Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
VI Legislatura - Assemblea n. 129 - seduta del 10-05-1973
Sulla situazione dell'ordine pubblico
1973 - Governo II Andreotti - Legislatura n. 6 - Seduta n. 129
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , credo necessario fare alcune premesse alla valutazione di quello che è dinanzi al Parlamento in questo momento. le prime due di queste premesse sono soltanto in apparenza contraddittorie. noi dobbiamo cioè (credo che vada rilevato innanzi tutto), non dare all' interno, nella Comunità Europea e fuori di essa la sensazione inesatta sulla portata di un pericolo fascista oggi in Italia, che noi possiamo senz' altro circoscrivere nella sua effettiva consistenza. e credo che sia da sottolineare positivamente quanto ieri ha detto l' onorevole Piccoli sull' inequivocabile convinzione democratica della stragrande maggioranza degli italiani. tuttavia (e qui è l' apparenza della contraddizione, che non esiste invece nella sostanza), in un paese che cinquant' anni fa ha fatto la dolorosa esperienza di non aver potuto o saputo valutare in tempo la portata del pericolo fascista, che era inizialmente di scarsissima consistenza sia sul piano parlamentare sia fuori del Parlamento, occorre essere gelosamente attenti, isolare per tempo i nuclei di dittatura e reciderli prima che abbiano la possibilità di proliferare e di svilupparsi. sono temi che hanno un fondamentale aspetto giuridico, ma credo che la Camera possa non considerare manchevole il Governo se, pur restando ovviamente nell' alveo di una rigorosa osservanza del suo dovere di rispetto delle leggi, si soffermi qui a dare una risposta politica e a dare un insegnamento di quello che esso ritiene debba essere valutato nei suoi principi generali e nei suoi indirizzi. ritengo che si possa constatare con sodisfazione — anche se questo è stato frutto di anni, non solo di polemica, ma anche di non isolate cronache di manifestazioni molto gravi e talvolta drammatiche nella vita del paese — e registrare che vi è una concordanza che in altri tempi non vi era. vi è, cioè, una distinzione che tutti i partiti responsabili assumono nei confronti delle conseguenze — che purtroppo erano logiche ma che non sempre erano attentamente valutate e previste — di un possibilismo e di un permissivismo che di fatto finivano col rendere spesso scarsamente operante l' apparato dello Stato; quindi finivano proprio con l' aggravare, magari a tappe impercettibili, la situazione. mi pare che sia chiaro che la spirale dell' odio e della vendetta, di cui ieri ha parlato l' onorevole Giorno, è un fatto che si nutre di motivi passionali e spesso anche di motivi irrazionali. ed è illusorio credere di poterla governare e di poterla contenere: o si spezza questa spirale o le istituzioni ne rimarranno lese e inquinate. questo il tema di fondo di tutta la politica del nostro paese ed è anche l' argomento che porta, accanto ad altre considerazioni, il Governo ad essere — per quello che è nelle nostre certo non illimitate possibilità — fautore appassionato della ricerca di soluzioni, anche in campo internazionale , del conflitto del Medio Oriente , perché noi sappiamo che lo stesso problema del terrorismo che vi è legato non si risolve se non risolvendo il motivo che suscita questo aspetto di dura e difficile lotta. posso affermare, sul tema di cui alle interpellanze, che il Governo ha la coscienza, e può provarlo senza tema di equivoco, di aver fatto e di fare tutto il suo dovere; e respingo nettamente le gratuite insinuazioni sia su una nostra pigrizia sia su un meschino calcolo che deriverebbe a noi dalla volontà o dal desiderio di accattivarci l' appoggio sotterraneo di una parte di questa Camera. il Governo fa affidamento sulla sua maggioranza e quando al Senato ho posto il voto di fiducia — statisticamente possiamo dire che certamente dal dopoguerra ad oggi questo Governo è uno di quelli che si è avvalso più raramente di questo strumento — perché ritenevo che fosse necessaria una valutazione comune con i nostri colleghi di Governo, ho chiaramente detto che non domandavo ai « franchi tiratori » della maggioranza di cambiare opinione; domandavo loro soltanto di uscire allo scoperto perché ne scaturissero le necessarie indicazioni. nel momento nel quale noi diciamo di essere preoccupati di dare maggiore robustezza morale alle istituzioni democratiche, è completamente sbagliato far affidamento o sollecitare comunque convergenze sleali ed occulte; ritengo che uno dei modi con i quali noi possiamo rettificare la situazione sia proprio il non aver paura di dir le cose nel modo in cui si pensano perché fortunatamente questa paura non avrebbe alcun fondamento. il Governo marcia su questa linea direttiva che credo non possa non essere valutata nella sua obiettiva consistenza, anche se fuori di qui ed anche qui talvolta si continua, imperterriti, a ripetere argomenti che non hanno consistenza. tra gli obiettivi primari che il Governo si pose quando si formò nell' estate dello scorso anno , vi fu anche quello di bloccare un orientamento, che si andava sviluppando nel paese, di favore verso l' estrema destra . e abbiamo la convinzione di non aver mancato in questa aspettativa. vorrei anche affermare senza accendere qui una polemica — debbo dire anzi che mi dispiace di toccare questi aspetti ma se non li toccassi mancherei anche ritualmente nel dare una risposta e sembrerebbe allora accettato l' equivoco da parte del Governo che chi rimprovera al Governo di avere una maggioranza esigua deve anche ricordare che, quando l' opposizione di sinistra non si somma all' opposizione di destra, questa maggioranza per il Governo esigua non è. e non basta una ovvia convergenza di « no » in voti di carattere politico e neanche come è accaduto in Parlamento in non isolata occasione, l' appoggio formale dato ad emendamenti presentati dalla destra dall' opposizione di sinistra per far poi trarre una conclusione per lo meno affrettata ed unilaterale di carattere politico. certe cose si possono tacere nei manifesti propagandistici, ma non perdono per questo la loro consistenza effettiva. l' unica maggioranza organica in cui il Movimento Sociale ha avuto responsabilità formale si è avuta in una regione, e non certo con il consenso della Democrazia Cristiana . noi ricordiamo bene il bollettino di vittoria di una certa parte nel quale in quella circostanza si diceva che partiva dalla Sicilia il movimento per distruggere la Democrazia Cristiana , e che era quello lo strumento con cui si intendeva procedere. comunque, torniamo al nostro argomento, anche se quello che ho detto rientra implicitamente nell' argomento di cui ci occupiamo. e mi sia consentito, come anello di passaggio tra i due argomenti, di respingere con molto garbo, ma con assoluta fermezza, una frase forse non scritta e, come tale, da non prendersi alla lettera, che l' onorevole Natta ha pronunciato ieri. che l' onorevole Natta desideri far cadere il Governo, direi sia ovvio; anzi, mi preoccuperebbe se così non fosse. ma non posso accettare che motivi questo desiderio con l' auspicio di dar vita ad una situazione « democratica » . la prego di correggere, onorevole Natta, se non è questo il suo pensiero, il testo stenografico, perché su questo noi non accettiamo contestazioni. si è detto che il Governo ha taciuto nell' ultimo contesto di polemica antifascista. completamente falso. naturalmente non posso pretendere che i giornali — non solo quelli di informazione, ma quelli di opposizione riportino per intero, o anche nelle cose che riteniamo più importanti, i nostri interventi e i nostri discorsi. mi limito però a precisare che l' anno scorso , presentando il Governo e trasmettendo alle Camere il fascicolo della procura generale di Milano che poneva un problema delicato, e prendendo oltretutto pubblicamente atto di quello che l' onorevole Almirante aveva detto qui, che cioè egli non voleva coprirsi dietro la non autorizzazione a procedere , esprimevo pubblicamente l' auspicio che si fosse in condizioni di vedere presto, nella sede dovuta, se veramente esisteva il pericolo della ricostituzione del partito fascista . se avete la bontà di aspettare, potrete anche dare giudizi comparativi, che certamente noi non temiamo. successivamente al Senato, essendo stato malamente attaccato il procuratore generale Bianchi d'Espinosa , io lo difesi in termini assolutamente inequivoci. onorevole Bertoldi, ella mi ha attribuito l' omissione del prendere posizione. certamente non ho il bene di essere ospitato, nei resoconti dell' Avanti! ma debbo ricordare che, parlando non in un angolo del paese, bensì a Milano, pubblicamente, nel giorno dell' inaugurazione della Fiera che, per uno di quei contrasti paradossali quasi espressivi della situazione attuale, coincideva con il funerale dell' agente Antonio Marino che era stato ucciso proditoriamente due giorni prima, presente il presidente della Corte d'appello e presenti molti magistrati di Milano, io rivolsi loro un invito e lo ripeterò qui in termini espliciti. rivolsi loro un invito a tenere ben conto — ieri lo ha ricordato l' onorevole Piccoli — che la Costituzione, nei confronti del fascismo esprime una duplice condanna: una, in generale, nei confronti di tutti i movimenti antidemocratici, ed una legata proprio alla esperienza storica sofferta. ecco, onorevole Bertoldi, una prossima volta le chiederò una piccola raccomandazione affinché nell' Avanti! sia ospitata magari una piccola parte dei miei discorsi. non pretendo certo lo stesso spazio che ha avuto Capanna — due colonne e mezza — per poter esprimere le sue tesi (si ride): mi contento di molto meno, anche se non mi pare che sia giusto e produttivo. io sono lieto di ascoltare lodi nei confronti del presidente della Repubblica o del presidente della Corte costituzionale , ovviamente, ma non mi pare che sia una materia sulla quale possa essere definita reticente o furbesca la posizione del Governo che, come dirò anche ulteriormente, tale non è affatto. credo che su questa linea noi dobbiamo, certamente, non soltanto comportarci, ma anche orientare, per quello che è il nostro dovere, i pubblici dipendenti e tenerli legati ad un indirizzo di rispetto dello Stato e di fedeltà al giuramento che essi prestano nell' assumere il loro ufficio. l' onorevole Covelli ieri ha detto che sono i comunisti, o i socialisti, a pretendere le dichiarazioni di antifascismo da parte del Governo. a me pare che questa assurda teoria non possa essere comunque accettata; ed è un dono, forse non voluto, che il deputato Covelli, e chi la pensa come lui, fa proprio alla propaganda di coloro che dice essere i suoi più aspri avversari. ho sempre ritenuto — e con molti colleghi non è da oggi che ci si conosce — che una democrazia che si rispetti certamente non basta che sia antifascista. e una condizione necessaria, ma non sufficiente. però una condizione necessaria. non è il comunismo o il socialismo o chiunque altro che chiede queste cose; è la stessa essenza della nostra vita democratica , è la stessa essenza della nostra convivenza repubblicana. e credo che veramente possa dirsi qui che, in temi come questi, si deve prescindere completamente da ogni preoccupazione di Governo in carica o di governi futuri; temi come questi superano l' arco di una formazione ministeriale, l' arco di una legislatura, direi l' arco delle stesse singole concezioni politiche, perché attengono a qualche cosa di immutabile e di definitivo. non sto quindi oggi a dire qui cose comunque calcolate finalisticamente, ma soltanto a fornire a nome del Governo, al Parlamento e alla nazione, in assoluta libertà di spirito e con il dovuto senso di responsabilità e di preoccupazione, le notizie e le valutazioni che giovino a dare idee chiare e a correggere decisamente ogni indirizzo sbagliato. so bene che spesso viene invocata in via generale la verità, ma poi non la si gradisce se non corrisponde a quello che ciascuno nell' immediato reputa giovevole alla sua causa. affermo che i governi si devono giudicare non solo per quello che dicono, che certamente è anche importante e qualificante, ma per quello che concretamente fanno. e per questo sono qui a rendere a nome del Governo conto al Parlamento di quello che in proposito il Governo ha fatto da quando ha avuto la responsabilità del potere. faccio una eccezione a questa doverosa limitazione nel tempo, per non sembrare che voglia sfuggire al quesito posto nella interpellanza dell' onorevole Machiavelli su un fatto accaduto alcuni anni fa, quando l' onorevole Machiavelli, se non erro, era membro del Governo e avrebbe potuto avere direttamente tutti i chiarimenti necessari. ho chiesto alle fonti da cui queste informazioni possono essere date le necessarie valutazioni ed informazioni, e posso dire all' onorevole Machiavelli che risulta agli organi di polizia che il principe Valerio Borghese, circa due anni prima che fosse spiccato contro di lui mandato di cattura , partecipò effettivamente in Genova ad alcune riunioni organizzative del cosiddetto « Fronte nazionale » . l' ufficio politico della questura raccolse in proposito notizie di carattere fiduciario, che riferì dettagliatamente al magistrato inquirente nella istruttoria penale concernente il « Fronte nazionale » ; trattandosi di notizie sulla cui esattezza e consistenza, proprio per la natura non formalizzata, dovevano essere fatte approfondite verifiche, credo che l' onorevole Machiavelli sia d' accordo con me sul fatto che non sarebbe stato allora, né sarebbe oggi lecito far qui pubblicità sulle carte passate alla magistratura. posso tuttavia dirvi che queste carte, secondo l' opinione dei redattori dei rapporti alla magistratura, non corrispondono molto alle presunte rivelazioni pubblicate tempo fa da qualche giornale. non posso non fare a questo punto sul tema una duplice dichiarazione, perché investe un indirizzo che conta oggi e conterà anche nel futuro. il nostro sistema giuridico, in una scrupolosa difesa delle libertà del cittadino, ha voluto restringere al massimo le autonome possibilità conoscitive degli organi statali; si è arrivati addirittura, a mio avviso, all' eccesso. recentemente la sentenza di un pretore ha condannato un direttore generale del ministero dell'Industria perché, dovendo istruire una richiesta di autorizzazione all' esercizio dell' assicurazione, ha chiesto formalmente informazioni sulla società e sulla persona che chiedeva questa autorizzazione; e l' ha chiesta nella sua responsabilità, pensando che, prima di dare un' autorizzazione che porta ad amministrare fondi anche cospicui e ad influire sui importanti interessi di cittadini, fosse giusto. pure siffatta sentenza è stata emessa. perché l' ho ricordata, onorevoli colleghi ? in primo luogo perché noi dobbiamo raccogliere dalla esperienza anche alcuni indirizzi, ed essere precisi; noi non possiamo certamente pretendere che il Parlamento condivida queste tendenze, a mio personale e politico avviso, ma contemporaneamente vorrei che tutti i colleghi meditassero, per discutere poi un giorno a fondo, sui poteri effettivi del Governo e della Pubblica Amministrazione . spesso ci viene domandato qui di dare spiegazioni su tutto e su tutti; noi dobbiamo però avere — e ci arrivo tra un attimo — un ossequio, direi formalizzato, nei confronti del potere giudiziario ; d' altronde , dobbiamo anche riconoscere che non può configurarsi — non parlo del nostro Governo, ma di qualunque governo — nemmeno una via completamente libera ed illimitata di informazione, senza alterare alcuni equilibri il cui mantenimento può anche risultare difficile, ma dalla cui alterazione deriverebbero, credo, inconvenienti probabilmente maggiori. e quando noi diciamo — e questa mia non è una affermazione convenzionale — con giusta preoccupazione che dobbiamo richiedere indagini da parte dell' amministrazione sulle fonti di finanziamento di movimenti politici , noi affermiamo, però, una tesi, che non può non essere valutata con una qualche ponderazione. perché si potrebbe allora dopo aver usato forse nel passato una eccessiva larghezza lasciando indisturbata ogni forma di organizzazione, anche per una specie di anarchia polivalente, giungere ad affermare delle tesi che, se fossero meditate in forma più articolata e senza legami con fatti specifici, non verrebbero approvate. un saggista straniero ha fatto un rilievo che certamente conta e preoccupa. ha detto: mentre un partito di governo chiude per economia il suo quotidiano ed un altro partito non lo ha nemmeno, i movimenti di anarchia organizzata — o, diciamolo pure, i gruppuscoli — nel nostro paese hanno più di un quotidiano. e ciò è veramente un paradosso. e allora, quando ieri ho sentito giustamente tutti prendere ancora una volta le distanze da questi gruppuscoli, ho pensato di dover dire che vi è per l' amministrazione non un potere ma un dovere di intervento. dobbiamo però dare adeguata struttura al nostro intervento proprio per non subire poi non dico le censure, ma le difficoltà derivanti da un potere eccessivo eventualmente esercitato in queste indagini. ho parlato dei gruppuscoli extraparlamentari, che meglio sono stati definiti antiparlamentari. credo però che anche a questo proposito occorra essere molto chiari. penso che nessuno possa far conto di avere degli utili dall' azione politica di questi gruppuscoli e lasciare poi le responsabilità agli artefici materiali di episodi singoli quando incappano nelle maglie della legge. a questo proposito, mi sembra che giustamente sia stato detto che se a Milano deputati e senatori marciano in testa ad un corteo proibito, che è poi la causa immediata che fa sorgere il fatto luttuoso che tutti deprechiamo, forse può darsi che penalmente non vi siano delle responsabilità, ma politicamente e moralmente tali responsabilità non si possono scaricare soltanto sugli extraparlamentari. vi sono fotografie pubblicate su tutti i giornali: non occorrono nemmeno fonti informative fiduciarie. se poi vogliamo metterci a discutere anche su cosa voglia dire « corteo » , possiamo anche farlo; ma certamente ritengo che, in una città come Milano, nella quale si è sofferto e si soffre da così tanto tempo per uno stato di eccitazione, di nervosismo e di tensione, chiunque abbia la testa sulle spalle e non ottemperi ad un ordine responsabile delle autorità, si metta nelle condizioni morali di assumersi delle responsabilità. la seconda dichiarazione che devo fare è questa: la Costituzione ha chiaramente fissato nella magistratura il giudice naturale di qualunque illecito penale. è questa una garanzia indiscutibile, che noi dobbiamo difendere ad ogni costo, rispettandola quando il giudizio corrisponde al nostro pensiero e, direi, ancor di più, quando oggettivamente non lo condividiamo. ma non è un invadere il terreno altrui se, nella solennità del Parlamento, il Governo sente il dovere di invitare i giudici a non lasciare dubbi oltre il tempo strettamente necessario sulle responsabilità esistenti, o non esistenti, in ordine a gravissimi fatti che hanno profondamente scosso la pubblica opinione . il timore che, dopo lunghe attese, si possa arrivare ad archiviare come opera di ignoti alcuni clamorosi omicidi, una catena di attentati aventi palesi connessioni e persino un tentativo di sia pur piccola marcia su Roma , ci turba e suscita fondate meditazioni sulla funzionalità dello Stato. così pure certi sconcertanti palleggiamenti di competenze scandalizzano l' animo semplice del cittadino. il 5 febbraio 1.971 il Consiglio superiore della magistratura , in una congiuntura acuta di pubblico disordine, così si espresse: « l' ordine giudiziario, nella sua autonomia e indipendenza, saprà, specie in questa particolare situazione, amministrare giustizia con fermezza e tempestività » . noi rinnoviamo qui ai magistrati, nella cui imparzialità abbiamo una fiducia che non è retorica o convenzionale, la nostra totale disponibilità collaborativa e l' invito ad essere quanto mai solleciti per contribuire, con il magistero della verità e della giustizia, a rendere sempre più solide le basi della comune convivenza democratica. ma qui siamo al nocciolo della questione. il Governo ha investito, tempestivamente e senza tolleranze, i magistrati dei casi in cui si ravvisavano gli estremi di reato di cui alla legge Scelba? se agli organi di polizia può farsi un rimprovero, non è davvero nel senso che con tanta sufficienza tanti oppositori vanno farneticando. prendano tutti i colleghi atto di alcune cifre: nell' ultima anno sono stati denunziati ai giudici esattamente 104 casi di ritenuta ricostituzione del partito fascista ai sensi della legge Scelba, 36 casi di apologia del fascismo, 33 casi di manifestazioni fasciste. un certo numero di questi casi è stato ritenuto irrilevante dai giudici che non hanno concordato con la denuncia ed hanno disposto l' archiviazione. nel maggior numero di casi, invece, si hanno istruttorie tuttora pendenti, su cui giuridicamente, ed anche di fatto, non siamo in grado non soltanto di fornire, ma nemmeno di ottenere informazioni. insieme con il ministro dell'Interno e con il ministro della Giustizia , abbiamo seguito e seguiamo con la dovuta attenzione tutta questa vicenda, pronti ad adottare direttamente misure di urgenza qualora si rendessero necessarie ed opportune. non saranno sfuggiti certamente alcuni recenti suggerimenti a modificare la legge Scelba dando poteri di rapido appello alla Corte costituzionale , evitando il facile rischio di un conflitto di pareri tra la sede governativo-parlamentare e la sede giudiziaria. sono decisioni di estrema delicatezza, che tuttavia nulla tolgono nel frattempo al potere-dovere di applicare la legge Scelba qual è in tutti i casi in cui se ne ravvisino violazioni. il parere espresso ieri dall' onorevole Guarra, circa una avvenuta prescrizione della norma ostativa alla ricostituzione del partito fascista , è giuridicamente inesatto e politicamente sconcertante. l' onorevole Oronzo Reale ha chiarito che, dove il costituente ha voluto dare un significato e un contenuto temporaneo, lo ha detto esplicitamente nello stesso articolo della Costituzione cui si fa riferimento; il secondo comma, limitando il diritto di eleggibilità a coloro che avevano ricoperto determinate cariche durante il periodo fascista, ha fissato questo periodo in un quinquennio, laddove nell' affermazione della non ricostituibilità del partito fascista , come era ovvio, non ha fissato alcun limite temporale. la XII disposizione della Costituzione, come è stato giustamente ricordato, è disposizione finale e non transitoria; e quanti erano alla Costituente ricordano bene perché fu inserita in quella sede: perché si riteneva veramente disarmonico il dover insinuare nel contesto centrale della Costituzione che non si potesse ricostituire il partito fascista . ma non a caso a me pare noi siamo il paese detto « culla del diritto » , e quindi anche dell' antidiritto e della sofisticazione giuridica... onorevole Guarra, la sua tesi di ieri era veramente inconsistente. ella si è appellato alla storia; io non posso parlare a nome della storia, sono un troppo umile personaggio, ma parlo a nome della ragione, della elementare lettura dei testi che lei qui ieri ha citato. la legge Scelba ha voluto, mi pare, prevenire quello che era un pericolo, cioè che si potesse sotto altre spoglie sostanzialmente riprodurre l' organizzazione del partito fascista , magari chiamandolo — non era esplicitamente negato dalla XII disposizione finale della Costituzione — partito nazionalsocialista o in qualche altro modo che pur fosse espressivo e nostalgico di una idea. la legge Scelba ha chiaramente messo sullo stesso piano il fascismo storico e il fascismo obiettivo, cioè ha voluto fissare determinate caratteristiche sostanziali che sono vietate perché inconciliabili con l' animo di una democrazia parlamentare , e le ha fissate appunto nella minaccia o nell' uso della violenza quale metodo di lotta politica. nella propaganda per la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione, nella denigrazione della democrazia e delle sue istituzioni, nella denigrazione dei valori della Resistenza, nella propaganda razzista o nella esaltazione specifica del passato. durante il dibattito sulla legge Scelba vi fu una frase molto espressiva di un vecchio senatore repubblicano, il senatore Della Seta . che, forse chiarendo il concetto in due righe meglio di quanto possa farsi in una elaborata formulazione giuridica, disse che considerare come partito fascista qualsiasi partito o movimento — si dichiari o non si dichiari come tale — che contro lo spirito democratico della Costituzione turbi e insidi la vita dello Stato ricorrendo alla violenza quale metodo nella lotta politica, forse sarebbe più semplice. ed è giusto che sia così, è questa la sostanza del problema, perché vi è certamente un permissivismo che nessun regime democratico sarebbe in grado di tollerare. ieri è rimbalzata qui ancora una volta, o per sostenerla o per criticarla, la teoria degli opposti estremismi . io credo si possa fare un passo in avanti, ed è un segno di maturità: credo, cioè, che si possa registrare che vi è una condanna della violenza senza aggettivi, come tutti ieri si sono espressi. che non vuole affatto dire una agnostica equidistanza politica e vuole ancor meno significare una minore intransigenza nella prevenzione e repressione del fascismo. non per prendere un testo del passato, ma perché corrisponde a un indirizzo non soltanto tuttora valido, ma immutabile della democrazia, e non soltanto, credo, della Democrazia Cristiana , possiamo ripetere quanto disse l' onorevole De Gasperi nel 1947. De Gasperi aveva, in proprio e come forza politica , vissuto quella esperienza cui mi rifacevo iniziando il mio discorso, cioè l' esperienza della illusione di poter contenere. costituzionalizzandolo, un movimento totalitario; e sentiva questo in modo particolare e coerente. De Gasperi fece questa precisa enunciazione: « deve essere evitata la ricostituzione del partito fascista e di organizzazioni che ne rivendicano la eredità. chi ha dato il tragico esempio di calpestare la libertà non può invocarla per aver modo di insidiarla un' altra volta. chi esalta la dittatura che ci ha portato alla catastrofe nazionale non ha il diritto di richiamarsi ai metodi di democrazia che esso stesso ha conculcato e tuttavia rinnega. deve essere soppresso ogni tentativo di organizzazione paramilitare. però l' intervento dello Stato contro lo squadrismo o neosquadrismo o la minaccia di squadrismo fascista riuscirebbe inefficace se esso non fosse legittimato con criteri generali contro tutti gli squadrismi e contro tutte le armi » . il tema delle armi porta il Governo a fare un' altra precisa comunicazione al Parlamento. nella lotta senza quartiere, che noi sentiamo di dover continuare nei confronti delta violenza, abbiamo impegnato ancor più di prima le forze dell'ordine pubblico per reperire le armi non legittimamente possedute. volevamo tra l' altro l' anno scorso premunirci anche dinanzi ad un pericolo, che poteva essere non irreale, dell' eventuale disegno eversivo di qualcuno che volesse contrastare il libero svolgersi delle elezioni. i sequestri e i ritrovamenti di armi e munizioni hanno raggiunto nel 1972 quantitativi che sono insieme incoraggianti per l' efficienza delle forze dello Stato, ma anche profondamente preoccupanti. sono stati rastrellati 9.943 moschetti e fucili, 83.363 bombe a mano, 4.366.478 pezzi di munizioni, 5.771 pistole e rivoltelle, ed altro ancora. a questo abbondante reperimento di armi non sempre fa riscontro un proporzionato numero di denunce penali, perché molte di queste armi vengono abbandonate e reperite senza poter attribuire una paternità al detentore precedente. vi sono state comunque moltissime denunce al magistrato e vi è stata anche la chiusura di uno dei campi che erano stati organizzati (altro capitolo di cui ieri si è parlato). sono però valutazioni ancora al vaglio istruttorio e rientra in questo il limite cui mi sono prima riferito per poter essere informato ed informare. il Governo comunque ha rinnovato nel dicembre scorso il decreto del ministro dell'Interno , che riferito al decreto legislativo del 14 febbraio 1948 inibisce anche alcune forme esteriori di associazionismo paramilitare. circa connessioni straniere, le indagini sin qui esperite nelle debite fonti le hanno motivatamente escluse. molte altre indagini continuano ancora e certamente dobbiamo attenderne la conclusione. dobbiamo anche qui stare attenti a non confondere in una categoria specifica categorie generiche e anche a non creare un alone di sospetto verso studenti stranieri di una nazionalità o di un' altra, perché questo sarebbe il modo più assurdo di combattere il neofascismo. occorre quindi una certa prudenza, che non vuole essere affatto condiscendenza, ma vuole evitare proprio delle ingiuste generalizzazioni. accanto alle armi rastrellate o reperite, le forze dell'ordine hanno denunziato, sempre nell' ultimo anno, i responsabili di precise azioni terroristiche attuate per mezzo di bombe o di armi da fuoco. tali denunzie riguardano 168 persone e da un esame di tali denunzie (non si tratta di una valutazione, ma di un dato statistico, che può essere messo facilmente a disposizione di tutti i deputati), risulta che queste persone sono esattamente ripartite tra individui raggruppabili (o... raggruppusculabili) a destra e a sinistra (alla sinistra extraparlamentare). si tratta comunque di atti che sono dinanzi ai giudici, per cui si possono fare fin da ora tutti i commenti, ma forse sarà meglio farli come « note a sentenze » , almeno me lo auguro, e non come commento politico alle mie dichiarazioni. le forze dell'ordine continueranno in questo duro lavoro, registrando con sodisfazione che esse oggi sono finalmente (e speriamo che sia un punto irreversibile) incoraggiate e rispettate da tutte le forze politiche democratiche responsabili. in altri momenti vi è stato veramente il senso, o la sostanza, come è avvenuto anche in quest' Aula (tutti lo ricordiamo) di una permissività sbagliata, che ha forse impedito alle forze dello Stato di agire tempestivamente e ha fatto prosperare in alcune zone del nostro paese (ricordo le due zone più preoccupanti, sotto aspetti diversi, ma in parte convergenti, e cioè Reggio Calabria e Milano) una situazione che ha finito con l' essere giustamente considerata come la « coltura » di un germe malefico che noi dobbiamo riconoscere, individuare, mettere in condizione di non nuocere. ritengo che la Camera condivida il giudizio espresso ieri dall' onorevole Cariglia, allorché ha dichiarato che bisogna dare atto della lealtà degli organi della Pubblica Amministrazione e ha espresso parole di apprezzamento e di riconoscenza per il senso di disciplina e di dedizione al dovere delle forze dell'ordine , talvolta purtroppo fino al sacrificio della vita. certamente, onorevoli colleghi , siamo tutti convinti che la violenza non si combatte soltanto con le forze di polizia . noi riteniamo anzi che determinante sia il ruolo della famiglia, della scuola, delle forze politiche , dei sindacati, dei mezzi di formazione e di informazione. talvolta si ha la sensazione che, contrastando con la tendenza razionale comune alla generalità dei cittadini, l' antico demone della rissa, dell' odio, della violenza viva eclissato nel subcosciente per riemergere poi ed esplodere dinanzi allo stimolo rappresentato da determinati fatti, mettendo rapidamente nel nulla quanto è stato costruito anche solidamente attraverso un' educazione tendente all' assunzione di atteggiamenti di civile convivenza e di rispetto per le idee e la personalità degli altri. vorrei ricordare, a questo proposito, le parole di un illustre senatore della sinistra che, discutendosi la legge Scelba, così si espresse nel 1952: « ho sentito oggi il nostro brillante collega De Pietro affermare che qualche volta gli sorge il dubbio che il cattivo costume e la deviazione dei nostri giovani risalga anche, un po', alla responsabilità di ciascuno di noi, che abbiamo reso la lotta democratica troppo accesa; e che le nostre asprezze polemiche e la estrema difficoltà di qualche coincidenza possono contribuire a screditare la democrazia di fronte alla mente tenera e ancora inconsapevole dei giovani; ho pensato allora che egli non aveva tutti i torti e che ciascuno di noi, io per primo, dovremmo recitare un atto di contrizione » . credo che non sia nostro compito invitare chicchessia a recitare atti di contrizione. deve essere però una meditazione comune nei confronti dei giovani in particolare, ai quali facevano riferimento ieri alcuni colleghi e, da ultimo, l' onorevole Chanoux. veramente sappiamo che questi giovani, fortunatamente per loro, non hanno conosciuto, vivendole personalmente, numerose vicende e quindi, talvolta, possono non essere sufficientemente orientati da un modo di porre i problemi politici con una oggettività che spesso manca nelle linee essenziali. credo che al riguardo esista una responsabilità, specie in alcuni momenti, la quale incombe su tutti noi: una responsabilità costruttiva dal punto di vista democratico, ed una responsabilità che vorrei definire rasserenatrice. se si confondono le idee che hanno pieno diritto di esistere e che meritano tutta la dedizione e l' integrale operosità organizzativa, ideale, pratica e finalistica; se si confondono queste linee essenziali che distinguono nettamente la democrazia dalla non democrazia, e, specialmente, in momenti in cui occorrono spinte all' inverso, si carica una certa situazione psicologica, ci si assume una grave responsabilità. queste cose, onorevoli colleghi , valgono molto di più di quanto possa valere o non valere la sussistenza di un determinato ministero. credo di aver dato stamane, alla Camera dei Deputati , con l' eloquenza delle cifre, la dimostrazione che non vi è stata tolleranza, che non vi è stato equivoco, che non vi è stata mancanza nemmeno nei doveri di orientamento della Pubblica Amministrazione ; anche al limite esatto dei poteri politici del Governo, perché così corrispondeva oltretutto alla nostra opinione politica e alla nostra coscienza, credo di avere rivolto una parola di incitamento obiettivo ad un altro potere dello Stato. credo che in momenti difficili come questo giovino alla vita della nostra nazione ed al suo avvenire soltanto dei colpi d' ala, dei piccoli colpi d' ala, se si vuole, i quali però ci facciano sorvolare ogni meschinità e ci portino a credere veramente nelle cose per le quali non da oggi viviamo e ci siamo battuti. l' aprile del 1973, con le assurde tombe dell' agente Marino e dei ragazzi Mattei, credo che debba segnare assolutamente la fine di una squallida ripresa di violenza; questo aprile del 1973, tutti insieme (non sembri, onorevoli colleghi , un paradosso), lo dobbiamo dimenticare e non dimenticare mai.