Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 307 - seduta del 05-12-1974
1974 - Governo IV Moro - Legislatura n. 6 - Seduta n. 307
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , avendo sulle mie spalle la responsabilità di aprire il dibattito alla Camera sulle comunicazioni del Governo, credo sia corretto che mi riferisca alla discussione che si è svolta, e da poche ore si è conclusa, nell' altro ramo del Parlamento, tenendo conto di ciò che i rappresentanti dei vari gruppi politici hanno detto al Senato e tenendo altresì conto del fatto che, con ogni probabilità, gli stessi concetti — in termini politici generali — saranno espressi in questo ramo del Parlamento. dico ciò perché cercherò, onorevole presidente del Consiglio , di portare avanti un colloquio e soprattutto una chiarificazione sulla grave e, a nostro avviso, addirittura drammatica situazione politica che, con l' avvento del suo Governo, si è venuta a determinare in Italia. prima che il suo Governo, onorevole presidente del Consiglio , si presentasse alle Camere, avemmo modo, attraverso un comunicato dell' Esecutivo del nostro partito, di esprimere un giudizio che era allora certamente un giudizio preventivo, magari pregiudizio, se non preconcetto; un giudizio che, alla stregua delle risultanze del dibattito svoltosi nell' altro ramo del Parlamento, credo di poter ripetere all' inizio di questo mio intervento. dicemmo in quel comunicato che il Governo da lei presieduto, onorevole Moro, è un Governo di sinistra integrato e appoggiato da forze di centro. credo di poter ripetere lo stesso giudizio dopo aver letto con ogni attenzione non soltanto il suo iniziale discorso, ma anche la sua replica al Senato, e dopo aver letto con attenzione gli interventi di tutti i gruppi. credo, anzi, di poter affermare qualcosa di più. ritengo di poter dire che, dal 1948 in qua, questo è il primo Governo della Repubblica che nasce, se non con la benedizione, per lo meno con la sodisfazione aperta e manifesta del partito comunista italiano. al Senato, per il Pci si è espresso, con molta chiarezza, il senatore Perna, il quale ha dichiarato: « anche se la vittoria non è stata certamente soltanto dei comunisti, positivo deve considerarsi il risultato... » . il risultato è lei, onorevole Moro, quale presidente del Consiglio di questo Governo. i comunisti hanno avuto la bontà, in Senato, l' avranno anche qui, di affermare che la vittoria non è stata tutta loro; così si comportano, intelligentemente, i comunisti ogni qualvolta riescono ad ottenere vittorie per sé con il concorso di altri. i comunisti ripeto — soprattutto attraverso il senatore Perna, come ho testé ricordato, hanno dichiarato che il risultato è a loro avviso positivo. con ancora maggiore chiarezza e decisione, in sostanza, il partito comunista si è espresso a conclusione del dibattito in Senato, questa mattina, quando, in sede di dichiarazione di voto , il senatore Cossutta è andato ben oltre ogni precedente dichiarazione benevola, o di larvato appoggio rivolta dal Pci a precedenti governi. come ella mi insegna, onorevole Moro, quella degli atteggiamenti sfumati dai comunisti verso la maggioranza è una storia che dura da molti anni, da quando l' onorevole Togliatti, al cospetto del primo Governo di centrosinistra o aperto a sinistra, inventò la formula della « opposizione di stimolo » (pur sempre opposizione, comunque). nella sua dichiarazione di voto di questa mattina — che, per altri versi, ha avuto toni di asprezza sui quali mi soffermerò un poco più avanti — il senatore Cossutta ha dichiarato testualmente: « non ci prefiggiamo di rovesciare un Governo che non ha la nostra fiducia » . non voglio soffermarmi a considerare la solo apparente contraddizione formale tra la manifestazione di volontà negativa da parte di un partito che vota contro, e la manifestazione di volontà positiva da parte dello stesso partito che, dicendo che voterà contro e che sta per votare contro, afferma di non voler rovesciare il Governo, neanche in prospettiva. mi debbo invece soffermare sulla reale intenzione politica del partito comunista , il quale all' inizio della vita di questo Governo dichiara di non avere intenzione di rovesciarlo, cioè dichiara che fin tanto che questo Governo (almeno, così io interpreto, e non credo di interpretare inesattamente né faziosamente) risponderà ai fini per i quali il partito comunista ne ha facilitato la nascita e ne ha salutato positivamente l' avvento, il partito comunista contribuirà a tenerlo in piedi. può darsi che questa per lei, onorevole Moro, e per i suoi amici della compagine governativa sia una buona notizia; ma io non credo che sia una buona notizia ai fini della difesa degli interessi generali del paese. sicché, onorevole presidente del Consiglio , si determina, all' inizio della vita di questa nuova compagine governativa, una situazione apparentemente paradossale. c' è un partito — il partito comunista — il quale vota contro, ma si esprime in favore. c' è un altro partito — molto vicino, credo, al partito comunista : il partito socialista che vota in favore ma si esprime con notevoli riserve, o addirittura con larvate minacce, e in ogni caso sulla base di pesanti condizionamenti, di tutta una serie, onorevole Moro, di quos ego che pendono sulla sua testa e su quella del Governo da lei presieduto. è una contraddizione reale, anche questa, o è una contraddizione apparente? io credo che sia una contraddizione apparente, la quale nasce da una considerazione, a mio avviso, ancora più grave delle precedenti, la più grave di tutte: e cioè dalla considerazione che questo Governo, onorevoli colleghi , in verità non nasce dalle ancora incerte e traballanti intese fra la Democrazia Cristiana e il partito socialista , e neppure dalle incerte e traballanti intese fra la Democrazia Cristiana e il partito repubblicano e il partito socialdemocratico ; nasce da un' intesa di fondo fra la Democrazia Cristiana — o, più correttamente, fra una parte della Democrazia Cristiana (che senza alcun dubbio l' onorevole Moro si è assunto la responsabilità grave di rappresentare) — e il partito comunista . in che consiste l' accordo, il patto? qualcuno parla (ne hanno parlato i giornali: non è quindi urla indiscrezione, da parte mia, e non è nemmeno fantascienza, come è stato replicato al Senato ai nostri oratori), qualcuno parla, dicevo, di patto di legislatura. non so se si tratta di un patto di legislatura; so che questo Governo, per i modi della sua nascita, per le giustificazioni della sua nascita, per i suoi contenuti politici, per larga parte dei suoi contenuti programmatici, concede al partito comunista le tre condizioni di agibilità che al partito comunista sono indispensabili per procedere verso ulteriori e più ambiziosi traguardi; cioè mette il partito comunista nelle migliori condizioni possibili per assicurargli tutto ciò che, in atto e in prospettiva, esso può pensare di avere ottenuto o di dover ulteriormente realizzare. quali sono le tre condizioni? la prima è l' egemonizzazione della vita sindacale da parte del partito comunista . a questo riguardo, credo non vi siano dubbi; e, se per avventura qualche dubbio fosse rimasto a qualcuno, lo sciopero generale di ieri, le sue giustificazioni e motivazioni, l' andamento delle manifestazioni nel corso dello sciopero — e non soltanto a Napoli, con la contestazione pesantissima dell' esponente repubblicano Vanni — hanno dimostrato o, per dir meglio, hanno confermato ad usura che siamo all' egemonizzazione della vita sindacale da parte del partito comunista , con la preventiva approvazione del Governo. non spetta a me parlare di questi argomenti nel corso dell' attuale dibattito — ho soltanto accennato ad essi; ne parlerà molto meglio di me l' onorevole Roberti, segretario generale della CISNAL — ma penso che questa prima constatazione corrisponda anche al pensiero dell' onorevole Roberti nella sua qualità di segretario generale della CISNAL. la seconda condizione che questo Governo garantisce a priori al partito comunista è il riconoscimento — del quale, durante il suo discorso, l' onorevole Moro è stato largo della liceità, più ancora, della legittimità, delle cosiddette manifestazioni popolari; manifestazioni popolari che in ogni parte d' Italia sono dirette e programmate dal partito comunista e vedono sempre più largamente, sempre più pesantemente e sempre più insidiosamente — fino all' organizzazione delle milizie popolari in talune città d' Italia — la partecipazione dei socialisti e di tutti o quasi tutti i gruppi della sinistra extraparlamentare. non era mai accaduto che un Governo, nella sua presentazione alle Camere mostrasse di legittimare o addirittura gradire siffatti collegamenti « di massa » o popolari, i quali, comunque giustificati, mantengono sempre, onorevole Moro, una carica insidiosa di eversione e di sovversione o, comunque, di violenza. e i fatti lo dimostrano. la terza condizione che questo Governo garantisce a priori al partito comunista — ed è interessante che proprio su questo aspetto la risposta del senatore Perna all' onorevole Moro nell' altro ramo del Parlamento sia stata particolarmente prodiga di riconoscimenti positivi — la terza condizione dicevo, riguarda la politica estera . anche a questo riguardo non spetta a me parlare — io mi occuperò soltanto del quadro politico generale; su questi argomenti parlerà più avanti l' onorevole Romualdi — ma mi sia lecito osservare che nessun presidente del Consiglio aveva detto fino ad oggi, dal 1949, cioè dalla nostra entrata nell' organizzazione atlantica, ad oggi, che per il suo Governo il patto atlantico non è un punto di arrivo , ma è semplicemente un punto di partenza verso lidi che il signor presidente del Consiglio non ha inteso precisare e tanto meno programmare. a questa affermazione, e alle altre del presidente del Consiglio totalmente favorevoli a quelle conferenze europee che la Russia sovietica sta sollecitando — non credo negli interessi del mondo occidentale e dell' Europa come occidentalmente la si concepisce si tenta di difenderla — a questi accenni del presidente del Consiglio nell' altro ramo del Parlamento si è agganciato subito il partito comunista . diventato egemone della vita sindacale nel nostro paese, diventato egemone di manifestazioni di massa che vengono contrabbandate come manifestazioni popolari nel nome degli ideali della Resistenza, e potendo svolgere la sua politica nel presupposto di non venir meno alla fedeltà verso gli interessi della Russia sovietica e di essere anche, ciò continuando a fare, considerato un partito in fin dei conti non del tutto estraneo alla concezione di politica internazionale che guida e sorregge gli interessi del nostro paese dall' inizio del dopoguerra, è logico che in queste condizioni il partito comunista consideri positivo l' avvento di questo Governo. ed è altresì logico che la polemica sul « compromesso storico » abbia perduto ogni significazione. so, onorevole Moro, che, quando da parte nostra si rivolgono al Governo questi addebiti, ella può rispondere di avere sia nelle dichiarazioni programmatiche sia nella replica al Senato — ed è verissimo — detto « no » al compromesso storico , come in precedenza al compromesso storico aveva più volte detto « no » la Democrazia Cristiana . ma, onorevole Moro — e non è sfuggito a lei certamente, ma, le assicuro, non è sfuggito neanche a noi: è, sfuggito soltanto alla gran parte dei giornalisti italiani, che non ne hanno proprio parlalo, perché non faceva comodo alla stampa conformista parlarne — dicevo che non è sfuggito né a lei né a noi come, avendo ella detto di no al compromesso storico , il senatore Perna, a nome del partito comunista , abbia replicato: « siamo d' accordo, non abbiamo alcuna voglia, in questo momento, di partecipare al Governo della cosa pubblica . ci mancherebbe altro! » perché c' è un quarto vantaggio che voi concedete al partito comunista , ed è il più grave di tutti: voi gli concedete infatti l' enorme vantaggio di non gravarsi le spalle con la responsabilità del tentativo — che dovrebbe essere concorde, secondo il suo appello finale, onorevole presidente Moro — di risollevare l' Italia dal baratro sociale ed economico, dal baratro del disordine in cui essa è precipitata. sicché il suo dir « no » al compromesso storico in questo momento, il suo dir « no » ad un eventuale ingresso dei comunisti nell' area del Governo e della maggioranza ufficiale significa regalare al partito comunista la possibilità di partecipare ai vantaggi del potere — ed anzi di egemonizzare in qualche guisa, in un largo settore di opinione e di elettorato, i vantaggi del potere — avvalendosi al tempo stesso degli enormi vantaggi dell' opposizione; tanto è vero che il senatore Cossutta ha fatto, in sede di dichiarazione di voto , oltre a quella che ho già ricordato a proposito della volontà di non rovesciare questo Governo, quest' altra affermazione franca ed esplicita: « le lotte sociali saranno, per parte nostra, molto dure » . e vi ha invitato — ha invitato prima di tutto lei — a riflettere sul fatto che, sì, ella può chiedere sacrifici, ma non può chiedere al partito comunista il sacrificio di rinunciare ad una battaglia anche scatenata: perché, se il partito comunista non parlasse il linguaggio di una battaglia anche scatenata sul piano delle lotte sociali e sindacali, esso verrebbe a perdere credito presso gli strati d' opinione ad esso vicini, agli occhi del suo elettorato, nelle sue stesse organizzazioni. questo, onorevole Moro, è il vicolo cieco in cui ella si è cacciato, in cui ha cacciato il Governo, insieme con i suoi amici e collaboratori. questa crediamo sia la situazione obiettiva nella quale il suo Governo colloca il nostro paese. credo quindi di poter dire che con il suo discorso di presentazione alle Camere ella ha tolto di mezzo l' ultimo mattone della famosa, antica diga anticomunista eretta nel 1948 dalla Democrazia Cristiana di De Gasperi . debbo completare l' esame del quadro politico riferendomi alla posizione del partito repubblicano , del partito socialdemocratico e del partito liberale . quanto alla posizione del partito repubblicano , nulla quaestio : è evidente che il partito repubblicano si sente in questo momento ancor più importante, se possibile, di quanto si sia sempre sentito, soprattutto da quando, con le cosiddette « convergenze parallele » del 1960, il partito repubblicano è diventato determinante — senza esserne corresponsabile, per un miracolo della provvidenza repubblicana — nella situazione italiana. io dico, onorevole La Malfa (lo dico, ella me lo permetterà, con una ironia a fior di pelle e non offensiva), che vedo con favore la sua presenza al vertice di questo Governo, perché essa è una garanzia di instabilità ed è una premessa di crisi che noi auspichiamo. noi non votiamo « no » desiderando, come i comunisti, che questo Governo resti in piedi: noi votiamo « no » desiderando che questo Governo cada! orbene, come vicepresidente del Consiglio , ella ci sembra molto adatto per determinare dei sommovimenti al vertice di questa compagine governativa, anche se i suoi intendimenti — è ovvio — sono in questo momento del tutto diversi, o addirittura contrari. il discorso relativo alla socialdemocrazia è un po' più complesso. in verità non ho capito — e, insieme con me credo di poter dire che moltissimi italiani, anche oltre i confini dell' opinione pubblica che abbiamo l' onore di rappresentare, non hanno, capito — l' atteggiamento della socialdemocrazia in relazione allo scoppio della crisi di Governo , e quindi alla soluzione della crisi stessa. quanto è stato detto in Senato non ha chiarito nulla, perché in Senato ha parlato per la socialdemocrazia l' onorevole Saragat, che era il meno idoneo a chiarire, in quanto egli notoriamente ha contrastato gli indirizzi ufficiali del suo partito lungo tutto l' arco dello scoppio e della soluzione di questa crisi di Governo . aspettiamo con molta curiosità in questa Aula le dichiarazioni, certamente responsabili, che i rappresentanti ufficiali della socialdemocrazia vorranno fare. ci permettiamo di rilevare che dal dibattito in Senato la socialdemocrazia è uscita con le ossa piuttosto rotte. perché, onorevoli colleghi socialdemocratici, il presidente del Consiglio non è stato troppo benevolo nei, vostri riguardi. non lo è stato nel discorso iniziale, ma peggio mi sono sentito, per voi, quando ho letto la breve frase che egli vi ha dedicato nel corso della replica. l' onorevole Moro, replicando in Senato questa mattina, ha detto, riferendosi ai socialdemocratici: « non ritengo che si sia trattato » — si riferiva allo scoppio della crisi « di un disegno maggiore, suscettibile di destare serio allarme e di richiedere reazioni immediate e adeguate; non era in gioco un indirizzo di fondo da parte dei socialdemocratici, ma solo forse un calcolo non del tutto appropriato delle circostanze » . se ho ben capito — onorevole Moro, ella vorrà certamente riconoscere che è un così prezioso fraseggiatore da richiedere meditazioni che in questo caso non ho avuto il tempo di dedicare a sufficienza al suo discorso di questa mattina — riferendosi ad un calcolo, ella intendeva certamente quello al quale con qualche imprudenza esponenti della socialdemocrazia hanno fatto riferimento nei giorni in cui la crisi stava per scoppiare o era già scoppiata. mi riferisco, cioè, al famoso milione di voti che, in caso di elezioni anticipate , sarebbero trasmigrati dalla destra nazionale alla socialdemocrazia... se è questo che ella ha voluto dire, convengo anch' io che il calcolo non era molto opportuno ed era soprattutto infondato. penso anche, signor presidente del Consiglio non lo dico certamente per assumere (non spetta a me fra l' altro) le difese dei socialdemocratici, ma soltanto perché queste dispute fra gentiluomini sono piuttosto curiose quando si verificano fra un presidente del Consiglio , beneficiario di certi voti che forse riteneva di non poter avere, ed un partito che in definitiva sembra volersi sacrificare per dare questi voti — penso, dicevo, che così esprimendosi ella, onorevole Moro, abbia trattato i socialdemocratici piuttosto male. non ho alcuna ragione di lasciarlo a voi, perché vi siete molto occupati di noi nel corso di questa crisi; anzi, taluni fra voi hanno ritenuto — come ho ricordato — di motivare certi atteggiamenti e certo favore verso le elezioni anticipate con una presunta crisi elettorale che il MSI-Destra Nazionale avrebbe attraversato. ma i giornali ne hanno parlato. significa allora che non ho parlato invano, perché ho ottenuto un chiarimento. dicevo che ho ottenuto un chiarimento che mi interessa e mi fa piacere. dunque, ella ha smentito che esponenti della socialdemocrazia (i giornali avevano citato tra virgolette le dichiarazioni dell' onorevole Tanassi, il quale per motivi suoi ha ritenuto di non doverle smentire: ma ora lo fa lei) abbiano affermato che in caso di elezioni anticipate un milione di voti sarebbe trasmigrato dal MSI-Destra Nazionale alla socialdemocrazia. la ringrazio per questa opportuna dichiarazione, che sono lieto di aver sollecitato. del resto, come stavo dicendo, non ho alcuna veste per difendere la socialdemocrazia. però ho la veste — come credo che l' abbia ciascuno di noi — per valutare il quadro politico generale alla stregua dell' attenzione che il presidente del Consiglio ha dedicato ai vari partiti. ho messo in risalto, secondo attestazioni che non possono essere messe in dubbio perché manifestate in Senato, che il presidente del Consiglio ha dedicato un' attenzione immensamente benevola al partito comunista italiano. non può dunque non avere un valore politico, un senso, non può non servire alla valutazione della situazione il fatto indubitabile che il presidente del Consiglio abbia destinato un' attenzione tutt' altro che benevola al partito socialdemocratico : perché lo ha accusato di essere riuscito a determinare una crisi che poteva portare alle elezioni anticipate senza avere alcun « disegno maggiore » , cioè senza aver pensato alle gravi responsabilità che gli cadevano sulle spalle! e, peggio ancora, il presidente del Consiglio , facendo mostra di voler difendere il partito socialdemocratico , ha detto nel discorso di presentazione che « lasciar risucchiare la socialdemocrazia in una politica involutiva, moderata o conservatrice significherebbe il venir meno, sia pur per un malinteso bisogno di chiarezza, di forze importanti per il progresso del paese e la stabilità delle istituzioni » . sicché, colleghi della socialdemocrazia, voi siete una forza « importante » , ma priva di volontà autentica, perché non siete in grado di concepire « manovre politiche maggiori » e d' altra parte rischiate di essere « risucchiati » . ben diverso è il partito socialista italiano... il partito socialista italiano è un « autentico partito di frontiera » (voi no!), non si può lasciarlo andare lontano dati « area del potere e della responsabilità » . insomma, i socialdemocratici rischiano di essere « risucchiati » perché non camminano con le loro gambe, mentre i socialisti andrebbero, o avrebbero potuto andare, lontani dall' area del potere (poverini!); e il consentirlo sarebbe stato « un atto di incoscienza del quale dovremmo vergognarci e pentirci » ! dopo di ciò, coloro che commentano che l' attuale presidente del Consiglio — e chi al vertice della Democrazia Cristiana lo ha autorizzato a comportarsi e ad esprimersi in questo modo — non avrebbe, fatto una scelta fra i due partiti socialisti, mi pare dicano, non una menzogna (non voglio usare parole grosse), ma certo una patente inesattezza. proprio il presidente del Consiglio , sul piano morale, ha tenuto a prospettare gli « opposti socialismi » (la frase non è mia, ma è valida, è buona, e credo che avrà successo) come due socialismi opposti non solo e non tanto per contenuti programmatici, ma per i contenuti programmatici e di volontà dell' uno e per l' assenza di seri contenuti programmatici e di volontà dell' altro. con il che non esprimo un giudizio, che non condivido affatto; mi limito a rilevare che il presidente del Consiglio lo ha espresso, o forse lo ha voluto esprimere. e rilevo anche, forse maliziosamente, che quando il presidente del Consiglio ha definito il partito socialista come un autentico partito di frontiera, non so se egli, che è tanto sottile, abbia voluto fare un piacere al partito socialista e lo abbia voluto confinare in una posizione simile a quella in cui l' onorevole Andreotti a suo tempo confinò il partito liberale . l' onorevole Andreotti collocò il partito liberale , con il consenso di questo, come partito di frontiera a destra, con ciò aiutando a distruggerne le residue fortune elettorali. l' onorevole Moro ho l' impressione che collochi il partito socialista come partito di autentica frontiera a sinistra per moderarne, forse d' intesa con il partito comunista , le fortune elettorali e per poter dare alla Democrazia Cristiana tutto l' agio di dedicarsi a... giochi senza frontiere. mi sembra che questa possa essere la situazione: alla frontiera invalicabile viene posto di guardia il partito socialista , e intanto la Democrazia Cristiana può intrattenere con il partito comunista quella intimità di rapporti che al partito socialista — legato alla frontiera — sarebbero negati. se questo è il suo disegno, onorevole Moro, riconosco che è un disegno intelligente e sottile. ma bisogna vedere se il partito socialista è disposto ad aiutarla a realizzarlo fino in fondo. quanto al partito liberale , anche qui non mi permetto di entrare nelle faccende di altri partiti; ma devo giudicare il quadro politico e devo giudicare, per esempio, l' affermazione con cui il presidente del Consiglio ha dato atto al partito liberale di avere « resistito alle suggestioni della grande destra totalitaria » . signor presidente del Consiglio , la prego di rettificare, per lo meno nell' intimo della sua consapevolezza politica, dei suoi ricordi politici, relativi, come i nostri, a tutto questo dopoguerra: il partito liberale non ha resistito alle suggestioni della grande destra totalitaria, ha resistito ai richiami di destra che gli venivano e gli vengono dal suo stesso elettorato. è cosa ben diversa! non si è mai prospettata, in questo dopoguerra, l' eventuale associazione del partito liberale a una grande o piccola destra totalitaria. è assurdo il dirlo, signor presidente del Consiglio , e persino inelegante il prospettarlo. in molte occasioni è apparsa possibile, a larghi strati dell' opinione pubblica italiana e anche ad ambienti di vertice, la costruzione di una coalizione di destra, che nel quadro della dialettica parlamentare credo non avrebbe offeso nessuno e avrebbe ricevuto i consensi che avrebbe saputo meritare. il partito liberale , soprattutto da quando esso soffre al vertice dell' autorità indiscutibile dell' onorevole Malagodi, non solo si è sempre sottratto a richiami per la costruzione di eventuali coalizioni di destra, ma ha fatto qualche cosa di più, e lo ha fatto perfino con la scelta di una collocazione in quest' Aula. sono rilievi banali, me ne rendo conto, però sono rilievi che alla fin fine hanno un loro significato: il partito liberale ha fatto ogni cosa per allontanare da sé l' etichetta di destra. ha fatto bene, ha fatto male? sono considerazioni che riguardano la consapevolezza politica e anche il destino storico del partito liberale . ma inventare una grande destra totalitaria soltanto per poter attribuire al partito liberale un merito storico che non ha mai avuto, onorevole Moro, non mi sembra corretto da parte sua. credo che questo rilievo sia abbastanza valido. per il resto, riferendomi al dibattito svoltosi in Senato, osservo che l' esponente del partito liberale senatore Premoli ha dichiarato testualmente che « l' astensione dei liberali non intende in alcun modo ipotecare alcuna evoluzione futura » . e allora le devo dire, onorevole Moro, che ella è sfortunato, perché ha dichiarato in quest' Aula, all' inizio del dibattito, che non ritiene pensabile la costruzione, anche in avvenire, di un pentapartito al quale i liberali possano partecipare, sia pure come esponenti della maggioranza e non del Governo; forse ella stesso si attendeva una qualche replica da parte del partito liberale . il partito liberale le dice che le regala la sua astensione, pur rendendosi conto che questo Governo in atto e in prospettiva è chiuso ad ogni ipoteca, cioè ad ogni condizionamento, ad ogni influenza liberale. ella è un uomo fortunato, evidentemente le piovono dal cielo i voti. questi però, onorevole Moro, ho l' impressione siano soltanto voti di vertice. se la sua sottile intenzione è quella di arrecare ulteriore danno al partito liberale dal punto di vista elettorale per recuperare qualche voto che potrebbe da altro verso sfuggire alla Democrazia Cristiana , ancora una volta ella è un buon stratega, a parte le inesattezze di cui il suo discorso è costellato. rimane, per concludere l' esame del quadro politico generale, la questione democristiana. vorrei che i colleghi della Democrazia Cristiana cortesemente presenti non ritenessero, soprattutto essi, che io voglia interferire, anche con delle osservazioni, sulla situazione interna del loro partito. io voglio limitarmi ad osservare che in Senato da parte comunista, e soprattutto da parte socialista, si è parlato della questione democristiana nello stesso modo, con gli stessi accenti e verso gli stessi traguardi con cui se ne parla, da parte socialista, soprattutto dal 12 maggio in poi. in Senato, a seguito del discorso del presidente del Consiglio , si è parlato della Democrazia Cristiana come di un partito destinato a trasferire ad altri, ai socialcomunisti, l' egemonia di potere, di Governo e di maggioranza finora goduta nel paese; e se n' è parlato, credo, anche perché il discorso del presidente del Consiglio invitava a parlarne. il presidente del Consiglio ha dedicato una notevole parte dell' « attenzione » che egli ha rivolto al partito comunista , al problema di una possibile alternativa. ne ha parlato astrattamente? no! ne ha parlato teoricamente? fino ad un certo punto. ne ha parlato in una prospettiva temporale, l' ha trasferita nel tempo; non l' ha dichiarata impossibile, tanto è vero che il partito comunista ha immediatamente registrato questa importante evoluzione. il senatore Perna ha infatti dichiarato, per la prima volta, onorevole Moro (quindi non ci racconti che nel suo discorso non vi sono state né rinunce né mutamenti rispetto a precedenti atteggiamenti del suo partito o suoi medesimi), che « non è impossibile che in futuro possa esservi una maggioranza di Governo cui partecipino i comunisti » , anche se lo stesso presidente del Consiglio ha aggiunto che il realismo induce a pensare che ciò oggi — e in questo i comunisti sono d' accordo — non sia possibile. era logico, dati i precedenti e questo discorso di impostazione, che in Senato si parlasse non più della questione comunista, che è già risolta nel tempo, non più della questione socialista, che è già risolta (i socialisti sono alla frontiera, e sarebbe « vergognoso » non fruire dei loro preziosissimi contributi); era logico che si parlasse della questione democristiana, cioè che si mettessero in rilievo, o si tentasse di mettere in rilievo, le contraddizioni emerse all' interno della Democrazia Cristiana in questa occasione. onorevole Moro, se io sbaglio mi corregga, perché non intendo venir meno alla dovuta correttezza. leggendo, credo con attenzione ma un po' in fretta, perché ho avuto poco tempo, il suo ampio discorso pronunciato questa mattina al Senato, ho notato che ella ha ringraziato tutti gli oratori, ha risposto a tutti gli oratori, compresi i nostri oratori (anche se ci ha risposto piuttosto bruscamente: ma fa parte delle regole del gioco ); ha invece citato il presidente del suo gruppo al Senato, ma non gli ha risposto. vi sono stati al Senato, se non erro, due interventi democristiani: ella ha avuto cura di rispondere abbastanza ampiamente al primo dei due interventi, ma non ha risposto all' intervento del senatore Bartolomei. sarà stata una disattenzione; ma ella, onorevole Moro, è l' uomo delle attenzioni... possibile che ella sia al tempo stesso l' uomo delle disattenzioni? possibile che ella dedichi le attenzioni al partito comunista e nello stesso dibattito dedichi la « strategia della disattenzione » ad un oratore che, senza offese, credo di poter definire molto vicino al senatore Fanfani? il senatore Bartolomei, molto vicino al senatore Fanfani, ha assunto in Senato nei riguardi del partito comunista una posizione divergente dalla sua, onorevole Moro. devo dire: pesantemente divergente dalla sua. il senatore Bartolomei ha detto in Senato: « il partito comunista da più di vent' anni non ha fatto nulla per diffondere nel mondo operaio una concezione della vita e della società meno manichea, ma, anzi, ha favorito l' idea della vita come scontro di classe e dello Stato come passivo servitore di interessi padronali. il clima creato da questo martellamento ideologico ha fatto sì che la protesta della fine degli « anni Sessanta » trovasse un terreno di insolita fecondità. la realtà è che l' incapacità e l' impossibilità di una vera autonomia dalla centrale tradizionale del potere sovietico ha vincolato il partito comunista alla tattica della doppia verità. il processo che si tenta di aprire alla Dc non solo è sbagliato storicamente, ma è anche un grosso errore politico, perché rischia di portare, il paese allo sbaraglio » . vogliamo riassumere, signor presidente del Consiglio ? il capo del suo gruppo al Senato ha attribuito al partito comunista il peso, il gravame delle maggiori responsabilità in ordine alla crisi sociale in cui versa il nostro paese; e gli ha attribuito tale gravame per la durata di vent' anni , cioè, grossomodo, per tutto il dopoguerra. inoltre il presidente del suo gruppo al Senato ha attribuito al partito comunista una responsabilità ancora più grave: cioè la responsabilità di avere in sostanza fecondato i germi della protesta disordinata, eversiva e sovversiva, che dal 1960 allieta il nostro paese e ne sta demolendo ad una ad una le istituzioni. in terzo luogo, proprio mentre ella, onorevole Moro, in politica estera faceva il maggiore accostamento possibile alle tesi e agli interessi del partito comunista italiano e della Russia sovietica , che lo guida, il presidente del suo gruppo parlamentare al Senato diceva che il partito comunista non è riuscito a sottrarsi all' egemonia della Russia sovietica , anche per quanto riguarda gli interessi interni del nostro paese; quindi è stato costretto a continuare. a parlare il linguaggio della doppia verità, eccetera il discorso del senatore Bartolomei è stato pronunciato ieri: fino a stamane, mi sono domandato se fosse, per avventura, il pur autorevole e qualificato discorso del presidente del gruppo democristiano del Senato, una vox clamantis . no: ho avuto modo di leggere la dichiarazione di voto pronunciata dal senatore Fanfani, che in materia è meno chiara, senza alcun dubbio, del discorso del senatore Bartolomei, ma è sufficientemente chiara, perché, come era logico (ora me ne occuperò. anch' io), parla della condanna « di qualsiasi debolezza di fronte ai pericoli rappresentati da un ritorno al fascismo » ; aggiunge però che « occorre prevenire i pericoli rappresentati dall' avvento di regime autoritari di qualsiasi specie, monopartitici di qualsiasi dosaggio, collettivistici di qualsiasi intensità » . la cosa più importante è che non parla di « diversità » nei riguardi del partito comunista , ma parla di « contrapposizione all' ideologia e agli ordinamenti proposti dal comunismo » . signor presidente del Consiglio , onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , abbiamo il diritto di vederci chiaro. lo dico come deputato, come segretario di un partito e come cittadino: abbiamo il diritto di vederci chiaro. non è pensabile che la Democrazia Cristiana si presenti bicipite al giudizio, oggi del Parlamento, e domani del corpo elettorale , in occasione delle elezioni amministrative di primavera. non è pensabile che il segretario del partito, sia pure in forma attenuata, e il presidente del vostro gruppo al Senato parlino un linguaggio conforme, almeno in parte, a quello espresso durante il vostro congresso dello scorso anno e a quel linguaggio che fu tenuto da una parte di voi nel corso della campagna per le elezioni politiche del 1972 — mentre il presidente del Consiglio tiene tutt' altro linguaggio. com' è possibile allora che abbiate concordato tutti, il segretario del partito per primo, su una soluzione della crisi, sulla presentazione di un programma di Governo e sulla delineazione di un quadro politico che sono in netto contrasto con le affermazioni che una parte di voi continua a ripeterci? mi perdonino i colleghi, non lo dico per offendere, ma può darsi che qualcosa sia sfuggita a qualcuno. non so se gli onorevoli colleghi se ne sono accorti: il presidente del Consiglio , con il suo discorso di presentazione ed anche con la sua replica al Senato, ha celebrato nelle Aule parlamentari una sorta di congresso straordinario della Democrazia Cristiana . se l' onorevole Moro, come riconosciuto leader del « cartello » delle sinistre della Democrazia Cristiana , avesse pronunciato lo stesso discorso chiedendo una approvazione da parte del congresso che avete tenuto nel giugno 1973, l' approvazione non sarebbe giunta. infatti, l' ordine del giorno da voi approvato il 10 giugno dell' anno scorso a conclusione del congresso del 1973, ordine del giorno che ho voluto rileggere tra ieri ed oggi, parla di « contrapposizione ideologica nei confronti del comunismo » , e non parla di « diversità » , il che è molto diverso, tanto per usare gli stessi termini. quindi, delle due l' una: o il segretario del partito, il vostro partito e, per lo meno, i vostri gruppi parlamentari hanno autorizzato l' onorevole Moro a celebrare, sia pure con un ampio discorso, un congresso straordinario per modificare gli indirizzi di fondo della Democrazia Cristiana , oppure il presidente del Consiglio è stato autorizzato dalla segreteria della Democrazia Cristiana a pronunciare un discorso d' occasione, senza incidere sui lineamenti autentici del vostro partito. non dirò quale delle due ipotesi mi auguro sia quella valida, perché entrambe sono aberranti e disdicevoli, quando si usi un linguaggio corretto e si assumano le proprie responsabilità, da qualunque punto di vista , al cospetto dei cittadini italiani. dico soltanto che un siffatto doppio gioco, così smaccato, nelle stesse Aule parlamentari, nel corso dello stesso dibattito, non ha precedenti persino nel nostro paese che è quello tipico del doppio gioco. non era mai accaduto che un presidente del Consiglio contraddicesse il linguaggio ufficiale del suo partito e che il suo partito e i suoi gruppi parlamentari gli concedessero piena fiducia (come certamente faranno, al termine di questo dibattito, anche alla Camera), consentendo al presidente del gruppo parlamentare del Senato e addirittura al segretario del partito di parlare, sul tema di fondo dei rapporti col partito comunista , un linguaggio completamente diverso. io penso che questo, in altri paesi, potrebbe essere definito uno scandalo. in Italia siamo troppo abituati agli scandali per drammatizzare; tuttavia, il punto chiave del quadro politico è questo. e se questo è il puntochiave del quadro politico , io mi chiedo come la Democrazia Cristiana abbia la possibilità di giudicare — così come ha fatto l' onorevole presidente del Consiglio — il comportamento di tutti gli altri partiti politici , nessuno escluso. e adesso, signor presidente del Consiglio , io ho il diritto dovere , anche come segretario del mio partito, di intrattenermi sulle considerazioni che ella ha voluto dedicarci, anche per chiedere alla sua cortesia qualche chiarimento, che — spero — ella non mi negherà. riferendosi a noi, ella ha detto: « il nostro atteggiamento nei confronti dell' estrema destra , che purtroppo non esaurisce qui la sua presenza nella vita nazionale, non può essere che di recisa opposizione... vi è, quindi, una divergenza politica di fondo che non lascia altro posto che all' esercizio dei diritti e all' adempimento dei doveri sanciti negli ordinamenti democratici e parlamentari » . noi siamo perfettamente d' accordo circa « la divergenza politica di fondo » (in parte l' ho già illustrata) nei confronti del suo Governo, signor presidente del Consiglio ; e prendiamo atto, come ella ha detto, che tale divergenza non lascia posto che « all' esercizio dei diritti e all' adempimento dei doveri sanciti negli ordinamenti democratici e parlamentari » . qual finezza, signor presidente del Consiglio ! ella stava per scrivere: « sanciti nella Costituzione » ; invece ha scritto — per noi « sanciti negli ordinamenti democratici e parlamentari » . mi vuole spiegare, signor presidente del Consiglio , che differenza c' è? e se ella stessa riconosce che anche nei riguardi di un' opposizione come la nostra deve vigere il rispetto — reciproco, naturalmente! dei diritti e dei doveri sanciti nella Costituzione, mi vuole ella spiegare che consistenza abbia, che legittimità abbia, secondo quel che ella ha scritto, la teoria — perché ormai è diventata una teoria, se non un programma o una prospettiva — dell' arco costituzionale ? dicendo ciò — ed io la ringrazio per averlo detto, anche se la prego di essere più preciso — ella ha distrutto con le sue stesse mani la gabbia nella quale per tanto tempo lei ed altri suoi colleghi hanno tentato invano di rinchiudere il partito che ho l' onore di rappresentare, per negarci diritti e doveri. a parte ciò, ella, signor presidente del Consiglio , al Senato ha già corretto — gliene do atto e la ringrazio — una piccola parte della sua dichiarazione nei nostri confronti, perché, replicando al senatore Nencioni, non ha avuto difficoltà — e non vedo perché avrebbe dovuto averla — a chiamarci col nostro nome e cognome: MSI-Destra Nazionale . non ha invece spiegato, al Senato, quel « purtroppo » . me lo vuole cortesemente spiegare, signor presidente del Consiglio ? io ci sto pensando da tre o quattro giorni, ma non ne arrivo a capo. perché quando il presidente del Consiglio , democraticissimo, rispettando i nostri diritti anche se noi rispettiamo i nostri doveri, mi dice che « purtroppo » noi non siamo presenti soltanto qui, io, anche a titolo personale, mi chiedo come mai — mi perdonino i colleghi — io sia entrato in quest' Aula sei legislature or sono; mi chiedo come mai noi siamo entrati in quest' Aula in numero doppio; mi chiedo se questo « purtroppo » (che non ci offende, signor presidente del Consiglio , come nulla di tutto quello che ha ulteriormente ritenuto di dire ci offende) non sia inteso, invece, ad una discriminazione rivolta all' esterno, ad una discriminazione cioè nei confronti di coloro che « purtroppo » son fuori di qui ed hanno mandato qui noi in loro fedele rappresentanza. questo tengo a mettere in rilievo, anche come segretario di questo partito. « Fedele rappresentanza » , dunque! penso che ci si dimentichi troppo spesso di questo concetto, che è sostanziale in una democrazia parlamentare : la capacità, da parte dei rappresentanti, di rimanere fedeli ai rappresentati, anche quando sarebbe molto più comoda qualche disattenzione, qualche distrazione, qualche divagazione, qualche piccola o magari grossa infedeltà. sicché quel « purtroppo » , signor presidente del Consiglio , è di troppo , e rappresenta una scorrettezza di cui ella poteva benissimo fare a meno. ha concesso tanto ai suoi amici comunisti e socialisti contro di noi, nel quadro dei suoi discorsi, che metterci anche il « purtroppo » ha rappresentato una di quelle ineleganze rivelatrici di un proposito che non fa onore alla sua intelligenza. credo che valga la pena che ella lo ritiri, e lo ritiri per sempre. mi interesserebbe poi capire che significa il fatto (ed ella lo ha detto) che non siamo noi, destra nazionale, all' opposizione nei confronti del Governo da lei presieduto, ma è il Governo che si oppone alla destra nazionale. troppo onore! voglio augurarmi che non dedichiate troppo tempo, nelle così lunghe, ampie e soprattutto producenti riunioni del Consiglio dei ministri , a studiare i modi per opporvi alla destra nazionale. anche a questo proposito ho riflettuto, onorevoli colleghi , e sono arrivato dentro di me ad una conclusione: siccome il presidente del Consiglio intende poter qualificare come opposizione al Governo soltanto il partito comunista , allora ha inventato questa formuletta, per cui noi non siamo all' opposizione nei confronti del Governo, ma è il Governo che si oppone a noi. se questo ha voluto essere un espediente, devo dire che esso è abbastanza elegante, e ci conviene; anche perché noi non abbiamo nessuna intenzione e nessuna vocazione, signor presidente del Consiglio , per fare — come i comunisti l' « opposizione di sua maestà » . noi intendiamo fare l' opposizione nella pienezza dei nostri diritti e dei nostri doveri, nella fedeltà ai nostri programmi e nell' accentuazione, se è possibile, di una battaglia politica condotta a fondo contro un Governo che consideriamo rovinoso per i destini del nostro paese. signor presidente del Consiglio , ella ha poi dedicato molta attenzione ai problemi del fascismo, del terrorismo, della violenza. non ho bisogno per il momento di citazioni, perché a queste parti dei suoi discorsi la stampa ha dato notevolissimo risalto. voglio dirle, però, ripetendo in sostanza ciò che io ed altri fra noi avemmo occasione di dire in quest' Aula nel maggio del 1973, quando si discusse l' autorizzazione a procedere contro di me per il reato. di ricostituzione del partito fascista , che questa disputa ci lascia perfettamente tranquilli, perché l' abbiamo da lungo tempo superata e sepolta nella nostra coscienza. in fatto di giudizi storici sul fascismo, signor presidente del Consiglio , ella ne sa più di noi. vogliamo riaprire un vecchio discorso che fu tenuto in quest' Aula, a mo' di colloquio un po' drammatizzato, tanti anni fa, se non erro nel 1960? vogliamo permetterci di ricordare a lei e a tanti altri che siedono su tutti i banchi, nessuno escluso, che è piuttosto malinconico discutere in termini di speculazione politica su vicende, uomini, principi, programmi che molti tra voi hanno concorso in anni lontani, ma non remotissimi, ad insegnare ai giovani dall' alto di una cattedra universitaria. penso che il discorso sul fascismo non abbia sede appropriata in quest' Aula, e che comunque, se volessimo per caso riprenderlo, il posto di docente spetterebbe più a lei che a me, onorevole Moro; più all' onorevole Taviani che a me; più a tanti colleghi che a me o a giovani colleghi che siedono su questi banchi. ma so che il discorso non vuol essere di questo genere, vuol essere un discorso politico. ed allora, anche a questo riguardo io ripeto — e vorrei sperare di poterlo dire una volta per tutte — che il discorso politico sul fascismo, sul pericolo fascista. sulla cosiddetta minaccia fascista, che ella questa mattina al Senato ha dichiarato addirittura « immane » — forse ha perduto il senso delle proporzioni, voleva dire « immanente » anziché « immane » ; forse era errato, il testo stenografico che ho letto questo discorso, ripeto, ci lascia tranquilli ed addirittura indifferenti. perché? perché, signor presidente del Consiglio , nel momento stesso in cui abbiamo dato vita alla destra nazionale, noi abbiamo ritenuto di superare questi discorsi; abbiamo ritenuto di superarli perché la nascita della destra nazionale, comunque giudicata e giudicabile, presuppone il superamento di vecchie e stantie polemiche. ma debbo dirle, signor presidente del Consiglio , ancor più chiaramente — e spero di non essere costretto a ripeterlo, perché sono davvero dispute bizantine — che il discorso in termini polemici noi lo avevamo superato fin da quando nacque il Movimento Sociale Italiano , alla fine del 1946? perché se non lo avessimo superato, noi non avremmo dato vita ad un partito politico , noi non saremmo usciti alla luce del sole per proporre agli italiani dei temi passibili, certo, di discussione, ma comunque sempre attuali; noi ci saremmo gettati, come altri hanno fatto in altri settori, nella clandestinità contro il regime; oppure avremmo creato delle associazioni di reduci e di combattenti oppure ci saremmo limitati a parlare un linguaggio puramente nostalgico e quindi del tutto inefficace ai fini della comunicabilità e della comprensione politica. ma ella, onorevole presidente del Consiglio , che proviene dalla terra di Puglia, è davvero ignaro dei modi, dei momenti, dei motivi, delle ragioni ideali, morali, sociali, politiche che hanno fatto nascere e crescere, fino a 3 milioni di voti, il partito che io ho l' onore di dirigere? ma crede davvero, ella che è un uomo di cultura, ella che è un uomo politico con ricca e lunga esperienza in una terra che è stata nell' immediato dopoguerra la capitale morale della destra italiana — e non si trattava ancora di questa destra: credo che ella si sia accostato allora ad ambienti che si riferivano alla destra, così come essa nasceva o rinasceva in terra di Puglia, traendo alimento non tanto da spunti fascisti, quanto da spunti salandrini o risorgimentali — ma ella davvero crede, ripeto, che si possa giungere nel corso di quasi trenta anni a dirigere un partito con 3 milioni di elettori senza clientele, senza posti di potere, senza l' ausilio della stampa quotidiana e periodica, senza appoggi vistosi interni o internazionali? ma ella crede davvero che si possa portare un partito a questa situazione, a questa posizione di decoro e di obiettivo prestigio? ma ella crede davvero che le grandi e generose folle meridionali, che ella conosce, anzi che forse conosceva, perché avete avuto un grosso declino da questo punto di vista proprio a Bari, rispondano ad un richiamo senza cartoline-precetto, senza mobilitazioni, contro i loro interessi di persone, di gruppo e di categoria, ad affollare le piazze, come (spero ne siate informati) è avvenuto anche, e forse soprattutto, in queste ultime settimane? ma ella crede che un partito sia in condizione di presentare le proprie liste o, se si vuole « listerelle » in consultazioni amministrative nei più minuscoli comuni d' Italia, riportando ovunque o quasi ovunque un numero di suffragi superiore a quello degli anni passati senza che vi sia in questo partito una ispirazione morale, una ispirazione politica, una validità di posizioni? ma ella crede davvero, signor presidente del Consiglio , che noi intendiamo cadere nella trappola, facendoci risucchiare nella polemica che contrappone fascismo ad antifascismo, facendoci riportare indietro, ridiventando nostalgici? ma no, onorevole Moro, ma no! voi, con codesto antifascismo di maniera, opportunistico, portato avanti da uomini che non sono degni di trattare simili argomenti perché li hanno sepolti solo per motivi di comodo nella loro coscienza, non certo per averli superati dal punto di vista ideale e programmatico, voi, continuando a portare innanzi contro di noi questo tipo di polemica siete riusciti a rinsaldare le nostre file, siete riusciti ad accrescere, anche con il vostro apporto indiretto e malevole, il nostro elettorato, soprattutto nell' Italia meridionale. ma debbo dirle qualcosa di più onorevole Moro; debbo dire a lei, italiano del Mezzogiorno, che è ingeneroso parlare di noi in tali termini! abbiamo, infatti, contribuito poderosamente, in questi anni, a difendere e a sostenere la causa della pacificazione nazionale proprio nell' Italia centro-meridionale e soprattutto nell' Italia meridionale; tutto ciò mentre i sindacalisti della Cisl, nell' Italia settentrionale, stanno predicando e praticando la disobbedienza civile ; mentre i sindacalisti delle Acli, oltre che della Cisl, sempre nell' Italia settentrionale, inseriscono (ho letto recentemente la notizia, con i nomi, su L'Espresso , che non è certo giornale sospettabile di essere dalla nostra parte) nelle loro file, al loro vertice, gli extraparlamentari di sinistra . tutto ciò, ripeto, mentre gli aderenti a « Potere operaio » e ad « Avanguardia proletaria » partecipano, in prima fila, alle manifestazioni sindacali e pseudosindacali della democrazia, in tutto il nord, contestando i sindacalisti e gli uomini di Governo della Democrazia Cristiana ; ed ancora, mentre nelle piazze « rosse » , ad ogni manifestazione, i fischi, gli urli, le insolenze, le ingiurie piovono addosso al presidente del Consiglio , perché democristiano, al ministro dell'Interno , perché democristiano, addirittura al Capo dello Stato . voi dovete pur considerare che una forza come la nostra, protestataria ma nazionale, protestataria ma devota allo Stato, protestataria ma ricca e carica di senso di responsabilità , ha saputo e sa comportarsi nel modo in cui si deve comportare un grande partito nazionale! non si permetta, pertanto, signor presidente del Consiglio , di dichiarare che esiste, come ella ha detto riferendosi al terrorismo ed alla violenza, « un filo, neppure troppo sottile » e « tale da turbare profondamente la coscienza democratica del nostro paese, fra l' estrema destra e le trame eversive » ! anche perché, onorevole Moro, subito dopo ella ha detto: « non sottovalutiamo la gravità della minaccia ed il fatto, di per sé significativo, che nessuna, per quanto approfondita indagine, sia riuscita ad inchiodare ancora alle loro responsabilità gli autori, misteriosi ed ignoti, dei più efferati crimini che la storia dell' Italia moderna sia chiamata a registrare » . onorevole presidente del Consiglio , io sto cercando, come ella avrà rilevato, a parte la naturale passione-politica che mi vorrà essere perdonata, di mantenere sui binari di un' estrema e rigorosa correttezza questo dibattito; ma non posso che definire vergognosa tale sua affermazione. ma come può un presidente del Consiglio dire che gli autori ed i mandanti sono ignoti e, al tempo stesso , affermare che la matrice è certa? onorevole Moro, chiariamola questa vicenda, chiariamola in tutta l' estensione del termine. io sono qui, davanti a lei, sono il segretario di un partito, sono il solo segretario di partito in tutto il mondo occidentale che sia stato denunciato alla magistratura per un presunto reato politico. mi avete deferito alla magistratura un anno e mezzo fa: attendo ancora notizie, non conosco i capi di imputazione. ho ricevuto una comunicazione giudiziaria, e basta; non mi è stato contestato alcunché. sono davanti a voi: i legami e i fili « non sono troppo sottili » , onorevole presidente del Consiglio ? faccia il suo dovere, recida il primo legame, che è rappresentato dalla mia persona. non ho paura, onorevole Moro. nessuno di noi ha paura delle persecuzioni politiche e pseudogiudiziarie. facciamo il nostro dovere, dal nostro punto di vista , probabilmente anche sbagliando; ma lo facciamo per mantenere gli impegni presi al cospetto di coloro che ci hanno eletto al Parlamento, lo facciamo per adempiere un dovere. come può ella permettersi di dire: sono ignoti gli autori dei delitti, però la trama non è neppur tanto sottile? avanti, fuori le prove! dopo che ne abbiamo parlato in quest' Aula tante volte, parliamo ancora una volta, per un minuto, dei fatti sanguinosissimi cui ella allude. abbiamo parlato altre volte della strage di Milano. il 27 di gennaio si celebrerà, sembra, si spera (e nessuno lo spera più di noi), il processo a Catanzaro. ho letto sui giornali di questa mattina che l' onorevole Andreotti, qui presente, insieme con il generale Miceli (non, so come faranno), dovrà presentarsi come testimone. il processo di Catanzaro, se sarà celebrato, lo sarà a sei anni di distanza dalla strage di Milano. sul banco degli imputati siederanno uomini che la Costituzione insegna a non giudicare colpevoli se non dopo che sia stata accertata la loro responsabilità; essi per altro non appartengono al MSI-Destra Nazionale . i tre imputati fondamentali: Valpreda è anarchico, Ventura è socialista, Freda di destra generica... ripeto: Ventura socialista. siccome avete provato a smentirmi in altra occasione; della quale parlerò, ricordatevi che il testimone fasullo in base al quale provaste a smentirmi è in galera, e coloro che io difendevo sono liberi, e sono stati liberati da un magistrato di parte socialista. quindi state attenti prima di tentar di smentire quello che responsabilmente io dichiaro! quando si parlerà in processo, finalmente, della strage di Milano, verranno fuori o non verranno fuori le responsabilità? ci auguriamo di tutto cuore che vengano fuori gli esecutori e i mandanti. ma fino a quel momento nessuno ha il diritto, neanche per caso, di implicare comunque il MSI-Destra Nazionale in una indagine di questo genere. Brescia: le giornate dopo Brescia sono state luttuose per la città di Brescia, sono state luttuose per i partiti e per gli uomini, ai quali erano vicini umanamente e politicamente coloro che dell' infame attentato di Brescia sono stati le vittime. ma, quanto all' accertamento delle responsabilità dirette e indirette. io ne conosco una, diretta e indiretta al tempo stesso : la responsabilità di colui — forse l' onorevole Taviani — che ha ordinato che la piazza della Loggia fosse lavata la sera stessa, con il risultato di far scomparire ogni reperto atto a rendere possibile un' indagine balistica. e ne ricordo un' altra: la responsabilità di colui — non so se l' onorevole Andreotti ne sa qualche cosa: probabilmente si trattava di un appartenente al Sid — che ebbe l' incarico di far fuori il giovane Esposti al Pian del Rascino perché il ministero dell'Interno aveva diramato immediatamente dopo la strage di Brescia un identikit che rispondeva alle fattezze del giovane Esposti (identikit al quale mancava, però, la barba che da qualche settimana l' Esposti si era fatto crescere!). l' Esposti è scomparso, e non si è nemmeno saputo come siano stati celebrati i suoi funerali; si è soltanto saputo — l' ho detto in quest' Aula altra volta, e non sono stato smentito — che qualcuno, in questa democratica Italia, gli ha sparato un colpo di grazia . chi è stato?, segreto militare, onorevole Andreotti? mi si è detto anche questo, infatti: che non se ne poteva parlare perché la notizia era coperta da segreto militare. avanti, togliamo di mezzo i segreti militari anche quando non vi faccia troppo comodo che siano tolti di mezzo! « Italicus » : la seduta del 13 agosto, io non l' ho dimenticata. è stata, tra le tante di queste sei legislature, forse la più difficile della mia vita, perché parlavo (ed era logico, con ciò che la stampa comunista aveva, pubblicato il mattino stesso, per prepararmi una degna accoglienza) in una atmosfera incandescente, o comunque di diffidenza, da me ben prevista. ebbene, sono passate alcune settimane da allora, e, guarda caso , da parte comunista si è tentato — lodevolmente — di aprire una indagine che, se si muovesse nel senso richiesto da parte comunista (anche attraverso. un' interrogazione), non porterebbe certamente a destra, ma, al solito, porterebbe ad ambienti più o meno ben identificati di spionaggio o di servizi di informazione interni e, forse, internazionali. però, dal 4 di agosto non siamo riusciti ancora ad ottenere, signor presidente del Consiglio (e siccome ella ha mostrato e dichiarato la sua buona volontà nell' accertare, nello scoprire la verità, veda se può fare e far fare ad altri il loro dovere), non siamo ancora riusciti ad ottenere, dicevo, che si indagasse con serietà nell' unico luogo in cui si doveva indagare con serietà fin dall' inizio, cioè alla stazione Tiburtina . ho cercato di sapere io, senza averne i mezzi a disposizione, che cosa potesse nascondersi sotto quel tragico annuncio: « Tiburtina, ore 17,30 » ; e credo di poter dire, signor presidente del Consiglio , che se fossero state esperite e portate avanti subito indagini da parte dell' antiterrorismo (che si è occupato finora solo delle indagini che politicamente potevano far comodo all' onorevole Taviani), se da parte di esso si fosse posta qualche attenzione sugli insoliti turni del personale di pulizia alla stazione Tiburtina in quei giorni, probabilmente i nomi degli esecutori materiali, almeno, sarebbero già stati assicurati alla giustizia. e poi, Savona. Savona, una città terrorizzata, con le milizie popolari che la proteggono e la difendono! meno scandalo, io, per questo? nemmeno per sogno! però sono riusciti, i servizi di sicurezza , ad appurare qualche cosa? le indagini hanno portato a qualche anche parziale accertamento? si è stabilito un barlume di verità? ha funzionato qualcosa? e allora, signor presidente del Consiglio , a prescindere — e ora ne parlerò un poco — dalla vicenda toccata all' onorevole Taviani e all' onorevole Andreotti (più grave e seria, naturalmente — condoglianze! — quella toccata all' onorevole Taviani; l' onorevole Andreotti si è consolato con la Cassa per il Mezzogiorno ), a prescindere dalle spiacevoli vicende toccate a due ministri, onorevole Moro, si è reso conto, si sono resi conto i colleghi di tutte le parti politiche, nessuna esclusa, che da parecchi anni a questa parte i servizi di sicurezza , i servizi che debbono difendere la vita del cittadino, non funzionano? vi siete resi conto dell' abisso in cui, da questo punto di vista di efficienza tecnica, stiamo cadendo? leggevo ieri su un giornale le statistiche relative ai delitti di autore ignoto. si tratta di statistiche del 1973; quelle del 1974 saranno probabilmente ancora più gravi. a Torino, l' 86,8 per cento dei delitti consumati è di autore ignoto; a Roma, l' 88,9 per cento ; a Milano, l' 80,1 per cento ; a Palermo, il 79,1 per cento ; e potrei continuare. la media generale è del 75,3 per cento . vi rendete conto che, in condizioni di inefficienza quali sono quelle cui avete ridotto lo Stato italiano dal punto di vista delle naturali e necessarie difese della vita del cittadino, a un livello di crisi così profonda e vasta delle istituzioni, non avete il diritto di aggiungere al danno la menzogna? non avete il diritto di imbastire o di consentire che vengano imbastite sui dolori, sui disastri, sui lutti del nostro povero paese le vergognose speculazioni di parte, che poi non sono nemmeno vostre, che sfuggono al vostro controllo! voi avete mandato allo sbaraglio in piazza a Bologna, in piazza a Brescia, le più alte autorità del Governo e dello Stato; e avete ricevuto lezioni che a livello personale non erario certamente meritate, non erano certamente dovute, ma che proprio per questo, a livello. politico e anche a livello morale, avrebbero dovuto insegnarvi qualche cosa. e adesso il linguaggio che sentiste insieme coi fischi e con altri rumori che non cito per rispetto all' Aula parlamentare, il linguaggio che sentiste usare contro di voi, contro lo Stato, contro tutte le autorità della Repubblica, contro tutte le autorità del Governo in quelle piazze assetate e ubriacate di odio, di violenza e di sangue, ella lo viene a ripetere qui, come presidente del Consiglio ? ella lo colloca, come una specie di epitaffio, all' inizio della sua attività governativa e giustifica quel tipo di manifestazioni? ella dà luogo, dal vertice del Governo, ad una caccia alle streghe che è la più ignobile che si sia verificata nel nostro paese da tanti anni a questa parte? ma che bisogno c' è, signor presidente del Consiglio , di parlare o di avallare siffatto linguaggio? ma crede ella davvero che la destra nazionale fosse attaccata alla cosiddetta dottrina degli opposti estremismi ? signor presidente del Consiglio , la dottrina degli opposti estremismi l' avete inventata voi! è una dottrina di centro, non è certamente una dottrina di destra, come, evidentemente, non poteva essere una dottrina di sinistra. voi ci avete campato tanti anni, ma con linguaggio meno rude, con nessuna incitazione alla violenza, senza determinare un clima da guerra civile ; per tanti anni voi avete politicamente campato di rendita sugli opposti estremismi ! ben venga il crollo della dottrina degli opposti estremismi . e il Governo abbia il coraggio di dichiarare, senza antifascismi opportunistici e strumentali — che suonano molto male, ripeto, sulle labbra di parecchi tra voi, a cominciare da lei — che vuol combattere la violenza con ogni mezzo, da qualunque parte essa venga! e movetevi su questo terreno! io debbo ripetere al Parlamento che i nostri gruppi, sia alla Camera, sia al Senato, hanno presentato, già da molto tempo, proposte di legge idonee, a nostro avviso, a risolvere preventivamente e successivamente questo gravissimo problema, che noi riconosciamo essere il più grave di tutti. non sono idonee, le nostre proposte? presentate delle controproposte. vi dispiace che eventuali proposte siano portate avanti da noi? chiedeteci di rinunziare alle nostre firme, e vi rinunzieremo. ma non vengano, anche in questa occasione, i socialdemocratici ad affacciarsi timidamente sull' uscio per dire: « bisognerebbe riprendere in esame il disegno di legge sul fermo di polizia » . ben venga l' ormai vetusto e consunto prima di nascete disegno di legge sud fermo di polizia; ma ben altro occorre, ben altro occorre! non voglio alludere alla pena di morte , voglio alludere alla necessità di restituire efficienza da un punto di vista tecnico, e prestigio, e decoro, e autorità ai corpi addetti alla tutela dell' ordine pubblico . voglio riferirmi anche ad un indirizzo legislativo, ad un indirizzo giudiziario che non siano lassisti e permissivi come quelli che ci hanno ridotto nelle condizioni attuali. voglio alludere, per esempio, alle ricorrenti polemiche (se ne sono avute anche in questi giorni) sull' opportunità della amnistia. ma alla radice di larga parte di quanto accade in queste settimane in tema di criminalità comune sta la rovinosa amnistia della primavera del 1970, che tutti i settori di questo Parlamento, tranne il nostro, hanno voluto e votato come una misura benefica! e lo stesso dicasi per le altre amnistie non politiche degli anni precedenti, che si sono succedute l' una all' altra perché un indirizzo di questo genere sembrava popolare. sicché, signor presidente del Consiglio , lasci le dispute bizantine — che, ripeto, non ci turbano, non ci scuotono, non ci riguardano — sul fascismo, e veda di colpire la violenza da qualunque parte essa venga. e per indirizzarla, signor presidente del Consiglio , le dico: dia un' occhiata agli extraparlamentari di sinistra . gli extraparlamentari di sinistra , onorevoli colleghi , pubblicano tre quotidiani. naturalmente vogliono far credere al colto e all' inclita che si tratti di pubblicazioni volontaristiche e spontaneistiche. ora, chi abbia responsabilità di stampa di partito, o anche non di partito, sa cosa significhi pubblicare un quotidiano: partiti qui rappresentati, partiti addirittura di Governo hanno dovuto rinunziare, o hanno ritenuto di rinunziare, alla pubblicazione di un loro quotidiano; gli extraparlamentari di sinistra ne pubblicano tre. ne pubblicano tre, ed io vorrei che il signor presidente del Consiglio li additasse a qualche suo collaboratore perché fossero seguiti con una « strategia dell' attenzione » non minore di quella che viene dedicata al partito comunista . volete un piccolo esempio (ne potrei fare, come credo sappiate, a migliaia)? l' ultimo di tali quotidiani in ordine di apparizione, il Quotidiano dei lavoratori , sotto la data del 30 novembre, ha concluso un suo trafiletto nei seguenti termini: « a proposito, fino a quando non daremo a questi fascisti mascherati da socialdemocratici lo stesso trattamento che riserviamo agli uomini di Almirante? » . questo veniva scritto il 30 novembre: Vanni se n' è accorto in piazza a Napoli immediatamente dopo. non hanno soltanto i tre quotidiani, gli extraparlamentari di sinistra . hanno delle forze organizzate piuttosto notevoli, signor presidente del Consiglio . io non adotterò le aggettivazioni che ella ha dedicato al cosiddetto « pericolo fascista immane » : non è « immane » il pericolo rappresentato dagli extraparlamentari di sinistra , ma esiste; ed è un pericolo, signor presidente del Consiglio , in termini politici interni, in termini politici internazionali (con degli evidentissimi agganci internazionali, come ora mi permetterò di ricordarle) e in termini di scatenata violenza. perché è un pericolo in termini politici interni? ella, signor presidente del Consiglio , è troppo fine osservatore per non essersi reso conto, come ce ne siamo resi conto noi, che è, sì, vero che tra partito comunista e stampa comunista ufficiale ed extraparlamentari e stampa degli extraparlamentari esiste una quasi quotidiana polemica; ma è altrettanto vero che sui grandi temi delle cosiddette lotte popolari antifasciste, vi trovate tutti insieme agli appuntamenti di piazza e anche agli appuntamenti di stampa. e, badi bene, signor presidente del Consiglio , non si tratta mai di appuntamenti antidestra o anti-Movimento Sociale Italiano soltanto, ma di appuntamenti che, pur muovendo dal pretesto dell' aggressione anche violenta contro il partito che ho l' onore di dirigere, puntano sempre sulla Democrazia Cristiana e sui partiti che la sorreggono. ella ben conosce il loro motto: « Movimento Sociale fuori legge e la Democrazia Cristiana che lo protegge » . come voi ci proteggiate veramente sarebbe difficile a dirsi, ma questo è il motto che essi portano avanti sistematicamente, ritmandolo in tutte le piazze d' Italia e a tutti i livelli, a cominciare da quello giornalistico. ella, signor presidente del Consiglio , è un fine osservatore: non so se abbia osservato — le suggerisco di farlo — gli atteggiamenti che da qualche settimana a questa parte l' organizzazione giovanile ufficiale del partito comunista ha assunto nei confronti degli extraparlamentari. fino a qualche settimana fa gli atteggiamenti ufficiali della federazione giovanile comunista erano — almeno sulla stampa — di netta contrapposizione agli extraparlamentari; da qualche settimana a questa parte, gli atteggiamenti, anche ufficiali, della federazione giovanile comunista molto spesso si accostano, e qualche volta coincidono, con quelli degli extraparlamentari di sinistra . non so — mi riferisco ai socialisti — se ella abbia notato che il responsabile del settore propaganda del partito socialista , dottor Cicchitto, presenzia puntualmente a tutte le manifestazioni, o quasi tutte (ma comunque le più significative tra quelle apertamente eversive, anche nell' ordine internazionale), messe in piedi dagli extraparlamentari. parlavo dell' ordine internazionale. non mi si dirà, onorevole presidente del Consiglio . come è stato detto al Senato al collega Nencioni, trattandosi di altro argomento, che si tratta di tesi aberranti o fantascientifiche. tre quotidiani e una organizzazione come quella che possono vantare gli extraparlamentari in Italia, e soprattutto in alcune parti, non si improvvisano; ci sono degli interessi, ed io sono andato a vedere quali potessero essere. quando ho letto su Stella rossa che è in corso una massiccia sottoscrizione contro le basi NATO in Italia — non contro quelle nuove che dovrebbero venire e che ritengo non verranno, ma contro quelle esistenti — , e ho visto sempre sullo stesso giornale una cartina con delle indicazioni abbastanza precise circa l' ubicazione delle basi più riservate, non dico le più segrete, ed ho letto infine il nome dell' onorevole Giacomo Mancini tra i sottoscrittori... ma voi non l' avete mai smentita. voi non l' avete mai smentita e quindi io la ripeterò fino a quando l' onorevole Mancini non sarà nella condizione ed avrà la volontà di smentirla. se la smentirà, sarò il primo a registrare con molta sodisfazione la smentita; se non lo farà, io continuerò ad additare questa autentica vergogna che si aggiunge alle altre del partito socialista e dell' onorevole Mancini in particolare. non è possibile irridere a tal punto a un minimo di decenza e di decoro, come continua a fare il partito socialista italiano, nelle persone dei suoi massimi esponenti. voi non potete continuare a proclamarvi paladini della democrazia e dell' ordine quando siete i soci e gli ispiratori degli extraparlamentari, dei loro gruppi più violenti; quando in ogni agitazione di questi gruppi è presente in funzione di stimolo, di impulso, di condizionamento e come propaganda addirittura in concorrenza di odioso linguaggio il partito socialista italiano. d' altra parte, signor presidente del Consiglio , io vengo anche da una esperienza personale: quella di Trento, dove, a conclusione della campagna elettorale , la piazza mi è stata negata dalla violenza. signor presidente del Consiglio , tenga presente che io non parlo con risentimento perché i nostri voti sono aumentati al di là delle nostre previsioni. a Trento non avevamo consiglieri comunali. perché l' unico eletto se ne era andato da parecchio tempo; ora ne abbiamo due. è un piccolo peculio che, forse, in parte, dobbiamo anche a quella manifestazione di cosiddetto antifascismo. onorevole Moro, la prego di informarsi: quel giorno furono d' accordo per negare il diritto di parlare in una piazza elettorale, cioè per compiere un reato previsto dalla legge elettorale , l' ex sindaco di Trento, democristiano e appartenente alla sua corrente: il questore di Trento, che mi si dice abbia forti simpatie per il partito socialista ; tutti i gruppi extraparlamentari, nessuno escluso; le organizzazioni sindacali della « triplice » ; il partito comunista ; il partito socialista ; l' organizzazione giovanile della Democrazia Cristiana ; l' organizzazione dei lavoratori della Democrazia Cristiana in Trento. in che consisté l' accordo? nel chiedere alle autorità che, per motivi di ordine pubblico , mi fosse vietata la piazza? se avessero fatto solo questo, indubbiamente sarebbero usciti dai limiti di ogni correttezza, ma non avrebbero dato luogo al tipo di violenza scatenata cui hanno dato luogo. no, hanno presidiato la piazza (è un termine nuovo che sentirete ripetere perché comincia con me e poi si estende) con le sbarre di ferro, con le bombe molotov, con i sacchetti pieni di quelle tali pietre o bulloni che deliziano i nostri agenti dell' ordine e i nostri carabinieri. a proposito, onorevole presidente del Consiglio , non si usa in questa Aula commemorare chi è caduto nell' adempimento del suo dovere? ella saprà certamente che stamane, vicino a Bologna, un carabiniere è caduto in un agguato del tipo di quello in cui caddero tre carabinieri, molti mesi or sono, a Peteano. forse lei non ricorda che gli assassini di Peteano sono stati assolti da magistrati del tipo che ben conosciamo e può darsi che ciò abbia incoraggiato — ecco il lassismo — gli assassini di questa mattina. orbene, come dicevo, la piazza è stata presidiata per tutta la giornata nel modo che le ho detto. sa che cosa ha risposto il questore ai nostri dirigenti che si sono rivolti a lui? se l' onorevole Almirante vuole attendere, bene; ma io non intendo sgombrare la piazza, anche se ne ho i mezzi (perché il ministero dell'Interno in quei giorni aveva disposto l' arrivo di rinforzi a Trento, essendo la manifestazione preannunciata). il questore ha rifiutato di fare osservare la legge, o anche soltanto di tentare di fare osservare la legge. d' altra parte, onorevole Moro, ha mai assistito ad uno dei tanti cortei di extraparlamentari, cui assiste tutta Italia. ormai da molti mesi a questa parte? le è mai capitato di incrociare uno di quei cortei nel momento in cui le forze dell'ordine hanno il malinconico e disonorevole incarico di scortare la violenza? le è mai capitato di sapere quello che è accaduto a Roma, in via Cavour , qualche settimana fa, quando un cittadino straniero, che non era americano (perché la giustificazione è stata questa: credevano che fosse americano, c' era Kissinger a Roma e quindi lo abbiamo aggredito) è stato assalito, pestato, buttato per terra, ferito gravemente dagli extraparlamentari che erano muniti delle solite spranghe, delle solite molotov, delle solite pietre, sotto gli occhi non compiacenti, ma attoniti — e credo fortemente malinconici — di agenti dell' ordine costretti a scortare il disordine? onorevole presidente del Consiglio , perché è potuto avvenire tutto ciò? perché sono maturate condizioni di disordine di questo genere da qualche anno a questa parte? chi ha rappresentato i due dicasteri che istituzionalmente dovevano tutelare l' ordine? non sono forse i due ministri che sono stati allontanati l' uno dal Governo, l' altro dal proprio precedente incarico? e ci si duole di ciò? L'Espresso ha pubblicato — io mi ci sono divertito — una copertina con le fotografie dei due ministri licenziati, e sotto, « per ordine di Giorgio Almirante » . no, non ho mai avuto siffatta autorità e, se avessi dovuto licenziarli io, li avrei licenziati molto prima! non avrei certamente consentito loro di rimanere per tanto tempo in carica . non ho mai avuto siffatta autorità e, se ciò può rassicurarvi vi dirò, colleghi della sinistra della Democrazia Cristiana , che non ho mai pensato di poter intervenire per conseguire un risultato siffatto. non sono mai stato nella condizione, né diretta, né indiretta, di determinare in termini politici un risultato siffatto. perché si è verificato il triste evento, che io dico il lieto evento? perché si è realizzata (pensateci!) una operazione-rigetto da parte delle istituzioni che i due personaggi avevano mortificato. questa è la realtà. non avete potuto fare a meno di licenziarli, perché una forza di opinione pubblica che va al di là dei condizionamenti parlamentari, degli intrighi, dei compromessi, delle lottizzazioni, vi ha messo nella necessità di sostituirli. questa è la realtà. pensateci, perché, riflettendo a ciò, potrete anche convincervi che esistono le forze politiche , che esistono le forze parlamentari, le forze sociali e sindacali, che esistono le forze eversive (ahimè!), ma esistono anche le forze morali. e non dico che noi siamo una forza morale: dico che in questa circostanza assai importante e qualificante, una specie di cartina di tornasole per misurare da qual parte fosse e sia la difesa delle istituzioni, il senso dello Stato, e da qual parte fosse e sia la congiura, la vera trama contro le istituzioni e contro lo Stato, in questa occasione determinante e qualificante, ripeto, noi soli, come parte politica , abbiamo chiesto da tempo ciò che tanta parte dell' opinione pubblica , anche non di destra, anche di centro, anche di sinistra, chiedeva e reclamava, non rendendosi conto dei motivi per i quali due uomini manifestamente inetti a rappresentare le istituzioni in settori così delicati fossero a tutti i costi mantenuti ai loro posti. quanto agli extraparlamentari, signor presidente del Consiglio , dalla lettura del quotidiano del suo partito si comprende che persino esso si è accorto dell' obiettivo pericolo che costoro rappresentano. qualora le cure di Governo e di Parlamento le avessero impedito di leggere il quotidiano del suo partito, leggo io poche righe da Il Popolo di oggi, che ha scritto: « crediamo che in un momento tanto serio, anche le stravaganti e violente manifestazioni dei gruppettari non possono più essere tollerate e sopportate come le bizze di ragazzetti troppo vivaci » . apro una parentesi: è una evidente allusione ai modi con cui anche in Parlamento l' ex ministro dell'Interno più volte si è occupato degli extraparlamentari di sinistra . « questo loro rifiuto della democrazia, del metodo democratico, della logica del consenso, dei partiti, dei sindacati, del confronto tra maggioranza e minoranza, del quadro costituzionale, è fascismo bello e buono, diciamolo pure chiaramente » . se avesse scritto « è comunismo bello e buono » , sarebbe stato esattamente lo stesso, nella guerra delle parole che ci tormenta. « cominciamo a trattare questi cialtroncelli e i loro foraggiatori » — i loro foraggiatori, ve ne accorgete! — « e i loro cinici manovratori » (senza allusione al partito socialista italiano) « come si trattano i nemici della democrazia » . ecco, signor presidente del Consiglio , cerchi di apprendere dal giornale del suo partito dove stanno i nemici della democrazia! è la Democrazia Cristiana ad additarle i nemici della democrazia. veda, se vuol essere fedele non dico al credo del suo partito, ma anche alla logica della decenza e persino del buon senso , di tener presente questo appello che dal suo stesso partito le è stato indirizzato! perciò onorevoli colleghi , e mi riferisco anche ai pochi colleghi di sinistra che hanno la bontà di ascoltare, non rimpiangete troppo l' ex ministro dell'Interno e l' ex ministro della Difesa in quanto tali. soprattutto non rimpiangete troppo l' ex ministro dell'Interno , perché siamo in tanti a rimpiangerlo, secondo le varie fasi della sua vita politica, della sua carriera e dei suoi atteggiamenti. per caso — vi assicuro, per caso — mi è capitato sott' occhio questo facsimile di opuscolo: « Paolo Emilio Taviani: Decadenza del capitalismo » . sapete perché mi è venuto sott' occhio e vi ho fatto subito attenzione? perché edito nel 1943 a Savona, stabilimento tipografico editoriale Ricci-Ster Savona. in questo opuscoletto, a conclusione del quale si testimonia che negli anni accademici . 1942 e 1943 Taviani professor Paolo Emilio non credo sia una omonimia — insegnava economia politica corporativa in quel di Genova, si legge (lo posso consegnare alla curiosità di chiunque tra voi) non soltanto, come è logico, l' apologia del corporativismo, ma anche l' apologia della vittoria, perché Paolo Emilio, come sempre lungimirante, la dava per assolutamente scontata, e l' apologia del nazionalsocialismo, non soltanto del corporativismo fascista. perciò, non rimpiangetelo troppo! siamo in tanti a rimpiangerlo. ricordiamo di lui anni brutti e belli, a seconda delle parti politiche cui apparteniamo. non rimpiangetelo troppo e, parlamentari di sinistra, cercate di non servirvi troppo di elementi che non rendono neanche a coloro che puntualmente servono! cercate di essere più decorosi anche nelle scelte e negli indirizzi, perché andando accanto a gente squalificata, vi squalificate voi stessi e non vi conviene. il signor presidente del Consiglio ha dedicato nobilmente la parte conclusiva del suo lungo intervento al Senato e alla Camera ad una diagnosi dolorosa, dolorante della situazione del nostro paese da ogni punto di vista . l' onorevole Moro ha avuto accenti che ci avrebbero addirittura commosso, se non convinto, qualora invece di dedicare la conclusione del suo discorso a tale diagnosi, egli vi avesse dedicato l' introduzione del suo discorso e ne avesse tratto le conseguenze. onorevole Moro, ella ha pronunciato un ampio discorso, nel quale per nove decimi contraddiceva ciò che alla fine del suo discorso ha detto. poi ha preteso anche da noi, nel suo discorso di replica , tenuto al Senato, amabilmente rimproverandoci, una maggiore comprensione nei confronti dei suoi sforzi, della sua serenità, della sua sincerità, tanto che al Senato stamane ella ha detto: « il giudizio più deformante è quello espresso da destra, con l' aperta accusa di voler scaricare sul popolo italiano le responsabilità della gestione fallimentare del potere » . no, onorevole Moro, noi non l' accusiamo di voler scaricare sul popolo italiano la responsabilità di una pregressa gestione fallimentare del potere. noi le rivolgiamo una accusa più pesante: noi l' accusiamo di voler continuare a gestire il potere in maniera fallimentare senza rimuovere le cause vicine e lontane, che hanno portato, quasi di necessità, alla vostra deformazione dell' esercizio del potere politico in termini di inaccettabile regime. onorevole Moro, io so che questa è una parola dura, aspra e so che qualcuno, a cominciare da lei, potrà rimproverarmi per la ineleganza con cui mi permetto di pronunziarla in questa Aula, nel momento stesso in cui la mia presenza e la mia parola in quest' Aula attestano che esistono ancora le libertà parlamentari nel nostro paese. vorrei permettermi di ricordarle, onorevole Moro (mi riferisco all' onorevole Moro umanista, all' uomo di cultura vasta e profonda) che da antico tempo i nemici della democrazia sono gli oligarchi, non sono i tiranni. dalle oligarchie nascono le tirannie: ma i nemici veri della democrazia, cioè della libertà, sono gli oligarchi! voi avete creato una oligarchia di potere e con questo Governo la rafforzate. qual è stato il vostro primo atto? la lottizzazione politica della Rai-TV, deformando scientemente i voleri espressi attraverso una sentenza non proprio limpida, ma da questo punto di vista indubitabile, della Corte costituzionale ! nel suo stesso discorso, onorevole Moro, a prescindere dalla nobile conclusione rivolta a tutti, la lottizzazione del potere si palesa, passo passo, nonostante la generica affermazione che bisogna contenere la spesa pubblica , cui per altro contraddicono impegni che non possono non portare ad accrescere il suo gravame in un momento in cui l' inflazione galoppa e la recessione le galoppa accanto. sicché, onorevole Moro, è tutto vero quello che ella ha detto: che l' incertezza, che la confusione, che il disordine, che l' inerzia danno nell' insieme il senso di una generale impotenza. è vero che i cittadini, invece che rappresentati, si sentono traditi, abbandonati dal potere. è vero che anche nel crescere si può morire. ma, onorevole Moro, i rimedi? i rimedi da lei elencati nei nove decimi del suo discorso in che consistono? consistono nel consentire ai comunisti ed ai socialisti l' egemonia sindacale e quindi sociale; consistono, cioè, nell' avallare il metodo e la teorizzazione, ma soprattutto l' attuazione della lotta di classe e della conflittualità permanente. i rimedi che ella suggerisce nei nove decimi del suo discorso consistono nell' accettare la tesi delle sinistre secondo cui la violenza proviene soltanto da destra e, quindi, si rende lo Stato ancora più impotente nei confronti della violenza di sinistra. i metodi cui ella propone di ricorrere nei nove decimi del suo discorso consistono nel portare avanti fino in fondo la sciagurata politica di apertura a sinistra senza alternative, che io ricordo avere ella annunziato in un discorso ancora più lungo, quello pronunciato al teatro San Carlo di Napoli alla fine del gennaio 1962, quando le fui ascoltatore attento non come politico ma come giornalista. onorevole Moro, nessuno è in condizione di conoscere meglio di lei non i guasti, bensì le cause lontane e vicine dei guasti da cui è afflitta la nostra nazione. nessuno, meglio di lei, è in condizione di individuare le responsabilità e soprattutto le colpe. mi creda: senza presunzione, nessuno è in grado più di noi e, se mi permette, di chi le parla, di contrapporre, al suo appello finale, un altro appello. ella ha giustamente rivolto il suo appello a tutti i cittadini perché li ha invitati a fare sacrifici. siamo d' accordo, ma abbiamo l' onore ed il triste privilegio di parlare a nome di cittadini cui il regime non impone soltanto sacrifici materiali, ma anche e soprattutto sacrifici morali. abbiamo l' onore di parlare a nome di cittadini che ogni sera si sentono trasalire quando assistono alle ignobili trasmissioni della televisione di Stato; parliamo a nome di cittadini che hanno tutto il diritto di non tollerare le crescenti ed inique discriminazioni di questo regime ai danni dei ragazzi che vogliono studiare, dei lavoratori che vogliono lavorare, dei produttori che vogliono produrre e dei professionisti che, non solo nella vita e nei beni, ma anche negli interessi morali vogliono essere tutelati. parliamo a nome di cittadini che non sopportano più il travalicare di una parte notevole della magistratura dai limiti e dai confini che la certezza del diritto e della giustizia imporrebbe a tutti. a nome di questi tre milioni di cittadini, sono io che lancio, un appello ai reggitori della cosa pubblica affinché, prima che sia troppo tardi, si fermino. poiché so che ella si è volutamente collocato su un piano inclinato che non può che portare in quella direzione, io non soltanto le confermo il voto contrario del MSI-Destra Nazionale , ma, nel farlo, ribadisco la nostra volontà politica di non concedere tregua a questo Governo che, a ragione, consideriamo il più a sinistra ed il più sinistro di quanti, nel dopoguerra, si siano presentati al Parlamento ed al paese.