Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 262 - seduta del 27-06-1974
Sull'assassino del giudice Borsellino e di cinque agenti della sua scorta
1974 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 26
  • Comunicazioni del governo

fra tutte le cifre da lei esposte, onorevole presidente del Consiglio , avrei preferito che fosse messa al centro di questo dibattito la cifra di 7 mila miliardi di disavanzo della bilancia dei pagamenti prevista per il 1974. questa cifra, da scrivere a lettere cubitali, accompagnata dalla constatazione dell' esiguità delle nostre riserve valutarie, della grande difficoltà di fare apprezzare l' oro ai valori di mercato, dell' esistenza di un indebitamento intorno a10 mila miliardi, questa cifra, dicevo, è la risultante delle illusioni, degli errori, delle cattive impostazioni programmatiche che hanno distinto l' attività politica di questi ultimi tempi. come ho avuto occasione di dire alla riunione di vertice, ripeterò qui che questa cifra è il nodo scorsoio che abbiamo attorno al collo e che sentiamo sulla nostra pelle. dipende dalla scelta seria che faremo da oggi in poi se questo nodo scorsoio si potrà allentare o se, in un breve spazio di tempo — perché ormai di breve spazio di tempo si trattatale nodo scorsoio si stringerà fino a soffocarci. tutto ciò con le conseguenze non solo economico-sociali ma politico-istituzionali che tale tipo di soffocamento comporta. mi pare, cioè, che in questo dibattito il problema fondamentale, quel che rende altamente drammatica la situazione e che non ci dà che estreme possibilità di scelta, sia stato ancora una volta seppellito da una quantità di altri elementi, che naturalmente lo « sfocano » rispetto alle nostre responsabilità. ora, se la tensione fondamentale, l' impegno politico e parlamentare, debbono girare intorno alla cifra di 7 mila miliardi di deficit della bilancia dei pagamenti , è partendo da tale punto che abbiamo potuto esprimere un giudizio positivo sui provvedimenti di contenimento della domanda che il Governo si accinge a prendere. a noi pare, infatti, che solo mettendoci su questa strada si possa impedire lo strangolamento cui accennavo. certamente, diminuire la domanda globale, attualmente esistente sul mercato, di 3 mila miliardi, attraverso una maggiore pressione fiscale e tariffaria, è un atto notevole, se portato rapidamente a realizzazione. per altro, onorevole presidente del Consiglio , la nostra posizione al « vertice » è stata quella di domandarci se tale contenimento della domanda, ottenuto attraverso una maggiore pressione fiscale e tariffaria, lo si realizzi avendo il controllo della domanda globale; avendo cioè fatto della domanda globale, quello che chiamerei un circolo perfetto e, in un certo senso, chiuso. se così fosse, evidentemente avremmo iniziato con sicurezza un' azione di risanamento. ma è in tale campo che vale la pena di tentare un approfondimento del problema. se da una parte, attraverso 3 mila miliardi di maggiore prelievo fiscale o di maggiore gravame tariffario, diminuiamo la domanda, restano altri settori in cui la domanda può espandersi, settori al di fuori del nostro controllo. con estrema franchezza, onorevole presidente del Consiglio , in sede di vertice abbiamo chiesto alcuni chiarimenti, nell' ambito dello stesso programma di Governo . per esempio, abbiamo chiesto se lo impegno ad una gestione di alcuni prezzi, tale da stabilizzarli, non finisca con l' allargare la domanda (di quanto, non lo sappiamo), mentre, da un' altra parte, cerchiamo di contenerla. un secondo interrogativo che ci siamo posti, tra i tanti, è se, assumendo l' impegno di fare la riforma sanitaria in luglio, sia implicito, in questo impegno, il mantenimento del disavanzo di tutto il sistema sanitario entro il volume attuale, o addirittura la sua diminuzione (e, se si trattasse di una grande riforma, dovrebbe essere capace di diminuire il disavanzo), o se per caso il progetto di riforma sanitaria non ci porterà ad allargare la domanda. infatti, quantunque noi sappiamo in quale atroce misura e come funzioni il sistema sanitario attuale, tuttavia non possiamo togliere importanza, in un momento di emergenza, al fatto che si proceda ad una riforma sanitaria più avanzata, ma la si faccia nel momento in cui dobbiamo avere un controllo della domanda globale. se, mentre conteniamo la domanda attraverso una maggiore pressione tariffaria o fiscale, la ampliamo in questo settore, è chiaro che avremo fatto pressoché nulla. questo, nell' ambito del programma esposto dal Governo. ma noi, nel « vertice » , abbiamo sollevato un problema che intendiamo portare in Parlamento. i movimenti della domanda, in espansione o in diminuzione, non sono contenuti soltanto nei programmi di Governo; l' espansione o il contenimento della domanda possono essere decisi da centri autonomi. e che garanzie il Governo ha che questi centri autonomi si atteggino, nelle loro decisioni, in coerenza con gli indirizzi del programma governativo? giustamente, questa mattina, dall' onorevole Di Giulio , è stato sollevato il problema dell' impiego dei fondi che derivano dalla maggiore pressione fiscale o tariffaria. che cosa avverrà, per esempio, nel campo delle decisioni di tutti gli enti autarchici locali, dalle regioni alle province e ai comuni, e di tutti gli enti pubblici che vivono, direttamente e indirettamente, di spesa pubblica ? quali norme, quali indirizzi il governo centrale farà valere rispetto a questi centri decisionali plurimi periferici? noi abbiamo sofferto, nel passato, della contraddizione fra l' indirizzo della politica centrale e gli indirizzi della politica — per così dire — periferica. ne abbiamo sofferto, onorevole presidente del Consiglio , quando nel luglio scorso abbiamo cercato di contenere il disavanzo del bilancio e, quindi, di comprimere alcuni tipi di spesa, di ridurle quasi all' osso (cosa che ha determinato una vasta reazione in Parlamento). e, avendo assunto questo indirizzo, ci siamo trovati immediatamente in contrasto con le regioni, con il tipo di spesa mandato avanti dalle regioni (un tipo di spesa che allargava indiscriminatamente la domanda); con le decisioni di altri enti autarchici e con l' espansione che, anche per opera del Parlamento, si dava a molti altri tipi di spesa pubblica . certo, il Parlamento non ignora che, da questo punto di vista , è nato un continuo contrasto fra il precedente ministro del Tesoro e le deliberazioni parlamentari. ci è parso allora che il Parlamento non si rendesse conto della gravità della situazione e continuasse in una sorta di attività legislativa che doveva portare, onorevole presidente del Consiglio , a quell' aggravamento della situazione che ella, nel discorso di stamane, ha messo chiaramente in luce. ma, accanto al problema dei centri decisionali di spesa pubblica , c' è il problema del campo di azione dei sindacati e dei rapporti fra Governo e sindacati. coinciderà l' atteggiamento sindacale con la necessità di un contenimento o di una mancata espansione della domanda in altri campi? e l' atteggiamento dei sindacati coinciderà con l' indirizzo politico del Governo, oltre che in sede nazionale, in sede settoriale, in sede territoriale e in sede aziendale? questa è una domanda pertinente, perché 3 mila miliardi sembrano una grande cifra, ma se è vero che è stato firmato in questi giorni un contratto ospedaliero nuovo la cui maggiore spesa si valuta intorno ai 200 miliardi, onorevole presidente del Consiglio , siamo già al contenimento della domanda per 3 mila miliardi ed a una espansione per 200 miliardi in un solo settore! in quanti altri settori tutto ciò può avvenire? debbo francamente rilevare che ogni giorno leggiamo di trattative in sede settoriale e aziendale che portano ad una espansione della domanda. ma assistiamo anche ad un altro fenomeno: l' espansione della domanda viene prodotta attraverso quella che si chiama la richiesta di imputazione di somme a servizi sociali , richiesta che viene fatta o in sede settoriale o in sede aziendale o in sede territoriale. in questo fenomeno ci sono due aspetti. uno è l' aspetto della espansione della domanda, incontrollata. non intendo qui giudicare la giustezza o meno di queste richieste. da un punto di vista di tendenze finali di una società, queste richieste possono essere giuste, ma si collocano in un momento in cui il Governo è costretto a dire che bisogna contenere la domanda per evitare una pressione sulla bilancia dei pagamenti nella situazione che ella ha descritto, onorevole presidente del Consiglio , e soprattutto una pressione inflazionistica. occorrerebbe avere una nozione di quello che succede in questo campo. questo è uno degli aspetti che volevo citare; l' altro è che noi da molto tempo, da questi banchi, parliamo della maniera in cui si sono sviluppati, nel nostro paese, i redditi, in ogni campo: redditi di capitale, redditi di impresa, redditi speculativi, redditi di lavoro dipendente e redditi di lavoro indipendente. essi si sono sviluppati in maniera tale che molte volte il maggiore reddito ha premiato il minor lavoro. da qualche tempo abbiamo cominciato a parlare tutti di « giungla dei redditi » . curiosamente abbiamo percepito la gravità del problema quando il male era fatto: una giungla dei redditi si evita all' inizio del processo degenerativo. avremmo dovuto accorgerci di tale processo prima che esso diventasse una grande incrostazione; ma quando esso è ormai diventato una formidabile incrostazione di carattere cementizio, onorevole Di Giulio , abbiamo un bel gridare contro di esso, ma demolirlo non è opera facile, è opera che si può condurre gradualmente nel tempo avendo presenti gli effetti negativi che abbiamo sperimentato per quanto riguarda questo sviluppo indiscriminato della dinamica dei redditi. la vendetta di coloro che hanno parlato sempre della politica dei redditi è quella di constatare gli effetti di una mancata politica dei redditi , che sono tutti effetti negativi. la mancata politica dei redditi , facendo sì che si sviluppassero i redditi che non dovevano svilupparsi, e viceversa, è stata quella che ha finito col produrre i maggiori danni e la maggiore ingiustizia. ma ormai — desidero insistere su questo aspetto del problema — ci troviamo di fronte ad un altro rischio, che è quello di creare una nuova giungla, la « giungla dei servizi sociali » . onorevole presidente del Consiglio , la mancata presenza dell' autorità di Governo e la mancata presenza dell' autorità delle confederazioni sindacali su questo terreno è veramente grave, da un punto di vista istituzionale e da un punto di vista sostanziale. dopo aver fatto il possibile, ripeto, per creare la giungla dei redditi noi, con il nostro disinteresse per questo aspetto del problema, arriveremo in pochissimo tempo alla giungla dei servizi sociali . lo sviluppo dei servizi sociali non può essere affidato ad organizzazioni periferiche territoriali, aziendali addirittura, o settoriali: questo è il contrario di qualsiasi politica di programmazione. non solo, ma questo produrrà, ripeto, gli stessi effetti che ha prodotto la mancata politica dei redditi . corriamo il rischio di avere la diffusione dei servizi sociali dove la struttura economica è più forte, e di non averla dove la struttura economica è più debole, il che è il contrario di quello che abbiamo sempre detto circa la necessità di affrontare il problema della diversità di condizioni tra una regione e l' altra. onorevole presidente del Consiglio , io ho avuto l' onore di parlare, a nome del gruppo repubblicano, di questo problema, che mi sembra abbastanza grave. ella ha creduto di non accennare a questo problema in sede parlamentare (probabilmente ne parlerà, io spero, in sede di incontro con i sindacati); ma quello che mi impressiona è che non se ne parli qui. parliamo di contenimento della domanda e di attenuazione di tale contenimento, ignorando il gioco della domanda in vastissimi campi, e facendo finta di niente — come abbiamo fatto, me lo lasci dire, in tutti questi anni — come se si trattasse di un campo al quale non dobbiamo dedicare la nostra attenzione. qui — ripeto — l' osservazione sostanziale si unisce ad una osservazione istituzionale; quasi tutti i partiti, ormai, sono consapevoli del fatto che il rapporto con i sindacati non può essere un rapporto preferenziale: il rapporto con i sindacati è un primo rapporto che deve avere la sanzione del Parlamento. nel Parlamento che questi aspetti del problema vanno esaminati, discussi ed inquadrati, senza di che, sia la politica del Governo, sia la politica del Parlamento colpiscono un' area ristretta degli elementi che influiscono sulla situazione economica ; e, inquadrando un' area ristretta, è come se non colpissimo niente. o la valutazione è globale, e allora se ne può cavare un' indicazione politica, o non è globale, e non se ne cava alcuna indicazione politica, perché tutto è sottoposto al gioco casuale di forze o di movimenti che non hanno un controllo centrale. dirò che tale questione del rapporto tra contenimento della domanda e restrizioni creditizie non può riguardare l' ambito ristretto del programma di Governo . tutti siamo consci che il contenimento della domanda ottenuto attraverso pressioni fiscali e tariffarie deve consentire un alleggerimento della restrizione creditizia; tutti siamo consci che la restrizione creditizia è un rimedio estremo, è il rimedio di colui che sentendo appunto il nodo scorsoio , cerca di allentare la presa. il ministro del Tesoro e il governatore Carli non hanno fatto una scelta, sono stati obbligati a fare una scelta per allontanare lo spettro di una crisi ancora più cupa e grave. ho sentito qui parlare di autarchia; certamente, se nelle attuali condizioni della bilancia dei pagamenti già dobbiamo introdurre delle norme autarchiche, se il disavanzo della bilancia dei pagamenti non dovesse diminuire, ai limiti della credibilità in cui è il nostro paese dal punto di vista internazionale (e devo ricordare qui che l' ultimo prestito che abbiamo potuto realizzare è quello del Fondo Monetario Internazionale ), ai limiti di questa credibilità, il giorno in cui diventassimo insolvibili cosa succederebbe in questo paese? ma questa insolvibilità non è nelle nuvole o distante; questa insolvibilità, come eventualità o come possibilità reale, può verificarsi nel giro di alcuni mesi. cosa faremo in quel momento? faremo l' autarchia? devo ricordare che nel 1951 questo paese fu il primo ad aprire le frontiere; a sei anni dalla guerra ebbe il coraggio, prima della Francia, della Germania, della Gran Bretagna di aprire le frontiere al commercio europeo e mondiale. questo nel 1951; e nel 1974, con l' Italia che è diventata una delle maggiori potenze industriali del mondo, torniamo all' autarchia? io credo che il ministro Colombo non si nasconda il problema: se da una parte cerca di non arrivare all' insolvibilità del nostro paese, dall' altra sa benissimo quali conseguenze di ordine economico e sociale , quali turbamenti nella vita economica, sociale, politica, istituzionale possa creare una restrizione del credito severissima, o il ritorno all' autarchia (le due cose giocano più o meno nello stesso senso). ma il problema non si esaurisce in questo accertamento continuo — e ci tornerò dopo — che faranno i ministri Giolitti e Colombo. l' ambito ristretto in cui devono esaminare questi problemi impedisce loro di trovare la soluzione ottimale. sono i sindacati che devono entrare in gioco. il contenimento della domanda, come mezzo per limitare gradualmente le restrizioni creditizie è affidato alla responsabilità delle confederazioni sindacali e alla loro capacità di condurre ad una politica coerente le organizzazioni di categoria e aziendali. senza di questo possiamo avere una espansione della domanda che può domani portare a conseguenze creditizie gravissime. dobbiamo, in altre parole, stare attenti a non fare quello che abbiamo fatto spesso in questi anni, a non elaborare cioè dei programmi che nel momento in cui vengono varati sono già superati dalla realtà. questa, onorevole presidente del Consiglio era, come lei sa, la mia opinione sui programmi di luglio e questa è la mia opinione di oggi: dobbiamo avere prudenza nelle formulazioni programmatiche. la realtà non lieta di oggi è tale da far invecchiare immediatamente qualunque programma. deve quindi entrare in gioco il sindacato, affinché l' importante indicazione che il Governo ci dà a proposito di un contenimento della domanda, che valga ad attenuare la restrizione creditizia, sia, per avere efficacia e darci un risultato veramente utile, integrata dalla politica che porteranno avanti i sindacati. anche in questo caso, onorevole presidente del Consiglio , perché non accennare a questi problemi? perché lasciare ad una minoranza il compito di discuterli, come se noi fossimo contrari ai lavoratori e ai loro interessi? la verità è che se noi pensiamo di salvare questo paese dalla recessione e dalla disoccupazione, dobbiamo dire quale è l' alternativa che i sindacati devono offrire perché recessione e disoccupazione non vi siano. evitare la recessione e la disoccupazione non dipende soltanto dall' accordo cui giungeranno i ministri Giolitti e Colombo; dipende anche dall' atteggiamento delle grandi organizzazioni sindacali . atteggiamento che noi oggi, nel discutere di questi problemi, ignoriamo, così come ignoriamo se le grandi organizzazioni sindacali riusciranno ad imporre una politica coerente alle organizzazioni di categoria e aziendali. ripeto che da tale atteggiamento dipende la misura in cui la restrizione creditizia potrà essere gradualmente attenuata o dovrà invece essere aggravata. non è solo importante l' atteggiamento delle forze politiche , ma anche quello dei sindacati. se sbaglieranno nell' impostare il problema, gli operai pagheranno. e non si potrà poi attribuire la responsabilità di queste conseguenze alla politica del ministro del Tesoro o del governatore Carli, che non sono certo affamatori del popolo o comunque personaggi che intendono imporre la restrizione creditizia come sfogo sadico. devo aggiungere che se l' impostazione della nuova imposizione fiscale è esatta, se cioè colpisce i maggiori redditi attraverso l' IVA o il gioco tariffario, è chiaro che avremo un fattore di recessione in alcuni tipi di imprese. questo l' avremo in ogni caso: avremo la recessione e una disoccupazione limitata ai tipi di produzione e di consumo che colpiamo. se colpiamo i consumi di lusso, le attività produttive riguardanti questi consumi avranno una recessione, a meno che non vengano trovate (cosa che ci auguriamo) possibilità di sbocco all' estero. comunque, siamo tutti d' accordo che questo tipo di recessione in certi tipi di produzione lo dobbiamo avere: non si crea un nuovo modello di sviluppo senza pagarlo in recessione in alcuni campi ed in normale attività in altri. ma, ripeto, questo sviluppo di una politica deve avere l' integrazione delle decisioni sindacali, senza di che è zoppa di almeno una gamba. a mio avviso poi c' è un elemento importante che bisogna valutare per quanto riguarda la posizione sindacale. noi oggi non abbiamo credibilità sul terreno internazionale. è inutile che ci facciamo illusioni. leggiamo ogni giorno che l' opinione pubblica straniera, essendo preoccupata della situazione italiana, è molto restia ad aiutare una politica che questa opinione pubblica considera sperperatrice di risorse. io non credo che basti soltanto la politica dei ministri Giolitti e Colombo e del governatore della Banca d'Italia a farci avere maggiore credibilità. credo che un atteggiamento sindacale che sia rispondente alle poche idee che ho esposto, aprirebbe una zona di credibilità maggiore all' estero. in altri termini, se i sindacati attuano in Italia una certa politica, noi possiamo acquistare più respiro per quanto concerne il superamento degli squilibri della bilancia dei pagamenti . l' opinione pubblica straniera non ci giudica solo dal punto di vista della tecnica finanziaria o economica, ma ci giudica dal punto di vista della maniera in cui noi affrontiamo i problemi della nostra vita sociale, dal come affrontiamo i problemi degli scioperi, dell' andamento della domanda, dell' assenteismo in fabbrica. sono elementi fondamentali del giudizio straniero. non è affidato quindi solo agli organi tecnici il compito di ricreare una credibilità, ma a tutte le forze che operano nel nostro paese. a tal proposito, è difficile sostenere che i sindacati tedeschi seguono la politica dei sindacati italiani. se la Germania è forte e non ha i problemi della recessione, o il problema del deficit della bilancia dei pagamenti , a qualcosa è dovuto. ed è dovuto anche alla capacità che ha un sindacato di intendere i problemi generali della vita del paese. certo, non sono favorevole al disservizio delle poste. non ho mai difeso gli addetti alle poste come avete fatto voi, per esempio. la disamministrazione delle poste non è certo responsabilità repubblicana. del resto, voi avete un forte rappresentante lì per fare funzionare quel servizio. dicevo che una politica sindacale è certamente un elemento fondamentale per poter uscire dalla crisi. ma vorrei richiamare l' attenzione, onorevole presidente del Consiglio , e l' ho già fatto in altre occasioni, sul problema specifico della restrizione del credito. dobbiamo stare attenti ad un rapporto tra credito di esercizio e credito per investimenti. dico questo perché la restrizione creditizia può mettere in difficoltà aziende esistenti e quindi costringerle a diminuire la produzione, o addirittura a sospenderla e a determinare disoccupazione per mancanza di credito di esercizio. nel momento stesso in cui ad un' impresa esistente manca il credito di esercizio, si dà credito per un' impresa da creare stato notato questo aspetto che potrebbe essere contraddittorio, cioè non dobbiamo sacrificare le imprese esistenti alla creazione di nuove imprese. anche nella considerazione di questi problemi, c' è quindi un grado di priorità. se siamo d' accordo che per il tipo di pressione fiscale che noi esercitiamo alcune imprese adibite alla produzione di consumi di beni di lusso entrano in recessione, dobbiamo essere d' accordo nel mantenere il sistema produttivo esistente, non asfissiando il credito di esercizio, anche se dobbiamo ritardare una certa politica di investimenti. e mi pare che proprio l' onorevole Di Giulio abbia sollevato questo problema della priorità: vi è una priorità del credito di esercizio per certe aziende rispetto al credito di investimento, ma vi è una priorità, da accertare con molta attenzione, degli stessi crediti per investimenti, che deve tener conto di quali siano più utili al fine di contribuire allo sforzo di superare le difficoltà gravi della bilancia dei pagamenti . onorevole presidente del Consiglio , noi abbiamo appreso dalla parola stessa del collega De Martino che l' accertamento delle condizioni in cui operano la pressione fiscale e tariffaria e la restrizione creditizia sarà un accertamento continuo in seno al Governo. ma io non ho l' impressione, onorevole De Martino , che questo accertamento continuo possa essere un fatto puramente tecnico: se il Governo è entrato in crisi su questo problema, evidentemente l' accertamento sarà sempre politico. mi meraviglio perciò che la nostra posizione sia stata considerata come la posizione di un partito che dia una scadenza a termine al Governo. siamo stati al riguardo i più prudenti. noi non abbiamo chiesto un accertamento giornaliero o continuo del rapporto tra contenimento della domanda e restrizione creditizia. nel mese di settembre ci sarà, tra i partiti di Governo, una specie di sguardo generale sulla situazione. e comprendo che in settembre questo possa avvenire, perché da questo accertamento generale dobbiamo trarre delle conclusioni. in sede di « vertice » ho detto che, siccome il nostro partito non e al Governo, non possiamo partecipare all' accertamento continuo delle condizioni in cui operano le due branche dell' azione politica di Governo. abbiamo chiesto al presidente del Consiglio che in settembre ci dia tutti i dati per esaminare la situazione e per vedere a che punto siamo. quale potrà essere la considerazione che si farà in settembre? e molto semplice. arrestiamo la caduta del paese, la fermiamo, l' abbiamo fermata con la politica scelta oppure no? finora ci siamo sempre dati dei programmi ottimistici per quanto riguarda l' avvenire, e poi abbiamo constatato che la situazione era assai diversa da quella che ritenevamo. ebbene, il settembre è una data importante, perché a quel momento potremo sapere alcune cose: le misure che prende il Governo, il risultato dell' incontro tra Governo e sindacati, l' atteggiamento degli enti periferici in ordine alla spesa pubblica , il clima generale del paese, l' andamento stesso della bilancia dei pagamenti : tutto questo dove ci porterà? constateremo a settembre che abbiamo fermato la caduta e che faticosamente riprendiamo a salire? allora è chiaro che gli indirizzi di Governo avranno operato in senso positivo e questo ci tranquillizzerà. ma se, nell' ambito del programma di Governo , non abbiamo ben funzionato o se forze esterne hanno alterato la politica del Governo — e il risultato è ancora negativo — che cosa faremo? allora la discussione diventa di una gravità eccezionale. se non riusciamo a ridurre il disavanzo della bilancia dei pagamenti e non acquistiamo credibilità e ci avviamo a diventare insolvibili, che cosa faremo? mi auguro con tutto il cuore che il Governo a settembre fornisca al Parlamento, come ha promesso il presidente del Consiglio , dati incoraggianti, che segnino l' inizio della ripresa. anche se questa sarà lenta, ciò non importa. il problema, secondo me, non è di una accelerazione, ma di un cambiamento di tendenza . ecco perché richiamo il sindacato alla decisione di partecipare allo sforzo. la ripresa può essere lenta nel tempo, ma l' essenziale è che sia una ripresa e non la continuazione della caduta. se questa continuerà, il baratro diventerà talmente vasto da avere conseguenze politiche incalcolabili, forse istituzionali. se vi sarà un inizio di ripresa, tireremo un sospiro di sollievo: impiegheremo molti anni, ma ricostruiremo un tessuto economico-sociale funzionale e quindi rafforzeremo per ciò stesso le istituzioni. per questa parte, onorevole presidente , avrei finito. non avrei accennato alla battaglia sul divorzio, ma l' onorevole De Martino mi ha costretto a scendere in campo. se la battaglia sul divorzio deve avere conseguenze politiche sono conseguenze politiche che riguardano tutto lo schieramento laico. noi abbiamo molto rispetto per il partito socialista , ma non gli abbiamo delegato una rappresentanza esclusiva delle nostre esigenze. mi è parso che vi fosse una tendenza monopolizzatrice. devo dire comunque che i rapporti di forza implicano problemi molto più vasti. l' onorevole De Martino ha detto una cosa alla quale noi diamo particolare importanza: egli ha affermato che i partiti non si misurano solo per il peso quantitativo, ma anche per la loro qualità. ebbene, dal punto di vista qualitativo, onorevole De Martino , è difficile per un partito andare in Sardegna a dichiararsi ostile alla creazione della provincia di Oristano: ecco una prova di qualità! è difficile tanto che, sottovoce, democristiani e comunisti ci dicono: avete ragione; e mandano noi alla battaglia. questo lo rileviamo da alcuni anni: le battaglie noi le facciamo bene, però dobbiamo farle noi, perché per molteplici ragioni i grossi partiti non si possono esporre. dal punto di vista qualitativo, è difficile andare in Sardegna a dire che il nuovo piano di rinascita è stato approvato con troppa fretta, con scopi prevalentemente elettorali, e che certamente farà la fine del primo piano di rinascita. un partito che va a dire queste cose in Sardegna può mantenere a malapena i voti che ha già, che sono voti di coscienze critiche, cioè di gente che abbiamo abituato a non aspettarsi da noi « sparate demagogiche » . se la qualità deve valere, onorevole De Martino , varrà per il partito socialista , ma credo che valga anche per i repubblicani. quanto ai problemi più vasti dell' ordine pubblico , della violenza, della lotta contro il fascismo, del miglioramento dei servizi di polizia e di sicurezza, il presidente del Consiglio conosce da tempo la nostra posizione. egli si è impegnato in una azione di governo molto decisa e noi non abbiamo che da ripetere i motivi che abbiamo sempre sostenuto: la nostra preoccupazione è per l' ordine democratico, direi, non tanto per l' ordine pubblico . la nostra preoccupazione è per un obiettivo funzionamento dei servizi di sicurezza . le nostre preoccupazioni di carattere antifascista sono troppo conosciute perché io mi dilunghi su questo argomento. ci aspettiamo quindi dal presidente del Consiglio che il Governo realizzi quello che oggi ci è stato esposto e aspettiamo quindi che questo programma raggiunga i suoi risultati globali, sia sul terreno economico e politico sia sul terreno istituzionale e del funzionamento dell' ordine pubblico .