Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
V Legislatura - Assemblea n. 484 - seduta del 20-07-1971
1971 - Governo VI Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 327
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , prendo atto delle dichiarazioni del presidente del Consiglio e della possibilità che il problema della collocazione istituzionale dei sindacati, in relazione ai problemi della programmazione, si avvii alla migliore soluzione. ella ha detto, onorevole presidente del Consiglio , che da questi banchi è venuta una costante polemica — io lo chiamerei dibattito — verso i sindacati operaie le forze di sinistra, per una loro coerente impostazione rispetto al principio costantemente affermato di volere una politica di programmazione economica. abbiamo tenuto sempre fuori il Governo da questa polemica; tuttavia mi consenta di dire, onorevole presidente del Consiglio — l' appunto non riguarda il suo Governo, quanto l' azione di molti governi, a partire dall' avvento della politica di centrosinistra — che non abbiamo mai capito perché i governi non avessero fatta propria questa esigenza di carattere generale nei riguardi delle forze sindacali e delle stesse forze di sinistra. non solo quindi questo problema è stato impostato da noi quasi all' inizio della politica di centrosinistra — immediatamente infatti noi aprimmo il dibattito sui problemi della programmazione — ma ella ricorderà che, sia pure sotto un titolo poco gradito come quello di « politica dei redditi » , nel 1964 noi inviammo un documento all' allora presidente del Consiglio Moro, documento che sollecitava il Governo ad un tipo di impostazione globale, che poteva aprire un dibattito serio con le forze sindacali e con le forze politiche . e ci meravigliammo che quel documento avesse avuto una risposta cortesemente formale, ma, direi, anche se non del tutto negativa, indifferente. vi è stata un' altra occasione in cui abbiamo tentato di sollecitare il Governo ad una presa di coscienza del problema: mi riferisco al primo incontro importante con i sindacati operai a proposito delle pensioni della previdenza sociale . eravamo — se non erro — nel febbraio 1969 e scrivemmo allora una lunga lettera al presidente del Consiglio nella quale dicevamo che quella occasione della trattativa sulle pensioni doveva essere sfruttata per impostare i problemi di una politica di sviluppo globale, con riferimento a quello che si preannunciava come il grande contrasto sociale che poi venne nei mesi seguenti. così ci esprimevamo in quella lettera: poiché si preannuncia un anno di rivendicazioni — a partire dall' « autunno caldo » , e si parla già di riforme — perché il Governo non porta la discussione con i sindacati su questo terreno generale? era importante quella indicazione, onorevole presidente del Consiglio , perché tutto quello che poi è avvenuto — l' « autunno caldo » , le rivendicazioni, le riforme, su cui noi abbiamo, come ella sa, un giudizio molto riservato, per le conseguenze che disgraziatamente si sono manifestate — poteva in un certo senso essere affrontato in via pregiudiziale attraverso un dibattito che fosse instaurato in quel momento. se era anche comprensibile che i sindacati operai, certe forze parlamentari e politiche continuassero a sottrarsi alla necessità di questo quadro organico di politica di sviluppo economico, non si capiva perché il Governo, che aveva la responsabilità di una visione globale dei problemi della società, non tentasse, attraverso la sua iniziativa, di aprire quel colloquio a cui oggi tutti pensiamo. ci pare, onorevole presidente del Consiglio , che la stessa impostazione del suo Governo abbia finito col subire le conseguenze di questa indifferenza continuata nei riguardi della necessità di contrapporre ai sindacati operai, in un dibattito aperto, una visione globale dei problemi, quale naturalmente non solo le forze politiche di maggioranza, mai governi che esse esprimono devono avere. non c' è stata, purtroppo, in questo lungo e tormentato periodo di vita nazionale, solo una deficienza di visione, di prospettive da parte di certe forze politiche e dei sindacati operai, ma c' è stata — mi dispiace rilevarlo — una carenza dei successivi governi nel prendere atto del come questi problemi andavano impostati, per evitarci alcune gravi conseguenze che oggi tutti constatiamo. parliamoci chiaro: la crisi economica , la crisi finanziaria, che noi — non vogliamo essere Cassandra ancora una volta — supponiamo sarà forse più grave della crisi economica , il mancato coordinamento di tutta l' azione sul terreno dello sviluppo economico e sociale , che poi condiziona anche la stabilità delle nostre istituzioni, come abbiamo visto e sperimentato, tutta questa problematica ci è sfuggita. naturalmente, oggi una politica coordinata, di visione globale dei problemi è pur sempre importante, anche se arriva tardi. le conseguenze negative sono state molte e, a nostro giudizio, in certi casi irreparabili. non sempre si possono riprendere delle situazioni che si sono lasciate deteriorare oltre i limiti del consentito. anche noi, onorevole presidente del Consiglio , abbiamo valutato la importanza della deliberazione del 15 luglio dei sindacati operai. con essa i sindacati operai entrano nella logica di una politica di programmazione, di una politica di sviluppo , di una politica dei redditi , se volete. il discorso che non abbiamo mai affrontato in quest' Aula è se si possa fare una politica di programmazione senza una politica dei redditi . debbo dire che l' interpretazione che si è data alla politica dei redditi , quando noi ne abbiamo parlato, è stata talmente poco obiettiva ed incomprensiva del significato. non abbiamo mai avuto ambiguità al riguardo. mi fa piacere che un uomo di sinistra come l' onorevole Sinesio si sia accorto che solo attraverso la politica dei redditi si possono risolvere alcuni problemi, in primo luogo il problema del Mezzogiorno. non c' è mai stata ambiguità da parte nostra, non abbiamo dato mai alla politica dei redditi il carattere di un blocco delle rivendicazioni salariali, onorevole Barca. citi un documento in cui noi abbiamo stabilito punti di questo genere. noi abbiamo posto la politica dei redditi come va posta in una società moderna. sottrarsi alla comprensione di questo problema significa andare verso la sconfitta di qualsiasi politica economica . come dicevo, noi comprendiamo l' importanza della posizione presa dai sindacati operai il 15 luglio. credo che si debba ricominciare a vedere se una politica coerente di carattere globale possa intanto rimediare ai gravi errori che abbiamo compiuto soprattutto in questi ultimi anni. però bisogna che i sindacati operai traggano tutte le conseguenze della impostazione del 15 luglio. i sindacati operai non possono continuare a credere di risolvere i problemi di una politica globale attraverso la pratica dei continui scioperi, che riteniamo non siano proprio l' espressione migliore di una politica moderna. non è con gli scioperi che, secondo noi, si realizzano gli obiettivi di una politica globale. le confederazioni sindacali devono stare attente al settorialismo che si sviluppa nel loro seno, altro aspetto preoccupante della nostra situazione economica e sociale. oggi, le confederazioni sindacali non possono accettare un' impostazione globale senza ricordarsi che lo spirito settorialistico che è dentro le federazioni è la prima condanna di una politica globale, è uno degli elementi fondamentali del processo disintegrativo al cospetto del quale oggi ci troviamo.