Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 233 - seduta del 22-03-1974
1974 - Governo V Rumor - Legislatura n. 6 - Seduta n. 233
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , non mi trovo certo in difficoltà, come segretario della destra nazionale, nel preannunciare — lo ribadirà domani, in sede di dichiarazione di voto , il presidente del nostro gruppo, onorevole De Marzio — il « no » del MSI-Destra Nazionale nei confronti di questo Governo. non ho alcuna difficoltà a far questo perché in verità, onorevole presidente del Consiglio (lei lo sa meglio di ogni altro), in questa Aula e fuori di qui, non ci troviamo di fronte ad una crisi di Governo , ma ad un rimpasto mascherato. ella non ha potuto dare di ciò l' impressione per non dispiacere ai suoi amici repubblicani, ma per non dispiacere ai suoi amici socialisti ella ha dovuto addirittura dire che la soluzione data alla crisi ha reso più razionale la composizione del Governo e comunque ella ha dovuto evitare di mettere in luce quelle che potevano essere le cause profonde e quelle che avrebbero potuto essere — ma non sono certamente state — le linee di soluzione della crisi di Governo . sicché, quando si dice (qualche giornale lo ha pubblicato nei giorni scorsi) che la rapidità della soluzione di questa crisi di Governo ha messo in luce la capacità di ritrovamento e di intesa delle componenti della maggioranza; si dice cosa contraria al vero. la rapidità della soluzione della crisi di Governo ha messo in luce esattamente il contrario, cioè ha messo in luce l' impossibilità, l' incapacità di affrontare una vera e propria crisi e quindi di risolverla secondo linee di soluzione politica presentabili al Parlamento e alla opinione pubblica del nostro paese. in altri termini, si è svolta una di quelle operazioni chirurgiche che si risolvono nell' aprire una piaga, nel vedere quel che vi è sotto e nel ricoprirla pietosamente, in quanto si è visto che si tratta di un bubbone destinato a logorare definitivamente l' intero organismo se non viene rimosso o se non si ha la capacità di operare un trapianto. il bubbone di cui trattasi, che i chirurghi di questa operazione di presunta crisi hanno potuto contemplare, è la formula di centrosinistra. la vera crisi non è una crisi di questo Governo, bensì una crisi della formula di centrosinistra, sicché questo Governo può essere correttamente definito, io credo, da parte nostra e da parte di tutti i gruppi parlamentari , come un Governo a termine il quale non ha il coraggio e la correttezza di presentarsi come tale, in una situazione nella quale, per giunta, il termine, cioè il post-referendum, è noto a tutte le parti politiche e viene considerato da tutte le parti politiche come un termine, proprio ai sensi della vera crisi, non superabile o almeno molto difficilmente superabile. in una situazione siffatta, di fronte ad un rimpasto e non ad una crisi, di fronte ad un Governo a termine, di fronte a problemi reali che invece sono estremamente gravi e complessi da ogni punto di vista , in ogni settore della vita del nostro paese, io non le farò lo sgarbo, signor presidente del Consiglio , di occuparmi dettagliatamente del programma di Governo da lei esposto, perché non sarebbe serio da parte nostra occuparci dettagliatamente di un programma di Governo che ella, per i motivi ai quali ho accennato, è stato costretto a leggere al Parlamento avendo la matematica certezza, più di qualsiasi altro presidente del Consiglio e più delle sue stesse precedenti incarnazioni come presidente del Consiglio , di non potere non dico affrontarlo e svolgerlo, ma di non poter neppure inizialmente prenderlo in seria e attenta considerazione, se è vero come è vero , che da oggi al 13 maggio, cioè al momento in cui tutte le parti politiche saranno interessate a rimettere tutti i problemi in discussione, il Parlamento lavorerà al massimo una decina di giorni. io non mi permetto di criticarla, perché comprendo le difficoltà in cui ella si è trovato per aver letto un programma, ripeto, non solo irrealizzabile, ma assurdamente presentato a un Parlamento che pensava e pensa ad altro. mi consenta dunque di non seguirla nell' esame del programma, se non per i doverosi cenni ai quali mi dovrò riferire trattando dei problemi che contano, cioè i grossi problemi di fronte ai quali si trova il nostro paese in questo momento. parlerò quindi della crisi della formula e parlerò, come ha fatto stamane correttamente il segretario del partito comunista , onorevole Berlinguer, del quadro politico che è un quadro politico in netta evoluzione o per lo meno è un quadro politico suscettibile di una netta e speriamo anche chiara evoluzione nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. della crisi del centrosinistra, per la verità, abbiamo parlato, e io stesso ho avuto occasione di parlare molte altre volte se è vero come è vero , che la crisi del centrosinistra è vecchia di parecchi anni. in realtà, credo di poter dire senza offesa per alcuno, e anzi esaminando abbastanza serenamente la realtà politica del nostro paese, che la formula di centrosinistra è morta parecchi anni fa, se si ritiene correttamente che una formula politica, una formula di Governo muoia nel momento stesso in cui non è più nella condizione di determinare gli effetti in vista dei quali la formula stessa è stata immaginata ed è stata messa in atto. in tal senso, credo di poter dire che la formula di centrosinistra nel nostro paese è deceduta nel momento stesso in cui si è rivelata impossibile, insostenibile, non ripetibile, nemmeno affrontabile, o addirittura non concepibile, quella operazione di riunificazione delle forze socialiste che era all' origine negli intendimenti veri, nei fini allora concretamente reali e addirittura obiettivi degli inventori di quella formula. quando ci si è resi conto che le due anime del partito socialista (e parlando di due anime del partito socialista negli attuali frangenti sono, credo, molto generoso) non erano in condizioni di convivere nell' ambito dello stesso partito attraverso un minimo di accordi unitari necessari per una compagine governativa e nello stesso Governo (a meno che la direzione democristiana della formula di centrosinistra a sua volta avesse potuto fare riferimento ad un' anima sola), quando ci si è resi conto che alle due anime del partito socialista corrispondevano le 11, se non sbaglio, o per lo meno le molte anime della Democrazia Cristiana e che pertanto la Democrazia Cristiana non solo non era in condizioni di poter offrire ad altri un appoggio, un coordinamento, un orientamento, una mediazione, una capacità di dirigere, di scegliere, di governare, di esprimere il presidente del Consiglio , ma non era in condizioni, neppure di garantire nel suo stesso corpo, nei suoi indirizzi ed orientamenti, una vita unitaria, eppur dialetticamente ricca così come deve essere per un grande partito politico si è preso atto della morte, cioè della infecondità, della sterilità cui la formula di centrosinistra era condannata. di quel momento in poi è diventato indispensabile cercare di trarre fuori la situazione politica italiana dalle secche, dall' immobilismo in cui, a causa del fallimento del centrosinistra, era rimasta prigioniera. poiché le forze di maggioranza e di Governo nell' immobilismo giacevano più o meno volentieri, come è accaduto fino a ieri con il suo precedente Governo, onorevole Rumor, e come sta accadendo oggi o accadrà domani con il nuovo Governo, spettava logicamente alle forze di opposizione cercare di prospettare delle scelte attraverso. le quali si potesse trarre fuori dall' immobilismo la situazione politica del nostro paese. a questo punto, se non sbaglio, sono sorte due interpretazioni di quella che potrebbe essere una svolta politica nel nostro paese. mi permetto di non prendere in considerazione e lo faccio senza alcun intendimento di offesa, avendo ascoltato con molto interesse quanto ha detto l' onorevole Malagodi, ma anche alla stregua di verdetti elettorali ormai reiterati mi permetto, ripeto, di non prendere in considerazione come alternativa per il nostro paese, al di là dell' immobilismo del centrosinistra, l' interpretazione liberale in prospettiva. la formula di riscossa democratica — sarà per mia ignoranza o per mia incapacità di intendere, non certo di volere — mi riesce, nei suoi sviluppi, nelle sue possibilità reali e concrete, nella sua validità politica, quasi altrettanto misteriosa quanto i modelli di sviluppo di cui si sente parlare a proposito delle scelte economiche nei settori più avanzati del centrosinistra. mi sembra che due scelte siano state avanzate. per carità, non voglio fare paragoni, ma desidero semplicemente lumeggiare quella che mi sembra essere, da qualche tempo, la situazione politica del nostro paese: la scelta verso la quale ha tentato di orientare tutta la situazione politica del nostro paese il partito comunista e la scelta verso la quale si è orientata la destra nazionale. il partito comunista ha parlato stamane con chiarezza per opera del suo segretario nazionale, il quale ha cominciato la sua analisi cercando attentamente di individuare la causa delle cause della situazione nella quale siamo precipitati. l' onorevole Enrico Berlinguer ha individuato la causa delle cause nella « rottura » del 1947, cioè nella rottura della coalizione ciellenistica operata, come tutti sanno, da Alcide De Gasperi , sotto la duplice spinta di una mutata situazione interna, specie in termini di costume e quindi di considerazione dei compiti non solo politici, ma anche morali delle diverse forze, e sotto la spinta, altresì, di una mutata situazione internazionale in evoluzione, che in breve termine , in verità, giunse alla conclusione degli accordi atlantici. ritengo che la posizione del partito comunista sia corretta, quando il partito comunista rileva che, dal suo punto di vista , la causa delle cause deve essere fatta risalire al 1947, alla rottura degasperiana, alla politica di De Gasperi sulla quale mi permetterò di tornare un poco più avanti, perché non a caso la politica, il nome e le citazioni di De Gasperi fioriscono in questi giorni, con interpretazioni che non mi sembrano del tutto coincidenti ed in qualche caso neppure convergenti — sulle labbra, alternativamente, del presidente del Consiglio e del segretario nazionale della Democrazia Cristiana . anche noi pensiamo che, nel corso degli anni, si sia determinato un momento di rottura, il quale ha prodotto le successive involuzioni e la crisi attuale del nostro paese che tutti i settori qui rappresentati considerano ormai una crisi globale; che può correttamente essere definita crisi di sistema, di regime, che colpisce impietosamente tutte le istituzioni dello Stato. nel ricercare il momento di rottura, non risaliamo fino al 1947, ma ci fermiamo al periodo 1960-62: quando dico che quello ci sembra essere stato il momento di rottura, onorevoli colleghi di tutte le parti politiche, abbiate la cortesia di credermi. non mi riferisco al fatto che, prima di quel momento di rottura, il Movimento Sociale Italiano (allora non ancora « destra nazionale » ) facesse parte di maggioranze anche organiche; non mi riferisco al fatto che prima di quel momento di rottura non esistessero, a livello di maggioranza, di formazione degli indirizzi, della politica e dei programmi di Governo, quelle pesanti discriminazioni nei nostri confronti che successivamente sono state inventate e sostenute; mi riferisco invece al fatto che, nel 1960, per la prima volta in Italia dalla Costituzione in poi, accadde qualcosa di molto grave che non era neppure accaduto negli anni in cui la Costituzione non era entrata in vigore . perché nel 1947, quando la Costituzione non era ancora entrata in vigore , non accadde che i comunisti e i socialisti, messi fuori dalla coalizione governativa, reagissero attraverso la piazza? perché nel 1947 non accadde che un Governo, democraticamente convalidato in Parlamento, fosse rovesciato attraverso la pressione di piazza? perché allora non accadde che qualcuno dicesse in quest' Aula — come fu detto il 6 agosto 1960 — che bene aveva fatto la piazza a determinare il rovesciamento del Governo? accadde che le parti politiche allora colpite — per avventura quella socialista e comunista — subissero, non certamente di buon grado o volentieri, ma indubbiamente con correttezza democratica, il colpo che l' allora presidente del Consiglio aveva inflitto loro, estromettendole dalla coalizione di Governo. invece nel 1960, per la prima e, per fortuna, per l' unica volta in questo dopoguerra, accadde che un Governo, il quale aveva ricevuto una regolarissima investitura dalla maggioranza parlamentare (investitura che, per giunta, essendosi delineata una avvisaglia di crisi, nei giorni successivi era stata consacrata dal più alto e valido verdetto del presidente della Repubblica ), accadde, dicevo, che una formazione governativa (non importa quale), che una maggioranza (non importa quale) fu rovesciata da moti di piazza che vennero scatenati con deliberato, aperto, pubblicizzato e propagandisticamente sostenuto proposito. da allora, non ci si è stancati, colpevolmente, di ritornare sui luoghi e sui temi di quello che fu un attentato alle istituzioni dello Stato italiano. accadde, dicevo, che la piazza rovesciò un Governo. da allora in poi la situazione del nostro paese è mutata, non perché si siano determinate maggioranze diverse, non perché le cose siano andate peggio o meglio, non perché i governi che precedettero il Governo del 1960 fossero meritevoli di ogni fiducia da parte di tutti gli italiani, non perché i problemi che ci hanno sempre travagliato fossero stati negli anni precedenti risolti, ma perché da allora in poi, sistematicamente, la minaccia del ricorso alla piazza e, quindi, il ricorso alla piazza, la pressione di piazza, la violenza di piazza, il ricorso alla violenza, la gara nel ricorso alla violenza, hanno caratterizzato ed inquinato — stavolta lo uso io questo verbo che tante volte viene assurdamente usato contro di noi — tutta la vicenda politica italiana , alterando i rapporti politici e determinando — dobbiamo riconoscerlo, perché è la verità un continuo spostamento verso sinistra dell' asse politico del nostro paese. a seguito delle vicende del 1960 il partito comunista , essendo segretario Palmiro Togliatti, inventò la formula politica della « opposizione di stimolo » un formula politica — se voi ci pensate — non molto diversa, nei risultati e negli intendimenti, dalla formula dell' « opposizione diversa » recentemente inventata e molto rapidamente abbandonata, per i motivi che dirò, dall' attuale segretario del partito comunista , finché dalla « opposizione di stimolo » , attraverso un sempre più pressante spostamento verso sinistra dell' asse politico del nostro paese, il partito comunista giunse, fra il 1970 ed il 1971-72, ad inventare, ma soprattutto — dobbiamo dolorosamente ammetterlo — a far penetrare in quest' Aula e a far salire addirittura al Quirinale, attraverso talune mai abbastanza da me deplorate dichiarazioni fatte in quella sede, la formula dell' « arco costituzionale » . parlando con estrema serenità e ricordando ai colleghi di tutte le parti che, da quando quella formula è stata inventata, noi abbiamo raddoppiato i nostri suffragi e che, attraverso formule simili, i partiti che ritengono di combatterci valorizzano in fin dei conti il nostro apporto, importante o modesto che esso sia, alle vicende politiche del nostro paese, mi permetto di dire a tutti quanti, senza eccezioni e senza esclusioni, che il parlare a livello di Parlamento, a livello di Governo, talora addirittura a livello di Presidenza della Repubblica, di un « arco costituzionale » , che comprenderebbe talune, diciamo pure quasi tutte le forze politiche e parlamentari qui rappresentate, per escluderne una sola nel momento stesso in cui essa è qui rappresentata e partecipa costituzionalmente, nei termini più corretti e più legittimi, da nessuno di voi contestati, all' attività ispettiva e di controllo del Parlamento, all' attività legislativa, e con il suo voto, sia esso un no o un sì, concorre a determinare la fiducia al Governo, l' elezione dei presidenti della Repubblica, l' iter delle leggi nelle Commissioni e in Aula, e nel momento stesso in cui il segretario di quella forza politica vi sta parlando — il parlare di « arco costituzionale » , dicevo, è la più grossa e volgare bestemmia nei confronti della Carta Costituzionale , del suo spirito e della sua lettera. e perché si è bestemmiato — scusatemi da parte di tutti voi, in termini politici? perché il partito comunista , attraverso la formula dell' « arco costituzionale » , credeva (per fortuna sto parlando in questo momento al passato, per i motivi che immediatamente vi dirò) di avere conseguito il suo obiettivo di fondo, che consisteva per l' appunto — come ci ha fatto tanto chiaramente intendere stamane l' onorevole Enrico Berlinguer — nel cancellare per sempre la rottura del 1947, l' estromissione del partito comunista e del partito socialista dal Governo e, soprattutto, nel cancellare la vittoria democristiana del 18 aprile 1948, nella quale, signor presidente del Consiglio (mi si consenta un' interpretazione di cose vostre, che sono però anche entrate nella storia dell', Italia di questo dopoguerra), la politica degasperiana si è manifestata. io non penso che la si possa interpretare a distanza di anni da chi la combatté, come noi, da chi la sostenne e ne fruì, come voi, perché voi, siete qui colleghi della Democrazia Cristiana , e fate parte dei governi della Repubblica dopo tanti anni in virtù di quella vittoria, per effetto di quel successo, per effetto di quel tipo di propaganda, in virtù delle guerre di religione , in virtù delle crociate ai fini politici che solo voi avete scatenato nel nostro paese; voi avete ereditato trenta anni di potere nel nome di quella vittoria, di quella propaganda, di quella politica. ricordo come eravamo politicamente a testa bassa noi nel 1948 dopo il 18 aprile, quando in virtù di quella vostra vittoria, entrammo appena in cinque in questa Aula e un nostro rappresentante. entrò nell' Aula di Palazzo Madama ; ricordo come combattemmo — prima nostra battaglia ostruzionistica — tra il 1952 e il 1953 contro la cosiddetta « legge elettorale truffa » per impedire che quella vittoria del 18 aprile diventasse il regime assoluto della Democrazia Cristiana e dei partiti che le facevano corona; ricordo come le sinistre combattevano, molto più autorevolmente di noi, enormemente più numerose e più importanti, quella stessa battaglia per tentare di impedire — come in verità si riuscì ad impedire e fu un bene per l' Italia — che la Democrazia Cristiana determinasse un integralismo vero e proprio, una specie di regime assoluto che avrebbe potuto diventare il regime della clientela. tuttavia, colleghi della Democrazia Cristiana , siete cortesemente pregati di non dimenticare la politica della quale siete stati e siete tuttora i beneficiari, e siete soprattutto cortesemente invitati a non tentare, dopo tanti anni, di capovolgerne i significati che, signor presidente del Consiglio , sono chiarissimi e sono questi. se volete, non diciamo che fu una crociata, non diciamo neppure che si parlò di una diga, ma di un confronto: si può forse parlare di una sfida. ma questa fu la politica degasperiana sulla quale vivete ancora oggi di rendita; fu la contrapposizione, contrapposizione civile, benissimo, contrapposizione di costume, senza alcun dubbio, anche contrapposizione religiosa, non insistiamovi, comunque fu una forma di chiara e netta contrapposizione politica su tutti i temi, su tutti i problemi, una contrapposizione dalla quale il partito comunista ha voluto liberarsi legittimamente facendo una sua politica e ha voluto liberarsi prima del 1960, dimostrando che non si poteva stare al Governo insieme con la destra, successivamente spostando sempre più a sinistra l' asse politico, poi inventando l' opposizione di stimolo e finalmente inserendosi, a rivincita nei confronti del 18 aprile 1948, nella formula dell' « arco costituzionale » . dopo avere ottenuto tutti questi successi, il partito comunista ha cominciato a registrare delle sconfitte e degli allarmi. indubbiamente il partito comunista ha iniziato ad allarmarsi nel 1971 dopo i nostri grandi successi nell' Italia meridionale ed insulare, ha iniziato ad allarmarsi quando si è accorto — lo stesso onorevole Berlinguer lo dichiarò in sede di comitato centrale del suo partito che nel sud decine di migliaia di voti dalla estrema sinistra rifluivano verso l' estrema destra per motivi sociali, per la difesa del pezzetto di terra e della casuccia, non certamente per motivi che comunque potessero essere definiti reazionari o conservatori. l' allarme del partito comunista , e non soltanto del partito comunista , è penetrato in questa Aula nel dicembre del 1971 quando si cominciò con l' arco costituzionale e con l' esclusione dei deputati e dei consiglieri regionali del MSI-Destra Nazionale da ogni possibilità di accordo con gli altri gruppi per costituire la maggioranza necessaria alla elezione del presidente della Repubblica , e si finì, invece, con l' elezione di un presidente della Repubblica che, non voglio essere indiscreto, i titoli de L'Unità e dell' Avanti! attribuirono clamorosamente, credo senza sbagliare, senza mentire una volta tanto, al determinante intervento dei voti del Movimento Sociale Italiano e degli amici del partito monarchico che allora non si erano ancora formalmente uniti a noi. tuttavia l' allarme del partito comunista , in termini politici, è venuto a galla soprattutto dopo il 7-8 maggio 1972, quando la costituzione, per la prima volta, dopo tanti anni, di un Governo che escludeva i socialisti di cui facevano parte i liberali, di un Governo affidato al « moderato » onorevole Andreotti, lasciò credere ai comunisti e ai socialisti (ai socialisti per offesa ricevuta e ai comunisti perché hanno il fiato lungo e guardano sempre alle prospettive), che si fosse di fronte ad una svolta. ricorderete, colleghi di ogni gruppo, che noi non credemmo si fosse dinanzi ad una svolta. ricorderete che, non ingenerosamente, come qualche sciocco ha detto, ma secondo una visione della realtà politica che si rivelò manifestamente e rapidissimamente esatta, pronunciammo il nostro chiaro « no » nei confronti del Governo presieduto dall' onorevole Andreotti, anche se non c' erano i socialisti, anche se l' onorevole Andreotti era un « moderato » , anche se l' onorevole Malagodi era titolare del dicastero del Tesoro, perché — ebbi l' onore di dirlo, credo, con tutta chiarezza — aspettavamo quel Governo alla prova. e infatti, le prove vennero; ma vennero in ben altro senso. quel Governo, colleghi del partito comunista e del partito socialista , vi ha regalato la legge Valpreda e la legge in favore degli obiettori di coscienza : non si potrà dire che fossero iniziative di centrodestra. quel Governo vi ha regalato l' autorizzazione a procedere contro il sottoscritto. da una recente edificante intervista rilasciata dall' allora presidente del Consiglio onorevole Andreotti, intervista non a caso (piccole vendette del caso) pubblicata il giorno stesso in cui l' onorevole Andreotti veniva prosciolto in Commissione inquirente, anche con l' ausilio di due voti di rappresentanti del MSI-Destra Nazionale (non a caso, o per caso); da una intervista, dicevo, rilasciata alla giornalista Oriana Fallaci, risulta che l' onorevole Andreotti ha rivelato che egli, come presidente del Consiglio , teneva a ricordare di aver scritto ai colleghi del direttivo del gruppo della Democrazia Cristiana perché essi non dimenticassero che Almirante — cito la frase testuale — « doveva essere mandato sotto processo » . ma quel cosiddetto centrodestra, colleghi del partito comunista , vi ha regalato qualcosa di più: vi ha regalato la possibilità di scaricare su una presunta formula di centrodestra le impopolarità che quella formula si era meritata largamente in quei mesi proprio perché aveva governato in senso di centrosinistra. quello che vi ha fatto il cosiddetto centrodestra realizzato dal cosiddetto « moderato » onorevole Andreotti insieme al cosiddetto « tecnico » onorevole Malagodi è stato, proprio per questi motivi; il più grosso regalo che si potesse fare al partito comunista , il quale ha respirato di sollievo, si è attribuito il merito di aver fatto cadere il centrodestra per rimettere in piedi il centrosinistra e, poverino (attenzione, onorevole Berlinguer, non bisogna mai vincere troppo: i momenti pericolosi sono quelli in cui si ha vinto o si crede di avere vinto); poverino — dicevo — fiero di avere fatto cadere, il finto centrodestra e di aver rimesso in piedi l' autentico centrosinistra, si spencolò un po' troppo in avanti per la gioia del successo conseguito e inventò, con scarsa fantasia, la formula dell' opposizione diversa nei confronti del precedente Governo Rumor, ritenendo così di qualificarsi positivamente presso le masse popolari e di ottenere qualche attestato di benemerenza da parte delle classi popolari e, soprattutto, dei lavoratori e della sindacatocrazia di potere. oggi, l' onorevole Berlinguer ci ha confessato i motivi per i quali parve alla classe dirigente del partito comunista che il precedente Governo Rumor avesse cominciato bene. non so se abbiate ascoltato l' onorevole Berlinguer con attenzione doverosa con cui l' ho ascoltato io. sapete quali furono i motivi per i quali, secondo il segretario del partito comunista , quel Governo aveva cominciato bene? pensate forse al calmiere, alla riduzione dei prezzi? alla « fase uno » ? nemmeno per sogno! per due motivi: in primo luogo, per l' antifascismo (e mi sia consentita una piccola parentesi: se inventaste — perché l' antifascismo ormai è sfruttato e noioso — l' « antimangismo » e lo metteste in circolazione sul serio, non sarebbe, meglio?). comunque, l' onorevole Berlinguer ritenne — e ritiene, perché lo ha detto stamane — che il precedente Governo Rumor avesse cominciato bene, perché aveva dato prova di antifascismo e perché, a proposito dei fatti del Cile, aveva assunto, anche nella sua componente democristiana (un tantino legata, penso, agli avversari cileni di Allende), una posizione favorevole al regime di quest' ultimo. a tale riguardo, non dimenticherò mai una mattinata che l' estate scorsa, al tempo del colera, ho passato in Bari vecchia (in un quartiere — i comunisti lo sanno — largamente comunista, che vota per due terzi Pci, — concedendo a noi, purtroppo — almeno fino alle prossime elezioni, una messe piuttosto striminzita di suffragi): c' era il colera e giravo per Bari vecchia insieme al senatore Di Crollalanza , per fare il mio modesto dovere. per carità, senza il minimo merito; avevo l' unico merito di non portare in faccia le maschere e di non essere seguito dalla televisione, come è accaduto a qualche importante personaggio che fa parte del Parlamento italiano. senza alcun merito — dicevo — facevo il mio dovere di deputato come lo avete certamente fatto tutti voi, meglio di me. giravo, vedevo, interrogavo. sapete cosa mi colpì? Bari vecchia era piena di manifesti del partito comunista ; non uno dedicato al colera, alla prevenzione ed alla cura, del colera, ai problemi sociali — agli agghiaccianti problemi sociali — di quella città, di quella parte della città di Bari, in quel momento! erano dedicati tutti al Cile e all' antifascismo! pensai, a quel punto, che il partito comunista danneggiava profondamente se stesso , così comportandosi nei confronti di una popolazione umana e intelligente. sentendo stamane l' onorevole Berlinguer ho capito: sono i limiti del partito comunista . più esattamente, sono i limiti della classe dirigente del partito comunista , che procede con le stampelle. capisce (perché capisce: sono tutti intelligenti; hanno intelligenza da vendere; basta sentirli leggere per rendersene conto...) l' essenza dei problemi, la insegna; ha però, questa classe dirigente , le stampelle. deve procedere così: antifascismo! antifascismo. Cile! Cile. ma c' e il colera! Cile e antifascismo. ci fosse stata la peste bubbonica. Cile e antifascismo! perché questa era la parola d'ordine che dalla centrale delle botteghe oscure arrivava in periferia! sicché l' « opposizione diversa » , colleghi comunisti, non è andata bene. non è andata bene perché è assolutamente falsa: è falso che nel primo periodo di vita, nel corso della « fase uno » , il precedente Governo diretto dall' onorevole Rumor abbia dato qualcosa che potesse essere positivamente apprezzato dal paese. mio Dio , onestamente non potrei neppure oggi fare ricadere sulle spalle del presidente del Consiglio , onorevole Rumor, precedente incarnazione, il gravame di tutte le responsabilità che gli caddero tumultuosamente addosso nei primi mesi della sua vita di capo del governo ! non credo di essere un uomo incivile, né il nostro partito fa opposizione in termini di inciviltà. mi rendo conto ora come mi resi e ci rendemmo conto allora che quel Governo nasceva in una congiuntura estremamente sfavorevole, che, per quanto avesse potuto immaginare di fare, non avrebbe potuto andare incontro alle necessità obiettive del nostro paese in un momento così travagliato. ma, da una considerazione così serena ed obiettiva, arrivare ad un giudizio meramente e banalmente (oltre che offensivamente, direi) propagandistico, secondo cui nella « fase uno » si è fatto qualcosa, vi è un abisso. la « fase uno » è stata talmente negativa che, a conclusione della stessa, l' indice della contingenza è scattato di sette punti. il che vuol dire che nemmeno ai fini dell' immediato controllo della lievitazione dei prezzi, durante la fase in questione, si è realizzato alcunché. ed allora, perché il partito comunista ha abbandonato la « opposizione diversa » ? il Pci ha abbandonato ora tale formula perché non è vero quello che ha detto stamane l' onorevole Enrico Berlinguer; che, cioè, la « opposizione diversa » non era l' anticamera del compromesso storico . basta ricordare le date. la profferta del compromesso storico fu fatta dall' onorevole Berlinguer esattamente il 12 ottobre su Rinascita. è una data importante; storica la data, storico il compromesso, storico il personaggio, storico tutto. 12 ottobre: una volta si scopriva l' America, e adesso abbiamo scoperto l' onorevole Berlinguer ultima incarnazione. l' onorevole Berlinguer l' aveva studiata giusta, e correttamente aveva pensato di poter portare il suo partito dall' « opposizione diversa » al compromesso storico , per andare ulteriormente avanti lungo la strada della quale abbiamo parlato fin qui, lungo la strada dell' apertura a sinistra fino all' eventuale partecipazione del partito comunista ad una maggioranza e, chissà, ad un Governo prima del termine, possibilmente, di questa legislatura. venuti meno i consensi di opinione e di base che potevano aver giustificato l' iniziale opposizione diversa, anche il compromesso storico ha segnato il passo e, quindi, è diventato una di quelle formule di cui si parla in Italia, ma di cui si parla con convincimento sempre meno accentuato, di cui si parla straccamente. per tener conto di tutto il quadro politico bisogna rilevare, secondo verità (e voi mi perdonerete se per qualche istante parlerò di noi, ma facciamo parte del quadro politico ), che la destra nazionale, nel frattempo, ha chiarito — perché non dirlo? — a se stessa e, quindi, alla pubblica opinione la propria funzione. e ha chiarito — vi pregherei di tenerlo presente, oso dire, con molta presunzione, anche nel vostro interesse, se è interesse di tutte le parti politiche giungere ad una visione serena e corretta dei problemi — ha chiarito, dicevo, di non essere destinata a diventare un fuoco fatuo, un fuoco di paglia, uno di quei fenomeni di cosiddetto qualunquismo deteriore, in cui molte volte — perché non ammetterlo? — la politica della destra è caduta nel corso di questo dopoguerra. l' Italia non ha avuto, nel quadro di quasi tutto il dopoguerra, una unitaria e coerente politica di destra; e se talora l' ha avuta, meritoriamente, coraggiosamente, a livello di Parlamento nazionale, assai raramente ha potuto averla a livello popolare. la destra, in Italia, in questo dopoguerra, fino a qualche anno fa era, in maniere decorose, anche importanti e talora determinanti, un fatto di vertice, un fatto, direi ambientale, di Parlamento e di vertice; non riusciva ad approfondire le sue radici nell' anima del popolo italiano . tanto è vero che il solito onorevole Andreotti parve avere ragione quando, dopo i nostri primi grossi successi elettorali, mi disse, incontrandomi molto civilmente alla televisione, che quei nostri voti sarebbero rientrati in caserma non appena la Democrazia Cristiana avesse dato il segnale del rientro o — dicevo io — della ritirata. ebbene, penso che vi siate tutti accorti che quei voti non sono rientrati in caserma, che quei voti non sono destinati a rientrare in caserma. non solo, ma che a quei voti altri se ne sono via via aggiunti, e altri sono destinati — e non pochi — ad aggiungersene a mano, a mano che nel paese, nella pubblica opinione , nei celi popolari, negli ambienti sociali, negli ambienti di costume, le tesi, i principi, le battaglie della destra si qualificheranno sempre più come battaglie non sradicabili dal clima, dalla civiltà, dal costume, dagli interessi obiettivi del nostro paese. abbiamo creato un partito unitario eppur composito, come tante volte voi ci avete insegnato si dovesse fare, senza però riuscire mai a darcene l' esempio. abbiamo creato un partito che senza dubbio ha una ispirazione unitaria, ma senza dubbio consente nel suo seno e al suo vertice il dispiegarsi di ispirazioni e perfino di tradizioni differenziate. abbiamo costituito un partito nel quale, sia pure in limiti per ora modesti, tutta la storia d' Italia rientra ed è rappresentata. non siamo più (ed è strano che facciate mostra di non accorgervene, perché fuori di qui la gente se ne è accorta, lo ha capito) il partito o i partiti ad esaurimento, dei quali con sufficienza parlavate fino a qualche anno fa. non siamo legati ad una matrice in termini così tassativi da non poter arricchire di contenuti l' evolversi di quella stessa matrice e delle matrici varie che confluiscono risorgimentalmente nella storia e nella tradizione che abbiamo, sia pure in termini per ora modesti, l' onore di rappresentare. sicché, quando l' estate scorsa si cominciò a delineare il fenomeno della protesta, specialmente nel Mezzogiorno d' Italia, e riteneste un po' tutti che noi non avremmo saputo né guidare né controllare né incanalare né rappresentare quel fenomeno in termini di virulenta protesta ma al tempo stesso in termini di responsabilità e di dignità, voi sbagliaste, non certamente noi. voi credeste all' inizio che il fenomeno di Reggio Calabria potesse essere considerato alla stregua di una qualsivoglia insurrezioncella popolare, come ai tempi (1948-1949) quando a Caulonia, per esempio, o in altre cittadine della Calabria, si determinavano rivolte in bandiera rossa. no, noi non abbiamo dato luogo a rivolte in bandiera nera, noi abbiamo dato luogo a civili proteste con il Tricolore. abbiamo dato luogo a proteste talmente civili che, quando si è giunti alle consultazioni popolari, i liberi consensi del popolo, della povera gente , a mesi e talora ad anni di distanza dalle prime tumultuose proteste, sono rifluiti verso la destra nazionale, la quale è riuscita, in un' impresa nella quale finora non sono riusciti i governi con tutta la loro vera o presunta autorità. la destra ha potuto parlare in ogni città il linguaggio delle città sorelle, delle province sorelle, delle regioni sorelle. noi abbiamo — è verissimo e ce ne onoriamo — rappresentato, non alimentato (perché ad alimentarla ci avete pensato voi con le vostre storture e con i vostri errori), noi abbiamo rappresentato la civile rivolta delle popolazioni meridionali, di larga parte dei lavoratori del Mezzogiorno. mai però in termini di demagogica frattura fra città e città, fra città e provincia, fra provincia e provincia, fra regione e regione. abbiamo portato innanzi un discorso di alternativa meridionale e, al tempo stesso , di ripresa e di riscatto nazionale. e lo abbiamo fatto essendo fuori da tutti i centri di potere , non fruendo di clientele, non avendo alcuna possibilità di influire materialisticamente offrendo vantaggi alla povera gente , che al ricatto del vantaggio purtroppo è in tante, in troppe occasioni ancora legata nel nostro paese. tutto questo oggi è verità, tutto questo è ineliminabile sostanza. non si può guardare — ecco quel che intendo dire — ad un quadro politico nazionale in termini corretti senza. tenere conto — tenetene conto! — della presenza di una destra nazionale di questo tipo. a questo punto, in questo momento, entra in scena il referendum. e l' onorevole Berlinguer ci dice questa mattina — lo avete ascoltato — che la presenza del referendum può modificare il quadro politico nazionale ed espone le sue tesi a proposito del referendum. mi permetto di esporre le nostre tesi a questo riguardo attraverso taluni molto semplici punti fermi, punti fermi da parte nostra, evidentemente, e da parte mia, se me lo consentono i colleghi del gruppo della destra nazionale. primo punto: perché è stato inizialmente — vale a dire non appena le firme furono raccolte e presentate — sollecitato da talune forze politiche , con alla testa il partito comunista , il rinvio del referendum? se il rinvio del referendum, inizialmente — e alludo al periodo 1971-1972 — fosse stato sollecitato dal partito liberale , il quale si è sempre battuto — diamogliene atto — contro l' approvazione della legge sul referendum, essendo il partito liberale contrario alla introduzione nel nostro paese dell' istituto del referendum, se il rinvio o addirittura la vanificazione del referendum fossero stati chiesti inizialmente da parte del partito liberale , nulla quaestio . ma il partito comunista — e lo dico a suo elogio è stato fra i promotori della norma costituzionale relativa al referendum abrogativo e, in una sua logica, è stato coerentemente uno dei sostenitori dell' approvazione della legge per il referendum. il referendum è un istituto di democrazia diretta , di democrazia avanzata, è un istituto che le opposizioni — e soprattutto le opposizioni di massa come quella comunista — non possono in linea di principio non approvare, non gradire, non richiedere, non sollecitare, perché attraverso il referendum si possono correggere — sia pure di anno in anno — le eventuali storture prodotte dal Parlamento, e quindi dalla maggioranza, e quindi dal Governo. il partito comunista ed il partito socialista — anche gli altri partiti, ma soprattutto questi — avrebbero pur dovuto capire che quando, inizialmente, essi si opponevano (o per lo meno tentavano di rinviarla) alla celebrazione del referendum, essi attribuivano non al referendum in linea di principio , perché sarebbe stato impossibile, impensabile, ma a quel referendum un' importanza politica sostanziale ed eccezionale. essi dicevano, cioè: « l' istituto ci piace; lo abbiamo voluto noi, lo abbiamo desiderato noi, siamo legati a quell' istituto, non lo rinnegheremmo mai; ma questo tipo di referendum ci è talmente sgradito che non vogliamo lo si faccia » . si riconosca, allora, che la prima politicizzazione di questo referendum è stata determinata non da coloro che hanno raccolto le firme, ma da coloro che , essendo state da altri raccolte le firme, hanno detto: « questo referendum non s' ha da fare » . non capovolgiamo le responsabilità, anche perché — ed è questo il secondo punto — nel 1972, quando si doveva effettuare il referendum, che cosa hanno detto i partiti che anche adesso non lo avrebbero voluto? hanno detto: « meglio le elezioni politiche generali che il referendum, che questo referendum » . onorevoli colleghi , se un partito politico come il partito comunista , se un partito politico come il partito socialista , ed anche gli altri, sono arrivati a dire, in un momento in cui per loro le elezioni politiche generali non si presentavano (ed i risultati lo hanno dimostrato dopo qualche settimana, dopo qualche mese) sotto l' aspetto più attraente, più lusinghiero; se partiti come questi sono arrivati a dire « meglio le elezioni, politiche generali che questo referendum » ; hanno cioè dichiarato di preferire l' alea di tornare in meno in Parlamento, l' alea, cioè, della loro morte elettorale (quella che Guglielmo Giannini diceva essere la morte che un uomo politico italiano paventa più di ogni altra, perché per l' altra morte il posto in Paradiso ai colleghi della maggioranza è garantito); non hanno forse quei partiti attribuito a questo referendum un' importanza politica ancora più qualificante di quella che essi attribuivano alle elezioni politiche generali? e allora che cosa vengono a dire al sottoscritto, accusandolo di avere lui voluto politicizzare questa prova, se per due volte quei partiti l' avevano politicizzata? e nel 1973, come mai il referendum è stato rinviato? quali cavilli, quali espedienti pseudogiuridici sono stati inventati perché il referendum fosse rinviato? ma c' è di più: dal 1972-1973 fino ad oggi, a quanti tentativi, a quanti espedienti si è fatto ricorso da parte del partito comunista e del partito socialista e dei loro alleati in questa battaglia perché al referendum non si giungesse? in quale conto tali partiti hanno finora dimostrato di tenere la legge Fortuna-Baslini , se da quei partiti hanno preso le mosse tutte le iniziative tendenti a modificare sostanzialmente, o anche a sospendere nella sua efficacia, quella legge? stamani l' onorevole Enrico Berlinguer ci ha detto: « è una legge saggia e positiva » ; eppure ho letto una recente intervista dell' onorevole Giorgio Amendola sul L'Europeo dalla quale non traspariva (e tuttavia l' onorevole Amendola deve pur contare qualche cosa in seno al partito comunista ) che le gerarchie comuniste considerassero saggia e positiva la legge Fortuna-Baslini ; anzi, dall' intervista dell' onorevole Amendola — che io cito testualmente — appariva che egli si dichiarava estremamente preoccupato nei confronti delle eventuali reazioni delle donne degli emigrati; e diceva: « ci sono cinque milioni di emigrati: le loro donne non sono certamente favorevoli a questa legge, perché pensano che l' assegno per le donne e per i bimbi potrà non arrivare più » . questa è una grossa perplessità. evidentemente, l' onorevole Berlinguer avrà convinto l' onorevole Amendola, dopo però che questi aveva autorizzato la pubblicazione di siffatta intervista: il che, in casa comunista, ha un suo significato. evidentemente, d' ora in poi l' onorevole Amendola è tenuto a ripetere, nella disciplina comunista, che la legge è saggia e positiva. però, come mai veniva ritenuta saggia e positiva una legge che il partito comunista ha tentato con ogni sforzo di modificare sostanzialmente, e addirittura di vanificare o se non altro di rinviare nella sua efficacia? se tanti sforzi sono stati fatti, se tanti tentativi sono stati compiuti, se nel 1972 e poi nel 1973 non si è votato, se si giunge oggi a votare soltanto dopo che le contrarietà e le resistenze del partito comunista e degli altri sono state con grande difficoltà superate, mi sembra chiaro che il valore politico alla consultazione non l' hanno accentuato coloro che fin dall' inizio si sono limitati a prendere atto del fatto che il referendum si doveva costituzionalmente celebrare, perché le firme erano state raccolte nel numero necessario e con tutte le guarentigie; l' importanza politica al referendum è stata attribuita esattamente dai settori che oggi accusano noi di voler dare importanza politica al referendum. ma allora io rispondo che è puerile, che è volgarmente offensivo (per chi? l' ipocrisia non deve mai superare certi limiti) il volere oggi contestare che questa sia per essere una prova politica di grande impegno. lo è obiettivamente, lo è secondo la realtà dei fatti. il senatore Fanfani ha detto anche recentemente che non si tratta di un cimento politico ma di un servizio civile. vorrei sapere in che consista il servizio civile di un segretario di partito o di un deputato al Parlamento italiano in relazione ad una prova elettorale che sta per mobilitare 38 milioni di elettori, visto che quando andiamo ci partecipare, come candidati o semplicemente come propagandisti, alle elezioni amministrative di Sgurgola di sotto teniamo dei discorsi di impegno politico e ci battiamo perché una linea o addirittura un orientamento o un programma prevalgano. è mai possibile essere puerili e ipocriti fino a tal punto? e non lo dico al senatore Fanfani, ma lo dico a tutti coloro che si sono accorti che il segretario del MSI-Destra Nazionale sta tentando di politicizzare il referendum. in termini di civiltà, io vi dichiaro onestamente che avrei preferito se il referendum si fosse svolto alla data indicata inizialmente, secondo la volontà dei firmatari. io non firmai. l' onorevole Forlani sì. lo fece per ragioni pubblicitarie? non credo. è persona schiva di ogni pubblicità, come ha dimostrato anche di recente, attraverso il suo molto dignitoso comportamento. lo fece per iniziativa individuale? non credo. penso che abbia consultato qualche amico della direzione di allora del suo partito. ma quando il segretario del maggiore partito politico italiano firma una richiesta di referendum, non si assume forse responsabilità politiche ? lo avete forse sconfessato? compiva un servizio civile? era necessaria la sua firma, qualificante e individuante in quel momento? non bastavano un milione e 300 mila firme? ci voleva anche quella dell' onorevole Forlani? ma a chi valete, tutti quanti, darla a bere? poniamo il problema nei suoi reali termini, proprio in ragione delle pesanti responsabilità politiche che si sono assunti coloro che hanno evitato che il referendum si svolgesse civilmente come doveva svolgersi, immediatamente dopo la prima scadenza costituzionale, subito dopo la raccolta delle firme. ora questa è diventata una prova politica di qualificante importanza, che per giunta — e non a caso — viene a cadere in un momento politico di drammatica importanza. questa è la realtà. quindi, onorevoli colleghi di tutte le parti, non vi scandalizzate se il problema viene politicamente impostato e se da parte nostra, sempre in termini politici, si rileva il peso di due frasi pronunciate questa mattina dall' onorevole Berlinguer. l' onorevole Berlinguer ha dichiarato che quella del partito comunista , in questa occasione, è la battaglia della libertà contro la coazione. se l' onorevole Berlinguer lo avesse detto soltanto nei nostri o nei miei confronti, la cosa avrebbe potuto passare. sono abituato a sentirmene dire tante e questa, sarebbe stata la più garbatina: essere considerato ho che tenta di coartare le volontà altrui è molto meno che essere considerato criminale, boia o assassino. anzi, mi auguro che una nuova serie di manifesti pubblicitari mi additi al disprezzo del paese come colui che vuole coartare le tenere coscienze delle donne comuniste. ma quando una frase di tal genere è diretta a tutto lo schieramento che si batterà, si sta battendo in un certo modo in questa battaglia, mi sembra che la diga l' abbia innalzata stamane il partito comunista in quest' Aula. non si può da un lato parlare del compromesso storico e dall' altro reagire non in termini di compromesso, ma in termini di dogma tassativo ed indiscutibile: la libertà, da un lato, tutta loro; la coazione, dall' altro lato, tutta vostra ed un pochino anche nostra. li: ce lo viene a raccontare il segretario nazionale del partito comunista ! non vi sembra che questa sia una posizione da crociata? non vi sembra che sia una posizione da barricata? non vi sembra che questo sia, un confronto, che questa sia una sfida, che la sfida e il confronto la richieda e la esige il segretario del partito comunista , contraddicendo pesantemente le sue precedenti posizioni propagandistiche, ma dimostrando quale sia l' animo vero e soprattutto preannunciando lo sfruttamento dell' eventuale successo del 12 maggio, se l' onorevole Berlinguer ha detto: questa è la battaglia della libertà contro la coazione? e se per avventura dovessero vincere loro il 12 maggio, attendetevi di essere qualificati e squalificati, colleghi della Democrazia Cristiana , in ogni parte d' Italia, come i crociati alla rovescia della coazione contro la libertà; attendetevi di essere inseguiti collegio per collegio, circoscrizione per circoscrizione, parrocchia per parrocchia, da questa qualifica che, giustamente dal loro punto di vista , i comunisti e i socialisti vi lanceranno addosso. ecco il senso, ecco la battaglia « anti-18 aprile » che non si ferma nel postulare, nel chiedere, da parte dei comunisti, di non essere mai più discriminati, ma che va oltre, secondo la logica implacabile del socialcomunismo, verso la discriminazione altrui. oggi l' onorevole Berlinguer ha iniziato un discorso di discriminazione teologica, parateologica, dottrinaria, non solo politica e propagandistica, in quest' Aula, cioè ha spezzato in due l' arco costituzionale : da un lato ci sono loro con la libertà, dall' altro ci sono quelli che tentano di coartare la libertà, non fuori (per ora) dell' arco costituzionale , ma fuori dell' arco della libertà. attenzione, perché simili definizioni fanno strada! c' è poi la seconda frase dell' onorevole Berlinguer che è stato sgarbato nei confronti dei partiti laici, ai quali ha testualmente detto che il partito comunista ha rilevato il loro scarso impegno e ha ancora aggiunto testualmente: uscite dal dormiveglia. io aspettavo una prima risposta laica ed infatti essa è venuta dall' onorevole Malagodi, il quale, molto disciplinato, ha subito risposto, poco fa, all' onorevole Berlinguer: noi ci stiamo già impegnando, abbiamo già cominciato. ora attendo la risposta del gruppo socialista, poi quella del gruppo socialdemocratico; quello repubblicano ha già parlato, ma può sempre mandare una risposta per iscritto, una delle tante lettere di cui ha parlato anche l' onorevole Malagodi. dai retta all' onorevole Macaluso che se ne intende e non interrompere più. lui sì se ne intende: è siciliano, le sa queste cose. quindi non scherzate troppo! sì, lui senza dubbio! infatti è stato coinvolto in un processo. è il sole vostro. traduco: dalla vostra bocca vi giudico. aspettiamo dunque le ulteriori prese di posizione. in ogni modo stamane, in questa Aula, il segretario del partito comunista . e lo dico in termini politici, fuori di ogni scherzo e fuori anche di ogni mancanza di riguardo — ha dato ordine ai partiti subordinati cosiddetti laici di uscire dal dormiveglia, di svegliarsi cioè, ordini o no, ha impostato (ha ritenuto di farlo) in termini politici, partitici e partitocratici proprio quel problema che egli stesso aveva dichiarato un minuto prima dover essere impostato in termini di corretta ed umana civiltà. ebbene, non ha senso da parte del segretario del partito comunista dire ai partiti laici: svegliatevi, uscite dal dormiveglia (perché egli si è rivolto ai partiti laici in quanto tali), se il segretario del partito comunista non ha ritenuto di politicizzare impegnativamente questa battaglia non solo per conto proprio, non solo come segretario del suo partito, ma come capo di una coalizione, costituita, in questo caso, dal partito comunista e — non dispiaccia ad alcuno — da tante simpatiche mosche cocchiere che si illudono, fino al 12 maggio, di condurre una battaglia che in realtà è molto autorevolmente guidata dal partito comunista . ciò detto, signor presidente del Consiglio , a proposito del quadro politico generale, sia per il riguardo che ritengo di dovere al presidente del Consiglio come istituzione, sia per il riguardo che ritengo dovere al nostro elettorato, desidero riferirmi, sia pure sinteticamente, ai grandi problemi della politica economica e sociale, della politica interna e della politica estera ai quali ella ha fatto cenno. quanto alla politica economica e sociale, io ricordo che il 19 febbraio, in quest' Aula, l' onorevole La Malfa ha esposto quattro « amare verità » (così da lui definite). vorrei sapere dalla sua cortesia se queste quattro « amare verità » facessero parte del bagaglio personale dell' onorevole La Malfa o non siano piuttosto destinate a pesare sulla situazione economica e sociale del nostro paese. le quattro « amare verità » dell' onorevole La Malfa erano le seguenti: primo, tra tutti i paesi industrializzati siamo quello che ha il maggior disavanzo di cassa; secondo, siamo quello che ha fatto e sta facendo il maggior ricorso a prestiti internazionali; terzo, siamo il paese che ha maggiore aumento della base valutaria; quarto, siamo il paese che ha il maggior aumento dei prezzi . cito queste quattro « amare verità » dell' onorevole La Malfa perché credo, signor presidente del Consiglio , che convenga a tutti, e in fin dei conti anche a lei, superare l' ozioso dibattito tra strutturalisti e monetaristi: non perché abbiano ragione gli uni o abbiano ragione gli altri, perché nel nostro paese hanno torto marcio gli uni e gli altri. io la invito, a nome del gruppo che in questo momento ho l' onore di rappresentare, a guardare ai problemi reali, nella misura in cui è possibile guardare ai problemi reali, rendendosi conto di alcuni dati di fatto. in primo luogo, ella ha fatto intendere non lo ha detto con quella energia e con quella chiarezza che ci saremmo attesi in questo momento — che l' indirizzo, della politica governativa sarà unitario. ecco, cerchi per lo meno in questo di essere coerente con ciò che l' opinione pubblica si attende da lei, cerchi di fare in modo che, La Malfa o no, i sistemi tipo troika siano definitivamente abbandonati al vertice del nostro paese. anche perché, a prescindere dai nomi (e comprendendo pertanto in essi l' onorevole La Malfa ), la troika finora ha fatto una brutta figura. si sono l' un l' altro ridicolizzati forse senza volerlo, sono stati talora sgarbati, da persone educate quali essi sono, senza volerlo; comunque hanno dato luogo ogni giorno a dichiarazioni talmente contraddittorie e contrastanti da fare talora sospettare ai maligni — e io sono uno di quelli — che le dichiarazioni dei ministri economici fossero contrastanti perché volevano essere contrastanti, cioè perché dietro talune dichiarazioni contrastanti potevano anche svolgersi taluni grossi giochi più finanziari che economici. è un sospetto che per un istante mi ha sfiorato, che ho voluto deporre dinanzi alla sua cortese attenzione, che la prego di coltivare bonariamente, con la sua tipica bonarietà vicentina, dentro di sé, per evitare in avvenire, se possibile, che fra le tante disgrazie l' Italia abbia, anche quella di una direzione permanentemente troika della propria economia e della propria finanza. tenga anche presente, signor presidente del Consiglio , sempre cortesemente, che i guai dai quali siamo afflitti — lo ha accennato in una parte del suo discorso con lodevole franchezza: ci ritorni sopra — non devono essere scaricati sulle spalle di altri popoli che hanno i loro guai, i cui governanti possono aver commesso i loro errori, errori che in taluni casi, per ipotesi, possono essere ancor più pesanti dei nostri, ma che comunque non si riflettono in situazioni pesantemente contraddittorie e globalmente negative come la nostra. non esiste, io credo, altro paese industrializzato al mondo il quale esporti contemporaneamente capitali e braccia. non esiste, credo, altro paese industrializzato al mondo che veda svalutare la propria moneta a livelli molto pesanti e al tempo stesso veda diminuire le proprie esportazioni e aumentare le proprie importazioni. non esiste altro paese fortemente industrializzato al mondo dal quale la fuga dei capitali sia così facile e in taluni casi così sagacemente alimentata, incoraggiata e favorita da quelle autorità di Governo che dovrebbero reprimerla. abbiamo letto tutti sui giornali. con una meraviglia tale che ci ha fatto persino superare lo sdegno, che la disposizione a seguito della quale la valuta italiana non doveva uscire all' estero neppure nelle modestissime quantità concesse ai turisti non era stata diramata alle autorità di frontiera e che la diramazione era arrivata con tale ritardo che per una notte e per un giorno ognuno aveva potuto fare i comodi propri. non possono essere combinazioni, deve pur esservi qualche cosa all' interno del sistema che può spiegare eventi di tal genere. quanto a ciò che ella ha detto, signor presidente del Consiglio , circa la crisi economica e sociale, le faccio rilevare una piccola contraddizione nella sua esposizione che però potrebbe essere anche un lapsus freudiano . ella ha detto che « si è rilevato nella precedente formazione dissenso sulle modalità della strategia per affrontare la congiuntura » . la congiuntura non si affronta con una strategia. si affronta con una tattica. perché è freudiano il dissenso? perché siete troppo abituati — e vi ci hanno abituati i cugini cattivi del partito socialista — a parlare di strategie, di nuovi modelli, di problemi in prospettiva, di gittata lunga. non avendo e non sapendo che fare nell' immediato, non avendo gli strumenti — e in qualche caso neppure le capacità — per affrontare tecnicamente e in immediato problemi che, se affrontati subito e con modestia, sarebbero solubili, andate subito ai pensamenti strategici. confessate tuttavia al tempo stesso di non essere certi delle modalità strategiche per affrontare la congiuntura. ci ripensi, signor presidente del Consiglio ! quanto al Mezzogiorno, siamo a posto. vi è l' onorevole Mancini che ci pensa. si rifinanzia Mancini: più esattamente si rifinanzia la Cassa, perché la Cassa rifinanzi Mancini o più esattamente perché la Cassa rifinanzi il partito socialista o più esattamente perché la Cassa rifinanzi il Mezzogiorno d' Italia con tangenti che non andranno al partito socialista né all' onorevole Mancini. siamo piuttosto tranquilli, a condizione che i supremi reggitori dell' economia italiana siano concordi almeno nelle dichiarazioni pubbliche. quanto ai progetti qualificanti, ella, signor presidente del Consiglio , ha annunziato in un suo discorso che taluni progetti-tipo verranno approntati, e intanto sul più importante di questi progetti riguardanti il Mezzogiorno, quello riguardante Gioia Tauro , vengono espressi in questi giorni giudizi pubblici diametralmente opposti da parte del nuovo ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno e da parte del presidente dell' Iri. non so se il presidente dell' Iri difetti di dati tecnici. penso di no, egli non ha espresso una posizione politica quando ha detto che l' insediamento di Gioia Tauro è senza dubbio il più dispendioso e anche il più difficile, cioè quello che richiede più denaro e maggior numero di anni. non dico: lo si smentisca, per carità. si studi, si esamini la questione. ma, se dopo tanto tempo siete ancora a questo punto, non è sopportabile, in una situazione di crisi globale come quella in cui versiamo, che si continuino a fare solo politiche di parte, di partito o peggio ancora di clientele in ordine a problemi dalla soluzione dei quali il Mezzogiorno attende la sua salvezza. devo anche dire, signor presidente del Consiglio , che noi siamo, profondamente delusi per le impostazioni sindacali di questi ultimi tempi, di queste ultime settimane e anche di questi ultimi giorni. mi riferisco alla « triplice » . quando dico « delusi » , ella può pensare che noi ci fossimo illusi. allora, onestamente, le dirò che l' unico motivo per il quale io posso non sentirmi deluso, consiste nel fatto che non mi ero illuso mai. l' estate scorsa, nel quadro della « fase uno » , leggendo certi comunicati ufficiali e certi resoconti di riunioni molto importanti della « triplice » , specialmente nel settentrione d' Italia, potevo illudermi — e se non fossi stato giustamente diffidente mi sarei illuso — che si sarebbe realizzata una politica sindacale globale, come dicevano i giornali. una politica sindacale , una volta tanto, intesa non ad ottenere soltanto — quando possono essere ottenuti — immediati — ed isolati vantaggi per lavoratori di questa o quella azienda, ma ad ottenere per tutti i lavoratori italiani, soprattutto per quelli del meridione d' Italia, una visione più equa, moderna e dinamica, dei problemi. l' estate scorsa si parlava di benemeriti sindacalisti cigiellini, cislini, uilini — non so come si dica — della FIAT, che dicevano ai lavoratori di non pensare soltanto al vantaggio immediato, perché bisogna ottenere, nel contempo e globalmente, che la FIAT garantisca i suoi investimenti produttivi nel Mezzogiorno d' Italia. non esiste più traccia di tale politica sindacale ? ve ne siete scordati? esiste debbo dirlo — un ministro del Lavoro (al quale sono stati rivolti testé degli appunti piuttosto gravi da parte dell' onorevole Malagodi) al quale mi dispiace di dover volgere a mia volta appunti ancora più gravi. signor presidente del Consiglio , il giorno 13 di marzo, quindi pochi giorni fa, il signor ministro del Lavoro , onorevole Bertoldi, ha partecipato all' inaugurazione in Roma dei nuovi locali dell' ufficio comunale di collocamento. egli ha pronunziato un discorso i cui tratti essenziali sono citati qui, e sono stati citati, tra virgolette, da testimoni presenti. naturalmente, si tratta di un documento che ha valore di testimonianza e che io, signor presidente del Consiglio , le rimetterò perché ella possa controllare e se possibile — ne saremmo molto lieti — rettificare o smentire. secondo questo documento, in quella sede, davanti a sindacalisti di ogni parte e davanti anche a rappresentanti della CISNAL, il signor ministro del Lavoro ha o avrebbe dichiarato: « dobbiamo renderci conto che il partito comunista è una grande realtà della vita politica italiana . da questo grosso partito, che rappresenta vaste masse di lavoratori, dobbiamo ricercare la collaborazione ed il contributo costruttivo della sua opposizione democratica » . e va bene . ha aggiunto poi: « i partiti compresi nell' arco costituzionale hanno il diritto essi soli di governare il paese. tutti gli altri, che si trovano fuori dell' arco costituzionale ; debbono essere considerati al di fuori della Costituzione, quindi nemici da eliminare » . noi chiediamo formalmente che il presidente del Consiglio , nella sua qualità di capo del governo , di Primo Ministro e di coordinatore dell' attività governativa, tragga le informazioni che intende trarre e ci faccia sapere, possibilmente in sede di replica, se queste frasi corrispondono alla verità. se corrispondessero alla verità, noi non potremmo trarne che una conseguenza: quella di considerare fuori non dell' arco costituzionale (di cui non siamo arbitri) e neppure dell' arco parlamentare (di cui non siamo arbitri), ma dell' alveo della civiltà, non solo dell' educazione e della correttezza, un ministro siffatto. ci auguriamo civilmente che queste frasi siano state interpretate male, udite male, che la citazione non corrisponda alla realtà. penso che ella. signor presidente del Consiglio , si renda conto della legittimità ed anche della correttezza della domanda che mi sono permesso di rivolgerle. per quanto riguarda la politica interna , ella ha pronunciato una frase significativa, onorevole presidente del Consiglio , quando ha detto testualmente che si riscontra « il dilagare della delinquenza e della criminalità » . dilagare significa che talune dighe sono state abbattute e che i flutti della delinquenza e della criminalità irrompono nella vita del nostro paese. dopo una simile dichiarazione, ci attendevamo che venissero annunciate importanti e pesanti misure: ella, come ben sa, è stato estremamente generico. sembra di capire che tra le pieghe del suo discorso (gradiremmo domani un chiarimento, se crede) ella abbia voluto accennare alla ripresentazione del disegno di legge relativo al fermo di polizia. sembra di capire, ma non è certo. sembra di capire che ella abbia voluto garantire l' appoggio del Governo ad iniziative (ve ne sono anche nostre) per modificare la sciagurata legge che ha rimesso e continua a rimettere in libertà delinquenti comuni ed ergastolani, quella sciagurata legge contro la quale di recente una madre — la mamma degli assassinati fratelli Menegazzo — si è permessa di scrivere un commovente messaggio al presidente della Repubblica : sembra di capire che questo Governo voglia presentare disegni di legge che attribuiscano alla polizia giudiziaria poteri adeguati alla gravissima situazione. sembra, ma di chiaro non v' è nulla a questo riguardo nel suo discorso, nel quadro di una situazione estremamente preoccupante. mi duole (ma non me ne lamento, perché non vi è nulla di intenzionale in questo) che in questo momento non sia presente il ministro dell'Interno . con rammarico debbo dire al ministro dell'Interno che, alla stregua delle esperienze recenti e recentissime, noi abbiamo l' onore di giudicarlo come il peggior ministro dell'Interno che l' Italia abbia avuto nel dopoguerra. credevamo che l' onorevole Restivo avesse toccato il fondo. lo abbiamo parzialmente assolto per tante sue debolezze e per talune sue ignavie, quando nel corso della campagna elettorale 1972 egli ebbe a confessare, in un comizio a Palermo, che aveva tante volte l' intendimento di operare secondo giustizia e con la dovuta energia per la tutela dell' ordine pubblico , ma — frase testuale c' era sempre qualche socialista che lo tirava per la giacca e gli impediva — poverino! — di operare. ho l' impressione che la giacca dell' onorevole Taviani sia più lunga di quella dell' onorevole Restivo. ho l' impressione che a tirar la giacca dell' onorevole Taviani siano in molti. ho l' impressione che siano ancora più i comunisti che i socialisti. questa impressione io la debbo comunicare al Parlamento, perché le attività degli extraparlamentari (e, onorevole presidente del Consiglio , quando dico extraparlamentari, mi riferisco a tutti gli extraparlamentari: sia chiaro!) hanno superato — in ogni parte d' Italia, non più soltanto in talune zone ritenute infette, ma in tutta Italia; dal Piemonte all' estremo lembo della Sicilia, e in Sardegna, dove di recente si sono. svolte talune vergognose manifestazioni — ogni limite di immaginazione e di tollerabilità. abbiamo letto con qualche sollievo che, per iniziativa di un magistrato, se non sbaglio fiorentino, è in corso un' indagine relativamente ad un gruppo di extraparlamentari di sinistra . io non temo, signor presidente del Consiglio , qualunque cosa dovesse accadermi, di dichiarare qui che, se non si giunge per tempo a chiudere — , dico chiudere — come luoghi infetti tutte le sedi delle associazioni extraparlamentari, in tutta Italia, dopo averle perquisite con regolare mandato da parte di qualche magistrato coraggioso (speriamo che qualcuno ve ne sia ancora), nella matematica certezza di trovarle tutte ricettacolo di armi improprie e anche di armi proprie, se non si giunge nel breve termine a questa misura, nessuno tra noi, a tutti i livelli, quale che sia la sua posizione politica, quale che sia la sua posizione od occupazione civile, può o potrà ritenersi sicuro lui stesso, la propria donna, la propria famiglia, i propri figli, i propri amici, nel proprio ufficio, per la strada, in piazza, ovunque. è una vergogna indegna di un paese civile. bisogna pur trovare i responsabili. e non mi si venga a dire che i responsabili sono i drogati di base, quando esistono in questa Aula parlamentari che si benignano di presentare e di portare avanti proposte di legge in favore della diffusione della droga; quando parlamentari socialisti, e non soltanto l' onorevole Fortuna, presentano proposte di legge attraverso le quali (è scritto nella relazione e non solo nel testo) si vuol sancire che l' uso della marijuana e dell' hashish (testuale!) è innocuo quanto il bere un bicchier di vino! non mi si venga a dire che, nel dilagare di tutte le porcherie che sono a portata di tutti e sotto gli occhi di tutti, in ogni parte d' Italia, e di ogni, genere, la colpa sia dei drogati di base, dei traviati di base, dei delinquenti di base! certo, è loro la colpa diretta, i crimini li commettono loro, ma c' è sempre chi li paga, c' è sempre chi li arma, c' è sempre chi li sfrutta, c' è, per lo meno, chi li tollera, c' è, il più delle volte, chi complice; e non mi interessa se sia complice per paura fisica o per complicità politica o per disegno politico: mi interessa il fatto che in Italia non esistono più i confini tra criminalità politica e criminalità comune, che la delinquenza dilaga, che la delinquenza non può trovare ulteriori compiacenze o complicità; che questa è una vergogna, e che se abbiamo urlato in quest' Aula « dimissioni! » « dimissioni! » al ministro dell'Interno del precedente e, purtroppo, dell' attuale Governo, lo abbiamo fatto nel nome di milioni di italiani, molto al di là dei pur vasti confini della destra nazionale, nel nome di molti italiani che non ne possono più! e questa non è una protesta qualunquistica, non è speculazione nostra: basta aprire i giornali di ogni giorno. le dico, non da uomo di parte, ma da persona civile, che sono veramente stanco di dover correre dall' una all' altra parte d' Italia per confortare le famiglie di giovani amici assassinati o gravemente feriti. questa è storia, e anche questa è cominciata proprio nel 1960 se è vero come è vero , che Ugo Venturini a Genova è stato assassinato dieci anni dopo, ma il primo sasso nella stessa città partì dieci anni prima. a proposito di Ugo Venturini, un operaio di trentatré anni assassinato accanto a me, mentre tenevo un comizio a Genova, su Lotta Continua , quello sporco foglio, ho testualmente letto: « abbiamo giustiziato Ugo Venturini; volevamo giustiziare Giorgio Almirante, ci siamo sbagliati, ce ne dispiace, ma intanto uno di meno; abbiamo giustiziato lui » . ho letto espressioni simili nei confronti del povero Carlo Falvella, di diciannove anni, assassinato a Salerno, nei riguardi del cui assassino una Corte pavida non ha osato condurre innanzi il processo ed un questore incapace e pavido non ha osato garantire l' ordine pubblico né in città né nell' Aula giudiziaria. abbiamo assistito a Reggio Calabria alla morte del povero Santostefano, un operaio di cinquanta anni, nei confronti degli assassini del quale non si è ancora proceduto. abbiamo avuto a Roma il rogo dei fratelli Mattei e le mura di Roma sono ancora tappezzate di scritte obbrobriose nelle quali si chiede libertà per gli assassini che hanno ucciso nel rogo due fratelli, uno di otto e uno di ventidue anni. ma non parlo da uomo di parte, parlo anche nel nome di tutte le vittime della violenza, siano esse comuniste, democristiane, liberali, socialdemocratiche, socialiste o non abbiano colore politico: non ne possiamo più, non è possibile continuare in questo modo! e se c' è qualcuno in questa Aula, se c' è qualche settore in quest' Aula — non voglio far nomi né dare indicazioni, anche se potrei farlo che ritiene che attraverso disegni politici eversivi di questo genere, attraverso la strategia della tensione si possa migliorare e risolvere la situazione politica italiana , ebbene quel qualcuno si sbaglia perché attraverso simili motivi sì, purtroppo, si riempie l' Italia di terrore ma non si raggiunge lo scopo di impaurire coloro che tengono bravamente il loro posto, siano essi giovani o anziani. non sto pronunciando parole di sfida, sto pronunciando parole di sincera e onesta pacificazione. sono personalmente pronto ad ogni e a qualsiasi sacrificio purché alla pacificazione nazionale, che è nostro fine, che è nostro emblema, si giunga davvero. ma non si creda, se per caso questo fosse il disegno torbido di qualcuno, di poter impaurire o frenare la destra nazionale nei suoi giovani e nei suoi anziani attraverso la complicità vile e pavida di uno o dell' altro ministro con i delinquenti comuni e politici che infestano le nostre piazze, le nostre strade, le nostre scuole, gli uffici, ogni luogo di lavoro nel nostro paese. e non si creda di dare o di continuare a dare l' assalto subdolo alle forze armate . il partito comunista ha pubblicato il 4 novembre dell' anno scorso un bel comunicato, e noi ne siamo lieti, per ricordare — proprio il partito comunista — l' anniversario della vittoria in omaggio e nei confronti delle forze armate . e da allora sembra che una nuova politica comunista sia stata delineata anche nei confronti delle forze armate . però, strano caso, certi cugini del partito comunista continuano a condurre, all' interno delle caserme, all' esterno delle caserme, tutt' altra politica. e sulla stampa socialista ed anche comunista tutt' altra politica, il più delle volte, viene condotta nei confronti delle forze armate o di alti esponenti delle forze armate . pochi mesi fa siamo giunti alla notte bianca trascorsa da molti uomini politici : non so se anche lei, signor presidente del Consiglio , quella notte abbia dormito nella sua piccola alcova da scapolo. siamo giunti, dicevo, alla notte bianca trascorsa da molti uomini politici , essendosi diffusa la voce che importanti esercitazioni militari si sarebbero svolte chissà come e chissà dove. e ogni tanto, su L'Unità o sull' Avanti! appaiono in grassetto notizie relative a misteriosi movimenti. e ieri è apparsa una strana dichiarazione, la prima della sua neocarriera, dell' onorevole Mancini, al quale è stato chiesto che cosa pensasse del fatto di rientrare al Governo insieme con lo onorevole Andreotti. risposta dell' onorevole Mancini all' Espresso (si torna sempre sul luogo del delitto): « nessun altro mi renderebbe tanto tranquillo alla difesa quanto l' onorevole Andreotti » . se l' onorevole Mancini ed il suo ambiente, tanto benemeriti delle forze armate italiane fin dai tempi della montatura del Sifar, si sentono del tutto tranquilli perché l' onorevole Andreotti è ministro della Difesa , consentiteci di non sentirci altrettanto o abbastanza tranquilli. veniamo alla politica estera . signor presidente del Consiglio , come le è stato detto anche da altri, le sue dichiarazioni non sono state sodisfacenti, e certamente sono state insufficienti. mi permetto di far rilevare che, in questo momento, il problema vero non si chiama né unificazione europea né distensione internazionale, pur conservando — lo dico con tutta serenità e, credo, con senso di responsabilità — entrambi i problemi un' importanza risolutiva e indiscutibile agli occhi di tutti gli uomini amanti della pace, dell', ordine e della sicurezza nel mondo. ma il problema vero, quello sul quale bisogna che il governo italiano si pronunci, anche se è un Governo a termine, perché è un problema in atto che sta scoppiando e potrebbe determinare conseguenze pesantissime, specie per il nostro paese, è rappresentato oggi dai rapporti tra gli USA e la Comunità Europea . e, nel quadro di questi rapporti, è rappresentato dai rapporti tra il governo italiano e il governo degli USA in ordine ai problemi europei, che — in questo credo che possiamo serenamente essere tutti d' accordo con le tesi ufficialmente espresse dal presidente degli USA — sono problemi globali. non si può pensare di dar luogo ad un accordo economico con gli USA senza per lo meno chiarire la portata dei vecchi accordi politici e anche militari. non si può pensare di poter avere, da parte degli USA, la guardia alla frontiera o al classico bidone se, al tempo stesso , non si garantiscono gli USA, o qualunque altro contraente, da colpi di mano che negli ultimi tempi sono stati abbastanza frequenti per opera nostra e di altri paesi europei . desidero dedicare un solo minuto di attenzione al problema della zona B del Territorio Libero di Trieste . ho ascoltato e riletto con attenzione una frase che il presidente del Consiglio ha dedicato al problema: « il governo italiano , stupito e rammaricato per i, recenti sviluppi della politica jugoslava nei confronti dell' Italia, respinge fermamente le tesi infondate e le accuse ingiuste che sono state formulate. per parte sua, richiamandosi agli accordi esistenti che esso intende scrupolosamente rispettare, riconferma che l' integrità territoriale della Repubblica socialista jugoslava non è e non sarà messa in discussione » . onorevole Rumor, non ho mai pensato, non le ho mai attribuito propositi aggressivi nei confronti di chicchessia, men che meno nei confronti del vecchio suo amico maresciallo Tito e della Repubblica jugoslava . e chi pensa che questo Governo, che l' Italia da questo Governo rappresentata, possa attentare all' integrità del territorio jugoslavo? signor presidente del Consiglio , o ella è poco informato, e non lo credo, oppure ha voluto esprimersi alla onorevole Moro; cioè ella ha letto ciò che l' onorevole Aldo Moro sagacemente ha dettato. questo io debbo pensare. signor presidente del Consiglio , ella conosce la situazione? la zona B del Territorio Libero di Trieste appartiene alla sovranità dello Stato italiano ed è sottoposta da tanti anni, purtroppo, all' amministrazione dello Stato jugoslavo. se il problema ad essa relativo sarà risolto, come fervidamente ci auguriamo, anche a nome dei non molti italiani (ma pur ve ne sono alcune migliaia) rimasti nella zona B , che sono cittadini italiani, potrà esserlo in un solo modo: trasformando la nostra sovranità anche in amministrazione. credo che non sia contestabile il diritto di sovranità, mentre potrebbe essere contestato il diritto di amministrazione. sembra a me che questa sia una corretta, non aggressiva, esposizione e interpretazione del problema. anche perché lo stesso onorevole Aldo Moro, già ministro degli Esteri a quell' epoca, rispondendo il 14 dicembre 1970 ad una nostra interrogazione a risposta scritta, così dichiarava: « gli interroganti possono essere sicuri che nessuna rinuncia da parte nostra ai legittimi interessi nazionali verrà presa in considerazione » . noi, ingenui, ci appagammo di quell' antica dichiarazione dell' onorevole Aldo Moro. ingenui! ora l' ho riletta e ho chiesto a me stesso: ma quando l' onorevole Moro dice « ai legittimi interessi nazionali » , che vuole intendere? chi è il giudice in ordine, ai legittimi interessi nazionali ? « legittimi » nel senso che noi, riteniamo; « legittimi » nel senso a tali interessi attribuito dal maresciallo Tito; « legittimi » in un terzo senso (quando si tratta dell' onorevole Moro, il terzo senso esiste sempre), secondo una interpretazione personale di quest' ultimo? ed allora abbiamo esaminato un altro contenuto, signor presidente del Consiglio . si tratta di un comunicato ufficiale del Consiglio dei ministri jugoslavo, nel quale la riaffermazione della sovranità italiana — sovranità, dico — sulla zona B viene definito un « rozzo tentativo di violare tuttora validi accordi in forza dei quali fu definitivamente fissato il confine italo-jugoslavo » . ed allora, signor presidente del Consiglio , delle due l' una: o esistono accordi segreti, di cui è stata sempre contestata da parte di tutti i governi italiani di questo dopoguerra, dalla firma del memorandum d' intesa di Londra in poi, la esistenza, ed allora abbia la bontà di dircelo e di rivelarci tali accordi; saremo costretti — ahimè! — formalmente a rilevare la validità e la esattezza del duro e rozzo comunicato jugoslavo. o siffatti accordi non esistono? ed allora lei, non può rispondere come ha risposto, per La Penna o per la bocca sussurrante dell' onorevole Moro. la risposta deve essere diversa: noi l' attendiamo e siamo certi di poterla ottenere dalla sua replica di domani mattina. onorevole Rumor, ho cercato di tracciare un quadro politico , che è anche un quadro di costume. concludo, riferendomi brevemente ai problemi di costume. lei ha detto: niente scandalismi. noi della destra nazionale responsabilmente rispondiamo: d' accordo. niente scandalismi. le rispondiamo avendo dato nei giorni scorsi un esempio che il tacere non sarebbe bello. non siamo abituati a far politica al coperto. ritengo di dovermi assumere, in ogni caso, anche davanti al Parlamento, responsabilità che forse altri segretari di partito non si assumerebbero. quando lei dice « niente scandalismi » , io posso rispondere « d' accordo » , perché nella commissione inquirente, qualche giorno fa, dinanzi al polverone propagandistico comunista che mirava a fare, appunto, tanto polverone e ad insabbiare tutto (poiché era sufficiente la maggioranza ad ottenere l' archiviazione di qualche ministro o di tutti i ministri), noi ci siamo regolati responsabilmente. abbiamo cercato di sceverare caso da caso e « allo stato degli atti » — così dice il comunicato del presidente della Commissione inquirente — abbiamo ritenuto che due ministri dovessero andare sotto istruttoria ed altri quattro no. ho saputo oggi da « radio-fante » che sono in arrivo altri documenti in base ai quali quattro ministri ancora (due a due), ministri di questo neogoverno, dovrebbero correre il rischio nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, per altri fatti di gravità non inferiore a quelli precedentemente denunziati a carico dei loro colleghi le cui teste sono cadute sotto la mannaia dell' inquirente, di essere posti sotto istruttoria. dico ciò, signor presidente del Consiglio , per invitarla ad una certa ragionevole cautela nel difendere la classe politica dirigente, che ella rappresenta, da certe accuse, che non sono scandalistiche, ma si riferiscono a fatti reali e concreti. dico ciò senza alcuno spirito moralizzatore e senza alcuna presunzione; e dico ciò perché? andiamo rapidissimamente al fondo e alla radice del problema. di che si tratta? l' onorevole Berlinguer si compiaceva questa mattina perché avete ridotto il numero dei ministri e dei sottosegretari. signor presidente del Consiglio , avete fatto benone, riducetelo ancora in avvenire, ma non è questo il problema serio; il problema serio è quello della scelta delle competenze. poco fa ho salutato cortesemente l' ingresso in Aula del signor ministro delle Finanze . egli era, fino a pochi giorni fa, il signor ministro della Difesa , che altrettanto cortesemente noi salutavamo. ma come è pensabile che un Dante Alighieri, quale certamente è la persona di cui si parla (e sarebbe un Dante Alighieri altra persona di cui si parlasse sol perché seduta su quei banchi), come è pensabile, dicevo, che un Dante Alighieri si impadronisca, nel breve arco di tempo lungo il quale dura un Governo della Repubblica italiana , dei problemi della difesa o dei problemi delle finanze? io ricordo il caso di un ministro della Marina mercantile che aspirava a diventare ministro dell'Agricoltura ; egli impiegò sei mesi — i mesi durante i quali fu ministro della Marina mercantile — a tentare di capire la differenza tra una nave e un cavallo. arrivatoci, dopo sei mesi, non gli diedero l' agricoltura, ma gli diedero i trasporti, e dovette imparare rapidissimamente la differenza — non grande, in fin dei conti tra una nave e una locomotiva. e voi credete che questo non sia un discorso di costume? e credete davvero che il sistema e il regime possano salvarsi, anche in termini di costume, se non si salvano e non si redimono in termini di competenza? e credete di poter continuare a dirigere partitocraticamente e, quindi, correntocraticamente o correnticraticamente, la democrazia italiana, questa fasulla democrazia, perché (è partitocrazia, perché è oligarchia, perché è scelta del vertice, perché. non è scelta di competenza, perché, non essendo scelta di competenza, diventa scelta di clientela, nella migliore delle ipotesi scelta di comodo, o di corruzione in tantissimi casi? voi credete di poter dare l' esempio, di poter risolvere i gravi problemi della vita pubblica italiana continuando a rimanere impegolati, senza averne l' obbligo, perché esistono larghissime maggioranze disponibili e comunque esiste — se conta — la nostra disponibilità piena per un discorso di revisione degli istituti della Repubblica italiana , per un discorso di revisione del sistema? credete davvero di poter rappresentare il popolo italiano in termini di costume? di poter avere addirittura la presunzione degli « archi costituzionali » delle esclusioni? crede ella, signor presidente del Consiglio , di poter dire — come ha detto nel suo discorso agli italiani — che è l' ora del sacrificio per tutti, e di poterlo dire ai tre milioni di elettori, di cittadini, di uomini e donne della destra nazionale che ogni giorno, al vertice e alla base, voi discriminate e praticamente abbandonate, specie in tante città d' Italia, alla persecuzione, alla discriminazione, all' odio, alla violenza? non sono qui per dirvi che coloro che ho l' onore di rappresentare non sono disposti a sacrifici per la nazione italiana. non sono qui per dirvi che noi non faremo il nostro dovere. sono qui per dirvi che, se continuate di questo passo, nemmeno gli elettori che voi dite di rappresentare faranno il loro dovere. sono qui per dirvi che, se continuate di questo passo, la protesta andrà molto oltre i limiti, pur vasti, della destra nazionale. sono qui per dirvi che dalla protesta allo stato di insodisfazione pesante e duro non molto spazio trascorre. sono qui per dirvi che, se vogliamo impostare correttamente e tempestivamente un largo discorso di pacificazione nazionale in termini di riscatto o di ripresa, di rinascita, di revisione organica del sistema, noi siamo disponibili; ma se pensate, attraverso le discriminazioni, di poter comandare al vertice e sfruttare alla base, vi sbagliate. questo è il problema di fondo dinanzi al quale la coscienza del paese vi chiama.