Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 90 - seduta del 26-02-1969
Sulle attività del SIFAR e delle istituzioni militari
1969 - Governo I Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 90
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , i due emendamenti all' articolo 1 che ci siamo permessi di presentare tendono a spostare il campo delle indagini su materie che a nostro avviso più utilmente, o meno dannosamente comunque, dovrebbero costituire oggetto delle indagini stesse. debbo premettere, per correttezza e perché non ci si rinfacci di avere noi assunto un atteggiamento diverso da quello che invece abbiamo ritenuto di assumere. che il fatto che noi concorriamo con la presentazione di emendamenti al tentativo di migliorare, dal nostro punto di vista , una proposta di legge , non può certamente essere a noi imputato come adesione alla proposta stessa. manteniamo infatti le nostre posizioni di contrasto di fondo ma, allo stesso tempo, come sempre abbiamo fatto e come del resto fanno tutti i gruppi parlamentari , tentiamo di concorrere a migliorare una legge che condanniamo. ciò premesso, se i colleghi consentono, vorrei rileggere il primo dei due emendamenti che mi accingo a svolgere, perché so per esperienza che io sono un pessimo lettore degli emendamenti altrui e mi interessa che i colleghi che ne abbiano voglia seguano l' illustrazione di questo emendamento. noi chiediamo attraverso questo emendamento che la Commissione d' inchiesta accerti « sempre in base alle indicazioni contenute a pagina 25 e 26 nella relazione della commissione ministeriale d' inchiesta presieduta dal generale Lombardi, le iniziative prese e le misure adottate "in relazione alla acquisita cognizione della esistenza nel nostro paese di numerosi elementi che avevano frequentato corsi di sovversione, sabotaggio, eccetera presso scuole o centri di addestramento in Italia o all' estero, e della costituzione di organizzazioni paramilitari, formatesi al tempo del secondo conflitto mondiale, nonché al rinvenimento di ingenti quantitativi di armi di ogni tipo" » . dico questo, signor presidente , perché le frasi che potrebbero sembrare esplosive e che l' onorevole relatore potrebbe spiritosamente attribuire, come ha fatto poco fa, agli impulsi giovanili del nostro collega Caradonna, non sono state scritte da uno di noi, non sono state vergate a seguito di un improvviso impulso o accesso di quello che l' onorevole Gian Carlo Pajetta tante volte ha definito « anticomunismo viscerale » : fanno parte della relazione della Commissione d' inchiesta Lombardi che è stata distribuita ai deputati a cura della Presidenza della Camera all' inizio di questa legislatura. io penso che il generale Lombardi, l' ex generale Lombardi, poiché adesso è a riposo, meriti ogni attenzione e considerazione da parte nostra. credo di sapere che egli sia oggetto di particolari attenzioni da parte della classe dirigente di Governo, che non molto tempo fa lo ha promosso presidente della Italcavi, una società che fa parte del gruppo Iri. e vorrei essere riguardoso nei confronti del generale o dell' ex generale Lombardi e della sua relazione almeno quanto lo è la maggioranza governativa . noi certo non siamo in grado di conferire incarichi di alcun genere: siamo in grado, invece, di esaminare con la dovuta attenzione, senza distrazioni, una relazione così pregevole. voi forse, onorevoli colleghi della maggioranza, a cominciare dal caro e simpatico relatore onorevole De Meo , avete letto la relazione Lombardi con qualche disattenzione e, guarda caso , vi è sfuggito l' unico passo, quello che nel mio primo emendamento è citato tra virgolette, in cui l' oggetto dell' indagine, dell' inchiesta, della censura non sono le forze armate , ma le forze sovversive. strano caso: nel contesto di una lunga relazione di cui un capoverso costituisce un invito, come ora mi permetterò di fare osservare, con chiarezza di indicazioni e di determinazioni, per chi legge a dedicare qualche attenzione, qualche considerazione al pericolo rappresentato nel nostro paese dalla presenza di forze sovversive, l' unico passo che il Governo ha trascurato, che il relatore non ha letto, che i colleghi della maggioranza presentatori di questa proposta di legge di inchiesta parlamentare non hanno letto, che il gruppo liberale presentatore di una mozione non ha letto, l' unico passo — ripeto — che nessuno ha letto è quello che riguarda la presenza organizzata di forze sovversive nel nostro paese. e non si tratta di un passo isolato, non si tratta di una distrazione dell' esimio generale Lombardi e dei suoi collaboratori, perché si tratta di un passo (la relazione noi l' abbiamo studiata con maggiore attenzione di voi) che, nel quadro della relazione, si collega a due altri passi fondamentali che il Governo e la maggioranza sembra non abbiano preso in considerazione. a pagina 10 della relazione Lombardi, capoverso secondo, a proposito dei fatti del 1964, si legge che una potenziale minaccia di movimenti eversivi di piazza, fomentati da partiti estremisti, causava infatti una giustificata preoccupazione anche nel Capo dello Stato . si potrebbe pensare che la potenziale minaccia si riferisca a quelli che potevano essere i timori dell' allora Capo dello Stato , o di ambienti a lui vicini; si potrebbe pensare che la frase « movimenti eversivi di piazza » sia stata, dal generale estensore di questa pregevole relazione, ripresa di sana pianta da certa stampa estremista di destra, che non fa altro che denunciare la possibilità o il pericolo potenziale di movimenti eversivi di piazza. si potrebbe pensare che la frase « fomentati da partiti estremisti » sia stata a sua volta ripresa dalla cosiddetta libellistica di destra, ma non si può pensare che, là dove nella relazione in oggetto si afferma che era giustificata la preoccupazione del Capo dello Stato , il relatore, generale Lombardi, che ha firmato questa relazione, non abbia voluto assumersi anche la responsabilità di esprimere giudizi. e se il generale Lombardi, che ha avuto modo di esaminare documenti che la Camera non ha avuto modo (almeno fino ad ora) di esaminare, se il generale Lombardi, che ha avuto modo di esaminare documenti che la stessa magistratura non ha avuto modo di esaminare, se il generale Lombardi, che ha avuto modo di raccogliere testimonianze che egli stesso dichiara essere raccolte a parte ed essere oggetto — come è giusto, è logico e doveroso — di segreto politico e militare, è arrivato alla conclusione che le preoccupazioni manifestate dal Capo dello Stato erano giustificate, allora non si può più pensare che l' espressione da me precedentemente citata di « potenziale minaccia » costituisca soltanto una ipotesi avanzata con leggerezza dallo stesso generale Lombardi; non si può più pensare che le parole: « movimenti eversivi di piazza » , siano tratte dalla fantascienza o dall' « anticomunismo viscerale » ; non si può più pensare che l' espressione: « partiti estremisti » , sia tratta dalla cosiddetta libellistica di destra: si deve pensare che questo sia un ragionamento che conclude un giudizio, che a sua volta conclude un esame, che riassume un' indagine. ed è molto strano che il Governo e la maggioranza non abbiano il coraggio di prendere posizione su questi argomenti. voi non solo non avete più il coraggio di combattere i movimenti estremisti di sinistra, ma non avete neppure il coraggio di fingere di volerli combattere. non avete il coraggio di prendere atto di ciò che è scritto in una relazione amministrativa. date incarico ad un alto ufficiale di stendere un rapporto; questo alto ufficiale stende un rapporto che per nove decimi trascura la presenza in Italia di forze sovversive e si occupa invece dell' attività più o meno lecita (lo vedremo a suo tempo) delle forze armate e dei servizi segreti . voi Governo, voi maggioranza incentrate una proposta di inchiesta su quei nove decimi della relazione che si occupano delle forze armate e dei servizi di sicurezza e dimenticate il « decimo » , però il grave, il pesante, il responsabile « decimo » (vi ho citato le parole esatte), in cui si denuncia la presenza in Italia di forze e di organizzazioni sovversive. aggiungo che nella stessa relazione Lombardi, alla pagina 25 da me citata nel testo dell' emendamento, in cui si parla dell' « acquisita cognizione dell' esistenza nel nostro paese » di forze sovversive, vi è una premessa. come la relazione Lombardi ha acquisito la « cognizione » della presenza in Italia di forze sovversive? lo dice la relazione. il titolo del capitoletto è: individuazione e controllo delle persone pericolose per la sicurezza dello Stato e delle forze armate e per l' ordine pubblico . di che si tratta in questo capitoletto? si tratta, signor presidente , onorevoli colleghi , delle famose liste di proscrizione, dei 731 nomi: cioè si tratta di quell' argomento che ha costituito — e lo confesso, lo ammetto — per una certa parte, forse non preparata, forse non informata, forse anche sprovveduta, dell' opinione pubblica il maggiore scandalo. liste di proscrizione, ha detto il cittadino medio leggendo L'Espresso , 731 nomi inseriti in queste liste di proscrizione, hanno detto in buona fede anche molti parlamentari facenti parte o della maggioranza o dell' opposizione; si schedano pertanto degli uomini i quali possono essere oggetto di persecuzione, ha detto tanta parte della pubblica opinione . voi sapete che questi sono stati i temi di fondo, o per lo meno i temi più risonanti e — debbo ammetterlo — i temi propagandisticamente più intelligenti e più validi della battaglia che L'Espresso ha iniziato e che tutta la stampa di sinistra, con alla testa i giornali comunisti, ha condotto per giungere a questo risultato: cioè a mettere un qualsivoglia governo con le spalle al muro e strappargli la desiderata commissione parlamentare di inchiesta. questo è il titolo del capitolo in questione. ma all' inizio di tale capitolo è detto che la rubrica di cui trattasi fu istituita nel 1952 e trova fondamento nel disposto degli articoli del codice penale che configurano i delitti contro la personalità interna dello Stato. e quando si passa alla considerazione dei delitti contro la personalità interna dello Stato, ecco che salta fuori la « acquisita cognizione » di cui si parla nella relazione! la Commissione Lombardi ha acquisito quella cognizione perché ha voluto sapere per quali motivi quei 731 nomi fossero stati inseriti nelle cosiddette liste di proscrizione. ha quindi proceduto ai necessari accertamenti, e si è accertata di ciò — io debbo credere all' esimio generale Lombardi — attraverso una documentazione così convincente da parlare di acquisita cognizione, e non, come nell' altro capoverso che vi ho letto, di ventilata minaccia, di potenziale minaccia, di movimenti estremistici. no, qui si parla di acquisita cognizione; e di acquisita cognizione di che cosa? della esistenza nel nostro paese di numerosi elementi che avevano frequentato corsi di sovversione e di sabotaggio. onorevoli colleghi , perché si frequentino dei corsi di sovversione e di sabotaggio, occorre che qualcuno li organizzi. e non mi risulta che vi sia mai stata o che vi sia una contestazione nei confronti dei corsi di sovversione e di sabotaggio, per cui i discepoli diventano maestri o viceversa. lì i maestri sono maestri e i discepoli fanno i discepoli. se ci sono stati o ci sono in Italia (e questo è affermato dalla relazione Lombardi proprio in questa parte che non avete letto) dei corsi di sovversione o di sabotaggio, è evidente che qualcuno li organizza, vi sono dei docenti, degli insegnanti, vi sono i denari (che io non penso — o almeno, lo spero — traggano la loro origine da fonti interne, mentre non è molto difficile immaginare da quali fonti internazionali possano trarre origine). questi, onorevole relatore, non sono vaniloqui, vaneggiamenti, esplosioni di eccessiva virulenza polemica. sono dati di fatto che emergono da una relazione di inchiesta amministrativa , che vi invitiamo a leggere. in essa si parla di scuole e di centri di addestramento in Italia e all' estero. si tratta di scuole e di centri che non soffrono la crisi di cui soffre la scuola italiana a tutti i livelli. sono scuole che in questo dopoguerra hanno vissuto e prolificato, io credo, pienamente indisturbate. e si aggiunge, ancora: costituzione di organizzazioni paramilitari, il che è qualcosa di più. esiste, tra l' altro, una legge molto dura e pesante — una delle prime leggi che abbiamo varato nel corso della prima legislatura di questa Repubblica — contro le organizzazioni paramilitari di qualsiasi tipo, addirittura contro l' uso anche parziale delle uniformi, pur di non ridestare in Italia la velleità di creare organizzazioni paramilitari. è una relazione ufficiale, che ha il sigillo del Governo e che, addirittura, è stata diramata dalle presidenze delle Camere, parla dell' esistenza in Italia, da gran tempo, di formazioni paramilitari, senza che alcuno degli onorevoli colleghi — tutti preoccupati, pieni di scrupoli democratici, timorosi ogni giorno, a chiacchiere, che la democrazia soffra attentati dall' esterno o dall' interno — non dico insorga (perché non siete capaci di insorgere), ma legga, si documenti, chieda, voglia indagare. ma come! avete il prurito di indagare secondo le indicazioni, le pressioni e i comandamenti dei socialisti sui cosiddetti fatti del 1964, sui quali la magistratura ha largamente indagato e sentenziato! volete a tutti i costi che si sappia se ha ragione l' onorevole Scalfari o l' onorevole De Lorenzo (io devo dire con tutta cortesia al collega De Lorenzo che non ci importa niente se abbia ragione uno di noi, chiunque esso sia, qui dentro)! avete il prurito di risollevare discussioni che hanno dato luogo a scandali, e ora che per la prima volta nel dopoguerra una coraggiosa — almeno in minima parte — relazione di una Commissione di inchiesta svela, anzi conferma, quanto sapevamo, ma sapevamo grosso modo, quanto avevamo affermato in quest' Aula, sempre duramente contrastati da parte dei colleghi comunisti, che contestavano, naturalmente, ogni e qualsiasi nostro accenno alla esistenza di queste scuole di sabotaggio in Italia, ora che avete a vostra disposizione la possibilità di provare, di inchiodare i sovversivi, i responsabili dell' anti-Italia, ora che potete farlo, in un momento particolarmente delicato della nostra vicenda interna e internazionale, voltate pagina, onorevoli colleghi ? io spero di no. io voglio augurarmi che, quando si giungerà alla votazione di questo emendamento, il relatore onorevole De Meo , che credo sia un cattolico e che credo sia — non voglio dire anticomunista, perché non è più di moda e non voglio creargli guai all' interno del suo partito — in posizione non coincidente (direbbe l' onorevole Moro) con la posizione di coloro che affermano che nei confronti del partito comunista si dovrebbe adottare un atteggiamento di apertura e di dialogo (credo, onorevole De Meo , di non averla eccessivamente compromesso, usando il linguaggio doro-morofanfaneo), voglio sperare — dicevo — che l' onorevole De Meo abbia l' onestà di dichiarare che quanto ho detto era del tutto superfluo, e che quando nel testo della proposta di legge presentata dalla maggioranza si legge: « secondo le indicazioni » della Commissione Lombardi, si debba intendere che tali indicazioni ufficialmente ed impegnativamente verranno tenute presenti salvo ad accertare — è evidente — in seno alla commissione parlamentare d' inchiesta che si tratti di indicazioni errate, non documentate e non documentabili. voglio sperare che l' onorevole relatore eviti a noi del Movimento Sociale Italiano l' onore, che noi non sollecitiamo, di essere i soli ad aver letto per intero una relazione alla quale voi della maggioranza vi affidate completamente, fondando su di essa la vostra proposta per la istituzione di una Commissione d' inchiesta. voglio sperare che voi non lasciate soltanto al gruppo del Movimento Sociale Italiano l' onore, che noi non reclamiamo, di voler fare finalmente luce sulla esistenza in Italia di corsi di sabotaggio o di sovversione, sulla costituzione di apparati paramilitari di estrema sinistra . voglio augurarmi che la sua risposta, onorevole relatore, sia pienamente e del tutto non secondo i dettami del linguaggio doromoro-fanfaneo, ma in buon italiano — rassicurante, nel qual caso non insisteremo, non chiederemo che si voti questo emendamento. ma se nella risposta dell' onorevole relatore, che ci auguriamo positiva e soprattutto schietta e senza alcuna ombra di dubbio , non dovessero essere contenuti elementi di garanzia, saremo costretti a chiedere che questo emendamento venga posto ai voti. ho così concluso lo svolgimento del primo dei due emendamenti. il secondo emendamento — debbo confessarlo — nel momento in cui lo illustriamo suscita in noi amarezza. mi servo dello stesso termine impiegato dall' allora presidente del Consiglio , onorevole Moro, nella seduta del 31 gennaio 1968. ricordiamo in molti, in quest' Aula, quella seduta: una seduta amara, umanamente amara e per certi versi drammatica; una seduta nel corso della quale l' allora presidente del Consiglio , onorevole Moro, sostenne talune tesi politiche sulle quali ora sono costretto a soffermarmi. egli sollevò soprattutto delle questioni di costume per difendere amici politici che erano seduti al suo fianco e che, in questa seduta, non siedono al banco del Governo , ma occupano poltrone governative ancora più importanti di quelle che occupavano alcuni anni fa. ricordiamo tutti che nel corso di quella seduta l' onorevole Moro ebbe sdegnosamente a respingere le accuse che da una parte della stampa italiana erano state mosse contro alcuni dirigenti del partito socialista italiano. affinché il quadro della situazione sia chiaro e affinché l' intento chiarificatore, moralizzatore — direi, se me lo si consente una volta sola — del nostro emendamento sia pure esso chiaro, mi permetterò di leggere brevemente ai colleghi i capi di imputazione. poiché nel nostro emendamento si fa riferimento alle indicazioni e documentazioni contenute nel numero del 21 gennaio 1968 del settimanale « Lo Specchio » , non vorrei che i colleghi dovessero sobbarcarsi al fastidio di cercare nelle emeroteche quel settimanale. pertanto mi permetto di dire brevemente di quali « indicazioni e documentazioni » si trattava; altrimenti il nostro emendamento non avrebbe molto costrutto. si trattava di questo: 1) l' ordine di pagamento del Sifar numero 234, firmato dal generale Egidio Viggiani, capo servizio, dal colonnello Luigi Tagliamonte, amministratore, e dal maresciallo maggiore Fernando Cianfrocca, cassiere, datato 21 febbraio 1964 (non siamo a luglio, onorevole Scalfari; ma chissà, dato che il 1964 sembra essere l' Anno Santo di questa inchiesta, che ciò che avveniva nel febbraio non possa essere oggetto, anche secondo l' onorevole Scalfari e i suoi amici, di qualche accertamento!) per un totale di 5 milioni. questa somma in assegno circolare venne consegnata il 24 febbraio 1964 dal generale Viggiani ad un personaggio del Psi, il quale a sua volta passò l' assegno all' onorevole Aldo Venturini, allora segretario amministrativo del partito socialista italiano. 2) un assegno circolare di 5 milioni del Banco di Napoli datato 21 febbraio 1964 ed intestato a Giorgio Pisa . nel retro di questo assegno, dopo la girata di Giorgio Pisa , campeggia la firma dell' onorevole Aldo Venturini. 3) un altro ordine di pagamento del Sifar, numero 323 del giornale di cassa, firmato dal generale Giovanni De Lorenzo , capo servizio, dal colonnello Luigi Tagliamonte, amministratore, e dal maresciallo maggiore Fernando Cianfrocca, cassiere, datato 25 settembre 1962, per un totale di 5 milioni. l' ordine è intestato: « operazione Pieraccini » e reca la nota: « contributo mese ottobre 1962 » . 4) la fotocopia del libretto al portatore numero 262 del Banco di Napoli , sul quale in data 26 settembre 1962 furono versati i 5 milioni del Sifar. 5) un altro ordine di pagamento del Sifar numero 420, questa volta in data 25 giugno 1962, recante le stesse firme del precedente, per un importo di 676 mila lire, con questa annotazione: « società aerea Pan American acquisto di biglietto aereo Roma-USA e ritorno Vera Pieraccini » . 6) la fotocopia del biglietto d' aereo rilasciato dalla compagnia Pan American contraddistinto dal numero 026/141/335937 ed intestato a Vera Pieraccini , consorte dell' onorevole Pieraccini. questi i documenti, apparsi nel gennaio 1968, che diedero luogo ad una pesante polemica di stampa e quindi al dibattito che si svolse in quest' Aula. l' allora presidente del Consiglio sostenne una tesi che certamente voi ricorderete. sostenne prima di tutto che le accuse erano infami calunnie, che bastava contemplare gli esponenti del partito socialista cui quelle infami calunnie erano state rivolte per rendersi conto della schiettezza e pulizia dei loro lineamenti politici e che si trattava senza alcun dubbio di accuse infondate. aggiunse l' onorevole presidente del Consiglio , dimenticando per qualche momento l' indubbia (lo dico senza alcuna ironia), notevole, tante volte dimostrata, sua dottrina giuridica, che coloro che agitavano quei documenti ed invitavano i dirigenti socialisti in causa a sporgere querela chiedevano la prova diabolica, chiedevano cioè che essi, gli accusati, si assumessero l' onere della prova: se l' onorevole presidente del Consiglio di allora avesse dato una rilettura ai relativi articoli del codice, avrebbe ricordato a se stesso quello che oggi gli potrebbe ricordare il neoministro della pubblica istruzione Sullo, non in sede di esami universitari ma anche in sede di esami di maturità, vale a dire che l' onere della prova in casi consimili non spetta certamente al calunniato, ma all' eventuale calunniatore. vi fu poi una patetica dichiarazione — e lo dico senza la minima ironia, perché certi drammi umani debbono essere compresi da chiunque, al di là e al di sopra delle parti dell' onorevole Nenni. l' onorevole Nenni disse che egli era un figlio del popolo digiuno di diritto; e in quel momento, come spesso durante la sua lunga carriera politica è accaduto all' onorevole Nenni, egli ci conquistò un po' tutti. con quella frase indubbiamente partitagli dal cuore: « figlio del popolo digiuno di diritto » , egli ci prese per la mano come degli allievi, dei discepoli di umanità, ancora una volta. non ricordavamo, il 31 gennaio del 1968, quando l' onorevole Nenni così diceva, che tanti anni prima, pur essendo anche allora, nel 1946, « un figlio del popolo » , egli si era dimostrato meno digiuno di diritto e aveva ritenuto di dar querela — lo ha ricordato l' onorevole Giuseppe Niccolai pochi giorni fa — al giornalista Antonino Trizzino che lo aveva accusato di aver manipolato a proprio vantaggio i fascicoli dell' OVRA. non ricordavamo, quando l' onorevole Nenni proclamava di essere un « figlio del popolo digiuno di diritto » in questa Aula, ed invocava e otteneva la nostra umana comprensione, che quella querela si era conclusa, ahimè, con la condanna dell' onorevole Nenni o, per essere esatti, con l' assoluzione del giornalista Trizzino il quale aveva potuto provare i fatti. se ce lo fossimo ricordato, ci saremmo commossi un po' meno in quest' Aula, il 31 gennaio del 1968, non avremmo creduto alla serenata dell' onorevole Nenni, avremmo compreso che egli aveva imparato la lezione tanti anni prima, da figlio del popolo non digiuno certamente di diritto e di tante altre cose, e aveva deciso da quella volta: querele io non ne do più, perché non si sa come va a finire. ora, onorevoli colleghi , ci ritroviamo qui, dopo parecchi mesi: le querele non sono state date, i fatti non sono stati smentiti con la stessa precisione, durezza e ampiezza di documentazione con cui da larga parte della stampa italiana erano stati comunicati alla pubblica opinione . la pubblica opinione ha il diritto di avere una risposta, e soprattutto ha il diritto di essere finalmente difeso — ma sul serio — e di essere finalmente tutelato nella integrità della sua personalità politica e morale il partito socialista italiano che è un partito di governo. e ne hanno il diritto gli uomini dei quali io ho fatto i nomi. mi è molto dispiaciuto di doverlo fare, perché non ne ho l' abitudine: sono vent' anni che sono qui dentro, e non mi è mai accaduto, in venti anni, di incorrere in una questione personale. non ho l' abitudine, ripeto, di fare nomi, di presentare denunzie. non ho voluto in questa sede e non voglio con questo emendamento avanzare alcuna denunzia. voglio offrire agli esponenti socialisti, che ho dovuto indicare nei loro nomi e nei loro cognomi, la sola possibilità che essi ormai hanno per uscirne a testa alta . perché, se la querela essi non l' hanno voluta, perché, se un' indagine giudiziaria si è svolta ormai su altri fatti, l' inchiesta politica però essi l' hanno voluta, l' hanno pretesa; l' hanno pretesa i dirigenti socialisti. un anno fa circa, l' onorevole Nenni aveva per lo meno una grossa attenuante politica, perché egli era tra coloro nel partito socialista che non volevano l' inchiesta sui cosiddetti fatti del luglio 1964. e io non faccio ora, come non feci allora, il torto all' onorevole Nenni di credere che egli non volesse l' inchiesta per tutelare se stesso e i suoi amici da possibili altre e più approfondite inchieste. io ho voluto pensare allora, e penso oggi per allora, che un anno fa quella parte dei dirigenti socialisti che seguirono l' onorevole Nenni contro le tesi dell' onorevole De Martino e appoggiarono l' allora presidente del Consiglio , rifiutando l' inchiesta e autorizzando il presidente del Consiglio a porre drammaticamente la fiducia in quest' Aula, intendesse difendere lo Stato. ma, oggi, l' onorevole Nenni accede alle tesi di coloro che vogliono un' inchiesta; oggi, l' onorevole Nenni non ha più le preoccupazioni che l' onorevole Moro ed egli stesso ed i suoi amici manifestavano un anno fa. oggi, secondo l' onorevole Nenni, l' inchiesta sulle forze armate si può fare; non ci sono remore, tranne quelle costituzionali. oggi, l' inchiesta sul Sifar, sui servizi segreti , si può fare, secondo l' onorevole Nenni. ed, allora, perché non si può fare l' inchiesta che accerti i fatti che nel quadro della polemica sul Sifar sono stati presentati e documentati da una parte della stampa italiana e di cui in Parlamento si è abbondantemente discusso? perché l' inchiesta deve fermarsi dove dicono i dirigenti socialisti? ed oggi non importa più se nenniani o demartiniani, perché da questo punto di vista voi socialisti le correnti le avete superate; siete divisi in cinque gruppi ufficiali quanto ad ogni altro problema, ma quando si tratta di sbarrare il passo ad un' indagine conoscitiva — è proprio il caso di dirlo su presunte malefatte o comunque su fatti che sono attribuiti — speriamo a torto — agli esponenti del partito socialista , allora vince la legge dell' omertà, allora siete tutti d' accordo, allora non c' è n' è pur uno fra i dirigenti socialisti il quale osi dire: « mi assumo la responsabilità, si estenda l' inchiesta, la si faccia; non è giusto, è ignobile che si mettano sotto inchiesta dei generali e non si mettano sotto inchiesta dei parlamentari » . il Parlamento può sancire una tesi simile senza squalificare se stesso ? io ve lo chiedo, onorevoli colleghi ; lo chiedo alla coscienza di tutti voi e lo chiedo alla coscienza prima di tutto dei colleghi socialisti che mi dispiace aver dovuto chiamare in causa. ecco, signor presidente , ecco, onorevoli colleghi , il contenuto dei due emendamenti di sostanza che ci siamo permessi di presentare all' articolo 1.