Ciriaco DE MITA - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 203 - seduta del 20-12-1973
In materia di giustizia
1973 - Governo Dini - Legislatura n. 12 - Seduta n. 280
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , questo dibattito, anche se ha avuto ed era inevitabile punte che hanno toccato, a volte, l' astrattezza della teoria politica pura, e qualche volta hanno toccato i bassi toni della polemica spicciola, ha presentato un modulario, abbastanza diffuso, preoccupato più di guardare alle ragioni oggettive della crisi che stiamo attraversando anziché disperdersi in una condizione di inutile frustrazione e in una ricerca assurda di responsabilità sul passato. l' onorevole Barca, ieri sera, facendo riferimento ad una mia comunicazione alla Camera, in occasione della discussione dei provvedimenti fiscali per il primo aumento del prezzo della benzina fatto nel mese di settembre, mi ha imputato o indicato, nella posizione del Governo, e in quella del ministro dell' Industria in particolare una disattenzione o, meglio, una non comprensione delle ragioni serie e gravi che già da allora, si avvertivano in ordine alla crisi energetica . io debbo dire all' onorevole Barca, e a chi come lui abbia pensato questo che, forse, non ci siamo capiti. io ritengo che il Governo, da allora, modificando i prezzi dei prodotti petroliferi, avvertì il Parlamento e l' opinione pubblica che non eravamo tanto di fronte ad un problema di prezzi e, in Parlamento, di prezzi si parlò ma eravamo dinanzi ad un problema più grave e più delicato: quello di garantire il rifornimento del petrolio al nostro paese. l' onorevole Barca ha affermato anche che in quella circostanza il Governo non si preoccupò di trattare con le compagnie petrolifere la garanzia del rifornimento. io ricordo di aver detto in quest' Aula, dopo la lettura burocratica questo sì del metodo di accertamento dei prezzi, che avevamo trattato con le compagnie: in occasione della modifica del prezzo, l' impegno a garantire il rifornimento del gasolio per riscaldamento, e non avendolo ottenuto nella misura richiesta dal Governo avevamo livellato i prezzi interni del mercato italiano a quelli più bassi della Comunità Europea , quali si registrammo allora sul mercato francese nonostante che l' applicazione del metodo portasse ad una variazione di costi industriali diversa. lo stesso comportamento il Governo ha avuto in occasione della seconda decisione di modificare i prezzi, trattando con le compagnie petrolifere la garanzia del rifornimento di petrolio, essendo la crisi già scoppiata in termini più drammatici rispetto al periodo precedente. molti, in questi giorni, parlano di prevedibilità o meno degli eventi; molti credo un po' semplicisticamente legano a questo o quell' episodio, a questa o a quella spiegazione il giudizio di previsione di una crisi più grave e credo più seria di quanto ognuno di noi possa immaginare. sta di fatto, però, onorevoli colleghi , che anche in occasione del primo aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi le stesse compagnie internazionali, gli stessi operatori petrolieri del nostro paese non prevedevano, e non erano in grado di prevedere, le drammatiche conseguenze che invece si sono verificate dopo la decisione dell' ottobre e con la guerra riesplosa tra i paesi arabi ed Israele. io credo che se, com' è stato fatto in quest' Aula, cercheremo con l' approssimazione richiesta dal dibattito di tener conto delle ragioni generali ed obiettive che potevano far prevedere la crisi, e che ne condizionano lo sviluppo, noi faremo un discorso più utile anche al fine di uscire da questa situazione così drammatica. i problemi dell' energia, ed in particolare quelli del petrolio, stanno ora attirando l' attenzione di una sempre più vasta opinione pubblica . e quindi più che naturale che su tale problema si apra un dibattito anche nel Parlamento italiano che, per altro, se n' è già occupato più volte nel passato. la cosiddetta crisi energetica si può sintetizzare nel fatto che l' energia fattore indispensabile di progresso economico e sociale dopo essere stata per decenni disponibile in quantità abbondante ed a basso costo, sta ora diventando scarsa e costosa. una carenza di energia potrebbe dar luogo ad un rallentamento del processo di sviluppo economico, o addirittura ad una grave recessione. un forte aumento dei costi nell' approvvigionamento energetico potrebbe provocare gravissime difficoltà per la bilancia dei pagamenti dei paesi industrializzati consumatori ed importatori di energia. il rapido sviluppo economico e sociale dei paesi industrializzati dall' immediato dopoguerra in avanti, dovuto all' azione concomitante di diversi fattori, si è fortemente basato su una abbondante disponibilità di energia, a costi particolarmente bassi. negli USA come nell' Unione Sovietica il rilevante sviluppo economico ha trovato la sua base energetica nell' abbondante disponibilità interna di carbone, petrolio e gas naturale. nei paesi dell' Europa occidentale e tra questi in particolare l' Italia e nel Giappone le disponibilità interne di fonti energetiche molto meno consistenti di quelle degli USA e dell' Unione Sovietica sono state compensate da rilevanti disponibilità di petrolio rinvenute nel Medio Oriente . si è venuta così creando una situazione di forte dipendenza dell' economia dei paesi europei e del Giappone dal petrolio, il cui fabbisogno è totalmente sodisfatto con le importazioni, data la modesta disponibilità in questi paesi di questa fonte di energia. il bilancio energetico dei nove paesi della comunità europea, che nel 1955 era costituito per il 75 per cento dal carbone e per il 19 per cento dal petrolio, ha radicalmente mutato la sua fisionomia. le percentuali sono oggi rispettivamente del 24 per cento per il carbone e del 60 per cento per il petrolio. ancora più appariscente risulta la dipendenza dal petrolio del nostro paese, dove questa fonte di energia copre il 75 per cento dei consumi energetici complessivi. in questa situazione di forte dipendenza dal petrolio di importazione, soprattutto dei paesi europei e del Giappone, è maturata la crisi energetica che va assumendo carattere davvero preoccupante. una dettagliata analisi dei motivi di questa crisi richiederebbe molto tempo; si può forse sinteticamente dire che la crisi, al di là degli avvenimenti contingenti che ne hanno accelerato i tempi, sia riconducibile ai seguenti motivi strutturali: ai previsti forti aumenti della domanda mondiale di energia, sia per mantenere ad un elevato tasso di sviluppo l' economia dei paesi industrializzati , sia per accelerare quello dei paesi in via di sviluppo ; all' ingresso degli USA tra i paesi grandi importatori di energia: alla necessità di dover ricorrere ancora al petrolio in misura massiccia per la copertura di una quota notevole dei fabbisogni complessivi di energia, dati i ritardi e le difficoltà che si rinvengono nello sviluppo di fonti energetiche alternative; alla forte concentrazione delle risorse petrolifere in un gruppo di paesi produttori di petrolio, i paesi dell' Opec, possessori dei due terzi delle riserve mondiali private di petrolio, e produttori del 90 per cento del petrolio oggetto dei traffici internazionali. i paesi produttori di petrolio possiedono il 50 per cento delle riserve, ed hanno prodotto lo scorso anno il 60 per cento del petrolio che è affluito sul mercato internazionale. c' è da domandarsi e qualcuno se l' è chiesto se era possibile evitare questo forte aumento del consumo del petrolio. senza entrare in un esame analitico dei motivi che hanno determinato in tutti i paesi del mondo il successo del petrolio, limitandoci al nostro paese si può rilevare che sarebbe stato praticamente impossibile far fronte, in termini economici e tecnici, all' enorme sviluppo dei nostri consumi di energia, di cui si è parlato poc' anzi , senza ricorrere in misura massiccia al petrolio. l' Italia, come gli altri paesi europei ed il Giappone, privi di risorse proprie di petrolio, si è così trovata in una situazione di forte e crescente dipendenza energetica dall' estero, ed in particolare dai paesi arabi produttori di petrolio. ma è bene sottolinearlo mentre per gli altri paesi europei tale dipendenza poteva essere limitata in astratto, attraverso il mantenimento in vita dell' industria carbonifera, per l' Italia non c' erano alternative. se si considerano le possibilità offerte dal settore elettronucleare, si può notare che l' abbondante offerta di petrolio a prezzi addirittura decrescenti negli anni 50 e 60 ha rappresentato di fatto una remora alla realizzazione di centrali termonucleari. già alla fine degli anni 60 ed all' inizio degli anni 70, le avvisaglie di crisi relativamente alle possibilità di forniture sicure di petrolio, diversificate ed il buon prezzo, sollecitarono i principali paesi industrializzati del mondo ad impostare programmi di realizzazione di centrali elettronucleari. tali programmi, che sono attualmente in una notevole fase di accelerazione, hanno per obiettivo la progressiva, sostituzione della fonte nucleare alla fonte petrolifera nel settore della produzione elettrica. essi faranno sentire il loro effetto sui bilanci energetici nei prossimi anni. nel breve termine : tuttavia, l' energia nucleare avrà un' influenza ridotta sul bilancio energetico globale: e ciò sia in relazione alla relativamente modesta quota che l' energia elettrica rappresenta sui consumi energetici totali, sia in relazione all' irrilevanza della produzione elettronucleare nell' ambito della produzione elettrica totale. ciò non toglie, però, che a questo settore vada ormai dato, un più decisivo impulso, senza indugi, in quanto anche dal settore nucleare potrà derivare una riduzione, in una prospettiva di mediolungo periodo, della grave dipendenza della nostra economia dal petrolio. il rinnovarsi delle ostilità tra arabi ed israeliani è stata l' occasione per innescare un meccanismo di riduzione della produzione del petrolio e di forte aumento dei prezzi , dei quali i paesi consumatori hanno già cominciato a sentire le conseguenze. credo che un primo tentativo di chiarimento, in questo dibattito, debba partire da questa considerazione; noi dopo il mese di settembre ci siamo trovati di fronte ad una annunciata decisione della riduzione dei rifornimenti nella misura del 5 per cento . le cifre indicate nel corso dei loro interventi Barca, Bodrato ed Achilli possono, a mio avviso, avere un oggettivo riscontro nella realtà, anche se è estremamente difficile controllare la veridicità di queste notizie così come delle conclusioni cui sono giunti i tre colleghi che ho citato. e ciò perché le riduzioni sono state praticate in maniera diversa a seconda dei vari paesi, essendo questi Stati divisi in tre categorie: i paesi amici (tra i quali noi non siamo), i paesi nemici e i paesi neutrali. per di più, ad accrescere ancora le difficoltà di accertamento, sembra siano intervenute ulteriori variazioni delle riduzioni per singoli paesi. comunque, dai dati che i nostri tecnici sono riusciti ad elaborare, nel mese di dicembre si dovrebbe registrare, rispetto al mese di settembre, una riduzione complessiva delle disponibilità di greggio da 83 milioni a 63,8 milioni di tonnellate . in particolare, posso riportare le variazioni intervenute per i singoli paesi produttori, sempre tenendo conto della quantità di greggio estratta nello scorso mese di settembre e di quella che si prevede venga estratta nel corso di questo mese. l' Abu Dhabi passerà da 5,7 a 4,5 milioni di tonnellate ; l' Algeria da 4,3 a 3,2; l' Arabia Saudita da 33,6 a 25,2; l' Iraq conserverà inalterata sua produzione di 1.8 milioni di tonnellate . il Kuwait scenderà da 9,3 a 7, la Libia da 9,3 a 7, il Qatar da 2,4 a 1,8, la zona neutra da 2,3 a 1,7, gli altri paesi (Egitto, Siria, Dubai, Oman) da 4,3 a 3,2 milioni di tonnellate . e stato anche chiesto con riferimento a notizie giornalistiche se in questa circostanza il Governo abbia ritenuto opportuno adottare proprie iniziative di controllo presso i paesi produttori, al fine di accertare (sarebbe un dato di scarso rilievo giuridico ma utile sul piano pratico) se ed eventualmente in che misura si siano verificate delle riduzioni del greggio destinato al nostro mercato. nonostante tutti i tentativi espletati attraverso i normali canali diplomatici, devo dire che non si è riusciti ad avere alcun dato di riferimento sicuro da parte di nessun paese. posso comunque come ho già fatto ieri al Senato comunicare alla Camera che l' azienda di Stato è riuscita a stipulare con l' Iraq un contratto che prevede un rifornimento di greggio in quantità maggiore rispetto all' anno scorso . se però le informazioni della esso sono esatte (cito questa fonte per avere un punto di riferimento in comune con l' onorevole Barca), sembra che questo vantaggio sarà annullato dalla riduzione del greggio importato attraverso le altre compagnie. l' onorevole Barca, nel suo intervento di ieri, valutando, con approssimazione necessariamente inevitabile in queste circostanze, le riduzioni di greggio destinato al nostro paese (il percorso dal Golfo Persico al nostro paese, onorevole Barca, pare che richieda meno di 15 giorni: una compagnia petrolifera nel nostro paese garantisce che tale percorso avvenga in 33-35 giorni) giustamente, da un punto di vista logico, si meravigliava del fatto che una decisione di riduzione del quantitativo di greggio destinato al nostro paese si riflettesse immediatamente, senza l' intervallo del periodo necessario al trasporto del greggio dal Golfo Persico . inoltre valutando nel corso del trimestre ottobre-dicembre (in questo caso i calcoli dei tecnici dell' onorevole Barca e quelli del ministero sono pressappoco uguali) una riduzione prevedibile del 9,12 per cento (del 15 per cento secondo i tecnici petroliferi della nostra azienda di Stato ), la riduzione delle disponibilità di prodotti petroliferi in ordine al greggio importato nel nostro paese non si sarebbe potuta legittimare. ora, io credo che un discorso di questo tipo, o una logica riferita a dati evidentemente non collegati tra di loro, rischia di portarci fuori della realtà. il dato reale, sicuro di riferimento, al quale dobbiamo rivolgere la nostra attenzione è che il mercato mondiale del petrolio è programmato e regolato dalle compagnie multinazionali. e se l' onorevole Barca giustamente fa riferimento ad una preoccupazione mondiale a questo livello (tanto che di questa preoccupazione si fa carico l' Onu) credo che commetteremmo un grosso errore di valutazione, ma anche di scelta e di comportamento se non facessimo riferimento a questo dato oggettivo, a questa situazione di fatto esistente. è evidente che le multinazionali, trasferendo la riduzione programmata dai paesi produttori, non hanno, trasferito meccanicamente, attraverso le normali linee di rifornimento, le quantità ridotte dai paesi produttori ai paesi consumatori. non credo di avere presunzioni divinatorie se immagino che, reintroducendo un criterio di pianificazione diversa, hanno trasmesso rapidamente ai paesi consumatori criteri che le compagnie hanno adottato sul piano della distribuzione. diversamente, come potremmo comprendere che l' Inghilterra (la quale occupa il primo posto tra i paesi amici oggi in Europa) è il paese che ha le maggiori difficoltà rispetto al rifornimento dei prodotti petroliferi? questo dato deve fare riflettere tutti i colleghi, che si sono dilungati in una analisi delle difficoltà che abbiamo riscontrato (e che riscontreremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi) facendo riferimento non ad una situazione che è cambiata e che va continuamente modificandosi indipendentemente dalle nostre decisioni e dalla nostra volontà. bisogna fare riferimento a questo dato di fatto se vogliamo uscire non dalla crisi, ma da questo stadio acuto della crisi con minori danni possibili. sono stati chiesti da varie parti, ma anche dall' onorevole Barca, dati precisi sul rifornimento. l' opinione pubblica , la stampa, le forze sindacali, la magistratura in questo periodo, rincorrendo per alcuni versi giustamente, per altri, a mio avviso, in maniera sbagliata, l' illusione che l' accertamento delle disponibilità petrolifere sul mercato interno del nostro paese è la condizione della risoluzione del problema, hanno chiesto e chiedono ancora oggi al Parlamento lo hanno detto anche gli onorevoli Bodrato, Achilli e Di Giesi una informazione precisa e responsabile del Governo sulla consistenza delle scorte. l' onorevole Riz, parlando di scorte d' obbligo e giacenze commerciali, quindi richiamando la legge, e meravigliandosi della situazione che si verifica in alcune regioni — io lo so ed anche l' onorevole Piccoli sa quante difficoltà vi siano state in Alto Adige , anche per ragioni oggettive, tra compagnie rifornitrici e distributori locali, ma non siamo stati insensibili a questo problema — richiamava il Governo ad applicare la legge. qualche volta, per la verità, anche sui giornali dell' opposizione diversa abbiamo letto questo invito pressante: il Governo utilizzi scorte e giacenze per far fronte alle attuali difficoltà. io posso fornirvi un dato, risalente al 19 novembre, che riguarda scorte e giacenze; posso fornire — non vorrei creare l' impressione che i controlli non siano aggiornati — anche dati con accertamenti al 13 dicembre. ma il problema, onorevoli colleghi , a mio avviso, non è quello di accertare la misura precisa, particolare, delle giacenze commerciali disponibili nel nostro paese. anche se fossero molto più consistenti di quelle che ogni ottimistica previsione immagina, il problema non si risolverebbe in questa prospettiva. il Governo aveva un preciso dovere, e credo che l' abbia assolto con diligenza, si potrebbe dire con puntigliosità: rispetto ai primi sintomi della crisi abbiamo intensificato i controlli e le vigilanze per accertare che le scorte d' obbligo fossero tutte presenti nel nostro paese; può essere, infatti, che in qualche situazione di emergenza non fossero tutte disponibili. rispetto a una prassi esistente, diversa dalla prescrizione di legge, che obbligava le compagnie ad avere come scorte le quantità di greggio rapportate ai consumi dell' anno precedente , abbiamo diffidato le compagnie a costituire le scorte in prodotti petroliferi lavorati, in modo da poterne avere l' immediata disponibilità. credo di poter rassicurare il Parlamento su tale punto: le scorte del nostro paese esistono e sono in misura leggermente superiore a quelle previste dalla legge. per i prodotti più importanti (benzina, gasolio e olio combustibile ), rispetto a dati come questi: 5.200.000 quintali di greggio, 1.300.000 di benzina, 250.000 di petrolio, 1.800.00 di gasolio, 5.700.000 di olio combustibile , la somma tra scorte e giacenze dell' ultimo accertamento dava le seguenti cifre: 8.600.000 di greggio, 2.200.000 di benzina, 800.000 di petrolio, 4.200.000 di gasolio, 9.300.000 di olio combustibile . il problema, tuttavia, è un altro. abbiamo letto sui giornali in modo confuso di sollecitazioni rivolte al Governo per limitare le esportazioni, ritenendosi che tale misura possa risolvere il problema dell' approvvigionamento. desidero sottolineare al Parlamento che, ma mio avviso, una delle poche condizioni favorevoli, che ha il nostro paese in questo delicato momento, è l' enorme capacità di raffinazione, che può essere utilizzata non solo per i consumi, ma anche per le esportazioni. vedremo in seguito in quale misura ed in quale modo. ma tale condizione nel suo complesso, a parte tutti i giudizi negativi che sono stati dati o che possono essere dati su di essa, costituisce la sola posizione di forza da giocare bene e correttamente che il nostro paese ha in questa drammatica vicenda. noi ci siamo mossi, onorevole Barca, rispetto alle compagnie — forse non riuscendo spesso ad essere compresi — tentando di stabilire una regola. all' onorevole Papa che ha attribuito al Governo la volontà di nazionalizzare il settore, e all' onorevole Malagodi che in una nota sul Il Corriere della Sera attribuiva al ministro dell' Industria la precisa volontà di nazionalizzare il settore del rifornimento e della distribuzione dei prodotti petroliferi, desidero dire con molta chiarezza — non solo per quel che mi riguarda come responsabile del ministero dell'Industria , ma come decisione del Governo — che non vi è alcuna volontà di muoversi verso forme di nazionalizzazione dell' approvvigionamento, della raffinazione e della distribuzione di prodotti petroliferi. noi ripetiamo che anche se in condizioni diverse, vi è ancora un largo spazio per le compagnie multinazionali e per gli operatori privati in questo settore. rispetto però a tale decisione vi è il diritto dovere del Governo di garantire in via preliminare il rifornimento al paese, infatti un diritto dovere dello Stato garantire i rifornimenti di energia per l' economia e per i servizi civili del paese. l' interesse imprenditoriale delle multinazionali deve corrispondere all' interesse del paese, al quale devono essere garantiti i rifornimenti di petrolio. questa è la posizione del Governo in questo momento; questa è la linea che sempre ci ha ispirato e ci ispira al di fuori delle interpretazioni, che spesso la stampa rincorre, di incontri, di scontri e di parole corrette o non corrette. in questo periodo come ci siamo mossi? abbiamo cercato di raggiungere una intesa difficile da realizzarsi nella complessa realtà del paese; intesa più semplice da proporre che da gestire. all' onorevole Barca vorrei dire che non ho difficoltà a trovare nell' impronta del suo discorso punti di confronto e di riferimento. trovo invece notevoli difficoltà proprio a capire un certo tipo di spiegazione, un certo tipo di logica, che a volte ha preso il filo delle parole, per cui si è data l' impressione che noi siamo in una situazione di disponibilità di energie, di strutture e di sistemi di rifornimento distributivo, di modo che una volontà politica precisa, capace di riordinare il tutto, potrebbe portarci fuori dalle difficoltà. a dire il vero, più per le pause che per la parte complessiva del discorso, questa impressione è stata continuamente corretta, approdando invece, secondo me, alla valutazione più vera, reale e rispondente che si ha del problema. ci troviamo di fronte ad una situazione particolarmente difficile, ove qualunque strumento di decisione immediata rischia di creare contraccolpi negativi. certo, noi non possiamo illuderci « rincorrendo » , come qualche parlamentare chiedeva di approfondire o perfezionare i sistemi di controllo e di distribuzione nel breve periodo, dimenticando i problemi strutturali di lungo periodo. io ritengo — come giustamente ha osservato l' onorevole Bodrato — che solo pensando seriamente al futuro, operiamo concretamente per fornire una risposta anche ai problemi presenti. una seria risposta a difficoltà che sono transitorie, ma che non sono certo di breve momento, la possiamo fornire cogliendo questa occasione, lasciando alle singole parti politiche un giudizio su responsabilità del passato che non mette conto evidenziare in questa circostanza, organizzando un' ipotesi di piano energetico, non soltanto con dichiarazioni di volontà, ma anche con azioni concrete e coordinate ai fini della creazione, nel nostro paese, di quelle condizioni le quali garantiscano che il rifornimento e la distribuzione dell' energia facciano capo ad un serio piano e ad un' efficiente struttura che le amministri. nel discorso dell' onorevole Barca, in quello dei deputati del gruppo del MSI-Destra Nazionale ed in alcuni discorsi di esponenti della maggioranza — non di altre parti politiche, per la verità — sono state affacciate preoccupazioni in ordine ad una certa superficialità, ad una cosiddetta « improvvisazione » (questa è una parola che ricorre spesso, ma dovremmo avere il coraggio di riconoscere che essa è soltanto parte della polemica politica). ebbene, onorevoli colleghi , improvvisazione non c' era, e non c' è. invito il Parlamento a suggerire al Governo subito, oggi e non un mese fa, quando sono stati adottati i provvedimenti un' indicazione operativa immediata; che dia la possibilità di ridurre i consumi, e che possa essere accettata dalla pubblica opinione , sviluppatasi in seno ad una società di larghi consumi individuali. in una parentesi del suo discorso, l' onorevole Barca ha riconosciuto che altro è parlare di nuovi modelli di sviluppo, altro è indicarli concretamente e realizzarli. nell' opinione pubblica e nelle forze dell' opposizione (diverse, onorevoli colleghi ), avvertiamo una certa faciloneria nel prospettare la necessità del nuovo modello di sviluppo, mentre non vengono avvertiti i sacrifici e le difficoltà che si debbono sopportare ed affrontare perché, da un tipo di organizzazione di società di larghi consumi individuali, si passi ad un altro tipo di società di larghi consumi ma di tipo collettivo e diverso. si richiede pressantemente l' abolizione del divieto di circolazione nei giorni festivi, come se il Governo non abbia solennemente ribadito che si tratta di una misura provvisoria e temporanea. l' onorevole Barca ci chiede l' indicazione di una data, a questo proposito. ma noi saremmo poco seri se annunciassimo la data della cessazione del divieto di circolazione nei giorni festivi, non avendo ancora approntato strumenti alternativi (questi sì più seri, perché meditati nel tempo) e sostitutivi, che comportino una riduzione del consumo energetico pari a quella determinata dal divieto in questione. il Parlamento è preoccupato, ma non lo è in misura inferiore il Governo, per i disagi che le misure restrittive hanno arrecato non solo alle persone (in verità, vi sono valutazioni diverse sulle reazioni personali a dette misure, ma questo non interessa), ma anche a importanti settori produttivi del paese, per le conseguenze di queste misure su certi tipi di attività che condizionano l' economia di alcune zone, come, ad esempio, si verifica per l' attività turistica. però anche per questo, onorevole Anderlini, onorevole Barca, il Governo, non anticipando, certo, ma preparando sostituzioni, nella trattativa con la FIAT per gli investimenti nel Mezzogiorno, lasciando che gli investimenti tradizionali di Termini Imerese , di Campobasso e Cassino si sviluppassero lungo le direttrici di costruzioni di automobili, così come nel passato, aveva trattato, stava trattando, sta trattando, anche se sorgono alcune difficoltà in questa circostanza, l' investimento nel sud, facendo riferimento prevalentemente al settore, agli strumenti collettivi di trasporto su rotaia e su gomma. l' onorevole Barca indicava la cifra di 65 mila; io, solo per gusto critico rispetto alla scienza inventata, gli dicevo 64 mila; sta di fatto, però, che erano alla base della trattativa Governo-FIAT le possibilità di costruire nel Mezzogiorno grandi complessi industriali per la costruzione di pullmans, possibilità che prevedevano una cifra leggermente al di sotto di quella indicata dall' onorevole Barca, ma certamente si muovevano in questa direzione. noi perciò abbiamo adottato le misure che conoscete e che sono state adottate da tutti i paesi europei . onorevole Peggio, ho detto complessivamente da tutti, non rigidamente da tutti i paesi europei . c' è chi le ha adottate e chi no; e avete visto che la Germania, che aveva adottato il divieto di circolazione festiva, adesso cambia e introduce un tipo di divieto diverso. comunque la mia risposta è volta a confutare l' accusa di improvvisazione nella scelta della misura. sta di fatto — è questo quello che io voglio sottolineare — che rispetto ad una crisi emergente in queste condizioni, dato che tutte le misure uniche rispetto ad una complessità di problemi comportano sacrifici di valori o di situazioni, noi abbiamo ritenuto di adottare le attuali misure, dopo aver approfondito tutte le proposte fatte (quella della circolazione concessa alternativamente alle macchine con targa pari e con targa dispari, ad altre come il divieto di circolazione nei centri storici ). lo stesso onorevole Barca ieri, quando ha proposto, illustrando la mozione comunista, di procedere verso il divieto di circolazione, accompagna tale proposta e a mio avviso correttamente; questo è infatti l' orientamento del Governo all' approntamento di sistemi di trasporto alternativi. egli chiede che cosa noi abbiamo fatto. certo, non potevamo dalla sera alla mattina riordinare tutto il sistema, l' organizzazione delle fasce produttive durante la giornata, trasferendo l' orario dello straordinario, dalle 14,30 alle 17 anziché dalle 17 alle 20, con la riduzione all' indietro degli orari per la chiusura dei negozi, dei locali pubblici. certo, ci si può anche sentir dire che tutto ciò è stato fatto per ragioni di ordine religioso. io sarei diventato lo strumento anticipatore come scrive Il Messaggero dell' organizzazione dell' Anno Santo . in realtà c' era e rimane, lontanissima da chi ha fatto questa proposta questa idea, rimane, dicevo, il disegno di arrivare attraverso l' orario unico, la chiusura anticipata dei negozi, dei locali di spettacolo pubblici, ad organizzare anche nel nostro paese la giornata così come è organizzata negli altri paesi d' Europa. tutti i passaggi da una situazione all' altra, tranne che nel pensiero, quando poi debbono misurarsi in concreto con la realtà, incontrano resistenze e attriti, creano disagi e difficoltà. qui voglio soltanto confermare che le soluzioni adottate dal Governo rispondevano a questa prospettiva. per quanto riguarda più specificatamente i tre settori del petrolio, cioè della benzina, del gasolio e dell' olio combustibile , qual è stata e qual è la decisione del Governo? l' onorevole Barca, l' onorevole Achilli e l' onorevole Bodrato hanno chiesto una graduatoria di priorità sul piano dei sacrifici. qual è la graduatoria stabilita dal Governo, anche nell' amministrazione concreta, sia pure senza strumenti definiti, ma comunque secondo linee di operabilità? nella scala delle priorità predisposta dal Governo, i primi posti sono occupati dall' olio combustibile e dal gasolio per uso agricolo e per il riscaldamento, mentre al terzo posto si pone la benzina. dovendo scegliere, abbiamo seguito e seguiremo questo ordine di priorità: in primo luogo, garantire il rifornimento dell' energia, non solo per gli attuali livelli di produzione, ma anche guardando all' espansione del processo economico del nostro paese, in secondo luogo, provvedere al riscaldamento e in terzo luogo, provvedere alla distribuzione della benzina. tutti coloro che conoscono i processi di raffinazione e l' uso dei prodotti della raffinazione sanno che la benzina ha una scarsa incidenza percentuale: su 100 milioni di tonnellate di prodotto consumato lo scorso anno la benzina ha avuto una incidenza pari al 12 per cento . il provvedimento adottato per la benzina è provvisorio e scomparirà con l' approntamento di sistemi alternativi al divieto di circolazione, ora allo studio, e che comporteranno ugualmente la riduzione del consumo della benzina. circa il razionamento, mi sono stati rivolti inviti da quasi tutte le parti. siamo, su questa strada, più avanti di quanto si immagini nell' approntamento di questo strumento, ma ritengo, e non solo personalmente, che l' introduzione di questo sistema non recherà ai cittadini (e non all' economia, seppure con qualche eccezione anche rispetto ad essa) disagi minori di quelli oggi provocati dal divieto di circolazione. ho l' impressione — e questo mi preoccupa — che la condizione psicologica di valutazione dell' opinione pubblica e delle forze politiche sia tipica di ogni persona, e tale che, tra un sacrificio attuale ed uno futuro, anche se più duro, si preferisce quello futuro. in questa circostanza, però, noi non siamo di fronte all' alternativa che si presentava a Bertoldo, quando doveva scegliere l' albero al quale impiccarsi. in questo caso l' alternativa è tra sacrifici precisi e determinati. quando gli onorevoli Barca, Achilli ed altri parlano del razionamento, da attuarsi presto, e non solo per la benzina... lo stiamo facendo. lo vedremo nel corso degli interventi. stiamo attenti a non creare nell' opinione pubblica l' illusione che questo passaggio coincida con la fine di uno stato di privazione e apra migliori prospettive. se non vogliamo provocare reazioni e favorire lo sfruttamento di tali reazioni, prepariamo piuttosto l' opinione pubblica a pensare che il razionamento della benzina, quando vi sarà, comporterà disagi che mi auguro minori, ma che temo maggiori, rispetto al divieto di circolazione la domenica. per quanto riguarda il gasolio per il riscaldamento, dirò agli onorevoli Barca, Achilli e Riz che abbiamo introdotto una regolamentazione con gli strumenti a disposizione, non potendo ipotizzare il razionamento del gasolio ad inverno inoltrato. nel mese di ottobre, trattando con le compagnie petrolifere sulla garanzia del rifornimento del gasolio per riscaldamento, pur calcolando che il consumo avrebbe avuto quest' anno, rispetto all' anno passato, un normale incremento, e che pertanto avremmo dovuto importare due milioni di tonnellate di prodotto, abbiamo sempre discusso di grezzo, mai di disponibilità. le stesse compagnie multinazionali che avevano previsto, e secondo alcuni contribuito, a creare la crisi attuale, non prevedevano, almeno per questo inverno, le difficoltà di rifornimento che sono poi invece emerse. prego i colleghi di lasciarmi proseguire senza interrompere con eccessiva frequenza. li assicuro che ascolterò attentamente le ragioni che esporranno in sede di replica. cosa è accaduto? è accaduto che non prendemmo atto, onorevole D'Angelo , di una circostanza, definita da taluno « insignificante » , mentre invece è molto importante, e cioè che chiunque vende petrolio sottolineo « chiunque » è sollecitato a collocarlo laddove può ricavare maggiore guadagno. il lungo periodo di trattativa o di rifiuto alle richieste di aumenti si accompagnò da parte nostra ad un certo tipo di richiesta. infatti la lavorazione del gasolio non si fa settimana per settimana (non saremmo in condizioni di produrne). ma quando, già nell' agosto-settembre, cominciammo ad avere delle preoccupazioni al riguardo e fummo avvertiti dall' ente di Stato che una mancata decisione in tempo utile non avrebbe certamente sollecitato le compagnie a raffinare gasolio, almeno quello destinato al nostro paese, tentammo di ottenere la garanzia di rifornimento. già allora, a dire il vero, emerse la necessità di importare un certo quantitativo di gasolio, da me indicato nella cifra di 2 milioni di tonnellate . cosa abbiamo fatto davanti a tale situazione? abbiamo limitato la distribuzione del gasolio ad una quota pari all' 80 per cento dei consumi dello scorso anno e siamo stati così in grado di garantire il rifornimento fino al 31 marzo 1974. ci è stato rimproverato di aver costituito comitati meramente burocratici: prefetto, rappresentante dei distributori, e così via . si trattava della struttura operativa, non della struttura di controllo. abbiamo sollecitato e sollecitiamo una forma di collaborazione che assicuri la partecipazione degli enti locali e delle regioni nella fase della distribuzione. l' onorevole Achilli dovrebbe sapere che già esistono presso le province comitati di cui fanno parte rappresentanti delle regioni e degli enti locali , con lo scopo di garantire la distribuzione del gasolio. si tratta di organi in cui vi è il rappresentante del Governo e il rappresentante degli enti locali . per quanto concerne l' olio combustibile , pur programmando un periodo di rifornimento 1° dicembre — 31 marzo 1974, la misura dei rifornimenti per il mese di dicembre dovrebbe essere pari al 100 per cento . vedremo nei prossimi mesi quale percentuale potrà essere assicurata. debbo dire alla Camera che, dai dati in nostro possesso, la misura del rifornimento per l' olio combustibile , utilizzando e manovrando le scorte, per i prossimi tre mesi dovrebbe aggirarsi sul 90 per cento . tuttavia, al momento, non è stata ancora decisa l' esatta misura di tali rifornimenti. un dato che credo la Camera vorrà conoscere e che ritengo di particolare significato, è costituito dalle indicazioni che le compagnie di raffinazione offrono in occasione della presentazione del piano di lavorazione per l' anno 1974. allo stato, la presentazione del piano di lavorazione per le raffinerie non comporta specifici doveri da parte delle società, ma costituisce soltanto una comunicazione al Governo per ragioni statistiche, in conformità con una decisione della Comunità. i dati che leggerò, a mio avviso, costituiscono motivo di larga preoccupazione. per il 1973, abbiamo avuto richieste di lavorazione (sono dati complessivi) per 54 milioni e 491.100 tonnellate di petrolio. queste erano le lavorazioni destinate al mercato interno . per il 1974, per questa stessa destinazione, abbiamo il dato di 43 milioni 633 mila tonnellate, con una diminuzione del 19,9 per cento . per le lavorazioni per conto di committenti nazionali, rispetto ad un quantitativo di 69 milioni e 623.900 tonnellate di petrolio nell' anno scorso , abbiamo la cifra di 61 milioni 737.500 tonnellate, con una riduzione dell' 11,3 per cento . per conto di committenti esteri, dove il petrolio entra ed esce dal paese, rispetto ad un quantitativo di 18 milioni 593.800 tonnellate dell' anno scorso , abbiamo il quantitativo di 50 milioni 350 mila tonnellate per il 1974, con un incremento se i calcoli sono giusti del 170,8 per cento . sono i dati complessivi dei piani di lavorazione presentati dai concessionari di raffinerie nel paese. no, quest' anno non aveva rilievo. siccome la crisi comincia adesso, ci preoccupa l' anno venturo. questo dato, a mio avviso, rappresenta il vero punto di angolazione del problema, per quanto concerne la garanzia del rifornimento ed un minimo di certezza di programmazione della distribuzione dei prodotti petroliferi. è partendo da questo aspetto, onorevoli colleghi , che possiamo immaginare di programmare e di garantire il rifornimento dei prodotti petroliferi. tutte le altre misure indicate, dal sequestro al divieto dell' esportazione, sono misure eccezionali e contingenti, ma non tali da risolvere definitivamente il problema. in ordine a questo problema, e in funzione del piano per il petrolio, il Governo sta approntando (e l' apposita commissione dovrebbe concludere i suoi lavori entro il 31 gennaio) una proposta ancora in fase di studio, ma che speriamo di rendere giuridicamente rilevante nel più breve tempo possibile, e sulla quale chiediamo il consenso del Parlamento. secondo tale proposta si rende obbligatorio per le compagnie un piano di lavorazione che renda possibile la piena utilizzazione della capacità di raffinazione esistente, e che, senza escludere le esportazioni, garantisca innanzitutto il rifornimento al nostro paese. infatti, in presenza di greggio destinato alla lavorazione nelle raffinerie del paese, sarebbe colpa grave consentire che lo stesso possa essere destinato a mercati diversi da quello interno italiano. per quanto riguarda gli aspetti strategici e, diciamo, le prospettive future di questo problema, il Governo non si è limitato a provvedimenti contingenti. pur senza ricorrere ad articolati e decisioni solenni, o a delibere formali, ci siamo mossi in tre direzioni e credo, in maniera abbastanza organica. per quanto riguarda la costruzione delle centrali elettriche, anche se con una parziale incomprensione tra Governo e Parlamento, ci eravamo mossi per accelerare i tempi, onorevole Barca; il decreto legge aveva solo il significato di accelerare le procedure per la costruzione delle centrali, restando affidata alla legge, che abbiamo approvato con largo consenso parlamentare, la disciplina della gestione delle centrali stesse. e all' onorevole Barca che è preoccupato e giustamente di ridurre i tempi di costruzione dell' elettrodotto Poggio a Caiano-Roma (che non sono dell' ordine di tre anni ma di due; per esso sono stati già fatti tutti gli ordinativi e quindi i lavori dovrebbero iniziare ben presto) debbo dire che abbiamo approntato una legge organica tale da consentire, insieme alla disciplina delle centrali, di sbloccare una situazione che nell' ultimo periodo si era andata chiudendo. anche per quanto riguarda il finanziamento all' Enel, onorevole Barca, devo dirle, per sua tranquillità, che non c' è nessuna riduzione di strumenti finanziari. anzi, in ordine a problemi che l' Enel aveva in arretrato, e la cui soluzione è stata accelerata in quest' ultimo periodo, la possibilità di avere appaltato due centrali nucleari anziché una, per una spesa complessiva di 600 miliardi, e di appaltarne altre due nelle prossime settimane investendo 1.200 miliardi, sta a significare che anche in questa direzione ci si è mossi con una certa rapidità. per quanto riguarda il piano del petrolio, che è stato più volte esposto dal Governo, pur non potendone anticipare le conclusioni, ho detto già quali misure finalizzate a questo piano riteniamo di adottare rapidamente. per quanto riguarda l' energia nucleare , è di ieri la decisione del Governo di perfezionare la sottoscrizione al programma Eurodif. all' onorevole Barca devo dire che la decisione è stata presa con il consenso dell' Enel, del CNEN e dell' Agip nucleare; vale a dire che su questa decisione non sono emersi tra i tecnici dissensi, anche perché l' orientamento del Governo è di non escludere nemmeno la partecipazione del nostro paese al progetto URENCO, dal quale, per la verità allo stato siamo stati tenuti fuori non per nostro volere ma per decisione dei promotori di questo progetto. l' autorizzazione all' Enel a partecipare ai lavori dell' UNIPEDE per i reattori veloci (il Parlamento ha approvato qualche settimana fa la modifica dello statuto dell' ente, per consentire all' Enel di muoversi in questa direzione: e tralascio tutti i dati sull' energia nucleare ) sta a significare che il Governo si è mosso in questa direzione, recuperando se volete con notevole rapidità in questo periodo. per quanto riguarda il rifornimento del gas, che costituisce assieme all' energia nucleare e al petrolio una delle fonti alternative possibili nel breve e medio periodo, noi abbiamo — come il Parlamento sa — rapporti di rifornimento con l' Olanda, con l' Unione Sovietica e con l' Algeria; e anche in questo settore le relative convenzioni sono state stipulate con rapidità e mettendo a disposizione dell' Eni tutti gli strumenti finanziari necessari. per quanto riguarda ulteriori importazioni, si segue decisamente questo orientamento. per ciò che si riferisce più specificamente all' Unione Sovietica , sono in corso trattative che l' onorevole Barca mi consentirà di annunciare quando saranno concluse. circa la possibilità di costruire — è stata questa una domanda specifica — un elettrodotto dall' Unione Sovietica all' Italia, i tecnici la escludono, sia per la larga dispersione di energia dovuta al lungo tragitto, sia per l' enorme costo. ieri l' onorevole Barca mi ha invitato a sentire il parere dei tecnici, e i tecnici mi hanno fornito ragguagli nel senso della non convenienza della costruzione di questo elettrodotto. per quanto riguarda, poi, la costruzione dell' elettrodotto per via sotterranea, anche questa possibilità è esclusa sia per difficoltà di realizzazione, sia per eccesso di costi. sono queste le osservazioni diciamo così di carattere tecnico che si possono fare su questo problema; ma sappiamo tutti, onorevoli colleghi , che commetteremmo un grosso errore di valutazione se ritenessimo che il discorso fosse esclusivamente tecnico; se dimenticassimo che dietro questo problema, ed insieme con esso, ve n' è uno politico più generale. è stato detto, anche se forse in modo non chiaro, che siamo di fronte ad una crisi abbastanza complessa, che mette in discussione il nostro tipo di società, di convivenza. non voglio dilungarmi data l' ora tarda su queste considerazioni. rilevo che tutto l' intervento dell' onorevole Bodrato è stato abbastanza puntuale e preciso, misurato, ed ha offerto delle indicazioni in ordine ai problemi che si presentano in connessione alla crisi di questo specifico settore che abbiamo esaminato. a parte tutte queste considerazioni, vorrei però richiamare la vostra attenzione su un particolare che è forse insignificante, ma che, a mio avviso, può costituire un indice utile per una valutazione esatta della crisi. normalmente, onorevoli colleghi , le società sono entrate in crisi in presenza di fatti propulsivi, evolutivi delle condizioni di associazione e di vita, che anticipavano l' avvenire: qualche invenzione ha creato, per esempio, in prospettiva, la condizione per un avanzamento del tipo di organizzazione della comunità. ma questa volta — a parte la crisi che abbiamo tutti esaminato — siamo in presenza di una condizione per diversi aspetti atipica: si tratta del venir meno dell' elemento principale se non del cardine intorno al quale le società progredite si erano organizzate, e cioè la disponibilità di energia in grandi quantità ed a basso costo. questo può forse indurre alcuni ad ipotizzare che, in presenza di questo elemento, non possiamo guardare all' avvenire senza lo spettro della recessione: è cioè un mondo che crolla, senza che si crei alcuna prospettiva per superare la crisi. io considero un po' affrettate le analisi di chi, individuando i fatti negativi sempre presenti nelle società fondate sui larghi consumi individuali, ipotizza che la scomparsa di tali fatti e la loro sostituzione con altri sia di per sé risolutrice ed anticipatrice di un tipo diverso di espansione o di soluzione. commetteremmo un grosso errore se non ci rendessimo conto del fatto che questi timori devono essere evitati; ma dobbiamo anche renderci conto che le vie per passare da una società di questo tipo (con determinati livelli dei consumi) ad altre forme di società (che mantengano però un alto livello di reddito e di capacità produttiva) sono irte di difficoltà: non sono state ancora sperimentate all' interno di alcuna comunità, e nessuna dottrina politica ne ha ancora teorizzato i passaggi. questo, credo, è l' aspetto più preoccupante e più difficile della crisi che stiamo attraversando. di fronte a questo, una salda unione di forze, una larga partecipazione, il senso di responsabilità di tutte le forze impegnate a sostenere nel nostro paese non solo i margini economici, non solo i ritmi produttivi, ma anche le condizioni di libertà e di progresso, non costituiscono la richiesta di una forza politica in particolare né rispondono ad un appello del Governo, ma nascono necessariamente dalla difficile situazione che attraversiamo. solo se coglieremo questa esigenza, onorevoli colleghi ; solo se ci faremo tutti carico di questa difficoltà, contribuendo ciascuno per la propria parte Governo, maggioranza, opposizione, sindacati, imprenditori ad apprestare gli strumenti necessari per doppiare questo capo difficile, noi potremo guardare all' avvenire: e ciò non senza alcuna preoccupazione, ma con un minimo di fiducia che questa crisi difficile non ci metta di fronte allo spettro della recessione e forse della disoccupazione.