Ciriaco DE MITA - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 147 - seduta del 27-07-1973
Misure di razionalizzazione della finanza pubblica
1973 - Governo I Berlusconi - Legislatura n. 12 - Seduta n. 97
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , un provvedimento che abbraccia un complesso di problemi economici, come quelli di fronte ai quali ci troviamo, non poteva non provocare l' estensione della discussione al di là della natura, dell' oggetto specifico del provvedimento sul quale dobbiamo pronunciarci. tenterò di condurre per quanto possibile la discussione, pur così ricca, serena ed obiettiva, in maniera che si possa raggiungere un risultato concreto. è stata posta in evidenza da alcuni — e dall' onorevole Mammì in particolare — l' esigenza di discutere i provvedimenti nel loro complesso. anche io ritengo che alcune cose che sono state dette ieri, ripetute oggi e che forse saranno dette ancora la settimana prossima, in occasione della discussione del decreto sul blocco dei listini dei prodotti industriali, se fossero state dette in un unico contesto, avrebbero reso più organica la discussione. ma, come avviene in ogni settore dell' attività umana, le cose pensate si unificano in sintesi ma la loro realizzazione ha per necessità tempi tecnici diversi; se riconduciamo la natura dei provvedimenti ad un' unicità di indirizzo, forse anche la discussione su decreti diversi ci può consentire un giudizio più sereno e più rispondente ai problemi che abbiamo di fronte. è stato osservato, da varie parti politiche, che vi è la possibilità di avere dei provvedimenti parziali, perché non accompagnati da provvedimenti più complessi ed organici, dettati dalla necessità di riprendere la produzione nel nostro paese. se fermiamo la nostra attenzione sulla logica del provvedimento che siamo chiamati a discutere, alcune carenze e difficoltà, giustamente rilevate, possono essere viste sotto una luce diversa; forse il provvedimento stesso può apparire più utile di quanto possa sembrare alla luce di considerazioni generali. credo che le perplessità che sono state espresse da tutti e che sono state riassunte dal relatore siano le perplessità stesse del Governo; d' altra parte, non credo che vi sia nessuno che possa farsi l' illusione di bloccare i prezzi soltanto manifestando la volontà che questo avvenga. nel corso della discussione sono state espresse valutazioni distorte in ordine al provvedimento, che hanno portato anche a giudizi contrastanti. forse, se richiamo alla vostra attenzione alcuni giudizi che sono a monte di questo provvedimento, alcune difficoltà potranno essere valutate diversamente. noi agiamo in una economia di mercato ; questo rimane fermo come orientamento politico all' interno del nostro paese; per giunta si tratta di un' economia di mercato che non è ricondotta né è riconducibile nell' ambito ristretto, delimitato geograficamente, del nostro paese. facciamo parte di una comunità più larga, il mercato comune europeo, le cui regole, i cui orientamenti condizionano anche il nostro mercato. la nostra è un' economia aperta anche rispetto ad altri mercati, e dobbiamo tener conto anche di questo. alcune osservazioni abbastanza contraddittorie, anche se isolatamente giuste, introdotte nella discussione, cadono rispetto a questa considerazione generale. non ci muoviamo lungo una linea di politica economica che parta dal blocco dei prezzi illudendosi di orientare tutta la politica economica in termini di dirigismo. anche negli interventi dei rappresentanti della destra nazionale questa mattina si sono avute alcune contraddizioni. l' onorevole Servello è partito da un assunto abbastanza gratuito, secondo cui noi, con questo provvedimento, miriamo a ripetere acriticamente nel nostro paese le disposizioni del blocco dei prezzi operato da Nixon. c' è l' analogia del blocco, ma nessuno ignora la diversità di economia, del sistema amministrativo, della struttura dello Stato nel nostro paese e negli USA. da questo assunto non dimostrato si fanno derivare numerose conseguenze per liquidare questo provvedimento. viceversa, a qualche ora di distanza, con maggiore acume storico, direi, con maggiore realismo, con maggiore senso della realtà a parte le valutazioni di ordine generale l' onorevole Sponziello si sforzava, con alcune considerazioni degne di rilievo, di agganciare questo provvedimento alla complessa realtà del nostro paese, tenendo conto di ciò che esso è, senza collegare continuamente i giudizi a ciò che invece potrebbe essere. chiunque, in politica o in economia, giudica con questi criteri, può fare polemica ma rischia di essere fuori dalla realtà. quindi la logica del provvedimento non è il blocco dei prezzi per orientare il mercato; la logica del provvedimento è completamente diversa: tener conto del fatto che il nostro mercato interno è collegato al mercato internazionale. proprio sulla base di questa logica che diciamo che forse saremo costretti ad adottare anche alcuni provvedimenti contraddittori. in Consiglio dei ministri del resto abbiamo deciso, in contrasto con alcuni regolamenti esistenti all' interno del mercato comunitario, di prevedere il blocco della esportazione del grano qualora il fenomeno di speculazione esiga un tale provvedimento. questo non perché sia nostra mira ricondurre la economia del nostro paese fuori della logica del mercato comune , ma perché siamo decisi a combattere il fenomeno della speculazione, che è stato ed è praticato in alcuni settori del nostro paese. con un provvedimento eccezionale, un provvedimento amministrativo temporaneo di blocco alla esportazione, saremo in grado di colpire il fenomeno della speculazione. l' onorevole Gerolimetto, e più ancora l' onorevole Milani, in ordine al problema del blocco dei prezzi hanno richiamato la necessità di controllare anche il prezzo di tuffi i materiali collegati all' attività commerciale, facendo presente che, in caso contrario, la incidenza di questi sul prezzo bloccato potrebbe addirittura far « saltare » il mercato. tanto per fare un esempio, posso ricordare il fenomeno, che si è avuto in questi giorni, e che ha assunto aspetti abbastanza gravi, dell' aumento del prezzo della banda stagnata, che incide molto sul costo dei pomodori pelati. si tratta di problemi complessi, di situazioni veramente difficili, ed è quindi facile comprendere qual è la complessa condizione nella quale noi siamo chiamati ad operare. dunque la natura del blocco non è quella di determinare i prezzi ma, se così posso dire, di costituire l' inizio di una politica dei prezzi nel nostro paese che non ha come obiettivo quello di determinare i prezzi bloccandoli. se noi dovessimo restare collegati ad una linea siffatta andremmo certamente incontro a fenomeni abbastanza spiacevoli, che nessun regime, in nessun momento, è mai riuscito a regolare, neppure in tempo di guerra (si ricordi il mercato nero). per far ciò sarebbe necessaria una pesantissima infrastruttura amministrativa. i settori della sinistra conoscono assai bene le esperienze che, fuori della guerra, sono avvenute in numerose comunità nazionali. il nostro orientamento è diverso, e mira ad un blocco dei prezzi provvisorio, pur nella prospettiva, a non lunga scadenza, di un riordinamento della distribuzione nel nostro paese. scientificamente, dal punto di vista della economicità (l' ha detto l' onorevole Mammì e lo hanno ripetuto il relatore Erminero ed altri colleghi intervenuti), sarebbe astratto immaginare il risolvere tale problema per decreto legge , poiché il costo della grossa distribuzione incide in misura molto ridotta rispetto alla frammentarietà dei punti di vendita, soprattutto per quanta riguarda i piccoli esercizi del sud. non dobbiamo infatti ignorare che questo ultimo tipo di distribuzione è collegato ad un certo sottosviluppo, e che, paradossalmente, questa forma di rendita speculativa risulta essere spesso l' unica fonte di reddito per alcune comunità. non si può pertanto colpire settorialmente senza tener conto di un processo più complesso che deve portare a modificare le condizioni strutturali e di conseguenza la logica ed il costo dei servizi di questo tipo di comunità. certo, tale processo è lungo, ma deve iniziare. ecco perché non possiamo rimanere indifferenti tra il desiderio dell' ottimo e la constatazione del peggio. molta storia del nostro paese, soprattutto quella relativa alle zone sottosviluppate, ha sempre avuto queste oscillazioni tra istinto massimalista, anarcoide, con radici e giustificazioni non sempre marxiste ma spesso cattoliche o populiste (basti pensare ai moti contadini del passato), e rassegnazione di fronte al prevalere della logica del dato concreto, del senso del reale, della conservazione immodificabile dell' esistente. io credo che noi dobbiamo liberarci da queste due tentazioni, per la verità abbastanza diverse, e muoverci lungo una linea possibile, reale, pur in presenza di problemi abbastanza complessi, organizzandoci, nel contempo, in maniera tale da ottenere l' orientamento anziché il blocco dei prezzi. il Governo, in altre parole, deve mirare a guidare i prezzi, non nel senso del suggerimento esortativo, ma nel senso di una scelta nell' ambito degli indirizzi di politica economica . se, dunque, inquadriamo il provvedimento al nostro esame nell' ambito di questa logica, esso apparirà meno velleitario di quanto sembra in realtà e potrà diventare più concreto di quanto possiamo immaginare in questo momento. l' onorevole Marchio ha fatto una osservazione giusta allorquando ha sottolineato come il blocco dei prezzi nel mese di luglio interveniva in un momento in cui la collettività nazionale procede a spostamenti temporanei massicci. sappiamo infatti che a seguito di spostamenti rapidi, in base alla legge della domanda e dell' offerta, i prezzi tendono a salire nelle località cui sono diretti tali spostamenti temporanei. è un fenomeno che non potrà mai essere arrestato finché tali spostamenti si verificheranno. credo che ciò sia abbastanza pacifico. eppure, noi abbiamo bloccato i prezzi a quella data, anche se consapevoli di detto fenomeno. si badi che con il blocco non abbiamo inteso determinare i prezzi; abbiamo fissato il punto massimo possibile dei prezzi stessi. la ambizione, cioè, del presente provvedimento non è quella di determinare i prezzi ma quella di fermarli. se fra tre mesi, alla fine della fase del blocco rigido, registrassimo che i prezzi sono nella media fermi (nella media, perché vi saranno sempre casi particolari); se le massaie del nostro paese, coloro che ogni giorno spendono, registrassero che per tre mesi le voci fondamentali della bilancia alimentare delle famiglie sono restate inalterate, ciò costituirebbe il più grosso successo che il decreto legge in esame si proponeva a breve termine . ma non solo questo. noi abbiamo previsto un periodo breve, rigido, di novanta giorni; poi un periodo di revisione del prezzo per i rimanenti 9 mesi. non abbiamo adottato, cioè, il blocco dei prezzi come strumento permanente di controllo della politica dei prezzi. le osservazioni in questo senso fatte dai liberali credo siano estranee alla logica del provvedimento. se avessimo scelto la strada del blocco come strumento permanente, tutta una serie di osservazioni critiche che sono state svolte la inadeguatezza delle strutture cui facciamo riferimento per garantire il blocco sarebbero più che rilevanti. in realtà, la logica è diversa. ci proponiamo un obiettivo diverso. il blocco dura novanta giorni, ma abbiamo altresì previsto la possibilità di modificare i prezzi. non ci illudiamo di creare una struttura idonea ad una seria politica di orientamento dei prezzi nello spazio brevissimo di sei mesi o di un anno. ci preoccupiamo, invece, di impostare detta politica in maniera da avere poi gli strumenti per attuarla. questa mattina qualcuno mi pare l' onorevole Sponziello lamentava la difficoltà di poter rispondere a tutte le sollecitazioni di previsione dei prezzi. in realtà, a questo proposito, debbo dire che le preoccupazioni sono state diverse. l' aver fissato, successivamente ai primi novanta giorni, sessanta giorni come termine massimo per i comitati provinciali dei prezzi e per il CIP per decidere, ha proprio inteso significare l' intento di rendere agile la struttura; stante la logica del provvedimento, quale ho già ricordato, di orientamento e non di blocco. onorevole Milani, certo l' elenco dei prodotti di cui all' articolo 2 del decreto legge è discutibile. perché non le uova, è stato detto? perché non un altro prodotto? con ciò arriveremmo al blocco di tutto. in realtà la ragione della scelta è la seguente: abbiamo bloccato un ventaglio di voci per raggiungere un determinato risultato. l' onorevole Alesi, con considerazioni altrettanto valide, ha chiesto: ma perché tante voci? sono 21, ma è ovvio che diventeranno centinaia (si pensi alla gamma delle carni, congelate, conservate, eccetera, nonché a quella dei formaggi). in materia le valutazioni sono diverse ed è spesso difficile prevedere il futuro (come si svilupperanno determinati fenomeni rispetto alle previsioni?). è un criterio empirico, come quello che è stato alla base di gran parte delle scelte che siamo costretti a fare. abbiamo sommato delle voci, tra quelle che normalmente compongono il bilancio alimentare, con l' intenzione questo va detto con riferimento ai prodotti alimentari , e dovrà essere ripetuto a proposito dei listini industriali non già di predisporre un rigido blocco, ma di creare le condizioni per stabilire, anche a distanza di un anno, un controllo amministrativo per una serie di prodotti, che risultano essere gli elementi condizionanti e del bilancio alimentare e della produzione economica generale del paese. in effetti, e non ci vuole molto per spiegarlo, esiste un condizionamento che alcuni beni essenziali esercitano su altri, che ne costituiscono le derivazioni. ora, alcune situazioni anomale oggi esistenti possono spiegarsi con il fatto che le varie norme legislative furono adottate in tempi diversi: basta pensare che, mentre è bloccato il prezzo del cemento, non così avviene per quanto riguarda i tondini di ferro. il fatto è che, quando il relativo provvedimento fu elaborato, si costruiva prevalentemente con il cemento; oggi, invece, questi due materiali si adoperano combinati tra loro, per cui resta difficile capire per quale motivo, volendo controllare il prezzo dei materiali da costruzione, uno di essi è bloccato ed un altro non lo è. nell' elaborazione del presente provvedimento, quindi, abbiamo ampliato il ventaglio dei prodotti da assoggettare a controllo. ciò è stato dovuto anche ad una ragione di urgenza. infatti perché non dirlo? il provvedimento è stato elaborato con rapidità. come tutte le scelte, anche quella relativa ai tempi di elaborazione ha comportato alcuni vantaggi ed alcuni svantaggi. da qualche parte si è parlato di « tempestività in ritardo » : mi sembra che questa espressione costituisca, una efficace sintesi di tutte le argomentazioni favorevoli e sfavorevoli. di fronte quindi ad alcuni vantaggi, tale rapidità ha comportato anche taluni svantaggi, quale ad esempio la impossibilità di selezionare precisi obiettivi da raggiungere. c' è da dire però che noi, col tempo, contiamo di acquisire un' esperienza che ci dimostrerà quali sono, rispetto all' ampio ventaglio che abbiamo elaborato, i nodi strategici da mantenere, e quali invece i punti superflui. a proposito del ventaglio dei prodotti soggetti a controllo, alcuni hanno osservato che bastava far riferimento a pochi prodotti, come la carne, la pasta e così via . ciò è senz' altro esatto; altri però hanno osservato ed anche tale rilievo è da condividere che non sarebbe stato opportuno operare un blocco soltanto su questi pochi prodotti, senza far riferimento al settore della produzione conservata, che in verità è tale da creare maggiori ostacoli in ordine ad un controllo dei prezzi. ora, questo settore, fino a qualche anno fa, aveva una scarsissima rilevanza. chiunque conosca le vicende delle industrie alimentari conserviere del nostro paese e le continue crisi cui esse sono andate incontro, sa che il mercato italiano assorbiva una percentuale minima della produzione di tali aziende. tuttavia, negli ultimi anni, la curva della produzione, anche con riferimento alla quota assorbita dal mercato interno , ha registrato un notevole incremento. le ragioni di questo fenomeno sono note: si può osservare che le donne, nelle nostre famiglie, non amano più cucinare; si possono addurre varie motivazioni, quali la modifica nei gusti del consumatore. si è pensato quindi che lasciare questo settore privo di qualunque controllo avrebbe potuto determinare una situazione nella quale il blocco del prezzo di alcuni prodotti si sarebbe contrapposto ad una mancanza di freni per altri prodotti, che avrebbe potuto dar luogo ad una spinta senza controllo. ecco perché abbiamo deciso di includere, nell' ambito di operatività del provvedimento, un largo ventaglio di prodotti. l' aspetto relativo ai controlli è un tema sul quale ci siamo tutti intrattenuti: il Governo nell' elaborare il decreto, il Parlamento nel discuterlo. è stato detto ieri che gli ispettori dell' alimentazione non sono in numero sufficiente, e che non esistono le strutture periferiche necessarie per i controlli. ecco, io vorrei fare un' osservazione che spero non scandalizzi nessuno, specialmente l' onorevole Damico, il quale ieri, pur parlando nel corso della discussione del provvedimento di ristrutturazione del CIP, ha svolto osservazioni degne di rilievo anche in ordine al tema ora in discussione; e spero non scandalizzi neppure l' onorevole Milani. debbo dire che, per la verità, la logica del provvedimento immagina il consumatore come strumento principale di controllo. non pensiamo neppure di istituire un corpo di polizia specializzato per il controllo; la struttura che noi abbiamo presente è finalizzata all' irrogazione delle sanzioni, più che all' effettuazione del controllo. lo stesso decreto approvato ieri per quanto riguarda il tipo di riordino dei comitati provinciali dei prezzi e, in sede nazionale, del CIP, mira ad un risultato diverso. lo so. e anche se non conoscessi personalmente l' esistenza di un tale inconveniente, l' ho letto su diversi giornali. certo, è una osservazione riferita ad un dato di fatto ; tuttavia, anche di fronte ad un qualsiasi numero di agenti ispettori che noi potessimo mobilitare, il controllore principale rimane sempre il cittadino. e questo vi spiega anche la scelta della data. per questo provvedimento abbiamo scelto la data del 16 luglio, a differenza del 28 giugno scelta per l' altro decreto. questa mattina l' onorevole Sponziello ha rilevato che noi abbiamo bloccato i prezzi nel momento più acuto della manovra speculativa, registrando credo per la pasta un aumento che è intervenuto nella prima decade del mese di luglio. noi sappiamo che ogni data, rispetto ad una precedente, registra un aumento; ma noi avevamo la necessità di scegliere una data. ammetto con molta franchezza che abbiamo scoperto come nella prima decade del mese di luglio alcuni prodotti abbiano registrato un incremento di prezzo non di costo sproporzionato ai dati oggettivi della produzione. però siccome la logica del provvedimento, almeno in questa prima fase, non consiste nella determinazione del prezzo ma nel blocco dei prezzi, abbiamo preferito lasciar viva nella coscienza del consumatore la conoscenza del prezzo registrato la settimana prima anziché aprire la strada ad una contestazione, difficilmente risolvibile, sul prezzo esistente un mese prima. e questo proprio per le considerazioni che lei ha fatte, onorevole Delfino. a chi acquista, facendo segnare il suo debito su un libretto che è una specie di scambio complessivo fra credito e rifornimento risulta estremamente difficile fare un controllo dei singoli prezzi, perché, attraverso le cifre scritte sul libretto, il consumatore conosce la somma del suo debito e non l' analisi dei vari prezzi. la data scelta, invece, essendo più vicina, può consentire una reazione del consumatore più avvertita, più attenta e più immediata. e veniamo alla struttura degli organi di controllo. ecco un problema, onorevole Milani, sul quale dovremo fermarci brevemente con alcune considerazioni che, pur estranee a questo provvedimento, ritengo degne di attenzione. noi riordineremo la struttura dei comitati provinciali dei prezzi. ritengono gli onorevoli parlamentari che l' attuale struttura sia tale da garantire un giudizio oggettivo sul fenomeno dei prezzi all' interno delle comunità provinciali? dobbiamo operare un rinnovamento a livello provinciale e a livello nazionale in sede di ristrutturazione del CIP, in questa sede associando due elementi (e a proposito del CIP, per la verità, ieri mi sarei aspettato lamentele di tipo diverso, cioè di esiguità di stanziamento). il CIP dovrebbe essere in grado di operare analisi di costi reali, non solo sul mercato interno ma con riferimento al mercato internazionale, per arrivare al confronto con il produttore prima della determinazione del prezzo, ma in termini di conoscenza effettiva del caso che si esamina. dobbiamo confessare che, allo stato attuale, non abbiamo una struttura adeguata a questi compiti. perciò, noi abbiamo bisogno non tanto di burocrati (di distacchi, di comandi di burocrati, che sono invece più necessari per le strutture periferiche) quanto di elementi altamente qualificati, con conoscenze adeguate ed in possesso di capacità di aggiornamento rapido sul processo della produzione, e in grado di conoscere realmente questi fenomeni per evitare ciò che si è verificato in passato che l' analisi del costo sia fatta dalla società produttrice che chiede l' aumento, sì che spesso l' elemento di conoscenza è fornito all' ufficio dall' impresa produttrice che chiede la modifica del costo. ora, se gli elementi di giudizio sono forniti soltanto dalla parte interessata all' aumento, credo sia estremamente difficile che il giudizio possa essere obiettivo. occorre dunque rinnovare la struttura di questi organismi avendo presenti due necessità essenziali: pervenire a una reale capacità tecnica di conoscenza di questo fenomeno; far partecipare alla decisione finale larghe categorie produttive. esiste nel nostro paese il fenomeno della cooperazione, che, a mio giudizio, se opportunamente indirizzata, può assolvere ad una funzione di orientamento, di verifica, di suggerimento preciso per quanto riguarda il prezzo; si tratta di una componente che non può essere trascurata nella riorganizzazione di questo servizio. per quanto riguarda la struttura locale, vorrei dire all' onorevole Milani che io non escludo gli enti locali ; dico però che, per quanto riguarda le regioni, bisogna stare attenti a non mitizzarle, ed a non assegnare a quell' istituto dei compiti che non ha; cerchiamo piuttosto (lo dico, evidentemente, a me stesso, e non alla opposizione) di favorire le attività che sono proprie delle regioni. non riesco infatti a capire, nonostante tutta la buona volontà , quale compito istituzionale specifico l' istituto regionale possa avere in ordine a questo particolare problema, se non uno di collaborazione in senso lato. ritengo invece che grossi compiti abbiano i comuni, per le considerazioni fatte dall' onorevole Milani, ma in vista dell' espletamento di una funzione diversa. l' onorevole Milani ha parlato della validità dell' autonomia locale, cioè del comune come momento rappresentativo vero, come espressione più immediata e diretta della comunità interessata a questo fenomeno; e gli assessorati all' annona potrebbero costituire un punto di riferimento e di coordinamento all' interno delle singole comunità per espletare questo tipo di attività di controllo. quando però si chiede che lo Stato assuma queste funzioni non ci si rende conto che, mentre predichiamo l' autonomia, rischiamo, forse inconsapevolmente, di auspicare, quasi nostalgicamente, un tipo di organizzazione abbastanza accentrata, dove l' espressione comunale apparentemente costituisce una realtà autonoma, ma rischia, se gerarchicamente collegata al potere centrale, di non rispondere più a quei valori che pure vorremmo difendere. abbiamo bisogno, onorevole Malagugini (lo dico a lei come giurista, evidentemente), di coordinamento e non di strutturazione gerarchica della realtà statuale nazionale e dell' ente comune, in una visione pluralistica delle istituzioni. certo, noi puntiamo su un ruolo autonomo ma importante dei comuni su questo piano; vediamo cioè il comune come organo di riferimento dell' opinione della collettività, come strumento di controllo sui prezzi, mentre la struttura del comitato provinciale dei prezzi, con a capo il prefetto, ha un ruolo diverso, quello cioè di garantire la sanzione. di qui la previsione che la sanzione, applicata in via amministrativa, senza le lungaggini dei tribunali, possa, nel periodo breve, avere una incidenza tale da frenare un certo processo, temuto da più parti. ma noi pensiamo che questo decreto non darà risultati positivi se non saprà corresponsabilizzare gli interessati. è stato lamentato da più parti il fatto che il Governo, prima di elaborare il provvedimento, abbia consultato soltanto alcune categorie, trascurandone altre. questo è parzialmente vero. noi abbiamo fatto e facciamo affidamento, per assicurare l' efficacia di questo decreto, sul senso di responsabilità dei produttori e dei grossi distributori, i quali si sono impegnati a rifornire il mercato anche nell' arco dei prossimi 90 giorni. guai infatti se, bloccati i prezzi e stabiliti i controlli, dovessimo registrare la diserzione del mercato: abbiamo bisogno di chi rifornisce i negozi ai prezzi controllati. l' onorevole Milani ha detto molte cose giuste a proposito dell' utilizzazione dell' AIMA e delle sue nuove funzioni. molte delle cose da lui suggerite, però, potranno essere realizzate soltanto in sede di riorganizzazione del commercio, come, ad esempio, l' associazione tra AIMA, aziende a partecipazione statale e cooperative. queste, infatti, sono cose che possono funzionare in una situazione di normalità; non possono essere stabilite in provvedimenti di urgenza come i decreti legge . sono problemi di cui dovranno occuparsi, a suo tempo, provvedimenti amministrativi organici o leggi ordinarie . in questo spirito, ritengo di poter accogliere il suggerimento di incaricare l' AIMA di occuparsi anche dei mangimi, oltre che del grano e della carne. ciò tuttavia potrà essere meglio chiarito in sede di discussione degli emendamenti. per quanto riguarda il grano tenero, abbiamo ritenuto che dovesse occuparsene l' AIMA perché non potevamo correre il rischio di bloccarne il prezzo e trovarci con i mercati senza rifornimento. in realtà, possiamo mantenere bloccato il prezzo del pane soltanto se siamo sicuri che sul mercato vi siano quantità sufficienti di grano tenero ad un prezzo che sia, se non altamente remunerativo, almeno compatibile con il prezzo del pane fissato nelle varie province. per quanto riguarda la carne, abbiamo tenuto conto del fatto che si tratta di un mercato rifornito, per più della metà, dall' importazione. per contrastare, dunque, le possibili speculazioni di quei dieci grossi importatori di cui si parlava, abbiamo voluto garantire che l' AIMA fosse in grado di intervenire direttamente integrando il mercato non appena si profilassero pericoli di speculazione. ecco i motivi per cui abbiamo preferito attribuire all' AIMA una facoltà di intervento nel momento in cui dovesse registrare sfasature sul mercato della carne o del grano. per quanto riguarda i mangimi, i produttori, anche in occasione di trasmissioni televisive, hanno dato la notizia di essere in condizione di rifornire tranquillamente il mercato fino al nuovo raccolto. tuttavia, poiché potrebbero verificarsi turbamenti anche in questo settore, che è un settore non secondario, potremmo attribuire all' AIMA anche questa facoltà, in modo da avere uno strumento di pronto intervento. per quanto concerne le categorie consultate, devo dire che abbiamo consultato tutte le categorie in vario modo. personalmente, essendo responsabile del dicastero dell' industria che doveva elaborare il provvedimento, devo dire che la categoria più consultata è stata quella dei produttori di generi alimentari. evidentemente non si è trattato di una trattativa sindacale. una cosa è la conoscenza dei problemi, altra cosa è la decisione di ordine politico. circa poi la lamentata propensione del Governo a trattare in via privilegiata con i sindacati (in ordine a questo problema, non in ordine ad un problema politico più generale), devo dire e l' onorevole Mammì stamattina lo ha osservato molto opportunamente che di fronte al problema relativo alla spinta inflazionistica che si verifica soprattutto nel settore alimentare e alla necessità di garantire il salario reale dei lavoratori, dei consumatorie delle classi meno abbienti, se non si vuole avere una spinta a mio avviso inarrestabile (sia pure irrazionale), si deve provvedere in maniera tale che questa esigenza non emerga. quindi, anche se non si fossero sentiti i sindacati, credo che ogni governo che miri a riequilibrare il mercato non possa che farsi carico di bloccare questa esigenza che esploderebbe senza nessuna possibilità di arresto se non si riuscisse a contenere la spinta verso l' aumento dei prezzi dei prodotti alimentari . per quanto riguarda la revisione dei prezzi, come ho accennato prima, non immaginiamo che, dopo i 90 giorni, si possa automaticamente chiedere la revisione dei prezzi. la revisione la abbiamo prevista per ragioni diverse. c' è una norma nel decreto che stabilisce che la determinazione del prezzo non è fatta dal listino comunque; cioè, per i beni alimentari non è sufficiente, per il rivenditore o il produttore, depositare il listino; quest' ultimo non fa fede in via assoluta, stabilendo quello che era il prezzo al 16 luglio. il prezzo si determina anche dai listini, ma anche col confronto del prezzo praticato al minuto alla stessa data. con ciò cosa miriamo ad ottenere? che nel periodo successivo, operando sulle grosse imprese di produzione e regolando a questo livello i prezzi, sia possibile orientarli o determinarli anche a livello della distribuzione. in realtà, questo è un processo che presenta delle anomalie, perché, nel momento in cui lo si registra, ci sono delle sfasature. in alcune comunità lo stesso prodotto può avere, variazioni diverse, senza che questo debba meravigliarci. per quanto riguarda l' esigenza di razionalizzazione del prezzo, facciamo un esempio: se avessimo stabilito, attraverso una analisi del costo, che alcuni prodotti dovessero avere in tutto il paese lo stesso prezzo, inavvertitamente avremmo introdotto una ulteriore spinta all' aumento per determinati prezzi; perché tra la grande distribuzione, che registra prezzi relativamente più bassi, e la piccola distribuzione che ha punte più acute, il nostro indirizzo non è quello di giungere ad un livellamento che risponda ad una astratta esigenza di giustizia, bensì quello di contenere e guidare i prezzi attraverso quel meccanismo più generale al quale ho fatto riferimento. è stata fatta anche un' altra osservazione che per la verità non mi lascia indifferente: mi riferisco alla discrezionalità della sanzione. noi abbiamo stabilito soltanto un minimo ed un massimo. ma anche a questo riguardo vi è una osservazione contraria da fare: se noi avessimo stabilito per la stessa infrazione pene uguali, a mio avviso queste avrebbero avuto una diversa efficacia a seconda del tipo di comunità all' interno della quale venivano praticate. e siccome affidiamo al tipo di sanzione non tanto il compito di recuperare (ma c' è anche questo) l' illecito guadagno (evidentemente moltiplicato), ma anche quello di colpire e quindi di frenare questo fenomeno, abbiamo ritenuto opportuno che tale discrezionalità, che può apparire ed è oggettivamente di una certa larghezza, possa essere applicata più efficacemente a seconda delle comunità. da parte dell' onorevole Sponziello, se non erro, è stato osservato ed io non sottovaluto questa osservazione che tale sistema potrebbe comportare il rischio che dette discrezionalità, anziché essere utilizzate in relazione al tipo di comunità all' interno della quale si agisce, potrebbero invece assumere il carattere di discrezionalità politiche. a questo proposito chiarisco che nelle circolari di prossima emanazione sarà possibile raccomandare alcuni criteri oggettivi, in maniera da salvaguardare l' una e l' altra esigenza. è stata avanzata ritengo giustamente, ma a monte di questo provvedimento, ed è stata ripetuta intelligentemente dal relatore in sede di replica l' esigenza di un riordinamento dell' intero settore del commercio. credo che questo sia un argomento connesso al provvedimento in esame, ma non mi sembra che ciò possa avere i requisiti dell' urgenza o rientrare nella logica del provvedimento stesso. assicuro tuttavia l' impegno del Governo, e in particolare del ministero dell'Industria , di affrontare questo problema come primario nella graduatoria dei problemi che sono dinanzi al ministero. se infatti non lavorassimo subito e parallelamente ad attrezzare un tipo di struttura della distribuzione che non incida in maniera così disordinata e a volte così irrazionale sulla distribuzione, qual è quella attuale, anche il disegno di elaborare uno strumento serio per l' analisi dei costi, e quindi l' orientamento dei prezzi, rischierebbe di non avere quella efficacia che noi ci ripromettiamo. tuttavia, senza voler fare con ciò distinzioni tra la politica di breve e di lungo termine spesso si rischiano incomprensioni adottando termini che la nomenclatura politica generale accredita con significati diversi, credo che per questo tipo di politica siano necessari tempi più lunghi e una programmazione di più lungo respiro, che faccia riferimento alla possibilità di modificare gli attuali sistemi di rilascio delle licenze, come ha sostenuto l' onorevole Di Giesi , unitamente ad un processo di riordinamento della distribuzione; diversamente creeremmo reazioni incontrollabili di alcune comunità all' interno delle quali esiste un certo tipo di organizzazione di commercio, abbastanza parassitario. stamane, due oratori hanno fatto un riferimento alla « barca » . un deputato liberale, criticando i provvedimenti di Nixon credo citando Friedman ha detto: « attento, la nave non si guida solo con il timone » . a sua volta, l' onorevole Mammì ha replicato che la nave si guida anche con il timone. utilizzando questa immagine che si è ormai imposta all' attenzione della pubblica opinione , desidero dire che quando la barca è in difficoltà, per mancanza di carburante o perché si sono rotti i remi, la gente non si chiede chi abbia mancato di provvedere al rifornimento della benzina o chi non abbia saputo guidarla. credo che vi sia una spinta collettiva, una esigenza comune di tutti gli occupanti della barca di recuperare la riva e, solo dopo, di accertare le responsabilità. io credo che rispetto ad un problema così grosso, come quello della crisi economica del nostro paese, tutti noi, maggioranza ed opposizione, siamo impegnati a trovare una soluzione. nella fase iniziale, l' esigenza principale è quella di salvaguardare la navigazione, di tenere a galla la barca. se teniamo presente questa esigenza, noi tutti, Governo, opposizione, sindacati, sia pure con motivazioni diverse, forse conseguiremo risultati più utili di quanto alcune divergenze apparenti, emerse in questo dibattito, possano far credere. signor presidente , mi sono sforzato di illustrare la logica del provvedimento per sollecitare la Camera ad approvarlo rapidamente.