Giulio ANDREOTTI - Ministro Industria, Commercio e Artigianato Maggioranza
V Legislatura - Assemblea n. 61 - seduta del 23-12-1968
1968 - Governo I Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 61
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , se qualcuno avesse vaghezza di ricercare i temi fondamentali con i quali è stata motivata la concessione o il diniego della fiducia ai differenti governi che si sono succeduti dalla liberazione ad oggi, si troverebbe dinanzi ad una certa monotonia. per lungo tempo i dibattiti si sono sviluppati su un presunto immobilismo della nostra nazione e sulla contestazione di esso. poi ad un tratto le opposizioni, dimenticando tutta la polemica sull' immobilismo, hanno contestato la qualificazione delle forze politiche che avevano governato fino allora dicendo che, essendo completamente mutata la realtà e cresciuta la società italiana , non potevano le stesse forze essere più qualificate per reggere le sorti del paese. successivamente si è fatto — mi sia consentito di dirlo — un ulteriore passo indietro, nel senso cioè che, raccogliendo dal paese fenomeni esistenti, quali la contestazione, il desiderio di una maggiore partecipazione — fenomeni che in se stessi non sono affatto negativi — si è arrivati, attraverso una serie di impostazioni antigovernative, ad una svalutazione preventiva di qualunque programma venisse portato innanzi, a criticare il sistema. qui il discorso credo debba essere, sia pure nell' assoluta brevità di una dichiarazione di voto , estremamente chiaro. noi siamo grati agli oratori del gruppo comunista i quali hanno chiarito la situazione, non perché ve ne fosse bisogno sostanziale, ma perché assistiamo spesso ad un loro tentativo di catturare nei diversi partiti alcuni uomini o alcuni gruppi e di farli apparire come compartecipi di una strategia che non è la strategia dei singoli partiti di appartenenza o la strategia della maggioranza. e questi atteggiamenti vengono raccolti da fonti cosiddette obiettive, che non sempre sono tali, per dare ingiustamente a questi uomini o a questi gruppi una patente di filocomunismo, facendoli apparire per quello che non sono. la risposta migliore, dopo la chiara esposizione da parte del Governo nel suo programma del concetto di delimitazione della maggioranza, mi è parso s' a venuta proprio dagli oratori del gruppo comunista, i quali hanno detto: ma tutti questi discorsi, in fondo, non ci interessa o; e, usando una tattica di carota e bastone non perfettamente bilanciati tra di loro, anno rimproverato ad alcuni uomini e ad alcuni gruppi di essere entrati o di aver appoggiato apertamente la nuova formazione governativa, mentre hanno contemporaneamente svalutato integralmente qualunque sforzo sia stato fatto dai partiti per ricomporre la loro unità. sappiamo allora che, anche attraverso questa interpretazione, che chiamerò autentica, possiamo pesare il valore positivo di quanto il presidente del Consiglio nelle sue dichiarazioni programmatiche ci ha detto in ordine alla maggioranza, cioè alla sua iniziativa, alla sua autosufficienza, alla sua saldezza, che non vuol dire affatto negare la validità dell' apporto delle idee e delle volontà di chiunque altro operi, come tutti operiamo, legittimamente in quest' Aula. anzi noi nel passato abbiamo molte volte sofferto perché su provvedimenti che ritenevamo giusti non abbiamo visto aggiungersi, come era logico e doveroso, altri voti ai voti della maggioranza. e quando usciamo da Roma e vediamo con sodisfazione di democratici che là dove vi erano i latifondi dei vecchi nobili romani oggi vi sono le famiglie di piccoli proprietari coltivatori diretti, noi ci rammarichiamo perché avremmo voluto che accanto ai voti della maggioranza quando si trattò della riforma agraria , vi fossero stati anche i voti se non di tutta, di una parte dell' opposizione. noi sappiamo, colleghi comunisti, che mutano le cose. sono cose lontane, onorevole Ingrao, ma credo che almeno in questo una piccola autocritica dovreste farla, anche perché facevate poi cortei perché fosse estesa quella riforma agraria contro la quale avevate votato in Parlamento. e non capisco proprio che cosa questo significhi. noi sappiamo che, sullo sfondo della vita politica italiana , resta il problema di una battaglia che apparentemente è combattuta per l' alternativa fra socialismo e capitalismo, ma che in realtà è combattuta da voi per l' alternativa tra comunismo e democrazia. non voglio ripetere quello che qui è stato detto (e non è stato detto per ragioni di forma, onorevole Domenico Ceravolo, perché credo che ognuno di noi quando formula o ascolta altri formulare delle considerazioni su un paese che soffre, non lo faccia mai a cuor leggero) in questi tre giorni più volte, e cioè che non può passare senza significato quanto è accaduto nell' estate in Cecoslovacchia. ma vorrei aggiungere un' altra considerazione: quando noi diciamo — e giustamente — di essere preoccupati della durezza e della pericolosità dei blocchi che dividono il mondo in due, o in due e mezzo o in tre, noi non possiamo non riconoscere che il corso delle cose sarebbe stato diverso se nell' estate del 1947, quando unanimemente il governo cecoslovacco decise di partecipare alla conferenza di Parigi per accettare il Piano Marshall , non vi fosse stato un intervento brutale a causa del quale, chiamati a Mosca due giorni dopo, il presidente del Consiglio Gottwald e il suo ministro degli Esteri Masaryk furono obbligati a revocare quella loro decisione. e di lì a pochi mesi cadeva proprio a Praga l' illusione della possibilità di coesistenza di democratici e comunisti, in un Governo che potesse essere considerato un Governo di tipo parlamentare. pochi giorni innanzi il presidente Benes aveva, nelle bozze di stampa delle sue memorie, scritto a margine una frase interrogativa che poteva forse sembrare quasi ingenua, ma che rappresentava la tragedia spirituale di un uomo che, coerentemente con la sua coscienza antinazista, aveva creduto nella Russia sovietica . Benes aveva scritto: « che mi sia sbagliato? » . e io credo esattamente che quella, caduta a Praga nel 1948, sia la formula politica di sinistra che è vagheggiata dai comunisti italiani. essi non si meraviglieranno se nessuno di noi, nessuno di noi — non illudetevi facendo tra l' altro un' offesa alla dignità e alla serietà di tutti gli appartenenti ai partiti della maggioranza — nessuno di noi, ripeto, è pronto a dare non soltanto il suo contributo, ma neppure la sua arrendevolezza per questa che non sarebbe certo una evoluzione della situazione politica italiana . il sistema che noi salvaguardiamo è il sistema della Costituzione. stamane l' onorevole Almirante ha detto che la Costituzione manca di una linea politica, manca di un' anima politica. no, onorevole Almirante, la Costituzione è proprio la risultante non di una mediazione meccanica, ma della realtà di una nazione nella quale l' equilibrio si raggiunge proprio se non prevalgono e se non si affermano le teorie dell' uno o dell' altro gruppo, che però devono essere bilanciate in un sistema organico con pesi e contrappesi su un livello estremamente alto. noi crediamo che questa sia veramente la base su cui deve continuare ad essere intessuta tutta l' azione politica italiana , con il vantaggio che ha la nostra Costituzione di essere rigida nelle sue strutture, ma di essere capace, come ha dimostrato di esserlo, di seguire e di garantire l' evoluzione civile ed economica del nostro paese. ed è in questo senso che dobbiamo stare attenti e usare sempre con grande moderazione quella ricorrente frase del distacco fra paese legale e paese reale . certamente in una società che è in movimento, come la nostra; in una realtà in cui si creano quotidianamente strutture nuove (basti pensare alle strutture della vita comunitaria europea e ai rapporti sempre più vasti nel campo internazionale ); in una realtà che vede una riconsiderazione anche di valori spirituali, religiosi, culturali, non è da stupirsi se vi sia un continuo aggiornamento, una continua revisione pur nel campo della vita pubblica . ma attenti a non mettere in discussione ciò che è al di fuori della nostra capacità di disporre, al di fuori di una capacità legale, al di fuori di una capacità morale. l' attenta e recettiva considerazione, ad esempio, di quelli che sono, sia pur talvolta espressi frammentariamente, o embrionalmente, o confusamente, i desideri dei giovani e i desideri dei ceti che lungamente sono stati compressi, è necessaria, e il mondo politico deve essere attentissimo; e se alcuni, uomini o gruppi, più che altri possono fare da tramite, nel contesto della nostra unità parlamentare, tutto ciò ha sicuramente un valore positivo, ma occorre stare attenti a non riconoscere, facendo danno agli stessi giovani, agli stessi lavoratori, l' esistenza di poteri che non siano quelli previsti dalla nostra Costituzione. in una non dimenticata giornata del settembre 1945 — e altri colleghi vi sono, qui, che lo ricordano — quando noi venimmo qui trepidanti, nel primo giorno di vita della consulta nazionale , il presidente Parri ci dette una consegna, che noi ritenemmo fosse e così era — la discriminante tra la dittatura e la vita democratica . disse Parri: « voi avete il diritto morale e il diritto storico di rappresentare, in questa fase di transizione, il popolo italiano , aiutandoci a guidarlo sulla via della ricostruzione, come avete il dovere di saperne interpretare tutte le aspirazioni e tutte le necessità » . credo che ancora di più questo valga per le legislature elettive della Repubblica. e, proprio mentre a sostegno della puntuale attuazione del programma governativo noi ci impegnamo ad una più incisiva azione parlamentare, proprio mentre raccogliamo l' appello responsabile che l' illustre presidente della nostra Camera ha fatto a tutti perché si studino e si portino avanti riforme del regolamento, le quali non sono solo un fatto tecnico, ma devono, tra l' altro, darci la possibilità di essere veramente l' organo di controllo della vita dello Stato; proprio in questo momento, noi dobbiamo riaffermare il primato del Parlamento e la sua insostituibile funzione per il raggiungimento e la tutela di ogni effettivo progresso. tale esaltazione del Parlamento è dettata anche dalla convinzione che qui si abbia, accanto alla parte che spetta al Governo, la Cassa di risonanza di tutto quel mondo nuovo della cui realtà qualche volta forse non ci accorgiamo. parlo delle 100 mila piccole imprese industriali, possedute e dirette da decine e decine di migliaia di uomini che fino a pochi anni fa erano ai livelli più bassi del lavoro dipendente ; parlo dei lavoratori autonomi , cui giustamente stamane il presidente del Consiglio ha fatto riferimento: gli artigiani, i coltivatori, i commercianti, che per la loro esistenza disseminata nel paese talvolta forse non contano molto, perché non mettono paura; parlo dei liberi professionisti , degli scienziati, dei ricercatori, degli artisti che con tante difficoltà (e lo sappiamo tutti) si inseriscono nelle vie normali della politica attraverso l' entrata e la partecipazione ai partiti; parlo della patetica legione dei pensionati, che con umana sodisfazione vediamo essere oggetto di uno specifico impegno del nuovo Governo. parlo di coloro che ancora sono disoccupati e di quanti attendono con ansia il loro primo inserimento nel mondo del lavoro . queste ed altre sono le voci che qui devono avere udienza con tanta più cura quanto più provengono da chi ha meno forza e non ha strumenti diretti per farle valere. l' onorevole Piccoli, vicesegretario della Democrazia Cristiana , ed altri colleghi del nostro gruppo hanno motivato l' adesione della Democrazia Cristiana alle enunciazioni programmatiche esposte dall' onorevole Rumor. non ripeterò quanto essi hanno detto, ma vorrei sottolineare l' importanza, nel programma governativo, di aver fissato una scala di priorità: perché il Governo, fra l' altro, dà in questo modo un metro oggettivo per valutare via via la propria opera, al di fuori di quelle valutazioni episodiche e soggettive con le quali si sono talvolta, dal seno della stessa maggioranza, ingenerosamente giudicati gli sforzi dei governi del recente passato. desidero fare poche considerazioni conclusive. al prestigio delle istituzioni democratiche noi siamo convinti che giovi enormemente la convinzione della funzionalità delle istituzioni stesse e la rispondenza dei comportamenti a quelle che sono state le piattaforme elettorali. orbene, nelle elezioni del maggio scorso i partiti della maggioranza non avevano lasciato dubbi sulla formula governativa della quinta legislatura. la ricomposizione della maggioranza, dopo il periodo di attesa richiesto da alcuni partiti e reso proficuo anche per la responsabile opera del senatore Giovanni Leone, è pertanto il fedele assolvimento di ciò che tutti noi dicemmo ai nostri elettori. e se sono comprensibili, dal loro punto di vista , le previsioni augurali di breve durata che verso il ministero Rumor hanno qui enunciato, sia pure con motivazioni non uniformi, gli oratori delle opposizioni, noi vorremmo ricordare a tutti che una relativa stabilità dei governi è insieme un coefficiente di consolidamento democratico ed una esigenza particolare per i problemi difficili che l' Italia deve affrontare all' interno e sul piano internazionale. la nostra fiducia al Governo non ha alcuna prospettiva limitativa nel tempo, anche se i partiti non hanno ritenuto di potere codificare l' idea di un Governo di legislatura. nell' elenco delle priorità sono ad un posto d' onore i problemi delle università e quelli della scuola media superiore. credo che siamo tutti convinti che dalla nostra capacità di intuizione delle linee vere di una riforma universitaria a breve e a lunga scadenza passa un momento decisivo per il contatto o per il distacco tra la classe politica e le classi dirigenti del paese nell' immediato domani. a nessuno deve sfuggire questa responsabilità, sia deputato di maggioranza sia deputato di opposizione. sappiamo che non è una riforma facile, ma lasciate che dica, per coloro che volessero ancora, sia pure a stralcio, essere gli assertori di un immobilismo, che non la sola causa, ma una delle cause che rende quantitativamente imponente questo fenomeno — e quindi difficile, delicata e complessa la sua soluzione — è il fatto che la popolazione universitaria (e questo è un sicuro segno di apertura sociale) si è accresciuta molto di più di quanto non indicasse l' accrescimento demografico, se è vero che i 46 mila goliardi di trenta anni fa e i 145 mila goliardi del 1950 oggi sono diventati 425 mila. questa è la realtà; e non può veramente dirsi una realtà che non abbia camminato. noi preferiamo che siano questi i motivi per cui si rendono difficili i problemi e non i motivi delle cose che non possono essere fatte. una parola infine per la politica estera , sulla quale le opposizioni cercano di creare imbarazzi alla maggioranza e al Governo, nonostante la chiarezza della impostazione programmatica e il discorso estremamente preciso fatto qui ieri l' altro dall' onorevole Mauro Ferri. a noi sembra che non vi sia niente di anormale nel riconoscimento del carattere difensivo dell' Alleanza Atlantica superando i dubbi che agli inizi divisero profondamente lo stesso mondo socialista quando (e tutti lo ricordano) la maggioranza degli Stati che costituirono questa alleanza era composta proprio da paesi retti da partiti socialisti e quando noi invidiavamo, perché è veramente un segno di forza, quei paesi nei quali la ratifica era approvata all' unanimità o quasi dai parlamenti. noi riteniamo che quei dubbi possano oggi essere superati attraverso l' esperienza tecnica e politica di diciannove anni; e possiamo affermare, per garanzia di tutti e per dare un contenuto vero e positivo alle affermazioni che il Governo ha qui unitariamente fatto, che la leale partecipazione al patto atlantico non ha impedito all' Italia di intrattenere intensi e crescenti rapporti commerciali e notevoli rapporti culturali con i paesi dell'est , che da parte nostra, in questi mesi nei quali vi poteva essere la tentazione — sbagliata — di farli recedere a seguito di quanto è avvenuto a Praga, invece abbiamo accuratamente cercato di non compromettere e di portare ulteriormente avanti. la leale partecipazione al patto atlantico non ci ha impedito, anche se, come era doveroso, questo è stato fatto nell' assoluta riservatezza, di svolgere un' azione notevole anche per il Vietnam. il giorno in cui verranno resi noti concretamente (e credo che questo giorno non tarderà, perché tra l' altro in America già sono stati pubblicati dei libri su questo argomento) gli atti positivi che il Governo e la diplomazia italiana hanno fatto per portare avanti positivamente la causa della pace nel sud est asiatico, credo che le nostre iniziative appariranno in tutta la loro non trascurabile portata. onorevole Pajetta, non è un mistero, perché lo ha dettò anche in Commissione, che quando ella parlò delle trattative con un personaggio piuttosto illustre ad Hanoi, si sentì consigliare di mettere un po' d' acqua nel suo vino perché il discorso delle trattative in quel momento non era gradito. ella queste cose le ricorderà. onorevoli colleghi , l' altro giorno l' onorevole La Malfa ha detto, commentandolo con una certa ironia, ma anche con amarezza, che si è verificato nelle ultime settimane un fatto singolare; subito dopo l' elezione di Nixon, vi sono state le note avances dei cinesi per una ripresa di buoni rapporti con il governo statunitense. e l' onorevole Bartesaghi incautamente lo interruppe, perché disse che già nel 1958 vi era stato qualcosa del genere; giusto, onorevole Bartesaghi, c' era l' amministrazione Eisenhower; si vede che l' intervallo è coinciso proprio con l' amministrazione democratica, con la quale evidentemente i cinesi non volevano avere contatti. noi abbiamo letto dei commenti duri in questo senso da parte di radio Mosca, derivati non dalla considerazione sulla consistenza sociale della nuova amministrazione americana, ma dalla considerazione della differente possibilità di vedere spostati determinati equilibri, che naturalmente sono oggetto di polemica, ma qualche volta, e forse responsabilmente, sono anche oggetto di una considerazione molto pacata ed attenta. noi sappiamo che questo non può non essere considerato allora come un incentivo a smettere di cercare di porre in difficoltà uomini democratici della maggioranza o del Governo per non volere incautamente rompere un equilibrio che pure ha una sua validità, senza avere pronte sostituzioni che difendano egualmente la causa della pace, o per non voler compromettere un' amicizia democratica liberamente scelta da questo Parlamento con gli USA. onorevole Domenico Ceravolo, pensi un po' meglio; quando ella dice certe cose, io capisco il suo punto di vista , ma mi consenta, dato anche che ho qualche anno più di lei (anche se non molti, per mia fortuna), di ricordare che certe prese di posizione antiamericana, dette in quel modo, non rappresentavano un tempo il segno di una politica democratica, ma rappresentavano qualcosa che credo nessuno di noi sia portato a giudicare positivamente. vorrei concludere dicendo che l' onorevole Nenni, quando è rientrato dopo ventidue anni al ministero degli affari esteri , certamente ricordando la sua esperienza precedente, non potrà non avere pensato da che parte gli venivano le difficoltà; e da che parte, specialmente in un giorno, per lui e per il suo partito, amarissimo, nel 1946, si trovò scavalcato per una iniziativa che tendeva dolorosamente a barattare l' una con l' altra due città parimenti italiane. onorevole presidente del Consiglio , alla sua fatica per portare avanti fattivamente il discorso politico con il quale si è ricostituita nel Governo l' alleanza preelettorale, sono sicuro che i deputati di maggioranza daranno nel voto e dopo il voto l' apporto di una cooperazione schietta e intensa. non vogliamo predisporci a spiegare il perché non si facciano alcune cose, ma vogliamo che quanto è scritto nel programma che ora approviamo si realizzi puntualmente, smentendo, nell' unico modo valido, le critiche pregiudiziali e pretestuose con le quali gran parte dell' opposizione ha motivato ancora una volta il suo voto contrario ad una formazione ministeriale.