Giulio ANDREOTTI - Deputato Maggioranza
V Legislatura - Assemblea n. 517 - seduta del 10-11-1971
Disegno di legge sull'università
1971 - Governo Colombo - Legislatura n. 5 - Seduta n. 517
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , non imiterò l' onorevole Natta nell' usare un tono, mi pare, ingiustamente irato nel discutere di questi problemi. né mi pare in sede di dichiarazione di voto , che dev' essere contenuta nel limite di dieci minuti, sia possibile fare un consuntivo degli sforzi, in se stessi molto differenziati, che sono stati fatti negli ultimi anni per ovviare ad alcune delle più gravi situazioni delle università italiane. tra l' altro, non so se sia presente l' onorevole Morvidi che, insieme con il senatore Ossicini, ci rimprovera spesso di non fare abbastanza per mandar meglio avanti l' iniziativa che è stata presa a Viterbo. no, non lo dico in senso polemico. onorevole Natta, se ella avesse la bontà di informarsi non parlerebbe così. ella ha citato il fatto di Sora e del professor Stefanini. cosa è accaduto? poiché l' università di Roma aveva l' anno scorso tremila studenti iscritti al primo anno della facoltà di medicina e si trovava quindi nella impossibilità assoluta di ospitarli nelle aule, alcuni professori di Roma si sono spostati loro, sono andati a far lezione a Sora regolarmente, facendo loro i pendolari, invece di farlo fare a 150 giovani, i quali sono poi venuti regolarmente a far gli esami a Roma. magari ne avessimo avuti di questi esempi dei quali ella si scandalizza! scusi, ma poiché tutti parlano del Lazio, abbia pazienza, ne parlo anch' io, che forse lo conosco. credo, tra l' altro, che non occorra essere né cattolico né integralista per ritenere, ad esempio, che se mai una critica può essere fatta all' università cattolica per aver istituito qui a Roma la facoltà di medicina, è quella di esser stata eccessivamente ardita nell' assumersi delle spese forse superiori a quelle che avrebbe potuto assumersi. ma credo che obiettivamente nessuno di noi possa fare altre critiche a quella università, tant' è vero che ognuno di noi — e credo anche ognuno di voi — riceve una serie di pressioni quando questi ragazzi debbono entrare all' università cattolica perché veramente lì possono studiare, vedere degli ammalati, ciò che è invece impossibile, in molti casi, nelle università dello Stato. se noi continuiamo in questa demagogia qualunquistica di vedere dall' alto, con tanta sufficienza, la cosiddetta proliferazione, mentre poi abbiamo giustamente fissato in questa legge che non possano esservi in ogni università più di 20 mila unità studenti in regolare corso di studi, credete forse che, da un punto di vista pratico. signor presidente , voglio sperare che queste interruzioni mi consentano qualche minuto di recupero, perché voglio usufruire dei dieci minuti a mia disposizione. perché dico che siamo grati all' onorevole Gui per aver ritirato il suo emendamento che noi non voteremo con la nuova paternità? perché, al contrario, voteremo l' emendamento del Governo, pregando i colleghi di non buttarlo all' aria con facilità? innanzi tutto, si tratterebbe di una battaglia inutile. infatti, poiché nell' articolo successivo si stabilisce che le nuove università vengono istituite per legge, credo che tutte le battaglie per predeterminare in modo rigido certe caratteristiche finiscano anche con l' essere piuttosto sterili. e non è escluso che (speriamo di essere tutti qui, ché forse ci divertiremo ancora), quando verranno in discussione quelle leggi, ci troveremo forse di fronte ad alcuni cambiamenti di posizione. comunque, siamo in presenza di un emendamento del Governo che innanzi tutto cerca di chiarire il significato della parola « centro » . questa parola, nel gergo amministrativo giuridico, non ha una sua precisa significazione. quindi, il fatto di dire « comune » o « comuni viciniori » mi sembra una specificazione migliore. ma dirò di più. se vogliamo, proprio per applicare sollecitamente questa legge, far sì che le università siano contenute in un numero non lunghissimo di anni, nel tetto massimo di 20 mila studenti, dobbiamo evitare di creare difficoltà non strettamente necessarie. se con una legge, che valuteremo tutti insieme, avremo la possibilità per alcune province di stabilire una forma di organizzazione che, fatte salve le esigenze — come dice l' emendamento del Governo — di funzionalità interdisciplinare dell' ateneo, e quindi del funzionamento effettivo del dipartimento, permetta di organizzarle utilizzando mezzi, concorsi, immobili che possano già essere a disposizione o facilmente reperibili, senza aspettare di dover cominciare tutto da zero; se questo può essere fatto in un centro un po' diverso dal centro rigidamente inteso come comune, o addirittura come parte di un comune, questo mi sembra un modo serio di dare attuazione alla riforma dell' università. in passato (e questa è la mia conclusione), qual è stata veramente la ragione — quasi mai enunciata — addotta per aiutare la formazione di piccole università, che, fra l' altro, hanno dimostrato in tutto il mondo di essere dei centri validi? a questo proposito, vediamo che non siamo noi a inventarle; inoltre, le università con 20 mila studenti non sono poi tanto piccole. certo, rapportate a quella che è oggi l' università di Roma, sono delle minuscole università. ma, come dicevo, quale è stata la ragione addotta per aiutarne la nascita? in verità, vi è stata l' abituale violazione di un certo punto fermo che, se fosse stato possibile farlo operare, avrebbe forse reso non dico inutile la riforma, ma certamente molto meno drammatica. mi riferisco all' obbligo per i professori universitari di abitare sul posto in cui si trova la loro università. se questo obbligo fosse stato rispettato, avremmo certamente avuto una situazione estremamente diversa. ma poiché non fa piacere a nessuno abitare in centri piccoli, vi è stata una grossa opposizione. Giannantoni, che insegna a Roma, tra l' altro, e che quindi non è interessato al problema. ho concluso, signor presidente . non vorrei, cioè, che dietro alcune di queste manifestazioni di ostilità concentrata vi fosse il desiderio dei docenti di rimanere tutti in alcune grandi sedi e in alcuni grandi centri e non accettare il discorso del decentramento che deve valere non solo per gli studenti, ma anche per i professori.