesa, dall' altro all' attuazione di un vasto programma, di edilizia convenzionata volto a conseguire una consistente disponibilità di alloggi da concedere in proprietà ed in locazione. a tal fine saranno predisposti nuovi meccanismi di raccolta del risparmio, tali da superare l' insufficienza dei canali tradizionali di finanziamento dell' edilizia. sarà altresì data soluzione all' insieme dei problemi che rallentano la realizzazione di iniziative di edilizia convenzionata nell' ambito dei piani di zona della legge numero 167, quali in particolare: la mancata definizione di una convenzione-tipo; il persistere delle difficoltà nel reperimento del credito da parte degli operatori privati, specie per gli alloggi da realizzare su aree concesse con diritto di superficie; il ritardo da parte degli enti locali nell' avviare le procedure di acquisizione delle aree sia a causa delle difficoltà finanziarie, sia per il mancato collegamento tra la concessione delle anticipazioni e l' erogazione dei mutui previsti dalla legge numero 865. la grave situazione di stasi dell' industria delle costruzioni esige, inoltre, un piano di emergenza promosso in piena collaborazione con le regioni e che dovrà avere una particolare incidenza nel Mezzogiorno. l' azione meridionalistica — che continuerà ad attuarsi, come previsto dalla legge numero 853 del 1971, attraverso i progetti speciali approvati dal Cipe e realizzati dalla Cassa per il Mezzogiorno — troverà così una sua nuova dimensione, più aperta, secondo un antico auspicio della cultura meridionalistica, alla diretta attribuzione di responsabilità alle forze politiche locali che si esprimono nelle regioni. naturalmente, tale impostazione esige un attento coordinamento fra programmi regionali e azione della Cassa, soprattutto in vista del nuovo ciclo dell' intervento straordinario nel Mezzogiorno che si aprirà nel 1976 e che dovrà essere oggetto di iniziativa legislativa nel corso del 1975. l' unificazione del ministero della programmazione con quello per il Mezzogiorno, attuata in questa formazione governativa, consente di assumere la piena responsabilità della unità e coerenza fra intervento della Cassa e nuova dimensione straordinaria dell' azione regionale. l' avvio così ampio ed impegnativo di una programmazione per progetti costituisce una occasione tanto più preziosa ed irripetibile nel sud dopo le recenti decisioni assunte dal Consiglio della Cee che, accogliendo posizioni a lungo sostenute dal nostro paese, ha finalmente istituito un fondo regionale di circa 800 miliardi di lire . gli organi comunitari potranno, così, assicurare il finanziamento per progetti di investimento la cui natura e la cui dimensione siano tali da incidere sugli squilibri fra grandi aree territoriali a livello comunitario. i progetti contenuti nel piano di emergenza e quelli della Cassa potranno, dunque, fornire una base convincente per l' attribuzione tempestiva e quantitativamente rilevante di una quota del fondo regionale comunitario all' Italia (pari al 40 per cento dell' ammontare complessivo del fondo stesso). naturalmente, la manovra delle risorse disponibili attraverso il fondo regionale non costituisce l' unico strumento della politica regionale europea che dovrà assicurare un coordinamento attivo delle politiche di localizzazione dei maggiori insediamenti industriali. solo in questo modo il nostro paese potrà riuscire a porre la questione meridionale come problema europeo. è compito del ministro del Bilancio e della programmazione economica sottolineare che, al di là dell' azione prioritaria da svolgersi secondo le indicazioni fornite dal programma di Governo ed in connessione con essa, si pone la necessità di guidare e di promuovere un processo di ristrutturazione e sviluppo che investe l' intero sistema industriale italiano ed è volto ad adattarne le caratteristiche al mutamento non reversibile delle condizioni internazionali e delle ragioni di scambio. il processo di industrializzazione, cui è stato affidato negli ultimi due decenni lo sviluppo economico del paese, la sua modernizzazione ed integrazione nell' area europea, è andato, nel corso dell' ultimo quinquennio, manifestando limiti e carenze che si aggiungono a quelli storici propri della nostra economia. la nostra industria aveva realizzato la sua espansione cogliendo le possibilità di sviluppo fornite da una domanda internazionale particolarmente sostenuta e dalla rapida crescita di alcuni consumi interni. essa si era potuta giovare di una larga disponibilità di manodopera ad un costo sensibilmente inferiore a quello medio europeo e del ricorso al progresso tecnico direttamente incorporato negli impianti, disponibile quindi agevolmente mediante l' acquisizione dei macchinari. ma queste condizioni favorevoli si sono andate esaurendo. fino al 1969, alla dinamica delle esportazioni, spinta traente della nostra crescita, avevano contribuito non solo la espansione del commercio mondiale ma anche la competitività delle nostre produzioni. dal 1969 in poi principale fattore d' impulso della crescita delle nostre esportazioni è stata l' espansione del commercio mondiale mentre si è ridotta la competitività. ciò accanto ad altre circostanze (quali le controversie sindacali del primo quadrimestre dell' anno che hanno fortemente contratto l' offerta) ha condotto, nel 1973, alla diminuzione della nostra quota di partecipazione alle esportazioni mondiali. la perdita di impulsi collegabili alla competitività è dovuta a cause complesse. se si analizza la struttura delle nostre esportazioni, si rileva la forte prevalenza di prodotti entrati ormai nella fase della maturità del loro ciclo e la scarsa incidenza di prodotti ad elevato contenuto di innovazione e redditività. la nostra industria si trova, dunque, da un lato, stretta dalla concorrenza di paesi a più basso costo del lavoro per le produzioni con tecnologie facilmente disponibili e standardizzate, mentre non riesce ad allargare in misura sodisfacente il suo fronte verso prodotti a più alto valore unitario. gli organi della programmazione da molti anni hanno proposto la direttiva della diversificazione del nostro sistema industriale. ma la debolezza di misure efficaci di sostegno non ha permesso di conseguire risultati sodisfacenti in questa direzione. ora, le prevedibili conseguenze degli aumenti di prezzo del petrolio greggio impongono una complessa e tempestiva azione di riadattamento del nostro sistema industriale. questa azione deve tener conto delle prevedibili modifiche sia nella struttura del commercio mondiale, sia nella composizione della domanda interna . per quanto riguarda il commercio mondiale, se potrà essere realizzata una sodisfacente cooperazione internazionale nel campo monetario e commerciale, sarà possibile realizzare intensi programmi di industrializzazione nei paesi produttori di petrolio nonché in quei paesi del terzo mondo che potranno usufruire di prestiti da parte dei paesi produttori di petrolio. ciò aprirà, per i paesi di più antica industrializzazione, la prospettiva di un nuovo e ampio mercato, caratterizzato da stretti vincoli di complementarità negli scambi. in questa prospettiva assumeranno un ruolo prevalente l' industria produttrice di beni strumentali, l' impiantistica, la capacità di fornire pianificazione di sistemi, assistenza tecnica e soluzioni agli specifici problemi di quei paesi non solo nel campo industriale, ma anche nell' agricoltura e nelle grandi infrastrutture: opera di bonifica, dissalatori, edilizia e pianificazione urbana. più incerte possono presentarsi le prospettive sui mercati del Nord America e della Cee, verso i quali sono ora rivolte prevalentemente le nostre esportazioni. la crisi energetica determinerà una modificazione della struttura dei consumi; e l' inasprirsi dei costi spinge a perseguire più elevati livelli di produttività sia attraverso il progresso tecnico ed organizzativo sia attraverso ristrutturazioni settoriali. occorre certamente un massiccio sforzo di iniziative e di lavoro in questa complessa congiuntura: e se si possono chiedere allo Stato efficaci misure, la soluzione è prima di tutto legata ad un impegno più deciso ed integrale delle varie componenti del processo produttivo. per quanto riguarda la domanda interna , esigenze di riequilibrio della bilancia commerciale e mutamenti nella struttura dei costi determineranno la necessità di contenere l' espansione e talvolta di ridurre i livelli di alcuni consumi privati e di rafforzare le infrastrutture collettive rispondenti a criteri di razionalizzazione del sistema (come i trasporti nelle aree metropolitane ) e a fondamentali esigenze civili e sociali (sistema sanitario , sistema formativo , edilizia abitativa e scolastica). nel quadro delle prospettive così delineate, la nostra industria dovrà adeguare le sue strutture e capacità ai seguenti fini: cogliere le nuove occasioni produttive e di scambi che si prospettano nei paesi emergenti ; affrontare le nuove condizioni di concorrenza che si presenteranno nei paesi industrializzati ; far fronte alle modifiche prevedibili nella evoluzione della nostra domanda interna soprattutto in materia di creazione di nuove infrastrutture e servizi collettivi. signor presidente , onorevoli colleghi , il Parlamento e la pubblica opinione sono ancora sotto l' impressione del responsabile appello rivolto dal presidente del Consiglio nel chiedere la fiducia per il nuovo Governo. l' inventario delle difficoltà, messo in evidenza in questa occasione, non ha bisogno di commenti: né giova indugiare ulteriormente sui sacrifici necessari e sui rischi gravi che incombono sull' avvenire della nazione. confortati dall' esperienza positiva nel superare momenti non meno difficili lungo la tormentata esperienza trentennale del dopoguerra, noi dobbiamo scrollarci di dosso ogni abito di rassegnazione e di fatalismo per dar luogo ad un effettivo spirito di riuscita che ancora prima che tecnico ed economico deve essere politico e morale. nessuno ha il diritto, per paura o per pigrizia, di compromettere ed anche soltanto di ritardare il ritorno ad una condizione di ripresa dello sviluppo sociale e civile del popolo italiano .