Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
VI Legislatura - Assemblea n. 138 - seduta del 28-05-1973
1973 - Governo VII Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 757
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente . onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , desidero anzitutto sgomberare il terreno da alcuni presupposti politici ed anche da alcuni equivoci e da alcune alterazioni che si sono fatte a proposito della posizione da noi assunta. rispetto alla votazione di qualche giorno fa, che qualcuno ha dipinto come « a sorpresa » (sorpresa per la nostra astensione), onorevole presidente del Consiglio , ella sa che uno o due giorni prima della votazione di giovedì sera avevamo comunicato a lei e all' onorevole Piccoli che ci saremmo astenuti che sarebbe, cioè, per noi data indifferente la scelta del 28 maggio o dell' 11 giugno. coloro che parlano, quindi, di nostre responsabilità in relazione al congresso della Democrazia Cristiana non debbono rivolgersi a noi, ma ai deputati della maggioranza, liberali, socialdemocratici e democristiani, che hanno disertato il dibattito. debbo dire che trattasi di una grave questione di metodo e di un importante problema in direzione dell' accertamento delle responsabilità. voglio citare, a questo punto, un altro precedente, onorevole presidente del Consiglio . allorché in Senato si discuteva dei rilievi della Corte dei conti nei riguardi del provvedimento sui dirigenti statali, ella ebbe la cortesia di chiamarmi per chiedermi, stante la nostra opposizione (non relativa alle riserve della Corte: noi avevamo dato un' altra impostazione al problema), se esisteva una formula in base alla quale la maggioranza potesse rimanere compatta. accettammo di aderire alla sua richiesta quando ci fu detto, onorevole Andreotti, che tutta la materia poteva essere riconsiderata. non avevamo molto interesse alle riserve della Corte dei conti ; ne facevamo semplicemente un problema di politica economica generale. allorché si parlò degli stipendi in questione, noi chiedemmo agli interessati un sacrificio. sapevamo che l' impegno verso i dirigenti statali era stato assunto dai precedenti governi, ma ritenevamo che nella situazione del paese bisognava domandare a coloro che avevano maggiori redditi un sacrificio. la riconsiderazione del problema era, dunque, per noi una garanzia. si è venuti alla votazione sulla questione, onorevole presidente del Consiglio ; ed ella ha perduto la battaglia. a questo punto è dunque la situazione: che ella invita un partito, il quale su un determinato problema ha una sua posizione, a venire a un compromesso; quel partito accetta il compromesso, che ritiene compatibile con i suoi impegni e con le sue dichiarazioni; si va, quindi alla votazione; ed ella non trova la maggioranza! desidero dire, a questo punto, ai colleghi che alla maggioranza concorrono, che debbono preoccuparsi di tale aspetto del problema. non siamo noi che esponiamo il presidente del Consiglio ; è il resto della maggioranza che lo espone. tutto ciò mi riporta a un problema ancora più vecchio (mi consentano gli onorevoli colleghi di intrattenermi in proposito). quando ella costituì il Governo, onorevole Andreotti, noi non le chiedemmo un ministero; le dicemmo che lo avremmo appoggiato dall' esterno. ne demmo una motivazione, affermando che la maggioranza non ci pareva troppo compatta intorno al Governo stesso. fummo smentiti, direi quasi con sdegno. si disse che un partito può avere delle minoranze, le quali esprimono certe loro critiche, ma sono poi disciplinate. abbiamo accertato quanto siano disciplinate queste minoranze! non so a chi risalga la responsabilità. certo è che se avessimo considerato seriamente l' altra strada che allora ci si indicava, ci saremmo trovati in gravi difficoltà. debbo attribuire alla nostra prudenza il fatto di aver scelto una strada che, a nostro avviso, tutela la dignità e la posizione politica di un partito. in seguito siamo stati accusati di irresponsabilità; lo siamo stati, purtroppo, da un uomo che stimiamo altamente. ma noi non abbiamo chiesto la vicepresidenza del Consiglio ! mai. abbiamo sostenuto il Governo dall' esterno, il che almeno si può considerare alla stregua di una posizione disinteressata. pure, non abbiamo promosso riunioni nella eventualità di costituire altri governi. non lo abbiamo mai fatto, onorevole Andreotti. ci siamo comportati con estrema franchezza e lealtà. noi abbiamo sollevato problemi rispetto al suo Governo; anche problemi con un certo tono; ma problemi. altri stiano attenti al linguaggio che usano, perché noi sappiamo quali sono i doveri delle cariche che si rivestono; sappiamo come si interpretano gli istituti della vita democratica . ecco perché, ripeto, scegliamo delle posizioni che non ci mettano mai in contrasto. abbiamo avvertito che il suo Governo partiva con una maggioranza ambigua, lo confessiamo. ma ella non può veramente attribuire al partito repubblicano una mancanza, di franchezza e di lealtà, in tutti i problemi che abbiamo sollevato. e vengo al problema che, come ella sa, costituisce il centro della nostra preoccupazione. si dice che noi stiamo diventando un partito economicistico, che ci occupiamo troppo di economia e di finanza. purtroppo, ce ne siamo occupati con ragione, onorevole presidente del Consiglio . non si può dire che i fatti abbiano dato ragione agli altri e torto alle nostre preoccupazioni. ma non è vero che noi ci occupiamo solo di problemi economici e finanziari; ci occupiamo anche della libertà e dell' indipendenza dell' informazione, che è uno dei pilastri di una società democratica. ecco perché abbiamo accentrato la nostra attenzione sul nodo di gestione — amministrativa e non amministrativa — della Rai-TV. onorevoli colleghi , non lo abbiamo fatto in odio ad alcuna formazione politica . noi abbiamo grande rispetto per la Democrazia Cristiana , che è una delle colonne della nostra vita democratica , e abbiamo chiamato alla considerazione di questi problemi la stessa Democrazia Cristiana , come qualsiasi altro partito. infatti, la libertà e l' obiettività dell' informazione, la libertà e l' indipendenza del giornalismo sono interesse di tutte le forze politiche . ecco perché abbiamo messo al centro della nostra attenzione questo problema. non siamo maniaci o persecutori della Rai-TV. anche i miei giovani amici, gli onorevoli Bogi e Battaglia, non hanno il « pallino » della Rai-TV. esso è uno dei problemi fondamentali della nostra vita democratica . noi abbiamo aderito al monopolio. ma il monopolio dell' informazione ha giustificazione e legittimazione se rispetta l' obiettività e la libertà dell' informazione stessa; altrimenti non ha giustificazione alcuna, e diventa un fatto puramente formale: o c' è il monopolio o c' è la libertà. il monopolio, come servizio pubblico di informazione, ha bisogno di essere qualificato. ecco perché noi siamo stati sensibili a questo problema; perché da esso discendono, onorevole Donat-Cattin, onorevole Granelli, onorevole Bertoldi, conseguenze enormi nel campo della libertà di stampa . le andiamo vivendo ogni giorno. la maniera con cui si gestisce la Rai-TV, anche dal punto di vista finanziario, proietta le sue conseguenze nel campo della stampa, perché, impoverendo di mezzi la libera stampa, determina la concentrazione del capitale e delle forze finanziarie maggiori. come potete negare la connessione fra la maniera, in cui è gestita la Rai-TV e le conseguenze nel campo della stampa? le viviamo ogni giorno; le abbiamo vissute attraverso le vicende del Il Corriere della Sera e le viviamo attraverso quelle del Messaggero. e chissà dove arriveremo. quindi, non si tratta di una nostra mania. abbiamo sollevato un problema che, a nostro giudizio, riguarda tutti. e qual è stato il nostro giudizio? il collega Bogi ha cercato di chiarire da che cosa abbiamo fatto discendere la nostra posizione. cioè, noi ci accorgiamo che la Rai-TV, come centro di potere e di decisione, ha una funzione esorbitante nel nostro paese, che si riflette anche sulla struttura amministrativa e ministeriale. perché? onorevole presidente del Consiglio , vi è stata una sequenza nell' esposizione dell' onorevole Bogi. partiamo dalla sequenza dei fatti. cominciamo dalla televisione a colori. c' è stato alcuni anni fa un ordine del giorno , accettato dal Governo, nel quale si affermava che nella situazione economica italiana di allora non si poteva introdurre la televisione a colori. noi abbiamo avvertito ad un certo punto l' equivoco, su questo punto, e nell' agosto scorso abbiamo minacciato addirittura una crisi, che pareva anche esagerata ad un primo giudizio. ma oggi, onorevole Andreotti, noi possiamo vedere quali avrebbero potuto essere le conseguenze se non avessimo assunto quella rigida posizione. noi stiamo attraversando un momento inflazionistico che ci preoccupa enormemente; ma, onorevole presidente del Consiglio , se avessimo introdotto la televisione a colori, con ciò creando un altro consumo voluttuario, specialmente nelle famiglie modeste, avremmo enormemente aggravato la situazione e i problemi creati dall' inflazione. siamo costretti oggi a difendere i consumi elementari: possiamo immaginarci le conseguenze se nel frattempo avessimo dato anche la spinta inflazionistica rappresentata dalla televisione a colori! come vede, non è che siamo maniaci di certe cose, è che prevediamo le conseguenze. del resto, questo problema è stato posto; si sarebbe dovuto porlo con estremo rigore. ma andiamo al secondo atto, che riguarda la questione della pubblicità e dei rapporti che comporta. ella, onorevole presidente del Consiglio , mi dice che, in base ad uno statuto o ad una legge, alla televisione spetta una quota della pubblicità. ma ella sa che noi poniamo un problema diverso, molto diverso; e abbiamo avuto occasione di spiegarlo in talune riunioni. qual è la nostra impostazione? che non si può premiare una cattiva amministrazione. se noi stabiliamo, come in effetti è, che l' amministrazione della radiotelevisione ha sperperato mezzi enormi, abbiamo il dovere di tener conto di questo fatto. poi magari potremo trovare un bilancio dissestato da rimediare, non so come, attraverso delle sovvenzioni; ma — ripeto — non possiamo premiare la cattiva amministrazione, perché questo è un cattivo esempio che si diffonde nel paese. se noi ammettiamo che un istituto come la radiotelevisione, con le sue possibilità di entrate, possa sperperare il pubblico denaro, che cosa andremo a chiedere agli altri enti? potremmo forse chiedere ai comuni che amministrino meglio i loro beni? alle partecipazioni statali , a qualsiasi altro ente pubblico, di non sperperare? non lo potremmo! quindi ella non può invocare, onorevole presidente del Consiglio , la norma in base alla quale si deve dare il 6 per cento alla Rai. ella non può dare 10 miliardi in più se prima non si esprime un giudizio di merito sulla gestione: che è poi il punto di vista della Corte dei conti . eppure, di fronte a questa obiezione, abbiamo visto, come diceva il collega Bogi, che prima hanno preparato tutto e poi hanno fatto quel che hanno voluto. e che esempio abbiamo dato! e veniamo al caso attuale. io apprezzo il suo comportamento quando ha fatto capire, quando ha detto: abbiamo firmato il decreto e siamo solidali con il ministro Gioia. lo apprezzo. naturalmente, questo comporta che le critiche che noi rivolgiamo al ministro delle Poste finiscono col ricadere sul Governo. ella è costretto, da un atto di solidarietà che ritiene necessario nella sua responsabilità di presidente del Consiglio , a tenere questo comportamento; dal canto nostro, noi siamo costretti a trasferire sull' intero gabinetto il nostro giudizio. ella parla di atto conservativo. ma, onorevole presidente del Consiglio , noi abbiamo notato che nessuna parte della Camera, salvo il Movimento Sociale Italiano ed i liberali, si è espressa per la libertà delle trasmissioni televisive via-cavo. tutta la Camera, o quasi tutta, ha detto: non si poteva compiere quest' atto importante attraverso un testo unico , che è la pura e semplice raccolta di norme vigenti. infatti, nella parte in cui la legge delegata introduce innovazioni, lo fa nell' ambito delle norme vigenti. il testo unico è quello. e c' è la strana situazione che un solo partito ha difeso fino in fondo l' atto con cui è stata disciplinata questa materia: il partito liberale , che poi è quello che vuole la liberalizzazione delle trasmissioni televisive via-cavo. non mi pare che l' onorevole Granelli o l' onorevole Donat-Cattin abbiano detto che approvano lo strumento scelto: tutti hanno manifestato le proprie perplessità. ma di fronte ad un atto di questo genere c' è il ricorso alla maggioranza, prima; e questo deve valere soprattutto nei confronti di un partito che non è al Governo, che non è garantito rispetto a questo atto, e si trova in una condizione ben curiosa: perché il Governo fa quello che gli pare, e poi noi repubblicani dovremmo approvare, o dare il voto di fiducia ! intervenire altrimenti non è possibile per chi, come noi, non può discutere di questi problemi in sede ministeriale. ma noi non attribuiamo a lei, signor presidente del Consiglio , questo atto — anche se lei lo rivendica — perché la conosciamo; ella non lo avrebbe fatto: e lo dico perché conosciamo la sua sensibilità, e non l' avrebbe fatto perché è il presidente del Consiglio . ecco perché riteniamo che, di fatto, questa iniziativa sia partita da una volontà predeterminata del ministro delle Poste . in ogni modo, onorevole presidente del Consiglio , come si fanno queste cose? il ministro delle Poste riteneva necessario introdurre questa norma come norma cautelativa? io per qualche anno ho fatto parte del Consiglio dei ministri : pensa che ci siano ministri che leggano i 425 articoli di un testo normativo predisposto dagli uffici legislativi? si tratta di un testo unico , noioso per eccellenza: è difficile che lo si legga. ma qual è secondo noi il comportamento che deve tenere un ministro? quello di richiamare l' attenzione dei colleghi del Governo sui punti innovativi. ella, onorevole presidente del Consiglio , ha detto di non sapere se ci sia o no un problema di legittimità costituzionale ; ma, nel dubbio, chi propone l' introduzione della norma e sa che c' è una discussione in proposito avverte di questo l' onorevole Malagodi, che rappresenta il partito liberale , l' onorevole Tanassi, che rappresenta il partito socialdemocratico , chiedendo il loro parere. ma ella crede che questo sia avvenuto? ella rivendica l' atto: ha messo la sua firma; ma di fatto non è avvenuto ciò che ho detto. io trovo deplorevole questo fatto, trovo cioè deplorevole che il ministro delle Poste non abbia richiamato l' attenzione dei colleghi, che in un certo senso ha messo in una situazione ben strana, dato che successivamente hanno dovuto dichiarare che non ne sapevano nulla (una dichiarazione piuttosto penosa). io capisco che non se ne sappia nulla, ma non capisco perché tra colleghi non si sia chiari fino al punto di dire che si tratta di una materia di discussione. quando ella dice, onorevole presidente del Consiglio , che si è trattato di un provvedimento cautelativo, perché gli interessati in caso contrario avrebbero potuto creare mille stazioni per le trasmissioni televisive via-cavo, dovrebbe ricordare che questo problema è stato dibattuto dalla stampa e in Parlamento: se l' opinione pubblica , se gli interessati avessero avuto la percezione che il Governo e il Parlamento si sarebbero occupati del problema, tutti si sarebbero fermati; ma avrebbero avuto, al contempo, la garanzia di una discussione, senza trovarsi di fronte ad un fatto compiuto. ella dice che se non si fosse adottato quel provvedimento si sarebbe pregiudicala la situazione. ma perché? sarebbe stato sufficiente iniziare la discussione. se uno chiede la concessione per un cinematografo, cosa si fa? si chiude il cinematografo? certamente no! noi abbiamo letto che il direttore delle poste aveva dichiarato che si sarebbero smantellate le stazioni televisive via-cavo; ma allora, se si chiede la concessione per aprire un cinematografo, si deve forse giungere alla decisione di smantellare il cinematografo? alcuni di questi gestori delle stazioni televisive via-cavo hanno chiesto la concessione, e non hanno avuto una risposta — positiva o negativa che fosse — in merito alla concessione; magari poi si risponde di smantellare le stazioni. il direttore delle poste ad un certo punto dice che si smantellerà tutto; poi, siccome abbiamo sollevato il problema, non si smantella più niente: e questo dimostra che la coscienza è piuttosto incerta, onorevole presidente del Consiglio . ecco il problema, quindi, a parte il dubbio di legittimità costituzionale . né possiamo dire che si tratta di una questione procedurale. tutto questo discorso sta a dimostrare che c' è un fatto fondamentale, che riguarda il rapporto tra i partiti, tra colleghi di Governo, la lealtà di questo rapporto, la capacità di mettere a fuoco i problemi. se manca ciò, vuol dire che viviamo in un regime assai approssimativo. si dice che c' è una necessità, e si dice di voler provvedere, anche se la maniera di provvedere non è la migliore possibile. non è un' accusa, onorevole presidente del Consiglio , che rivolgiamo a lei personalmente, di cui conosciamo la sensibilità per questi problemi. noi l' abbiamo rivolta ad un ministro che a nostro giudizio non ha tenuto il comportamento che si doveva tenere in questo caso. non abbiamo nulla di personale contro l' onorevole Gioia, ma non possiamo consentire un simile comportamento da parte di un ministro. e non è questo il solo esempio, onorevole presidente del Consiglio . ci è venuto il sospetto che le cose andassero in un certo modo e siamo così andati a raschiare questo codice postale. vediamo un po' i risultati. c' era una vecchia norma del codice postale che consentiva l' impianto e l' esercizio di stazioni radio-elettriche fisse terrestri ad uso esclusivamente privato purché ricorressero ragioni di pubblico interesse. la nuova norma stabilisce invece che le concessioni ad uso privato non possono essere accordate se tra i punti estremi da collegare esista un servizio ad uso pubblico. onorevole presidente del Consiglio , una cosa è dire che devono esservi ragioni di pubblico interesse, una cosa ben diversa è dire che non si può fare un radioponte se già esiste un servizio pubblico . il radioponte è un sistema di cui si servono molti enti, banche, società e probabilmente la stampa. prima era necessario accertare la prevalenza di un interesse pubblico; ora, con una discrezionalità che io ho sempre biasimato (perché queste disposizioni non sono mai così precise da ridurre la discrezionalità della Pubblica Amministrazione ) fin dall' epoca in cui, 17 anni fa, ero al ministero del commercio estero (ho sempre detto che un ministro non si deve mai avvalere di un potere discrezionale: si deve sempre rifugiare dietro una norma obiettiva, sia pure una circolare o quello che vuole), si può dare il radioponte a Tizio e non darlo a Caio. inoltre, la sostituzione del pubblico interesse con il fatto che non vi sia concorrenza con il servizio telefonico porta a conseguenze serie. oltre tutto, siccome l' azienda per i servizi telefonici è statale, il ministro può aver introdotto una norma che crea una condizione di favore per l' azienda statale. ma è possibile questo? possiamo noi introdurre norme siffatte? dove è una delega di questo genere nella legge di delegazione? non c' è di sicuro. qui vi è una alterazione dei concetti: può essere necessaria una cosa simile? dobbiamo parlarne e discuterne, perché, tra l' altro, alcuni enti, posti nella necessità di servirsi del servizio telefonico, possono avere costi cento volte maggiori di quelli provocati dall' uso del radioponte. questo può essere necessario o non necessario, ma non spetta certo al ministro delle Poste stabilirlo, con un suo atto che non gli è consentito dalla delega. c' è di più. nel vecchio codice postale, c' era una norma che stabiliva che « nessuna conduttura di energia elettrica , anche se subacquea, a qualunque uso destinata, può essere costruita, modificata o spostata senza che sul relativo progetto sia preventivamente intervenuto il consenso del ministero delle Poste e delle telecomunicazioni » . oggi questa disposizione è stata estesa anche alle condutture metalliche sotterranee. non — si badi — alle condutture elettriche, ma a tutte le condutture metalliche . è necessario o non è necessario? non imporla. il fatto è che non è la stessa cosa. a parte le complicazioni che questo crea, ad esempio, per il ministero dei Lavori Pubblici . insomma, il ministro si è regolato le cose come ha voluto. forse lo ha fatto nell' interesse della sua amministrazione; ma l' interesse della sua amministrazione non è sempre l' interesse generale: o per lo meno bisogna discuterne. onorevole presidente del Consiglio : queste sono le nostre preoccupazioni. mi dispiace di dover fare questi appunti al ministro delle Poste ; ma essi derivano dai fatti successi e dalla documentazione esistente. in verità, se il ministro delle Poste avesse compreso quale imbarazzo avrebbe creato al Governo, si sarebbe dimesso. non è che la sorte del Governo dipenda, da noi, dipende dal ministro Gioia, che si sarebbe dovuto dimettere. si è discusso su questi aspetti del problema: che sono gravi. noi vediamo all' estero dimettersi ministri per cose che consideriamo di ben più scarsa importanza che non il funzionamento delle istituzioni. capisco che il Governo non possa arrivare a queste conseguenze; capisco la solidarietà, onorevole presidente del Consiglio ; ma, me lo lasci dire al giovane ministro Gioia, nella nostra vita democratica ad un certo punto bisogna introdurre una maniera diversa di servirsi della solidarietà dei colleghi: solidarietà forzata a quanto pare, proprio strappata con i denti. in queste condizioni, onorevole presidente del Consiglio e tenuto conto di questi fatti, con molto rammarico io devo annunciare che i deputati repubblicani non voteranno la fiducia al suo Governo.