Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 142 - seduta del 19-07-1973
1973 - Governo IV Rumor - Legislatura n. 6 - Seduta n. 142
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , credo di poter correttamente dire, all' inizio di questo mio intervento, che la parte più lacunosa del discorso introduttivo e anche della replica al Senato del presidente del Consiglio è proprio quella della quale io mi debbo occupare come segretario del mio partito, cioè la parte relativa alle motivazioni politiche della crisi, alle ragioni politiche e alle opinioni che stanno a monte di questa crisi, e quindi alle ragioni politiche che hanno determinato la costituzione del Governo presieduto dall' onorevole Rumor. è un' osservazione che non abbiamo fatto soltanto noi nell' altro ramo del Parlamento; è un' osservazione che non faremo soltanto noi, credo, in questo ramo del Parlamento. ho voluto ricercare studiosamente nel suo discorso, signor presidente del Consiglio , i motivi che stanno a monte di questa crisi, ed ho trovato una omissione probabilmente casuale ma significativa: cioè ho rilevato che tra i molti saluti — è stato scherzosamente definito il discorso dei saluti quello da lei tenuto inizialmente — ne è mancato uno, il saluto al precedente presidente del Consiglio , onorevole Andreotti. e tra le frasi relative ai motivi della crisi ne ho trovata soltanto una che potrebbe essere significativa, quando ella ha detto che una delle ragioni — ma le altre ha dimenticato di elencarle — del superamento della precedente formula di Governo è stata costituita dalla volontà di ancoraggio alla realtà del paese. non so quali siano le ancore di cui ella dispone. non ce lo ha precisato. non credo che con affermazioni e formulazioni di questo genere si possano chiarire eventi tanto importanti. e allora sono andato alla ricerca — è di moda, signor presidente del Consiglio — del padre o del padrino di questo nuovo Governo, e non mi è stato difficile individuarlo nella persona del nuovo segretario del suo partito, il senatore Fanfani. sono andato, dicevo, alla ricerca della paternità, e in primo luogo ho rilevato che andare alla ricerca. del padre o del padrino all' interno della Democrazia Cristiana è, in questo momento, abbastanza pericoloso, dopo il trattamento che il padre ha fatto di recente a quello che è stato considerato per molti anni il suo figliolo putativo, vale a dire l' ex segretario nazionale della Democrazia Cristiana . sicché, mentre in occasioni consimili, ma al tempo stesso opposte, si usava ripetere l' antico motto, specie qui a Roma, « anche tu, Bruto, figlio mio! » , oggi penso che possa diventare di moda nella Democrazia Cristiana dire: « anche tu, Amintore, padre mio! » . non so, pertanto, se sia molto igienico avere una paternità simile; ritengo, comunque, che questa sia la paternità, e ce ne ha data correttamente la prova l' ex presidente del Senato , segretario oggi della Democrazia Cristiana , nel discorso tenuto ieri al Senato; discorso al quale ritengo di potermi riferire, se quello che stiamo attuando ha da essere un colloquio che continua dall' uno all' altro ramo del Parlamento. voglio dire che quei chiarimenti, sia pure appena abbozzati, embrionali, che non abbiamo trovato, onorevole Rumor, nel suo discorso di apertura e neppure nel suo discorso di replica al Senato, li abbiamo rinvenuti nel discorso tenuto ieri dal senatore Fanfani, quale segretario della Democrazia Cristiana . in quel discorso — mi sia consentito osservarlo — esiste una piccola « perla » che deve essere rilevata; mi riferisco al punto in cui il senatore Fanfani ha dichiarato che il Governo dell' onorevole Andreotti non ha potuto reggere, nonostante il leale appoggio della segreteria democristiana. è esatto. penso, per altro, che oltre che di un leale appoggio della, segreteria democristiana, il senatore Fanfani avrebbe dovuto parlare di un leale appoggio alla segreteria democristiana. evidentemente, non ne ha potuto parlare; il che avrebbe dovuto suggerirgli di non parlare neppure — proprio lui — del leale appoggio della precedente segreteria della Democrazia Cristiana . il senatore Fanfani ha voluto dare ieri e noi lo ringraziamo per la sua correttezza, giacché ha affrontato un tema indubbiamente spinoso per la Democrazia Cristiana , tema che lei, onorevole Rumor, forse più sottilmente, non ha inteso trattare — una interpretazione del comportamento della Dc durante la campagna elettorale dello scorso anno . campagna elettorale alla quale si deve risalire se si vuole trovare una spiegazione di quanto è accaduto in quest' anno e si vuole trovare la spiegazione politicamente corretta, comunque essa venga presentata e apprezzata, degli eventi di queste ultime settimane. il senatore Fanfani ha detto che, nel corso della campagna elettorale di un anno fa, si è svolto « un dialogo inconcluso tra Democrazia Cristiana e socialisti, non per colpa della Democrazia Cristiana » . vorrei che i colleghi socialisti tenessero conto di questa affermazione del senatore Fanfani. se è lecito, infatti, interpretare in tal guisa una campagna elettorale perché se ne vogliono dedurre conclusioni e conseguenze di comodo — che in questo momento sono conclusioni e conseguenze di comodo anche per il partito socialista — potrebbe darsi che in avvenire si interpretassero campagne elettorali o eventi politici in modo tale da far comodo ad altre parti politiche. che significa, ad un anno di distanza, venirci a raccontare che un anno fa si è svolto un colloquio inconcluso, e non per colpa della Democrazia Cristiana , tra la stessa Democrazia Cristiana ed i socialisti? altro che colloquio inconcluso! su tutte le piazze d' Italia ed alla televisione — l' opinione pubblica intera ne è testimone — si svolse e si concluse, in termini di rottura, una pesante polemica tra Democrazia Cristiana e partito socialista . non sta a noi, non sta certamente a me, stabilire chi avesse torto o chi avesse ragione, stabilire quali siano state le responsabilità di apertura e di chiusura di detta polemica. sta di fatto che polemica vi fu. sta di fatto che per la Democrazia Cristiana la polemica fu generosamente, validamente, ma anche aspramente, condotta, e soprattutto chiaramente condotta, proprio dal senatore Fanfani il quale, pur non essendo allora il segretario del suo partito, assunse le redini, la guida, come è peculiare del suo carattere, della campagna elettorale della Dc, campagna che ebbe un vero scopo ed un falso scopo. il vero scopo fu senza dubbio quello di contenere il successo del Movimento Sociale Italiano ; ma il falso scopo, o per dir meglio lo strumento propagandistico per raggiungere questo fine, fu una polemica ed una politica di rottura nei confronti del partito socialista . polemica e politica di rottura che non si limitarono alle generiche, valide o non valide che fossero, accuse politiche nei confronti del Psi, ma che giunsero ai contenuti. proprio il senatore Fanfani prese posizioni in campagna elettorale su tali argomenti impegnativi, addirittura di portata costituzionale, per non dire di portata storica, posizioni che egli sapeva benissimo — e che tutti sapevano benissimo — essere inaccettabili per la parte socialista. quando il senatore Fanfani girava per tutte le piazze d' Italia, e soprattutto (e non a caso) per le piazze del Mezzogiorno d' Italia, reclamando e garantendo la pronta attuazione, dopo le elezioni, degli articoli 39 e 40 della Costituzione, egli sapeva perfettamente bene di sostenere tesi dalla nostra parte sostenute da molti anni, ma inaccettabili per il partito socialista , il quale aveva in un editoriale dell' Avanti! , poco più di un anno fa, testualmente scritto che gli articoli 39 e 40 della Costituzione debbono essere considerati « ferri vecchi » (testuale espressione usata dall' Avanti! , cui evidentemente lasciamo tutta la responsabilità di aver voluto definire « ferri vecchi » alcuni articoli, non abrogati e di cui nessuno finora ha chiesto l' abrogazione e nemmeno la revisione, della nostra Carta Costituzionale ). non è affatto vero, pertanto, che si sia svolto un dialogo inconcluso tra Democrazia Cristiana e socialisti un anno fa. è vero che si è svolta una serrata polemica tra socialisti e democristiani, ed è vero che la Democrazia Cristiana proprio per opera, per bocca e per iniziativa del suo prestigioso attuale segretario politico ha assunto posizioni di rottura nei confronti dei socialisti dal punto di vista politico, dal punto di vista sociale e financo dal punto di vista costituzionale. perché torno su questi argomenti? perché, di fronte ai silenzi dell' attuale presidente del Consiglio , di fronte alle interpretazioni, che io cortesemente e correttamente definisco di comodo, dell' attuale segretario della Democrazia Cristiana , si rivela il vuoto di giustificazioni che la Democrazia Cristiana in questo momento si trova ad affrontare nei riguardi non nostri, ma dell' opinione pubblica , quanto al fatto clamoroso, e cioè al voltafaccia che in questo modo la Democrazia Cristiana opera nei riguardi di se stessa , dei suoi programmi, dei suoi impegni, del suo elettorato, della sua opinione. e non mi si dica, da parte dei colleghi della Democrazia Cristiana : « sono problemi che riguardano noi » , perché — guarda caso — alla frontiera (ne parlerò più avanti) non si trova la Democrazia Cristiana ; una larga fascia — di base, ma anche di vertice — della Democrazia Cristiana sta alla frontiera, fruisce di voti di frontiera, ha potuto recuperare l' anno scorso non si sa quanti voti, ma certo qualche voto, proprio perché si è collocata alla frontiera, proprio perché ha varcato verso questa direzione, in termini di contenuti e non certamente di approcci politici, la frontiera. è un problema che riguarda milioni di italiani; è un problema che riguarda una larghissima parte dell' elettorato della Democrazia Cristiana ; è un problema che riguarda la coscienza del paese. questo è il problema intorno al quale ci si deve esprimere in questo momento, a un anno di distanza dalla campagna elettorale e quando già si profila la possibilità — lo dicono tutte le parti politiche — che, se a questo esperimento non arriderà il successo dopo i cento fatidici giorni, si arrivi ad una nuova consultazione elettorale. ma il segretario della Democrazia Cristiana ha tentato di interpretare ieri anche gli eventi successivi al 7 maggio, dimenticando, anche in questo caso, un piccolo particolare, e cioè che — recupero, o tutto quel che volete — la campagna elettorale di un anno fa ha conferito tre milioni di voti al MSI-Destra Nazionale . signor presidente del Consiglio , le dirò nella parte conclusiva del mio intervento, spero garbatamente, i motivi per i quali questa definizione non è soltanto ufficiale, ma è una definizione politica. la prego una volta per tutte di voler tenere conto che noi siamo il MSI-Destra Nazionale , e che se il suo Governo (come può benissimo assumersi la responsabilità di dichiarare e di fare) ritiene di stabilire un limite invalicabile nei rapporti con il Movimento Sociale Italiano , il suo Governo stabilisce un limite invalicabile nei rapporti con il MSI-Destra Nazionale . ella sa che questa mia affermazione non è priva di significato; ella potrà forse pensare che essa non sia priva di sottintesi: lascio alla sua discrezione intendere anche i sottintesi, ma tenga conto che i rapporti con noi, nel bene e nel male, sono i rapporti con tutta una compagine politica e di opinione che non a caso si chiama MSI-Destra Nazionale . glielo dice il segretario di partito che ritiene di essere responsabile, anche perché si tratta, per avventura, del segretario che, insieme con tutta la classe dirigente del partito, ha promosso la nascita, in campagna elettorale , della destra nazionale e, dopo la campagna elettorale — lungi dal voltare le spalle al proprio elettorato, come state facendo voi — , ha guardato al proprio elettorato in termini di contenuti, e non soltanto in termini di comportamenti politici, tanto da indire un congresso che è stato liberamente celebrato qualche mese fa, senza organigrammi preventivi; un aperto e libero congresso in cui si è discusso per quattro giorni molto ampiamente e molto serenamente, e che è stato il decimo congresso del Movimento Sociale Italiano ma il primo congresso del MSI-Destra Nazionale . la forza con cui dovete fare i conti nel bene e nel male — e lo dico garbatamente, parlando di conti politici, evidentemente, e di conti d' opinione, soprattutto — è questa forza, con contenuti ben definiti, il MSI-Destra Nazionale . dicevo che il segretario della Democrazia Cristiana ha tentato di dare una interpretazione anche di quello che è accaduto dopo il 7 maggio e tenendo conto dei risultati del 7 maggio, risultati che non si limitano al raddoppio dei nostri voti. ed è un fatto — io penso — di notevole rilievo che una parte politica raddoppi i propri voti; è un fatto di notevole rilievo che proprio la parte politica contro cui tutti si scagliano sia riuscita a diventare in assoluto il quarto partito politico nazionale, superando di gran lunga partiti che fanno parte della coalizione e che non perdono occasione per trinciare giudizi ed esprimere nei nostri confronti condanne che — sarebbe opportuno essi ricordassero — vengono a ricadere su molti milioni di italiani. ma i risultati del 7 maggio non si espressero soltanto nel nostro raddoppio; si espressero nella scomparsa del partito più a sinistra fra quelli rappresentati in Parlamento. io credo che anche questo abbia significato qualche cosa. si espressero nel tentativo, fortunatamente fallito, da parte della sinistra extraparlamentare, di venire in Parlamento, in piena coerenza con le sue asserite e proclamate volontà extraparlamentari o antiparlamentari. e penso che i risultati dell' anno scorso debbano anche essere valutati in rapporto al fatto che, per la prima volta dopo 17 anni, se non erro, il partito comunista ha registrato una flessione sia pur lieve — lo riconosciamo — ma pur sempre una flessione rispetto ai suoi precedenti risultati e alla sua precedente rappresentanza. i fatti elettorali debbono essere pur giudicati nella loro globalità; sicché chi oggi parla di inversione di tendenza , chi oggi si vanta per un' inversione di tendenza , deve tener conto che la più antidemocratica fra le affermazioni che si possano fare in questo momento, la più anticostituzionale — e lo dico senza drammatizzare, ma appunto per riferirmi agli argomenti che con sicumera i nostri avversari politici ogni giorno vanno tenendo alti sulle loro bandiere propagandistiche — la più antidemocratica ed anticostituzionale, nella sostanza dei contenuti politici e morali, tra le affermazioni che si possano fare in un parlamento, consiste nel vantarsi di invertire la rotta. nei confronti di chi? nei nostri confronti? noi non eravamo nel precedente Governo, in merito al quale mi sarà permesso fra qualche istante di soffermarmi; noi non abbiamo fatto parte della precedente maggioranza. e quando, dopo le elezioni, mi fu chiesto da qualcuno se avessimo propositi di tentativi di tal genere, non ebbi bisogno che mi sbatteste o mi sbattessero la porta in faccia, perché dichiarai che ciò non era nei nostri propositi, perché non era nell' attualità della situazione politica italiana che noi potessimo in quel momento concorrere a fare parte di una maggioranza. quando si parla oggi di inversione di tendenza ci si riferisce, dunque, all' elettorato italiano. il quale l' anno scorso raddoppiò i nostri voti, cancellò il più a sinistra fra i partiti politici italiani, impedì alla sinistra extraparlamentare di entrare in quest' Aula, ridusse sia pure di poco le forze del partito comunista , ma significamente le ridusse, dopo 17 anni di continui balzi in avanti di quel partito. nei confronti di chi invertite la rotta? e perché vi vantate di invertire la rotta? questo è uno schiaffo che date alla pubblica opinione , alla quale dite che la condannate perché un anno fa si è permessa di marciare in senso opposto a quello nel quale avevate stabilito che l' opinione pubblica dovesse marciare. il verdetto di un anno fa non fu casuale o occasionale, perché era stato preceduto da altri nel tempo: dal verdetto di base del 13 giugno 1971, e dal verdetto di vertice — un vertice democratico, il Parlamento in seduta comune — del 24 dicembre 1971. e, come dicevo, quella inversione di tendenza della pubblica opinione , allora, era stata largamente preceduta, motivata, giustificata e sofferta; essa veniva dopo l' esperienza da voi definita fallimentare del centrosinistra. perché, se non aveste giudicato fallimentare quella esperienza, non vi sareste permessi, al cospetto della pubblica opinione , di definire fallito il centrosinistra, polemizzando — come ho ricordato — aspramente con i contraenti maggiori e più importanti del centrosinistra, e cioè con i socialisti. parlare di inversione di tendenza oggi significa schiaffeggiare la pubblica opinione . vi è un solo modo corretto, nei regimi che si intitolano alla democrazia (e non vi stupite se ne parlo, perché avrò da parlarne anche a proposito delle affermazioni antifasciste di questo Governo), per invertire la rotta: si sciolgono le Camere, se si ritiene che siano state espresse in un momento politico e d' opinione diverso da quello attuale, e se si ritiene che non siano in condizione di assolvere ai propri doveri nei confronti della pubblica opinione . dopo di che si ristabilisce il loro contatto con questa, chiedendo un nuovo verdetto delle urne. certo, i regimi democratici non devono essere condannati all' immobilismo, me ne rendo conto; può darsi benissimo che nel corso di una legislatura le situazioni si modifichino, può darsi benissimo che una formula ritenuta valida all' inizio della legislatura si deteriori rapidamente nel corso della stessa, può darsi che larghi movimenti di opinione, gravi tensioni sociali, ideali, morali, internazionali, intervengano per far modificare la rotta. ma vi è un solo modo per modificare correttamente la rotta: chiedere al vero timoniere, che è il popolo, quale sia il suo intendimento, per darne, successivamente, le corrette interpretazioni di vertice. ma non è possibile eludere le scelte di base attraverso imposizioni di vertice e dichiararsi, proprio nel momento in cui si compiono siffatte operazioni, i tutori ed i garanti della libertà democratica e della Costituzione. non voglio drammatizzare, e non voglio dire che siete fuori della Costituzione, per carità, non voglio dire che siete fuori della democrazia. dico però che avete scelto il peggior momento per parlare di garantismi democratici e costituzionali: il momento, cioè, in cui date interpretazioni false, e non voglio dire aberranti, ma certo false e di comodo del verdetto elettorale di un anno fa. il segretario della Democrazia Cristiana , comunque, tentando di chiarire quello che è accaduto dopo il 7 maggio 1972, ha detto ieri al Senato che la Democrazia Cristiana ritenne che la coalizione precedente, quella presieduta dall' onorevole Andreotti, fosse l' unica pronta. anche questa affermazione del senatore Fanfani è un po' pesante: l' unica pronta! se il senatore Fanfani avesse detto l' unica giusta, l' unica valida, egli avrebbe espresso un giudizio più corretto e più riguardoso nei confronti del precedente Governo. ma dire che è stata l' unica pronta, che significato ha? che quei ministri e quei sottosegretari — che poi largamente coincidono con gli attuali ministri e con gli attuali sottosegretari, tranne alcune assenze di rilievo — erano pronti, mentre gli altri non si misero in tempo in lista di attesa? significa che se gli altri fossero arrivati prima, nel suo gran cinismo la Democrazia Cristiana avrebbe accolto gli altri al posto di costoro? la verità è che quella coalizione non era l' unica pronta, ma l' unica possibile, proprio in ragione della rottura che era intervenuta, nel corso della campagna elettorale , tra la Democrazia Cristiana ed il partito socialista , nonché delle rotture intervenute sia all' interno della Democrazia Cristiana , sia all' interno del partito socialista . questa era la situazione. il senatore Fanfani ha anche aggiunto che i risultati della precedente coalizione non hanno corrisposto ai propositi ed alle attese, e che non bisogna perciò indugiare in esperienze bisognose di revisione. anche qui il senatore Fanfani, che usa tanto bene il vocabolario della lingua italiana , è stato un po' imprudente; parlare di esperienze che abbisognavano di revisione a proposito della precedente formula di Governo, senza rendersi conto che se c' era una formula di Governo che aveva bisogno di revisione essa era proprio la formula del centrosinistra, significa parlare di corda in casa dell' impiccato. pur non augurando cattiva fine — per carità! — ad alcuno (non auguro al nuovo centrosinistra di rimanere impiccato con la propria corda), debbo rilevare che non bisogna andare, per comodità polemica oltre certe affermazioni che possono apparire più che imprudenti addirittura impudenti. quando noi diciamo ciò, onorevoli colleghi (e mi rivolgo cortesemente a tutte le parti della Camera, ritenendo che questi discorsi possano avere un certo interesse, non perché li facciamo noi ma perché il tema è obiettivamente interessante), noi non abbiamo alcuna intenzione, ma, soprattutto, non ci troviamo nello stato di necessità di difendere il presente Governo. siccome il senatore Fanfani ha avuto ieri l' amabilità di dire in Senato che noi siamo in contraddizione quando attacchiamo l' attuale formula, perché avremmo attaccato la precedente in termini ancora più virulenti, io mi permetto di dire — virulenza a parte — che il nostro atteggiamento nei confronti del precedente Governo fu dal sottoscritto chiarito in quest' Aula — quando il precedente Governo si presentò — in termini espliciti, corretti, leali, ai quali non siamo mai venuti meno. io dissi all' onorevole Andreotti, ex presidente del Consiglio , nel momento della votazione sulla fiducia: primo, che noi avremmo votato « no » ; secondo, che noi non eravamo e non saremmo stati disponibili per voti sottobanco; terzo, che eravamo invece disponibili per eventuali, positivi incontri su temi determinanti. a quali temi mi riferivo? mio Dio !, ai temi che le Democrazia Cristiana aveva ampiamente discusso durante la campagna elettorale . se il precedente Governo avesse fatto fronte agli impegni assunti dal senatore Fanfani a nome della Democrazia Cristiana durante la campagna elettorale ; se, per avventura (oggi posso dire per assurdo), quel Governo avesse presentato un disegno di legge per l' attuazione dell' articolo 39 della Costituzione, l' incontro positivo si sarebbe necessariamente verificato, pur dialetticamente, essendo noi presenatori, se non erro da tre legislature, di un disegno di legge per l' attuazione dell' articolo 39 della Costituzione. se quel Governo avesse presentato un disegno di legge per l' attuazione dell' articolo 40 della Costituzione, l' incontro positivo avrebbe avuto luogo, essendo noi presentatori da tre legislature di un disegno di legge per l' attuazione dell' articolo 40. se quel Governo avesse coraggiosamente presentato un disegno di legge per l' attuazione di un articolo della Costituzione di cui le sinistre si stanno ampiamente dimenticando, dati i loro accordi, che sembrano essere ormai accordi di superficie, con il cosiddetto neocapitalismo: l' articolo 46 della Costituzione, sulla cogestione (ne avete mai sentito parlare, colleghi di sinistra?); cogestione, cioè qualcosa di più proprio e di più utile al mondo del lavoro e della produzione italiana (una politica di partecipazione) di quanto non sia stata utile la conflittualità permanente e di quanto possa essere utile la cosiddetta tregua, sulla quale ci darete, spero, cortesemente delle spiegazioni. se, dicevo, il precedente Governo avesse avuto il coraggio di presentare un disegno di legge per l' attuazione dell' articolo 46 della Costituzione, schierandosi così per una politica di ampia partecipazione sociale, l' incontro positivo con la destra si sarebbe senza dubbio verificato, pur nel dissenso dialettico, perché non penso che i nostri disegni di legge sarebbero stati identici ai vostri. però una piattaforma di dibattito ci sarebbe stata. se il precedente Governo avesse avuto il coraggio di portare in discussione alla Camera il disegno di legge da esso predisposto sul fermo di polizia, l' incontro positivo ci sarebbe stato, pur dissentendo noi (lo abbiamo detto a suo tempo) su talune norme qualificanti di quel disegno di legge , ma consentendo pienamente noi sulla necessità che le procedure siano rese più stringate e soprattutto più severe nei confronti della dilagante delinquenza comune e politica e nei confronti della crescente impotenza delle autorità preposte alla tutela dell' ordine pubblico , di quello che voi ora chiamate ordine democratico. la verità è che l' assemblearismo si è verificato a sinistra anche durante il precedente Governo. la « legge Valpreda » non era certo una legge qualificante dal nostro punto di vista non la vorrete certo definire una legge di centrodestra), ma ha qualificato (o dequalificato, a seconda dei punti di vista ) il precedente Governo, attraverso una politica di assemblea rivolta a sinistra, con una maggioranza che legittimamente comprendeva i comunisti, che non poteva non comprenderli. la legge in favore degli obiettori di coscienza : oggi i comunisti — ne parlerà l' onorevole Birindelli — sono diventati i tutori, in un certo modo, delle forze armate e delle forze dell'ordine , ma, nell' anno in cui si è snodata questa legislatura, la qualificazione (o dequalificazione) è avvenuta attraverso la legge in favore degli obiettori di coscienza , portata innanzi dal precedente Governo, che non poteva non trovare l' appoggio di tutte le sinistre, ma che non poteva non incontrare una ferma opposizione da parte nostra. mi dispiace citare una vicenda che può apparire personale (ma tutti sapete che non si è trattato in sostanza di una vicenda personale): l' atteggiamento del precedente Governo a proposito dell' autorizzazione a procedere contro di me è stato addirittura — non lo dico per rivalsa, ma serenamente — un atteggiamento pesante e scorretto. mai un Governo si era impegnato su una autorizzazione a procedere . l' allora presidente del Consiglio è arrivato ad impegnarsi per iscritto, attraverso una lettera da lui inviata (come presidente del Consiglio ) al direttivo del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana della Camera: so di non potere essere smentito al riguardo. che cosa doveva fare di più il precedente Governo per dimostrare di non meritare l' appellativo di Governo di centrodestra, per dimostrare di essere completamente sganciato da noi, — da tutto ciò che, nel bene o nel male, noi possiamo rappresentare, per tentare di agganciarsi, sia pure in extremis , alla sinistra e addirittura all' estrema sinistra ? pertanto, quando noi abbiamo espresso ripetutamente — e lo esprimiamo anche ora un giudizio negativo nei confronti della linea di condotta del precedente Governo, siamo perfettamente in regola con tutti i precedenti: dal 13 giugno del 1971 al 24 dicembre dello stesso anno, al 7 maggio, a tutto ciò che abbiamo fatto e detto nel corso di quest' anno. siete voi, colleghi della Democrazia Cristiana , che non siete in regola, quando dite che era bisognosa di revisione quella esperienza, senza rendervi conto che quella esperienza era sì bisognosa di revisione, dal momento che non aveva risposto alle attese della pubblica opinione , ma in direzione opposta. questo bisognerebbe avere il coraggio di rilevare in questo momento se si vuole dare alla crisi, e alla soluzione della crisi, una sua interpretazione legittima. mi è accaduto in altra sede di pronunciare nei confronti dell' onorevole Andreotti una frase che spero non sembri ingenerosa nel momento della disgrazia politica, probabilmente passeggera, dell' onorevole ex presidente del Consiglio . mi è accaduto di dire che l' onorevole Andreotti merita di essere assolto dai suoi errori (non dai suoi crimini) per non aver capito il fatto. penso che l' onorevole Andreotti, insieme con una larga fascia della Democrazia Cristiana ed insieme, se mi si consente, con i colleghi del partito liberale , meriti di essere assolto per non aver capito il fatto, per non aver capito cioè la grossa occasione, forse più storica che politica, che gli veniva presentata all' inizio di questa legislatura con la costituzione di un Governo di rottura col partito socialista , cioè di svolta, cioè di inversione di tendenza , ma di una inversione di tendenza legittimata da un precedente verdetto della pubblica opinione che era stato sollecitato largamente dalla Democrazia Cristiana e — perché no? — dal partito liberale . l' onorevole Andreotti, una larga parte della Democrazia Cristiana e tutto il partito liberale hanno mostrato di non capire l' importanza storica di ciò che era loro capitato, forse non per merito loro, o non completamente per merito loro. ciò dicendo, non mi colloco fuori della realtà, nemmeno per quanto riguarda il passato. non penso assolutamente — l' ho già detto — che all' inizio di questa legislatura sarebbe potuto nascere un Governo apertamente appoggiato dal Movimento Sociale Italiano , che non era ancora diventato MSI-Destra Nazionale . se ciò si fosse verificato, e lo dico per assurdo, un simile appoggio noi non saremmo stati nella condizione morale e politica di concederlo. parlo di questo problema con aperto distacco e con pieno disinteresse, anche per quanto riguarda le prospettive future. l' occasione storica non consisteva — sarei ridicolo affermandolo — nel costituire un Governo che fosse fiancheggiato da noi o che si rivolgesse a noi apertamente, per ricercare occasioni di incontro: l' occasione storica consisteva nella possibilità di conferire nuovi contenuti alla formula della cosiddetta centralità o del cosiddetto centrismo della Democrazia Cristiana , formula che è caduta, ed io ho l' impressione sia definitivamente caduta. questa è la realtà alla quale, signor presidente del Consiglio , bisogna guardare in faccia. io so che voi vi preoccupate, e giustamente, di affermazioni simili, soprattutto quando vengono da destra, e rispondete, come il vostro partito ha risposto in sede ufficiale, che la centralità è nella natura della Democrazia Cristiana e che quindi qualunque governo la Democrazia Cristiana abbia a costituire, la natura centrale, o centralistica, o centralizzata — forse sarebbe meglio dire centralizzata, in questo momento, o accentrata — della Democrazia Cristiana resta in piedi, super partes . amici miei, questa può essere una vostra posizione integralistica, che significa che qualunque alleato è buono, dato che si tratta di sudditi e non di alleati, perché in prospettiva è la Democrazia Cristiana che comanda, è la Democrazia Cristiana che vince, è la Democrazia Cristiana il sultano della situazione politica italiana , che sceglie non i suoi alleati ma le sue concubine (ma spero non abbiate voluto dire questo e non intendiate dire questo). se però per avventura intendete dire che la Democrazia Cristiana rimane al centro anche quando si sposta politicamente a sinistra, e se per avventura volete dire che la Democrazia Cristiana rimane al centro, anche quando, spostandosi politicamente a sinistra (com' è legittimo che faccia, purché si accinga a pagarne il costo), aprendo a sinistra, chiude ermeticamente a destra, e solamente a destra, allora siete nell' assurdo, allora affermate cose che non capite e meritate di essere assolti per non aver capito il fatto. ma i fatti stanno così. nel momento in cui nasce o rinasce questa formula di Governo, con affermazioni non soltanto di apertura a sinistra ma di chiusura invalicabile verso destra, voi seppellite la formula della centralità o del centrismo. ve lo dice un uomo, ve lo dice un partito che non ha debiti di gratitudine nei confronti della formula della centralità o del centrismo: ve lo diciamo a nome di una pubblica opinione che è stata da voi orientata sulla base del ritorno della Democrazia Cristiana alla formula della centralità o del centrismo. quando le sinistre esultano in questi giorni, e giustamente esultano, rilevando che non si parla più di opposti estremismi , le sinistre rilevano un fatto assolutamente obiettivo, cioè che non si parla di opposti estremismi non perché non se ne voglia parlare, ma perché non se ne può coerentemente parlare da parte di una Democrazia Cristiana che non è più al centro, ma è a sinistra. la Democrazia Cristiana , attraverso la costituzione o la ricostituzione di questa formula di Governo e la contemporanea chiusura irrevocabile a destra non è più il vecchio partito di De Gasperi , un vecchio partito di centro che muove e marcia verso sinistra: è un partito di sinistra che collabora con l' estrema sinistra e che lascia scoperto non solo il fianco destro, ma con il fianco destro, larga parte del centro; tanto è vero che all' onorevole Malagodi l' espediente — mi auguro sia stato un espediente — di volersi dichiarare di centro, e non solo di non volersi dichiarare di destra ma di ripudiare la destra (proprio lui che credo dovesse sentirsi onorato di poter essere considerato l' erede della destra storica e risorgimentale italiana), l' espediente dell' onorevole Malagodi, dicevo, il quale ha voluto buttare al macero, per lo meno formalisticamente, nominalisticamente, una tradizione rispettabile e gloriosa, quella della destra storica risorgimentale, liberale italiana, e di schierarsi al centro, non è servito a niente, perché al centro incontri con la Democrazia Cristiana non ne esistono più: gli incontri della Democrazia Cristiana sono ormai a sinistra. si tratterà di incontri, si tratterà — e ne parleremo — di scontri dialettici; gli incontri e gli scontri saranno abilmente dosati in guisa che il partito comunista possa far finta di stare ancora all' opposizione e la Democrazia Cristiana possa far finta di essere ancora un partito anticomunista. ma la realtà è che la Democrazia Cristiana , tutta la Democrazia Cristiana — naturalmente, nei suoi organi responsabili, nelle sue responsabilità, nelle sue decisioni, e non nelle intenzioni o nei sottofondi o nei sottintesi — si è spostata a sinistra. non ha più contenuti di centro, e non solo in termini politici: non li ha più soprattutto in termini sociali. ma come può essere considerato un partito di centro il partito che è erede — lo posso dire rispettosamente — della tradizione corporativa cattolica, è erede della Rerum novarum , erede della Mater et Magistra , erede di tradizioni sociali e sindacali, discutibili, ma altamente rispettabili, soprattutto da parte nostra? la Democrazia Cristiana sindacalmente ha ceduto non alla egemonia della Cgil, a sua volta egemonizzata dal partito comunista , non alla unificazione sindacale sotto l' egida, del dottor Lama; ha ceduto in termini concettuali, di principio e, vorrei dire, in termini spirituali; ha ceduto a quello che tradizionalmente è stato il maggior nemico della concezione sindacale e sociale cattolica, cioè al materialismo più che al marxismo. ditemi voi se vi sia nel mondo sindacale, che si intitola ancora al cattolicesimo, o al cristianesimo, o a tradizioni cristiane e cattoliche, e che viene orientato da voi democratici cristiani , ditemi se in quel mondo si agitino ancora dei lieviti spiritualistici; ditemi se vi siano affermazioni di principi o postulati — a prescindere dalle occasionali prese di posizione politiche che possiamo sempre giustificare — ditemi se vi siano conati, in tutto quel mondo, di spiritualismo cristiano o cattolico. ditemi se non siamo invece al marxismo, al cedimento al marxismo. questa è la realtà, e questa è la spiegazione — in termini che, naturalmente, sembrano polemici, perché ne sto parlando io, ma che sono assolutamente obiettivi — del giro di boa, della inversione, di tendenza . vi siete spostati, come partito politico , a. sinistra; non siete più nella condizione di fruire di collaborazioni di centro. la collaborazione del partito liberale , che non era certo una collaborazione di destra — e lo dimostra ciò che ho ricordato poco fa a proposito del Governo Andreotti — è diventata per voi inaccettabile e impossibile, non perché il partito socialista abbia posto il veto, ma perché era inaccettabile ed impossibile la collaborazione con qualsiasi partito che non fosse a sinistra. l' onorevole Malagodi, per fortuna, non si è per ora detto disponibile per dichiarare il partito liberale un partito di sinistra, anche se si dice che i liberali potrebbero essere disponibili per un pentapartito dell' avvenire. siccome siamo — lo ha detto lo stesso presidente del Consiglio sul piano delle illusioni, si illuda. pure l' onorevole Malagodi. ma soltanto se il partito liberale si sposta a sinistra, e dice di spostarsi a sinistra, è concettualmente pensabile una collaborazione con questa Democrazia Cristiana nata dal forcipe di un congresso autoritario, certamente non libero, fabbricato con un organigramma che riguardava addirittura le più alte cariche dello Stato. questo è il volto dell' attuale Democrazia Cristiana e questa è la spiegazione dell' attuale svolta politica. sicché, mentre al Senato il presidente del nostro gruppo, il senatore Nencioni, ha giustamente detto che il significato di questo Governo sta nel tentativo di cancellare tre date, il 13 giugno, il 24 dicembre e il 7 maggio, io qui correttamente aggiungo — e ho un buon testimone, come udirete subito — che questo Governo tende a cancellare un' altra data più importante: il 18 aprile 1948. al Senato lo ha detto Nenni: ecco perché parlavo di un testimone molto autorevole. Nenni, in un discorso importante, del quale mi dovrò occupare fra poco, ha detto che questo Governo con la sua stessa costituzione tende a cancellare dalla memoria degli italiani una data incomoda: il 18 aprile 1948. ed è perfettamente vero. con questo Governo è finita l' era degasperiana: non perché l' onorevole Andreotti si fosse messo su quella strada, pur avendone, non dirò i titoli, che ha dimostrato di non possedere, ma le possibilità e forse avendo entro di sé, in qualche angolino remoto, quel coraggio al quale molto raramente — seppure ne avete la tentazione — fate appello. l' era degasperiana (più esattamente, l' era post-degasperiana), l' era di una Democrazia Cristiana che può rivolgersi ancora, come il 18 aprile del 1948, agli italiani, è finita. lo dico perché fra le tante illusioni che la Democrazia Cristiana imbarca in questo Governo non vi sia l' illusione più grande e più pericolosa, quella cioè di potere ancora una volta bruciare tutti i suoi alleati per rivolgersi, poi, demiurgicamente, alla pubblica opinione , fra sei mesi o fra un anno, presentandosi ad essa col volto di allora, dicendo cioè: « noi siamo quelli del 18 aprile » ... no, onorevoli colleghi , il 18 aprile non vi è più, perché voi lo avete ucciso può darsi, a volte, che un uomo politico risorga dalla tomba in cui era stato sepolto dal proprio stesso partito, riprendendo il suo volto, la sua fisionomia, la sua vocazione; ma quando tutto intero un partito brucia, sapendo di volerla bruciare, una sua vocazione, una sua eredità, un suo privilegio, allora — lo dico più al senatore Fanfani che a lei, onorevole Rumor, ed ella ne comprenderà certo le ragioni — nessun demiurgo può pensare di ripresentarsi alla pubblica opinione italiana dicendo: « eccomi qui: sono quello del 1948 » . anche se rinascesse, nemmeno il compianto onorevole De Gasperi sarebbe in grado di dire: « eccomi qui: sono quello del 1948 » . questo perché anche l' onorevole De Gasperi visse nel suo partito, negli ultimi anni, esperienze molto simili (fatte le debite proporzioni) a quelle recentemente vissute dal precedente segretario nazionale del partito della Democrazia Cristiana . credo che questo sia il più importante o per lo meno uno fra i più importanti significati della restaurazione del centrosinistra. si dice che questo è un « nuovo » centrosinistra. contrariamente a quello che forse vi attendereste, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , consento con tale affermazione e riconosco che questo in effetti è un centrosinistra nuovo, diverso dai precedenti. non voglio nemmeno dire, onorevole Rumor, peggiore dei precedenti, perché non vorrei farle offesa. ella ha diretto alcuni dei precedenti governi di centrosinistra; noi fummo allora, correttamente, all' opposizione nei confronti di quei governi; ma lei stesso fu all' opposizione di uno di quei governi da lei presieduti perché, con maggiore coraggio di quello di cui ha recentemente dato prova l' onorevole Andreotti, ella espresse il suo dissenso in termini di formula e di contenuto con una lettera che tutti gli italiani ricordano e che certamente sarebbe offensivo per la buona memoria del Parlamento richiamare qui, anche perché il farlo potrebbe sembrare un gesto ispirato a intenzioni di polemica personale che viceversa esulano completamente dal nostro stato d'animo . quando dico che questo Governo di centrosinistra è diverso dai precedenti intendo sottolineare che vi è una obiettiva diversità di situazioni, di condizioni, di formule, di contenuti. non voglio dire, invece, che questo Governo sia diverso dai precedenti perché è stato preceduto da una revisione critica. infatti, onorevole presidente del Consiglio , come si può parlare di revisione critica della precedente esperienza? l' esperienza di centrosinistra, se la memoria non m' inganna (e se mi sbagliassi ella, onorevole Rumor, potrà cortesemente correggermi), nacque dalla presa di posizione assunta dalla Democrazia Cristiana al congresso di Napoli del 1962, che si tradusse in alcune formulazioni che furono accolte dai partiti della coalizione attraverso la stesura (ella certamente lo ricorda, onorevole Rumor, ma certamente più di lei lo ricorda l' onorevole Aldo Moro) di un documento programmatico concordato tra i quattro partiti di centrosinistra, documento la cui elaborazione richiese molte e faticose riunioni e la cui approvazione precedette l' avvento del primo Governo di centrosinistra. non accadde pertanto al primo centrosinistra di presentarsi alle Camere nelle condizioni in cui ella, onorevole Rumor, ha dovuto farlo. il primo Governo di centrosinistra non fu costretto a dichiarare, come invece ella ha dovuto lealmente riconoscere, che l' accordo, pieno su taluni punti, su altri, anche qualificanti, doveva ancora essere verificato. no! il primo centrosinistra nacque dopo che le intenzioni si erano trasformate in un programma firmato dai segretari dei quattro partiti della coalizione e successivamente travasato in quello del primo Governo di centrosinistra. quali erano i lineamenti originari del primo centrosinistra, quei lineamenti che formalmente furono mantenuti in piedi per tutto un decennio? mi sia consentito richiamarli anche se tutti i colleghi certamente li ricordano. in primo luogo, il colloquio fra cattolici e socialisti. alla televisione, in una recente trasmissione alla quale ho preso parte anch' io, è stato detto — non da me, ma da un esponente del partito repubblicano che fa parte della coalizione di centrosinistra — che lo storico incontro fra cattolici e socialisti si è risolto in uno storico disastro. gli altri colleghi, presenti a quella trasmissione, non hanno obiettato nulla: del resto credo sia difficile obiettare qualcosa, a meno che non ci si riferisca ai termini soltanto politici dei disaccordi o, come dite voi, degli accordi, cosa, questa, che non sarebbe corretta dato che in questa sede ci si deve riferire ai termini di contenuto e di programma. in quella occasione televisiva, ho avuto modo di rilevare che anche l' altro presupposto del centrosinistra, rappresentato dall' unificazione socialista, si è risolto in uno storico disastro. voi non ne parlate nemmeno; ma come fate a parlare di un centrosinistra organico, varato a seguito di una attenta revisione maturata nei diversi partiti, quando il presupposto fondamentale per il colloquio fra cattolici e socialisti, che consisteva nella collaborazione organica nello stesso partito di socialisti delle diverse tendenze, non solo non è stato da voi realizzato, ma non rientra nemmeno nei vostri programmi? di questo voi non parlate, e non avete la possibilità (non voglio dire il coraggio, per non offendere alcuno), di parlare di unificazione, nemmeno in prospettiva, tra socialisti e socialdemocratici. anzi, a quanto riferiscono le cronache di taluni giornali, particolarmente servizievoli nei confronti dei socialdemocratici, l' ala marciante dell' anticomunismo (sia pure un anticomunismo alla 1973, alla sans farmi , cioè, in termini piuttosto modesti), sarebbe rappresentata nell' attuale coalizione, molto più che dai democristiani e dai repubblicani, dai socialdemocratici. quindi, uno storico disastro l' incontro fra cattolici e socialisti; ancora maggior disastro il tentativo di unificazione socialista. quanto al terzo presupposto del centrosinistra, rappresentato dall' isolamento del partito comunista , non parliamone neppure. voglio escludere da questo mio polemico discorso ogni accenno che sembri di pregiudizio o di preconcetto politico: non voglio dire che il partito comunista , attraverso la formazione di questo Governo, si sia inserito ufficialmente o ufficiosamente nella maggioranza. oso dire, perché è la verità, che la politica di isolamento del partito comunista , che si esprimeva parlamentarmente nella formula della delimitazione della maggioranza, politicamente nella formula degli opposti estremismi e, in termini di partito, nella formula della centralità, è finita: questo credo di poterlo dire senza tema di smentite. è quindi venuto meno anche questo presupposto del vecchio centrosinistra. quale era infine un altro presupposto del vecchio centrosinistra? la realizzazione pronta, a tamburo battente, delle riforme: in dieci anni, non ci siete arrivati. ella, onorevole Rumor, si è presentato come nuovo presidente del Consiglio , dicendo all' opinione pubblica , prima della formazione del Governo, che sarebbero state prontamente realizzate tre riforme da questo Governo: quelle relative alla casa, alla scuola ed alla sanità. abbiamo ascoltato le sue dichiarazioni ed altri colleghi si occuperanno di questi temi. a proposito di questi tre settori devo dire che neppure dal vostro punto di vista avete affrontato le questioni in modo serio e organico. per quanto concerne la sanità, vi siete limitati a dire che avreste realizzato la riforma. per quanto concerne la scuola avete detto che vi è molta carne al fuoco, molti progetti di legge sono stati predisposti: quelli del senatore Codignola, dell' onorevole Scalfaro e così via , in una materia delicatissima, come quella rappresentata dalla scuola, di ogni ordine e grado. per quanto concerne infine la casa, vi accontentate di quel pallidissimo provvedimento di legge che avete messo in piedi negli anni precedenti, e ritenete di poterlo far « decollare » , come voi dite, prima che un nuovo impatto mandi al macello una volta ancora l' importantissimo settore dell' edilizia. anche sul piano delle riforme siete quindi falliti. ciò significa che questo è un nuovo centrosinistra, ma lo è in quanto sono falliti tutti i presupposti, e sono venuti meno tutti gli impegni delle precedenti formule di centrosinistra. in quale senso, dunque, è nuovo questo centrosinistra? è nuovo proprio perché sono nuovi o diversi i rapporti fra il Governo, la maggioranza ufficiale ed il partito comunista italiano. ho l' onore di aprire il dibattito alla Camera in questo momento e quindi non ho potuto ascoltare altri interventi prima di me. ascolteremo comunque con attenzione quanto dirà qui senza dubbio il segretario del partito comunista . credo tuttavia che sia. corretto da parte mia riferirmi ad una recente dichiarazione ufficiale del segretario del partito comunista , per poter controllare poi se le dichiarazioni che egli farà in questo ramo del Parlamento corrisponderanno al testo ufficiale della sua recente intervista a Rinascita. l' onorevole Enrico Berlinguer, pochi giorni fa, ha detto (cito testualmente), riferendosi alla costituzione di questo Governo e all' atteggiamento del partito comunista : « non è poca cosa la rottura con i partiti di destra » (consolatevi, amici liberali!) « e l' apertura verso un partito socialista che dichiara, contrariamente a quanto avvenne all' inizio del centrosinistra, di voler continuare una politica unitaria nell' ambito dell' intero movimento operaio » . di questa frase dell' onorevole Enrico Berlinguer, che al Senato è stata dal senatore Perna, mi sembra, confermata testualmente ed è stata anche, in sede di dichiarazione di voto , confermata ieri sera al Senato dal rappresentante del gruppo comunista che ha preso la parola, non metto in rilievo, come tutti potete pensare, le ultime parole, ma quell' inciso: « contrariamente a quanto avvenne all' inizio del centrosinistra » . ora, dobbiamo ricordarci ciò che avvenne da parte socialista, ma anche da parte comunista, all' inizio del centrosinistra. è vero che all' inizio del centrosinistra il partito socialista (altrimenti allora. la coalizione non avrebbe potuto essere formata) si dichiarò non disponibile per una politica di apertura in Parlamento al partito comunista , ma è anche vero che, non appena si profilò il primo centrosinistra, il leader prodigioso del partito comunista , allora in vita, l' onorevole Togliatti, in quest' Aula ebbe a dire (e vorrei invitare gli onorevoli colleghi e anche i colleghi giornalisti alla buona memoria) non solo quello che le cronache hanno largamente citato per motivi di comodo in questi giorni, ma anche ben altro, e cioè che i comunisti avrebbero fatto non soltanto un' opposizione diversa, ma un' opposizione di stimolo. ebbene, fare un' opposizione di stimolo significa in buon italiano (e Togliatti era manzoniano) uscire dall' area dell' opposizione per inserirsi; uscire — badate — non dall' area dell' opposizione preconcetta o pregiudiziale, che è semplicemente cretina e non è opposizione, ma dall' area stessa dell' opposizione. perché? perché se io stimolo il Governo a realizzare un programma che è il programma del Governo, rilevo il mio danno come partito nel momento in cui il Governo non realizza quel programma alla cui realizzazione è da me stimolato, mentre rilevo il mio vantaggio o la mia concordanza di partito nel momento in cui il Governo, stimolato da me, realizza il programma che esso stesso ha voluto autonomamente darsi. pertanto, se io stimolo il Governo, non lo contrasto, perché lo stimolo è il contrario del contrasto; se stimolo il Governo, non gli metto il bastone tra le ruote, perché non ne ho l' interesse. se assumo pubblicamente (ecco la seconda parte della frase dell' onorevole Enrico Berlinguer), di fronte alle cosiddette masse operaie, l' impegno a stimolare il Governo affinché proceda lungo la strada delle riforme, che sono le riforme del Governo o proposte dal Governo, ciò significa che, sia. pure con emendamenti, aggiornamenti, modifiche, quel piano di riforme del Governo è anche il mio piano di riforme. questo è l' autentico atteggiamento del partito comunista nei confronti di questo Governo. ma questo è anche l' atteggiamento dell' attuale Governo nei confronti del partito comunista . e lo ha dimostrato lei, onorevole Rumor, quando, centellinando, io penso, parola per parola, in un discorso di presentazione alle Camere che, soprattutto su questo punto, era molto delicato per lei e per tutta la coalizione (me ne rendo conto), ha detto che alla politica del partito comunista il Governo deve rispondere con una politica. non siamo più, per carità, al 1948, non siamo più nemmeno ai tempi della sfida fanfaniana nei confronti del comunismo, non siamo più nemmeno ai tempi della contrapposizione ideologica nei confronti del comunismo. molto debolmente, cercando di rabberciare, ella ieri sera al Senato ha parlato di una contrapposizione ideale nei confronti del comunismo. e noi sappiamo bene che significhi da parte di un presidente del Consiglio responsabile, nell' urgenza di problemi concreti, sociali, economici, politici, parlare di un contrasto o di una contrapposizione ideale. comunque siamo al colloquio in termini politici, un colloquio stimolante da parte del partito comunista e un colloquio di iniziale gradimento da parte del Governo della Democrazia Cristiana , un colloquio nel quale ciascuno offre le garanzie che può offrire o per lo meno paga il prezzo che ritiene di poter pagare. voi pagate il prezzo della rinuncia alla centralità, ed è un prezzo immediato, è un prezzo concreto, è un prezzo di opinione, è un prezzo di elettorato, è un prezzo incalcolabile che noi vi ringraziamo di aver pagato, perché vi illudete di pagarlo a vantaggio del partito comunista , lo pagate a vantaggio nostro. io, come segretario di questo partito, del MSI-Destra Nazionale , — sottolineo — ringrazio la Democrazia Cristiana per aver pagato in questo momento preventivamente al partito comunista un prezzo che impedirà alla Democrazia Cristiana in qualsivoglia consultazione elettorale — e ci arriveremo — anticipata o no, di poter condurre campagne di recupero a destra; le campagne di recupero a destra si conducono attraverso una propaganda di centrodestra o quanto meno attraverso una propaganda di centralità, non attraverso una impostazione politica di ripudio della centralità. sicché voi avete pagato al partito comunista un prezzo incalcolabile che egoisticamente, se mi è consentita un po' di carità di partito, come segretario di questo partito, io vi ringrazio di aver pagato. il partito comunista non vorrebbe pagare; ha perfettamente ragione. ed allora il partito comunista vi ha pagato un prezzo in prospettiva, « a babbo morto » , come si dice, ha firmato una cambiale: non più conflittualità permanente ma tregua sociale; tregua sociale però nel tempo: i « cento giorni » ; vediamo come vi comportate in questi cento giorni , poi vedrete se i cento giorni potranno diventare mille; intanto qualche sindacalista socialista, non comunista, si è incaricato cinicamente di dire — vi prego di rilevare la gravità di queste affermazioni che sono comparse sull' Avanti! — che i sindacalisti socialisti pagano un prezzo reale perché stanno dicendo ai lavoratori, che vorrebbero agitarsi subito in quanto i magri aumenti salariali e di stipendio recentemente conseguiti sono stati abbondantemente ingoiati dal deprezzamento della lira: state buoni, agitatevi semmai dopo i cento giorni , lasciate la tregua dei cento giorni in mano al Governo dell' onorevole Rumor che in cento giorni dovrebbe arrivare non a Waterloo, ma ad una consistente vittoria sociale, economica, monetaria e quindi politica. questo è il contratto che avete formulato. ed i comunisti già cominciano a scalpitare. se voi osservate — e scusate se come giornalista entro in questi particolari che hanno la loro importanza — l' impaginazione della prima pagina de L'Unità in questi giorni di dibattito politico-parlamentare, noterete che vi campeggiano grandi fotografie e grandi titoli sulle agitazioni sociali e sindacali in corso , promosse dal partito comunista e dalla Cgil in questo momento, all' inizio dei cento giorni ; agitazioni, badate, sulle quali io non voglio assolutamente pronunciarmi — parlerà l' onorevole Roberti di questi problemi — che in ipotesi possono essere sacrosante, non voglio discuterne, ma agitazioni che campeggiano nella prima pagina de L'Unità nel tentativo — ho l' impressione di poter dire maldestro o malsinistro — da parte del partito comunista di attenuare la penosa impressione che negli ambienti elettorali ad esso vicini e in tutta Italia ha potuto fare il contratto in termini politici con il nuovo centrosinistra: tu mi dai la fine della centralità ed io ti do la tregua sociale e sindacale. la tregua sociale e sindacale, colleghi del partito comunista , potranno darla soltanto i fatti, soltanto la volontà degli italiani lavoratori e produttori, o lavoratori nel senso che noi amiamo e usiamo dire, lavoratori cioè come il complesso di tutti coloro che contribuiscono al processo produttivo. la tregua sociale all' Italia potrà darla soltanto una politica che risolva i problemi. non esistono tregue preventive — è una formula stupida, se mi consentite — come non esistono conflittualità permanenti preventive; era una formula stupida e delittuosa; non si conflittua permanentemente e non si stabilisce una tregua d' armi preventiva; si combatte sul terreno sociale e sindacale per raggiungere dei risultati e, nella misura in cui si raggiungono, o si possono concretamente raggiungere, si combatte, si desiste per il momento o anche permanentemente dal combattere, in una prospettiva di autentico progresso sociale . questo è un discorso serio, e i discorsi che state facendo sui cento giorni o sui mille giorni, sulle tregue, sul « io do una cosa a te, tu dai una cosa a me » sono pagliacceschi, e più ancora cinici, insolenti e ributtanti. da un lato affermate, e non potreste non affermarlo, che la situazione del paese è grave, e dall' altro vi permettete di dire in faccia e alla faccia del paese che, se nasce un Governo gradito ai comunisti, i lavoratori devono stare fermi, concedere una tregua, non protestare o protestare appena un tantinello, se il pane arriva a 1.000 lire al chilo. e sono teppisti coloro che assaltano i forni quando il pane arriva a 1.000 lire. se si fosse trattato del precedente Governo o di un altro governo meno gradito o gradito ai comunisti, i teppisti che hanno assaltato i forni sarebbero gli eroi, i proletari avanzanti sul terreno della giustizia. non vi vergognate di sostenere queste tesi voi che dite di essere i rappresentanti dei lavoratori? non vi accorgete che queste tesi vi squalificano? e badate che ciò dicendo io ho il coraggio di non assumere la tutela di coloro che assaltano i forni: non sono queste le contestazioni sociali e nemmeno politiche alle quali riteniamo debba essere affidato, in un momento tanto grave, il destino e il progresso del nostro paese. ho il coraggio di affrontare l' impopolarità nello stesso ambiente e di parlare un linguaggio antidemagogico nel mio stesso ambiente; ma ho il coraggio di far questo e ho il diritto di parlare questo linguaggio proprio perché mi ripugna lo spudorato cinismo con il quale vi comportate voi nei confronti del mondo del lavoro al quale siete debitori non di tre milioni di voti come noi, ma di molti e molti milioni di voti: se mettiamo insieme i voti delle sinistre e quelli di una Democrazia Cristiana spostata a sinistra, la maggioranza assoluta , quasi globale del nostro paese, che generosamente e ingenuamente vi si è affidata. tutto ciò premesso a proposito della natura di questo Governo, desidero affrontare il secondo argomento del mio intervento di questa mattina: l' antifascismo. spero mi sia consentito affrontarlo con serenità ed anche con molta lealtà; spero mi sia consentito affrontarlo più chiaramente, più distesamente, più serenamente di quanto non abbiamo potuto fare, ed io personalmente non abbia potuto fare nelle precedenti occasioni, quando ella, signor presidente del Consiglio , era ministro dell'Interno e come tale, credo, molto interessato a questo problema. di questo problema abbiamo parlato in occasione del dibattito sulla cosiddetta violenza e in occasione del dibattito sull' autorizzazione a procedere in giudizio nei miei confronti. questa è la terza occasione. credo sia la più importante, anche perché siamo all' inizio della sua esperienza di Governo e mi auguro ella voglia meditare su quanto io sto per dire su un argomento del quale — mi si riconoscerà — non posso non parlare con chiarezza senza venir meno ad un debito di lealtà verso la mia parte e verso l' intimo Parlamento italiano. vi abbiamo detto, e — ricordo bene — lo disse soprattutto, in un mirabile intervento, l' onorevole Roberti, nel corso del precedente dibattito sull' autorizzazione a procedere contro di me, che noi non condividiamo il vostro giudizio storico sull' esperienza fascista. ci permetterete di non condividerlo soprattutto in questo momento: ve lo diciamo francamente e lo diciamo alla pubblica opinione , per nulla impauriti o preoccupati dalle conseguenze politiche che potrebbero derivarci da simile aperta manifestazione di giudizio. l' importante è che voi comprendiate, anche senza darmene atto, che quando noi diciamo lealmente di non condividere il vostro giudizio sull' esperienza fascista, non diciamo che non lo condividiamo perché il vostro è un giudizio critico mentre il nostro sarebbe acritico. non lo condividiamo perché, all' opposto, crediamo, a nostro avviso più esattamente, che il vostro sia un giudizio acritico, mentre il nostro è un giudizio critico. intendo affermare che noi siamo lontani le mille miglia dai giudizi, apologetici, che sono sciocchi, come vorremmo che voi foste, nell' intimo vostro, lontani le mille miglia dai giudizi antiapologetici per definizione, cioè dai giudizi negativi e di condanna per definizione e senza attenuanti, che sono altrettanto sciocchi e che sono ingenerosi — oltre che sciocchi, ripeto — quando provengono da uomini (mi riferisco a uomini di tutti i settori politici, a cominciare dal segretario del suo partito, onorevole Rumor), che quella esperienza hanno avuto modo di vivere in prima persona e di conoscere direttamente in Italia. sicché, quando affermiamo di non condividere il vostro giudizio sulla esperienza fascista, lo facciamo in un momento in cui, proprio per aver avuto noi la volontà e la capacità di trasformare il Movimento Sociale Italiano in MSI-Destra Nazionale , abbiamo già pagato il nostro debito con la coscienza, con la pubblica opinione italiana, e soprattutto con i giovani ai quali non stiamo insegnando, non ci proponiamo di insegnare — ed io, segretario di questo partito, non mi propongo affatto di insegnare — che si possa andare innanzi voltando sempre la testa indietro e che si debba evitare un sereno giudizio storico, ricorrendo a facili e magari vittimistici giudizi esaltativi, che poi giudizi non sono. ai giovani noi tentiamo di insegnare, nonostante la durezza dei tempi e la iniquità degli uomini, a guardare con serenità, con freschezza, con modernità di visione, con capacità critica, nel bene e nel male, al passato della nostra patria comune; patria comune cui non possiamo negare di avere, nelle persone dei suoi uomini più eminenti, commesso degli errori, ma cui non possiamo parimenti negare, nelle persone dei suoi uomini più eminenti e meno eminenti, di aver affermato in ogni periodo della sua storia verità importanti, di aver espresso decisioni di grande e positivo rilievo, di essersi avviata sulla strada maestra della civiltà, anche attraverso errori che possono essere costati molto cari e che a caro prezzo sono stati pagati. questa è la nostra posizione, che è posizione della quale vi preghiamo di tener conto. in caso contrario diventerebbe impossibile anche il dialogo in questa sede, dialogo che vogliamo continuare ad intrattenere nell' interesse di quella parte di pubblica opinione che tali problemi sta seguendo con attenzione. ma io voglio, signor presidente del Consiglio — e debbo farlo, altrimenti il colloquio non ha senso — immaginare di condividere in questo momento (lo immagino per assurdo evidentemente) il suo giudizio, di prenderlo alla lettera. ed alla lettera lo riprendo, citando tra virgolette le sue espressioni, per chiedere un chiarimento. che significa « politica antifascista » ? ho il diritto, non solo il dovere, di chiedere tale chiarimento, perché non penso si voglia continuare nella defatigante guerra delle parole, che consente a tutti gli italiani di parlare di tutto, evitando una sola cosa: la chiarezza, la ricerca di comprensione, il colloquio, che se non sbaglio costituiscono condizione essenziale per la sopravvivenza di un regime di libertà. ed allora, onorevole Rumor, che cos' è il fascismo, secondo voi? violenza? ella ha detto: « noi ci batteremo, come Governo, contro l' esplosione della violenza comunque motivata e da qualunque parte venga » . ed allora, onorevole Rumor, onorevoli colleghi , se secondo voi il fascismo è violenza, ma se a vostro avviso la violenza deve essere combattuta, da qualunque parte provenga ed in qualunque modo essa si manifesti, delle due l' una: o tutti voi, oppure qualche settore della nuova maggioranza, avrete il coraggio di contestare tale tesi, o avrete il coraggio di affermare (ma lo dovete affermare apertamente in questa sede) che il fascismo è violenza, che solo il fascismo è violenza, che ogni altra violenza politica, in quanto non fascista, non deve essere combattuta, ed allora potrete proseguire in un certo indirizzo politico ; ma se il vostro giudizio è quello che ho ricordato, se nessuno si dissocia dallo stesso, se nessuno in quest' Aula, apertamente, o fuori della stessa (come è stato tendenziosamente fatto nei mesi scorsi, senza assumersene precise responsabilità parlamentari e politiche) si prende la responsabilità di dire che vi è un tipo di violenza politica che si ritiene di difendere perché spontaneistica, perché generosa, perché comunque antifascista; se nessuno arriva a dire ciò, signor presidente del Consiglio , allora le dirò che questo è un incontro positivo (non vi scandalizzate) tra il MSI-Destra Nazionale e il Governo. noi siamo pronti a discutere, ma siamo soprattutto pronti a fornire gli strumenti operativi di natura legislativa e anche di natura politica, per quanto ci concerne, nonché di natura propagandistica, affinché si giunga a risolvere questo problema. dico di più, onorevole Rumor. come ministro dell'Interno , ella dovrebbe saperlo: noi li abbiamo già offerti gli strumenti operativi; giacciono negli archivi della Camera (archivi che il signor presidente a questo riguardo non ha voluto frugare, mentre ha frugato quelli della Giunta per le autorizzazioni a procedere ) tre nostre proposte di legge , presentate nella presente legislatura, contro la violenza da qualunque parte provenga. si tratta di una proposta di legge di inchiesta parlamentare sulla violenza da qualunque parte provenga; di una proposta di legge che è la traduzione in italiano (non esito a confessarlo) della famosa, soprattutto in questi ultimi tempi, legge francese anti-casseurs nei confronti degli esecutori ma anche dei mandanti di manifestazioni di violenza politica; soprattutto, si tratta di una nostra proposta di legge che ricalca (come è affermato nella relazione alla proposta stessa) il famoso progetto di legge polivalente — che più esatto sarebbe chiamare onnivalente — presentato a suo tempo (e non andato avanti) da Alcide De Gasperi . quel progetto di legge si collega agli avvenimenti recenti e attuali, perché fu presentato da Alcide De Gasperi , voluto da lui e dallo stesso onorevole Scelba, allora ministro dell'Interno , in quanto mirava subito a correggere i difetti di fondo della legge Scelba e ad inserire quest' ultima nel quadro delle leggi comuni ed eguali per tutti. a detto progetto di legge (non rivelo niente, ma ricordo un particolare non privo di importanza) diede la sua esplicita adesione l' attuale segretario nazionale della Democrazia Cristiana , senatore Fanfani. il 26 gennaio ed il 30 gennaio del 1954 (indico puntualmente le date, e so di fare una cortesia al senatore Fanfani, il quale è abituato a questi puntigliosi richiami) nel discorso di apertura e nel discorso di chiusura di un suo infelice tentativo di Governo (un Governo che avrebbe potuto nascere, e forse malauguratamente non nacque, con l' appoggio determinante del Movimento Sociale Italiano ), in questa Camera, durante quel suo conato di Governo, ebbe a dare esplicita ed impegnativa approvazione a quel progetto di legge , dicendo qualcosa di più, ovvero che un paese libero non può vivere nel lazzaretto delle leggi eccezionali, perché puzzano di ospedale. questo disse il senatore Fanfani, non immaginando che il puzzo di ospedale sarebbe diventato addirittura odor di cimitero in un paese che campa di rendita politicamente sulle leggi eccezionali e si accinge, come dirò più avanti, ad aggravarle addirittura o a tentare di aggravarle. sicché, il fascismo è violenza? però, siete tutti concordi, esponenti della nuova maggioranza, nel voler combattere (come ella ha detto, signor presidente del Consiglio , in una frase che ho citato tra virgolette) l' esplosione della violenza, comunque motivata e da qualunque parte venga? le nostre proposte sono a disposizione. vi ho detto altre volte, ma ora vi ripeto più impegnativamente (perché l' altra volta ella era ministro dell'Interno e oggi è presidente del Consiglio ), che se quelle nostre proposte di legge vanno bene, esse sono a vostra disposizione; che, se meritano di essere rivedute ed emendate, salvando il principio, esse sono a vostra disposizione; che se, per avventura, le nostre firme in testa a quelle proposte di legge vi disturbano, possiamo porre altre firme cancellando le nostre. ma, per combattere la violenza, da qualunque parte provenga, non bastano le dichiarazioni, sia pure impegnative, a titolo politico, di un presidente del Consiglio che cerca, oltre ai voti parlamentari, anche una certa comprensione di opinione su questi problemi. occorrono gli impegni legislativi e gli impegni parlamentari. voi avete preso impegni legislativi su altri problemi, dicendo di voler mettere allo studio il problema tale o il problema talaltro, ma avete anche dichiarato che l' ordine democratico o l' ordine pubblico è premessa indispensabile per ogni possibile riforma, per la rinascita del paese — ha detto lei — in termini morali e quindi in termini sociali, economici e politici. se questo è vero, allora le prime proposte di legge che avete l' obbligo di presentare, l' obbligo morale di presentare, sono queste. e la verifica vera della maggioranza al suo interno è questa. sono molto scettico — e non sia offesa per alcuno — circa la disponibilità socialista ad approvare proposte o disegni di legge da qualunque parte vengano contro la violenza politica da qualunque parte venga. sarei felice se la parte socialista aderisse in pieno a proposte di legge di questo genere. e siamo pronti, disponibilissimi per un dibattito conclusivo e positivo a questo riguardo. ma se, signor presidente del Consiglio — ed io voglio allontanare da lei e da me questo sospetto, che potrebbe anche essere infamante — ella ha pronunziato quella frase dovendola pronunziare per placare un certo settore molto vasto di opinione pubblica , che è certamente di centro e di destra, non di sinistra, ma anche di sinistra negli strati più umili; se ella ha pronunziato quella frase contro la violenza da qualunque parte venga, ma non è disponibile per ottemperare a questo serio impegno, che lei ha detto essere prioritario, allora, onorevole Rumor, ci risparmi ogni altro discorso nel tempo su ogni altra possibile riforma, perché in clima di violenza politica scatenata e soprattutto in clima di violenza politica scatenata da una parte contro tutte le altre parti — e quella non è la nostra — ebbene, signor presidente del Consiglio , in un clima simile cento giorni sono troppi. le assicuro, sono troppi. e i cento giorni le saranno misurati dal battito di un orologio di violenza che non è certamente il nostro, ma che certamente proviene da altre parti. fino a verifica diversa. noi siamo pronti alla verifica. ella ha detto che il Governo vuole combattere la filosofia del fascismo, che è perversa ed elementare. accetto anche questa sua frase. se la filosofia del fascismo è perversa ed elementare, ella da cattolico mi deve dire il suo giudizio sulla filosofia del marxismo. me lo deve dire. se siamo alla filosofia, se siamo al dibattito ideologico, per cortesia si esprima. noi possiamo portar qui i testi di Giovanni Gentile, che qualche allievo ebbe anche in quelle fila, qualche ricordo al riguardo, importante, riguarda proprio il segretario del vostro partito. altri esibiranno i testi filosofici di Carlo Marx. comunque, siamo pronti anche a questo discorso. l' Italia lo attende con interesse. un presidente del Consiglio filosofo fin qui non lo avevamo avuto e non ci aspettavamo che lei filosofo fosse. questa nuova sua esibizione di competenza, in un Governo che ha rispettato le competenze al punto di inviare alla pubblica istruzione chi non se ne è occupato mai e di sradicare dalla pubblica istruzione chi un tempo se ne occupava, per mandarlo ora ad altri incarichi (alludo all' onorevole Gui) che non credo gli siano molto propri, nel ministero delle competenze un presidente del Consiglio filosofo ci voleva. la ringraziamo e aspettiamo che l' onorevole presidente della Camera, noto filosofo, ci istruisca sulla filosofia del regime. ella ha detto di voler combattere le tensioni eversive ed io prendo alla lettera e per buona anche questa sua affermazione, e dico io quello che lei non ha detto, signor presidente del Consiglio . lo dico a mio danno, cioè, ritengo che abbiate voluto alludere, parlando di tensioni eversive, per esempio a Reggio Calabria . non è vero? allora, attenzione, attenzione anche a Reggio Calabria nel quadro del nuovo centrosinistra. perché il sindacalista dottor Boni, che se non erro è diventato vicesegretario generale della Cgil per conto del partito socialista , nel recente congresso di Bari, a proposito di Reggio Calabria , ha detto quello che cito fra virgolette, riprendendolo dal Il Corriere della Sera del 7 luglio. e non mi si dica: ma Il Corriere della Sera è il giornale dei padroni. Il Corriere della Sera sta pubblicando tali piacevolezze in favore del nuovo centrosinistra che senza dubbio merita l' appellativo di giornale dei padroni. ma dei padroni — Indro Montanelli — che stanno per venire (secondo lei, naturalmente, non secondo noi). allora il sindacalista socialista Boni, iscritto al partito socialista , ha detto: « sulle barricate di Reggio Calabria c' era il sottoproletariato vittima di illusioni e strumentalizzato, ma vi erano anche i lavoratori non ancora raggiunti da sindacalisti troppo rinchiusi nelle fabbriche » . sicché organizzate altri treni speciali, altri aerei, altre navi a carico del contribuente Italia. no, e quindi anche del lavoratore italiano, fate sì che gli operai escano dalle fabbriche del nord e raggiungano il profondo sud, e si presentino — i sindacalisti del nord e i sottoproletari del sud — in modo che quelli del nord prendano conoscenza dei problemi del sud; quando tale conoscenza si sarà realizzata, quando, per parlare più seriamente, il vecchio sogno di Gramsci si sarà realizzato alla rovescia, e non il sud salirà disperato al nord, ma il nord deluso scenderà verso la profonda disperazione del sud, e si stabilirà un contatto di base, allora ci spiegherete qualcosa a proposito di Reggio Calabria e più vastamente a proposito della protesta meridionale dalla quale non vi salverete, tutti quanti. ve lo dico non in tono di minaccia, ve lo dico lealmente e chiaramente; lo dico perché della protesta meridionale noi abbiamo meritato di diventare i rappresentanti, o se volete, più modestamente, alcuni tra i rappresentanti, ma credo tra i più qualificati, perché nel Mezzogiorno d' Italia abbiamo rifiutato — e vi fornisco subito l' esempio — di usare quel linguaggio demagogico di divisione tra gli italiani, che voi ci accusate di usare, perché da troppo tempo lo usate voi. quando sono stato a Reggio Calabria , come segretario del mio partito — e parlo di me per non offendere la modestia dei colleghi eletti a Reggio Calabria che sono qui presenti — ho corso il rischio, ma l' ho corso volutamente, di essere contestato dalla stessa folla che mi applaudiva, e che mi ha applaudito a conclusione del mio discorso, perché ho detto ai colleghi eletti a Reggio Calabria di far venire a Reggio non le delegazioni del nord, ma le delegazioni della Calabria. la delegazione di Catanzaro, la delegazione di Cosenza, erano presenti nella piazza di Reggio Calabria , ed attraverso le mie parole ho ottenuto — ed in quel momento non era facile — che il sottoproletariato barricadiero, come dite voi, di Reggio, campanilista, come dite voi, di Reggio municipalista, il sottoproletariato che si diceva avesse eretto le barricate per il capoluogo, in quanto non era sensibile a seri richiami sociali, economici, politici ed unitari di carattere nazionale, di contenuto autenticamente civile, applaudisse le città sorelle di Catanzaro e di Cosenza. voi socialisti, per tentare di dividere, avete inventato l' attentato Malacaria; voi per tentare di dividere, per tentare di squalificarci avete usato voi le bombe in Calabria, contro un povero socialista, ma soprattutto, nel vostro criminoso disegno, contro di noi. noi siamo scesi in Calabria ed in tutto il Mezzogiorno e così continueremo; vi avverto: i contenuti della nostra protesta politica e sociale meridionale sono questi, sono nazionali, sono unitari nel sud affinché si rinsaldi l' unità tra gli italiani, e non in termini di demagogia, ma in termini di programmi e di progressi sostanziali. anche sotto questo punto di vista siamo a disposizione; ed io non le consiglio, signor presidente del Consiglio , di dare ascolto soltanto alle sinistre, se vuole comprendere il problema del Mezzogiorno. se voi volete comprendere democraticamente il problema del Mezzogiorno, penso che dobbiate tenere conto del fatto che, in alcune città e province del Mezzogiorno, noi siamo in testa o al secondo posto nei risultati elettorali, e che quando siamo al secondo posto lo siamo a poca distanza da voi; penso dobbiate tenere conto del fatto che il nostro successo nel Mezzogiorno, ed in Sicilia particolarmente, non lo abbiamo conseguito soltanto a spese della Democrazia Cristiana , ma lo abbiamo conseguito — e ne siamo profondamente compiaciuti — a spese del partito comunista , il quale lo ha riconosciuto. ricordo sempre una dichiarazione dell' onorevole Enrico Berlinguer — e cito la data, come al solito — del 21 giugno 1971, in sede di comitato centrale del partito comunista , dopo le elezioni del 13 giugno, quando egli disse che molti voti dall' estrema sinistra erano passati in Sicilia all' estrema destra , e non certamente perché fossero i voti del Tricolore, ma perché erano i voti della casa espropriata, erano i voti del piccolo appezzamento di terra espropriata, erano i voti della difesa della piccola proprietà in funzione sociale, altro caposaldo del nostro programma e, un tempo, del vostro programma. caposaldo che è molto più importante — ricordatevelo — per gli italiani del sud che per gli italiani del nord, se è vero come è vero , che il senso della proprietà largamente diffuso è stato secolarmente la sola difesa del Mezzogiorno d' Italia nei confronti dei regimi stranieri o interni che gli sono piovuti addosso. forse voi non avete letto questa faccia del Mezzogiorno d' Italia e se continuerete a guardare soltanto a sinistra non la leggerete mai. il Mezzogiorno d' Italia non intende essere proletarizzato, essere marxistizzato; non è l' alcova adatta per la marxistizzazione, è esattamente il contrario. in termini di marxismo, di collettivismo, di materialismo non riconquisterete mai le cittadelle del Mezzogiorno d' Italia. le voterete, se vi riuscirete — e Dio voglia che non vi riusciate — alla disperazione più assurda. e noi questo non desideriamo. noi siamo contro la disperazione del sud. noi abbiamo potuto far lievitare la disperazione in protesta e dalla protesta è nata una speranza: questa non è retorica, non sono frasi comiziali, è la verità. ma se la disperazione è diventata protesta e la protesta speranza, non è perché siamo andati nel sud a parlar male del Governo. sono trent' anni che tutti parlano male del Governo, di tutti i governi, nel Mezzogiorno d' Italia, nel settentrione d' Italia e nell' Italia centrale. no, non è perché abbiamo approfittato e speculato sul fallimento dei precedenti governi, perché allora avrebbero potuto strumentalmente speculare molto meglio di noi le sinistre sul fallimento nel Mezzogiorno di tutti i precedenti governi. perché noi abbiamo parlato il linguaggio giusto nel momento giusto; è perché abbiamo capito il Mezzogiorno d' Italia e lo abbiamo capito non solo perché noi siamo in gran parte meridionali, ma soprattutto perché siamo tutti italiani e ci rendiamo conto che la spiritualità del Mezzogiorno d' Italia, la civiltà dolente, tetra a volte, rammaricata, delusa, angariata del Mezzogiorno d' Italia o è la civiltà d' Italia o non è. le condizioni per il riscatto sono lì, indubbiamente. invitate i lavoratori del nord che voi controllate a capire questo; cercate di non offendere ulteriormente il proletariato meridionale con le parate squadristiche — sì, nel senso deteriore del termine — che avete organizzato, con le parate dei mercenari, che non sono né lavoratori né sindacalisti, ma sono dei tipi che si divertono ad irridere la miseria e la sofferenza del Mezzogiorno. affrontate con serietà questo problema e allora vi accorgerete da quale parte vengano le spinte eversive che vogliamo tutti combattere insieme. e vi accorgerete anche, signor presidente del Consiglio , in coscienza, del contributo insostituibile che la destra nazionale ha dato, sta dando e darà perché la spinta meridionale non diventi eversiva. Iddio voglia che ci riusciamo e Iddio voglia che incontriamo su questo, almeno su questo, una larga comprensione, un largo aiuto di opinioni. ella ha detto, ed io continuo ad accettare la sua terminologia senza offendermi, che volete combattere il « velleitarismo latente » . diteci dove latet, diteci dove è nascosto il velleitarismo. vi riferite al colpo di stato ? ho detto che i colpi di Stato in questo paese o sono colpi di sole o non so che cosa siano. a quali velleitarismi vi riferite? credo di poterne rilevare nel vostro seno e credo che dobbiate stare attenti ai velleitarismi che nel vostro seno frequentemente insorgono e risorgono. ella ha detto, sempre in tema di antifascismo, che volete combattere il privilegio minacciato. signor presidente del Consiglio , qui andiamo a nozze! noi siamo presentatori, fra le tante altre proposte di legge inutili, di una proposta di legge che colpisce i profitti di questo regime. vogliamo andare a cercare il privilegio, a vedere dove esso si annidi, al vertice, al centro, alla periferia, nei comuni, negli enti, nei sottoenti? vogliamo combatterlo davvero? avete l' impressione che il privilegio sia da questa parte? 0 che noi abbiamo qualche interesse a difendere il privilegio o a farci coccolare dal privilegio? il privilegio vola insieme con il potere, nei paesi civilmente sottosviluppati quale purtroppo è diventato il nostro. il privilegio con il potere. il privilegio è nella stanza dei bottoni . il senatore Nenni non ha forse combattuto tanti anni per arrivare, insieme con il partito socialista , nella stanza dei bottoni ? e tutta la grande stampa italiana non ha rilevato e non sta rilevando, in questi giorni, a cominciare dalla grande stampa ormai favorevole al partito comunista , che il partito socialista , una volta entrato nella stanza dei bottoni , ha superato gli appetiti e le ingordigie della Democrazia Cristiana ? e il discorso più sferzante a questo riguardo al congresso socialista di Genova (io li leggo i testi dei vostri congressi) non l' ha forse pronunciato Pietro Nenni, che ha preso la frusta in mano per denunciare in un congresso — egli vecchio d' anni, ma non logoro — le storture morali del suo partito, i privilegi di casta e taluni sconcertanti e non divertenti (perché non ci si diverte mai di fronte alle disgrazie del proprio paese) aspetti della recente crisi di Governo ? questi aspetti non sono forse stati rappresentati e caratterizzati dalle lotte di privilegio, di ceti privilegiati, a livello governativo o paragovernativo? e il numero dei ministri e dei sottosegretari e le assegnazioni dei dicasteri non corrispondono forse ad una rete, ad una trama di logori ma resistenti e robusti privilegi? vogliamo combatterli? ella ha detto, onorevole presidente del Consiglio , che il Governo è guida ed esempio e non può fare miracoli. d' accordo, faccia però almeno questo miracolino: presenti lei, seriamente, quel disegno di legge , sull' ordinamento e le funzioni della Presidenza del Consiglio che stiamo aspettando da trenta anni; garantisca, almeno da questo punto di vista , un avvenire decente all' amministrazione dello Stato italiano; si sappia prima e per legge quali sono le attribuzioni del presidente del Consiglio e dei ministri, quale il numero dei ministeri e che, se si vogliono creare ministeri nuovi, occorre farlo con una legge. questo è il paese dell' assurdo, in cui si creano ministeri con un diktat del presidente del Consiglio a seguito di accordi tra le forze di Governo. e lei ha il coraggio di parlare di privilegi che si nasconderebbero da questa parte? non si vergogna (e mi perdoni la parola che è andata oltre le intenzioni) dopo quanto è accaduto anche in questi giorni? sempre in tema di antifascismo voi dichiarate di voler combattere le spinte autoritarie. ciò è divertente se riferito al recente congresso della Democrazia Cristiana . pensi a quello che sarebbe accaduto a me, modestissimo, se nei tempi in cui una certa discussione polemica era nel nostro partito, io avessi pensato di tenere un congresso così: riunendo i capi-cabila un' ora prima del congresso e assegnando a Tizio e a Caio la Presidenza della Camera, quella del Senato e, forse, quella della Repubblica. tutto stabilito, tutto firmato. mi avrebbero cacciato via a furor di popolo . voi vi permettete tutto ciò e rilevate le spinte autoritarie altrove? manzonianamente, invece di cercare lontano, scavate vicino: quante monache di Monza nel vostro partito vi sono e quanti poveri Egidi nelle fosse vicine avete sepolto, ultimi ma non meno importanti, coloro che avete sepolto poco fa cercando pretesti lontani perché non si guardasse vicino. io vi sconsiglio di parlare di questi argomenti. voi combattete il fascismo perché la Costituzione condanna il fascismo? esatto: uso i vostri termini, mi riferisco ai vostri discorsi, accetto polemicamente le vostre impostazioni, accetto che la Costituzione condanni il fascismo, esplicitamente, alla lettera. badate, faccio una certa forza non su me stesso, ma sul dettato costituzionale quando affermo tutto giusto, proprio perché ho letto e riletto con estrema attenzione i testi relativi all' articolo 1 della Costituzione. quanto si discusse allora! nessuno propose che si dicesse che la Repubblica è antifascista. per carità, si discusse se la Repubblica dovesse essere fondata sul lavoro, se dovesse invece essere una Repubblica dei lavoratori, una Repubblica democratica, ma a nessuno tra i padri coscritti della Costituente saltò in mente di risolvere così il problema, con una impostazione che sarebbe stata, per lo meno storicamente e costituzionalmente, valida. ma io accetto che, avendo la Costituente relegato in fondo, in una norma transitoria e finale — accetto anche il « finale » — il dettato antifascista, quella sia la Costituzione: lo ha detto lei, onorevole presidente del Consiglio . però il senatore Fanfani ieri, al Senato, ha detto una cosa diversa; vogliamo rileggerla insieme? la riporto dai giornali di stamane: « non si vogliono far correre al popolo italiano pericoli di nessun genere: né quelli rappresentati dal fascismo che la Costituzione condanna, né quelli rappresentati dall' avvento di regimi autoritari di qualsiasi specie, monopartitici di qualsiasi dosaggio, collettivistici di qualsiasi intensità, che la Costituzione, con suo preciso dettato, ha inteso prevenire » . e allora, onorevole Rumor, o lei avrà la cortesia, domani sera, di smentire questa interpretazione del segretario del suo partito, o questa è la interpretazione del preciso dettato costituzionale. con questa interpretazione siamo fuori dalla interpretazione di comodo di cui si è servito lei per fare un piacere alle sinistre. la Costituzione non è antifascista: è antifascista e antitotalitaria. vogliamo dire qualcosa che vi può far più comodo? è antitotalitaria perché è antifascista, è antifascista perché è antitotalitaria, comunque la Costituzione con preciso dettato condanna a priori ogni tentativo autoritario, totalitario, monopartitico di qualsiasi specie e di qualsiasi provenienza. il senatore Fanfani, accorgendosene — è uomo troppo acuto — ha buttato a mare, ieri sera, la formula dell' arco costituzionale . colleghi comunisti, vi ha cacciato fuori. e ha cacciato fuori, per metà, anche i colleghi socialisti; a meno che essi non smentiscano certe rispettabilissime tesi che il socialismo da sempre va sostenendo. se è vero quello che ha detto il senatore Fanfani, sotto l' arco costituzionale non passa il fascismo come voi lo interpretate (e che non è certo la destra nazionale); ma non passa il comunismo, e non come voi lo interpretate, ma come esso si autointerpreta; non passa il socialismo come esso si autointerpreta, se è vero come è vero , che pur affermando che quella è la vera democrazia, essi fanno coincidere la vera democrazia con i regimi d' oltrecortina, che conosciamo e che tutti i popoli del mondo conoscono. né si dica che noi, a nostra volta, individuiamo la vera democrazia in altri regimi che ci sono più simpatici, perché ho avuto anche recenti occasioni, alla televisione e in Parlamento — prevengo la sua risposta, onorevole Rumor — per dichiarare che noi riteniamo che quei popoli abbiano fatto le loro scelte, ma riteniamo anche che non siano scelte idonee per il popolo italiano , né per l' oggi né per il domani. quindi vi trovate, qui, di fronte ad una posizione critica ed autocritica che sgancia la destra nazionale da ogni velleità totalitaria e autoritaria; vi trovate, là, di fronte a posizioni rispettabili, mai smentite e fra l' altro confermate ogni giorno clamorosamente dai fatti, di adesione, sia pure nel tempo, ma anche nello spazio, a regimi totalitari, autoritari, monopartitici. quindi qui c' è il tentativo pretestuoso di mettere fuori dalla Costituzione chi ha le carte in regola , chi professa apertamente queste sue posizioni e ne paga lo scotto. so che, quando dico queste cose, esse, per lo meno nell' ambito del mio partito, si ripercuotono su tutta la sua classe dirigente e su tutto il nostro elettorato. se per avventura io mi pronuncio qui sui temi dello Stato, del totalitarismo, dell' autoritarismo, in guisa tale da offendere la sensibilità della classe dirigente del mio partito, ho spaccato il mio partito; se mi riferisco a questi problemi in termini tali da offendere la sensibilità del mio elettorato, ho spaccato, diviso, diminuito, menomato il mio elettorato. pago il conto. ma che noi dobbiamo essere considerati fuori. sulla base di questa definizione, dall' arco costituzionale , e comunisti e socialisti vi siano inclusi, non lo raccontate ad alcuno! io credo che il senatore Fanfani, che sa quel che dice. che parla in prospettiva, che è il demiurgo, che pensa di poter preparare futuri 18 aprile, abbia voluto con questa dichiarazione mettere a posto la Democrazia Cristiana dal punto di vista costituzionale, ricollocandola su una posizione di centralità che le permette di escludere tutti i totalitarismi e che le permetterà quindi, dopo i cento giorni — o mille giorni, chissà? — di sbarcare o di tentare di sbarcare i nuovi alleati definendoli totalitari. aspetto risposte e precisazioni su questi importanti argomenti, che penso interessino la pubblica opinione . a prescindere da quello che lei ha detto, onorevole Rumor, so che, quando voi parlate di antifascismo, ci condannate anche perché noi abbiamo proclamato apertamente di essere un' alternativa al sistema. lo ripeto: la nostra posizione programmatica è di alternativa al sistema. ma è anche la vostra: lo onorevole Rumor ha detto ieri al Senato che « il male sta nelle radici » . e il senatore Fanfani, a proposito del sistema, ha detto ieri al Senato che vi è una discrasia sempre più evidente tra quello che solitamente viene chiamato paese legale e il paese reale . o si accetta questa discrasia o si devono mutare radicalmente i connotati di quello che viene chiamato il paese legale . la posizione antisistema è una posizione estranea alla nostra Carta Costituzionale . ma la nostra Costituzione comprende pure l' articolo 138, che consente la revisione di tutta la Carta Costituzionale , tranne una norma, quella istituzionale. il resto è tutto rivedibile. se per avventura un partito politico , prendendo per oro colato le vostre affermazioni e dicendo che « il male è alle radici » , che il paese legale è difforme dal paese reale , ritiene che non si debba accettare una situazione di questo genere, che se ne debba uscire, che se ne debba correttamente uscire, che si debba correttamente, con sistemi che la Costituzione stessa prevede, rivedere organicamente la Costituzione, quel partito si porrebbe fuori dunque di essa, mentre la vuole applicare in prospettiva, per il bene del popolo italiano , perché non si dica più che « il male è alle radici » ? giudicate voi anche di questo. a proposito del fascismo vi sono tesi non sostenute dal presidente del Consiglio , ma sostenute dal senatore Nenni in Senato: tesi storiche, perché il personaggio è storico, che meritano la nostra, ma anche la vostra cortese attenzione. il senatore Nenni ha condannato storicamente il fascismo o il neofascismo, dicendo che « ciò che ci minaccia è la provocazione neofascista, punta avanzata della permanente trama reazionaria di ceti e di interessi parassitari e di avventura, che durante tutto l' arco del secolo dell' unità nazionale si è costantemente posta di traverso al progresso sociale e democratico della nazione, con gli stati d' assedio, con la dittatura delle manette e della sciabola, con il fascismo, e che dal 1946 in poi ritroviamo costantemente sul nostro cammino » . se codesta tradizione si è sempre posta di traverso, vi fu un momento storico non privo di rilievo, il 1919, in cui l' onorevole Nenni si pose di traverso all' onorevole Nenni degli anni successivi. quando si pronunciano solenni condanne storiche, bisogna, anche se si è un po' anziani, sapere guardare addietro nel proprio tempo e non soltanto nel tempo degli altri. cosa sarebbe accaduto dell' onorevole Nenni, edizione 1919, se l' onorevole Mussolini, edizione 1919, fosse stato disposto a quegli accordi che l' onorevole Nenni, edizione 1919, postulava dallo onorevole Mussolini edizione 1919? non si sa. ma il discorso si allarga, si allarga alla classe dirigente qualificata che il 16 novembre 1922 in quest' Aula concesse fiducia e pieni poteri al governo Mussolini. il discorso si allarga alla classe dirigente qualificata che governò insieme con Mussolini, sia pure per non molto tempo; si allarga e si estende ai consensi di tutta la classe dirigente di cui il senatore Nenni parla. non credo che Pelloux fosse fascista in senso storico; era reazionario. ma quando il senatore Nenni esclude Pelloux (e penso voglia escludere tante altre cose, ivi compresa una parte notevole dell' esperienza giolittiana, ivi compresa tutta l' esperienza salandrina), io penso che egli dichiari storicamente guerra non al neofascismo, che « si è posto di traverso » , ma si schieri contro tutta una parte, che penso qualificatamente qui rappresentata, della tradizione politica nazionale. sicché appare chiaro il proposito pretestuoso di attacchi e di condanne di questo genere. al Senato il senatore Nenni ha fatto un notevole discorso, condendolo con tutti gli ingredienti tipici dell' uomo: l' interpretazione storica, l' analisi politica, la minaccia, il ricatto, le lacrime, il « volto umano » . La Stampa di Torino (che, come tutti sappiamo, è un organo pronto a commuoversi sulle vicende del popolo italiano ), commentando quel discorso, osserva che il senatore Nenni ha dato luogo ad un « meraviglioso finale » quando ha parlato di quel povero ragazzo morto in carcere, come un figlio di nessuno in un mondo di nessuno... senza retorica, noi ci associamo al compianto che eventi di tal genere non possono non suscitare e che non dovrebbero mai accadere in un paese civile; ma il senatore Nenni non avrebbe dovuto rispolverare il « volto umano » solo in quella circostanza: di quanti « morti di nessuno » è costellata la storia italiana e anche la politica italiana di questi ultimi anni! non basta ricordarne qualcuno, bisogna ricordarli tutti e le lacrime dovremmo versarle, io penso, tutti insieme, se è vero che tutti insieme in qualche guisa siamo responsabili e corresponsabili. interessante è, da parte del senatore Nenni, l' interpretazione politica degli eventi. ve ne voglio parlare, onorevoli colleghi , anche perché in questi giorni stanno accadendo e potrebbero ancora accadere fatti sui quali desidero richiamare la sua attenzione, signor presidente del Consiglio , anche nella sua qualità di ex ministro dell'Interno e di attento tutore, penso, della situazione politica interna . signor presidente , la ringrazio per la cortesia con cui ha rilevato che continuo a parlare. nel suo discorso, al quale ho fatto più volte riferimento, il senatore Nenni, nel fornire un quadro dell' attuale situazione politica, si è richiamato ad un' altra data che, a suo avviso, potrebbe o dovrebbe diventare storica: non il 13 giugno, non il 24 dicembre, non il 7 maggio, tanto meno il 18 aprile, ma il 12 aprile. per chi non lo ricordasse, anche se si tratta di fatti recenti, il senatore Nenni si riferiva al cosiddetto « giovedì nero » di Milano, alla vicenda nella quale è stato assassinato l' agente di Pubblica Sicurezza Antonio Marino . riferendosi appunto a quel tragico episodio, il senatore Nenni ha avvicinato il 12 aprile di quest' anno al giugno-luglio del 1960, accostando l' esperienza Tambroni all' esperienza Andreotti, senza che da parte democristiana giungesse alcuna replica, né nei confronti di chi non vi è più fisicamente, né nei confronti di chi non vi è più come presidente del Consiglio . avvicinando questi due episodi, il senatore Nenni ha parlato dei fatti del 1960 come di un « conflitto di piazza provocato dai fascisti, anzi dagli squadristi » in funzione di milizia ausiliaria rispetto alle forze dell'ordine e a quelle militari. negli stessi termini egli si è espresso a proposito dei fatti del 12 aprile di quest' anno. ora, io voglio ricordare a me stesso (ma spero anche a tutti gli onorevoli colleghi ) che nel novembre del 1960, alla televisione, allorché da parte nostra veniva contestata al senatore Nenni l' interpretazione faziosa e assurda dei fatti del giugno-luglio di quell' anno, lo stesso Nenni (che ormai aveva raggiunto i suoi scopi e aveva ottenuto il risultato che si riprometteva, cioè la fine del centrodestra, che allora era un centrodestra sul serio, e l' apertura a sinistra) ebbe a dichiarare — ritenendo di essere arrivato all' altra spiaggia e non pensando che la vita è lunga, non solo la sua... — che quello « fu un pretesto » . se i fatti del 1960 furono un pretesto, onorevole presidente del Consiglio , quelli del 12 aprile del 1972 furono una sporca manovra. leggo sui giornali di stamane (ne parlo non perché qualcuno mi provochi a parlarne, ma per chiarezza), non a caso, nel momento in cui si è votato al Senato, e si sta per votare alla Camera (non avete bisogno di manovre siffatte all' interno del Parlamento, ma ne avete molto bisogno, e lo sapete, a livello di pubblica opinione ), leggo, dicevo, la notizia della richiesta di autorizzazione a procedere contro due deputati della nostra parte politica non per il reato di strage, ma per adunata sediziosa. non mi permetto di intervenire sul giudizio della magistratura, la quale avrà agito e continuerà ad agire, voglio augurarmelo, nella pienezza della sua autonomia. rilevo essere molto singolare il fatto che questo avviso di reato (una volta tanto ci si è ricordati dell' avviso di reato) sia giunto proprio in questi giorni, subito dopo che il senatore Nenni aveva detto al Senato che il ministro di grazia e Giustizia è socialista; egli ha detto testualmente: « urgente sarebbe uno scossone relativo ai drammatici eventi milanesi » . ma guarda: il senatore Nenni dice che sarebbe urgente lo scossone; il ministro della Giustizia è socialista; non a caso, Togliatti chiese la giustizia, a suo tempo. i socialisti hanno chiesto la giustizia. sto parlando del ministro di grazia e Giustizia, e sto parlando di singolari coincidenze. mi si consenta di osservare che si tratta per lo meno di singolari coincidenze. il senatore Nenni chiede uno « scossone » . ventiquattro ore dopo, a lunga distanza dal momento in cui si verificarono i fatti, lo scossone si verifica, e proprio nel settore indicato dal senatore Nenni. signor presidente del Consiglio , come ex ministro dell'Interno ella sa benissimo che il ministero dell'Interno (parliamoci chiaro, perché non è lecito giocare con i fatti) aveva dato al prefetto e al questore di Milano, molti giorni prima, l' assenso preventivo perché si svolgesse la nostra manifestazione del 12 aprile. ella sa che il ministero dell'Interno , molti giorni prima, aveva espresso l' esplicito assenso perché alla manifestazione si associasse un corteo. ella sa parimenti che il percorso di detto corteo era stato approvato dal prefetto e dal questore di Milano su preventivo assenso del ministero dell'Interno . ella sa inoltre che il percorso del corteo fu modificato, su richiesta del prefetto e del questore di Milano, ben quattro volte in quei giorni, per renderlo consono alle necessità operative delle forze dell'ordine di Milano. ella sa che la data e l' ora del comizio erano state fissate dal prefetto e dal questore di Milano, facendoci spostare i nostri impegni, affinché la data e l' ora del comizio fossero, al solito, i più consoni alle possibilità operative delle forze dell'ordine milanesi. ella sa che il giorno prima a Milano furono consentiti sette cortei delle forze extraparlamentari di sinistra . ella sa che il nostro corteo fu vietato dal ministero dell'Interno , e quindi dal prefetto e dal questore di Milano, ventiquattro ore prima del momento in cui avrebbe dovuto verificarsi. ella sa che il nostro comizio fu vietato dal questore e dal prefetto di Milano sei ore prima dell' ora stabilita e cioè quando è materialmente impossibile impedire che la gente, non avvertita in tempo, affluisca sul luogo del comizio (ed i nostri comizi sono ancora affollati). dopo di che — questo sarebbe stato il piano delittuoso della destra eversiva — come si può pensare che i dirigenti o gli esponenti « missini » si preparassero, si accingessero o anche tramassero di andare, armati di bombe, ad un corteo del loro partito, ad un comizio del loro partito, autorizzato dalle autorità? contro chi gli esponenti « missini » avrebbero lanciato le bombe? non è chiaro che il divieto è in stretta connessione... non dico complicità, signor presidente del Consiglio , dico connessione. faccio molta attenzione all' uso delle parole. se parlassi di complicità, lo farei esibendo delle prove, che per altro non ho. dico: connessione. non si può negare che vi sia stretta connessione fra il divieto improvviso, inatteso per noi, di quel comizio (non dico del corteo, ma del comizio; posso però dire: del corteo, prima, e del comizio), da una parte e, dall' altra, l' affluire in loco di forze veramente eversive che, signor ministro, quante volte avevamo segnalato! su questo ci sono le testimonianze, e posso parlare con piena cognizione di causa, perché sono stato io ad informare il comando dei carabinieri di Milano, facendo i nomi dei giovani che dovevano essere arrestati e che per fortuna sono stati tratti in arresto, giovani che debbono ancora essere giudicati e nei confronti dei quali mi consentirete civilmente di dire: vedremo quale sarà il giudizio. non posso, infatti, pensare di condannarli io. io ho fatto il mio dovere di cittadino e anche di segretario di questo partito, contribuendo (una volta tanto è stato possibile) alla celerità della individuazione dei presunti responsabili, ma ho potuto farlo, senza veli e senza misteri, perché da mesi insistevamo presso il questore ed il prefetto di Milano affinché si facesse pulizia in certi ambienti, eversivi davvero, di provocatori comuni, per i quali vi è stata e vi è tuttora, in questo momento (questa è una denunzia pubblica), una larga tolleranza dà parte delle autorità a Milano. « San Babila » non c' è più. e, guarda caso , signor presidente del Consiglio , non c' è più dal giorno in cui, con quella che fu definita giustamente una bravata (qualche volta si ricorre a degli espedienti), annunziai in una conferenza stampa che dovevo recarmi a Milano, a San Babila , per vedere se il questore avesse fatto pulizia. il questore fece pulizia. « San Babila » si è trasferita in un' altra piazza di Milano, piazza Cavour , se ella non lo sa, onorevole presidente del Consiglio . l' ho denunciato da molte settimane e ora lo dico al Parlamento; i nostri dirigenti di Milano lo hanno denunziato da molte settimane. abbiamo presentato un esposto al ministero dell'Interno , al prefetto e al questore di Milano, ma non siamo stati ascoltati. adesso arriva il senatore Nenni e vuole lo « scossone » . e lo scossone tenta inutilmente perché abbiamo le carte in regola ) di colpire questa parte. ecco, espedienti di questo genere sono ignobili! se ho parlato di questi argomenti, ne ho parlato soltanto per dire a lei, rispettosamente, per ciò che ella rappresenta come presidente del Consiglio , e a tutti i colleghi, perché ne tengano conto, che manovre di questo genere non sempre riescono. il senatore Nenni non può pensare di spuntarla nel 1973-74, come la spuntò nel 1960 o nel 1964; non può pensare, ogniqualvolta i socialisti puntano a rimettere in piedi, a rabberciare, a non far cadere la coalizione di centrosinistra, cioè — quel che loro interessa — la loro possibilità di stare al Governo, di inventare il « babau nero » e di portare al paese e al Parlamento presunti documenti. è riuscito nel 1960, è riuscito con il Sifar nel 1964, quando sette articoli, se non erro, di « Stella nera » (non « Stella rossa » ), che era l' onorevole Pietro Nenni (articoli di fondo pubblicati sull' Avanti! ), precedettero drammaticamente quel presunto scandalo ed il rabberciamento del centrosinistra, che era già entrato in crisi dopo appena un anno di esperienza. no, i socialisti non possono pensare di continuare ad operare sulla nostra pelle in questo modo, perché penso che gli eventi abbiano abbastanza chiarito la realtà delle cose. e allora, signor presidente del Consiglio , mi rimane un argomento, che si riferisce a quanto ella ha detto (ho avuto modo di leggere quanto ella ha precisato ieri al Senato) a proposito della ventilata modifica della legge Scelba. signor presidente del Consiglio , mi consenta in primo luogo di dire, a titolo personale, che questa è una singolare vicenda. le parla non il deputato Almirante, ma il segretario di un partito politico con 3 milioni di voti. si è fatto un gran chiasso dal 7 maggio 1972 fino al 24 maggio di quest' anno sulla legge Scelba, sull' attuazione della legge Scelba, sulla validità della legge Scelba, sulla necessità di applicare contro di noi, e personalmente contro di me la legge Scelba, sull' urgenza di applicare la legge Scelba, sull' urgenza di discutere l' autorizzazione a procedere nei miei confronti, sull' importanza qualificante di quel voto, che, si disse, non mirava a colpire la persona (e ringrazio per la cortesia con cui tanti tra voi, anche di opposte parti politiche, l' hanno detto in quell' occasione), ma una formazione politica sostanzialmente eversiva o per lo meno indiziata di essere eversiva e fuori della Carta Costituzionale . mi permetterà, signor presidente del Consiglio , di dirle, senza falsa modestia, che se qualcuno ha preso sul serio tutto ciò quello sono stato proprio io. pensavo che faceste sul serio, pensavo che la legge Scelba a vostro giudizio fosse veramente importante, qualificante, uno strumento di accorta prevenzione e soprattutto di decisa repressione nei confronti di orrendi reati contro la Costituzione, contro lo Stato, che questa parte o altre parti potrebbero perpetrare. ho preso sul serio la vicenda anche perché mi riguardava personalmente; ne ho fatto oggetto di qualche considerazione — mi si permetterà — personale e familiare. poiché nell' altro ramo del Parlamento, proprio in quei giorni, diceste che sui reati comuni commessi da parlamentari (soprattutto su certi reati di peculato, di furto) bisognava passar sopra, mentre questo invece era un reato consistente e importante, ho pensato: faranno sul serio. quindi mi sono preparato mentalmente e spiritualmente, non al carcere — anzi ringrazio il nuovo ministro della Giustizia per le attenzioni che sta dedicando ai carcerati: ormai siamo di quella parte in prospettiva; spero dunque che le provvidenze in favore dei carcerati vengano rapidamente realizzate — ma agli interrogatori, ai noiosi interrogatori che avrei subìto e alle procedure defatiganti. signor presidente del Consiglio , è il 19 luglio; avete votato contro di me il 24 maggio senza avviso di reato perché era urgente. addirittura il presidente della Camera disse al presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere , che è diventato ministro (non per questo: lo meritava, lo ha sempre meritato), che bisognava subito mettere all' ordine del giorno questo problema. sono passati due mesi ed io non solo non sono stato ancora interrogato ma aspetto di conoscere che cosa ho fatto. in mancanza di un avviso di reato, in mancanza di una comunicazione da parte del presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere sul contenuto dell' accusa, essendomi sentito dire da tutti voi, anche dai più ostili, che si trattava di indizi, e non essendo stati gli indizi a me precisati dal magistrato, io aspetto tuttora di sapere che cosa ho fatto. è una posizione incomoda, ma da qualche giorno, dal suo discorso di lunedì ad oggi, mi trovo in una situazione diversa: non so più chi mi giudicherà perché mi si è spiegato da parte sua. che la legge Scelba deve essere modificata. signor presidente del Consiglio , non è lecito giuocare in questo modo con i destini di un uomo, se non con i destini di una parte abbastanza cospicua del nostro paese! la legge Scelba va cambiata? come! avete gettato la spugna? non va più? la avete apologizzata fino a pochi giorni fa, ne avete fatto uno strumento di regime, avete portato qui un segretario di partito in stato di accusa sulla base di quella legge, che è una legge penale, signor presidente del Consiglio , e prevede pene che arrivano a parecchi anni, fino a 15 anni di reclusione, se non sbaglio, con le eventuali aggravanti. l' avete sbandierata quella legge, avete detto di aver trovato la soluzione, mi mettete virtualmente sotto processo, ma non vengo interrogato da nessuno e ora vengo a sapere, o meglio intuisco, mi rendo conto, che questo processo forse non si farà. allora avevo ragione io quando il 23 maggio vi dicevo: fate il processo, io voto a favore dell' autorizzazione a procedere perché voglio essere processato, voglio vedere i giudici, l' Aula, i testimoni e parlare di tante cose, di tutto un trentennio, ormai quasi un trentennio, che abbiamo vissuto, che ho vissuto in quest' Aula con pienezza di rappresentatività democratica. non si fa più il processo? questo significa barare, signor presidente del Consiglio , significa, da parte vostra, perdere indecorosamente una battaglia senza neppure avere tentato di farla. ma allora la patente di illegittimità ai sensi della legge Scelba ce l' avete già data? no! allora, si escogita un' altra soluzione, signor presidente del Consiglio ! allora ci si accorge all' improvviso, folgorati, penso, da una proposta socialista, che l' organo competente a giudicare non può essere la magistratura, non deve essere il Parlamento, ma la Corte costituzionale . si annuncia, da parte del presidente del Consiglio , che con una legge costituzionale di revisione dell' articolo 134 della Costituzione (che, fra l' altro, per ora è un abbozzo di proposta e dev' essere meditata), la Corte costituzionale sarà chiamata a decidere sulla legittimità di un partito politico . e la legge Scelba, signor presidente del Consiglio ? ella non è stato molto chiaro a questo riguardo. io vorrei esserlo un pochino di più, non per informazioni che io abbia, perché non ne ho, ma per una certa intuizione che questa volta mi permetto di porre al suo servizio, visto che le mie precedenti intuizioni, se ella le avesse accolte, le avrebbero impedito, insieme con tutto l' arco costituzionale , di fare la peggiore figura che abbiate mai potuto fare. e allora, signor presidente del Consiglio , la Corte costituzionale da chi può essere interessata ad un giudizio simile? dal Governo? mai più! a questo punto, la sua coscienza giuridica si opporrebbe. tanto varrebbe lasciare in piedi tutta la legge Scelba, ivi compreso il secondo comma dell' articolo 3, che non mi piace perché non piace giustamente al partito comunista , il quale pensa (e lo dissero i comunisti nel 1952) che potrebbe un giorno essere applicato anche contro altre parti politiche. non sarà il Governo a sollevare la questione. sarà un magistrato. e allora, facciamo l' ipotesi. il sottoscritto viene denunciato da un cittadino per tentata ricostituzione del disciolto partito fascista . non fa ombra a questo regime di libertà, a questa accolta di giuristi sommi e imparziali, il fatto che vi sia stata una precedente denuncia e che sia rimasta insabbiata per volontà delle stesse parti politiche che l' hanno promossa. una nuova denuncia può intervenire in qualsiasi momento. il senatore Nenni può ridare lo « scossone » in qualunque momento. oppure bastano precedenti denunce che rifioriscano all' improvviso. si apre l' istruttoria e il magistrato, nel corso dell' istruttoria, è colto da un dubbio. e se fosse vero? e allora solleva l' incidente presso la Corte costituzionale e si sospende il giudizio nei confronti del reo o presunto tale. come giudica la Corte? ella ha fornito al Senato ieri sera delle precisazioni che vorrebbero essere sodisfacenti. non mi permetto di esprimere un giudizio in termini giuridici, perché non ne ho la competenza, e poi non mi piace avventurarmi su questo terreno dando l' impressione a lei e a tutti i colleghi che vogliamo precipitarci ad esprimere giudizi che, alla verifica, potrebbero rivelarsi inesatti, tanto più che ella — lo riconosco — poteva dare solo generiche assicurazioni e non poteva andare oltre. mi consenta solo qualche osservazione. la prima è di carattere politico. sarà una coincidenza, è senza dubbio una coincidenza, non si tratta di una complicità: per carità! però le sue precisazioni sono state fornite ieri al Senato e oggi apro L'Espresso (in edicola da questa mattina) e leggo una dichiarazione del senatore Terracini il quale si dichiara assolutamente contrario ai propositi espressi dal Governo. oso immaginare che il senatore Terracini si dichiari assolutamente contrario perché anche al partito comunista può dispiacere che la Corte costituzionale sia messa in condizione di giudicare, attraverso un' audace norma di revisione della nostra Costituzione, sulla legittimità di un partito politico , andando al di là della legge Scelba. la quale, per quanto eccezionale, abnorme e da noi condannata per i motivi che abbiamo ampiamente esposto, all' articolo 1 dà delle indicazioni. indicazioni generiche, aberranti, se volete, ma comunque delle indicazioni. ma il giorno in cui la Corte potesse o dovesse giudicare sulla legittimità costituzionale di un partito politico ai sensi del dettato quanto mai generico della XII norma transitoria e finale della Costituzione, sotto a chi tocca! l' abbiamo visto prima: il fascismo è la parola di cui più si abusa da trent' anni a questa parte. come voi sapete, noi siamo in ottima compagnia, se ci chiamate tali: non è sfuggito alla guerra delle parole Pio XII , non è sfuggito Nixon, non sfuggirono a suo tempo tutti i presidenti della repubblica degli USA o i presidenti degli Stati democratici di ogni parte del mondo. neppure all' interno del blocco comunista si sfugge a simili accuse: anzi, quando i cinesi non ne possono più dei russi li chiamano fascisti, e viceversa. se la Corte costituzionale , dunque, potesse essere abilitata a giudicare sulla liceità democratica di un partito politico , cioè con piena apertura circa la possibilità di individuare il fascismo dovunque esso si trovi, sotto a chi tocca! il senatore Terracini, che è un uomo acuto, che è un fine giurista, che è uno fra gli anziani della classe dirigente comunista, che ha passato le sue traversie, che non è così leggero e speranzoso come i suoi colleghi più giovani, che vedono il potere a portata di mano e credono di poter comandare domani o domani l' altro, Terracini — dicevo — afferma di essere assolutamente contrario. guarda caso , è forse una coincidenza, ma nel momento stesso in cui il senatore Terracini dice « sono assolutamente contrario » , l' onorevole presidente del Consiglio « annacqua » . afferma: Corte costituzionale sì, ma con le più ampie garanzie per i partiti che dovessero essere colpiti. il discorso lo faremo a suo tempo, e ho la vaga impressione che i tempi saranno molto lunghi. non so se sbaglio. non lo dico a sfida, anzi vorrei che i tempi in questione fossero brevissimi, per vederci chiaro. ho per altro la vaga impressione che saranno molto lunghi e che ci sbatterete il naso un' altra volta. ad ogni modo, ne parleremo. intanto mi permetta di dirle, onorevole Rumor, che un partito politico , qualunque esso sia — non voglio fare allusioni di alcun genere — chiede, nel caso in questione, due garanzie: la pubblicità del dibattimento e la composizione della Corte. non ho l' impressione che la Corte costituzionale possa offrire ad un qualunque partito tali due garanzie; lo dico nel massimo rispetto della Corte stessa. voglio sapere, ho il diritto di saperlo prima, chi sarà il mio giudice. ho il diritto di accertarmi prima che il mio giudice non sia di una parte politica . e preferisco un giudice politico che abbia l' etichetta, che lo dica apertamente, che sia costretto a dirlo, che abbia da perdere qualcosa nel momento in cui esprime un giudizio politico, addirittura una sentenza nei confronti di una parte politica ; lo preferisco — dicevo — comunque ad un giudice il quale sia di parte e che non solo non lo dica ma sia facoltato a negarlo. non mi piacciono — ed ella, onorevole presidente del Consiglio , sa a chi alludo, non faccio nomi per riguardo all' istituto — i giudici costituzionali che esprimono preventivamente, sia pure a titolo personale, giudizi, con l' aria di pronunciare sentenze irrevocabili e con l' aria di parlare quali giudici, mentre parlano come politici e probabilmente per conto di parti politiche a loro vicine, in un recente passato o in un non confessabile presente. le garanzie che un partito politico , quale che esso sia, richiede sono dunque le seguenti: la pubblicità del dibattito e la composizione della Corte. altre garanzie, onorevole Rumor, non creda di poterle dare, né a noi, né ad altri. e, se non sarà in condizioni di darle a noi, non sarà in condizioni, in prospettiva, di fornirle ad altri. e ci sbatterà il naso! ci pensi, dunque, molto bene, perché noi siamo molto tranquilli e piuttosto agguerriti a questo e ad altri riguardi, perché non abbiamo alcuna intenzione, direi non abbiamo alcuna possibilità, di cadere in trappole provocatorie, perché state tentando di mettere in piedi un altro baldacchino che, come quello della legge Scelba, vi cadrà abbastanza presto sulle spalle. comunque, prendiamo atto del fallimento della legge Scelba, e speriamo che non se ne parli più. quando verrò interrogato dal magistrato risponderò agli interrogatori con tutto il rispetto che debbo allo stesso. cercate, per cortesia, di non mettere in ulteriori difficoltà i magistrati che dovrebbero interrogarmi ai sensi della legge Scelba. penso che se non avete rispetto per me, come segretario di un partito, dobbiate averne, almeno voi, per la magistratura: non per la sua autonomia, ma per il suo prestigio. e come è possibile impegnare tutta la magistratura, al suo vertice, in un giudizio di legittimità, e per giunta in un giudizio penale, su un partito politico , sul segretario di un partito politico , per poi dire, attraverso le dichiarazioni del presidente del Consiglio , in un' ora tanto grave: « ci siamo sbagliati, quella legge non va, non ci piace più, ne approntiamo un' altra » ? anche perché, se dovesse essere attuato il dispositivo da voi previsto, si sospenderebbe il giudizio della Corte costituzionale , dopo di che il magistrato sarebbe ridotto alla funzione di colui che si limita ad irrogare le pene. il reato, cioè, sarebbe stato giudicato in altra sede; e il reo verrebbe giudicato dopo che in altra sede si è esaurito il giudizio sul reato, da un magistrato che si limiterebbe a statuire le responsabilità personali, i limiti di colpevolezza, le attenuanti. e parlate di autonomia della magistratura, avendo tra le mani progetti di questo genere? e voi ritenete di difendere la magistratura, nel momento stesso in cui le recate ingiuria, inabilitandola ad esprimere un giudizio in merito ad un processo che avete voluto aprire ed imporle? penso che voi abbiate aperto, in questo modo, una lacerazione ancora più vasta nelle carni dello Stato italiano. non ce n' era proprio bisogno! signor presidente del Consiglio , credo di poter dire, a conclusione (mi scuso per la lunghezza dell' intervento, ma molte di queste cose riguardavano direttamente il mio partito e la mia stessa persona), che nel momento stesso in cui ella ha assunto la carica di presidente del Consiglio di un Governo siffatto, ella ha conferito a noi, senza volerlo, ma certo rendendosene conto, una qualifica che ci onora. in questo Parlamento saremo noi, d' ora in poi, l' opposizione. lo dico senza fare offesa ai colleghi del partito liberale italiano. quanto ai colleghi comunisti, mi sono già occupato di loro. senza fare offesa, dirò che voi avete assegnato (perciò stesso offendendoli) ai colleghi del partito liberale una funzione di guardia alla frontiera. non credo che essi la accetteranno, perché far la guardia alla frontiera italo-italiana per il partito liberale è compito piuttosto inglorioso e squallido, soprattutto nel momento in cui nessuno fa la guardia alla frontiera italo-sovietica, che penso sia minacciata da truppe avanzate. voi avete detto al partito liberale italiano: fai la guardia alla frontiera. in realtà, volete che faccia da palo e non già da scorta. penso che il partito liberale italiano non possa accettare, alla lunga, di fare da palo, o anche, da scorta al centrosinistra. comunque, spetta agli stessi colleghi liberali determinare il loro atteggiamento ed esprimere i loro giudizi autonomi su questo Governo. ma quando dico che noi siamo « l' opposizione » , intendo dire che noi siamo l' opposizione non solo in termini politici, ma in termini programmatici, concettuali e storici, proprio perché siamo riusciti a costituire in questi ultimi anni la destra nazionale. qualche giornalista, il quale sembra aspirare all' incarico di futuro corifeo del regime democomunista (alludo al solito Indro Montanelli), ha scritto, tra le tante altre cose, più o meno amene, e comunque scritte assai bene, che a destra non c' è nulla, perché la destra è un' armata Brancaleone che non diventerà mai un esercito. io rilevo che codesti giornalisti, ex fascisti e neodemocratici, amano molto il linguaggio militaresco. ricordo che persino Andreotti, il quale, oltre ad essere un ottimo politico, è anche un grosso giornalista, quando parlò con me alla televisione, fece riferimento ai voti che erano usciti dalla caserma democristiana, e che sarebbero rientrati in caserma. onorevole Andreotti, ella fu buon profeta, parlando di caserma democristiana! non immaginava di esserlo tanto, ora che il suo partito è diventato caserma, e hanno messo lei agli arresti! onorevole Andreotti, mai lo avesse detto! noto, comunque, che questi giornalisti e uomini politici ultrademocratici amano il linguaggio militaresco. io non lo amo; ho fatto il soldato e, pur con tutto l' affetto e l' amore che porto e che portiamo alle forze armate , non desidero farlo nuovamente. perciò, non direi, come essi dicono e come Indro Montanelli dice, che la destra è un' armata Brancaleone che mai diventerà esercito. noi non abbiamo alcuna aspirazione a diventare esercito, e non abbiamo nemmeno — mi si consenta dirlo — l' aspirazione (come si diceva una volta) a morire in bellezza. per carità! noi vogliamo vivere in libertà. la destra nazionale è espressione della profonda e cosciente volontà degli italiani che vogliono vivere in libertà; che non accettano il regime (perché vero regime è quello di centrosinistra, che si vuole reimporre agli italiani); che vogliono difendere e che difenderanno, nei limiti del possibile, la proprietà privata in funzione sociale; che vogliono difendere e realizzare la collaborazione organica tra le categorie; che vantano, signor presidente del Consiglio , come titolo storico — anche se modesto — di aver realizzato essi soli, sia pure nel loro settore, la pacificazione tra gli italiani. signor presidente , ai tempi in cui noi avevamo come presidenti del nostro partito Borghese e Graziani, nessuno tra voi ci minacciava di scioglimento. in quei tempi, l' onorevole Andreotti abbracciava ad Arcinazzo credo per motivi elettorali — il maresciallo Graziani, sollevando polemiche all' interno della sua parte, ma non anatemi nei confronti della nostra. noi oggi abbiamo come presidenti del nostro partito due uomini che erano dall' altra parte: l' onorevole Birindelli e l' onorevole Covelli. ce ne onoriamo. lo abbiamo fatto spontaneamente. ci siamo ritrovati; e ci siamo ritrovati rimeditando tutto un lontano passato: senza che essi abiurassero al loro, senza che noi abiurassimo al nostro, ma in funzione critica gli uni e gli altri nei confronti del reciproco passato, per trovare dei punti obiettivi di convergenza, per poter marciare verso l' avvenire e per dare — come ha detto lei, ma senza averne i titoli in questo momento una guida e un esempio a quella parte degli italiani che hanno avuto la bontà di guardare a noi. oggi voi ci conferite la possibilità, diventando noi l' opposizione a questo nuovo Governo di centrosinistra, di essere guida ed esempio, moralmente, politicamente e programmaticamente, nei confronti di tutti gli italiani che guardano all' avvenire in termini di unità, di concordia, di progresso e di collaborazione sociale.