Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
V Legislatura - Assemblea n. 545 - seduta del 24-02-1972
1972 - Governo I Andreotti - Legislatura n. 5 - Seduta n. 545
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli Deputati , il momento internazionale che attraversiamo, mentre vede ancora purtroppo l' esistenza di ombre preoccupanti, ha registrato negli ultimi tempi — e da ultimo proprio in questi giorni — significativi eventi che suscitano grandi speranze. poche settimane dopo la firma del trattato di Bruxelles, che ha realizzato l' aspirazione tenacemente perseguita di un ulteriore e consistentissimo passo avanti della Comunità Europea , il viaggio del presidente degli USA a Pechino introduce nelle attese dell' umanità un fatto nuovo che può avere i più fecondi sviluppi. è sulla grande direttrice di questi problemi che noi, pur non sopravvalutando possibilità e dimensioni del nostro paese, dobbiamo ad ogni istante cercare di inquadrare quel che può esser costruito nella nostra vita pubblica . tuteleremmo in modo inadeguato gli interessi attuali ed il futuro della nazione se, per quanto sta in noi, non cooperassimo a superare rapidamente ed in una linea di ampio respiro il periodo di parziale incertezza e di assestamento interno in cui ci troviamo. mi è sembrato significativo che nelle discussioni e nelle polemiche degli ultimi tempi, sia con avversari sia tra gli stessi compartecipanti al Governo, siano rimasti quasi del tutto assenti i temi di politica estera . sarebbe ingiusto attribuirne il motivo ad un disinteresse specifico, o viceversa ad una improvvisa convergenza generale di opinioni. ma è pur vero che, nel quadro di quel che si muove nel mondo, la validità di una linea costante che ha ispirato l' azione internazionale italiana, da De Gasperi e da Sforza in poi, trova il suo riscontro e le sue possibilità evolutive. nel fondamentale e intangibile obiettivo di concorrere al consolidamento della pace edificata con la tutela dei diritti umani , il progresso civile e sociale dei popoli, l' eguaglianza giuridica degli Stati, il superamento degli squilibri fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo , ed infine con la giustizia sociale internazionale, l' Italia non deve che proseguire nell' approfondimento dei rapporti di cooperazione e di amicizia con tutti i paesi, anche se appartenenti ad altre aree e a differenti sistemi sociali e politici, ma in modo particolare con i paesi più vicini territorialmente e politicamente. sul piano multilaterale la nostra politica estera si fonda sulle Nazioni Unite , sulla Alleanza Atlantica e sulla Comunità Europea . le Nazioni Unite , che con l' ingresso della Cina si sono avvicinate alla dimensione universale, rappresentano lo strumento essenziale per rimuovere le cause profonde dei conflitti tra i popoli e per instaurare una crescente cooperazione e fiducia secondo i principi della Carta di San Francisco . l' Alleanza Atlantica , con il suo carattere difensivo e geograficamente limitato, rimane per noi l' insostituibile garante della sicurezza nazionale. dopo aver mantenuto per oltre venti anni la libertà e la pace, essa è divenuta — proprio con una decisione adottata qui a Roma — anche un valido mezzo per sviluppare con sincera volontà un costruttivo dialogo con i paesi del Patto di Varsavia , al fine di giungere realmente a una riduzione bilanciata e reciproca delle consistenze militari, destinata a diminuire i rischi e i costi della contrapposizione degli armamenti. so, per personale esperienza, come questo sforzo sia condiviso innanzi tutto dai quadri responsabili delle nostre forze armate , che conoscono meglio di altri il terribile potere distruttivo dei potenziali bellici prodotti dalla tecnologia avanzata degli ultimi decenni. è anche, ma non soltanto, nel quadro dell' alleanza che si manifesta l' amicizia con gli USA, elemento costante della nostra politica estera . un importante passo avanti nello sviluppo delle relazioni intereuropee potrà essere costituito dalla convocazione della conferenza per la sicurezza e la cooperazione, alla cui preparazione l' Italia sta da tempo dedicando un convinto impegno. anche l' iniziativa della conferenza mondiale per il disarmo, di cui si è discusso alle Nazioni Unite , potrà contribuire al progresso dei negoziati per il disarmo in quanto faciliti gli obiettivi di una distensione, che deve coinvolgere gli spiriti ancor prima delle intese concrete. ho accennato alla avvenuta adesione alla comunità economica europea della Gran Bretagna , della Danimarca, dell' Irlanda e della Norvegia. ad essa si aggiungeranno appositi accordi di stretta collaborazione economica con altri paesi europei fra i quali taluni a noi vicini e legati da antichi vincoli, come la Svizzera e l' Austria. l' obiettivo rimane da un lato il potenziamento delle risorse economiche e dello sviluppo sociale e civile dei popoli dell' Europa occidentale , e dall' altro una crescente unità politica rispondente alla tendenza del mondo di oggi verso un equilibrio fondato su vasti centri di potere e di influenza. l' Europa, che è stata per millenni un grande polo di civile irradiazione di cultura e di progresso, non può essere emarginata od assente. noi dobbiamo proseguire sulla via dell' integrazione anche politica con la stessa costanza e pazienza con cui ci si è mossi verso l' ampliamento della Comunità: in condizioni di parità tra tutti i partecipanti, senza privilegi per alcuno e nell' aperto e amichevole confronto fra le tesi e gli interessi di tutti. la fiducia in questa Comunità non impedisce affatto di essere sensibili alle prospettive di una più grande Europa, in vista della quale si compiono sforzi di distensione e di cooperazione. l' Italia, come gli altri alleati, continuerà a intensificare i contatti in vari campi, con l' Unione Sovietica e con gli altri paesi dell' Europa orientale alla ricerca, anche qui, di un equilibrio più articolato e più stabile che renda possibile una feconda e libera convivenza fra tutti i popoli del continente europeo. nel contempo la Comunità, attraverso la concessione delle preferenze generalizzate e l' estendersi dei rapporti di associazione, migliora i suoi legami con i paesi in via di sviluppo e prende più viva coscienza dell' importanza che rivestono le relazioni con i paesi dell' America Latina , con alcuni dei quali noi italiani siamo legati, non solo da amicizia, ma da fraternità. il Governo proseguirà nel frattempo l' attività nel settore sociale per tutelare sempre meglio gli interessi di oltre cinque milioni di italiani all' estero e valorizzare il patrimonio d' energie e di lavoro che essi rappresentano. si tratta di una realtà di cui dobbiamo con estrema attenzione valutare le implicazioni sul piano umano, giuridico, economico e culturale sviluppando innanzi tutto le iniziative per assicurare ai nostri lavoratori l' effettiva parità di diritti con i lavoratori dei paesi di residenza. chiarita doverosamente questa linearità di una politica che non cambia, occorre che il Governo spieghi ora la sua genesi e, per quel che è possibile, le sue prospettive. l' attuale legislatura è cominciata nel 1968 con le difficoltà politiche suscitate dall' orientamento di una delle forze componenti il Governo circa il non ulteriore impegno di collaborazione. non senza fatica il ministero presieduto dall' onorevole Giovanni Leone riuscì a porsi come un ponte per consentire la prosecuzione di una azione ordinaria e straordinaria, parlamentare e governativa e per far rinascere, come avvenne, la collaborazione. più tardi, la frattura della unificazione socialista, che aveva contraddistinto il periodo della legislatura precedente, creò nuovi problemi politici, i quali tuttavia furono superati in una comune ricerca per salvaguardare le ragioni positive di convergenza, facendole prevalere su quelle vecchie e nuove di divaricazione. quando si farà la cronistoria della quinta legislatura della Repubblica, saranno opportunamente messe in luce le tappe significative raggiunte sotto i governi presieduti dagli onorevoli Rumor e Colombo in una viva dialettica parlamentare. tra i punti positivi di questa legislatura va certamente messo in luce il ripristino di una proficua collaborazione delle popolazioni altoatesine. gli impegni assunti dal Governo con l' esplicito appoggio del Parlamento sono in via di esecuzione e, per quanto lo riguarda, l' attuale Governo intende applicarvisi con il massimo scrupolo, nella convinzione di servire così un preciso interesse di pace della nostra gente di confine. nel febbraio dello scorso anno , quando uno dei partiti della coalizione decise l' uscita dal Governo pur continuando a permanere nella maggioranza, si ritenne di rinviare più o meno tacitamente a dopo le scadenze costituzionali di fine d' anno un discorso approfondito sulla collaborazione di governo. l' impegno venne ribadito il 10 luglio, dopo le elezioni amministrative , in una riunione indetta dal presidente del Consiglio onorevole Colombo con la partecipazione dei segretari dei partiti e dei presidenti dei gruppi di maggioranza volta a riscontrare se fosse possibile superare allora, attraverso un forte rilancio, prima ancora politico che programmatico, le difficoltà di una situazione che era andata deperendo. il perdurare della mancata sostituzione del ministro della Giustizia e, nei loro uffici di sottosegretari, dei colleghi repubblicani, dette la conferma di questo differimento ispirato alla responsabile preoccupazione di non interrompere il lavoro governativo e parlamentare in un momento certo non facile sotto molti profili, e per di più a « semestre bianco » iniziato, senza avere dinanzi una adeguata soluzione di ricambio. maturatisi i tempi fissati dal congresso nazionale del partito repubblicano per l' uscita dalla maggioranza, il presidente del Consiglio convocò il 15 gennaio una riunione dei responsabili politici e parlamentari dei partiti della coalizione. mentre tutti dettero atto al Governo ed in particolare all' onorevole Colombo del lavoro realizzato e delle difficoltà superate, si ritenne che un discorso approfondito non potesse svolgersi all' infuori della procedura di una crisi ministeriale: una crisi che, per essere legata a chiari preannunci da tempo dichiarati in Parlamento, poteva classificarsi un po' al di fuori di quella usuale contrapposizione tra crisi parlamentari ed extraparlamentari che richiama giustamente l' attenzione di quanti si preoccupano del funzionamento e della stabilità dei meccanismi costituzionali. nelle successive settimane, le attente ricognizioni con le singole delegazioni fatte dal presidente Colombo dopo l' incarico da lui ricevuto dal Capo dello Stato , e più tardi da me proseguite anche con una riunione collegiale, facevano emergere l' impossibilità di ricostituire un governo di coalizione . nella riunione del 15 gennaio il presidente Colombo aveva ripreso il tema ricorrente e dominante dei rapporti tra le forze politiche che compongono una coalizione. è chiaro che ognuno dei partiti ha una sua individualità, una sua tradizione ed anche una sua prospettiva, che non coincidono meccanicamente con le posizioni, le origini e le aspettative delle altre forze politiche . si tratta però di distinguere bene questa consonanza programmatica dalle legittime, diversificazioni di parte, fissando un quadro di impegni e suscitando uno spirito unitario per realizzarli. non sono problemi che si possono agevolmente risolver e con enunciazioni notarili o con esemplificazioni analitiche, ma è l' affievolimento nello spirito animatore di questa sintesi collaborativa che toglie chiarezza ed efficacia ad un discorso politico ed obbliga ad una tempestiva rimeditazione. in questa situazione, anche per non compromettere uno sforzo che, al di fuori di ogni esagerazione enfatica o viceversa, di ogni polemica preconcetta, ha cercato di avvicinare posizioni storicamente contrapposte, tendendo all' allargamento dell' area democratica e ad una sempre più vasta partecipazione di popolo nelle responsabilità di conduzione dello Stato, ho ritenuto di procedere alla formazione di un ministero politicamente omogeneo, affidato, come altre volte è accaduto, alla responsabilità di uomini del Partito di maggioranza relativa. nella riunione collegiale del 9 febbraio avevo offerto alla discussione dei quattro partiti un programma da potersi attuare nella parte che resta di questa quinta legislatura della Repubblica. debbo dire che, accanto alla piena adesione della Democrazia Cristiana ed al sostanziale consenso del partito socialdemocratico , anche gli altri due partiti, a parte gli adempimenti costituzionali e politici in tema di referendum abrogativo della legge Fortuna-Baslini , non ebbero a fare molti rilievi di radicale dissenso, sia pure proponendo integrazioni ed accentuazioni particolari. vi era però una intrecciata discordia di valutazioni generali, specie sulla situazione economica e sui mezzi per rettificarla. ma, ancor più della difficoltà di convergenza sugli impegni sopra le cose da fare, era giocoforza constatare non solo l' impossibilità di un accordo quadripartito, ma anche quell' affievolimento di spirito unitario che, come ho detto, toglie chiarezza ed efficacia a un discorso politico e senza il quale sarebbe stato impossibile costituire un Governo politicamente valido, proprio in un anno nel quale le naturali spinte centrifughe della preparazione elettorale avrebbero ancor più compromesso la funzione istituzionale di coordinamento e di guida cui il Governo non può rinunciare senza venir meno ai suoi obblighi essenziali. agli interrogativi preoccupati e talvolta angosciosi sulla salvaguardia del posto di lavoro ; sull' aumento delle possibilità di occupazione; sul pauroso numero di 200 milioni di ore-lavoro in cassa integrazione guadagni nel 1971; sul contenimento del costo della vita ; sulla pericolosità di un attivismo spesso violento, classificato usualmente come extraparlamentare, che rischia di assumere dimensioni e caratteristiche quanto mai inquietanti; sulla salvaguardia da una dilagante criminalità che mina la sicurezza del cittadino e dei suoi beni anche tra la gente più umile e rende particolarmente esasperata, specie in alcune zone, la reattività psicologica della pubblica opinione : in tutto questo quadro è necessario mettere alcuni punti fermi nella guida politica del paese, senza di che non solo sarebbe vano parlare di ripresa economica , ma vedremmo fatalmente peggiorare le stesse nostre strutture basilari di convivenza civile. di qui la nascita dell' attuale Governo. nell' accettare di formarlo non ho davvero dimenticato la lezione fondamentale di chi, anche in tempi in cui numericamente sarebbe stato possibile, insegnò alla Democrazia Cristiana a non lasciarsi tentare da vocazioni monopolistiche o concentrazioni di potere. ci sentiamo pertanto impegnati dal dovere di amministrare la cosa pubblica per il tempo strettamente necessario e di consentire veramente un chiarimento di fondo che dia modo di riavvicinare tutte le forze politiche democratiche senza discriminazioni e di non disperderle attraverso logoranti polemiche od organiche incertezze. questa impostazione, che le scoperte speculazioni propagandistiche dei comunisti tentano di presentare come una manovra di slittamento involutivo della Democrazia Cristiana , fino a questo momento non ha trovato la comprensione o almeno il preannuncio di un voto dei tre partiti finora nostri alleati che, sia pure con differenziate e talvolta contrapposte motivazioni, di cui non sottovaluto certamente la portata e gli sviluppi, sembrano volersi schierare all' opposizione. abbiamo avuto viceversa il preannuncio della favorevole considerazione di un partito, quello liberale, la cui intransigente tradizione di libertà e il cui senso di responsabilità democratica non possono davvero essere contestati. sia negli anni di una comune feconda collaborazione, sia successivamente attraverso una dura opposizione, mai i liberali, a parte la questione del divorzio (ma qui i contrasti erano multilaterali), hanno dissentito su punti fondamentali dell' ordine e del progresso civile e democratico. ed in un momento come questo, nel quale esistono — accanto a positivi impulsi riformatori — alcuni germi disgregativi del contesto politico che tutte le forze tradizionali, lo dicano o no, avvertono come elementi non di legittima concorrenza democratica, ma di insidiosa erosione del sistema costituzionale, non può non ricercarsi con grande consapevolezza ogni apporto che possa aiutare a ridare fiducia e a consolidare le basi della convivenza e del progresso civile. si delinea da qualche tempo un tentativo di attrazione dei ceti medi verso l' estrema destra , sia nelle attuali forme di rappresentanza parlamentare come in altre manifestazioni di chiassoso e spesso violento estremismo che rischiano nei fatti di creare situazioni di grave difficoltà e di pericolosissime involuzioni. necessario pertanto fare appello al senso di responsabilità e alla meditazione di tutti quei cittadini che sono stati o possono essere distolti dalle vie del rispetto della Costituzione affinché non cadano in errori eversivi forse irreparabili. chi è abituato ad una polemica pretestuosa o superficiale può forse irridere a questo nostro modo di vedere , il quale tuttavia non si ispira minimamente ad un interesse di partito o ad una illegittima interferenza nelle cose altrui. vuole invece obiettivamente e con tempestività guardare avanti, per non disperdere positivi contributi nella difesa senza equivoci delle libere istituzioni e dei loro presupposti e contenuti morali e sociali, senza di che sarebbe sterile ed illusorio anche ogni discorso di riforma e di miglioramento. nel corso della prima legislatura, quando la rappresentanza parlamentare dell' estrema destra era esigua, sembrò ad alcuno esagerata la preoccupazione di De Gasperi in questa direzione, e vollero interpretarla assurdamente come un affievolimento del suo anticomunismo; ma oggi forse si vede con maggiore chiarezza la validità anche di quella linea politica. accorato come raramente l' ho visto e preoccupato in particolare che i giovani potessero cadere in un tragico errore, De Gasperi disse in un discorso qui a Roma il 15 maggio del 1949: « io spero che questo movimento di rinascita sia impossibile in Italia. sarebbe una via di smarrimento, di pazzo orgoglio che non porterebbe che a un risultato: all' interno rinforzare e portare alla vittoria il comunismo, all' estero inasprire la diffidenza contro questo povero paese. e io chiedo ai giovani, che forse non sanno questo e forse non pensano alle lezioni della storia, chiedo agli stessi giovani del Movimento Sociale di avere pietà di questo paese. noi vogliamo la pacificazione, ma non vogliamo e non possiamo accettare e tollerare la riabilitazione del sistema, la ripresa del fascismo e dei suoi miti » . e nell' ultimo suo discorso, nella campagna elettorale del 1953, sempre qui in Roma, disse: « non siamo qui a chiedere ad alcuno di rinnegare il proprio passato, ma pretendiamo che non lo giustifichi malgrado le tristissime conseguenze. vi sono forsennati che vengono a dirci che un giorno noi la pagheremo per il nostro lavoro di questi anni. quale lavoro? è quello di avere rimesso in piedi il paese dalle rovine e non con la forza, non con la coazione, non con la violenza, ma con la ragione e con la libertà? » . è a questo preciso indirizzo degasperiano che dobbiamo ispirarci per intensificare la azione dello Stato contro le organizzazioni e i tentativi di organizzazione paramilitare di tipo e di ispirazione fascista, contro i mandanti, i finanziatori e i gruppi politici che li ispirano. non deve essere ulteriormente tollerata né alla estrema destra né alla estrema sinistra né in qualsiasi altro settore l' organizzazione di squadre e di manifestazioni violente con l' uso di armi o di altri strumenti offensivi. noi crediamo sia richiesto da tutti i cittadini e dalla legge democratica della Repubblica il rispetto di tutte le libertà personali e condannata ogni violenza che lo neghi. credo che non siano parole: è un preciso indirizzo politico , a cui il Governo terrà fede perché questo è suo dovere. a questo riguardo, affinché nessuno pensi sia esagerato il discorso sulla gravità anche potenziale oltre che attuale di uno stato di violenza, devo con rincrescimento dire che nell' anno 1971 è ulteriormente aumentato il reperimento di armi e specialmente di munizioni detenute abusivamente. si cercheranno rapidamente i mezzi per affrontare con ancor maggiore efficacia questi pericoli, non escludendo la richiesta al Parlamento di più incisive norme per le violazioni e gli abusi. nessuno dimentichi che l' Italia ha fondato la sua ripresa economica e la costruzione di un apparato di lavoro e di produzione che ha in non piccola parte già trasformato il nostro paese, proprio nel ripudio di quel metodo della violenza che aveva avvelenato gli anni successivi alla prima guerra mondiale . nello stato di diritto non deve essere dato ad alcuno di pretendere l' introduzione di modifiche o deroghe all' ordine giuridico attraverso forme di coazione o addirittura di violenza, anche morale. non si tratta ovviamente soltanto di un problema tecnico-organizzativo di prevenzione e di tutela; questo è un aspetto, necessario, ma non sufficiente. occorre, prima ancora, individuare le radici più profonde, che talvolta trovano un sintomatico riscontro in vaste zone del mondo; ed occorre correggere per quanto possibile alle origini queste deviazioni da un retto ordine costituzionale. nei suoi vari aspetti e nella molteplicità delle sue gradazioni il fenomeno della contestazione si inserisce in un quadro italiano nel quale pesano tuttora alcune gravi disfunzioni sociali come la mancanza di un lavoro, o di un lavoro sicuro per una parte degli occupabili...... le vaste trasmigrazioni interne, con tutti i problemi che esse comportano; la persistenza di gravi disuguaglianze sociali, esasperata talvolta da ostentate e provocatorie manifestazioni di sperpero che offendono e sconcertano la generalità dei cittadini; un disordinato rivendicazionismo che danneggia aziende e collettività. non a caso pochi giorni or sono uno dei massimi dirigenti sindacali, l' onorevole Lama, ha richiamato l' attenzione sul pericolo di quella che ha definito l' « atomizzazione delle lotte » , decise cioè da piccoli gruppi di lavoratori, anche omogenei, che però si staccano, così facendo, dagli altri che partecipano a un processo produttivo: « non si deve atomizzare — ha detto (e credo che sia una fonte non sospettabile) — una fabbrica secondo i reparti, una categoria secondo le fabbriche, la classe secondo le categorie » . il Governo fa, oggi come non mai, appello a tutti gli organi dello Stato , agli altri enti pubblici e a coloro che hanno comunque responsabilità direzionali nella società, perché siano più pronti e più sensibili nella percezione delle necessità e delle aspirazioni degli amministrati, più rapidi e più efficienti nella risoluzione dei loro problemi. non sto qui a fare una analisi sociologica per riscontrare se il fenomeno di certa accresciuta criminalità sia frutto di una aumentata possibilità economica e sia il risvolto della cosiddetta civiltà dei consumi. non è di conforto per nessuno il sapere che altrove le cose vanno egualmente o anche peggio. dobbiamo ricercare invece, attraverso il migliore utilizzo e il razionale ammodernamento di tutte le forze dello Stato — in una comprensione più serena della loro funzione, purtroppo talvolta misconosciuta per strumentalizzate polemiche politiche — i mezzi per restituire una specifica tranquillità alla popolazione italiana. vi sono leggi ed organici da rivedere e vi sono forse norme da riconsiderare alla luce dell' esperienza e al confronto con le possibilità effettive della giustizia e della polizia giudiziaria . ma occorre essere molto equilibrati e sereni, consapevoli che vi sono anche prezzi da pagare per rendere più consistenti i diritti civili dei cittadini, che per se stesso ciascuno di noi non ama davvero veder limitare. onorevoli Deputati , in qualunque presentazione di Governo è meglio accennare ad alcune linee basilari di programma lasciando poi lo sviluppo alla responsabilità dei ministri con la collaborazione insostituibile della Pubblica Amministrazione . ma è chiaro che in un Governo come il nostro ancora di più si pone il dovere di sintesi nelle enunciazioni. già i disegni e le proposte di legge pendenti in Parlamento sono tanti e tali da non essere esaminabili che in piccola parte, pur se senza sosta alcuna potessimo dedicarvi tutto l' anno che resta della legislatura. e per di più sono in fase di elaborata preparazione anche altri importanti documenti legislativi che potrebbero essere portati alla vostra decisione. tuttavia, fino a che questo non risulti possibile, ritengo che non giovi neppure la semplice enunciazione. mi riprometto viceversa di illustrare quello che il Governo potrà fare in via amministrativa e nell' esercizio delle importanti deleghe che il Parlamento ha conferito. si tratta in parte di quella « ordinaria amministrazione » che purtroppo è diventata una espressione quasi svalutativa ed è invece il segreto per il funzionamento dello Stato e quindi anche per la effettiva possibilità di far recepire operativamente dall' apparato burocratico le innovazioni riformatrici e condurle realmente avanti. viviamo un momento eccezionalmente interessante; se lo lasciassimo sfuggire, probabilmente non tornerebbe più l' occasione favorevole per rettificare errori, superare arrugginimenti e mettersi al passo con le esigenze di oggi e quelle prevedibili di domani. mi riferisco alla duplice circostanza dell' inserimento progressivo dell' Italia nella Comunità Europea e dell' imminente passaggio alle regioni di una parte del personale e di importanti funzioni fin qui attribuite all' apparato dello Stato. l' una e l' altra circostanza devono indurre a una profonda ristrutturazione dell' amministrazione centrale e di quella periferica, tenendo certamente presenti anche le legittime aspirazioni del personale, ma non perdendo di vista i compiti che devono essere affrontati. è meglio se mai fare a stralcio uno status accettabile per alcune categorie di dipendenti che compromettere l' avvenire con errori provocati da uffici inutili e da insufficiente chiarezza di attribuzioni. il lavoro già in notevole parte predisposto sotto la guida dei ministri Gaspari e Gatto, e con il concorso consultivo delle Commissioni parlamentari per questo create, dovrà avere il più attento e razionale sviluppo. per la sua funzione indispensabile a tutto il resto della vita dello Stato, di grande importanza è anche l' attuazione della riforma tributaria votata dal Parlamento in questa legislatura. è un impegno difficile e profondo che richiede mezzi e personale particolarmente attrezzati, perché è ovvio che la riforma non deve esser soltanto una modificazione tecnica di imposte, ma il rinnovamento di una coscienza tributaria che metta i cittadini onesti nella condizione di non dover sopportare impossibili pesi e riesca ad andare in profondità nella lotta contro gli evasori. il Governo conta di emanare entro i termini stabiliti i 27 decreti delegati relativi ai singoli tributi ed aspetti della riforma tributaria . carattere prioritario e urgente riveste il provvedimento riguardante l' imposta sul valore aggiunto anche per l' impegno assunto con la Comunità Europea di introdurre con il 1° luglio la nuova imposta nel nostro sistema. le date previste saranno rispettate: e questo è un bene anche per non ingenerare errate aspettative di rinvio, che di regola comportano gravi conseguenze negative. circolano vive preoccupazioni per il riflesso sui prezzi dopo l' entrata in vigore della nuova imposta sul valore aggiunto . in astratto, non vi sarebbe motivo di ritenere che il livello generale dei prezzi debba modificarsi, perché se vi sono influssi in aumento vi sono anche, qualitativamente bilanciate, conseguenze che dovrebbero portare a talune diminuzioni. ciò vale per lo stesso campo alimentare, per i fitti e per alcuni servizi essenziali. poiché tuttavia imponderabili fattori psicologici ed anche speculativi possono non garantire questo bilanciamento, il Governo ha richiesto al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro di raccogliere gli elementi che sono anche frutto dell' esperienza avvenuta negli altri paesi della comunità , per predisporre al riguardo un documento che possa offrirgli adeguati e tempestivi consigli operativi. nell' occasione saranno altresì approfondite alcune incertezze sull' applicabilità pratica della normativa esistente in via generale in materia di prezzi e sulla eventuale utile introduzione di altri strumenti che, non soltanto sulla carta e talvolta con effetti controproducenti, servano a dare mezzi di intervento seriamente efficaci. dirò incidentalmente che allo stesso Consiglio dell' economia e del lavoro abbiamo chiesto di portare la sua attenzione, verificando anche gli studi predisposti in sede comunitaria, su quelle che sono le prevedibili conseguenze economiche e sociali dell' allargamento a dieci dei paesi del mercato comune . sui problemi economici occorre, con grande obiettività e realismo, rimaner lontani sia da critiche generali e indiscriminate, sia dal rifiuto di riconoscere le difficoltà che esistono. inquadrato il tutto in un periodo più lungo che offre seri elementi di valutazione, inquadrato anche in una situazione mondiale che in parte non piccola ha sofferto delle stesse nostre spinte negative, può aversi veramente il punto realistico che consente di guardare all' avvenire con possibilità concrete di ripresa purché ci si mantenga in un regime di grande serietà, di rigorosa programmazione e di rispetto delle cose programmate. il documento per il 1972 del ministro uscente del bilancio, onorevole Giolitti, può esser considerato come un testo assai valido per l' esame obiettivo cui ci riferiamo. esistono altri documenti, linee programmatiche e indirizzi di incentivazione che possono costituire un' ottima base anche per un periodo di sola amministrazione. anche qui si tratta di predisporre gli strumenti per far sì che, quando i rifinanziamenti di leggi avvengano o nuovi provvedimenti siano adottati, non passino quei tempi tecnici così lunghi che spesso finiscono con l' annullare tutto o quasi tutto il beneficio di un intervento. è tuttavia convinzione diffusa che, se si rasserena e si stabilizza il quadro politico , una spinta per la ripresa economica sarà facilmente suscitata. poiché nei prossimi giorni dovranno comunque essere discussi qui alla Camera gli stati di previsione dell' entrata e della spesa che il Senato ha già approvato, penso che sia in tale sede che specialmente i ministri finanziari ed il ministro dei lavori pubblici possano più utilmente approfondire la materia di loro competenza senza aver da parte mia, questa sera e in queste condizioni politiche, la pretesa di fare più analitiche enunciazioni. aggiungerò solo poche cose che credo indispensabili e a titolo quasi di registrazione esemplificativa. breve o lunga che sia la nostra vita ministeriale, una particolare cura sarà doverosamente posta nei problemi che riguardano la agricoltura, settore di preminente importanza nell' economia nazionale e di alto valore sociale. la consapevolezza delle difficoltà che per tanta parte caratterizzano tuttora l' attività agricola e la constatazione che la disparità dei redditi in agricoltura, rispetto ad altri settori produttivi, è fenomeno comune alla maggior parte dei paesi industrializzati , non possono indurre a scetticismo, ma sollecitano un indirizzo globale della politica governativa tale da imporre precise priorità di scelta, nella vasta e complessa gamma dei problemi che si pongono nella presente realtà. l' ammodernamento delle strutture produttive deve conseguirsi attraverso un obiettivo preciso: la creazione di imprese economicamente sane, modernamente e tecnicamente organizzate, socialmente progredite. questa realtà si muove tra due chiari punti di riferimento : da una parte, la politica agraria della Comunità; e dall' altra il passaggio di gran parte di queste competenze all' ente regione . un programma di Governo deve sforzarsi altresì di individuare misure concrete a sostegno dei settori più importanti, e questo potrà anche essere illustrato in sede di discussione del bilancio dell' agricoltura. nel mondo industriale ogni attenzione deve essere portata in questo momento verso le piccole e le medie imprese che non soltanto costituiscono circa l' 80 per cento di tutta la occupazione industriale e che hanno un valore economico insostituibile, ma che dobbiamo vedere anche come strumento permanente di elevazione sociale perché sono già a decine di migliaia i piccoli e i medi imprenditori che ancora pochi anni fa erano operai, capi operai o impiegati di fabbrica. vi sono leggi per le aziende in difficoltà e vi sono indirizzi in parte già avviati per rendere tollerabili alcuni oneri che incidono in modo determinante nel giusto rapporto tra costi e ricavi. per accrescere altresì il ritmo delle esportazioni, aumentando anche l' utilizzazione degli impianti, si studieranno nuovi sostegni misti creditizi e assicurativi. sempre in via amministrativa, se non sarà consentito con leggi, tutto quello che potrà esser fatto a favore degli artigiani, dei coltivatori diretti, dei commercianti e dei più modesti liberi professionisti , cioè della grande famiglia del lavoro autonomo , non verrà certamente trascurato. nel campo dell' industria vanno rilevati altresì il ruolo e l' attività delle imprese a partecipazione statale verso le quali mi sembrano oggi attutite molte polemiche, perché si è constatato come, pur accusando anch' esse e talvolta con durezza, i contraccolpi di un momento difficile, abbiano realizzato un piano di investimenti che davvero è stato insostituibile per non aggravare in modo insopportabile la situazione generale. se in molte cose troveremo un limite obiettivo nella difficoltà dell' azione legislativa, ancor più dobbiamo sentirci impegnati a far lavorare gli organi amministrativi, tra cui assume grande importanza promozionale il comitato interministeriale per la programmazione. il Cipe infatti ha una serie di poteri delegati che consentono di assumere decisioni anche rilevanti e costituisce uno strumento che, se ben gestito con la necessaria decisione, può dare risultati immediati di grande rilievo. si aggiunge, a questa considerazione di carattere generale , l' altra che riguarda precisi doveri del Cipe di emanare direttive entro periodi di tempo definiti, che cadono, o che possono essere fatti cadere nel prossimo trimestre. caso specifico di grande importanza è costituito dalle direttive per l' attuazione della nuova legge per il Mezzogiorno 6 ottobre 1971, numero 853. l' onorevole Taviani, ora ministro del Bilancio , che in questi anni ha lavorato proprio nel delicato settore ministeriale dello sviluppo del Mezzogiorno, non ha davvero bisogno di sollecitazioni in proposito. l' emanazione delle direttive del Cipe avrà una grande importanza perché metterà in moto tutta una serie, di investimenti e sbloccherà la situazione di stallo nella quale si trovano attualmente gli istituti finanziari che operano nel Mezzogiorno. il Cipe ha d' altronde all' ordine del giorno una serie di decisioni di non minore importanza su programmi di settore, tra i quali sembra opportuno richiamare il programma di sostegno per l' industria tessile; il programma di promozione per l' edilizia (i due settori oggi più nevralgici per i quali va fatto ogni sforzo); il piano delle Ferrovie dello Stato e il piano Enel. altri progetti di notevole importanza potranno essere apportati anche dal ministro per la ricerca scientifica . un altro strumento operativo estremamente importante è costituito dal comitato dei ministri per la contrattazione programmata, che ha il potere di definire la localizzazione di impianti industriali già decisi e che dovrebbe, per ovvie ragioni, lavorare molto intensamente. un problema vivamente sentito, accanto a quelli fondamentali della lotta alla disoccupazione e della conquista della prima occupazione, riguarda la sicurezza del lavoro. d' intesa con l' ENPI e con i sindacati, il ministero del Lavoro procederà allo studio dei problemi relativi a questo tema, in modo da approntare anche una proposta di un fondo speciale diretta ad incentivare con contributi ed interessi agevolati tutti gli investimenti volti a migliorare le condizioni e l' ambiente di lavoro, avendo di mira la tutela della incolumità fisica e psichica dei lavoratori (se sarà possibile uno stralcio, relativo al Mezzogiorno, verrà inserito nelle direttive Cipe da adottare nei prossimi giorni). per questo argomento ci impegneremo a fondo sul piano politico per ottenere anche la collaborazione e il contributo del fondo sociale europeo con fondi comunitari. con rammarico non si è potuto portare ancora a termine la riforma universitaria . intanto gli studenti degli atenei, che dieci anni fa erano 200.000, oggi sono 636.000. ed il ritardo aggrava ulteriormente la situazione, perché nel frattempo sono rimasti — e per comprensibili motivi — bloccati i meccanismi precedenti, sicché, ad esempio, il rapporto numerico tra docenti e discenti viene ulteriormente a peggiorare non potendosi fare concorsi per cattedre e per assistenti. credo però che potrà comunque essere utilizzato, questo periodo, in una proficua collaborazione tra il ministero della Pubblica Istruzione , le università e le regioni, per predisporre quei programmi di creazione e di ristrutturazione universitaria in tutto il paese che, se fossero studiati soltanto a legge approvata, provocherebbero un nuovo gravissimo ritardo. in questo periodo il ministero potrà altresì, usufruendo dello studio realizzato dalla commissione Biasini, portare all' esame del Consiglio superiore la riforma della scuola secondaria , in modo da offrire anche qui senza altri ritardi la possibilità per le Camere di prendere appena possibile le dovute decisioni. analogo discorso vale per il diritto allo studio e per la politica del personale della pubblica istruzione . la situazione dell' edilizia scolastica sarà alleviata in parte con gli emendamenti approvati in sede di decreti legge qui alla Camera e che auspico il Senato voglia confermare. gli organi ministeriali faranno tutto il possibile per accelerare gli adempimenti esecutivi. sappiamo però che il problema che, anche se fortunatamente non generalizzato, turba profondamente le famiglie ed i giovani stessi, è la crisi nella vita interna di alcuni istituti. se ne è occupato il Consiglio superiore nel settembre scorso e sono stati dati istruzioni e indirizzi, i quali tuttavia risentono dell' incertezza delle novità ed anche della non completa disponibilità di tutti per realizzare gli scopi positivi e non utilizzare alcune scuole come palestra per esercitazioni di tutt' altra natura. il ministero adotterà tutte le misure necessarie perché la scuola funzioni non solo come risposta a precise norme costituzionali e giuridiche, ma anche come unica e insostituibile occasione educativo-formativa per i ragazzi di tutti i ceti, tenendo conto che sono proprio le famiglie dei meno abbienti a guardare con accorata preoccupazione a quello che qua e là va accadendo. mi pare opportuno ripetere quanto il ministro della pubblica istruzione ha dichiarato alla « settimana internazionale » : « l' esigenza del funzionamento della scuola è un bisogno di quanti, famiglie, lavoratori e studenti sanno che solo attraverso di essa si apre la strada per la loro emancipazione, dignità e libertà. ma se la scuola è soprattutto uno strumento posto al servizio delle famiglie e delle nuove generazioni, ci devono pur essere dei momenti e delle situazioni in cui docenti, famiglie e studenti devono trovarsi solidali nel salvaguardare le funzioni essenziali della scuola, perché è assurda e inaccettabile ogni spinta che, strumentalizzando un disagio reale e problemi veri, vada oltre per mettere in discussione la sopravvivenza stessa della scuola. come assurda e inaccettabile è la spinta che, contrapponendo violenza a violenza, lungi dall' impedirlo, fomenterebbe il disordine nel quale vive e al quale solo tende, riducendo la scuola a scontro di fazioni e perciò impedendone ogni reale funzionamento » . da questo indirizzo del ministro, che io condivido, debbono essere tratti gli orientamenti e le logiche conseguenze da parte di tutti. siamo veramente in ritardo con una serie di provvedimenti e di riforme, ma non contribuisce certamente a guadagnare il tempo perduto l' azione contro la quale giustamente l' onorevole Misasi ha preso la ricordata posizione. non voglio omettere, accanto ai problemi della scuola, l' esigenza duplice di dare finalmente a milioni di giovani che desiderano avvicinarsi allo sport mezzi molto più adeguati per poterlo fare; né voglio ignorare il doveroso riconoscimento della necessaria maggiore pubblica attenzione per i problemi della cultura e delle arti. non sembri fuori dell' economia di questo discorso se cito un proposito nel programma del ministero delle Poste e delle telecomunicazioni. esso dovrà concludere nei prossimi mesi gli studi su due problemi di rilievo: i rapporti contrattuali con la Rai-TV e le misure per tutelare l' inviolabilità delle comunicazioni telefoniche. a quest' ultimo riguardo, considerandolo un aspetto delicato e importante della salvaguardia della dignità e della libertà di ogni cittadino, mi riservo di dare incarico ad un comitato di tre ministri perché facciano il punto preciso su quanto ha formato oggetto di polemiche e di insinuazioni su intollerabili manovre che, se fossero vere, degraderebbero il livello del nostro costume civile. circa la riforma sanitaria , la prevedibile pausa per la presentazione del progetto non è completamente negativa perché consentirà di valutare meglio i costi effettivi e le fonti di finanziamento del servizio sanitario nazionale e darà anche modo di divulgare di più i principi informatori, dissipando alcune obiezioni preconcette ed acquisendo per il Parlamento e per il Governo ulteriori apporti da chi a tutti i livelli conosce in profondità la materia. onorevoli Deputati , alcuni mesi fa noi anziani dell' Assemblea costituente abbiamo ricordato senza retorica, ma con profonda commozione, i venticinque anni trascorsi da quella data. tra gli obiettivi fondamentali della Carta Costituzionale emerge, a mio avviso, l' impegno della Repubblica a « rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l' eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l' effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all' organizzazione politica, economica e sociale del paese » . non è certamente poco quello che finora si è fatto; ma quando pensiamo a ciò che resta ancora da fare in queste direzioni, avvertiamo ancora di più l' estrema difficoltà dell' azione politica da compiere. non importa tanto, onorevoli colleghi , se passi e quanto duri questo nostro Governo. quel che conta è che ognuno di noi abbia nella sua coscienza la certezza di aver portato un ulteriore contributo, magari minimo, a questo suggestivo cammino dell' elevazione morale, civile e sociale degli italiani.