Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 220 - seduta del 19-02-1974
1974 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 16
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , mi scuso per la mia impossibilità ad assistere al dibattito della Camera sul bilancio, ma impegni di presenza all' estero hanno fatto sì che io mi sia dovuto assentare in questi giorni e sia rientrato in Italia solo da qualche ora. debbo dire che tale particolare condizione mi ha dato modo di constatare, e quindi di poter trasmettere al Parlamento, alcune amare verità che proprio dal confronto internazionale, prendono spicco. fra queste amare verità ve ne sono alcune che debbono richiamare l' attenzione del Parlamento. noi siamo il paese che comparativamente al suo reddito nazionale , ed anche in cifre assolute, ha il maggior disavanzo di cassa tra i paesi industrializzati . questa prima constatazione non è certo molto allegra. siamo anche il paese che, in ragione dello squilibrio antecedente alla crisi petrolifera, nonché di quelli conseguenti alla stessa ha fatto il maggior ricorso a prestiti internazionali. in terzo luogo, siamo il paese che più di ogni altro negli ultimi anni ha aumentato, in ragione soprattutto delle necessità del Tesoro, la sua base valutaria, con quali conseguenze sull' andamento della moneta e sui prezzi, è facile immaginarlo! noi siamo, infine, il paese che nel 1973 ha registrato il più alto aumento dei prezzi e che nel 1974 si accinge a registrare ancora una volta il più alto aumento dei prezzi . ascoltavo ieri, in seno al Consiglio dei ministri finanziari delle Comunità, che si calcola, in generale, che gli altri paesi comunitari non supereranno il tasso di aumento dei prezzi dell' 8-9 per cento . credo di non aver bisogno di soffermarmi lungamente sulla nostra situazione per affermare che l' andamento dei nostri prezzi nel 1974 supererà di qualche poco questa cifra. ecco, onorevoli Deputati , i quattro punti che, se rendono ansiosa la vita del ministro del Tesoro , non possono certo tranquillizzare il Parlamento e darci una visione troppo facile, o renderci troppo corrivi circa il nostro avvenire, che, del resto, non è stato tinto da note ottimistiche nella relazione del collega Giolitti. per cominciare dal disavanzo di cassa dello Stato, molta ironia si è fatta quando, nel luglio scorso, abbiamo presentato un bilancio sperando di contenerlo, per il 1974, nella cifra di 7.400 miliardi. si disse allora che, nel volere mantener fede a questa cifra, noi davamo prova e testimonianza di un eccessivo spirito contabile o ragionieristico. in quella occasione, noi ci riferimmo anche al disavanzo di cassa (intendo, di bilancio delle aziende autonome e della Cassa Depositi e Prestiti ) del 1973, calcolandolo in 7.700 miliardi. ebbene, il disavanzo di cassa dello Stato per il 1973 è stato di 7.645 miliardi. ma, onorevoli Deputati , questa cifra sarebbe stata molto maggiore se noi, facendo appello al Parlamento, non avessimo ottenuto di rinviare al 1974 gli arretrati relativi all' aumento delle remunerazioni dei pubblici dipendenti che, per una cifra che si aggira intorno a 400 miliardi, va quindi a caricare il disavanzo di cassa del 1974. abbiamo, alla fine del 1973, acceso alcuni mutui, che utilizzeremo nel 1974 e che hanno alleggerito la condizione di tesoreria del 1973. ma io debbo mettere in guardia il Parlamento contro questo metodo di copertura di spese attraverso il finanziamento e il prestito pubblico, perché molte volte, introducendo una prassi che non credo risponda ai dettati dell' articolo 81 della Costituzione, noi consideriamo come spese attinte al mercato creditizio spese attinte a titoli del consorzio di credito per le opere pubbliche , che poi vanno ad arricchire il dossier della Banca d'Italia e che rappresentano, in maniera più o meno celata, un allargamento della base valutaria e, comunque, un notevole contributo al processo inflazionistico. ebbene, se il disavanzo di cassa del 1973 si è chiuso con 7.645 miliardi, abbiamo fatto presto, d' altronde , a superare i fatidici 7.400 miliardi del 1974; e perché alcuni titoli di spesa, che erano stati preventivati in certe dimensioni, attraverso decisioni di Governo e decisioni parlamentari sono aumentati nel loro volume, e perché le condizioni di alcuni istituti di previdenza, alcune loro necessità di finanziamento, sono venute a caricarsi sul disavanzo di cassa dello Stato. ad oggi siamo purtroppo costretti già a preventivare per il 1974 un disavanzo di cassa di ben 9.200 miliardi. e badate, onorevoli colleghi , abbiamo corretto le cifre delle entrate di 300 miliardi, presupponendo che ci fosse un miglioramento nel rendimento delle nostre entrate fiscali. abbiamo dovuto stanziare 96 miliardi per la GEPI, abbiamo dovuto aggiustare il disavanzo del solo bilancio dello Stato , da 6.900 miliardi e rotti a 7.226 miliardi, e abbiamo dovuto arricchire le operazioni di tesoreria di ben 2 mila nuovi miliardi, di cui 1.300 rappresentano un disavanzo dell' istituto di previdenza, che dobbiamo coprire nel 1974; altre partite riguardano disavanzi delle aziende autonome, soprattutto dell' azienda delle ferrovie, che risultano molto maggiori di quanto potevamo prevedere in luglio. questo è ancora da dimostrare. le sarò grato quando mi darà i conti relativi a quel che renderanno le riforme... non ho scelto io quel tipo di sviluppo, onorevoli colleghi . chi? forse l' onorevole collega dimentica che per dieci anni abbiamo richiamato l' attenzione su questi punti; e sui pericoli che correva il nostro sistema economico . onorevole collega, la Nota aggiuntiva affermava per prima cosa la necessità della sostituzione del consumo collettivo e sociale al consumo individuale. ma a spingere al consumo individuale non siamo stati noi, onorevole collega. sono stati tutti i gruppi parlamentari , come lei ben sa. dai banchi parlamentari noi abbiamo sempre richiamato l' attenzione sulle degenerazioni che subiva il nostro sistema economico ; e c' è toccata l' amara sorte di raccogliere il frutto dai banchi di Governo. ebbene, questa è la condizione del disavanzo di cassa dello Stato, onorevoli colleghi ; ma in queste cifre non sono compresi i disavanzi degli enti locali , degli enti assistenziali, che non figurano immediatamente nei conti dello Stato, ma attingono direttamente al sistema creditizio. noi sappiamo che su quella parte dei finanziamenti che va al sistema creditizio, gli enti locali — comuni e province — e gli enti assistenziali incidono per cifre sempre maggiori. per quanto riguarda questi enti, calcoliamo che essi premeranno sul sistema creditizio per una cifra superiore a 2.300 miliardi. da ciò, onorevoli colleghi , il nostro continuo richiamo a stare attenti allo sviluppo della spesa corrente , sia a quello della spesa corrente centrale, sia a quello della spesa corrente degli enti territoriali e degli enti pubblici , perché è questo tipo di sviluppo che alimenta i consumi individuali, che determina spinte inflazionistiche e che toglie spazio alla possibilità di realizzare un' ampia politica di investimenti produttivi e sociali. il ministro del Tesoro , onorevoli colleghi , non è in grado di continuare a far fronte a questa spesa corrente grandemente crescente, e di accogliere giuste richieste che il collega Giolitti avanzava per quanto riguarda gli investimenti produttivi e sociali. a tali investimenti, onorevoli colleghi , noi non abbiamo mai detto no in tutti questi mesi: noi abbiamo riconosciuto il valore dell' ampliamento degli investimenti produttivi, soprattutto quando — come nel caso dei trasporti pubblici o dell' agricoltura — essi tendono a diminuire il passivo della bilancia dei pagamenti . non abbiamo mai detto no allo sviluppo degli investimenti nel Mezzogiorno, come fattore importante di riequilibrio della nostra situazione economica e sociale. ma quando il Parlamento — e lo devo dire con estrema franchezza — nelle sue varie Commissioni preme da ogni parte per aumentare la spesa corrente , quando ogni giorno ci pone il problema di trovare coperture di cui non disponiamo, quando ci costringe a sommare spese a spese, tutto questo ci fa intravedere il pericolo di una accentuazione dei problemi inflazionistici, che non possiamo controllare. bisogna, onorevoli colleghi , trovarsi nelle sedi internazionali, dove si punta sempre il dito sull' entità del nostro disavanzo di cassa, o dove si fa il conto dei prestiti in valuta che noi riceviamo nelle varie sedi, dove si fa cenno all' andamento dei nostri prezzi, per sentire il dovere morale di ridurre la portata di questi fatti, e di rientrare entro le dimensioni economiche, finanziarie e valutarie che distinguono i paesi industrializzati , e che distinguono i paesi della comunità economica europea. non è piacevole, onorevoli colleghi , sentire sussurrare qualche volta, in questi ambienti internazionali, che il nostro ritmo di aumento dei prezzi e di potenzialità inflazionistica ci allontana dal complesso dei paesi europei , per avvicinarci all' esperienza di ben altri paesi. non è comodo sentirsi dire questo; e questa responsabilità, se è sentita dal Governo, onorevoli colleghi , so benissimo che è avvertita dal, Parlamento, e che uno sforzo comune dev' essere fatto da noi tutti per riportare le dimensioni del nostro sistema economico e finanziario, nei suoi diversi aspetti, entro i limiti in cui esse vanno ricondotte. lo sforzo — che noi compiamo nelle sedi internazionali, è appunto di dimostrare che vogliamo colpire le punte inflazionistiche, e vogliamo sostituire ai consumi individuali i consumi collettivi e sociali, che vogliamo non espandere un potere di acquisto meramente monetario, ma cercare di conservare un potere di acquisto reale. e quindi la nostra attenzione, nel controllo dei dati finanziari, si rivolge appunto all' andamento dei redditi monetari, ed alla necessità di non gonfiare questi redditi con aumenti progressivi, cui finisce per non corrispondere alcun potere di acquisto reale. noi non vogliamo comprimere il potere di acquisto esistente; noi vogliamo conservarlo attraverso una politica antinflazionistica, ma vogliamo stare attenti perché non si continui in una tendenza che purtroppo, a mio giudizio, è stata troppo facile in questi ultimi anni, e probabilmente in questi ultimi mesi. ripeto: il mio accorato appello al Parlamento e alle Commissioni è quello di tenere lo sguardo rigorosamente puntato sull' andamento della spesa corrente , di ogni singola spesa, considerandola nel quadro generale, che presenta le dimensioni che ho qui sommariamente illustrato; e di contenere ogni sorta di spinta originata da interessi particolari e settoriali, immemori dell' esigenza di salvare il futuro economico e sociale del nostro paese. nelle conferenze internazionali il nostro sforzo in difesa della moneta è teso ad arricchire, attraverso prestiti, le nostre riserve valutarie. ma questo ricorso ai prestiti non può continuare senza limiti. quando noi ci rivolgiamo alla Comunità Europea per avere sostegno a breve termine attraverso i fondi comunitari; o quando ci rivolgiamo al Fondo Monetario Internazionale per avere sostegno a più lungo termine, in quelle sedi, in cui si tratta di disporre di capitali, i nostri conti devono essere presentati con estrema precisione e anche la nostra situazione dev' essere illustrata per quella che è. e noi troviamo in quelle sedi uomini capaci di comprendere quali sono i pericoli insiti nel nostro sistema economico e finanziario. queste verità (che possono essere, onorevoli colleghi , in altra occasione e nelle sedi più proprie suffragate da cifre più puntuali) sono state da me dette al recente vertice dei partiti della maggioranza, per illustrare la gravità della nostra situazione generale, che solo uno sforzo di consapevolezza ci può far superare. queste verità sono state da me anche illustrate al « vertice » con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali , affinché anche in quella sede si avesse responsabilmente la sensazione dei limiti che si devono imporre al nostro sforzo di spesa e alla nostra tendenza all' accrescimento dei redditi monetari. ecco perché oggi porto questo discorso in Parlamento. noi siamo giunti — lo ripeto ad un limite insopportabile della spesa corrente , in ogni campo. siamo ancora in grado di sostenere una nuova spesa per investimenti produttivi e sociali. non l' abbiamo iscritta in bilancio. sappiamo che le spese produttive e sociali in un primo momento hanno in sé un potenziale inflazionistico. ma speriamo che esso venga corretto dall' accrescimento della nostra capacità produttiva. noi sappiamo che dobbiamo orientare la produzione e l' occupazione verso una espansione delle nostre esportazioni, perché se nelle sedi internazionali ci viene riconosciuto che siamo stati gravemente colpiti dalla crisi petrolifera (e che per questo abbiamo un aggravio della bilancia dei pagamenti di ben 3.600 miliardi), ci viene anche detto che precedentemente alla crisi petrolifera avevamo già un grave deficit. anche ammesso questo, il che è dubbio,...... il deficit della bilancia dei pagamenti scende da 1.900 miliardi a 1.300 miliardi, una cifra che dovremmo poter coprire. no, questo è compreso nei 600 miliardi di differenza, onorevoli colleghi . questo è molto opinabile, ma possiamo discuterne in Commissione quando vuole. ho già chiesto scusa di essere stato assente nel corso, del dibattito. comunque sono a disposizione della Commissione per fornire tutti i dati necessari affinché gli onorevoli colleghi si rendano conto in concreto delle realtà che esistono, e che qualche volta non possiamo proclamare ad alta voce per le ragioni che i colleghi comprendono. con queste poche parole, onorevoli colleghi , io ho concluso il mio intervento e mi richiamo ai quattro punti che nell' introduzione ho esposto e che rappresentano la realtà della nostra situazione economica e finanziaria.