Giulio ANDREOTTI - Deputato Maggioranza
V Legislatura - Assemblea n. 439 - seduta del 07-04-1971
Revisione del Concordato
1971 - Governo Colombo - Legislatura n. 5 - Seduta n. 439
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , limiterò il mio intervento ad alcune osservazioni in un certo senso preliminari, perché tale è il carattere del dibattito odierno, molto opportunamente impostato dal presidente del Consiglio sulle linee generali che militano a sostegno della revisione del Concordato, dandoci un quadro di quelli che saranno i probabili sviluppi della situazione a seguito dell' ottimo lavoro compiuto dalla Commissione presieduta dall' onorevole Gonella. lungi da noi l' intenzione, dunque, di entrare oggi — come, ripeto, molto opportunamente ha evitato di fare il Governo — nel dettaglio della questione, che dovrà invece essere sviluppata nel corso del negoziato mediante opportune intese — cui ha accennato lo stesso presidente del Consiglio — tra Governo e Parlamento. mi dispiace deludere l' onorevole Bozzi, che molto gentilmente ha fatto due citazioni di un mio scritto, se non posso confermare il suo pensiero sulla mia esperienza nei pascoli dei testi del Concilio ecumenico . stamane in questi pascoli abbiamo invece visto, con gran dovizia di conoscenze, muoversi prima l' onorevole Ballardini e poi — più ancora — l' onorevole Boiardi; e non dico questo in senso polemico. è chiaro che sempre, ma in modo particolare quando deve affrontare un dibattito con la Chiesa, lo Stato ha il dovere di rendersi conto delle evoluzioni o involuzioni che la Chiesa stessa possa aver avuto. vi sono temi nei quali direttamente incide questo corso che io, in verità, non chiamerei conciliare. abbiamo sentito ricordare qui dall' onorevole Scalfari tra le innovazioni conciliari addirittura, un certo mutamento dell' abito dei sacerdoti. vorrei dire intanto che questo non c' entra affatto con il Concilio, ma che, stando ai testi, chi non conoscesse altro che i testi di Papa Giovanni (e se ne parla solo nel Sinodo romano) vedrebbe che si fa obbligo ai sacerdoti non solo di portare la tradizionale veste, ma anche di non girare per Roma e in generale per l' Italia a capo scoperto. quindi tutte queste innovazioni giovannee e conciliari andrebbero in parte ridimensionate in base ai testi veri e non in base ad interpretazioni più o meno giornalistiche. ma quello che conta e che mi pare noi dobbiamo riaffermare in questa sede (questo è lo scopo del mio intervento) è che certamente non è affidato al Concordato come tale quel valore enorme che è la salvaguardia della libertà religiosa. la libertà religiosa è affidata prevalentemente, nel quadro costituzionale, al nostro sistema giuridico generale: direi anzi al costume, alla coscienza democratica dei cittadini. però, giustamente, è stato qui ricordato (e i colleghi che ne hanno parlato si sono trovati d' accordo su questo punto) che noi non siamo dinanzi ad una materia da regolare exnovo: noi siamo dinanzi ad un fatto positivo, cioè all' esistenza di un Concordato, ma anche, nel contempo, ad una tendenza abrogazionista. io vedo con piacere che qui dentro non hanno trovato non soltanto voce quantitativamente cospicua, ma nemmeno (ed è quel che più mi interessa di rilevare) hanno trovato una eco certi accenti — di cui pure abbiamo avuto testimonianza fuori di qui, — di tendenza all' abrogazione del Concordato. anzi, noi (lettori, oltre che dei giornali, anche dei cartelli) abbiamo visto, anche non lontano dal palazzo della Camera, nel passato, preannunciare l' iniziativa di referendum di abrogazione del Concordato. tutto questo — ripeto — non ha trovato eco nel corso della presente discussione e noi ne prendiamo atto con sodisfazione. per noi, riaffermare la validità del Concordato come tale significa impedire positivamente ogni equivoco sulla pace religiosa in Italia. trovo inutili certe accuse, che poi si prestano a contestazioni e a ritorsioni a chi spetti una prevalente responsabilità per la presente situazione. noi dobbiamo dunque evitare che questa spirale possa svilupparsi, rimettendo in discussione la pace religiosa. con l' articolo 7 della Costituzione fu appunto troncata questa pericolosa tendenza, che era anche allora nell' aria — e incarnata da gruppi politici anche di notevole consistenza all' epurazione dei patti del Laterano in quanto nati in un determinato momento della nostra storia. questa tendenza fu superata dal voto della maggioranza all' Assemblea costituente e mi sembra che non dobbiamo continuare a muoverci in quello spirito, pur con tutti gli adattamenti che il lungo tempo trascorso da allora può suggerire, nel mutato e rasserenato clima politico del paese. noi sappiamo che la revisione del Concordato comporta un lavoro certamente ampio; ma dobbiamo tener conto del fatto che il Concordato e il trattato, in fondo, furono concepiti, probabilmente (non so se coscientemente o no), per durare oltre il regime politico che in quel momento vigeva in Italia, tanto è vero che nell' articolo 43 del Concordato, che è stato qui ricordato e su cui tornerò tra un attimo, è contenuta una frase che, se si pensa alla realtà di quel regime, può apparire strana. vi si dice, infatti, che la Santa Sede coglie l' occasione della stipulazione « del presente concordato per rinnovare a tutti gli ecclesiastici e religiosi d' Italia il divieto di iscriversi e militare in qualsiasi partito politico » . ora, nel 1929, parlare in un testo ufficiale di « qualsiasi partito politico » era per lo meno bizzarro, nel nostro paese. a mio avviso vi era proprio, forse in modo subcosciente, la sensazione che questi patti dovessero durare anche oltre la contingenza politica del momento. questo articolo 43 può piacere e può non piacere, ma certamente costituisce una salvaguardia per lo Stato. non dobbiamo quindi svalutarlo in partenza e buttarlo nel cestino. ma esso non può essere interpretato a piacimento. certamente, ponendo quel divieto di iscriversi e militare in qualsiasi partito politico in rapporto all' articolo 49 della Costituzione, in base al quale « tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale » , si può anche sostenere che, se un sacerdote sollevasse al riguardo una questione di legittimità costituzionale , potrebbe anche veder cadere quell' articolo del Concordato. il nostro partito non ha assunto alcuna posizione nei riguardi dell' iniziativa, che è stata adottata liberamente da un gruppo di cittadini italiani, di proporre un referendum abrogativo della legge Fortuna-Baslini . probabilmente ne discuteremo e vedremo se sarà opportuno assumere in merito una posizione di partito. mi sembra però, obiettivamente, che l' articolo 43 del Concordato, che impedisce al clero di iscriversi e militare in qualsiasi partito politico , e impone alle associazioni cattoliche di non appartenere ad alcun partito, solo con molta fantasia possa essere interpretato nel senso che esso proibisca di prendere posizione a favore o contro il referendum abrogativo di una determinata legge. semmai, io credo che potrebbe sorgere un problema se la questione di cui si discute riguardasse semplicemente il matrimonio concordatario, cioè se fosse avanzata una proposta di referendum abrogativo per l' articolo 2 della legge Fortuna-Baslini . ma poiché la proposta di referendum tende all' abrogazione dell' intera legge, a me pare che non vi sia né nel Concordato, né nella Costituzione, né in altre disposizioni di legge, alcuna norma che inibisca di prendere posizione a favore o contro un argomento come quello del referendum, che in altri momenti l' attuale senatore a vita onorevole Nenni definiva « il banco di prova della democrazia italiana » . ma noi possiamo e dobbiamo fare anche due osservazioni di carattere strettamente politico. a mio avviso, tra il 1929 e il 1947 vi sono stati due momenti di estremo interesse, che hanno avuto una incidenza diretta sul richiamo fatto dall' Assemblea costituente ai patti lateranensi . la prima considerazione riguardava il periodo della guerra. in fondo, credo che senza quei patti la Santa Sede non avrebbe potuto godere in quel periodo di una situazione che le consentì di sviluppare tutta una serie di attività, di interventi e di assistenza. dirò di più. proprio giorni or sono, commemorando qui a Roma un sacerdote che era stato fucilato a Forte Bravetta il 3 aprile 1944, abbiamo potuto ricordare che nel periodo dell' occupazione tedesca i sacerdoti fucilati in Italia furono 279. credo che non possiamo non considerare anche queste cose, che hanno un loro grande valore al di sopra di ogni disquisizione giuridica, un valore, cioè, prettamente politico; altrimenti non imposteremmo in modo politicamente valido il problema. questa mattina l' onorevole Iotti, motivando l' opportunità della revisione del Concordato, ha detto — scusandosi gentilmente con noi — che è utile avere patti chiari e patti scritti nei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia, proprio perché, esistendo un Partito di maggioranza relativa che si chiama Democrazia Cristiana , è meglio sapere con chiarezza come ed in quale direzione si devono muovere questi rapporti tra lo Stato (e quindi la forza di maggioranza relativa , politicamente rappresentativa dello Stato durante la legislatura) e la Chiesa. dico subito che nei, in fondo, come forza politica (era questo il commento che De Gasperi fece, anche se con amarezza, per ragioni particolari) proviamo una grande riconoscenza per i patti del Laterano. se la questione non fosse stata regolata prima dell' inizio della vita democratica , certamente sarebbe stato molto più difficile farlo dopo, quando noi eravamo forza prevalente nella vita politica del paese. sarebbe stato più difficile per un sospetto di carattere generale , ma anche perché la storia del nostro paese testimonia che la Chiesa molte volte si è messa più facilmente d' accordo con i massoni che non con coloro che hanno una coscienza cattolica e militano in campo cattolico. chi non lo aveva capito, si è trovato malissimo. lo stesso giorno della presa di Roma, in fondo, mentre ancora sparava il cannone a Porta Pia , già gli emissari del ministero degli Esteri e del generale Cadorna davano vita a un comitato di studio con la segreteria di Stato , che aveva un solo scopo (era l' ordine venuto dal Governo laico di Firenze): non creare questioni, oltre il necessario, con la Santa Sede . un povero maggiore, che non lo aveva capito e che creò un piccolo incidente con un tale che non voleva sgomberare il suo appartamento, fu messo immediatamente agli arresti. potremmo, dunque, sfogliare queste pagine e dire anche che gran parte di questa storia è ancora da scrivere. certamente, non svalutiamo la legge delle guarentigie, che, per ragioni storiche del momento, ragioni emotive, ragioni internazionali, ragioni inerenti alla necessità che, quale rimedio, il tempo trascorresse, non poteva probabilmente essere accettata in quel momento dalla controparte, ma rappresentava un indirizzo estremamente rispettoso ed illuminato nei rapporti tra Chiesa e Stato. chiusa questa parentesi, devo dire che abbiamo ascoltato con sodisfazione (anche perché ne avevamo fatto cenno nella nostra mozione) l' elogio che il presidente del Consiglio ha fatto alla Commissione Gonella. l' onorevole Rozzi mi ha detto: perché non Gonella-Jemolo? io dovrei dire Gonella-Jemolo-Valsecchi-Ambrosini-Fedele-Rossi-Ago, per comprendere tutti, anche il professor Valsecchi, che credo sia, in certo senso, espressione della parte politica dell' onorevole Sozzi. di tale Commissione l' unico che non parla, almeno con noi, è il collega Gonella; gli altri professori, nel fare lezione, hanno più o meno fatto capire gli indirizzi che andavano maturando nella loro elaborazione. e certamente la risposta positiva che è stata data da questa autorevole commissione è proprio la smentita di quanto ha detto l' onorevole Scalfari, e cioè che saremmo dinanzi a un cadavere. no. attraverso il lavoro analitico che questa commissione ha compiuto — secondo quanto ci ha riferito il presidente del Consiglio — si è dimostrata la possibilità concreta di rivedere il Concordato, per armonizzarlo con il quadro generale della nostra Costituzione e anche per portarlo alla stregua di quelle evoluzioni civili e giuridiche che il decorso del tempo ha comportato. le conclusioni della Commissione non costituiranno certamente l' unica base di lavoro: su questo fatto sono d' accordo. il discorso può essere ampliato, completato, integrato, è ovvio, anche perché nel frattempo sarà passato un altro anno e mezzo. ma a mio avviso quelle conclusioni rappresentano certamente proprio la piattaforma di una trattativa per la revisione del Concordato. noi non crediamo che il Concordato sia tutto da cambiare, che debba essere fatto un nuovo Concordato. certamente molto c' è da cambiare, anche molto da sfrondare; ma noi diciamo che la sostanza del Concordato rimane, e specialmente diciamo che quello che è importante — ed è notevole — è che una larghissima maggioranza, quasi la totalità della Camera, salvo a vedere poi in che cosa questo si concretizzi, è favorevole alla revisione del Concordato. questo a nostro avviso è il fatto politico importante; e credo che le forze della maggioranza, come hanno giustamente fatto, allargando a tutto il resto della Camera il loro discorso, siano consapevoli che tanto più vi sarà ampiezza di consensi nella trattativa che il Governo intraprenderà, tanto più noi risponderemo al sentimento generale diffuso nella nostra popolazione. noi abbiamo ascoltato stamane — ed è la terz' ultima osservazione che desidero fare l' una e l' altra campana. noi riteniamo che il Concordato debba essere l' unica parte dei patti lateranensi da rivedere, perché pensiamo che il discorso corrente sulla necessità di aggiornare fondamentalmente l' articolo 1 del trattato possa, attraverso la revisione del Concordato, dove se ne fa riferimento, essere condotto avanti in modo del tutto sodisfacente. d' altra parte, noi riteniamo che sarebbe pericoloso riaprire un discorso sul trattato del Laterano, perché (probabilmente è un' ipotesi astratta) si potrebbe correre il rischio di rimettere in discussione la stessa « questione romana » . ripeto, si tratta di un' ipotesi astratta; ma è pericoloso mettere in discussione il trattato senza un' assoluta necessità. noi pensiamo che possa essere modificato quel che c' è da modificare attraverso la revisione del Concordato; non si deve offrire lo spunto per creare questioni quando queste non esistono; anche se — ripeto — nello stesso trattato vi sono, sia in senso attivo, sia in senso passivo, alcune norme che potrebbero anche essere rivedute. ma riteniamo che l' obiettivo fondamentale consigli in modo assoluto di non toccare questa parte dei patti lateranensi . per quel che riguarda la sostanza avremo modo, attraverso quella consultazione di cui il presidente del Consiglio ha fatto parola, di esprimere alcune nostre idee. certamente noi riteniamo che non sia impossibile, sia per la parte che riguarda il matrimonio sia per quella che riguarda la scuola — che sono i due capitoli fondamentali del Concordato — trovare formule che diano piena garanzia a quelle che sono aspirazioni civili del nostro paese e nello stesso tempo diano coerente continuità ad una sostanziale difesa di determinati valori religiosi. non affronto, perché avremo eventualmente modo di farlo ex professo in un' altra occasione, il discorso che qui è stato fatto circa le sentenze della Corte costituzionale . certamente, mi pare importante che si eviti che sia la Corte costituzionale a dar corso a una revisione, che è invece di spettanza dei corpi politici; e questo discorso va certamente al di là dell' ambito ristretto del Concordato. mi pare, del resto, che nella stessa ultima sentenza della Corte costituzionale , proprio quella sentenza — l' unica — che ha dichiarato incostituzionale una norma della legge di esecuzione del Concordato in materia matrimoniale, vi sia la precisa riaffermazione della validità di una tesi che noi abbiamo sostenuto. il fatto che la Corte costituzionale abbia affermato giustamente che non può non spettare al giudice civile la valutazione della capacità di intendere e di volere del cittadino, nel momento in cui si sposa, e quindi anche nel momento in cui opera la scelta di sposarsi civilmente o di contrarre matrimonio concordatario, mi pare possa essere coerentemente visto in un determinato modo, su cui non sarebbe di buon gusto mettersi qui a discettare. siccome il problema è stato affacciato in questa sede in termini inversi, era mio dovere prendere almeno atto che non vi è in materia una interpretazione univoca. solo a questo titolo ne ho parlato. il presidente del Consiglio ha manifestato l' intenzione del Governo di procedere nelle trattative con la Santa Sede in stretto contatto con il Parlamento. alcuni avrebbero voluto che all' uopo venisse costituita un' apposita commissione. il Governo invece ha scelto la strada delle consultazioni separate con i diversi gruppi politici : si tratta di un impegno che certamente è notevole e che, a mio avviso, può essere spiegato; si tratta cioè di non giungere alla stipulazione di un accordo senza prima avere riferito in merito al Parlamento, e senza quindi che il Parlamento abbia avuto modo di esprimersi preventivamente con un voto: è chiaro quindi che non mi riferisco al voto successivo, che spetta istituzionalmente al Parlamento, all' atto della ratifica dell' accordo stesso. non si tratta di un trattato internazionale normale; l' argomento è talmente particolare (perché incide così vivamente sui cittadini, e qualche volta sulla stessa coscienza del cittadino italiano) che anche il fatto di avere instaurato questa procedura particolare — io credo — può essere compreso e trova giustificazione. che cosa ci ripromettiamo? certamente non furbizie, né un escamotage, né dilazioni procedurali o acceleramenti legati a fatti esterni. riteniamo che si tratti di un problema estremamente serio, e di una pagina che logicamente si ricollega a quella del 1947. vorrei concludere ricordando un episodio di molti anni fa. avevo accompagnato l' allora presidente del Consiglio De Gasperi ad una cerimonia pubblica in Vaticano. l' onorevole De Gasperi , commentando un po' ironicamente il fatto che uno spazio forse eccessivo era stato lasciato attorno al trono pontificio per un certo numero di ex granduchi, o rappresentanti di certe dinastie da tempo estinte, disse: verrà presto un giorno, nel quale sarà fatto posto, vicino al trono pontificio, anche al suffragio universale . io penso che lo spirito con cui noi democratici di questo Parlamento dobbiamo muoverci, con responsabilità e nella sicurezza di interpretare i sentimenti veri del nostro popolo, sia quello non di fare spazio attorno ad un trono al suffragio universale , ma di consolidare attorno a questo suffragio universale , cioè attorno a questa coscienza democratica dei cittadini italiani, il senso della coscienza unitaria. questo ritengo sia il migliore contributo che noi possiamo dare; tutto il resto, non voglio dire che sia secondario, ma è certamente particolare. quello che conta è portare avanti questa trattativa con lo spirito di rafforzare veramente moralmente e spiritualmente la nostra tradizione democratica italiana.